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Spiritualità - Religioni, misticismo, esoterismo, pratiche spirituali.
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Vecchio 28-03-2008, 07.24.47   #901
atisha
Ospite pianeta Terra
 
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Data registrazione: 17-03-2003
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Riferimento: La chiave di tutto

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Originalmente inviato da tmusa
Quando piove in seno la grazia dell'Illuminazione, tutto diventa facile. Rimanere in equilibro nella tempesta: un gioco da ragazzi. Ma quando salgono dal profondo gli ululati della discriminazione, allora tutto si complica. Siamo in preda all'agitazione, si costuiscono mondi e se ne distruggono altri. Critica e pregiudizio si inanellano in ogni parola che diciamo. E' il famoso canile.
Allora bisogna tenere a bada questi cani da guerra. Abbandono. E' un modo.
Solitudine. Un altro. Ciascuno ha il suo modo. Tutti comunque richiedono una grande tenace applicazione, pratica e dedizione. Giorno dopo giorno si costruì Roma, piano piano costruiremo la città di Dio.


penso che non possano salire dal profondo gli ululati più di tanto, se si è fatto un buon lavoro di spoliazione dell'ego..
in più non credo che ciascuno abbia il suo modo.. inizialmente può essere così.. ognuno.. certo.. ognuno serve dio con i suoi mezzi
ma l'integrazione di sè tra corpo e spirito avviene nella mente..
ed è quella che deve acquietarsi, perchè il corpo non è nemico dello spirito e viceversa..
acquietare la mente significa smettere di lottare, di discriminare, specie quando ormai si conoscono gli oggetti della discriminazione.. smettere di vedere cani da guerra.. con questo non significa fingere di vedere un roseo mondo.. ma lasciare per un attimo che sia..
significa riportare il corpo al respiro rilassato e permettere all'esperienza che si compia, senza fissarsi in standard esterni..
acquietare la mente significa abbandono.. ma non è solo un metodo.. ma il metodo necessario perchè si compia il "miracolo" della resurrezione...


atisha is offline  
Vecchio 28-03-2008, 09.49.09   #902
Yam
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Originalmente inviato da Noor
Strappare le foglie dall'albero per sperare che non ricrescano non è la stessa cosa che osservarle perdere vita e cadere da sè perchè è il momento..
Se poi davvero vogliamo forzare l'osservazione e ritenere che tra l'imposizione
e il naturale accadere ci sia solo una differenza di "forza" o grado..boh fai tu..
Osservazione,attenzione,testim onianza, non hanno nulla a che vedere con il controllo,il significato è piuttosto "accompagnare consapevolmente" senza identificarsi in quella forza.
Scusami..ma non è una sfumatura o un metodo come un altro..insisto col dire
che ogni forzatura è innaturale dunque dannosa e inefficace:l'energia deve fare il corso e perdere forza da sè:contrastandola le diamo solo più forza ritenendo quella pulsione una verità dell'ego,e quindi faremo solo il suo gioco illusorio.
Disedintificandoci,invece, si smorza l'agente da sè perchè non contrastandolo non lo riconosceremo come tale,ma come forza impermanente che ha da fare il suo corso e che come è nata ..muore da sè..
Forse mi sono un pò ripetuto..ma non mi rileggo e spero sia abbastanza chiaro
Ciao



La luce della luna traspare dal mio corpo,
ma i miei occhi ciechi non la vedono.
La luna è dentro di me, il sole è dentro di me.
Da solo il tamburo dell’eternità rimbomba dentro,
ma sorde le mie orecchie non lo sentono.
Finchè l’uomo per l’io e il mio s’affanna
il suo lavoro non vale nulla:
quando tutto l’amore per l’io e il mio è morto
allora il lavoro del Signore è fatto.
Perchè il lavoro non ha altro scopo che ottenere la conoscenza,
quando questo accade, allora si mette via il lavoro.
Il fiore fiorisce per frutto.
Quando il frutto arriva il fiore secca.
Il muschio è nel cervo, ma non lo cerca dentro:
vaga e vaga ancora in cerca d’erba.


Kabir
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Vecchio 28-03-2008, 12.23.19   #903
gaspare110
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Messaggi: 2
L'atto Libero E' Un'illusione?

Carissimi amici,

vi scrive un giovane studente, da poco appassionatosi alla cultura buddista, per porvi una domanda strettamente filosofica sorta approfondendo la tematica del Karman:

se per il Karman ogni effetto ha la sua causa, l'atto libero è solo un'illusione?
L'uomo è libero di scegliere le sue azioni?
Ci si può considerare liberi "contro il karman"?
La libertà soccombe di fronte alla legge karmica?
Se così fosse, ci potremmo considerare "responsabili delle nostre azioni", in ultima analisi?

Grazie per ogni vostro contributo.

Un caro saluto ed una sentita preghiera rivolta alla martoriata terra tibetana.

Gaspare Serra
gaspare110 is offline  
Vecchio 28-03-2008, 13.57.58   #904
Botolo
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Ogni azione dell'uomo e' compiuta dagli attributi della Natura (i guna)
Bhagavad Gita - Cap. III - sura 27
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Vecchio 28-03-2008, 22.48.12   #905
Flow
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Quando piove in seno la grazia dell'Illuminazione, tutto diventa facile. Rimanere in equilibro nella tempesta: un gioco da ragazzi. Ma quando da salgono dal profondo gli ululati della discriminazione, allora tutto si complica. Siamo in preda all'agitazione, si costuiscono mondi e se ne distruggono altri. Critica e pregiudizio si inanellano in ogni parola che diciamo. E' il famoso canile.
Allora bisogna tenere a bada questi cani da guerra. Abbandono. E' un modo.
Solitudine. Un altro. Ciascuno ha il suo modo. Tutti comunque richiedono una grande tenace applicazione, pratica e dedizione. Giorno dopo giorno si costruì Roma, piano piano costruiremo la città di Dio.

Se si vuole qualcosa e' inevitabile discriminare,
Volendo l'illuminazione si ottiene l'oscurazione, qualsiasi cosa si vuole si ottiene il suo opposto, finche' ci si rende conto che il se' non puo' essere ottenuto in nessun modo o non-modo, e nemmeno puo' essere riconosciuto.
Allo stesso modo il se' non e' condizionato dall'abbandono di qualcosa, di fatto anche l'abbandono e' un volere, il fatto che questo volere si imputa alla grazia, a una sua volonta' o da tutti gli dei messi insieme non significa proprio niente, e' ancora solo discriminazione..
Non c'e' nient'altro che il se', tutto proviene dal se', se non si vuole niente non c'e' nessun riconoscimento, non c'e' nessuno che puo' riconoscere il se', ma il se' non ha bisogno di riconoscersi, quello che e' riconosciuto e' sempre un'impostore.. della chiave non se ne fa niente nessuno..
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Vecchio 28-03-2008, 23.39.59   #906
tmusa
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Strappare le foglie dall'albero per sperare che non ricrescano non è la stessa cosa che osservarle perdere vita e cadere da sè perchè è il momento..
Se poi davvero vogliamo forzare l'osservazione e ritenere che tra l'imposizione
e il naturale accadere ci sia solo una differenza di "forza" o grado..boh fai tu..
Osservazione,attenzione,testim onianza, non hanno nulla a che vedere con il controllo,il significato è piuttosto "accompagnare consapevolmente" senza identificarsi in quella forza.
Scusami..ma non è una sfumatura o un metodo come un altro..insisto col dire
che ogni forzatura è innaturale dunque dannosa e inefficace:l'energia deve fare il corso e perdere forza da sè:contrastandola le diamo solo più forza ritenendo quella pulsione una verità dell'ego,e quindi faremo solo il suo gioco illusorio.
Disedintificandoci,invece, si smorza l'agente da sè perchè non contrastandolo non lo riconosceremo come tale,ma come forza impermanente che ha da fare il suo corso e che come è nata ..muore da sè..
Forse mi sono un pò ripetuto..ma non mi rileggo e spero sia abbastanza chiaro
Ciao
Questa tecnica è ottima. Infatti è quella che uso anch'io. Non ho mai pensato di portare il cilicio. O di flagellarmi. Lascio che le sensazioni, le pulsioni, le emozioni, così come sorgono, svaniscano senza far male.
Un po' più difficile è lasciare andare il dolore, la fame, la sete o il sonno.
Ma si può. E' facile per i primi tre, non per il sonno. Yogananda afferma di aver incontrato un santo che non dormiva mai. Lui stesso racconta di entrare in stati di coscienza che superavano il problema sonno; io non ho ancora trovato il modo.
Già sento le obiezioni. Queste cose no servono. Invece se non si riesce a superare le condizionalità che impone il corpo non si può dire di essere veramente dei liberati. Il senso corporeo per la sua natura corruttibile ci trascina verso il suo destino di mutabilità e difacimento. Solo abbandonandolo ci si libera da questa inelluttabilità. E per abbandonarlo bisogna averne un totale controllo in tutte le sue manifestazioni.
Quella che tu giustamente chiami disidentificazione è un processo assolutamente necessario nell'ascesi. Vorrei che questo fosse chiaro. Perché se no a furia di puntualizzazioni si perde di vista l'essenziale. Si rischia di creare confusione dove tutto è considerato come santo il che equivale a dire che niente è santo .
La presa del processo identitario ha una base psicologica una fisiologica ed una emozionale. A tutti e tre questi livelli bisogna allentare questa presa.
Tutti i modi sono buoni l'importante è che funzionino. Ma bisogna realizzare il distacco.
Per tornare al discorso più tecnico che facevo prima, il controllo del sonno, qualche anno fa mi è successo di svegliarmi dal sonno, ma solo con la parte cosciente, solo con la mente; mentre il corpo giaceva assolutamente inerte sul letto. C'era una totale separazione. Per alcuni secondi addirittura non riuscivo a rientrare nel mio corpo. La cosa mi procurò un'enorme paura, mista ad un senso di liberazione.
Praticavo già la meditazione ma non avevo ancora avuto esperienze di risveglio. La cosa mi turbò ma finì lì. Ora mi chiedo, non sarà questa dimensione quella a cui faceva riferimento Yogananda?
Se così fosse è l'unico modo che riesco a concepire per superare quello che considero l'ultimo ostacolo: il sonno.
Se c'è qualcuno che ha sciolto questo nodo, mi piacerebbe che ne parlasse.
tmusa is offline  
Vecchio 29-03-2008, 01.21.14   #907
Noor
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se non si riesce a superare le condizionalità che impone il corpo non si può dire di essere veramente dei liberati. Il senso corporeo per la sua natura corruttibile ci trascina verso il suo destino di mutabilità e difacimento. Solo abbandonandolo ci si libera da questa inelluttabilità. E per abbandonarlo bisogna averne un totale controllo in tutte le sue manifestazioni.
Se non non siamo quel corpo-lo hai affermato anche tu mi pare-perchè ne sei condizionato?Perchè liberartene, abbandonarlo?
Ma soprattutto chi?
Chi è che ha il corpo?
L'immutabile è forse vincolato dalle leggi della mutabilità?
La disidentificazione si occupa di questo ,non di controllare (ma chi?) il corpo..
Che venga il sonno e dormirò (ce l'ho già..)
Se poi ho fame ,mangio,se ho sete bevo..
O meglio:c'è un corpo che ha fame e mangia,ha sete e si disseta..
Ma qual è il problema?
Solo l'ego ha problemi,anche quello più spiritualizzato e che ha illusorie pretese di controllo...
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Vecchio 29-03-2008, 08.13.38   #908
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Se si vuole qualcosa e' inevitabile discriminare,
Volendo l'illuminazione si ottiene l'oscurazione, qualsiasi cosa si vuole si ottiene il suo opposto, finche' ci si rende conto che il se' non puo' essere ottenuto in nessun modo o non-modo, e nemmeno puo' essere riconosciuto.
Allo stesso modo il se' non e' condizionato dall'abbandono di qualcosa, di fatto anche l'abbandono e' un volere, il fatto che questo volere si imputa alla grazia, a una sua volonta' o da tutti gli dei messi insieme non significa proprio niente, e' ancora solo discriminazione..
Non c'e' nient'altro che il se', tutto proviene dal se', se non si vuole niente non c'e' nessun riconoscimento, non c'e' nessuno che puo' riconoscere il se', ma il se' non ha bisogno di riconoscersi, quello che e' riconosciuto e' sempre un'impostore.. della chiave non se ne fa niente nessuno..

Qui sostazialmente riproponi la questione dell'ineffabilità del Tao. Il Tao di cui si parla non è il Tao. L'occhio non può vedere se stesso. La mano sola che non può afferrarsi. Torna la questione del paradosso dell'Illuminazione. Se la cerchi non la trovi. Le cose non sono come sono né sono diverse.
Ne abbiamo discusso altrove e ripropongono l'annoso problema che non vi sono ricette o tecniche o conoscenze particolari che possano condurre all'esperienza dell'Illuminazione perché essa è e noi non siamo, quindi ogni nostro agire ce l'allontana.
E' allora un gioco facile per qualsiasi affermazione dire non è così. Perché siamo nel dominio del pensiero logico ed il pensiero logico è per definizione ambiguo e duale, sostanzialmente falso. Alcuni fanno ricorso al linguaggio mistico volutamente oscuro, altri pongono questioni insolubili i Koan che tendono a spezzare l'ordinato fluire della logica. Sono metodi anche questi.
Anche il tuo modo di scrivere efficace e raffinato è un metodo. Ciascuno propone leggittimamente il suo. Cos'altro possiamo fare? Altrimenti non ci resta che il silenzio.
Fermo restando che considero verità ciò che scrivi.
Resta da indagare il rapporto che intercorre ciò che definisci il se e l'ego.
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Vecchio 29-03-2008, 08.41.15   #909
tmusa
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Se non non siamo quel corpo-lo hai affermato anche tu mi pare-perchè ne sei condizionato?Perchè liberartene, abbandonarlo?
Ma soprattutto chi?
Chi è che ha il corpo?
L'immutabile è forse vincolato dalle leggi della mutabilità?
La disidentificazione si occupa di questo ,non di controllare (ma chi?) il corpo..
Che venga il sonno e dormirò (ce l'ho già..)
Se poi ho fame ,mangio,se ho sete bevo..
O meglio:c'è un corpo che ha fame e mangia,ha sete e si disseta..
Ma qual è il problema?
Solo l'ego ha problemi,anche quello più spiritualizzato e che ha illusorie pretese di controllo...
Quando parti con Se non siamo.. vuol dire che già ti poni nella dimensione di chi ha la consapevolezza. Quando scende in gioco la consapevolezza tutti i discorsi sono chiusi. Potremmo anche mettere la parola fine e chiudere la serranda qui.
Se continuo a scrivere è perché non dò per scontato che:
1. tutti hanno la consapevolezza;
2. tutti hanno il massimo grado di consapevolezza;
3. tutti siano in grado di attingervi in permanenza;
4. tutti siano in grado di non perderla facilmente.
per costoro, e in parte anche per me, la vogliamo dare qualche istruzione per l'uso. Vogliamo dire e dare qualche suggerimento, che altro non è, attingendo dalla propria esperienza?
Detto questo vorrei tornare alla questione del dare soddisfazioni al corpo.
Io ti posso capovolgere il problema. Se il corpo non esiste perché dargli da mangiare o da bere? Chi mi dice che non sia un furbo espediente dell'ego quello di dire: Se hai fame mangia, se hai sete bevi. Chi ha la vera Illuminazione non mangia e non beve perché semplicemente non ne sente il bisogno; come non sente alcun dolore, e come non è toccato dalla corruttibilità della materia. Prima bisogna raggiungere questo. Questo è il vero stadio dell'esperienza dell'Illuminazione. Poi ci sono delle prossimità ma bisogna arrivare a questo. E in questo io ci includo anche l'annullamento del sonno.
Perché non mi puoi dire che la perdita della coscienza vigile possa convivere con lo stato dell'illuminazione. Il risveglio non ammette il sonno. Per la contraddizion che nol consente.
tmusa is offline  
Vecchio 29-03-2008, 08.49.57   #910
crepuscolo
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Originalmente inviato da tmusa
Questa tecnica è ottima. Infatti è quella che uso anch'io. Non ho mai pensato di portare il cilicio. O di flagellarmi. Lascio che le sensazioni, le pulsioni, le emozioni, così come sorgono, svaniscano senza far male.
Un po' più difficile è lasciare andare il dolore, la fame, la sete o il sonno.
Ma si può. E' facile per i primi tre, non per il sonno. Yogananda afferma di aver incontrato un santo che non dormiva mai. Lui stesso racconta di entrare in stati di coscienza che superavano il problema sonno; io non ho ancora trovato il modo.
Già sento le obiezioni. Queste cose no servono. Invece se non si riesce a superare le condizionalità che impone il corpo non si può dire di essere veramente dei liberati. Il senso corporeo per la sua natura corruttibile ci trascina verso il suo destino di mutabilità e difacimento. Solo abbandonandolo ci si libera da questa inelluttabilità. E per abbandonarlo bisogna averne un totale controllo in tutte le sue manifestazioni.
Quella che tu giustamente chiami disidentificazione è un processo assolutamente necessario nell'ascesi. Vorrei che questo fosse chiaro. Perché se no a furia di puntualizzazioni si perde di vista l'essenziale. Si rischia di creare confusione dove tutto è considerato come santo il che equivale a dire che niente è santo .
La presa del processo identitario ha una base psicologica una fisiologica ed una emozionale. A tutti e tre questi livelli bisogna allentare questa presa.
Tutti i modi sono buoni l'importante è che funzionino. Ma bisogna realizzare il distacco.
Per tornare al discorso più tecnico che facevo prima, il controllo del sonno, qualche anno fa mi è successo di svegliarmi dal sonno, ma solo con la parte cosciente, solo con la mente; mentre il corpo giaceva assolutamente inerte sul letto. C'era una totale separazione. Per alcuni secondi addirittura non riuscivo a rientrare nel mio corpo. La cosa mi procurò un'enorme paura, mista ad un senso di liberazione.
Praticavo già la meditazione ma non avevo ancora avuto esperienze di risveglio. La cosa mi turbò ma finì lì. Ora mi chiedo, non sarà questa dimensione quella a cui faceva riferimento Yogananda?
Se così fosse è l'unico modo che riesco a concepire per superare quello che considero l'ultimo ostacolo: il sonno.
Se c'è qualcuno che ha sciolto questo nodo, mi piacerebbe che ne parlasse.

...si quante volte è capitato di avere paura di non rientrare, e il sonno che non arriva eppure poi accorgersi che il corpo ha dormito, male, ma ha dormito...anch'io ci sono passata e non so come, non posso darti una ricetta ne sono uscita...il corpo ego smette di volersi credere autore del suo dormire, smette di credere di essere lui a guidare le uscite...all'inizio è come aprire e chiudere gli occhi e sorridi per esserti reso conto di come tutto è così semplice e poi sai quale strada prendere e sai che è solo quella e sai che non c'era altro
crepuscolo is offline  

 



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