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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere.
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Vecchio 03-11-2007, 17.50.28   #1
Emylde
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Data registrazione: 27-10-2007
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Question <<Perché credere in qualcosa di divino quando puoi credere in te stesso?>>

Il cervello, quella materia grigiastra e molliccia presente nella scatola cranica, è l’organo per eccellenza. Spesso si attribuiscono al cuore o all’anima i sentimenti che l’uomo prova ogni volta che compie un gesto.. ecco, questi sentimenti sono propriamente attribuibili cervello, poiché è il cervello che poi li elabora e ci permette di provare diverse sensazioni. È forse inutile dire che il cervello umano è il più evoluto di tutti gli animali terrestri, forse meno inutile che il cervello è portato a pensare molto e a volte anche troppo. Il ricercare, il bisogno di dare una spiegazione ad ogni cosa, ha portato l’uomo fin da quando è diventato homo sapiens, a porsi interrogativi e a darsi delle risposte che sembravano essere adeguate in quel determinato contesto e in quella determinata epoca. Infatti quando l’essere umano non era ancora tanto intelligente come lo è ora, le uniche spiegazioni “logiche” che sapeva darsi era l’attribuzione dei fenomeni naturali ad agenti extraumani, cioè divini. Come ogni cosa si evolve, anche questo pensiero nel corso del tempo si è evoluto, dalla “cosa” magica che poteva essere per l’uomo delle caverne, si è passato poi all’attribuzione dei fenomeni agli dei (divinità con sembianze umane). Ora, io ritengo che questo processo sia valso anche per quanto riguarda la religione (non la mitologia), che può essere cristiana, musulmana, induista ecc. infatti se prendiamo per esempio la religione cristiana, la figura della divinità (per meglio dire del figlio del Dio per eccellenza) è stata attribuita ad una persona stessa (Gesù). Sempre per come la vedo io, la chiesa, come ben si sa, è stata per molto tempo il centro del potere, sia temporale che spirituale, nel Medioevo soprattutto, e le persone, che per lo più erano ignoranti, impaurite dal mondo e da tutte le cose estranee che vi potevano accadere, si appoggiavano a quella che sembrava essere la base più solida: l’istituzione ecclesiastica. D’altra parte poi, la chiesa era comunque alimentata dal popolo, che in qualche modo credeva in essa, penso sia anche per questo che sia rimasta in vita così tanto tempo. Ora in un paese ad esempio come l’Italia, per la maggior parte dei casi, l’appartenenza alla religione cattolica è diventata una tradizione, e viene portata avanti e alimentata anche con l’insegnamento nelle scuole (che tra l’altro dovrebbe essere abolito). È forse per questo che ormai si da così per scontata l’esistenza di “Dio”??

<< l’uomo moderno si afferma l’essere “intelligente per eccellenza”.. °_°?>>
Emylde is offline  
Vecchio 06-11-2007, 05.03.11   #2
katerpillar
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Riferimento: <<Perché credere in qualcosa di divino quando puoi credere in te stesso?

Emylde
Citazione:
Il ricercare, il bisogno di dare una spiegazione ad ogni cosa, ha portato l’uomo fin da quando è diventato homo sapiens, a porsi interrogativi e a darsi delle risposte che sembravano essere adeguate in quel determinato contesto e in quella determinata epoca. Infatti quando l’essere umano non era ancora tanto intelligente come lo è ora, le uniche spiegazioni “logiche” che sapeva darsi era l’attribuzione dei fenomeni naturali ad agenti extraumani, cioè divini. Come ogni cosa si evolve, anche questo pensiero nel corso del tempo si è evoluto, dalla “cosa” magica che poteva essere per l’uomo delle caverne, si è passato poi all’attribuzione dei fenomeni agli dei (divinità con sembianze umane). Ora, io ritengo che questo processo sia valso anche per quanto riguarda la religione (non la mitologia), che può essere cristiana, musulmana, induista ecc.
katerpillar

Ho trovato l'introduzione al quesito perfetta, tanto perfetta che ti potevi dare la risposta da sola; ovvero: probabilmente il nostro periodo, facente parte
di quel "determinato contesto e di quella determinata epoca" ancora non ha esaurito il suo tempo, per cui ha bisogno di rimanervici chissà quanto ancora.

Infatti, per i nostri antenati tale periodo terminava "naturalmente" con il progredire della comprensione delle cose e, quindi, automaticamente avveniva la loro trasformazione; mentre oggi quei concetti essendosi istituzionalizzati, è inevitabile che continuino a rimanere in noi nonostante che, il tempo di cambiarli sia giunto da un bel pezzo.

Questo è accaduto perché abbiamo autorizzato qualcuno, con il nostro silenzio assenso, ad insegnare ai nostri figli che quegli eventi o quel dio esistono davvero ogni ragionevole dubbio, tanto è che applichiamo su di loro il concetto di fede.

Stando così le cose non ci possiamo lamentare se quel determinato contesto o determinata epoca non si esauriscono mai.
In pratica stiamo portando avanti, all'infinito, quell'ignoranza inveterata che E.B Taylor attribuiva ai nostri avi; invece scopriamo che è ancora tremendamente attuale.

Per altro, mi ha fatto piacere vederti separare la mitologia dalla religione (L'animismo -mitologico- forma un vero e proprio massimo sistema a se stante), anche se vi è da affermare che è stato la pietra d'angolo da cui si sono nate le religioni. Ciao.
katerpillar is offline  
Vecchio 09-11-2007, 18.51.08   #3
Eretiko
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Riferimento: <<Perché credere in qualcosa di divino quando puoi credere in te stesso?>>

Mi spiace che questa discussione non abbia preso piede; in effetti se prendiamo ad esempio l'Italia, dove subiamo un indottrinamento continuo e costante, la fede sembra essere più una tradizione che altro: ci si rende conto di questo anche nel modo in cui i fedeli intendono la morale cattolica, spesso e volentieri una sorta di molla da tirare o comprimere a proprio uso e consumo.

Dato però che io appartengo alla schiera di quelli che credono nell'Uomo piuttosto che in qualsiasi divinità, posso portare un contributo pressochè nullo a questa discussione.
Sarebbe invece auspicabile che siano i credenti a spiegare come e perchè nasce il desiderio di credere in una divinità. Posso solo notare che questo tuo interrogativo finale:

<< l’uomo moderno si afferma l’essere “intelligente per eccellenza”.. °_°?>>

non è molto elegante; ovvero, da non credente, non mi sento minimamente di attribuire scarsa intelligenza a chi invece credente lo è: gli schiocchi sono sempre ben distribuiti.
Eretiko is offline  
Vecchio 09-11-2007, 22.40.25   #4
warum
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Riferimento: <<Perché credere in qualcosa di divino quando puoi credere in te stesso?>>

Non penso che il "credere in sè stessi" possa sostituire la fede nel divino, poichè quest'ultima risponde ad un'esigenza umana, quella di attribuire un senso all'esistenza che vada oltre la contingenza della vita terrena.
Il progresso della tecnologia e della scienza, più che altro, fa si che l'uomo abbia sempre nuovi strumenti per mettere in dubbio le risposte date dalle religioni istituzionali, mettendo in luce come esse siano un prodotto umano, laddove in epoche passate, quando era più difficile informarsi, era più agevole ritenere che fossero nate per intervento divino.
Ciononostante, nessuna scoperta scientifica potrà sostituire il bisogno di fede in qualcosa di superiore, in definitiva la scienza non da risposte riguardo al "senso ultimo" delle cose.
Quindi l'uomo moderno si trova ad aver difficoltà ad accettare una fede di cui razionalmente rifiuta la Verità, e nello stesso tempo non riesce a sopprimere il suo bisogno di credere.
Forse conveniva nascere qulache secolo fa??

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Vecchio 09-11-2007, 23.39.09   #5
koan
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Riferimento: <<Perché credere in qualcosa di divino quando puoi credere in te stesso?

Emylde ti sei mai chiesta da dove procede l'Ordine .. ?
non mi dire dal caso, dato che il caso è una Legge, come ben saprai, e a quel punto sarei costretto a chiederti in che cosa consiste tale principio...
Concludi il tuo discreto post con l'elogio all'intelligenza, ma come ancora ben saprai, intelletto significa leggere dentro o all'interno o tra le cose. Dato il resoconto del discorso che porti nel thread però non si evince una gran complessità intellettiva, non trovate anche voi ?
Ad ogni modo conoscerete la formazione dell'Uomo e della Donna, dove cromosomi e dna la dicono lunga... tutto poi nell'esistenza risponde ad un principio duale... ma la cosa più interessante è come mai tutta debba seguire un processo evolutivo, dunque - accidenti - in una parola esattamente logico, persino sensato ( se lo si tentasse di comprendere, non riducendolo ai minimi termini... che ultimamente mi trovo a ribadire spesso ).
Come mai ( tra le altre tue domande ) non ti chiedi il perché dell'esistenza, il perché dell'Io cosciente ed il perché del senso e significato ( cervellotico ? io non credo proprio ) dell'amore ( non quello fatto propriamente per consumare... ) .. ?
Amore è cervello che elabora il sentimento, dici... ma anche il corpo senza il cervello pare fatto così meravigliosamente concorde a tali sentimenti e ragioni da elaborare da parte del cervello..... pardon ho scritto "da elaborare da parte del cervello" ( immagino ho bestemmiato dal momento che ho reso il cervello come un attributo dell'essere e non l'essere stesso )..... chiedo scusa
Perché il cervello umano si forma dal codice del dna insieme a tutto il resto del corpo, quasi fosse realmente posseduto ( il dna ) da un tal sorprendente processo intrinseco "intelligente", seppur non dotato di un cervello...

Meglio dell'intelletto comandato ( da chi? ) dall'Io o dal cervello .. l'alito e processo della vita che soggiace in Esso....

Ossequi.
koan is offline  
Vecchio 10-11-2007, 07.35.30   #6
katerpillar
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Riferimento: <<Perché credere in qualcosa di divino quando puoi credere in te stesso?

warum
Citazione:
Non penso che il "credere in sè stessi" possa sostituire la fede nel divino, poichè quest'ultima risponde ad un'esigenza umana, quella di attribuire un senso all'esistenza che vada oltre la contingenza della vita terrena.
Il progresso della tecnologia e della scienza, più che altro, fa si che l'uomo abbia sempre nuovi strumenti per mettere in dubbio le risposte date dalle religioni istituzionali, mettendo in luce come esse siano un prodotto umano, laddove in epoche passate, quando era più difficile informarsi, era più agevole ritenere che fossero nate per intervento divino.
katerpillar
Vedi warum, condivido quello che tu affermi, solo che vorrei ampliare e spostare leggermete i contenuti del tuo assunto riguardante la limitazione di credere in se stessi, perché se è vero che la stragrande maggioranza delle persone preferisce applicare la fede in cose ritenute superiori, è anche vero che il sollievo che ne traggono viene dato dal Massimo Sistema in cui le cose superiori sono rappresentate.

Mi spiego meglio: a mio modo di vedere le angosce della vita vengono generate dal fatto di non conoscere l'esatto modo in cui siamo nati e gli scopi della nostra presenza su questa terra o in questo universo; il massimo sistema religioso elimina questa lacuna, poiché ci spiega, nei dettagli, sia come siamo nati e sia cosa ci stiamo a fare, anche se su queste spiegazioni, che non sono documentabili, bisogna applicare il concetto di fede.

Anche la scienza viene considerata un massimo sistema, insieme all'animismo mitologico, ma la scienza fa delle supposizioni sul come siamo nati ma non afferma nulla sugli scopi (e proprio in virtù di questa lacuna non capisco perché viene considerata un massimo sistema).

Allora possiamo affermare che, finche la scienza non sbroglia la situazione ingarbugliata e difficilissima del "come e del perché", l'uomo, pur di conoscere la verità "completa", applica la propria fede ricevendone i cambio dei bei vantaggi; perché gli è stato insegnato che nato grazie a un dio e lo scopo della vita è quello di pregare il suo dio.

Un atteggiamento di assoluta umiltà dunque, ma che, a quanto pare, sembra la panacea per una vita serena e senza troppe astruse sentenze scientifiche che, cambiano come cambiano i giorni.
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Vecchio 10-11-2007, 08.50.07   #7
emmeci
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Riferimento: <<Perché credere in qualcosa di divino quando puoi credere in te stesso?>>

C’è chi risponderà: perché l’uomo soffre, perché è stato gettato in un mondo dove si sente perduto e la fede in un Dio gli dà forza e speranza. Altri diranno: perché l’uomo vede in Dio il bene che sulla terra non c’è, o perché ha bisogno di qualche certezza e l’unica certezza è quell’assoluto che le religioni chiamano Dio….
Ma credo che, appellandoci a queste motivazioni “sublimi”, finiamo per esporci alle critiche di chi vede nella fede un modo a buon mercato di sottrarci alla realtà, nutrendoci di miseri sogni e di un orpello che abbellisca il nostro destino senza darci di più di ciò che potremmo ottenere con le nostre forze. No, credo che la ragione sia più semplice e forse perfino banale, qualcosa che va contro a quel giusto orgoglio e a quell'autostima o considerazione di sé che voi amereste veder trionfare nell'uomo. Ma l’uomo crede in qualcosa di divino proprio perché crede in sé stesso, cioè perché non sa uscire dal suo stesso ego. Infatti è sbagliato credere che, con l’intuizione del divino, l’uomo si allontani da sé. Tutti gli attributi che egli assegna al divino sono attributi dell’uomo, cioè sono quanto egli crede di avere o desidera avere: alla fine l’onnipotenza, la maestà gloriosa, la capacità di vincere sui suoi simili - se non oggi domani, se non in questo luogo in un altro…. Direte che l’invincibilità non è garantita per chi vive quaggiù, ma è proprio per questo che l’uomo colloca Dio in un mondo alto e sicuro, facendolo vincere di lassù i suoi nemici, e ricorda perfino di aver parlato con lui nel giardino dell’eden e di sapere che chi ha fede e combatte per Dio, farà ritorno lassù. Insomma, Dio è quello che l’uomo vorrebbe essere e in un certo senso, già è.
Dunque: l’uomo ha fede in Dio perché ha fede in sé e perché, credendo in Dio, è in qualche modo immortale. E siete sicuri che coloro che si proclamano atei lo siano davvero? O, superando apparentemente la debolezza di chi crede in Dio, non facciano che portare all’estremo la logica – altri dirà il vizio - delle religioni, che è quello di umanizzare Dio, cioè di immaginare un Dio fornito di emozioni e di una maschera umana?
Ma – io domando – sarebbe capace l’uomo di pensare un Dio privo di quella maschera, cioè dei suoi tratti e dei suoi sentimenti, di quegli attributi che lo rendono riconoscibile e oggetto sì d’odio o d’amore, ma sempre simile a un super-io o un simulacro incoronato dell’uomo? O il compito sarebbe troppo difficile, perché si dovrebbe vincere l’oceano del tempo, ritornare all’origine, al momento in cui l’uomo vide lo splendore dell’assoluto e, chiamandolo Dio, l’ha imprigionato in quella smorfia grottesca, cioè in quella maschera d’uomo che lo rende sì prossimo a noi, ma lontano da quello splendore?
emmeci is offline  
Vecchio 10-11-2007, 08.56.51   #8
koan
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Riferimento: <<Perché credere in qualcosa di divino quando puoi credere in te stesso?

Dimenticavo la domanda .. <<Perché credere in qualcosa di divino quando puoi credere in te stesso?>>

Perché non sai da dove vieni e verso dove vai.

Nella storia dell'evoluzione umana esiste un momento di silenzio, di mistero... da un inizio formidabile è accaduto/avvenuto qualcosa... la storia deve fare le sue ricerche e l'unica componente umana che ha mantenuto, straordinariamente le origini, è la 'religione' ( il più sono eccezionalmente misteriose, straordinarie, a tratti persino ineffabili ).
Durante la caduta ( secondo alcune antiche tradizioni ) l'uomo/donna hanno perduto i beni ricevuti e sono precipitati nell'oblio della dipendenza dal materiale... quanto alla superstizione, ai sacrifici ed alla magia, molto ci sarebbe ancora da comprendere ( a meno che non si sia esperti nell'argomento discusso ), ad ogni modo da tal dipendenza dal materiale l'uomo/donna hanno percorso un cammino/sentiero di crescita per giungere non alla scoperta della mente umana superiore allo spirituale, ma accrescendo la prima, si è approfondita e sviluppata anche la seconda.
L'essere umano, proprio in quanto essere ed arrogante nella propria progressiva presa di coscienza di sé, si è gonfiato nel proprio Io lasciando, fino a perdere, le proprie radici ed origini, centrandosi nelle potenzialità del proprio cervello e rigettando quanto di spirituale a cui tutto proviene ed è stato formato. Non c'entra niente lo spirituale con la materia, voi penserete ? ma la realtà è che non pensate in maniera realmente oggettiva, ma esclusivamente materiale, ponendo limiti all'esistenza confinata/conficcata nella vostra mente attraverso quanto viene dall'appartenenza alla materia, all'esteriore ed all'apparire.... al di fuori della trascendenza che si muove dietro e dentro ogni effetto, caso, ordine e Legge dell'esistenza di cui l'uomo e la donna ne sono la materia cosciente, ma non per questo giustificata nella tracotanza ( ma poi chissà mai rispetto a che cosa o a qual conoscenza ritenuta tale... ) del proprio sublimato, eccentrico, smodato e ridicolo - così 'fragile' e presunto .. - IO ..
koan is offline  
Vecchio 10-11-2007, 09.49.20   #9
koan
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Riferimento: <<Perché credere in qualcosa di divino quando puoi credere in te stesso?

Nota di correzione:

"ma la realtà è che non pensate in maniera realmente oggettiva, ma esclusivamente materiale, ponendo limiti all'esistenza confinata/conficcata nella vostra mente attraverso quanto viene dalla materia, dall'esteriore e dall'apparire.... al di fuori della trascendenza [...]"

Perdonate...
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Vecchio 10-11-2007, 12.36.49   #10
Eretiko
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Riferimento: <<Perché credere in qualcosa di divino quando puoi credere in te stesso?>>

Citazione:
Originalmente inviato da emmeci
[...]Ma l’uomo crede in qualcosa di divino proprio perché crede in sé stesso, cioè perché non sa uscire dal suo stesso ego. Infatti è sbagliato credere che, con l’intuizione del divino, l’uomo si allontani da sé

Scusa Emmeci, ma questo passaggio non l'ho capito. Comprendo benissimo che il credere in qualche divinità non significhi necessariamente che l'uomo si allontani da sé. Ma mi riesce impossibile comprendere come possa essere proprio il credere in sé stesso a contribuire alla credenza nella divinità.

Citazione:
Originalmente inviato da emmeci
Tutti gli attributi che egli assegna al divino sono attributi dell’uomo, cioè sono quanto egli crede di avere o desidera avere [...]

Quindi implicitamente affermi che gli attributi divini sono assegnati dall'uomo; e implicitamente affermi che l'idea stessa della divinità è un prodotto dell'uomo.

Citazione:
Originalmente inviato da emmeci
Direte che l’invincibilità non è garantita per chi vive quaggiù, ma è proprio per questo che l’uomo colloca Dio in un mondo alto e sicuro, facendolo vincere di lassù i suoi nemici, e ricorda perfino di aver parlato con lui nel giardino dell’eden e di sapere che chi ha fede e combatte per Dio, farà ritorno lassù.

Ovvero confermi che è l'uomo a collocare la divinità in qualche posto estraneo al mondo, e che il credere in essa condurrà l'uomo nuovamente in questo posto estraneo. A parte il fatto che da come lo esprimi rimane più un anelito del tuo animo, un'aspirazione tua piuttosto che qualcosa di reale, ma quello che non capisco è: chi sono i nemici di Dio, e cosa significa combattere per lui.

Ed infine, nel pieno rispetto della tua fede: se tu attribuisci qualità particolari ad una divinità come aspirazione per te stesso, ovvero come qualità che tu stesso aspiri in definitiva a raggiungere, magari idealmente, magari come situazione al limite non effettivamente raggiungibile, non hai essenzialmente compiuto una proiezione di tipo mitologico?
Eretiko is offline  

 



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