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Psicologia - Processi mentali ed esperienze interiori.
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Vecchio 16-06-2005, 14.30.27   #1
bluemax
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Data registrazione: 04-09-2003
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Bah ! ora che l'ho scoperto non mi frega di morire

E' innegabile che dal momento in cui le nostre cellule cominciano a formare la nostra persona, non esiste alcun pensiero.

I pensieri, cominciano, solo e soltanto a manifestarsi durante la crescita all'interno del corpo materno e al di fuori di esso.

comunque sia, questi PENSIERI o SENSAZIONI, volenti o nolenti sono esclusivamente frutto di impulsi esterni al corpo dell'essere vivente.
Questo modo di operare continua per tutta la nostra esistenza sino al momento del termine.

Mi pare ovvio, quindi, che i pensieri sono solo ed unicamente il frutto di situazioni ed impulsi provenienti dal di fuori del nostro corpo. In altre parole, qualsiasi cosa che noi adesso pensiamo, qualsiaso cosa che noi facciamo, qualsiasi cosa che diciamo, non PROVIENE dal nulla, ma esclusivamente da un insieme (enorme) di impulsi esterni che vanno dalle temperature, ai colori, alle pressioni sino ad arrivare a cose piu' complesse, quali esperiente, interagire con persone ecc... ecc...

Comunque sia OGNI NOSTRA AZIONE mai è da considerarsi NOSTRA ma esclusivamente un risultato dovuto a come la combinazione neurale del nostro cervello interagisce con gli impulsi esterni.

DETTO QUESTO, mi chiedevo se siamo consapevoli che non siamo assolutamente VITA (come la vorremmo noi) ma soltanto un modo di esprimersi della natura (combinazione di altre forme di vita quali cellule oppure crediamo ancora che siamo LA FORMA di vita per eccellenza... )
in definitiva, dobbiamo accettare il fatto che non siamo vita, ma siamo solo la manifestazione di quello che ci circonda... NOI non esistiamo ed il nostro pensiero non è nostro... ma il calcolo di tantissime variabili che ci investono in ogni momento.

ai vivi
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Vecchio 16-06-2005, 14.54.10   #2
r.rubin
può anche essere...
 
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si ok, ma è un pochino pericoloso pensarla così.
"io non sono vita", il totalitarismo sarebbe d'accordo.

cioè: tu dici, io non sono vita... ma comunque sia, sei "tu" a dirlo, e nel momento in cui tu ti dici: "io non sono niente di mio" (perchè solo fascio di sensazioni), ti dissoci da te stesso, rinunci al ruolo di timoniere della tua barca, e ti lasci andare alla deriva.
però tu ci sei ancora su quella barca, impotente, fatalista, ma ci sei.

come hai detto "ora che lo so non me ne frega di morire", perchè così pensando la vita non è più la tua, tu non ti possiedi, il tuo ego è spodestato, è il mondo sensibile a possederti, tu sei solo lo specchio che si offre al mondo per riflettersi. E l'istinto di sopravvivenza è un'istinto dell'ego.
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Vecchio 16-06-2005, 15.00.28   #3
bluemax
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esatto. volevo dire esattamente questo.
Mi scuso per gli orrori grammaticali, ma essendo a lavoro scrivo di fretta.

lo riscirvo laggermente piu' curato (leggermente dato che ci vorrebbe un libro intero... )

Comunque si. Nulla nasce dal nulla. compreso i nostri pensieri che sono solo l'interazione con i parametri che ci arrivano. Ecco quindi il motivo per cui, ognuno la pensa, giustamente, in modo generalmente differente (anche se simile).

ripropongo:


E' innegabile che dal momento in cui le nostre cellule (anzi, quelle dei nostri genitori) si uniscono e cominciano a formare la nostra persona, non esiste alcun pensiero.

dopo, quando il cervello comincia a formarsi , pare che comincino i primi implulsi elettrici, quindi il cervello comincia a funzionare ed ecco i primi "pensieri". Molti dicono estremamente semplici, quali lontane sensazioni dovute al fatto che la pancia preme o disagi dovuti alla posizione all'interno del corpo o poco piu'. In pratica il cervello comincia ad interagire con i primi impulsi esterni.

Al momento della nascita, quando il cervello è maturo per interagire con le enormi quantità di imput provenienti dall'estrno, i pensieri cominciano una loro evoluzione, passando dal fatto che analizzano luce, calore, forme ecc... questi imput, per quanto ancora primitivi, permettono al cervello di fare le prime semplicissime riflessioni.

Questo, di norma, avviene per il resto dell'esistenza del cervello. Dalla nascita alla morte il cervello interagisce con l'esterno della propria persona.
comunque sia, per farla breve, questi PENSIERI o SENSAZIONI, volenti o nolenti sono sempre ed esclusivamente frutto di impulsi esterni al corpo dell'essere vivente.
Questo modo di operare continua per tutta la nostra esistenza sino al momento del termine.

Non a caso i pensieri si evolvono con l'evolversi degli input provenienti dall'esterno e gli stessi bambini passano da pensieri e riflessioni primitive per arrivare a riflessioni piu' complesse.

Mi pare ovvio, quindi, che i pensieri e riflessioni sono SOLO ed UNICAMENTE il frutto di situazioni ed impulsi provenienti dal di fuori del nostro corpo. In altre parole, qualsiasi cosa che noi adesso pensiamo, qualsiasi cosa che noi facciamo, qualsiasi cosa che diciamo, non PROVIENE dal nulla e nemmeno da NOI (inteso come essere consenziente), ma esclusivamente da un insieme (enorme) di impulsi esterni che vanno dalle temperature, ai colori, alle pressioni sino ad arrivare a cose piu' complesse, quali esperienze passate, interagire con persone ecc... ecc...

Comunque sia OGNI NOSTRA AZIONE mai è da considerarsi NOSTRA ma esclusivamente un risultato dovuto a come la combinazione neurale del nostro cervello interagisce con gli impulsi esterni. (rispettando la regola nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma, anche i pensieri non si CREANO dal nulla, ma sono la trasformazione di combinazioni molecolari dovute a come il nostro corpo interagisce col mondo esterno)

DETTO QUESTO, mi chiedevo se siamo consapevoli che non siamo assolutamente VITA CONSENZIENTE (come noi ci definiamo) ma soltanto un modo di esprimersi della natura, o meglio, degli input esterni (che potrebbero essere anche enormemente differenti da come noi li percepiamo).

In pratica non viviamo ma siamo solo una combinazione di altre forme di vita (cellule).
In definitiva, dobbiamo accettare il fatto che non siamo vivi, ma siamo solo la manifestazione di quello che ci circonda ed interagisce con il nostro corpo... NOI (come anima) non esistiamo ed il nostro pensiero non è nostro... ma il calcolo di tantissime variabili che ci investono in ogni momento. L'anomalia sta nel fatto che il cervello possa intravedere questa anomalia e quindi si rifiuta di credere che non esiste.

ai vivi
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Vecchio 16-06-2005, 15.17.28   #4
r.rubin
può anche essere...
 
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la conclusione sembra coerente ma sento il bisogno di seminare un pò di ostacoli sul ragionamento.

il più grosso credo sia questo: se l'uomo è solamente un complessissimo meccanismo di elaborazione di input, con conseguenti output, che bisogno c'è dell'autocoscienza?
a cosa serve l'autocoscienza?
r.rubin is offline  
Vecchio 16-06-2005, 15.40.10   #5
bluemax
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Messaggio originale inviato da r.rubin
la conclusione sembra coerente ma sento il bisogno di seminare un pò di ostacoli sul ragionamento.

il più grosso credo sia questo: se l'uomo è solamente un complessissimo meccanismo di elaborazione di input, con conseguenti output, che bisogno c'è dell'autocoscienza?
a cosa serve l'autocoscienza?

al limite, ESISTE l'autocoscienza ?
bluemax is offline  
Vecchio 16-06-2005, 16.48.45   #6
r.rubin
può anche essere...
 
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beh, mi sembra evidente che nel momento che io dico "io", nel moemnto in cui sono consapevole di esistere, esiste l'autocoscienza..
r.rubin is offline  
Vecchio 16-06-2005, 16.57.07   #7
neman1
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rinunci al ruolo di timoniere della tua barca, e ti lasci andare alla deriva.
però tu ci sei ancora su quella barca, impotente, fatalista, ma ci sei.


Rubin, tutti noi saliamo sui dei Taxi !!!

Ho fatto degli esperimenti, e ho scoperto che osservando il comportamento del passeggero, io da conducente e grazie al controllo della mia guida, imparavo a mettere l'altro al proprio agio, imparavo a sintonizzare le emozioni

E viceversa, quando lasciavo all'altro la guida del mio veicolo (una bella Citroen, con sospensioni idrauliche..e magari, la facevano andare in terza a 70 Km/h, imparavo a superare le mie paure...su tragiti lunghi andavamo a 80 - 90 all'ora (anche in quarta) e solitamente le strade erano strette

E poi alla fine dello studio....gli altri mi lasciavano guidare i propri veicoli...hmmm, metti: dalla Francia all'Italia...... e sono riuscito a tranquillizzarli....e continuare a lascarmelo fare.
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Vecchio 16-06-2005, 17.13.07   #8
bluemax
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beh, mi sembra evidente che nel momento che io dico "io", nel moemnto in cui sono consapevole di esistere, esiste l'autocoscienza..

e quell' IO da dove proviene ?
Certo non puo' nascere dal NULLA.
Perchè tu te lo chiedi ? Perchè proprio in questo istante ?

Altra domanda.
Come mai i TUOI pensieri sono DIFFERENTI da quelli di un eschimese ?

Come mai, spesso, noi presumiamo di essere nel giusto a differenza di una persona nata in India ?

eppure... l'hardware (cervello) è il medesimo.
Che forse ha avuto input diversi e quindi è portato a penare altre cose?

Lo stesso IO arriva da passate riflessioni, da input arrivati in precedenza, assimilati, confrontati con altri input e tirati fuori al momento opportuno.
Senza contare che un pensiero è una combinazione di reazioni chimiche, volute e dovute anche da fattori esterni quali per esempio il clima o la situazione.

Il cervello è inoltre un insieme di altri esseri viventi: LE CELLULE.
I ricordi, se non ricordo male, sono stanze di amminoacidi...

quindi, quando sono consapevole di non essere vivo... sinceramente misento meglio, in quanto, non esistendo, non posso morire e non sono mai nato e tornerò a far parte del tutto...

un po complesso da spiegare... ma quell' IO non proviene da ME ma da una serie di circostanze, non ultima la lettura di questo argomento
bluemax is offline  
Vecchio 17-06-2005, 10.59.20   #9
r.rubin
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ok, ma l'autocoscienza che funzione ha?
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Vecchio 17-06-2005, 12.40.19   #10
freedom
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Messaggio originale inviato da r.rubin
ok, ma l'autocoscienza che funzione ha?

Scoprire l'inganno che Bluemax ha brillantemente descritto!
freedom is offline  

 



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