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Vecchio 24-03-2005, 11.42.07   #1
antonio greco
L' Emigrato
 
Data registrazione: 26-05-2004
Messaggi: 637
Wink Divenire Un Paese Avanzato ?

(LINEE PER UN PROGRAMMA DI EUROPEIZZAZIONE)

Parigi, giugno 03


E POSSIBILE, CON DETERMINAZIONE, IMPEGNO E UN NUOVO PATTO SOCIALE

Gli imprenditori italiani vorrebbero un’economia più competitiva per poter sfruttare a pieno le nostre grandi capacità creative. I cittadini vorrebbero poter trovare lavoro.

Competitività significa migliorare la qualità del prodotto o servizio e abbassare il costo unitario dello stesso. Se gli sprechi sono diffusi, le inefficence accettate, la competitività rischia di abbassarsi al livello di quella sudamericana. Ma, ……………

Se volessimo portarci al livello dei Paesi avanzati della U.E.;
Se volessimo, efficacemente, creare sviluppo, lavoro, competitività;
Se volessimo un giorno essere considerati affidabili in Europa, sia a livello commerciale che in ambito diplomatico;
Se volessimo, cioé, uscire dalla attuale situazione;
Se volessimo recuperare la stima internazionale che l’economia italiana aveva negli anni ’70,

La strada credo ci sarebbe, ma é lunga. Le tappe che mi sembrano necessarie:

una riflessione per individuare le fondamenta di un patto sociale che permetta sia la gestione del Paese che lo sviluppo economico(esso già esiste nei Paesi avanzati della U.E.) (1). Ad essa parteciperebbero emigrati in Paesi avanzati.
paragone fra le società dei Paesi della U.E.(1) e la attuale società italiana;
individuazione di enti e categorie interessate a portare i meccanismi della società italiana al livello di quelli degli altri Paesi U.E. a Nord delle Alpi; tali enti collaborerebbero a prendere l’iniziativa di promuovere una società avanzata e competitiva_;
il programma, sarebbe preparato insieme agli interessati (probabilmente associazioni di imprenditori e esercenti, associazioni di cittadini che cercano la strada, ce ne sono...), appoggiato da VIPs seri e di prestigio, oppure da un partito serio (ce ne sono ?) e dovrebbe essere proposto e pubblicizzato solo dopo la definizione organica delle sue fasi di sviluppo (tempi e modi), delle risorse e collaborazioni necessarie;
la collaborazione, durante la fase finale e applicativa, cioé quando il programma sarà stato proposto al Paese, del ministero del Lavoro e di quello dell’Istruzione é vitale e dovrebbe essere garantita_;
alcune voci sembrano vitali per un programma efficace: meritocrazia e innalzamento, ovunque, del livello di guardia dei comportamenti accettabili, a livello europeo;
uno strumento agile per la promozione, nella fase di rinnovamento, dei comportamenti europei dovrebbe essere creato e strutturato. Dopo la guerra, l’organizzazione dei Comitati Civici, gestita da una persona determinata, fu in grado di sventare il rischio che la cortina di ferro includesse l’Italia. Una struttura simile, molta determinazione e impegno, sarà forse necessaria per diffondere e spiegare al Paese le due alternative possibili:

restiamo come siamo, la competitività continua a diminuire; non creiamo lavoro; l’emigrazione si rafforzerà, il rischio di sottosviluppo aumenterà;
oppure assumiamo comportamenti europei (vedi allegato) in tutti i settori della vita civile, riformiamo il sistema di selezione della classe dirigente, premiando solo la responsabilità e la capacità; i cittadini impareranno a collaborare con continuità e senso del sociale, se vedono che un programma serio é attuato da gente determinata. Determinazione che comporti anche la sostituzione del rigore, del sistema del “Bastone e Carota” alla misericordia e accomodamento.

Una possibile decisione di rinnovare la società in senso europeo comporterebbe una seria scelta dei modi e delle persone che gestirebbero la campagna di promozione dei nuovi comportamenti. Un’ alleanza di movimenti, associazioni di industriali, di esercenti, di sindacati, cioé di quelle categorie che chiedono competitività, si puo” costruire sulla base di un programma seriamente preparato.
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(1) Mi riferisco ai 15 Paesi della ex U.E., eccetto la Spagna e la Grecia che non conosco.

Sappiamo che i nostri progenitori affrontarono per anni i plotoni di esecuzione, le carceri, l’esercito austriaco. L’impegno che sarebbe richiesto a noi sarebbe molto più limitato: determinazione e capacità di combattere lo scettiscismo con la speranza.

Cambiare la politica. La politica é espressa dalla società. Alla fine del centrosinistra, TIME pubblico questa valutazione_: «_Gli Italiani pensano di essere stati governati da una piccola truppa di imbroglioni e corrotti. Non han capito che la classe politica che ha governato l’ affarismo di Tangentopoli é la migliore espressione della loro attuale società.»

Non sarà facile rinnnovare la classe politica, per renderla simile a quella di Paesi ove non é tentato né accettato di andare al potere per proteggere i proprii interessi o quelli del proprio clan. Ma c’é una possibilità. Fare come in Francia, creare un’associazione ben organizzata e impegnata, la quale studierebbe insieme agli imprenditori (che vogliono la competitività) e pretenderebbe, assieme agli alleati concordi, cambiamenti, trasformazioni, serietà (combattendo di conseguenza i poteri di clans e parrocchie), battaglie contro gli interessi privati in atti d’ufficio.

Creare un’associazione, con i mezzi di comunicazione che tutti usiamo, é oggi un gioco da ragazzi. Le carte da gioco sarebbero: capacità organizzativa, speranza (volontà di concorrere a condizionare il proprio futuro), determinazione, sensibilità. Per battere lo scetticismo attuale, che é figlio della furbizia e dei fallimenti di una classe dirigente indegna, in cui l’Italia rischia di annegare. Vedo altri tentativi associativi, ma non mi sembrano ancora strutturati per funzionare.

Le societa nei Paesi della U.E.

Le società della ex U.E. (i 15, ma non conosco Spagna e Grecia) hanno fondato il loro patto sociale sui seguenti valori: responsabilità, merito, correttezza, onestà, trasparenza, organizzazione razionale delle attività, collaborazione del cittadino al miglioramento della società, del Paese tutto. A differenza dell’ Italia, c’ é un’ alleanza fra stato e cittadini, non un’ ignoranza reciproca. In pratica_: se un cittadino fa qualcosa contro l’interesse della società, egli sarà ubriaco oppure sarà indicato a dito (talvolta denunciato) come colpevole. Il termine organizzazione in genere sottintende: preferire la riflessione alle reazioni istintive (inclusa anche l’ organizzazione del pensiero-riflessione), organizzazione dettagliata delle fasi di un’attività, prima di iniziarla.

Peyrefitte chiama queste società “Sociétés de confiance”. Non credo che, oggi, la nostra società si possa classificare tale. Domani, .......... chissà.

Invece in una società della sfiducia e del furbismo _:

le reazione degli enti (anche statali) e delle persone sono: prevedibili, tempiste, affidabili, corrette, non comportano grandi delusioni;
le strutture statali danno al cittadino_: la sicurezza di vedere applicati i suoi diritti, il supporto alle sue necessità (servizi sociali);
la responsabilità, l’organizzazione, la programmazione razionale sono valori primarii;
un esempio di serietà_: si risponde sempre alle lettere, salvo rare eccezioni_;
le emergenze o i malfunzionamenti sono fatti eccezionali. La regola é_: programmare in anticipo le trasformazioni, ben riflettute, razionalmente organizzate ed affidate a gestori affidabili e impegnati;
lo sviluppo dell’economia é possibile, mancano le strozzature, cui allude Ciampi (vedi la lettera “I Colli di Bottiglia”);
i rappresentanti governativi sono qualificati, affidabili, preparano gli atteggiamenti con anticipo, analisi razionali, riflessioni, consultazioni;
si rispettano le orecchie altrui: in un’assemblea (e.g.condominio, parlamento) non si apre bocca se non si conosce bene l’argomento.

Per arrivare a tanto ci vuole: impegno, cambiamento dei comportamenti, serietà, rigore e disciplina
In una società bloccata (la nostra é semibloccata in più settori, informarsi alla Confindustria):

le reazioni di enti e persone possono essere improbabili o evanescenti, talvolta scorrette o sprezzanti;
il cittadino troppo spesso non riesce a veder realizzati i suoi diritti, proposti dalle leggi ma non garantiti;
le scadenze e l’affidabilità degli imprenditori possono essere casuali (un commercainte parigino mi dice «n compro più italiano, i prodotti sono inaffidabili_»);
i rappresentanti governativi italiani sono squalificati all’estero perché adattano le loro rezioni alla giornata e alle situazioni (non hanno programmi seriamente riflettuti);
nella vita sociale le sopraffazioni rischiano di essere, di regola, frequenti e impunite.


L’ evidenza di questi giorni: una società bloccata sarà sempre perdenti nel villaggio globale.

Antonio Greco
ANGREMA@wanadoo.fr
antonio greco is offline  
Vecchio 24-03-2005, 11.45.36   #2
antonio greco
L' Emigrato
 
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PROGRAMMA - STRUTTURA

DIVENTIAMO COMPETITIVI O RESTIAMO AI MARGINI DELLA U.E._?

1. Molti Italiani hanno probabilmente capito quali sono i grandi ritardi/distanze rispetto al resto della U.E. La degradazione attuale del sistema Italia é in accelerazione, non si arresterà facilmente. La società italiana, in equilibrio instabile, é oggi ben peggiore di 10 anni fa (come affidabilità e impegno di enti e persone, efficienze, comportamenti, non come tecniche). Il rischio di ulteriore peggioramento é evidente, guardando dall’Europa.

2. Perché nessuno prende iniziative per uscire dal vicolo cieco ? Per tanti motivi. Eccone comunque alcuni:

la classe politica non ha interesse a cambiamenti, perché essa é cresciuta e vive in una cultura (anormala in U.E.) del potere dei clans, della cristallizazione degli interessi (anche se scorretti o illegali), del poco interesse a soluzioni utili a tutti;
la cultura, ormai diffusasi da alcuni anni, basata su:
una società bloccata, in molti settori, in molte regioni;
l’opportunità, per chi vuole far rispettare i suoi diritti, di trovarsi un referente potente;
la tendenza affermatasi, in un terreno di scontri (spesso nascosti) fra i varii referenti, del prevalere degli interessi dei singoli, con negazione quasi totale dei valori civici e costruttivi per il Paese (fino talvolta a farsene beffa);
non puo’ nascere facilmente, in un Paese ove i valori civili sono dimenticati, un’iniziativa forte e di largo respiro nell’interesse di tutti (non dei clans di destra e sinistra);
le capacità di organizzazione seria, visione lucida, programmazione efficiente, nel Bel Paese, ove le chiacchiere hanno lo stesso peso delle proposte serie, sono quelle che sono. E il motivo per cui la sinistra oggi non fa prevedere buoni risultati. Quando la confusione é il modo di vita, si rischia di non avere risultati. E poi lo Stivale é un’ ottimo terreno di gioco per aspiranti dittatori.

3. Per tali motivi il mio pessimismo (e quello di chi vive in un Paese normale) é forte. Ma mi resta ancora un po’ di residuo ottimismo. Il quale mi dice che sarebbe forse possibile un forte tentativo di rinnovamento. Ma occorrerebbero uomini determinati, aventi 1/20 del coraggio dei nostri antenati, i quali si batterono contro gli austriaci.

4. Il rinnovamento, per portarci al livello europeo (chiamiamolo europeizzazione) potrebbe basarsi sulle seguenti fasi:
un gruppo di persone capaci e determinate fa una seria riflessione, poi diffonde la probabile conclusione: “siamo alla frutta. Lo sviluppo non é possibile nelle attuali condizioni.” Ci conviene una presa di coscienza per:
liberarci dagli attuali comportamenti (e conseguenti pantani) di tipo quasi sudamericano;
adottare comportamenti europei;
la presa di coscienza sarà inizialmente quella di un gruppo (e.g.10 a 20 persone). Esso potrà preparare una piattaforma e organizzare un convegno con intervento delle categorie realmente interessate alla competitività, cioé imprenditori e commercianti (con relative associazioni di categoria). Il supporto (anche logistico) delle associazioni o movimenti seri, che hanno buoni obiettivi ma poche idee serie, é necessario. O il supporto di una categoria interessata a far divenire competitivo il sistema Italia.

5. Tale convegno, ben organizzato, dovrà, dopo analisi, arrivare ad una conclusione, in termini di:
programma di rinnovamento;
strumenti per la promozione di una società di tipo europeo;
associazioni e persone impegnate in esso;
rilevamento delle alleanze, risorse e supporti necessarii.

L’obiettivo primo da fissare é di avere anche in Italia, una società efficiente come nei Paesi della U.E. a Nord delle Alpi (anni e determinazione sono necessari). Basata sui valori che potremmo chiamare europei. Essi sono listati nei contributi : “possibile diventare un Paese avanzato ? e “Una favola verosimile”, e permetterebbero all’economia di ripartire, dopo un cambiamento dei fondamenti della società.

Un punto di base. Una società a livello europeo é una società che sa scoraggiare con efficienza (il bastone) i comportamenti negativi (non la misericordia italiana) e sa incoraggiare efficacemente quelli positivi (le carote, e non la lottizzazione).
_

Invito reazioni o proposte di emendamenti (riferite alla numerazione dei paragrafi) ed anche contatti diretti al mio e-mail

Antonio Greco
ANGREMA@wanadoo.fr
antonio greco is offline  

 



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