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Vecchio 01-01-2005, 18.42.49   #1
VanLag
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Religione? No Grazie!

Ho già evidenziato come il santo, l’illuminato, il messia, l’avatar, siano stati posti come modello ideale che ognuno di noi dovrebbe imitare e come questo abbia, di fatto, generato il disagio dentro di noi, perché più cresce l’universalità di quel modello, più ciascuno di noi si sentirà “fuori posto”. Alla stessa maniera in cui, postulare uno stato di conoscenza o di illuminazione, abbia il solo scopo di fare sentire “deficiente” chi in questo stato non c’è e quindi renderlo dipendente da noi. “io so” tu “non sai” è sempre stato un fatto di potere.
In realtà siccome esistono sei miliardi di uomini ciascuno diverso dall’altro, diventa impossibile dire chi sa e chi no, chi conosce e chi no, chi è illuminato e chi no, come diventa impossibile definire il modello di perfezione, che dovrebbe inequivocabilmente essere uno, perché già due, non è più perfezione.
Comunque questo ulteriore scritto, (forse poco discorsivo in quanto è stralciato da un mio studio più ampio), vuole fare un ulteriore passo nella direzione di dimostrare la negatività del modo in cui è usato il pensiero religioso e lo fa dimostrando il nesso che esiste tra l’orgoglio razziale e le religioni.

Come ho già espresso più volte è’ mio parere che solo comprendendo cosa è successo al pensiero umano nella sua evoluzione, come è perché siano nate certe false verità, sia possibile rettificare le nostre vie verso un futuro che sia più luminoso. (Insomma una sorta di psicoanalisi applicata a tutta la cultura dell'uomo).

Nelle religioni monoteiste l’orgoglio razziale nasce a seguito della storia del popolo ebraico.

Stanziati originariamente, in Caldea gli ebrei che, appartengono alla grande famiglia semitica, emigrarono nella fertile regione del Goshen, (oriente del delta del Nilo in Egitto), travolti dall’invasione degli Hiksos (5). La riscossa egiziana del 1300 liberò il paese dagli Hiksos ed è a questo periodo che si riferisce l’Esodo, (il secondo libro dell’Antico Testamento), che narra appunto delle peripezie del popolo ebraico guidato da Mosè fino all’arrivo in Palestina.
Per contrapporsi alle popolazioni già stanziate nella zona gli Ebrei, vissuti fino allora divisi in tribù con costituzione patriarcale o famigliare sentirono il bisogno di unirsi sotto capi militari, che li guidassero alla conquista della terra promessa. Sull’esempio immediato dei popoli vicini, gli Ebrei organizzarono il loro stato in forma monarchica e svilupparono la loro religione in senso nazionalistico. La casta sacerdotale si assicurò l’obbedienza assoluta del popolo, diffondendo la leggenda di un "patto" che Dio stesso avrebbe stipulato con Mosè" al momento dell’uscita dall’Egitto. In base a tale patto Jahvè prometteva eterna protezione e stabilità in Palestina al popolo ebraico, se questo avesse sempre osservato la sua legge e gli fosse rimasto fedele. Jahvè avrebbe fatto gli ebrei "superiori a tutti gli altri popoli", "numerosi come la polvere della terra," "come le stelle del cielo e la sabbia del mare." Essi sarebbero diventati "una grande nazione" ed avrebbero occupato "tutto il paese tra il Nilo e l’Eufrate." In cambio di queste magnifiche promesse il popolo ebraico avrebbe dovuto mantenere fede alla Legge, che i sacerdoti finsero di aver trovato nel Tempio di Gerusalemme, in manoscritti risalenti a Mosè in persona.
Marcello Craveri nella sua ricostruzione storica della vita di Gesù sostiene il seguente concetto: - Nessuna gente, come quella Ebraica, ha così potentemente radicato l’orgoglio della propria razza, spinto fino al disprezzo degli altri popoli, e il bisogno di indipendenza, che sa diventare disperata ed eroica resistenza ad ogni forma d’oppressione. Questo esclusivismo razziale deriva agli Ebrei dalle loro vicende storiche e dalla loro religione.

Nell’induismo l’orgoglio razziale anima il più grande poema epico di quella religione (Mahabarata).

Nel Mahabarata, (12) poema epico dove viene raccontata l’origine della storia umana l’autore, (ignoto), descrive l’umanità divisa in due eserciti che si scontrano sul campo di Kurukshetra per il possesso del mondo. Una parte è capeggiata dai Pandavas la cui paternità si fa risalire agli dei. Dall’altra parte ci sono gli Kauravas, la cui nascita umana è a dir poco "inusuale". La madre, infatti, alla fine del concepimento, partorisce una fredda palla di carne. Fu il saggio Vyasa a suggerire di dividere la palla in cento pezzi e di metterla in una giara. Da quei cento pezzi nacque l’altra parte dell’umanità. La guerra tra i due eserciti vedrà, dopo mille vicissitudini ed alterne vicende, che compongono il corpo del poema, i figli degli dei trionfare sui rivali con l’aiuto di Krishna.
E’ interessante vedere come l’autore del Mahabarata si serva di migliaia di versi intrisi di imprese epiche per coprire quel fazioso particolare sulle origini dell’uomo e altrettanto interessante è come il lettore, avvinto dal racconto, abbocchi all’amo perdendosi negli effetti e dimenticandone le cause.
Altrettanto notevole è rilevare che ad un certo punto del poema vi è inclusa la Bhagavad Gita, (si pensa aggiunta a posteriori), che rappresenta uno dei massimi insegnamenti e che per milioni di indiani è ancora oggi una sorta di bibbia. E’ un testo molto bello, di una morale struggente e fortissima, peccato che sia inserita in un contesto totalmente immorale, il fatto cioè, che l’autore avesse diviso arbitrariamente l’umanità in semidei concepiti da grembo di donna ma da padre divino ed umani, o sub-umani nati da una palla di carne. L’autore, per altro, non si perita di spiegare il perché di una maternità così anomala che pure non trova nessuna analogia neppure nella mitologica.

Ultima modifica di VanLag : 01-01-2005 alle ore 18.49.12.
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Vecchio 02-01-2005, 06.43.39   #2
leibnicht
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Mi rallegro

e, finalmente, se la mia approvazione non ti risulterà controproducente e preoccupante, hai il mio plauso incondizionato.
Molto tempo prima di dirigermi ai miei interessi attuali, in parallelo con essi, giunsi anch'io alla convinzione che le religioni, come ogni altra forma di misticismo, rappresentano una scorciatoia dialettica alla condizione hegeliana di Servitù-Signoria.
Segnatamente, in questo, le religioni monoteistiche, le quali si prestarono sempre, a la Machiavelli, ad essere instrumenta regni.
Difficilmente raggiungeremo ancora la saggezza di Roma classica, capace di accogliere, con equanime imparzialità, ogni superstizione deistica. Capace, però, ad un tempo, di investire in questa straordinaria e civile tolleranza, enormi capitali umani ed economici.
Capace di erigere un Pantheon, letteralmente "casa di tutti gli dei", nel quale ogni cittadino dalle più remote provincie dell'Impero, potesse professare le sue convinzioni, senza timore di non ravvisarvi il suo Credo.

Non per nulla, l'avvento monoteistico fece di quel meraviglioso altare alla Tolleranza Universale, un bivacco di simulacri ideologici.
Senza saper osare, tuttavia, di devastarne il senso.
Il Pantheon rappresenta il monumento compiuto dell'Illuminismo e della grandezza debole della finitezza umana.
Eretto da un sentire comune che aveva in uggia, ma con nobile e spassionato rispetto, la superbia di ogni supponenza metafisica che pretendesse al dominio incontrastato delle coscienze.

Spero che tu cominci a comprendere la mia avversione all'islamismo, la quale non cela alcuna istanza religiosa e, men che meno, politica.
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Vecchio 02-01-2005, 11.29.01   #3
VanLag
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Re: Mi rallegro

Citazione:
Messaggio originale inviato da leibnicht
e, finalmente, se la mia approvazione non ti risulterà controproducente e preoccupante, hai il mio plauso incondizionato.
A volte sono un po' vanitoso e gongolo per il plauso....

Citazione:
Spero che tu cominci a comprendere la mia avversione all'islamismo, la quale non cela alcuna istanza religiosa e, men che meno, politica.
L’integralismo islamico, come del resto ogni integralismo, risulta ovviamente inviso, anche a me.
Non mi sfuggono certo le tendenze al terrorismo che da esso nascono, le aberrazioni di certe estremismi verso le donne, ne la chiusura verso le altre religioni che si manifesta con aggressioni verso i Cristiani, non meno che con l’odioso fatto della distruzione dei Budda da parte degli studenti coranici…. Etc. Ne mi sfugge l’aggressività che mostrano verso chiunque osi parlare male del loro profeta, anche solo per manifestare dissenso. Ne mi sfugge che mentre l’Islam vuole costruire a Roma una cattedrale più grande di San Piero, non permetterebbe neppure una piccola chiesa nella loro Medina. E si potrebbe scrivere molto su questo integralismo.

Però credo che la chiusura non solo non serva a nessuno ma che alla lunga sia controproducente. Quello di cui abbiamo veramente bisogno è di un confronto tra “intellettualità pulite” di entrambe le parti, in maniera che loro possano prendere coscienza di come sono percepiti certi loro modi di porsi, così come noi a nostra volta potremmo prendere coscienza di nostri probabili o quasi certi errori nei loro confronti.

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Vecchio 02-01-2005, 17.13.01   #4
kantaishi
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Rispondo a Van Lag.

Benissimo,
tutto ciò che hai scritto nel primo messaggio è esatto ma attento a non sottovalutare l'astuzia della Gestapo cattolica,Buddhista,Comunista, Ebraica ,Nazista ecc.
Tutto quello che hai detto è esatto ma poi?Che fine fai TU?
Diventi nihilista,pessimista,materiali sta?
E' proprio ciò che vogliono loro!!
Loro ti propongono un Dio pazzo furioso e tu lo rifiuti perchè sei abbastanza intelligente.ma non basta,devi allora indagare su quei personaggi di cui le religioni parlano a sproposito.
Chi era veramente Gesù?
Anche il nome è sbagliato perchè si chiamava Isa ibn' Maryam ed era più arabo che Ebreo.E chi era veramente?Era uno dei tanti Buddha cioè un Risvegliato.
Ma spiegare cosa vuol dire risvegliato è piuttosto difficile.
Il primo che ha tentato di spiegare questa faccenda è stato un maestro Indù chiamato Sri Gaudapàda.
Gaudapàda ti dice che esistono 4 livelli di coscienza:

1 - Stato di sonno profondo.
2- Stato di sonno con sogni.
3 - Stato di veglia.
4 - Stato di Turiya o quarto stato.

Pertanto esiste uno stato di risveglio dallo stato di veglia.
E non esistono Santi e Madonne in grado di spiegarti in che cosa consiste: puoi solo entrarci,in quello stato,ma senza avere idea di che cosa sia. Puoi entrarci tramite la meditazione ma anche tramite l'arte .
Il Risvegliato Osho Rajneesh ti dice che non c'è nessuna differenza fra Gesù Cristo e il ballerino russo Nijnski:tutti e due sono dei risvegliati.
E questi risvegliati hanno talenti diversi:uno fa il ballerino,un altro il musicista(Puccini)un altro il pittore(Raffaello)e infine,i più sfortunati,fanno i predicatori e,se la Gestapo religiosa si accorge di loro,nel senso che la gente li segue,li ammazza immediatamente perchè questi predicatori intralciano gli affari della chiesa.
E allora pensaci bene:il Cristo della chiesa cattolica non esiste ma il Cristo Cosmico o semplicemente la Coscienza Cristica esiste ed è la fonte dell'esistenza stessa.
E questa Coscienza Cristica è solo un nome e aggettivo come tanti altri.Può essere chiamata Coscienza del Tao oppure Buddhità
oppure Consapevolezza ecc.
Ma il discorso non finisce qui perchè è interminabile.

Saluti.

kantaishi.
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Vecchio 02-01-2005, 17.59.09   #5
VanLag
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Re: Rispondo a Van Lag.

Citazione:
Messaggio originale inviato da kantaishi
Che fine fai TU? Diventi nihilista,pessimista,materiali sta?

Credo di averti risposto nel 3d sull'Ego in psicologia..... e comunque qui c'è in discussione "la conoscenza" e "la comprensione" di certi meccanismi e non la mia fine, che spero sia decente.......

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Vecchio 02-01-2005, 18.16.45   #6
Wuaw
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pro e contro le religioni

Condivido molte cose ma arrivo a conclusioni un po’ diverse.
Di fronte ai grandi problemi dell’esistenza ci si possono dare diverse risposte.
La prima è quella dello struzzo: ignorarli.
La seconda è filosofica.
La terza è religiosa.
Ammesso che esista una completa distinzione fra la due e la tre.
Le religioni sono quindi risposte a queste fondamentali domande, risposte che sono date in determinati periodi storici, da determinate persone che possiamo considerare illuminate, o ispirate, o superintelligenti, o semplicemente furbe.
Probabilmente una miscela delle varie qualità.
Qualunque sia poi la natura delle persone cui si riferisce la creazione (o la radicale trasformazione) di una determinata religione è sempre vero che le chiese prendono il sopravvento e che da un lato nasce un clero che vive sulle religioni, dall’altro qualunque potentato se ne fa stampella.
A questo non è sfuggito nemmeno il buddismo, malgrado i principi fondamentali dati dal monaco Gotama fossero esattamente opposti ad ogni tipo di gerarchizzazione.
Per contro anche religioni “rivelate” come il cristianesimo hanno trovato affermazioni come alcune di Sant’Agostino che portano ad una ricerca interiore della verità ultima.
Egoisticamente dobbiamo confrontarci con la nostra formazione religiosa, nella misura poi in cui vogliamo dialogare con gli altri, per dare e ricevere aiuto nel nostro cammino spirituale, dobbiamo tenere conto della loro formazione e cultura.
A questo punto non solo è necessario un dialogo, ma è pure necessario sviluppare una visione positiva dell’insieme delle religioni e prendere dalle stesse quanto di buono possono darci.
Mi sono convinto che le religioni e le idee filosofiche espresse dai grandi pensatori antichi e moderni costituiscono una sorta di “rete dello Spirito”, e che ognuno di noi, per casualità di nascita, si trova ad iniziare la conoscenza da un nodo, che in un primo tempo crede sia tutta la realtà.
Dall’altro canto alla base dell’idea di religione sta l’idea di Dio, o se preferite dell’Assoluto, ed è fatale che ogni epoca abbia proiettato in Dio il massimo che poteva concepire. Spesso la funzione delle varie chiese è stata quella di preservare quell’idea di Dio da possibili accrescimenti che avrebbero minato il potere delle gerarchie, impedendo quindi che la coscienza della collettività si evolvesse nella direzione di ampliare il concetto stesso di Dio.
Se partiamo da questa “rete dello Spirito” possiamo ottenere dei vantaggi: intanto la rete funge da rete di sicurezza perché quando ci inerpichiamo da soli è facile cadere. La caduta più frequente per cui la rete può essere utile è quella che consegue alla domanda “cosa sto cercando e perché?”
Poi il concetto di rete fra le religioni comporta la possibilità di una visione comune o quanto meno di favorire, fra i vari gruppi di fedeli, un dialogo paritetico e quindi una visione ed una cooperazione che superino gli egoismi nazionali e privati.
Infine il grande patrimonio concettuale delle religioni può aiutarci nella nostra ricerca, naturalmente quando avremo cominciato ad imparare a fare dentro le stesse le nostre scelte. Per esempio iol confronto fra ciò che stiamo cercando e ciò che ci offrono le varie religioni è spesso illuminante.

Voglio precisare, a scanso di equivoci, che io provengo da una formazione cristiana e che attualmente non mi inquadro in nessuna religione ma mi sento un semplice ricercatore, vicino agli insegnamenti del Tao e del Buddismo Zen.
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Vecchio 02-01-2005, 19.13.55   #7
neman1
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x Kantaishi

Dico la mia..a proposito di comprensioni etc.
Kantaishi, leggo sempre che ti blocchi alle cospirazioni e i complotti, di organizzazioni e destini vari. Non nego l'esistenza di cose del genere, ma averne solo la comprensione negativa secondo me è dovuto ad una ricerca di emozioni forti. E quale emozione più potente di quella della paura della morte o dell'essere bersaglio, vittima di un complotto che menzioni, autoprodotto tra l'altro? Bada a questi trucchetti mentali, eh!!! Mica viviamo in un film di 007. Lo dice anche Krishnamurti che a noi umani piace solo giocare con la paura, ma ad affrontarla veramente......è più facile inventarsi nemici grandi ed organizzati per giustificare la nostra piccolezza, ed eventuale impotenza a combattere, o viceversa, aspirare alla gloria per il mostro sconfitto, vero?
Vedi, le correnti che tu dici che ci impediscono la libertà, secondo la mia comprensione, sono ciò che nel tempio Shaolin per es, costituiva la prova finale. Nessuno ha detto che 'comprendendo' uno raggiunge...bisogna dare dimostrazione ed ESEMPIO di praticità, altrimenti elevare le coscienze non serve a niente se vogliamo migliorare il mondo. Ti riporto quindi una parte del testo trovato su Web per renderti conto di questa prova finale per diventare monaco.

I monaci Shaolin passavano molti anni nel tempio, imparando non solo le varie tecniche del KungFu, ma anche la medicina, lo studio delle erbe e dell’agopuntura, la filosofia e la traduzione dei sutras buddisti. Alla fine il monaco-prete novizio era pronto a partire. La tradizione affermava che avrebbe dovuto imbattersi in una prova finale prima di iniziare il suo sommo cammino nel mondo. La prova consisteva nel passare in un lungo corridoio, che portava verso la porta principale delle mura del tempio, e ai cui lati si nascondevano circa trenta, o quaranta, professionisti molto abili nel KungFu Shaolin. Lo sfidante camminava nella più completa oscurità lungo il corridoio e questi maestri nascosti gli tendevano agguati in determinati punti del percorso: gli attacchi erano portati con calci, pugni, palmi e punte delle dita. Il destinatario doveva cercare di evitare i colpi, nonché rispondere adeguatamente. Molto spesso il monaco che stava per partire non riusciva neanche a percorrere mezzo sentiero prima di essere fermato da una tecnica per cavare gli occhi del sistema denominato “Artiglio di Tigre”, oppure una botta di Mantide, o ancora bloccato con un colpo paralizzante dato con la punta delle dita secondo il sistema del Drago. Coloro i quali riuscivano a superare la prova trovavano alla fine del lungo corridoio una grossa stufa di bronzo, oppure un calderone, che conteneva dell’incenso che bruciava. Questo contenitore bloccava il passaggio per giungere alla porta centrale, quindi per lasciare il tempio il monaco avrebbe dovuto rimuovere l’ostacolo. Sui lati erano incise le figure di un Drago e di una Tigre (alcuni storici affermano che erano decorati con due Draghi). Il monaco utilizzava una specie di cintura e premendo gli avambracci contro le pareti incandescenti del contenitore, doveva spostarlo di lato. Nell’eseguire questo compito terribile, sugli avambracci del monaco venivano incise le figure del Drago e della Tigre.Queste bruciature, simili a tatuaggi, rappresentavano il Diploma del KungFu Shaolin.

Nel testo ci sono alcuni termini tecnici di forme di lotta loro, irrilevanti per noi, ma il concetto c'è. Ora, questo lo dico, arti marziali a parte, perche non sono d'accordo con il tuo dire: ..Che fine fai TU?
Diventi nihilista,pessimista,materiali sta?
E' proprio ciò che vogliono loro!!
Loro ti propongono un Dio pazzo furioso e tu lo rifiuti perchè sei abbastanza intelligente


A te la riflessione su quant'è intelligente il rifiuto e l'opporsi
Saluti, e sempre in simpatia.

Ultima modifica di neman1 : 02-01-2005 alle ore 19.21.54.
neman1 is offline  
Vecchio 02-01-2005, 22.27.39   #8
VanLag
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Ringrazio tutti i contributi……. Quando ho letto la descrizione di neman1 mi è venuta in mente la scena del braciere nei telefilm con David Karradine che faceva il monaco Shaolin.

Che bei tempi…… Non si può restare giovani sempre vero?

A Wuaw, vorrei dire che la tua esposizione mi è piaciuta ma il mio pensiero è più radicale.
Io credo che se dopo migliaia di anni che ci hanno promesso risvegli, illuminazioni e paradisi futuri, siamo ancora qui tutti quanti che ci chiediamo, “ma dove, ma come?” Allora forse c’è qualche cosa di sbagliato in tutta la faccenda. Forse l’uomo è fatto per vivere la vita e non per perdersi in ricerche di soluzioni a problemi inventati.
Per altro Wuaw, nomini Tao e Zen e ti assicuro che, se veramente vuoi cercare, sei su una buona strada.

Leibnicht, vedo che celebri la Roma pagana….. Ora nello stesso scritto, da cui ho stralciato l’analisi che fa corpo di questa discussione, pur avendo in alcuni punti rimarcato tratti positivi del paganesimo, ho fatto un’analisi di senso contrario alla tua. In pratica dovevo spiegare, a me stesso prima di tutto, la facilità di presa del Cristianesimo, quando approdò a roma e quello che ho pensato è quanto segue.

Per meglio capire la presa del cristianesimo nella Roma antica, dobbiamo immaginare lo squilibrio “emotivo” che le filosofie pagane avevano prodotto, squilibrio che per criticità socioculturale può essere paragonata all’America di oggi. Vi era per i cittadini un grande benessere materiale, l’impero godeva di grande potenza e forza militari ed aveva interessi e conquiste distribuiti in tutto il mondo allora conosciuto ma, tutte queste cose positive erano controbilanciate da un grande vuoto di valori. Il positivismo scientifico infatti produce una società materialmente funzionale ma opprimente, in quanto la logica e la ragione trattano solo la materia, cioè ciò che si può pesare e misurare ma negano oltre che l’etica e la morale, anche tutta la sfera emotiva ed affettiva dell’uomo.
Ai cittadini romani, nauseati dal vuoto esistenziale, non dovette sembrare vero scoprire il messaggio di Gesù così vicino all'uomo e così intriso della magia delle religioni misteriche proveniente dall’Asia.


Inutile dire che mi piacerebbe conoscere la tua spassionata opinione in merito, (che magari mi aiuta anche a perfezionare il mio scritto) e anche come spieghi tu la permeabilità della Roma pagana al cristianesimo.

Ultima modifica di VanLag : 02-01-2005 alle ore 22.39.03.
VanLag is offline  
Vecchio 02-01-2005, 22.59.47   #9
neman1
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Citazione:
Ringrazio tutti i contributi……. Quando ho letto la descrizione di neman1 mi è venuta in mente la scena del braciere nei telefilm con David Karradine che faceva il monaco Shaolin.

E' vero...a me ora, la scena quando lo faceva caminare sulla carta senza poterla rompere. Eggià, la giovinezza..anche se i giochi rimangono sempre giochi. Ciao
neman1 is offline  
Vecchio 03-01-2005, 04.54.20   #10
leibnicht
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Troppo vasto e troppo complesso!

Occorrerebbero pagine e pagine e, in ogni caso, non per esprimere le mie opinioni, ma le ragioni, semplicemente, per cui le sostengo.
Mi limito a proporti alcuni semplici, schematici, spunti.
1) La diffusione del cristianesimo in Roma non fu affatto omogenea ed inarrestabile: essa si sviluppò in un arco di tempo di quasi tre secoli.
Tre secoli, caro Van Lag, sono più del tempo intercorso dall'epoca dei Lumi ai giorni nostri, ed anche il corpus ideologico, culturale e filosofico dell'illuminismo non può dirsi ancora compiutamente integrato nella complessità dell'occidente.
Inoltre, trecento anni dei nostri valgono assai meno, quanto a penetrazione di idee e mutamenti di costumi, nella nostra epoca rispetto ad allora: dalla morte di Cristo all'editto di Costantino l'intero mondo intorno a Roma era cambiato radicalmente, e non una sola volta, ma molte.
La facilità alle comunicazioni, l'accesso semplice alla cultura, rende il nostro occidente assai più stabile e meno soggetto a diffusioni ideologiche random, di quanto non fosse il mondo antico.
2) Dopo la felice e fortunata parentesi di Diocleziano, nel corso della quale l'impero si era sostanzialmente ricostituito (fine del terzo secolo) la frammentazione delle province imperiali accelerò drammaticamente, soprattutto a causa delle continue penetrazioni barbariche da nord-est.
Costantino fece, quarant'anni dopo, un tentativo drammatico: ossia quello di tentare il consolidamento di Roma fondandolo su di un'appartenenza religiosa. Scelse il cristianesimo, perchè questa religione aveva saputo, grazie soprattutto all'opera di Paolo e per merito di moltissimi intellettuali che l'avevano scelta nel corso dei secoli, inscriversi perfettamente nella cultura ellenico-romana.
In altre parole, l'opera dei c.d. padri della chiesa, aveva garantito al pensiero cristiano uno spessore ed una ricchezza culturale che nessun'altra religione possedeva: usava gli stessi strumenti concettuali, la ricchezza dottrinale ed il bagaglio tecnico-filosofico della classicità greca e romana.
Questo fatto (parlo dell'editto di C.) ebbe l'effetto di una deflagrazione culturale nell'espansione cristiana, ma i calcoli di C. si rivelarono fallimentari: non solo la società civile non riacquistò compattezza grazie a questa religione (eletta religione ufficiale), ma suscitò più divisioni ancora e frantumò il senso stesso di appartenenza ad un mondo.
Costantino non ebbe, infatti, il coraggio e, forse, non poteva effettivamente, di farne una religione di stato: ogni altro culto era, infatti, dal suo editto, liberamente ammesso.
Forse, se lo avesse potuto, sarebbe stato preferibile, a quel punto, fare del cristianesimo la religione unica, "di Stato" e, cioè, portare a pieno compimento il suo piano.
3) Le stesse persecuzioni nei confronti dei cristiani furono del tutto discontinue nel corso di quei tre secoli e, peraltro, non riguardavano i soli adepti di quella religione.
Una buona parte dell'intellettualità romana guardava con fastidio, ma anche con un certo distacco, quell'ideologia, la quale, in fondo, propugnava valori ed ideali del tutto estranei al sentire comune delle società civili classiche.
Il problema cominciò a porsi seriamente solo quando gli argomenti dialettici, tecnici ed ideologici dei cristiani, iniziarono davvero a saper tenere testa a quelli dei pensatori non cristiani: utilizzando la stessa lingua, le stesse terminologie, le stesse citazioni, le stesse teorie, gli stessi filosofi classici (letti, evidentemente, in modo originale).
Per questo le persecuzioni più drammatiche, metodiche, giuridiche e bestiali risalgono al terzo secolo. Prima ve ne furono, è chiaro, ma, esclusi i fatti seguiti all'incendio di Roma (epoca di Nerone) furono più spesso sostenute dalla facilità con cui era possibile fare dei cristiani i capri espiatori ad uso delle autorità: si trattava, infatti, di un gruppo ideologico per definizione non incline alla risposta violenta, non organizzato in senso aggressivo e sufficientemente disprezzato un po' da tutti i cittadini.
4) La radicale dissoluzione dei rapporti tradizionali tra le classi sociali.
Gli altissimi costi dovuti alla necessità di difendere frontiere troppo vaste comportarono tasse sempre più feroci e l'imposizione, per obbligo, del mantenimento in linea ereditaria di arti e mestieri.
L'unico rimedio fu, per moltissimi, quello di fuggire dalle città.
Quanto alla campagna, per molti piccoli e medi proprietari fu impossibile mantenere i propri schiavi: ciò li spinse ad avvalersi della facoltà di liberarli, concedendo loro piccoli appezzamenti terrieri ed obbligandoli al riscatto, attraverso il lavoro.
Molti altri, invece, dovettero cedere del tutto le loro proprietà a vicini cfhe divennero, nel tempo, latifondisti.
Questo configurò il primo abbozzo di quella che sarebbe divenuta la struttura gerarchica medioevale.
Ma, per molto tempo, apparve dominare un sostanziale livellamento sociale ed un radicale rovesciamento dei rapporti tra le classi.
Poichè il cristianesimo, per ovvie ragioni, aveva avuto una discreta diffusione tra gli schiavi, l'estensione di questa ideologia ai nuovi poveri fu un fenomeno dilagante.

Questo in breve e striminzita sintesi.
Ciao.
leibnicht is offline  

 



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