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Spiritualità - Religioni, misticismo, esoterismo, pratiche spirituali.
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Vecchio 04-04-2008, 15.33.36   #1021
robbybass
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Riferimento: La chiave di tutto

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Originalmente inviato da Yam
Mi spiegheresti cosa vuoi dire?

Il linguaggio del Sè superiore.La coscienza profonda,come comunica con te?
Se un certo tipo di sentimento sopito viene associato dal Sè superiore ad un
disturbo fisico, quando non avrai più quel disturbo è segno che il sentimento
è completamente riattivato.Cioè il sentimento negativo alterato è stato
completamente riconvertito in sentimento naturale.

Siccome molte persone di vari livelli leggono , e potrebbero male interpretare ciò che ho tentato di spiegare a Tmusa, vorrei chiarire che io non condivido
il suo approccio.
Per la persona che si vuole illuminare cioè vuole fare luce sulla propria natura
salendo la scala delle verità che solo all'ultimo piano saranno assolute sia
riguardo se stessi che la realtà che ci circonda, il sacrificio è l'unica merce di scambio. Nel dialogo profondo e sincero che ci deve essere con il proprio
Maestro interiore, dobbiamo rinunciare a qualcosa di nostro per avere qualcosa di suo. Rinunciare a fumare,mangiare, alla televisione sono sforzi
inutili (bagni) finchè non si capisce perchè ne abbiamo bisogno.
Non tutti devono fare gli stessi sacrifici e per lo stesso tempo, ogniuno deve
capire con la giusta indagine cosa dà senso alla propria esistenza.
Cristo ci ha fatto sapere:" Chi rinuncerà all'amore vivrà nell'amore."
L'Ego non conosce l'amore incondizionato,si ciba di surrogati. L'applauso per
il vanitoso, i soldi per l'avido, il sesso per il lussurioso, il cibo per l'ingordo.
E poi ci sono le forme più subdole come l'altruismo, l'amore per i figli ,per i
genitori, l'innamoramento per il partner. Rinunciare a questi appagamenti relativi che sono vitali per l'ego, significa
perdere di volta in volta ogni interesse nei confronti della vita: abbandonarsi al ciò di noi che è. In una parola accettarsi,fragili incapaci,inopportuni,ridicoli. . Normalmente il gioco passa
attraverso l'infanzia e il momento in cui abbiamo percepito l'assenza dell'amore
di un genitore.Mi spiego meglio, i genitori non amano i propri figli dell'amore
incondizionato,fanno quello che possono; Ad un certo punto però la sensibilità
del bambino lo porta ad accorgersi del trucco. Amore è accettazione, la mancanza di amore è mancanza di accettazione, questo ci porta dritti ad
una conclusione: noi non siamo mai stati veramente accettati dai nostri geni-tori(Dio).Ciò che noi facciamo nella vita è cercare di piacere ai nostri genitori(Dio).
Ma come possono i genitori accettare di noi quello che noi per primi non accettiamo.

Le esperienze personali vissute profondamente sono "realtà" e appartengono
alla coscienza globale.Rimangono impresse in profondità nel cuore di ogniuno
e saranno utili al momento opportuno.Per questo faccio sempre esempi
personali e Vi invito a darne. Questi sono i semi dello spirito.

Io ho cercato nelle donne quell'amore che mi è mancato da parte di mia
madre. Ho avuto la mamma migliore del mondo, ma il mio egoismo di bambino
era un pozzo senza fondo. Rinunciare ad ingannarni ha coinciso con il doloroso sforzo di accettare che che la donna della mia vita non sarebbe mai stata mia.
Inutile cercare di tradurre in parole la mole di lavoro che ho portato a termine.
Centinaia di ore di pianto,migliaia di ore di raccoglimento,esame ora per ora
minuto per minuto del vissuto.
Ho capito perchè era lei la donna della mia vita.Avevamo gli stessi identici
difetti che ci attraevano e ci respingevano a seconda della situazione.
Oggi la percepisco come una delle altre ex, con affetto e basta.
Ora sono nudo(psicologicamente) davanti a mia madre,legge nei miei occhi il mio rammarico
di non essere riuscito a essere come lei mi avrebbe voluto. Io volevo da lei
quello che non poteva darmi,lei pretendeva che io fossi quello che non sono.
Lo abbiamo capito insieme.
Per la prima volta mi ha detto" ti voglio bene" toccandomi il cuore.
Anzi spaccandomi il cuore.Ho stà frase che mi gira in testa, Che rimanga.
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Vecchio 04-04-2008, 15.34.46   #1022
Yam
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x Robbybass e altri

Rinuncia, trasformazione, via diretta.
Sono i tre tipi di vie...diciamo spirituali.
La prima e' la piu' ingenua perche'?
Perche' se io ho l'impulso di ubriacarmi non posso smettere di ubriacarmi con la volonta'. (Questo paradigma del Potere della Volonta' umana e' oltretutto il padre di tutti i fascismi).
C'e' una ragione piu' profonda al mio voler ubriacarmi.
Questa ragione va a cercare la via della trasformazione, che e' sempre una via esoterica (in passato anche l'accendersi di una lampadina poteva essere considerato un fenomeno esoterico ..in futuro si vedra'...).
Le ragioni per le quali vado ad ubriacarmi sono profonde, la psicoanalisi stessa ci arriva.....sono ferite dell'anima. Vanno scovate e fatte guarire.
La via diretta e' il candore primordiale del Se' metafisico, ci si fissa li.
Quel fuoco, brucia tutte le impressioni latenti.
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Vecchio 04-04-2008, 16.15.18   #1023
Yam
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Dimenticavo..quella impronta (vasanas) che si cerca di controllare con la volonta'..in realta' viene solo cacciata giu', tenuta ferma...prima o poi riemergera' da qualche altra parte....per questo la lotta del rinunciante non finira' mai.
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Vecchio 04-04-2008, 16.27.39   #1024
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Originalmente inviato da tmusa
Anch'io la vedo così. Il corpo, ma io lo chiamo "senso corporeo" perché nego l'esistenza di un corpo, se non come astrazione, il senso corporeo è l'ostruzione più severa al percorso ascensionale. Altrimenti non si spiegherebbe perché da tremila anni i mistici partano sempre dal suo controllo. Si può discutere sul metodo, ma non sulla necessità di asservirlo. Per un motivo semplice, perché se lasciamo che la corporeità divenga domina del nostro essere, noi saremo soggetti alla sua legge naturale di dacadenza, corruttibilità e morte; viceversa se essa viene riconosciuta come parte di un tutto diveniente e insostanziale allora non ci fa male e non interferisce con la nostra vera essenza.

Il corpo fisico nel suo stato naturale (Libero da tensioni) non e' per niente un ostacolo all' ascesi. Anzi e' un portale. Partono dal corpo perche' e' vibrazionalmente piu' lento quindi piu' facile da gestire. L'immortalita' di cui parla il TAO ed altri trattati alchemici non e' certo del corpo. Credo che per tutti noi sia importante essere presenti ai bisogni ed ai messaggi di questo perfetto strumento che e' il nostro corpo fisico. Light +Love R.C.
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Vecchio 04-04-2008, 18.30.42   #1025
RAPHAEL
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Originalmente inviato da Flow
Metodi e tecniche sono essi stessi l'attrito da cui si trae la sensazione che ci sia un'agente e un'evoluzione personale. Se c'e' davvero consapevolezza non ci puo' essere direzione, ne' accettazione, ne' osservazione e nemmeno abbandono.
Le tecniche danno la sensazione di trascendere il senso del se', ma alla fine nessuna e' in grado di farlo sparire.. sono un'intrattenimento, uno sforzo inutile per riempire uno spazio che non ha nessun bisogno di riempimento.
Se foste sinceri verso quello che si reputa essere il se' personale, vedreste che non potete fare assolutamente nulla..

Sinceramente si puo'ricevere molto da una corretta Sadhana. Ovviamente bisogna mantenere il giusto atteggiamento. Per esempio Shikantaza e' un ottimo metodo per tornare al naturale stato dell'essere. L'attrito che si sperimenta inizialmente (Fisico-mentale -emozionale) col tempo affievolisce.Fino a scomparire. Shikantaza e' fare con il non fare e viceversa. In Gassho R.C.
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Vecchio 04-04-2008, 18.43.36   #1026
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Originalmente inviato da RAPHAEL
Shikantaza e' un ottimo metodo per tornare al naturale stato dell'essere. L'attrito che si sperimenta inizialmente (Fisico-mentale -emozionale) col tempo affievolisce.Fino a scomparire. Shikantaza e' fare con il non fare e viceversa.
“Il corpo e la mente del Buddha sono le erbe e gli alberi, le pietre e le rocce, il vento e la pioggia, il fuoco e l’acqua. Scoprire queste cose intorno a te e realizzare la via del buddha dentro di loro è il significato di risvegliare la mente della bodhi. Quando afferri il vuoto, con lui dovresti costruire pagode e buddha. Usa l’acqua della valle per manifestare con lei i Buddha e le pagode. Fare questo significa innalzare la mente all’incomparabile, completare la saggezza della bodhi, significa ripetere il proprio innalzarsi della mente un miliardo di volte. Così, stai praticando la realizzazione”.
(Shobogenzo Hotsumujoshin) DOGEN
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Vecchio 04-04-2008, 20.47.08   #1027
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Originalmente inviato da RAPHAEL
Sinceramente si puo'ricevere molto da una corretta Sadhana. Ovviamente bisogna mantenere il giusto atteggiamento. Per esempio Shikantaza e' un ottimo metodo per tornare al naturale stato dell'essere. L'attrito che si sperimenta inizialmente (Fisico-mentale -emozionale) col tempo affievolisce.Fino a scomparire. Shikantaza e' fare con il non fare e viceversa. In Gassho R.C.


Tornare al naturale stato dell'essere pero' e' gia' un controsenso..
Questo lo si scopre quando l'attrito si affievolisce ma si puo' saperlo anche da prima.. la mia esperienza e' che ogni metodo mi fa venire le allucinezioni, e ancora e' cosi'.. . C'e' come una calamita di piacere che attira a sperimentare questo e quello, ma appena lo faccio e' come toccare la corrente elettrica, per qualche strano motivo non mi e' possibile. Forse, la pratica Shikantaza e' la stessa cosa, la descrizione di Tolle che ha postato Noor pure, ma se conservo un metodo o una descrizione, quella stessa descrizione e' attrito.. e' comunque una volonta' di qualcun'altro, da sicurezza, ma e' una volonta' morta, fascista, e' questa volonta' che tiene in vita la miseria e nessuna pratica spirituale e' esente, di fondo c'e' sempre una volonta' di conoscersi.. conoscersi e' il primo desiderio, da questo sorgono tutti gli altri..
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Vecchio 04-04-2008, 21.23.57   #1028
Flow
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Originalmente inviato da Yam
La via diretta e' il candore primordiale del Se' metafisico, ci si fissa li. Quel fuoco, brucia tutte le impressioni latenti.

So che e' solo un modo di dire, pero' vorrei fare una differenziazione tra cio' che e' la pratica della via diretta da quello che e' la liberta' dall'esigenza di praticare una via. Quello che intendo dire e' che nella condizione in cui tutti i concetti di via e meta sono stati rifiutati, non c'e' piu' alcun bisogno di rimanere fissi li, semplicemente perche' nessun concetto sara' piu' attraente/respingente, o qualora dovesse succedere sarebbe un'esperienza del tutto momentanea, e non ci sara' bisogno di ritrovare la strada di casa, di fare qualcosa per ricentrarsi, ne' ci sara' bisogno di attenzione per rimanere vigili. Le impressioni latenti bruciano senza porvi attenzione, senza fare qualcosa perche' succeda, ma semplicemente perche' non c'e' piu' nessun investimento di farne esperienza. Il che non significa affatto di aver rinunciato o abbandonato qualcosa, e nemmeno c'e' una trasformazione in corso. Nel caso in cui si pratica il dimorare nel se' non e' esattamente la stessa cosa.
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Vecchio 04-04-2008, 22.06.45   #1029
RAPHAEL
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Originalmente inviato da Noor
“Il corpo e la mente del Buddha sono le erbe e gli alberi, le pietre e le rocce, il vento e la pioggia, il fuoco e l’acqua. Scoprire queste cose intorno a te e realizzare la via del buddha dentro di loro è il significato di risvegliare la mente della bodhi. Quando afferri il vuoto, con lui dovresti costruire pagode e buddha. Usa l’acqua della valle per manifestare con lei i Buddha e le pagode. Fare questo significa innalzare la mente all’incomparabile, completare la saggezza della bodhi, significa ripetere il proprio innalzarsi della mente un miliardo di volte. Così, stai praticando la realizzazione”.
(Shobogenzo Hotsumujoshin) DOGEN


A proposito di Dogen:

Fukanzazengi
La forma dello zazen che è invito universale

La via originariamente è intrinseca ovunque in modo perfetto,
perché pretenderla attraverso pratiche e risvegli?
Il veicolo della verità è incondizionato e presente,
sprecarsi in accorgimenti?
Ancora: Tutto non solleva affatto polvere,
perché credere nei metodi per purificarlo?
Il centro non si allontana da qui,
ehi! non girovagare col corpo e con la mente in pratiche religiose.

Eppure, se dai origine anche al minimo scarto, il cielo e la terra si fanno incommensurabilmente lontani; se dai adito al pur minimo “mi piace - non mi piace”, il cuore si smarrisce nella confusione. Supponiamo, per esempio, che tu sia orgoglioso della tua comprensione, che abbondi in illuminazione, che tu abbia adocchiato la sapienza, ottenuto la via, chiarificato il cuore, dato impulso all’ideale di scalare il cielo: non fai che trastullarti nei pressi della soglia del nirvana, e ignori quasi del tutto l’operoso sentiero della libertà. Guarda! Buddha, sapiente di nascita: si vede la traccia dei sei anni trascorsi seduto eretto; Bodhidharma, che ha trasmesso il sigillo del cuore della via: si ode la fama dei nove anni seduto fronte al muro. Così furono i santi antichi, così deve praticare l’uomo d’oggi. Perciò smetti la prassi di cercare detti e investigare parole; fai il passo che rivolta la luce e la getta all’interno. Così il tuo corpo e spirito con naturalezza è abbandonato e appare il tuo volto originario. Se ambisci ad acquisire questo, subito devi impegnarti in questo. Per lo zazen è ideale un posto tranquillo; bevi e mangia con regolarità. Liberati e sii separato da qualsiasi tipo di relazione e di rapporto, lascia riposare qualsiasi iniziativa. Senza pensare né al bene, né al male, non curarti di ciò che è giusto e di ciò che è sbagliato. Interrompi l’attività del cuore, della mente e della riflessione. Interrompi le indagini del pensiero, dell’immaginazione, della contemplazione. Non misurare quanto hai realizzato la via [misurare Buddha]: essa non ha niente a che fare con lo stare seduti o sdraiati. Di solito si mette un cuscino quadrato, largo e spesso, sul pavimento e, sopra questo, un altro cuscino alto e rotondo [zafu] su cui ci si siede. La posizione è con le gambe incrociate o in modo completo [kekkafuza], o in modo incompleto [hankafuza]. Nel primo caso mettere il piede destro sulla coscia sinistra, e il piede sinistro sulla coscia destra. Nel secondo caso soltanto il piede sinistro sulla coscia destra. Indossa un vestito comodo e pulito. Posa il dorso della mano destra sul piede sinistro e il dorso della mano sinistra nel palmo della mano destra. Le punte dei pollici devono toccarsi leggermente. Siedi eretto, senza inclinare né a destra, né a sinistra, né avanti, né indietro. Le orecchie devono essere in linea con le spalle, il naso deve essere in linea con l’ombelico. La lingua riposa contro il palato. Le mascelle e le labbra sono chiuse senza sforzo. Tieni sempre gli occhi aperti. Respira tranquillamente attraverso il naso. Dopo avere regolato la posizione nel modo descritto, espira tranquillamente e poi inspira. Fa qualche movimento ondulatorio con tutto il corpo a destra e a sinistra. Quindi siedi immobile. La disposizione del tuo pensiero si posi su questo fondo del non pensiero. Come la disposizione del pensiero si posa sul fondo del non pensiero? Impensato. Ecco, questo è il fulcro distintivo dello zazen. Zazen non consiste nell’apprendere a meditare [nell’apprendere lo zen]. Semplicemente è la porta reale della pace e della gioia, è la pratica avverata che arriva alla pienezza del risveglio. Il presente si fa presente con evidente profondità, qui non arriva la ragnatela dei condizionamenti e delle illusioni. Se qui trovi dimora, è come il drago che trova l’acqua, assomiglia alla tigre che si inoltra nella montagna. Occorre conoscere con correttezza che la realtà autentica si manifesta e si fa avanti per forza sua e che distrugge innanzitutto l’intontimento e la dissipazione. Quando ti alzi dallo zazen muovi il corpo adagio, alzati in modo tranquillo, non muoverti in modo violento. Se guardiamo gli esempi del passato, andare oltre il mondano e andare oltre il santo, trapassare stando seduti o morire in piedi, tutto ciò è affidato completamente a questa forza. Inoltre, anche il perno dell’insegnamento impartito scuotendo un dito, una canna, un ago, un martello, anche l’avvertimento che ridesta fornito con lo scaccia mosche, col pugno, col bastone, con il grido, tutto questo non scatusce dall’avere bene valutato e discriminato, e non credere che derivi dalla conoscenza di poteri magici. Sono comportamenti la cui autorità va oltre ciò che si sente e ciò che si vede, scaturiscono completamente dalla norma che è prima della conoscenza intellettuale. Così è! Quindi, senza discutere di sapienza e di stupidità, non discriminare fra uomo che vale e uomo stolto. Applicati con tutto te stesso e sei già nella pratica del cammino. La pratica del risveglio per sua natura non produce contaminazione e attuandola è normalità quotidiana. Generalmente parlando avviene che, nel nostro mondo come altrove, in India come in Cina, portando il sigillo di Buddha, ogni casa lo fa a modo suo. Se ci si applica al solo star seduti, inamovibilmente si è di ostacolo (1). Pur essendoci innumerevoli diverse situazioni, fai solo la pratica di zazen. Non disertare il posto che è dimora della tua pratica, e non girovagare altrove nel polveroso mondo. Se sbagli un passo, inciampi e devii dalla direzione che hai di fronte. Hai già il fulcro della via che è il corpo umano, non attraversare il tempo invano. Hai da preservare e applicare l’essenza della via di Buddha, chi vorrà godere in modo vano di scintille? Non solo, i fenomeni sono come la rugiada sull’erba, il corso della vita assomiglia a un lampo, all’improvviso, è nulla, in un attimo, svanito. Questa è la mia preghiera: che coloro i quali compongono la nobile corrente dei praticanti, avendo a lungo imparato a tastoni attraverso imitazioni, non disdegnino ora il vero drago. Avanza con energia nella via diritta e radicale, rispetta l’uomo che tronca l’affidarsi al sapere e annulla l’affidarsi all’agire, entra nella compagnia di coloro che vivono l’essenza della via, eredita la pace di coloro che hanno praticato prima di te. Se a lungo compi questo, certamente diventi questo. Lo scrigno dei tesori si apre da se stesso, e tu ricevi e usi a volontà.
Gassho
RAPHAEL is offline  
Vecchio 04-04-2008, 23.28.47   #1030
tmusa
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Riferimento: La chiave di tutto

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Originalmente inviato da robbybass
(...) non puoi fare rinuncie e non soffrirne, devo dare ragione a Noor,
non serve a niente altro che a farti capire che non serve a niente.
Forse ti serve questo?
Voglio ripeterlo per l'ultima volta e poi non ci torno più. Le rinunce e le privazioni non sono vere rinunce, non c'è sacrificio, o meglio non ci deve essere. Se c'è sforzo, allora bisogna lasciar stare, la strada è sbagliata. E' come stare seduti in meditazione e pensare agli impegni da fare, alle cose lasciate in sospeso, a qualche pratica burocratica, si sta a disagio, non serve rimanere in meditazione così, è meglio andare a fare una passeggiata. Così le rinunce. E' difficile da spiegare. Non c'è lotta. E' una spece di corto circuito. Spieghiamola così: quando si ha l'esperienza di un vero distacco; parlo di un vero Satori o di uno stato di Illuminazione profonda, questo è caratterizzato da una connotazione particolare, se manca questa vuol dire che l'esperienza non è ancora profonda, e cioè il distacco dal senso corporeo, in altre parole è come se qualcuno tagliasse tutti i fili che collegano il corpo alla mente e questo non manda più alcun segnale, niente dolore, niente paura, niente emozioni, niente sensazioni; questo stato viene descritto molto bene nel sutra del diamante (mi sembra) postato da fallible tempo fa.
Ora in questo stato non esiste neanche la sensazione della fame, né quella del freddo, né quella della paura, come ho detto e dunque rappresenta uno stato molto ben riconosciuto e riconoscibile.
Mo cosa succede con la questione delle rinunce. Seguite il ragionamento. Se io so che esiste uno stato dove non c'è la sofferenza, lo so perché ne ho esperienza; allora quando la sera, per tornare all'esempio, sento un senso di fame, allora penso: ecco ora sono fuori dal Tao, il mio corpo mi manda segnali di fame, il mio corpo mi ricorda le sue leggi di natura; certamente posso sedermi e mangiare, oppure posso decidere: no, vado nel luogo dove non esiste fame, vado nel luogo dove non esiste dolore. Puff, ed eccomi tornato dentro il Tao. La fame scompare, ritorna la pace.
In questo senso la rinuncia diventa una spece di corto circuito, una varco immediato che ti porta dall'altra parte. Qui sta il senso dell'espressione "la rinuncia non è un sacrificio", non deve essere un sacrificio.
Se è un sacrificio, allora meglio lasciar perdere. Non si è ancora pronti.
O forse è meglio dire che questa pratica è per studenti molto avanzati, diciamo laureati.
Le parole del Buddha: cercavo un luogo dove non esiste il dolore, la vecchiaia e la morte, e l'ho trovato . Sono vere. Quel luogo è il Satori, l'Illuminazione.
Se non si capisce questo vuol dire che non si è ancora arrivati alla fine del viaggio. Niente di male, bisogna camminare ancora.
tmusa is offline  

 



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