"L' errore filosofico [cors.] di Martin Heidegger", di C. Angelino.

Aperto da PhyroSphera, 04 Giugno 2025, 17:31:07 PM

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PhyroSphera

"L'errore filosofico di Martin Heidegger" (Genova, il nuovo melangolo s.r.l., 2001) è uno studio a carattere filologico e soprattutto dimostrativo dove l'autore Carlo Angelino espone una tesi assai comune, secondo cui l'heideggeriana immersione nella storia e discesa nel divenire sarebbe stata la premessa per i crimini nazisti ed in particolare per la violenza antisemita.

Dall'abbandono del parmenideo essere in quanto tale alla introduzione dell'essere che è, fino alla contemplazione dell'essere–per–la–morte e all'assolutizzazione della morte stessa, con la conseguente spietata lotta reciproca dei mortali nella quale tutto ciò che è indenne finisce sotto assalto dalle parti restanti: un quadro tragico, cui Heidegger opponeva intellettualmente la scoperta della differenza ontologica tra essere ed enti e il ritrovamento del vero senso dell'essere, ma che per Angelino sarebbe confinamento nel cerchio della Terra per via di negazione della Trascendenza, quest'ultima invece indicata dal pensiero ebraico e giudaico (lui citava M. Buber). Il rimedio sarebbe un'altra assunzione dell'essere che è, ciò che è indicato nel pensiero di Parmenide e che andrebbe inteso non quale eventualità ma eternità, senza necessari riferimenti all'Assoluto, come definito dal prof. E. Severino.

Dietro la spiegazione offerta da C. Angelino ci sono le osservazioni di N. Abbagnano e M. Cacciari, rispettivamente circa fatalismo e negativismo del pensiero tedesco contemporaneo, cui seguirebbe dunque un riduttivismo. Si può confermare a patto di notare che si tratta, nell'ordine, di ragioni evenemenziale, relativa, soggettiva. Heidegger infatti concentrava lo sguardo intellettuale sulla negatività del suo tempo e del suo ambiente procurando anche gli strumenti per uscirne e solo alcuni accadimenti particolari rendevano la ricezione del suo pensiero prima problematica poi disastrosa. Difatti una volta risolta la tensione umana di esistere in qualità di ente e al contempo essere, cioè cosa dell'universo e vivente che partecipa di ciò che è oltre l'universo, la coscienza di essere–per–la–morte si rivela orizzonte limitato non chiuso e altro si schiude innanzi.
A fronte di altri bisogni il pensiero di Heidegger era insufficiente e dietro le polemiche dei filosofi c'erano quelle dei sacerdoti, tra monoteismo e politeismo e soprattutto fra ebraismo orientale e paganesimo nordico. Nella politica l'internazionalismo giudaico al motto di 'ascolta Israele' (Shemà Israel) si fronteggiava col nazionalsocialismo del sangue e della terra (Blut und boden). Si sa che quest'ultimo aveva assunto il controllo della Germania ma sotto l'egida di Hitler e del nazismo e l'altro continuava ad agire esternamente al Paese contro la dittatura ma senza assenso alla volontà popolare. Mentre si organizzava una chiesa evangelica tedesca, questa passava sotto il controllo del Führer e le espressioni etniche venivano invase dalle contraddizioni del razzismo. La violenza si faceva del tutto insensata e il ricorso di Heidegger al pensiero tragico greco serviva a ricordare un rapporto degno col destino e le sue insidie. Certo ciò era giudicabile politicamente insufficiente; ma non ha senso togliere il poco se non c'è nient'altro da fare e semmai ci sarebbe da chiedersi come mai dalle altri parti (cattolicesimo non escluso) non venisse quasi mai niente di sufficiente.

La critica possibile verte intorno alle ambizioni di totalità. Evidentemente il paganesimo etnico, pur essendo necessario per tantissimi tedeschi (ci sono studi seri non solo psicologici a riguardo), non poteva essere risolutivo; ma altrettanto si potrebbe dire della cultura e fede semite e semitiche che, poste in contrasto con le esigenze nazionali e sociali, non davano che poco, estraneo e non bastante. Filosoficamente si dirà che Dio altro dall'essere, cioè la via della mistica ebraica verso il lato indicibile di Dio, non assicuravano niente; ma che la via dell'Essere non poteva costituire tutto per tutti, troppo esoterica o troppo superficiale.

Dunque non è ravvisabile propriamente un "errore filosofico". Angelino sapeva che non si tratterebbe di sbaglio logico o dialettico ma non s'avvide di stare trasferendo delle stime soggettive in àmbiti non propri. In ordine a certi scopi quei limiti risultano errore ma non lo sono in sé. Sarebbe perciò errore politico, ma non nella parte scelta  l'idea nazionalsocialista non era nazismo e non tutti i nazisti erano criminali quanto negli obiettivi fuori misura.


MAURO PASTORE