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Vecchio 27-11-2006, 11.42.07   #1
hava
Ospite abituale
 
Data registrazione: 05-12-2005
Messaggi: 542
le diverse reazioni nei periodi di crisi [guerra]

Per un certo periodo ho visitato il forum raramente, e ringrazio di cuore i forumisti che hanno fatto caso alla mia assenza.
Come probabilmente sapete io vivo in Israele. Forse questa e' l'occasione per parlare di un argomento che potrebbe interessare il forum : le diverse reazioni agli stress nei tempi di crisi.
Se consideriamo la guerra come motivo di crisi, si possono osservare le differenze nei vari gruppi della popolazione.
Direi che le persone non direttamente colpite, che non hanno membri di famiglia o la casa colpiti, continuano a vivere normalmente servendosi di tipi personali di meccanismo difensivo. Cio' nonostante ho l'impressione che uno stato d'ansia sia inevitabile ed incomba su noi tutti, ci impedisca di concentrarci interamente nella vita d'ogni giorno.
Per le famiglie che hanno figli in guerra l'ansia diventa un vero macigno che impedisce di trovare la pace di notte e di giorno.
Ci sono i sentimenti di colpa dei genitori che sono impotenti nel loro potere di salvare i figli. E' una situazione insostenibile per genitori dai quali ci si aspetta salvezza e benessere.
Ho visto persone super-razionali e non-credenti, che coprono le pareti di casa con amuleti d'ogni genere.
I combattenti stessi non hanno generalmente paura. Sembra che esista un meccanismo che agisce nel momento dell'azione, e permette di liberarsi dall'ansia, anche quando assistono alla morte dei compagni.
Un elemento importante e' il cameratismo che si sviluppa fra i combattenti , piu' forte d'ogni altro sentimento. E' il principio di un'amicizia che dura per tutta una vita.
hava is offline  
Vecchio 27-11-2006, 13.19.11   #2
odissea
torna catalessi...
 
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Data registrazione: 30-08-2005
Messaggi: 899
Riferimento: le diverse reazioni nei periodi di crisi [guerra]

Citazione:
Originalmente inviato da hava
Per un certo periodo ho visitato il forum raramente, e ringrazio di cuore i forumisti che hanno fatto caso alla mia assenza.
Come probabilmente sapete io vivo in Israele. Forse questa e' l'occasione per parlare di un argomento che potrebbe interessare il forum : le diverse reazioni agli stress nei tempi di crisi.
Se consideriamo la guerra come motivo di crisi, si possono osservare le differenze nei vari gruppi della popolazione.
Direi che le persone non direttamente colpite, che non hanno membri di famiglia o la casa colpiti, continuano a vivere normalmente servendosi di tipi personali di meccanismo difensivo. Cio' nonostante ho l'impressione che uno stato d'ansia sia inevitabile ed incomba su noi tutti, ci impedisca di concentrarci interamente nella vita d'ogni giorno.
Per le famiglie che hanno figli in guerra l'ansia diventa un vero macigno che impedisce di trovare la pace di notte e di giorno.
Ci sono i sentimenti di colpa dei genitori che sono impotenti nel loro potere di salvare i figli. E' una situazione insostenibile per genitori dai quali ci si aspetta salvezza e benessere.
Ho visto persone super-razionali e non-credenti, che coprono le pareti di casa con amuleti d'ogni genere.
I combattenti stessi non hanno generalmente paura. Sembra che esista un meccanismo che agisce nel momento dell'azione, e permette di liberarsi dall'ansia, anche quando assistono alla morte dei compagni.
Un elemento importante e' il cameratismo che si sviluppa fra i combattenti , piu' forte d'ogni altro sentimento. E' il principio di un'amicizia che dura per tutta una vita.

Ben tornata, cara Hava. Ci hai fatto preoccupare, non farlo mai più
Quello che proponi è un tema molto complesso, e molto interessante.
Come sempre, quando si parla di cose così importanti, non ho mai nulla da dire! Sono cose grandi e dai significati profondi.
Quello che mi viene spontaneo dirti è che fin da bambina, la guerra è sempre stata il mio incubo più brutto. Me la sognavo davvero di notte, sognavo di bombardamenti, sirene che suonavano, la paura di essere colpiti. Anche adesso è così,forse ho razionalizzato un po' di più questo timore radicato, ma la guerra rimane per me un incubo con i suoi risvolti, consci e inconsci.
Per questo ci credo che nel vostro paese ci sia un sentimento di ansia generalizzato che vi impedisce di concentrarvi come prima sul quotidiano. Ritengo molto più incredibile il fatto che invece la vita trovi il modo di andare avanti, che si viva e si continui a fare le cose di tutti i giorni, come è giusto che sia
Credo che l'essere umano abbia un'enorme capacità di adattarsi anche alle condizioni di vita più precarie; chi è più precario di un soldato al fronte? eppure egli in qualche modo va avanti, si adatta, e vive.
Forse è l'istinto di conservazione, l'impulso più primitivo che possediamo, non so. Forse esiste in noi una possente capacità di rimozione, che ci impedisce di vedere il pericolo in tutta la sua entità e ci fa sperare che "a noi non accadrà niente"? E' la solita vecchia storia delle cose brutte che capitano sempre agli altri e non a noi? Qui in Occidente almeno, è un sentimento molto diffuso.
Non lo so, cara hava. Un
odissea is offline  
Vecchio 27-11-2006, 13.56.44   #3
acquario69
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Riferimento: le diverse reazioni nei periodi di crisi [guerra]

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Originalmente inviato da hava
Per un certo periodo ho visitato il forum raramente, e ringrazio di cuore i forumisti che hanno fatto caso alla mia assenza.
Come probabilmente sapete io vivo in Israele. Forse questa e' l'occasione per parlare di un argomento che potrebbe interessare il forum : le diverse reazioni agli stress nei tempi di crisi.
Se consideriamo la guerra come motivo di crisi, si possono osservare le differenze nei vari gruppi della popolazione.
Direi che le persone non direttamente colpite, che non hanno membri di famiglia o la casa colpiti, continuano a vivere normalmente servendosi di tipi personali di meccanismo difensivo. Cio' nonostante ho l'impressione che uno stato d'ansia sia inevitabile ed incomba su noi tutti, ci impedisca di concentrarci interamente nella vita d'ogni giorno.
Per le famiglie che hanno figli in guerra l'ansia diventa un vero macigno che impedisce di trovare la pace di notte e di giorno.
Ci sono i sentimenti di colpa dei genitori che sono impotenti nel loro potere di salvare i figli. E' una situazione insostenibile per genitori dai quali ci si aspetta salvezza e benessere.
Ho visto persone super-razionali e non-credenti, che coprono le pareti di casa con amuleti d'ogni genere.
I combattenti stessi non hanno generalmente paura. Sembra che esista un meccanismo che agisce nel momento dell'azione, e permette di liberarsi dall'ansia, anche quando assistono alla morte dei compagni.
Un elemento importante e' il cameratismo che si sviluppa fra i combattenti , piu' forte d'ogni altro sentimento. E' il principio di un'amicizia che dura per tutta una vita.

le reazioni devono essere cosi diverse da paese a paese..provo a immaginare che tipo di pressioni ci siano nel tuo!
io per esempio sono 3 anni che mi sono trasferito in australia e nonostante in italia non ci siano conflitti al suo interno,come la guerra combattuta al fronte o meno prima avvertivo una pressione diversa che qui mi e' completamente passata,perche qui credo sia uno dei paesi piu isolati e' un po come sentirsi al di fuori della mischia,e tutto questo si riflette in maniera molto sottile ma totale,nella vita di tutti i giorni,e si percepisce come l'aria che si respira che lo si voglia o no..chissa come poteva essere qui fino a 30 anni fa!..come essere davvero in un altro pianeta!
acquario69 is offline  
Vecchio 27-11-2006, 15.07.13   #4
hava
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Acquario, mi fai rammentare qualcosa:
negli anni del fascismo un mio parente fu intimato a lasciare l'Italia perche' ebreo straniero. La sua decisione fu di andare quanto piu' lontano, e si decise per la Nuova Zelanda, paese pacifico e all'infuori della mischia. Nel corso degli anni sono nati 3 figli dei quali nessuno e' rimasto in un paese da loro giudicato "noioso", e sono ritornati, chi in Europa e chi in America. Che cosa ne pensi Acquario? Forse la "grande action" e' un bisogno umano e la quiete+sicurezza ci annoiano?
hava is offline  
Vecchio 27-11-2006, 16.46.28   #5
ancient
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ma esistono ancora luoghi davvero tranquilli sul nostro pianeta? In queste setttimane ho letto spesso della terribile siccità in Australia (v. ad esempio QUI e QUI), che ha causato una catena di suicidi tra gli agricoltori disperati. La crisi è globale.
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Vecchio 28-11-2006, 09.14.37   #6
acquario69
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Originalmente inviato da ancient
ma esistono ancora luoghi davvero tranquilli sul nostro pianeta? In queste setttimane ho letto spesso della terribile siccità in Australia (v. ad esempio QUI e QUI), che ha causato una catena di suicidi tra gli agricoltori disperati. La crisi è globale.

che non esistono luoghi tranquilli e' assodato,cosi come l'intero pianeta ha i giorni contati!...da parte mia rispondevo alla discussione di hava mettendo in evidenza la differenza che uno puo avvertire da un paese a un altro,al tipo di "atmosfera" che si puo avvertire e che almeno ha riguardato la mia esperienza personale e alla sensazione che ho avuto confrontando due paesi cosi diversi tra loro..
acquario69 is offline  
Vecchio 28-11-2006, 09.29.52   #7
acquario69
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Acquario, mi fai rammentare qualcosa:
negli anni del fascismo un mio parente fu intimato a lasciare l'Italia perche' ebreo straniero. La sua decisione fu di andare quanto piu' lontano, e si decise per la Nuova Zelanda, paese pacifico e all'infuori della mischia. Nel corso degli anni sono nati 3 figli dei quali nessuno e' rimasto in un paese da loro giudicato "noioso", e sono ritornati, chi in Europa e chi in America. Che cosa ne pensi Acquario? Forse la "grande action" e' un bisogno umano e la quiete+sicurezza ci annoiano?

..credo di si..alla fine i pro e i contro li troviamo dapertutto.
nel caso mio mi manca l'italia oltre alla naturale nostalgia che provo anche per una serie di fattori come dire dinamici che in confronto qui sembra tutto appiattito,forse questo dipende pure dal fatto che questo e' un paese molto giovane,che ha soltanto 200 anni di storia"occidentale" mentre quando ero a roma per esempio bastava che facessi cento metri a piedi e avevo attraversato duemila anni di stratificazioni culturali..daltra parte pero' qui almeno per quello che mi riguarda se uno decide di farsi una passeggiata non sei costretto a respirare i gas di scarico che avvelenano le nostre citta e puoi lasciare persino la porta,chiusa naturalmente ma senza mettere mandate su mandate come da noi che oramai non sono nemmeno piu porte ma cassaforti..quest'ultimo esempio puo essere collegato a uno dei tanti motivi di non "pressione" che si puo provare qui..
acquario69 is offline  

 



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