Piccola proposta di una nuova teologia

Aperto da Luther Blissett, 24 Ottobre 2025, 02:00:00 AM

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Luther Blissett

Citazione di: niko il 27 Ottobre 2025, 23:54:18 PMSe lui, il Dio, "immagina" di essere gli uomini si autolimita, è comunque un Dio che si fa uomo, nel tuo caso: per amore di se stesso, come autoterapia per i suoi "problemi" principalmente di noia, nel caso del cristianesimo: per amore, e per la salvezza, degli uomini. Per provare l'angoscia di morte, egli deve temporaneamente o localmente "dimenticare" di essere se stesso, precipitare in uno stato di minore potenza: più "autolimitazione" di così....
Inoltre, non potendo guarire o rendersi felice immediatamente e da solo, senza giochetti implicanti bassezze indegne di qualsiasi vero Dio quali durata temporale, localizzazione, materia, fini e mezzi, si stenta a capire in che senso egli sia "onnipotente", o anche solo onnimpotente: un Dio sottoposto alla fisica o alla logica, o anche solo alla dilazione del piacere in un freudiano (o epicureo) principio di realtà, è ancora un Dio? Un Dio passibile di soffrire, soprattutto, è ancora tale?

 Il cristianesimo almeno, prova sostanzialmente a definire rigorosamente la sofferenza, il concetto filosofico, della sofferenza, come rifiuto (inter individuale) dell'amore e non mai come frustrazione (intra individuale) della volontà, giusto appunto per salvarsi da alcuni dei suoi stessi più ovvi paradossi e rendere conto di come un Dio/onnipotente, possa, a un certo punto, rimanere onnipotente, eppure, soffrire. Soffre, per il fallimento, della relazione, con l'altro da se. L'Amore, ovverosia Dio, soffre, perché non è amato. L'incarnazione eccetera eccetera. Che è una autolimitazione di Dio. Dio è (molto) più potente dell'uomo, quindi se Dio si fa uomo, si autolimita. Anche nella tua teoria, Dio, per provare tutto quello che prova nella vita e fino all'istante della morte un singolo uomo, illudendosi temporaneamente di essere (per davvero) quell'uomo, in un certo senso da Dio che era, volontariamente "si fa" uomo, diviene, quell'uomo, in maniera simile a come il Dio cristiano a un certo punto si incarna e si immerge nello spazio e nella storia in Gesu', e quindi, volontariamente si autolimita. Pare anzi che sia questo il suo unico potere, la sua unica possibile manifestazione (riuscita) di volontà.

Ti fai un problema simile a quello che si fà mi pare Severino, per il quale onniscienza e bontà/perfezione, del presunto Dio, sono incompatibili: l'unico modo per conoscere il male, è provarlo, quindi colui che realmente e fino in fondo conosce il male, anche lo prova, quindi, se lo "conosce", non può essere perfetto e buono, o, se lo è, ci sono delle cose che non conosce, e quindi non può essere onnisciente.
Il "brivido", del tuo Dio, non è che l'onniscienza, la sua stessa onniscienza, onniscienza che a sua volta per essere tale implica [solo, e soltanto] la piena cognizione della reale condizione umana e dunque del male; male che, a sua volta, è sia effimero, dolore, male dell'effimero, in quanto ogni singolo uomo preso singolarmente è effimero e lanciato verso la morte, che eterno, noia, male dell'eternità, in quanto al di là del fallimento di ogni metafisica, la condizione umana stessa nel suo complesso, il nesso bruto tra una mente e un corpo gettati in un mondo che accompagna ogni possibile manifestazione dell'esistenza, è insuperabile, e riempie tutto il campo, del percepire e dell'essere; ed è tutto quello che (residualmente), tolte e scrostate tutte le illusioni in una possibile e necessaria teofania negativa, esiste e sussiste.
Nel tuo sistema non c'è niente, oltre al Dio, integro e intero, che in quanto tale soffre la noia, e alla ridda dei suoi giocattolini umani, frammentati, che in quanto tali soffrono il dolore; e quindi, siamo praticamente in Schopenhauer: non c'è niente oltre alla noia, e cioè astratta volontà di volontà, e al dolore, e cioè volontà incarnata [volontariamente autolimitata] e riconoscibile, di qualcosa; certo, tutto questo è valido solo se partiamo dal presupposto nichilistico e iper-moderno che "conoscere" il male, equivalga a farlo o provarlo... e non, beata e razionalistica ingenuità degli antichi, a schivarlo e salvarsene... proprio per il fatto, che lo si conosce.

E appunto il libero arbitrio, che a quanto pare pure gli angeli, i diavoli e Lucifero ce l'hanno, è imperdonabile, perché, lasciando il cielo e l'inferno e scendendo, o salendo, un attimo sulla terra, presso, appunto, l'eternità frammentata in mille effimeri della condizione umana, induce a temere, e ad avversare, il male, morale, umano, più dell'idiozia e dell'umana stupidità, e a creare una (folle) società che abbia la stessa, invertita e pervertita, gerarchia di tremori e timori, di amici e emici; il libero arbitrio, in pratica fa sì che Socrate sia morto invano.

Di buono, il libero arbitrio ha che apre alla comprensione della assoluta gratuità, e indipendenza dalle informazioni e conoscenze pregresse del male (la colpa di tutto il male è dell'uomo, perché Dio lo ha creato con le giuste e "formattate" informazioni necessarie a scegliere il bene, eppure l'uomo, inspiegabilmente ha scelto il male lo stesso; appunto un'idea relativamente nuova, questa, che, se accolta, oltre naturalmente a strapparci alla beata condizione dell'increato, e a colpevolizzarci ingiustamente di tutto e per tutto, ci costringe a riconsiderare la sofferenza, controintuitivamente, come rifiuto dell'amore e non come, intuitivamente, frustrazione della volontà); insomma rende possibile tutta una rivalutazione dell'istintivo e dell'irrazionale, che poi permetterà di riconsiderare criticamente anche il cristianesimo stesso, di aprire la parabola occidentale alla scienza, alla psicoanalisi, al nichilismo, alla modernità.

Di cattivo, di imperdonabilmente cattivo, ha che induce a temere la malvagità e i malvagi, più dell'idiozia, dell'ignoranza e degli stupidi, cioè descrive l'uomo come irrazionalmente malvagio e disposto a scegliere senza un vero perché il male pur nella guadagnata, e magari consolidata, conoscenza del bene, ovverosia ammazza Socrate un'altra volta. Afferma che c'è un male "puro" e personale da temere al di là della stupidità e con ciò, con questa sola e semplice affermazione, non rende (mai) più possibile una società eminentemente e utopicamente filosofica, e cioè finalizzata a combattere, limitare e risolvere l'insipienza e la stupidità come il primo, e praticamente l'unico, degli umani problemi. Magari, al fine di non ammazzare un'altra volta Cristo, ma comunque, ripeto, imperdonabile.

In un modo o nell'altro, il nesso tra libero arbitrio e "libertà " in senso lato, è molto, molto labile. La questione non ha a che fare, in realtà minimamente, con la libertà, la libera volontà e la libertà d'azione, ma con le priorità sociali, con cosa in una società sia considerato un valore e una priorità e cosa no.

Il ritrarsi di Dio, la sospensione volontaria della sua onnipotenza e della sua onniscienza, che poi è ciò che rende possibile il libero arbitrio, per cui l'uomo, in quanto creatura, può fare scelte altrettanto definitive quanto quelle di Dio, il quale Dio a sua volta può "fingere" di non saperne gli esisti e quindi di non essere responsabile nell'omissione del prevenirle pur avendone la possibilità, personaggio, quello di Dio, che quindi non può che "cedere" potere, in un gioco dove il potere è a somma zero, ha immediatamente a che fare con l'insostenibilità in generale dell'idea di dio in un mondo irrazionale, poco paterno e genitoriale e pieno di sofferenza. L'idea di Dio, si indebolisce, alla sua stessa (seconda) nascita, proprio al fine di prosperare e durare. Dio si ritrae, sostanzialmente perché è la sua credibilità in quanto propaganda e in quanto idea, che data la realtà innegabile del mondo e della condizione umana, del tutto evidentemente anti evangelica e anti divina, si ritrae alla disponibilità ad essere pienamente creduta da un ascoltatore medio. Un dio indebolito, incarnato e ritratto, un Dio che sostanzialmente come un cucciolo, in una posa e in un atteggiamento anti-genitoriale, ispira pietà con i suoi occhioni dolci e da la colpa di tutto il male all'uomo invece di assumersela, è un dio credibile. Almeno rispetto a tanti altri e almeno fino a un certo punto.
Avevo chiesto a coloro che avessero avuto seria intenzione di ricercare pecche nel mio costrutto teologico (come espressamente da me richiesto) il requisito minimo di aver prima letto integralmente quanto avevo scritto in merito.
Questa tua replica mi fa capire che deve esserti sfuggito un passaggio delicato e importante del mio discorso, che quindi tosto vo' a prelevare e a qui copincollare:
"... Noi siamo dunque un Suo brillante artifizio, siamo un Suo terribile videogioco vivente in cui Lui Si immerge come intimo avatara dentro di noi per provare di persona ciò che Gli sarebbe vietato dalla Sua stessa onnimpotenza.  Lui è per noi Dio, noi almeno restiamo convinti che Lui sia Dio, ma Lui nel Suo profondo crede piuttosto che siamo noi il vero Dio, dato che Lui sa che letteralmente non potrebbe vivere se non attraverso di noi, e infatti siamo noi soltanto e non Lui che possiamo vivere e morire.  Lui nel Suo supremo livello di coscienza non può fare assolutamente nulla, è come bloccato nella sindrome locked-in, la sindrome del chiavistello, e può vivere esclusivamente attraverso le nostre carni e menti umane, Egli abita nella nostra psiche, unico Suo domicilio conosciuto e possibile. Ed Egli genera noi umani attraverso un meccanismo analogo al disturbo dissociativo d'identità..."
La frase-chiave che ti è sfuggita di tutto questo passaggio e che è da zoomare è questa: "Lui è per noi Dio, noi almeno restiamo convinti che Lui sia Dio, ma Lui nel Suo profondo crede piuttosto che siamo noi il vero Dio, dato che Lui sa che letteralmente non potrebbe vivere se non attraverso di noi"
Ecco il nucleo centrale della mia teologia: noi crediamo che Lui sia il nostro Dio, perché è comunque Lui a farci esistere, sia pure come Suo ripiego di soluzione immaginativa alla Sua inguaribile disperata infelicità.  Noi umani riteniamo che Lui sia Dio, poiché riconosciamo che Lui dispone di prerogative e poteri straordinari che noi come umani non abbiamo. Ma ecco il punto sconcertante: Lui invece crede che noi umani siamo il Suo Dio! Lui non è altro che un piccolo Dio infelice, nato così dall'atto creativo di una gelida entità superiore, intelligente ma non vivente, che altrove abbiamo anche definito indegna di ogni nostra attenzione.  Quindi assistiamo a un doppio sconcertante equivoco: noi che umanamente continuiamo a chiamarLo il nostro Dio, e Lui che invece ci guarda noi tutti, insieme, umanità, come il Suo vero adorato Dio, poiché siamo noi che Gli diamo il nostro sangue, e la passione delle nostre vite e delle nostre morti.
Dunque, caro niko, dove mai la vedi questa autolimitazione del nostro Dio?
Non ti rendi conto che è una "creatura" limitata anche Lui, pur essendo Lui anche il nostro creatore?  Lui è stato creato autolimitato e infelice. direttamente da quella pietra impersonale, intelligente ma non vivente, che purtroppo sregola a caso tutti gli universi, entità che non merita alcuna attenzione, poiché nessuna relazione si potrebbe mai, né si dovrebbe mai, attuare affidandosi al caso.
Lui si fa uomo come autoterapia contro le limitazioni che Gli sono state imposte, Lui non effettua alcuna autolimitazione.
Semmai, se proprio vogliamo fare confronti, è il Dio cristiano che effettua autolimitazione, poiché rinuncia, bontà sua, ai suoi poteri di padrone dei cieli e si fa uomo in nome di quella cosa strana che chiama "amore", che consisterebbe nella richiesta fatta all'uomo di adeguarsi a un codice di sottomissione, datoci confusamente in un mare contraddittorio di assurdità e di feroci minacce.
Mi pare molto migliore la prospettiva di avere a che fare con un piccolo Dio infelice, creatura anche Lui come noi, piuttosto che con un Signore dei misteri che definirlo mistero buffo è stato anche fin troppo gentile.

niko

#31
Citazione di: Luther Blissett il 28 Ottobre 2025, 07:36:49 AMAvevo chiesto a coloro che avessero avuto seria intenzione di ricercare pecche nel mio costrutto teologico (come espressamente da me richiesto) il requisito minimo di aver prima letto integralmente quanto avevo scritto in merito.
Questa tua replica mi fa capire che deve esserti sfuggito un passaggio delicato e importante del mio discorso, che quindi tosto vo' a prelevare e a qui copincollare:
"... Noi siamo dunque un Suo brillante artifizio, siamo un Suo terribile videogioco vivente in cui Lui Si immerge come intimo avatara dentro di noi per provare di persona ciò che Gli sarebbe vietato dalla Sua stessa onnimpotenza.  Lui è per noi Dio, noi almeno restiamo convinti che Lui sia Dio, ma Lui nel Suo profondo crede piuttosto che siamo noi il vero Dio, dato che Lui sa che letteralmente non potrebbe vivere se non attraverso di noi, e infatti siamo noi soltanto e non Lui che possiamo vivere e morire.  Lui nel Suo supremo livello di coscienza non può fare assolutamente nulla, è come bloccato nella sindrome locked-in, la sindrome del chiavistello, e può vivere esclusivamente attraverso le nostre carni e menti umane, Egli abita nella nostra psiche, unico Suo domicilio conosciuto e possibile. Ed Egli genera noi umani attraverso un meccanismo analogo al disturbo dissociativo d'identità..."
La frase-chiave che ti è sfuggita di tutto questo passaggio e che è da zoomare è questa: "Lui è per noi Dio, noi almeno restiamo convinti che Lui sia Dio, ma Lui nel Suo profondo crede piuttosto che siamo noi il vero Dio, dato che Lui sa che letteralmente non potrebbe vivere se non attraverso di noi"
Ecco il nucleo centrale della mia teologia: noi crediamo che Lui sia il nostro Dio, perché è comunque Lui a farci esistere, sia pure come Suo ripiego di soluzione immaginativa alla Sua inguaribile disperata infelicità.  Noi umani riteniamo che Lui sia Dio, poiché riconosciamo che Lui dispone di prerogative e poteri straordinari che noi come umani non abbiamo. Ma ecco il punto sconcertante: Lui invece crede che noi umani siamo il Suo Dio! Lui non è altro che un piccolo Dio infelice, nato così dall'atto creativo di una gelida entità superiore, intelligente ma non vivente, che altrove abbiamo anche definito indegna di ogni nostra attenzione.  Quindi assistiamo a un doppio sconcertante equivoco: noi che umanamente continuiamo a chiamarLo il nostro Dio, e Lui che invece ci guarda noi tutti, insieme, umanità, come il Suo vero adorato Dio, poiché siamo noi che Gli diamo il nostro sangue, e la passione delle nostre vite e delle nostre morti.
Dunque, caro niko, dove mai la vedi questa autolimitazione del nostro Dio?
Non ti rendi conto che è una "creatura" limitata anche Lui, pur essendo Lui anche il nostro creatore?  Lui è stato creato autolimitato e infelice. direttamente da quella pietra impersonale, intelligente ma non vivente, che purtroppo sregola a caso tutti gli universi, entità che non merita alcuna attenzione, poiché nessuna relazione si potrebbe mai, né si dovrebbe mai, attuare affidandosi al caso.
Lui si fa uomo come autoterapia contro le limitazioni che Gli sono state imposte, Lui non effettua alcuna autolimitazione.
Semmai, se proprio vogliamo fare confronti, è il Dio cristiano che effettua autolimitazione, poiché rinuncia, bontà sua, ai suoi poteri di padrone dei cieli e si fa uomo in nome di quella cosa strana che chiama "amore", che consisterebbe nella richiesta fatta all'uomo di adeguarsi a un codice di sottomissione, datoci confusamente in un mare contraddittorio di assurdità e di feroci minacce.
Mi pare molto migliore la prospettiva di avere a che fare con un piccolo Dio infelice, creatura anche Lui come noi, piuttosto che con un Signore dei misteri che definirlo mistero buffo è stato anche fin troppo gentile.


Si ma se puo' soffrire, e se e' a sua volta creatura di un altro e superiore Dio, in che senso il Dio minore sarebbe Dio? In che senso sarebbe onnipotente? Se nasce autolimitato, e "figlio" altrui?

E soprattutto, se non e' vivente, se e' pura intelligenza, come fa a soffrire? Come fa a provare noia? Chat gpt, secondo te, puo' soffrire? Puo' anche solo annoiarsi, e quindi "soffrire" anche solo nella forma specifica della mancanza di "brivido" e della noia?  E un pallottoliere? Non condividi l'assunto universale che solo i viventi soffrano? Da cui deriva che, se il tuo Dio soffre > allora e' vivente (e non quindi pura memoria/intelligenza)?

Stringi stringi, mi sa che il tuo "Dio" e' solo un demiurgo gnosticistico :D ... un anti-dio...

E neanche "platonico", mi sa....
Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

iano

#32
Purtroppo non sono in grado di fare critiche alla teologia oggetto di questa discussione, al fine di farla progredire, anche perchè non  riesco a vederla che, complice anche il suo autore, solo come il soggetto di una storia di fantascienza, tanto che non ricordo chi di noi ha consigliato di farne un film, che avrebbe, e io concordo, gran successo.
Quindi comunque è una lettura molto interessante, e anche se i post stanno superando i record di lunghezza del forum, leggendo a spizzichi e bocconi qua è là, qualche riflessione mi sento di esporla.

Parliamo di un Dio minore, sovrastato dal caso, entità metafisica superiore, lo stesso che è posto a fondamento della meccanica quantistica, a dimostrazione che la fisica non può fare a meno della metafisica.
Il nostro libero arbitrio potrebbe essere la manifestazione di questa entità suprema, perchè se pure non esistesse, i prodotti del libero arbitrio la simulano, tanto meglio quanto numerosi sono gli individui che lo pongono in atto, condizione necessaria di sopravvivenza secondo la teoria dell'evoluzione.
Possiamo fare scelte ragionate, ma mai univoche,( neanche tendenzialmente, se non per un tempo limitato, che viene così caratterizzino come un epoca), in mancanza di una verità.
Questa verità insomma, se esistesse e noi la trovassimo, metterebbe in forse l'onnipotenza del caso, almeno nella caso limitato delle scelte consapevoli che ci riguardano, se davvero consapevoli fossero.
Nell'applicare il ibero arbitrio noi in effetti possiamo solo certificare la nostra sensazione di libertà, e anche a quella dovremmo abdicare se trovassimo la verità cui aneliamo, forse perchè non ne abbiamo vagliato a fondo le conseguenze.
Speriamo davvero che non esista, e che se esista che non la si possa trovare.
Potrei anche provare a dimostrare che non esiste, perchè secondo me a differenza di Dio, che pure si dice sia verità, lo si può dimostrare.
Le prove che posseggo mi rassicurano che almeno l'illusione di libertà potremo trattenerla, e in fondo non è poi così poco, o quantomeno me la faccio bastare. :)

Mi chiedo, per contribuire all'eventuale film che si dovesse fare, se tutte le schiere di angeli, cui si va ad aggiungere per buon peso il nostro dio minore, non siano l'evocazione, la memoria sbiadita, di tutti i nostri stadi evolutivi, a patire da quello basilare, il paradiso, da cui la conoscenza un passo dopo l'altro, e non per una cacciata subitanea, ci allontana sempre più., e non che io lo rimpianga, perchè la vita va accettata per quel che è, nel presente, senza coprirsi per la vergogna con foglie di passato e di futuro, per dire che se non è bello quello che voi vedete, questo è solo il nostro avatar, perchè noi viviamo altrove, chi nel futuro e chi nel passato.
Lo stesso uomo non può bagnarsi due volte nello stesso fiume.

sapa

Sarò deformato cerebralmente dalla abitudine a ragionare di Dei che si dichiarano, per iscritto, unici e irripetibili, ma vorrei sapere perchè in questa teoria" non merita alcuna attenzione" l'entità superiore che governa, a caso, il tutto, Dio minore compreso, insieme a tutti i noi che siamo come ologrammi generati dalla Psiche del Dio, minore appunto. E inoltre: non posso escludere che le cose stiano proprio come ben descritto in questa ipotesi di teosolipsismo, ma alla fine di un Dio sull'orlo di una crisi di nervi, che ce ne facciamo? Ci mancava anche questa, ci tocca di prenderci cura anche del Dio minore? Ci farebbe piacere che fosse Lui a prendersi cura di noi, non il contrario! Scusate la cavolata, mi è scappata, mi taccio..... 8)

Luther Blissett

#34
Citazione di: niko il 28 Ottobre 2025, 09:05:34 AMSi ma se puo' soffrire, e se e' a sua volta creatura di un altro e superiore Dio, in che senso il Dio minore sarebbe Dio? In che senso sarebbe onnipotente? Se nasce autolimitato, e "figlio" altrui?

E soprattutto, se non e' vivente, se e' pura intelligenza, come fa a soffrire? Come fa a provare noia? Chat gpt, secondo te, puo' soffrire? Puo' anche solo annoiarsi, e quindi "soffrire" anche solo nella forma specifica della mancanza di "brivido" e della noia?  E un pallottoliere? Non condividi l'assunto universale che solo i viventi soffrano? Da cui deriva che, se il tuo Dio soffre > allora e' vivente (e non quindi pura memoria/intelligenza)?

Stringi stringi, mi sa che il tuo "Dio" e' solo un demiurgo gnosticistico :D ... un anti-dio...

E neanche "platonico", mi sa....
Caro niko, possiamo legittimamente chiamarLo il nostro Dio poiché noi esistiamo soltanto in quanto "serviamo" a Lui.
Senza la Sua Passione, senza il Suo soffrire,  noi non esisteremmo.
E poi, porgi attenzione a un grosso equivoco in cui sei caduto, equivoco che devo chiarirti sùbito, e in cui non è caduto iano nel post successivo al tuo: tu ti domandi  come faccia a soffrire, se non è vivente e se è soltanto pura intelligenza: queste ultime prerogative appartengono unicamente all'enigmatica entità metafisica superiore, quella impersonale, gelida e priva di ogni empatia, che è però anche il metacreatore, ovvero il creatore del nostro creatore!
(Adotterei delle metafore suggestive per definire e distinguere i costituenti della nostra superiore catena di creatori: il nostro Dio tornerei a chiamarLo Cristallo-sognante-vivente-di-noi, mentre il Suo gelido creatore lo chiamerei la pietra-senza-pietà.)
Lo devo ripetere, appunto, ad essere non vivente e meramente intelligente è soltanto la pietra e non il Cristallo sognante che la pietra ha gemmato.
Ritengo di poter attribuire una valenza divina soltanto a quella che immediatamente ci sovrasta, poiché è legata a noi umani inestricabilmente.  Senza di Lui noi umani non esisteremmo, senza di noi umani, Lui passerebbe dalla condizione simile al locked-in ad una assomigliante ad una sorta di coma vegetativo, quindi con perdita di coscienza, e spaventosamente Si avvicinerebbe ad assomigliare al Suo gelido creatore.  Lui resiste ad esser Persona soltanto perché sta usando la Sua immaginazione per far esistere noi umani, subirebbe una spaventosa involuzione de-creatrice, se smettesse di immaginarCi, resterebbe virtualmene solo e inizierebbe la Sua destrutturazione psichica. Noi umani & Lui siamo reciprocamente Dio, considerati assieme, siamo come ci suggerisce nel mondo animale  un esempio di "simbiosi mutualistica": l'attinia con il paguro... analogamente, il teosolipsismo si propone come una teologia della "sinteosi mutualistica"... noi umani, in un certo senso, siamo reciprocamente parassiti gli uni dell'Altro.[/font][/size]
(E ricordiamo Meister Eckhart: "Lui ci vede così come noi vediamo Lui", e da entrambe le parti crediamo che Dio sia l'altro)


Luther Blissett

Citazione di: iano il 28 Ottobre 2025, 10:09:44 AMPurtroppo non sono in grado di fare critiche alla teologia oggetto di questa discussione, al fine di farla progredire, anche perchè non  riesco a vederla che, complice anche il suo autore, solo come il soggetto di una storia di fantascienza, tanto che non ricordo chi di noi ha consigliato di farne un film, che avrebbe, e io concordo, gran successo.
Quindi comunque è una lettura molto interessante, e anche se i post stanno superando i record di lunghezza del forum, leggendo a spizzichi e bocconi qua è là, qualche riflessione mi sento di esporla.

Parliamo di un Dio minore, sovrastato dal caso, entità metafisica superiore, lo stesso che è posto a fondamento della meccanica quantistica, a dimostrazione che la fisica non può fare a meno della metafisica.
Il nostro libero arbitrio potrebbe essere la manifestazione di questa entità suprema, perchè se pure non esistesse, i prodotti del libero arbitrio la simulano, tanto meglio quanto numerosi sono gli individui che lo pongono in atto, condizione necessaria di sopravvivenza secondo la teoria dell'evoluzione.
Possiamo fare scelte ragionate, ma mai univoche,( neanche tendenzialmente, se non per un tempo limitato, che viene così caratterizzino come un epoca), in mancanza di una verità.
Questa verità insomma, se esistesse e noi la trovassimo, metterebbe in forse l'onnipotenza del caso, almeno nella caso limitato delle scelte consapevoli che ci riguardano, se davvero consapevoli fossero.
Nell'applicare il ibero arbitrio noi in effetti possiamo solo certificare la nostra sensazione di libertà, e anche a quella dovremmo abdicare se trovassimo la verità cui aneliamo, forse perchè non ne abbiamo vagliato a fondo le conseguenze.
Speriamo davvero che non esista, e che se esista che non la si possa trovare.
Potrei anche provare a dimostrare che non esiste, perchè secondo me a differenza di Dio, che pure si dice sia verità, lo si può dimostrare.
Le prove che posseggo mi rassicurano che almeno l'illusione di libertà potremo trattenerla, e in fondo non è poi così poco, o quantomeno me la faccio bastare. :)

Mi chiedo, per contribuire all'eventuale film che si dovesse fare, se tutte le schiere di angeli, cui si va ad aggiungere per buon peso il nostro dio minore, non siano l'evocazione, la memoria sbiadita, di tutti i nostri stadi evolutivi, a patire da quello basilare, il paradiso, da cui la conoscenza un passo dopo l'altro, e non per una cacciata subitanea, ci allontana sempre più., e non che io lo rimpianga, perchè la vita va accettata per quel che è, nel presente, senza coprirsi per la vergogna con foglie di passato e di futuro, per dire che se non è bello quello che voi vedete, questo è solo il nostro avatar, perchè noi viviamo altrove, chi nel futuro e chi nel passato.
Riconosco che deve necessariamente esistere una gerarchia di entità che ci sovrasta.
Tutte le competenze materiche concernenti i vari meccanismi necessari al funzionamento cosmico sono di pertinenza della gelida entità metafisica impersonale che abbiamo definito pietra-senza-pietà: ad esempio, il nostro Dio neanche sa come mai Lui stesso personalmente riesca a generare la nostra Realtà, non è di Sua competenza saperlo, allo stesso modo in cui noi umani generiamo i nostri sogni complessi senza sapere come mai ci riusciamo, senza ancora conoscere la meccanica complessiva del nostro organismo, semmai ci riusciremo compiutamente: l'intelligenza attingibile da noi persone non potrà mai arrivare ad accedere alla competenza totale di tutte le Realtà possibili, poiché l'essere persone non costituisce di per sé una garanzia di poter avere una marcia di più verso una competenza pari a quella impersonale dell'intelligenza cosmica che appunto proprio perché è impersonale rimarrà per sempre a noi superiore: un grande equivoco che ci ha sempre accompagnato fin dai primordi delle nostre umane riflessioni è stato quello di ritenere l'essere persona un privilegio talmente speciale da essere prerogativa imprescindibile tra quelle che occorrerebbero per costruire una macchina super-intelligente.
Avremo modo di meravigliarci tantissimo quando constateremo che le macchine ci sovrasteranno straordinariamente sul più alto dei piani intellettuali,  senza nemmeno la necessità di dover pure loro "divenir persone". L'eventuale divenir persone che risultasse ottenibile per qualche futura progenie di macchine non sarebbe affatto garanzia di acquisizione di una superiore potenza intellettiva in più, e ciò perché il divenir persone, per tale progenie di macchine, significherebbe sì acquisire un innegabile fascino dal nostro punto di vista, comprensibile per il fatto che ci diverrebbero in qualche modo simili, ma significherebbe pure che acquisirebbero una speciale fragilità che è insita in chiunque sia divenuto persona in qualunque universo.
Quella speciale fragilità è un quid delicatissimo e struggente, che spiega anche l'altro fondamentale motivo che fa sì che, tra il nostro piccolo Dio minore (che è Persona)  e la pietra-senza-pietà (che persona non è, e che è non vivente e soltanto spietatamente intelligente), è soltanto il nostro Dio minore che sempre riconosceremo come nostro Dio.

Luther Blissett

Citazione di: sapa il 28 Ottobre 2025, 17:06:04 PMSarò deformato cerebralmente dalla abitudine a ragionare di Dei che si dichiarano, per iscritto, unici e irripetibili, ma vorrei sapere perchè in questa teoria" non merita alcuna attenzione" l'entità superiore che governa, a caso, il tutto, Dio minore compreso, insieme a tutti i noi che siamo come ologrammi generati dalla Psiche del Dio, minore appunto. E inoltre: non posso escludere che le cose stiano proprio come ben descritto in questa ipotesi di teosolipsismo, ma alla fine di un Dio sull'orlo di una crisi di nervi, che ce ne facciamo? Ci mancava anche questa, ci tocca di prenderci cura anche del Dio minore? Ci farebbe piacere che fosse Lui a prendersi cura di noi, non il contrario! Scusate la cavolata, mi è scappata, mi taccio..... 8)
Mi diverte questo tuo intervento  :)
Sì, penso proprio che dovremo prenderci cura di questo nostro Dio minore, perché appunto Lui fa parte di noi e noi facciamo parte di Lui.  Prenderci cura di Lui significa curare noi stessi.

Luther Blissett

L'amico sapa giustamente si chiede come mai in questa teoria "non merita alcuna attenzione" l'entità superiore che sgoverna a caso il tutto.  Si sarà notato come casualmente si sia aggiunta una s- demolitiva. Chi mai può saperlo come tale gelida entità, pietra-senza-pietà, ci consideri. Non trovo sano in questo caso usare verbi alati come considerare, che nell'etimo evoca uno stare a riflettere assieme in compagnia siderale delle stelle... col gelo che emana c'è da restare assiderati  ???
:)

iano

#38
Citazione di: Luther Blissett il 28 Ottobre 2025, 18:31:06 PMDio neanche sa come mai Lui stesso personalmente riesca a generare la nostra Realtà, non è di Sua competenza saperlo, allo stesso modo in cui noi umani generiamo i nostri sogni complessi senza sapere come mai ci riusciamo, senza ancora conoscere la meccanica complessiva del nostro organismo, semmai ci riusciremo compiutamente: l'intelligenza attingibile da noi persone non potrà mai arrivare ad accedere alla competenza totale di tutte le Realtà possibili, poiché l'essere persone non costituisce di per sé una garanzia di poter avere una marcia di più verso una competenza pari a quella impersonale dell'intelligenza cosmica che appunto proprio perché è impersonale rimarrà per sempre a noi superiore: un grande equivoco che ci ha sempre accompagnato fin dai primordi delle nostre umane riflessioni è stato quello di ritenere l'essere persona un privilegio talmente speciale da essere prerogativa imprescindibile tra quelle che occorrerebbero per costruire una macchina super-intelligente.
Non sono d'accordo con ciò che scrivi, ma vi trovo risonanze con ciò che penso, dove però Dio non ha un posto, perchè la mia è una narrazione alternativa a quella teologica.
La mia impressione è che tu abbia voluto mettere nella tua narrazione Dio a forza, non essendo necessario, solo per poterla dire ancora teologia,
 Una narrazione ridondante di gerarchie non necessarie.

Ecco una possibile narrazione equivalente alla tua che non comprende Dio:
Noi non sappiamo come riusciamo a generare l'apparenza di realtà che abbiamo fino a un certo punto, nell'era prescientifica, scambiato con la realtà , e non è di nostra competenza saperlo, e lo facciamo con meccanismi simili a quelli con cui generiamo i nostri sogni, non meno apparenti, mancanti solo di coerenza .
Il sogno è come un allenamento alla gara per concorrere alla realtà.
Se qualcuno non sapesse che ti stai allenando giudicherebbe incoerente il tuo comportamento .

 La conoscenza di questi meccanismi , come ormai dovrebbe essere chiaro, non genera apparenze di realtà, ma teorie scientifiche che hanno la stessa funzione della apparenze, e per questo esse non le generano, perchè sarebbero ridondanti.
La nostra intelligenza è fuori dal nostro controllo cosciente, diversamente da ciò che ci piace pensare. Essa funziona in automatico, e conoscerne il funzionamento significa poterla esternare in una macchina, non necessitando essa di coscienza.
Noi non ne conosciamo il funzionamento, ma possiamo costruire macchine con cui porla a confronto. Il confronto darà esito positivo non quando non riusciremo a distinguere una dall'altra, come suggerito da Turing, ma quando avrà ''sostituito la nostra'', dove le virgolette stanno a significare che non si tratta propriamente di una sostituzione, ma di una esternazione.
Ciò potra considerarsi come una spersonalizzazione, ma dipende da cosa intendiamo per persona. Se intendiamo per persona un complesso funzionale di parti in relazione, questa spersonalizzazione che noi temiamo, in effetti non c'è.
Se invece la persona è una emanazione divina, se ci vogliamo fare entrare quindi nel discorso Dio per forza, fosse anche per la sola abitudine che abbiamo di chiamarlo in causa, allora ci troviamo di fronte ad una separazione perpetrata dall'uomo di ciò che Dio ha unito,
Il che, Dio ancora regnando, non sarebbe possibile.
Quindi, se ciò si dovesse verificare, ci sarebbero diverse teologie da rivedere, e nuove eventuali teologie da creare ex novo, se proprio fosse necessario per continuare a nutrire la nostra spiritualità.

Poi, comunque, come ho già detto, il Dio persona che esce dalla porta, rientra dalla finestra, come un Dio impersonale che somiglia al caso, che per me neanche quello esiste.
Esiste comunque una metafisica ineludibile, i cui termini si possono spostare, saltellando dagli dei pagani, persone a tutto tondo, a dei sempre più spersonalizzati, ma non si può eliminare, perchè esisterà sempre una metafisica che a nostra insaputa entra a sostituire quelle che negheremo.
Io comunque negherò tutte quelle che posso, e sono tutte quelle che vengono affermate, conscio di possederne comunque che lavorano dentro di me senza che io lo sappia, e che sono comunque necessarie, come parte costituente di noi, che diventiamo altro saltellando da una metafisica all'altra.

Lo stesso uomo non può bagnarsi due volte nello stesso fiume.

anthonyi

Citazione di: iano il 28 Ottobre 2025, 21:56:11 PMNon sono d'accordo con ciò che scrivi, ma vi trovo risonanze con ciò che penso, dove però Dio non ha un posto, perchè la mia è una narrazione alternativa a quella teologica.
La mia impressione è che tu abbia voluto mettere nella tua narrazione Dio a forza, non essendo necessario, solo per poterla dire ancora teologia,
 Una narrazione ridondante di gerarchie non necessarie.

Ecco una possibile narrazione equivalente alla tua che non comprende Dio:
Noi non sappiamo come riusciamo a generare l'apparenza di realtà che abbiamo fino a un certo punto, nell'era prescientifica, scambiato con la realtà , e non è di nostra competenza saperlo, e lo facciamo con meccanismi simili a quelli con cui generiamo i nostri sogni, non meno apparenti, mancanti solo di coerenza .
Il sogno è come un allenamento alla gara per concorrere alla realtà.
Se qualcuno non sapesse che ti stai allenando giudicherebbe incoerente il tuo comportamento .

 La conoscenza di questi meccanismi , come ormai dovrebbe essere chiaro, non genera apparenze di realtà, ma teorie scientifiche che hanno la stessa funzione della apparenze, e per questo esse non le generano, perchè sarebbero ridondanti.
La nostra intelligenza è fuori dal nostro controllo cosciente, diversamente da ciò che ci piace pensare. Essa funziona in automatico, e conoscerne il funzionamento significa poterla esternare in una macchina, non necessitando essa di coscienza.
Noi non ne conosciamo il funzionamento, ma possiamo costruire macchine con cui porla a confronto. Il confronto darà esito positivo non quando non riusciremo a distinguere una dall'altra, come suggerito da Turing, ma quando avrà ''sostituito la nostra'', dove le virgolette stanno a significare che non si tratta propriamente di una sostituzione, ma di una esternazione.
Ciò potra considerarsi come una spersonalizzazione, ma dipende da cosa intendiamo per persona. Se intendiamo per persona un complesso funzionale di parti in relazione, questa spersonalizzazione che noi temiamo, in effetti non c'è.
Se invece la persona è una emanazione divina, se ci vogliamo fare entrare quindi nel discorso Dio per forza, fosse anche per la sola abitudine che abbiamo di chiamarlo in causa, allora ci troviamo di fronte ad una separazione perpetrata dall'uomo di ciò che Dio ha unito,
Il che, Dio ancora regnando, non sarebbe possibile.
Quindi, se ciò si dovesse verificare, ci sarebbero diverse teologie da rivedere, e nuove eventuali teologie da creare ex novo, se proprio fosse necessario per continuare a nutrire la nostra spiritualità.

Poi, comunque, come ho già detto, il Dio persona che esce dalla porta, rientra dalla finestra, come un Dio impersonale che somiglia al caso, che per me neanche quello esiste.
Esiste comunque una metafisica ineludibile, i cui termini si possono spostare, saltellando dagli dei pagani, persone a tutto tondo, a dei sempre più spersonalizzati, ma non si può eliminare, perchè esisterà sempre una metafisica che a nostra insaputa entra a sostituire quelle che negheremo.
Io comunque negherò tutte quelle che posso, e sono tutte quelle che vengono affermate, conscio di possederne comunque che lavorano dentro di me senza che io lo sappia, e che sono comunque necessarie, come parte costituente di noi, che diventiamo altro saltellando da una metafisica all'altra.


Difficile estrinsecare un significato preciso da quello che dici, iano. La metafica per te é necessaria, impossibile, da eliminare, incoerente.
Meglio morire liberi che vivere da schiavi! 🤗

iano

#40
Citazione di: anthonyi il 28 Ottobre 2025, 23:30:51 PMDifficile estrinsecare un significato preciso da quello che dici, iano. La metafisica per te é necessaria, impossibile, da eliminare, incoerente.

Ho parlato di incoerenza solo riferendomi ai sogni, che solo perciò distinguiamo dall'apparenza di realtà.
In generale comunque si tratta dei soliti discorsi che faccio, dei quali ormai dovresti essere stufo.
Non posso dire di essere d'accordo con Luther, ma solo perchè sostanzialmente diciamo le stesse cose in modo diverso, motivo per cui credo che lui capirà ciò che dico, e motivo per cui mi sembra di comprendere appunto ciò che scrive, nonostante la presenza nei suoi discorsi  di elementi che considero ridondanti, come unico motivo di complicazione per me, aiutato comunque dalla sua chiarezza espositiva, che va sempre lodata quando c'è, essendo cosa rara.
Per il resto, le narrazioni sulla realtà, sia che contengano Dio, sia che non lo contengano, hanno pari legittimità e dignità,  e nel loro insieme valgono per me una ricchezza di punti di vista sulla realtà.

Quello che volevo dire è che ognuno ha le sue metafisiche, e ipotizzo che non vi sia chi non le possieda, anche se non ne è consapevole.
La differenza è che quelle che sai di possedere, se vuoi trattenerle, devi abbracciarle per fede.

Leggendo il punto di vista di Luther comunque trova conferma il mio sospetto che la maggior differenza nelle diverse narrazioni la fa il diverso valore che diamo alla coscienza.
Io tendenzialmente gli do gran valore, ma non saprei dire il perchè, però ho notato che togliendogliene molte cose si spiegano con maggior semplicità.
Lo stesso uomo non può bagnarsi due volte nello stesso fiume.

niko

#41
Citazione di: Luther Blissett il 28 Ottobre 2025, 18:20:09 PMCaro niko, possiamo legittimamente chiamarLo il nostro Dio poiché noi esistiamo soltanto in quanto "serviamo" a Lui.
Senza la Sua Passione, senza il Suo soffrire,  noi non esisteremmo.
E poi, porgi attenzione a un grosso equivoco in cui sei caduto, equivoco che devo chiarirti sùbito, e in cui non è caduto iano nel post successivo al tuo: tu ti domandi  come faccia a soffrire, se non è vivente e se è soltanto pura intelligenza: queste ultime prerogative appartengono unicamente all'enigmatica entità metafisica superiore, quella impersonale, gelida e priva di ogni empatia, che è però anche il metacreatore, ovvero il creatore del nostro creatore!
(Adotterei delle metafore suggestive per definire e distinguere i costituenti della nostra superiore catena di creatori: il nostro Dio tornerei a chiamarLo Cristallo-sognante-vivente-di-noi, mentre il Suo gelido creatore lo chiamerei la pietra-senza-pietà.)
Lo devo ripetere, appunto, ad essere non vivente e meramente intelligente è soltanto la pietra e non il Cristallo sognante che la pietra ha gemmato.
Ritengo di poter attribuire una valenza divina soltanto a quella che immediatamente ci sovrasta, poiché è legata a noi umani inestricabilmente.  Senza di Lui noi umani non esisteremmo, senza di noi umani, Lui passerebbe dalla condizione simile al locked-in ad una assomigliante ad una sorta di coma vegetativo, quindi con perdita di coscienza, e spaventosamente Si avvicinerebbe ad assomigliare al Suo gelido creatore.  Lui resiste ad esser Persona soltanto perché sta usando la Sua immaginazione per far esistere noi umani, subirebbe una spaventosa involuzione de-creatrice, se smettesse di immaginarCi, resterebbe virtualmene solo e inizierebbe la Sua destrutturazione psichica. Noi umani & Lui siamo reciprocamente Dio, considerati assieme, siamo come ci suggerisce nel mondo animale  un esempio di "simbiosi mutualistica": l'attinia con il paguro... analogamente, il teosolipsismo si propone come una teologia della "sinteosi mutualistica"... noi umani, in un certo senso, siamo reciprocamente parassiti gli uni dell'Altro.[/font][/size]
(E ricordiamo Meister Eckhart: "Lui ci vede così come noi vediamo Lui", e da entrambe le parti crediamo che Dio sia l'altro)




Le leggi statistico probabilistiche non si prestano a nessuna creazione volontaria. A nessuna, di sorta,  "immaginazione", ne creativa ne' emanatoria, ne' di qualsiasi altro tipo. Non ci stanno, almeno non in questo universo, leggi (da una parte) E condizioni iniziali (dall'altra) concepibili in una forma duale, in modo tale che un Dio, diciamo cosi', ottocentesco, possa "barare" e ottenere un risultato da lui voluto, secondo l'inevitabile fluire delle leggi deterministiche, "da lui non volute", (ad esempio: volute da un altro, e piu' potente, Dio!) solo e soltando fissando delle condizioni iniziali, da cui poi, un proggetto e una attesa, un singolo determinato fotogramma, possano derivare.

Il dio minore non puo' ridurre, la sua esistenza, (la sua stessa esistenza di Dio minore!) a un attimo inesteso dei mezzi, piu' un attimo inesteso dei fini, assentandosi, quale assenza di se stesso, e cioe' assenza di Dio, per tutta la durata estesa intermedia, che servirebbe a congiungere i due micro-attimi, in cui si seminano i mezzi, e si raccolgono i fino. E questo, sia perche' otterresti, inevitabilmente, un risultato casuale C durante il percorso tra A (attimo dei mezzi) e B (attimo dei fini) che ti farebbe fallire miseramente come creatore, o anche solo "immaginatore", volontario, sia perche', a un livello ancora piu' fondamentale, le leggi sono le condizioni iniziali.

Il mondo e' fatto di atomi, non di palline.

Tu puoi creare, senza violare nessuna legge fondamentale della natura, volontariamente qualcosa nel mondo.

Se pero' solo ti azzardi a voler creare la totalita' del mondo, ( ;D ) cioe' se in altre parole da Dio finto, quale sei, vuoi burlarti del Dio vero, scopri solo che dalla consustanzialita', di leggi e condizioni iniziali, (insomma dal fatto che tu, se sei dio minore, le condizioni iniziali a cui meramente applicare le leggi del dio maggiore non puoi fissarle, e che anche se le potessi fissare, andrebbe comunque tutto in vacca rispetto a un qualsivoglia proggetto volontario implicante una temporalita' che tu possa esserti mentalmente immagginato) deriva, immediatamente, cioe' senza nessuna mediazione, o l'acme' del determinismo (determinismo assoluto), o l'acme' della casualita' (casualita' assoluta) senza nessuna, benché minima possibilita' intermedia che il tuo spazio "di creazione" (furbetta, perche' vorrebbe violare le leggi altrui rispettandole) dovrebbe costituire.

L'unico modo di creare la totalita', sarebbe quello di scrivere a partire dal nulla la legge, scrivere le equazioni fondamentali, cioe' la forma e l'ipotesi in cui il dio minore, si appropri realmente delle prerogative di quello superiore.

Il videogame del Dio che scrive il mondo con le leggi di un altro Dio, va in tilt prima ancora di essere avviato.

Questo perche' nulla, puo' vivere, pensare o provare emozioni senza un corpo. Non c'e' nessun non luogo, della vita o del pensiero. Al massimo ci sono similitudini e raggruppamenti di molti luoghi, possibili, per una medesima vita. Il dio superiore non puo' esistere disincarnato. Il dio minore nemmeno. Noi umani, nemmeno. Tu cogli tutte le analogie, ma non cogli questa, che e' la principale.

Cosi' come non cogli che quando ti leggi un libro, o ti guardi un buon film,  immergendosi completamente nelle vicende del libro, tu ti autolimiti volontariamente. Lo sai benissimo, che quel libro o quel film e' solo una piccola parte, della tua vita o della tua coscienza. Ma te lo dimentichi per godertelo. Appunto, quando finisce, quando compaiono i titoli di coda, hai la straniante sensazione di "ritorno", alla totalita' piu' grande che e' la tua vita. Da cui sei uscito focalizzandoti su un dettaglio, perche' ne volevi uscire, focalizzandoti su un dettaglio. Quando metti a fuoco, tu ti autolimiti volontariamente. Quando guardi un dettaglio con tutte le tue forze, quando inizi a meditare.

E non comprendi che stai personificando l'eternita' della condizione umana. Al di fuori di una vita, c'e' la ridda moltitudinaria delle infinite vite. Fin qui, tutto giusto, tutto bene. Ma al di fuori anche di questa, ridda e moltitudine, non c'e' il dio minore, con le sue parti psichiche "residuali", non incarnate. E' gia' tutto, incarnato. Tutto persona, gia' nell'insieme delle singole, mille persone. E, al di fuori di questo, tanto meno, non c'e' il dio maggiore. Non comprendi insomma, che il processo, con cui da una singola vita, giustamente tu trai la moltitudine, delle mille varie vite, non e', poi, iterativo verso altre, e piu' sublimi amenita'.

Non c'e' nessun uovo, nessuna feto, nessuna filiazione, nessuna reincarnazione, nessuna lezione da imparare, nessuna evoluzione, niente di niente. La totalita', che e' eterna, prova noia, e ognuno dei singoli frammenti, che la compongono, e che e' effimero, prova dolore. Tutto qui. Tutto sommato, semplice. L'uno, qui, e' l'altro, perche' l'uno, e' sia alternativo, che, insieme, compositivo dell'altro. Il dolore, e' un'autolimitazione, volontaria della noia, e' il tuo mettete a fuoco un libro, un film, un dettaglio infinitesimale, per evadere un po', o anche solo perche' conoscere ti tiene in vita, e il meccanismo del conoscere funziona cosi', focalizzando e imparando, e simulando mentalmente, dettagli. E anche quello del volere: si vuole, sempre passando da una volonta' indeterminata (noia) a una determinata (dolore). O a un certo punto manca, e si invoca, la volonta' stessa nella noia, o manca, e si invoca, l'oggetto determinato di volonta': il voluto, nel dolore. Il meccanismo, non e' fatto per incepparsi, per fermarsi. La ruota, gira sempre. Passi sempre, da un tipo di brivido all'altro, da quello dell'effimero, a quello dell'eternita', e ci passi gia' diecimila volte al giorno, non solo quando muori, attraversi il buio e e ritorni al Dio minore.

Il tuo Dio, per essere eterno, non ha bisogno di essere qualcosa di piu' del singolo o della folla. Il tuo Dio e'il rapporto del singolo con la folla. La condizione umana, e' eterna. Soffre di mancanza di brivido, di omnimpotenza, di locked in, di nausea continua del capire tutto ma non poter fare niente, di non poter nascere e morire, di essere la unica e sola verit(ativit)a', di essere sostanzialmente tutto quello che c'e'. Contro questa eternita', contro questa nausea, contro questa noia, si puo' lanciare il guanto di sfida di una singola vita. Di una vicenda che, almeno relativamente ad altro e consegnandosi infine nelle mani di altri, finisce. Di una poetica che almeno in gioventu', si illude. Di una aggressivita' e sensualita' che almeno in vecchiaia, si placa. Di un mondo, salvato da una bellezza e non da una croce. E lo si puo' lanciare, questo guanto, a costo dell'effimero e del dolore. Il che non trascende, certo, l'eternita' e la conchiusione della condizione in cui noi tutti siamo, ma la sperimenta in una conferma singola e la frammenta. Processo non iterativo e non metafisicamente espandibile. Perche' oltre non c'e' un Dio: la personificazione di tutto questo, e' un Dio.

Dio, potrebbe creare solo un altro Dio? In quanto solo di questo, lui potrebbe avere bisogno? Noi siamo il Dio di Dio? Certamente. Ma non, non gia',  perche' Dio crei degli infelici; ma perche' dio, si rende infelice, creando. Non e'un mistero buffo. E' un mistero vero.

Potenza, finita, quella di Dio come pure quella dell'uomo. Perfezione, si', ma che sta in se stessa, perfezione che e' tale, e che puo' restare tale, in forza di, e non contro, certi limiti e del loro, finche' dura, rispetto. Secondo, appunto, il numero, la forma, il canone greco classico. Dio e' come noi. Non puo' dare, senza perdere. Quello che ci ha dato, lui lo ha perso. Noi siamo infelici, lui pure. Come risultato di una creazione. Che e' la storia di un quanto di vita, che poteva dualizzarsi, poteva farsi oggetto da dare, solo, spezzandosi. Dall'uno, la diade, e cioe' il grande/e/ piccolo. Puoi fare, in una relazione, un infelice, solo rendendoti, infelice. Non e' gratis, non c'e' un altro modo, non c'e' la scorciatoia di angustiare, il prossimo, rimanendo, felici. Ne' in cielo, ne' in terra. Potenza finita. Quanto dai, perdi, e quello che ne "inizia", da questo dare che poi e' solo uno spezzare, un dividere il pane,  ne sono solo le inevitabili conseguenze. Non c'e' l'albero, del pane; Non si trae energia dal nulla.








Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

anthonyi

Citazione di: iano il Oggi alle 06:09:34 AMQuello che volevo dire è che ognuno ha le sue metafisiche, e ipotizzo che non vi sia chi non le possieda, anche se non ne è consapevole.
La differenza è che quelle che sai di possedere, se vuoi trattenerle, devi abbracciarle per fede.



Detta cosí non solo la capisco, ma la condivido anche. L'ateo é solo un individuo non cosciente dei meccanismi metafisici che comunque si muovono nella sua mente.
Meglio morire liberi che vivere da schiavi! 🤗

iano

#43
Citazione di: anthonyi il Oggi alle 09:19:48 AMDetta cosí non solo la capisco, ma la condivido anche. L'ateo é solo un individuo non cosciente dei meccanismi metafisici che comunque si muovono nella sua mente.
Più esattamente l'ateo è colui che nega tutti i meccanismi metafisici di cui ha coscienza, trattenendoli semmai in forma di ipotesi, mentre il credente li trattiene a se per fede.
In ogni caso quando questi meccanismi metafisici si presentano alla coscienza vengono messi in forse, e diversa può essere la loro sorte relativamente ad ognuno di noi.
Il credente ha fede che la realtà, e lui stesso, siano creature divine, per cui egli sta sullo stesso piano della realtà, avendo con essa un rapporto diretto.
Per l'ateo le cose possono stare in modo diverso, ed egli potrebbe ipotizzare di intrattenere con la realtà un rapporto indiretto, come io in effetti credo.
Questo comporta che se mi apparisse la madonna,( oppure il diavolo), non perciò mi convertirei, neanche se la toccassi con mano, perchè quando parlo di apparenza di realtà prendo la vista per semplicità a rappresentante dei sensi, senza escludere gli altri.
Ci si riferisce alla vista solo perchè ''apparentemente'' è il nostro senso principale. Dico ''apparentemnete'' perchè in effetti non lo è dal punto di vista funzionale, ma ci appare tale perchè è quello per il quale la coscienza è maggiormente coinvolta.
Come dire che è il prodotto che ti ritrovi a compare al supermercato perchè è quello maggiormente pubblicizzato, e non perchè è il più buono.

La conseguenza del credere di stare sullo stesso piano della realtà, è che ti fermerai alla sua superficie, reralizzando che sia fatta di cose in se, considerando una assurdità, quando non una profanazione, cercare di capire cosa vi stia sotto, dissacrando la realtà in forma di ipotesi, l'ipotesi che se una realtà mi appare una causa deve pur esserci. Una ipotesi che diventa la realtà in senso proprio, priva di ogni apparenza, ma perciò capace di ammettere ogni racconto, ( di esserne causa) dei quali l'apparenza è solo un esempio, mettendo in pace fra loro il racconto biblico e quello scientifico, perchè, adesso si, essi stanno sullo stesso piano, quello descrittivo, dove la parola non un mezzo descrittivo privilegiato ( quello che ha scelto Dio per rivelarsi a tutti noi) ma solo l'ultimo arrivato fra i tanti possibili, passati, come l'apparenza di realtà, e a venire. come è possibile solo immaginare.
Lo stesso uomo non può bagnarsi due volte nello stesso fiume.

sapa

Citazione di: Luther Blissett il 28 Ottobre 2025, 19:02:36 PML'amico sapa giustamente si chiede come mai in questa teoria "non merita alcuna attenzione" l'entità superiore che sgoverna a caso il tutto.  Si sarà notato come casualmente si sia aggiunta una s- demolitiva. Chi mai può saperlo come tale gelida entità, pietra-senza-pietà, ci consideri. Non trovo sano in questo caso usare verbi alati come considerare, che nell'etimo evoca uno stare a riflettere assieme in compagnia siderale delle stelle... col gelo che emana c'è da restare assiderati  ???
:)
Grazie Luther per la precisazione, immaginavo  che mi avresti risposto che l'entità superiore (che citi in minuscolo) è gelida e mortifera. Un meccanismo che mette in moto situazioni a caso e che si è inventato un Dio minore affetto da sindrome del chiavistello, affidandogli, a sto punto ritengo casualmente, una manciata di universi sui quali scaricare la propria frustrazione e infelicità, non può essere buono. A questo punto, noi condannati a vivere di e con un Dio minore e questo Dio minore stesso che vive di e con noi, potremmo ingegnarci di fare qualcosa di buono e bello insieme, in barba all'entità superiore oppure è un copione già scritto, che finisce male, la cui fine è inevitabilmente un reset generale?

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