Forum di Riflessioni.it
ATTENZIONE Forum in modalità solo lettura
Nuovo forum di Riflessioni.it >>> LOGOS

Torna indietro   Forum di Riflessioni.it > Forum > Cultura e Società
Cultura e Società - Problematiche sociali, culture diverse.
>>> Sezione attiva sul forum LOGOS: Tematiche Culturali e Sociali


Vecchio 19-05-2006, 22.59.52   #1
antonio greco
L' Emigrato
 
Data registrazione: 26-05-2004
Messaggi: 637
Tornare Nel Bel Paese ?

Parigi, dicembre 05


Sono appena andato in pensione, dopo ventuno anni di Francia. Durante i quali ho potuto realizzarmi senza trovare ostacoli anormali, senza imprevisti o vischiosità di ambiente. Raggiungimento dei miei obiettivi di lavoro ? Facile, solo con l’impegno. Col quale ho superato la sfida di lavorare in un ambiente europeo, competitivo.

Mio fratello, da Roma, mi chiede: Allora torni ? Gli rispondo: fossi fesso ! Gli spiego poi che, se la qualità di vita a Roma si avvicinasse a quella media europea a nord delle Alpi, sarei pronto a tornare.

Mia figlia mi chiede: Perché, la qualità di vita, spesso in Italia, é differente ?

Risposta: se quarant’anni fa la qualità di vita a Roma era paragonabile a quella delle altre capitali europee, negli ultimi lustri é successo qualcosa.

Livia vuol sapere di più, anche perché si sta laureando. Poi non si contenta di sentire “é successo qualcosa”. Mi assale un dubbio, riusciro’ a spiegarglielo ? Son tante le cose peggiorate, facile fare una lista. Ma come metterle in ordine logico perché una giovane capisse “chi ha provocato cosa, e perché” ?

Il concatenamento delle cause ed effetti credo sia ricostruibile. In generale, anche perché da una regione all’altra, possono esserci state differenze, specie nei tempi.

Alla base, un paio di piccoli tarli da sempre nel nostro DNA. La flessibilità, che avrebbe dovuto essere una buona cosa, almeno per gli esportatori. La preferenza per l’improvvisazione e per le attività iniziate e portate avanti, senza rotture di scatole come organizzazione o chiarezza di divisioni e ruoli. Siamo o non siamo famosi per l’intuito ? Con l’intuito si arriva sempre. E poi c’é più gusto !

E infatti nel dopoguerra ci fu l’esplosione dell’economia italiana, d’altronde, mi risulta, abbastanza ammirata in Europa. Fu un’esplosione facile e piena di successi. Merito della nostra creatività. E poi era un’epoca in cui c’era meno competizione, il ritmo delle attività economiche era meno rapido, il villaggio globale poi non c’era. C’era ancora abbastanza serietà, da permettere lo sviluppo di un Paese.

Nella seconda metà del secolo scorso oratori volenterosi insegnavano nelle piazze la democrazia. Fra loro anche qualche meridionale, uso a gestire famiglie e affari con paternalismo, compari aiutando. La gran parte di quelli che erano arrivati alla fine della guerra e del fascismo, erano entusiasti, avevano voglia di costruire, erano in buona fede. Ma qualche meridionale, infilatosi nei palazzi del potere parlando democrazia, inizio’ a tessere le fila degli affari fra amici, servendosi del sottobosco culturale in agguato.. Furono creati associazioni, industrie del parastato, partiti. File di aspiranti gerarchi del fascio sparirono. Come era già successo altre volte, chi ebbe più fiuto, per meglio scalare le nuove strutture, gonfiò il numero di chi asseriva essere stato dall’altra parte.

Enormi file di “resistenti” si crearono, i quali avrebbero un giorno avuto diritto ad un occhio di riguardo, o come minimo ad una raccomandazione. Era tale il numero, che qualcuno chiese: “ma allora, chi era fascista ?”

Nacque pian piano, guardinga all’inizio, una nuova classe di politici, con nuovi comportamenti, capaci di condizionare, trafficare , intermediare poteri e percentuali, nell’interesse proprio e del proprio clan. Chiamiamolo affari-politismo, commistione di affarismo privato, o di clans, e poteri politici. Sciascia scrisse che “la mentalità mafiosa si estese dalla Sicilia verso il Nord con una velocità di 100 km/anno”. Penso dicesse la verità. I settentrionali in buona parte non si occuparono di quanto avveniva nei palazzi del potere politico. Curarono i loro commerci e potenziarono nuove attività, svilupparono l’industria privata. Inventarono un nuovo tessuto produttivo, con comportamenti circa mittle-europei (allora).

Un giorno, prima della fine secolo, arrivarono il villaggio globale ed il mercato comune. I quali determinarono un’accelerazione dei ritmi delle economie. La mancata cura della chiarezza e di capacità organizzative e di programmazione, tarli inizialmente contenuti e senza apparenti conseguenze, si rivelo’, per l’aumento dei ritmi dell’economia, un boomerang. Le attività economiche che erano male organizzate, entrarono in tilt. Anche a causa del deterioramento dei meccanismi statali e parastatali.

Infatti la selezione degli alti dirigenti, nello stato e nel parastato (questo piuttosto vasto) non avvenne con criteri sempre limpidi. Si diffuse il comparaggio, si formarono clans e confraternite, talvolta di gente della stessa provincia o partito. Si formarono insomma delle cordate. Obiettivo era talvolta impadronirsi di una grossa struttura. Ovviamente con frequenti asserzioni di buone intenzioni.

Poiché i posti politici erano garantiti dal clan, perché impegnarsi ? Si diffuse l’uso della doppia verità. Sulla scena si affiggeva il cartello della propria responsabilità e del proprio ruolo. Nelle stanze chiuse iniziarono i traffici di influenze, negoziati di corridoio. Nacque un esercito di galoppini di collegamento fra i vari palazzi del potere, si mercanteggio’ in angoli bui di stanze segrete voti e prebende. Per scopi privati o di clans, inizio’il condizionamento di partiti, ognuno dei quali alzava una bandiera diversa, ma sempre democratica. Il linguaggio doppio si diffuse poi anche fuori dei palazzi del potere. Oggi esso distingue, per la sua diffusione, il nostro Paese da tanti Paesi avanzati della U.E.

Inizio’ la commistione di contratti pubblici e interessi di partito, talvolta anche di interessi privati. L’estensione a macchia d’olio di negoziati e prebende arrivo’ in tante province. I primi imprenditori ovviamente reagirono alle proposte di percentuali di ritorno nei contratti pubblici. Ma potettero resistere solo per un po’. Poi capirono quale musica bisognava suonare per avere buoni contratti.

La concorrenze di cordate diverse nella ripartizioni di percentuali e prebende, fece distrarre gli alti dirigenti del pubblico dai compiti loro assegnati. Divenne sempre più diffuso l’uso del proprio tempo ed energie per il lavoro in sottofondo piuttosto che per la macchina dello stato.

I cittadini, poiché questo cambiamento di abitudini all’inizio fu lento, prima si meravigliarono, poi si abituarono. Ora sono rassegnati all’inevitabile. Infatti la gestione di tanti ruoli pubblici di alto e medio calibro con fini e visioni di parte si é tanto diffusa. E poi una mano lava l’altra. In pratica si arrivo’ all’assurdo: nessuno é più responsabile, se qualche ruota non gira. Quando si parla di promozioni pero’, si diventa tutti attivi e si inventa l’impegno e l’attivismo. Sceneggiata italiana, quando é ben presentata la si puo’ chiamare commedia dell’Arte. Aveva ragione Goëte, il quale scrisse nel Viaggio in Italia, in un altro secolo: “Andate in Italia. Ma attenzione. Sono tutti furbi !”. La furberia ha distrutto la società. Essa ha ormai un’aspetto molto diverso rispetto a tanti Paesi U.E.: non ci sono né colpevoli né responsabili, per ogni inconveniente. E come potrebbe essere altrimenti, in una società ove tutto é divenuto approssimativo ?

In due parole: in trent’anni son cambiati i comportamenti. Il livello di soglia dei comportamenti accettabili si é abbassato (dall’altezza della fronte a quella delle fogne).

All’inizio del XXI secolo, improvvisamente ci si accorge che l’economia italiana perde colpi, fatica a competere. Io direi, ci penso da qualche annetto: non é eccessivo pretendere la competitività, se il Paese é disastrato, anzi una parte di esso non funziona ? Si puo’ avere competitività in una società che arranca ?

A ognuno la sua risposta.

Antonio Greco (consulente in TLC, ex funzionario europeo, Parigi)
ANGREMA@wanadoo.fr

(il sottoscritto é disponibile per una presentazione sulle cause dei guai italiani, davanti a pubblico qualificato e interessato a arrestare il degrado accelerato del sistema Italia)
antonio greco is offline  
Vecchio 25-05-2006, 15.37.59   #2
Monica 3
Ospite abituale
 
Data registrazione: 08-06-2005
Messaggi: 697
Ciao Antonio,

la discussione che sollevi è interessante. Tornare o non tornare? Me lo domando quasi ogni giorno.

E' vero, noi italiani abbiamo alcuni schemi comportamentali piuttosto pesanti e difficile da correggere e questi attraversano tutto il paese e tutte le classi sociali. E' vero che da lontano si vedono meglio.

Non trovo però completamente corrispondenti ai fatti le informazioni che tu dai sul paese in cui vivi. Innanzi tutto ci vivi con una pensione da funzionario europeo e con quella ti assicuro che è piuttosto facile viver ovunque.

La Francia, anche se sta meglio dell'Italia, non sta così bene come dici. Numerosi sono i lavoratori francesi che migrano verso la Lorena per poter venire a lavorare, come frontalieri, a Lussemburgo, dove tra l'altro prosperano i risparmi di benestanti cittadini francesi. Inoltre, non mi sembra che alcune scelte del tuo paese d'accoglienza siano esattamente espressione di integrità, come per esempio piazzare le proprie centrali nucleari proprio al confine con i paesi limitrofi (noi da qui vediamo i vapori di quella di Cattenom), o condurre una politica di cooperazione piuttosto corrotta con le sue ex-colonie.

Se parliamo poi dei poteri all'interno delle istituzioni europee, si sa che non sono liberi da influenze massoniche o dell'Opus Dei.

Se si torna in Italia, io credo che non si debba in continuazione battere il tasto sulla corruzione degli italiani, perché in forme diverse la corruzione è un po' ovunque.

Credo piuttosto che si tratti di creare microrealtà funzionanti impegnando la creatività e l'energia dei giovani, a cui si possono trasmettere alcune delle esperienze positive che abbiamo avuto altrove.

Mi piacerebbe ascoltare anche l'opinione di altri residenti all'estero a questo proposito.

Monica 3 is offline  
Vecchio 25-05-2006, 16.16.02   #3
antonio greco
L' Emigrato
 
Data registrazione: 26-05-2004
Messaggi: 637
PROBLEMI FRANCESI

Ciao Monica,

non penso affatto che l' economia francese vada bene. Ha problemi enormi, per motivi ben diversi da quelli italiani.

Se sei interessata all' argom. inviami il tuo indirizzo, ti copierei la lettera che sto inviando a Villepin, per dirgli che potrebbe far qualcosa di buono per l' economia. Il problema é che glie lo deve suggerire uno straniero, perché un Francese non lo vede.

Quello che hanno in Francia, di bello: un' amministrazione perfettamente funzionante, a livello nazionale e locale. Anzi forse i Francesi sono fra i migliori "gestionnaires" d' Europa.


FRANCIA, IL PAESE DELLE REGOLE
ITALIA, LE REGOLE SONO COME IL TEMPO: DIPENDE....

Discorrendo con un altro emigrato a Parigi, facciamo il punto. La crisi in atto in Italia, conveniamo, potrà meglio essere combattuta se facciamo qualche paragone con il resto dell’ Europa. Dopo, sarà più facilmente possibile identificare qualche handicap di cui forse occorrerà liberarsi.

L’ amico mi dice “le nostre regole sono antiquate”. Gli rispondo: “Prima di dire che abbiamo delle regole, dimostrami che esse non stanno solo sulla carta, ma sono applicate”. Come é in genere nei Paesi della U.E.

Il dialogo allora si sposta: “Cerchiamo di capire perché gli Italiani sono l’ eccezione della U.E.. Seguono le regole quando ...... il tempo é buono. Ma, se il tempo cambia......”.

L’ esempio francese.

Nella cultura e nel DNA dei Francesi ci sono geni latini e geni germanici (i Franchi erano germanici). Dai latini i Francesi hanno ereditato una certa tendenza alla confusione (le bordel, in francese). Ma la loro logica, molto diffusa in ogni angolo del Paese, forse dovuta anche al posto privilegiato che la matematica ha nell’ insegnamento, ha permesso loro di ridimensionare questa tendenza alla confusione. Anche per il grande uso, sempre di derivazione germanica, della disciplina. E con l’ inquadramento di ogni situazione sociale in una casistica o in un quadro esplicativo. E, infine, con molta regolamentazione.

Nella vita sociale francese, a ogni situazione ci puo’ essere la relativa regola da seguire. Tante regole sembrano inalterate da decenni. Esse infatti danno risultati costanti e possono ostacolare le evoluzioni. Di conseguenza, la vita di un Francese (o almeno di un parigino) non é semplice. Anche perché i Francesi le seguono, le regole. Sarà questo il motivo per cui i Francesi sono stati definiti degli “Italiani di cattivo umore” ? A Parigi, infatti, il cattivo umore é facilmente visibile.

La stampa nazionale parla del problema, coll’ avvento della U.E., della mancanza di creatività e d’ iniziativa. Con ripercussioni sul quadro economico. Ma non spiega come la creatività e l’iniziativa potrebbero svilupparsi nel Paese delle regole. Nel Paese dove, in classe, é spesso mal tollerato che un alunno prenda la parola.

Ci si accorge anche, a Parigi, che le variazioni di comportamento fra diverse persone sono limitate. Mi sono persino chiesto se ci sono variazioni nei processi mentali di persone diverse, le quali seguono, con costanza e convinzione, le stesse regole.

Ma le regole sono troppe. Persino gli alberi dei giardini pubblici sono soggetti ad una regolamentazione. Come le intelligenze sono modellate (si potrebbe dire stampate) dal sistema scolastico, granitico, quasi staliniano (il cui più grosso problema é l’échec scolastico), cosi gli alberi sono standardizzati dai giardinieri. Nei giardini prevalgono i coni e i cubi. Con un po’ di fantasia, un giardiniere puo’ arrischiare una sfera. L’ incanto della natura, dello sviluppo vegetale, con tali eccessi, ha difficoltà ad apparire. Ma, per un Francese, i giardini devono essere cosi, inquadrati. Come la loro vita.

L’ esempio italiano

Uno dei motivi per cui la società italiana funziona sempre meno (in talune regioni c’é oggi un’ evoluzione, negativa purtroppo): ognuno puo’ farsi la sua interpretazione personale delle regole. Severgnini ha scritto “tanti Italiani si fanno il proprio codice à la carte”. In tante situazioni sociali, la reazione del sistema alla richiesta del cittadino é, troppo spesso, imprevedibile. Quando non nulla. Un altro fattore che concorre alla inaffidabilità sociale in aumento, ormai. Purtroppo non é il solo.

La mia valutazione: se le nostre regole fossero scritte come in Francia, chiare, precise, indiscutibili, metalliche, una sola interpretazione, allora gli Italiani forse le seguirebbero. Ma per poter arrivare a tanto, parecchie condizioni sarebbero necessarie. La prima: condannare ed estirpare il doppio linguaggio (in pratica, avvicinarsi all’ Europa). Il quale é una delle tante fonti della inaffidabilità sociale odierna. Occorrerebbe imparare che c’é una sola verità. E anche una sola giustizia. Sarà possibile ? Per ora no, bisognerebbe, io credo, prima eliminare la confusione. Il casino cioé. Ma non é la sola condizione, ce ne sono ben altre.

Se la società italiana si avviasse verso la chiarezza di espressione (cristalclear), ne avremmo alcune conseguenze. Anzitutto nella vita sociale diminuirebbero i contenziosi. Manderemmo qualche avvocato a spasso, ma forse disintaseremmo i corridoi dei palazzi di giustizia. Quei corridoi ove oggi ci vogliono i semafori. La gestione dei contratti, privati o pubblici, sarebbe meno costosa. L’ interesse privato in atti d’ ufficio, ora diffuso mi sembra, sarebbe meno facilitato. Potremmo persino immaginare che i funzionari pubblici diventino responsabili. Oggi non lo sono, con la regolamentazione e il codice che ci ritroviamo. Nel sistema fiscale poi, per fare un altro esempio, si potrebbe eliminare la specialità italiana del condono, annuale o semestrale. Nelle assemblee infine, di qualsiasi tipo, parlamentari o condominiali, sarebbe più facile concordare delle conclusioni e delle linee di azione. Cioé fare come in Europa........Molto meglio che litigare......

Un sogno

Ancora un esempio delle conseguenze della chiarezza (se la instaurassimo un giorno come obbligatoria). Forse sarebbe scoraggiata l’ approssimazione, oggi troppo diffusa. Inoltre non avremmo più il primato europeo dei giorni di sciopero. Ma, sopratutto si potrebbe dire agli Italiani: le regole ora sono chiare, seguitele. Si potrebbe allora cominciare con la severità, buttando dalla finestra l’ impunità garantita.

La società italiana potrebbe divenire affidabile. L’ economia ne guadagnerebbe.

E solo un sogno, o potrà essere realtà ?

Io credo che dipenda dalla maturità di una società. Nel senso che una società matura e responsabile sa rinnovarsi (anche per divenire europea).

Riletterci su ?

Italiani e Francesi, popoli cugini. Fratelli, non direi, siamo agli opposti. E se collaborassimo in qualche settore ?

Allora i Francesi potrebbero mostrarci come si gestisce efficacemente un macrosistema (un Paese, una regione, una multinazionale). Noi potremmo mostrare loro come nasce sui banchi della scuola la creatività, l’ iniziativa. Permetteremmo loro di commercializzare meglio i prodotti della loro organizzazione e della loro industria. Ma soprattutto, essi potrebbero liberarsi, col nostro aiuto, del problema nazionale: l’ échec scolaire.

Se invece restiamo ognuno col nostro orgoglio, rischiamo di essere stritolati dal Villaggio Globale. Sarebbe come darla vinta agli asiatici.

Antonio Greco
ANGREMA@wanadoo.fr

(disponibile per una presentazione delle cause dei guai italiani)
antonio greco is offline  
Vecchio 26-05-2006, 16.30.27   #4
acquario69
Moderatore
 
L'avatar di acquario69
 
Data registrazione: 10-04-2006
Messaggi: 1,444
a me sembra che si sta puntando l'attenzione sulle problematiche italiane come il voler prendere la lente d'ingrandimento per vedere solo un pezzetto di un puzzle...secondo me se proviamo ad allargare la visuale delle cose ci accorgiamo che l'intero puzzle si sta sgretolando da tutte le parti e forse in italia la cosa e' piu accentuata perche finora e' andata avanti grazie allo spirito individuale del popolo stesso,ora questo concetto di andare avanti in questo modo viene spazzato via dalla globalizazione...ma siamo veramente sicuri che prendendo la strada della globalizazzione non cadiamo dalla padella alla brace,per tutti quanti nessuno escluso?..la mia impressione(sbagliata forse) e' che tutto questo ci sta portando verso un livellamento senza alcuna possibilita di ritorno...allora personalmente preferivo la qualita di un prodotto italiano,fatto con tutte le contraddizioni possibili che merce da quattro soldi dei cinesi,sottopagati e sfruttati dalle multinazionali.
un po contorto il mio discorso ma la butto la come me venuto meglio...
acquario69 is offline  
Vecchio 30-05-2006, 12.54.58   #5
SebastianoTV83
Utente bannato
 
Data registrazione: 11-05-2005
Messaggi: 639
Antonio,

come sai bene sono europeista convinto per la secessione del Triveneto dall'Italia. Spesso mi sento dare del Leghista per questo, mentre detesto la ristrettezza mentale di quel gruppo politico con le sue pretese quasi nazifasciste. Non possiamo attribuire la colpa al Meridione per quello che sta succedendo, nonostante i meridionali abbiano una cultura completamente diversa da quella dei settentrionali. Il Meridione è vittima di un governo mafioso e dell'Unificazione d'Italia tanto quanto qualunque popolo si trovi nel territorio nazionale. Siamo invece l'unico paese al mondo a tenere il Vaticano nella capitale e a possedere una classe politica (di destra e sinistra) che gira attorno al Papa quanto i fecalomi ruotano attorno alla voragine dello scarico dell'acqua per precipitarsi nell'assurda vacuità del cesso. Le destre europee sono molto più progressiste della sinistra italiana che invece di mandare a FARE IN CULO (che poi gli piacerebbe pure) la Cardinalessa Ruina, la Papessa iniqua e pompinara Benedetta XVI e tutta l'allegra famiglia delle condanne morali, quando si permettono di mettere lingua sulla gestione di uno Stato.

Il meridione sta patendo. Il meridione è prigioniero di pochi. Il meridione ha il problema dell'omertà, del silenzio, della rassegnazione (tipica delle popolazioni dei climi caldi). MERIDIONE! Alza quella testa! Puoi essere un mucchio di province sottomesse o uno stato europeo!
SebastianoTV83 is offline  
Vecchio 30-05-2006, 14.50.48   #6
bside
Ospite abituale
 
L'avatar di bside
 
Data registrazione: 09-09-2005
Messaggi: 383
>Le destre europee sono molto più progressiste della sinistra >italiana

Forse volevi dire che la sinistra italiana è meno progressista delle sinistre europee (anche se ne dubito), perché non mi pare che le destre in europa siano così tanto progressiste.
Diciamo che al contrario dei paesi Europei, penso alla Francia, praticamente non esiste in Italia una destra autenticamente liberale. Infatti la politica italiana è stata ed è condizionata dai cattolici che hanno spadroneggiato nel paese per più di quarantanni.
Di un tale inquinamento politico, la sinistra che mai è stata maggioranza, non ha potuto e non può non tenerne conto. Da qui l'allenza "strategica" con quella parte dei cattolici più liberali e progressisti.
Paradossalmente è la sinistra italiana oggi che rappresenta meglio il liberalismo democratico sia in campo economico che sul tema dei diritti. Altro che pericolo rosso!!!

Una volta fatto il triveneto cosa avrete guadagnato e cosa avrete perso?


bside is offline  
Vecchio 30-05-2006, 15.03.52   #7
SebastianoTV83
Utente bannato
 
Data registrazione: 11-05-2005
Messaggi: 639
scusa bside ma le destre europee hanno accettato i pacs e quelle che non l'hanno fatto ci stanno lavorando perchè hanno imparato a riconoscere i diritti umani minimi.
Non preoccuparti che il comunismo è un male come tutti gli ideali che tentano di imporsi in un mondo reale e che ideale non è. Mettiamoci il cuore in pace su questo e cerchiamo di costruire un sistema di governo apartitico.

Col Triveneto perdiamo l'Italia e guadagnamo l'inzio di un'Europa dei popoli e non delle nazioni costruire con il sopruso e la violenza.
SebastianoTV83 is offline  
Vecchio 30-05-2006, 17.11.20   #8
bside
Ospite abituale
 
L'avatar di bside
 
Data registrazione: 09-09-2005
Messaggi: 383
>le destre europee hanno accettato i pacs

Senza dubbio, ma in quei paesi dove esiste una destra liberale. In Italia invece c'è una destra cattolica, postfascista e populista. Le difficoltà e le resistenze maggiori s'incontrano sempre, guarda caso, nei paesi dove è più forte il cattolicesimo...

>Non preoccuparti che il comunismo è un male come tutti gli >ideali che tentano di imporsi in un mondo reale e che ideale >non è. Mettiamoci il cuore in pace su questo e cerchiamo di >costruire un sistema di governo apartitico

Una qualsiasi idea che si vuole imporre agli altri costituisce un male.

Un governo apartitico è un'illusione. Anche se non esistessero i partiti, gli individui tenderebbero lo stesso ad associarsi in altre forme e modi.


>Col Triveneto perdiamo l'Italia e guadagnamo l'inzio di >un'Europa dei popoli e non delle nazioni costruire con il >sopruso e la violenza.

Mah! io tutta questa appartenenza territoriale proprio non la sento; e non mi sento così diverso da un qualsiasi altro cittadino del mondo.
L'esser nati in un posto o in un altro è solo frutto del caso. Costruiamo piuttosto un'europa dei diritti sociali...


bside is offline  
Vecchio 30-05-2006, 18.56.48   #9
SebastianoTV83
Utente bannato
 
Data registrazione: 11-05-2005
Messaggi: 639
bside.. dovresti sapere che la cultura di un popolo si fonda sul territorio in cui vive. non mi aspettavo tanta leggerezza di giudizio da un ateo come te! la cultura e la storia si sviluppano in relazione al territorio e non a ideali (che riguardano, come la religione, il singolo individuo) più o meno condivisi. Io mi sento cittadino del mondo quanto te. questo non cancella la mia identità di Veneto, cresciuto in Veneto da genitori che discendono direttamente dalla popolazione che ha occupato questo territorio nel XIII sec. a.C., anche se con delle minime influenze da parte di altre etnie. Vivo a Treviso e Venezia è vicina, con 1000 anni di Repubblica autonoma che dei Savoia conosceva l'esistenza giusto come gli angeli conoscono l'esistenza delle formiche.
L'Italia è un male. La Chiesa è un male. L'unica speranza per i popoli che vivono nella penisola italiana è l'Europa, ma solo come stati indipendenti, senza l'intermediazione di una Roma al guinzaglio dei papisti.
SebastianoTV83 is offline  
Vecchio 30-05-2006, 21.48.50   #10
bside
Ospite abituale
 
L'avatar di bside
 
Data registrazione: 09-09-2005
Messaggi: 383
Non mi pare di avere espresso un giudizio leggero nei tuoi confronti. Io parlo per me, e ho solo detto che il legame che mi lega al posto in cui sono nato è puramente sentimentale e nulla di più. Fossi nato da un'altra parte del pianeta sarebbe stato lo stesso penso. Che la storia sia fatta di luoghi, be' chi lo nega, ma le differenze culturali e territoriali esistono in qualsiasi paese, anche in francia o in spagna o in germania. Questo deve significare la dissoluzione degli stati nazionali in micronazioni? Con quali vantaggi?

Se poi la Lega Lombarda vuole valorizzare e rappresentare la cultura lombarda, be' sono contento di essermi trasferito in Emilia!


bside is offline  

 



Note Legali - Diritti d'autore - Privacy e Cookies
Forum attivo dal 1 aprile 2002 al 29 febbraio 2016 - Per i contenuti Copyright © Riflessioni.it