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Psicologia - Processi mentali ed esperienze interiori.
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Vecchio 16-03-2014, 12.11.10   #1
nevealsole
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Saluto con gioia la riapertura del forum di psicologia, in un momento in cui il mio scrivere si era interrotto. Mi auguro che tornare ad esserci mi aiuti a mettere a fuoco, giorno dopo giorno, il cammino in questa mia vita.
In questo spazio, scrivendo di me in momenti difficili, mi sono ritrovata e mi sono conosciuta (parafrasando Ungaretti), e spero che la riapertura serva non solo a me ma a tutti quelli che vorranno esserci.
Tra l’altro, torno, assieme ad Acquario, da “moderatore” (aiuto!!)
Ho pensato ad una parola, per descrivere questo salotto virtuale. Mi è venuto "inclusivo".
La parola più usata da amici e conoscenti sembra essere "esclusivo": festa esclusiva, invito esclusivo, serata esclusiva, vacanza esclusiva.
Riflettere sull’esclusività mi ha portato a capire che mi soffoca, percepisco solo il suo senso ultimo: tagliare fuori.
E' proprio vero che ciò che è esclusivo è più desiderato? E perché? Non è più bello trovare un sorriso e due braccia aperte ad accoglierci che un cordone di sicurezza e la security? Ci dà soddisfazione essere dentro quando ci sono persone fuori che spingono per entrare?

Inclusivo, per me, è “ci stiamo tutti, perché ognuno di noi è una parte del tutto”.

Ed è proprio l’includere che porta energia, perché ognuno, senza sforzo, ci mette la sua. E se l’escluder elimina chi non si livella, non appartiene, non è simile, l’includere chiama a sé tutte le luci diverse che splendono in ognuno di noi, avviando lo scambio che fa crescere.

All’inizio di questo 2014 mi son chiesta come fosse possibile fare questo, includere. Ed è arrivata questa notizia, della riapertura del forum. Wow, la vita risponde sempre.
Mi son detta che questa è una via. E il forum che ormai un po’ di anni fa è stata la mia casa, torna ad essere la casa di tutti quelli che vogliono condividere un pensiero “pensato”, e cercare una parola che aiuti ad individuare la strada.
Questo è bellissimo e, per me oggi, impegnativo. Mi sento solo, adesso che siamo al via, di ricordare che quando si entra in casa di qualcuno lo si fa seguendo le regole di chi ospita. Ed io cercherò in buona fede di far questo, rispettare e far rispettare le regole di chi ci ospita (ovvero il regolamento).

Dopo questa lunga premessa ho voglia di ripartire, e riparto con una domanda: quando vi sentite/vi siete sentiti esclusi e quando vi sentite/vi siete sentiti inclusi, pensando alla vostra vita?

O, al contrario, vi dà più gioia includere o sapere che qualcosa che state facendo esclude qualcuno?
nevealsole is offline  
Vecchio 16-03-2014, 13.11.23   #2
acquario69
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Citazione:
Originalmente inviato da nevealsole
Saluto con gioia la riapertura del forum di psicologia, in un momento in cui il mio scrivere si era interrotto. Mi auguro che tornare ad esserci mi aiuti a mettere a fuoco, giorno dopo giorno, il cammino in questa mia vita.
In questo spazio, scrivendo di me in momenti difficili, mi sono ritrovata e mi sono conosciuta (parafrasando Ungaretti), e spero che la riapertura serva non solo a me ma a tutti quelli che vorranno esserci.
Tra l’altro, torno, assieme ad Acquario, da “moderatore” (aiuto!!)
Ho pensato ad una parola, per descrivere questo salotto virtuale. Mi è venuto "inclusivo".
La parola più usata da amici e conoscenti sembra essere "esclusivo": festa esclusiva, invito esclusivo, serata esclusiva, vacanza esclusiva.
Riflettere sull’esclusività mi ha portato a capire che mi soffoca, percepisco solo il suo senso ultimo: tagliare fuori.
E' proprio vero che ciò che è esclusivo è più desiderato? E perché? Non è più bello trovare un sorriso e due braccia aperte ad accoglierci che un cordone di sicurezza e la security? Ci dà soddisfazione essere dentro quando ci sono persone fuori che spingono per entrare?

Inclusivo, per me, è “ci stiamo tutti, perché ognuno di noi è una parte del tutto”.

Ed è proprio l’includere che porta energia, perché ognuno, senza sforzo, ci mette la sua. E se l’escluder elimina chi non si livella, non appartiene, non è simile, l’includere chiama a sé tutte le luci diverse che splendono in ognuno di noi, avviando lo scambio che fa crescere.

All’inizio di questo 2014 mi son chiesta come fosse possibile fare questo, includere. Ed è arrivata questa notizia, della riapertura del forum. Wow, la vita risponde sempre.
Mi son detta che questa è una via. E il forum che ormai un po’ di anni fa è stata la mia casa, torna ad essere la casa di tutti quelli che vogliono condividere un pensiero “pensato”, e cercare una parola che aiuti ad individuare la strada.
Questo è bellissimo e, per me oggi, impegnativo. Mi sento solo, adesso che siamo al via, di ricordare che quando si entra in casa di qualcuno lo si fa seguendo le regole di chi ospita. Ed io cercherò in buona fede di far questo, rispettare e far rispettare le regole di chi ci ospita (ovvero il regolamento).

Dopo questa lunga premessa ho voglia di ripartire, e riparto con una domanda: quando vi sentite/vi siete sentiti esclusi e quando vi sentite/vi siete sentiti inclusi, pensando alla vostra vita?

O, al contrario, vi dà più gioia includere o sapere che qualcosa che state facendo esclude qualcuno?


Citazione:
Ho pensato ad una parola, per descrivere questo salotto virtuale. Mi è venuto "inclusivo".
La parola più usata da amici e conoscenti sembra essere "esclusivo": festa esclusiva, invito esclusivo, serata esclusiva, vacanza esclusiva.

questa parte qui sopra penso possa dire parecchie cose che poi si ricollegano al resto del tuo discorso..

mi viene spontaneo chiederti..ma chi frequenti?!

se mi si passa la battuta qui sopra,credo,almeno da quello che scrivi,che in fondo tu senti una stonatura,probabilmente da quello che fai con cio' che veramente sei…le due cose non coinciderebbero poi così tanto..o mi sbaglio?

magari attraverso il forum ti accorgi che potrebbe esistere una modalità che senti farebbe al caso tuo e che ti appartiene in realtà..perche qui appunto si include tutto..ognuno dice la sua,pazienza se magari non ci sembra interessante,se avvertiamo sentimenti avversi che possono non gratificarci o se al contrario attraverso le parole di chi le esprime sentiamo una risonanza in noi che prima non riuscivamo a cogliere da soli,o forse imparare qualcosa di nuovo…(giusto per fare alcuni esempi) il punto e' che qui ognuno esprime - quanto meno ci prova - cio che sente,scambia idee,pone domande,ascoltando se stesso e gli altri,ognuno nella sua diversità,nel proprio pensiero nella propria essenza e nella propria unicità..ed il bello credo sia proprio quello..qui si include e il frequentarlo ce lo fa capire sempre di più,anche quando pensavamo che non fosse stato possibile..

certo se poi invece fuori riscontriamo tutto il contrario…persone appunto esclusive,che guardano le persone dall'alto in basso o che giudicano per come vestono o i posti che frequenta (se sono appunto esclusivi) ecc...

va da se che includere significa accettare,quindi accettarsi nella totalità,sua e degli altri,senza distinzioni,anche piuttosto superficiali direi...chi appunto si adopera per il contrario ha dei limiti…(tu stessa dici:Non è più bello trovare un sorriso e due braccia aperte ad accoglierci che un cordone di sicurezza e la security? Ci dà soddisfazione essere dentro quando ci sono persone fuori che spingono per entrare?)
..che poi li trasfigura nella sua stessa vita,selezionando le persone e le esperienze..si autolimita

questo e' cio che penso e che mi e' venuto di rispondere


acquario69 is offline  
Vecchio 16-03-2014, 14.33.13   #3
paul11
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Citazione:
Originalmente inviato da nevealsole
........................
Dopo questa lunga premessa ho voglia di ripartire, e riparto con una domanda: quando vi sentite/vi siete sentiti esclusi e quando vi sentite/vi siete sentiti inclusi, pensando alla vostra vita?

O, al contrario, vi dà più gioia includere o sapere che qualcosa che state facendo esclude qualcuno?

Innanzitutto bentrovato e buon proseguimento.
E' una bella domanda che fa riflettere su diversi piani della realtà
Il primo che mi viene in mente è ad esempio sul lavoro, o comunque in attività umane dove siamo all'interno di una organizzazione che prescinde dalla nostra volontà, cioè è obbligo conviverci anche se non risponde ai nostri profondi stati emotivi. Quì generalmente il contatto umano è difficilmente così profondo da conoscersi in quanto alterato da altre priorità dettate dalla stessa organizzazione. Quindi è facile che in alcune occasioni ci si senti "tagliati fuori", esclusi; ma spesso avviene per mancanza di comunicazione e di spiegazione.

Proprio questi ultimi sono i denominatori comuni, l'aver frainteso (se c'è mala fede allora ovviamente è altro) un'atteggiamento, un gesto, delle parole, per cui ci sentiamo in qualche modo esclusi e traditi.

Ma accade in amore, in famiglia, con amici e finisce che si " porta il broncio".Io suggerirei sempre di chiarire perchè anche noi stessi che ci sentiamo esclusi a volte a nostra volta magari escludiamo senza averne avuto intenzione.
Il chiarimento e la spiegazione mettono in luce la buona fede dalla cattiva fede intenzionale.

L'uomo emotivamente ha necessità di sentirsi parte di qualcosa e cerchiamo quindi per naturalezza l'inclusione. Il comunicare è una forma comunque affettiva. L'incomunicabilità è la chiusura in se stessi.
paul11 is offline  
Vecchio 26-03-2014, 17.22.59   #4
arsenio
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Originalmente inviato da nevealsole
Saluto con gioia la riapertura del forum di psicologia, in un momento in cui il mio scrivere si era interrotto.




Cara nevealsole ri -frequenterò sia pure meno assiduo.

“Inclusivo” vs “esclusivo” hanno connotazioni nell'ambito delle relazioni, dell'etica, cultura, consumi, ecc. con aspetti a seconda del periodo storico.

Ricordo l'ironia verso l'esclusivismo snobistico di Groucho Marx nell'affermare “Non vorrei mai far parte di un club che accettasse tra i suoi soci uno come me”.

Nella società di massa e dei consumi l'imperativo è essere simili gli altri nel condividere oggetti e simboli, ma l'ambizione è possederne più prestigiosi e invidiati da altri.

L'avere e il successo sono gli idola del tempo, disposti a tutto pur di ostentare qualcosa che distingua.
Spesso i genitori esigono che i figli primeggino in vari ambiti senza chiedersi se possiedano le necessarie inclinazioni.

In un senso culturale essere “esclusivo” è dare valore assoluto alle proprie idee - in genere ridotte - giudizi, gusti, stili di vita;voler risultare vittoriosi in una discussione anche non avendo ragione, evitando un dialogo collaborativo ( “inclusivo”)

Un fenomeno sociale che avviene nei gruppi è l'esclusione di chi apporta idee nuove, estranee al pensiero di gruppo.

Anche nelle community l'intesa avviene tra non molti che si livellano ai più popolari, e informali leader . Gli studiosi di social network notano che si stringe amicizia con chi ha già molti amici, chi ne ha pochi rimane “non incluso” “Hanno più “ragione” quelli che si conformano a stili e tendenze del gruppo.

Viceversa qualche mente brillante dopo frequentazioni potrebbe appiattirsi e mimetizzarsi .

E' vero che l'”inclusivo” limita se stesso. Non adatto al confronto che arricchisce in reciprocità e definisce personali concetti,accordi e disaccordi.

Nell'ambito delle relazioni un'apertura empatica fa parte dell'intelligenza socio-emotiva

Per quanto mi riguarda, avendo partecipato gruppi organizzati, tali attività mi hanno gratificato e non ho mai preteso mansioni “esclusive”.
arsenio is offline  

 



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