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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere.
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Vecchio 08-12-2003, 15.17.13   #1
Zarathustra83
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Data registrazione: 05-12-2003
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Spirito apollineo o spirito dionisiaco?

é meglio essere razionali soltanto, oppure istintivi?
Meglio il sentimento senza criterio o la ragione senza sentimento?
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Vecchio 08-12-2003, 17.34.58   #2
Dunadan
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Io prediligo la razionalità, però comprendo il perchè Nietzsche abbia introdotto questo ritorno al Dionisiaco. E' un modo per rendere l'uomo più intuitivo, più selvaggio, ISTINTIVO, l'uomo che riscopre la sua vera natura.

Tutto ciò si collega al mio messaggio sull'amore e l'odio per la tecnologia.

Ti dirò, la mia vita si basa sull'apollineo, ricerca di razionalità, però ogni tanto sento in me che questo spirito di apollo OPPRIME I MIEI ISTINTI, EVITA CHE IO SIA VERAMENTE ME STESSO, schiaccia i miei istinti... non mi sento del tutto realizzato come uomo-animale.

E quindi, visto che però questa società non la si può cambiare, COSA FARE?
LA SOLITA RISPOSTA BANALE, OVVIA, RIPETITIVA: trovare un equilibrio tra i due spiriti... la via di mezzo ha applicazione in miriadi di problemi.
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Vecchio 08-12-2003, 21.12.03   #3
Moonlit knight
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L'uomo e' un animale con la tragione, ma pur sempre un animale, deve usare, finche' puo' la ragione ma questa non basta, di conseguenza non deve accantonare del tutto la parte istintiva o addirittura "animalesca" che lo caratterizza...
Per quanto possa essere banale, secondo me la soluzione giusta e' la solita "via di mezzo"...
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Vecchio 09-12-2003, 10.33.50   #4
Zarathustra83
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Dioniso on line

io invece preferisco lo spirito dionisiaco...la razionalità, a mio parere, ci rende troppo freddi e distaccati dalla realtà. in me prevalgono molto le passioni: amo e odio con tutta me stessa, soffro, gioisco senza criterio ( alla faccia dei predicatori dell'aurea mediocritas). La razionalità tende a difenderci un pò dalla violenza degli affetti ma così facendo essi non vengono mai fuori ,si accumulano nel nostro ego ed esplodono poi in maniera incontrollata...
come si fa a mantenere l'equilibrio tra due (chiamiamole così) entità di pari forza? Tra lo spirito freddo e lo spirito danzante? come può l'uomo farsene mediatore? a voi l'ardua sentenza!
Zarathustra83 is offline  
Vecchio 09-12-2003, 18.40.12   #5
Dunadan
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Forse l'equilibrio non si trova, ma questo non centra, si può comunque vivere cercando qull'equilibrio introvabile.

A te piacerebbe che lo spirito dionisiaco prevalesse...ma se prevalesse totalmente andresti delirando e non ragionando come stai facendo con noi ora.
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Vecchio 11-12-2003, 10.09.11   #6
Zarathustra83
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Giusto...anche se l'equilibrio non esiste,bisogna vivere per cercarlo...
In fondo anche questa è un aspetto della vita che bisogna accettare! La vita non è forse la tragedia eroica del conflitto tra due spiriti?
Saluti !!!
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Vecchio 11-12-2003, 10.59.01   #7
Marco_532
Vivi!
 
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La volontà di potenza.
Schopenhauer è il maestro e il precursore, ed è lui ad indicare a Nietzsche la via del rovesciamento della metafisica. Ma è solo prendendo le distanze nei confronti del maestro che Nietzsche realizza davvero il suo superamento. È vero che certe nozioni fondamentali della sua filosofia, come quella della volontà di potenza, derivino dal pensiero schopenhaureiano, ma è altrettanto vero che egli le sottopone a un radicale capovolgimento, operando una vera e propria decostruzione dei concetti. Così, dopo aver condotto una vera e propria critica della nozione di volontà e denunciato l’abuso di chi la promuove a sostrato metafisico, egli conserva il termine nella formula più rilevante della sua filosofia, ma ne restringe l’impiego all’ambito esclusivamente metaforico. Non siamo forse indotti a usare metafore qualora vogliamo definire l’Essere e pensare il mondo? Rinchiusi dentro il linguaggio e dentro il nostro sistema d’interpretazioni, o di rappresentazioni, siamo costretti ad antropomorfizzare il mondo, ossia a proiettare su di esso nozioni proprie della nostra vita ed esperienza. Lo stesso accade per la volontà. Ma nell’espressione “wille zur macht” il termine privilegiato è “macht” (potenza); a meno che non si debba assegnare la priorità a “zur”, che designa il movimento verso, in vista della potenza. Privilegiando lo sforzo verso un più di potenza, e non un qualche stato di potenza o un’esaltazione della volontà, Nietzsche ritrova il pensiero di Spinosa, condotto però alle sue conseguenze più rigorose e non limitato alla semplice idea dell’autoconservazione : “I filosofi dovrebbero riflettere prima di stabilire l’istinto di conservazione come istinto cardinale di un essere organico. Un’entità vivente vuole soprattutto scatenare la sua forza – la vita stessa è volontà di potenza : - l’autoconservazione è soltanto una delle indirette e più frequenti conseguenze di ciò. – Insomma, in questo, come in qualsiasi altro caso, guardiamoci dai principi teologici superflui! – quale è quello dell’autoconservazione (lo dobbiamo all’inconseguenza di Spoinoza).” Ancora una volta, sulla scorta di Spinosa, Nietzsche definisce la vita in base alla capacità di suscitare o subire affezioni, imporre le proprie prospettive e i propri giudizi di valore o sottomettersi a quelli degli altri, integrare una quantità di affetti in vista di un aumento di potenza o essere sopraffatti da ciò che proviene dall’esterno e diventa funzione. Se vivere però presuppone l’aumento di potenza, questo significa rimettere in causa ogni posizione dominante, anche se a spese del proprio stesso benessere. Mentre i deboli e i malati idolatrano la potenza, i forti, i “veri potenti”, sono infatti esseri desideranti la cui volontà affermativa vuole rilanciare sempre nuove possibilità di vita e d’ interpretazione. Ecco perché l’ideologia nazista e le politiche fasciste, sono esattamente il contrario del pensiero di Nietzsche, malgrado gli equivoci storici e i tentativi di annessione.Questa volontà che Nietzsche presenta, in funzione della propria strategia filosofica, come una metafora, una legge psico-fisiologica , o anche un motore della storia, è destinata ad incarnarsi in una figura del desiderio affermativo e traboccante, quella di Dionisio.

Apollo e Dionisio.
L’idea del dionisiaco è il fondamento dell’iniziale metafisica di Nietzsche, ispirata a Schopenhauer e anche a un certo hegelismo, ma contiene già, in germe, tutti gli elementi che ne faranno l’invenzione più personale della filosofia nietzschiana. In “La nascita della Tragedia”, Nietzsche pone l’esistenza di due principi metafisici, che sono anche due manifestazioni del desiderio, e sono raffigurati dalle due divinità antagoniste di Apollo e Dionisio. Il primo rappresenta la padronanza degli affetti mediante l’intelletto, un desiderio sottomesso al severo controllo del super-io, che difende la misura, il principio dell’individuazione e un ordine sociale rigoroso. Grazie al velo delle apparenze e alla seduzione delle belle forme, egli protegge dalla violenza degli affetti e dalla terribile verità su cui si fonda l’esistenza. Dionisio, al contrario, incarna l’incontinenza della pulsione e la potenza trasgressiva del desiderio. Infrangendo ogni regola e opponendosi, nel cuore stesso dell’individuo, all’integrità del suo essere, egli è il Dio dell’estasi e dell’ebrezza. Colui che esprime il primordiale desiderio metafisico del ritorno all’Uno fondamentale :” Sorge un’aspirazione che va oltre il mondo, verso la morte, al di là degli stessi dèi ; l’esistenza viene negata, insieme con il suo luminoso e splendente riflesso negli dèi o in un al di là immortale.” All’apparenza dunque, Dionisio rappresenta una saggezza pessimista e la dimensione schopenhaueriana di un desiderio che aspira all’annullamento del sé. Tuttavia, Nietzsche, afferma l’eternità dei due principi contrari del dionisiaco e dell’apollineo, e il piacere goduto dallo stesso Essere, e finisce per affermare che, malgrado l’attenzione del desiderio dionisiaco per il nulla, a prevalere sono la potenza e la volontà di vita : “Siamo veramente per brevi istanti l’essere originario in sé e ne sentiamo l’indomabile brama di esistere, la gioia di esistere; la lotta, il tormento, l’annientamento dei fenomeni ci sembrano ora quasi necessari, nell’enorme sovrabbondanza delle innumerevoli forme d’esistenza che incalzano, si spingono e urgono per aver vita, data l’esuberante fecondità della volontà universale; in noi sta confitto il furibondo pungiglione di questi tormenti, e ciò nello stesso istante in cui siamo fusi con quella sconfinata, originaria gioia di vivere e, in dionisiache estasi, abbiamo il presentimento dell’indistruttibilità e dell’eternità di questa gioia di vivere.”

Il desiderio dionisiaco.
Il senso profondo della figura di Dionisio, consiste nella felice integrazione della morte con e mediante la vita, l’affermazione della vita fin dentro la morte. La morte è voluta come condizione della vita e di una perpetua rinascita, e la crudeltà e il dolore sono condizioni dell’esistenza. Per cui, la morte di Dio o la distruzione dell’individualità, invece di essere l’espressione di una pulsione di morte, esaltano la necessità di morire più volte a se stessi per rinascere in una volontà affermativa dell’esistenza. L’idea del superuomo, esprime questa logica e questo stesso desiderio, con la distruzione del proprio sistema di valori, le proprie illusioni di potere, al fine di tendere, una volta di più, verso la potenza, ossia, cercare, per sé e gli altri, nuove interpretazioni e nuove prospettive. In questo, Nietzsche ha rovesciato l’etica schopenhaueriana e ha ritrovato la positività del desiderio dell’etica spinoziana.

Ciao, .
Marco_532 is offline  
Vecchio 14-12-2003, 22.47.42   #8
Dunadan
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Ok Marco, Ma la tua opinione?

Apollineo o dionisiaco?
Dunadan is offline  
Vecchio 14-12-2003, 23.16.46   #9
Woodstock
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strumenti

Credo che tanto lo spirito apollineo che quello dionisiaco vadano intesi più come due "strumenti" da utilizzare che come due modus vivendi da seguire rigidamente.

Nessuno dei due va condannato, e sta ad ognuno poter e saper scegliere quale dei due poter far proprio sempre o temporaneamente. E' una bella cosa l'acquisire la libertà interiore e l'indipendenza dai condizionamenti interiori o esteriori per poter far sì che questa scelta sia sempre per il proprio bene e per il meglio.
Woodstock is offline  
Vecchio 15-12-2003, 01.04.38   #10
Marco_532
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X Dunadan.

...credevo di averti risposto...

Preferisco il dionisiaco e cioè :

Il desiderio dionisiaco.
Il senso profondo della figura di Dionisio, consiste nella felice integrazione della morte con e mediante la vita, l’affermazione della vita fin dentro la morte. La morte è voluta come condizione della vita e di una perpetua rinascita, e la crudeltà e il dolore sono condizioni dell’esistenza. Per cui, la morte di Dio o la distruzione dell’individualità, invece di essere l’espressione di una pulsione di morte, esaltano la necessità di morire più volte a se stessi per rinascere in una volontà affermativa dell’esistenza. L’idea del superuomo, esprime questa logica e questo stesso desiderio, con la distruzione del proprio sistema di valori, le proprie illusioni di potere, al fine di tendere, una volta di più, verso la potenza, ossia, cercare, per sé e gli altri, nuove interpretazioni e nuove prospettive. In questo, Nietzsche ha rovesciato l’etica schopenhaueriana e ha ritrovato la positività del desiderio dell’etica spinoziana.
Marco_532 is offline  

 



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