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Spiritualità - Religioni, misticismo, esoterismo, pratiche spirituali.
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Vecchio 31-03-2008, 18.30.10   #951
Noor
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Originalmente inviato da tmusa
Non mi piace che usi il termina "castrazione" perché ci rilevo un quid dispreggiativo, lo sostituirei con un altro termine, usato da non ricordo chi in precedenza: piccola morte. E non solo riferendomi alla sfera sessuale, ma a tutto. Se non si passa per quella che ho definito come la piccola morte o la notte oscura, o la povertà spirituale.
"Estirpazione totale" ecco i termini che hai utilizzato tu,non io..
non siamo lontani dalla castrazione mi pare...
La piccola morte di cui parli non è assolutamente questa,ci tengo a ribadirlo per coloro che leggono..non certo per me..
La piccola morte è la mela che cade dall'albero da sè,non è tranciarla di netto quando ancora è acerba
Per ritrovarsi (non arrivare,bada bene..) all'ultima stanza do Osho, non si procede per negazione o castrazione,bensì per "consumazione" , maturazione..cosa ben diversa..
Celebrando CONSAPEVOLMENTE la Bellezza della VITA anche tramite il corpo
Nè il corpo ,ne lo spirito,(se proprio vogliamo dividerli come piace a te..)
non amano la violenza verso di sè,perchè porta dritta alla malattia.
E di santi malati,ne è pieno il mondo,e non ne abbiamo mai abbastanza..
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Vecchio 31-03-2008, 21.29.37   #952
manacoddi
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Originalmente inviato da tmusa
Credo che questo sia il significato autentico del sacrifico della Croce. Se vogliamo dare al simbolismo cristiano un messaggio vivificante.
Il sacrificio non è naturalmente un atto masochistico, anzi non è neanche un sacrificio quando lo si compie sotto l'egida dello spirito.



Hai colto in pieno, almeno intellettualmente. E' questo che moltissime persone si rifiutano di capire. Sentirlo è un altro discorso, quello dipende dalla fede che è un dono, ma quantomeno comprendere razionalmente molte cose è importante.
manacoddi is offline  
Vecchio 31-03-2008, 22.03.09   #953
Yam
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Originalmente inviato da Noor
"Estirpazione totale" ecco i termini che hai utilizzato tu,non io..
non siamo lontani dalla castrazione mi pare...
La piccola morte di cui parli non è assolutamente questa,ci tengo a ribadirlo per coloro che leggono..non certo per me..
La piccola morte è la mela che cade dall'albero da sè,non è tranciarla di netto quando ancora è acerba
Per ritrovarsi (non arrivare,bada bene..) all'ultima stanza do Osho, non si procede per negazione o castrazione,bensì per "consumazione" , maturazione..cosa ben diversa..
Celebrando CONSAPEVOLMENTE la Bellezza della VITA anche tramite il corpo
Nè il corpo ,ne lo spirito,(se proprio vogliamo dividerli come piace a te..)
non amano la violenza verso di sè,perchè porta dritta alla malattia.
E di santi malati,ne è pieno il mondo,e non ne abbiamo mai abbastanza..



Ti meriti una bella poesia, anzi due:

Se l'ora del mondo
e' quanto accade
la Vita e' argilla
Tu un dono muto.

Hayat



" Quando gli occhi si aprono e cominciano a vedere con la luce e la vista divina, anche



le foglie degli alberi diventano come le pagine di una Bibbia."



Saadi
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Vecchio 31-03-2008, 22.04.53   #954
tmusa
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Originalmente inviato da maxim
A me pare una grossissima costrizione alla vita e lo sai perché?...la volontà deve essere decisa a priori ovverosia quando l’evento al quale dobbiamo sottoporci è solo immaginato…le cose, affrontandole, cambiano o vanno a modificare quell’immagine e pertanto può variare anche la nostra volontà iniziale…perfino capovolgersi completamente!
Scusami…ti faccio un esempio alquanto stupido e banale…se ti imponi la volontà di rinunciare per una settimana al sesso e ti invitano ad un festa dove conosci, fatalità, l’Arcuri (o una qualsiasi di tuo piacimento) che quella sera vuol portati a letto a tutti i costi, di quale illuminazione saresti in possesso se devi per forza rispettare quella volontà iniziale?...a meno che tu ora non mi venga a dire che la tua consapevolezza è in grado di comprendere e analizzare la nuova situazione variandone l’obiettivo iniziale perché altrimenti abbiamo veramente scoperto l’acqua calda.

Non volevo dare una grande importanza a quella che ho solamente definito una tecnica. Ma vedo che suscita dibattito allora la riprendo.
Il problema che si pone a chi vuole attingere all'Illuminazione è trovare una strategia per decondizionare la nostra mente ed il nostro corpo viziati da certe abitudini che, sono utili per la vita sociale e di relazione ma che ci allontanano dalla possibilità di vivere quell'esperienza.
Quali sono queste abitudini o manie, come le definiscono i mistici orientali.
Una è quella di costruire un ego psicologico che sia, per quanto più è possibile, stabile per garantire l'affidabilità delle relazioni; allora tutta la società con le sue strutture cuturali lavora a questo fine: costruire la personalità di ciascuno di noi, costruire uno stato, costruire uno status.
Il fatto che sia tutto "un gioco di società" non ha molta importanza, perché, chissè perché noi finiamo per crederci al nostro status e allora ci sentiamo di essere quel tal dei tali, che ha quei titoli, tanto che tutti ci considerano universalmente così. Al punto che ci dimentichiamo che è una costruzione puramente convenzionale, una finzione, come ho più volte ripetuto.
Un'altra mania è quella di considerare di possedere un corpo. Cioè noi facciamo un errore di generalizzazione. Succede che quando sentiamo una sensazione non pensiamo correttamente: c'è una sensazione; no, noi pensiamo: il nostro corpo percepisce una sensazione. Cioè generalizziamo una sensazione costruendo un'idea astratta "il corpo" che è solo nella nostra mente.
Questo giochetto apparentemente innocuo è in realtà devastante, perché quello che altro non è che un'ordinario fluire emozionale, incarnandosi nell'idea di un corpo si rifrange all'infinito producendo un male insopportabile.
Allora, tornando al ragionamento iniziale, se uno per un motivo o per un altro si sente ad un certo punto della vita di trovare un varco a questo modo condizionato di esistere, allora non può prescidere dal risolvere quelle due manie di cui ho parlato.
Qui ci si può sbizzarrire con le tecniche che si possono utilizzare. Dal "sia fatta la sua volontà" al "io sono lo spirito che sempre nega", ciascuno segue il sentiero che gli è più congeniale.
Certamente fino a quando siamo preda di ogni desiderio che sorge, siamo quel desiderio, la nostra volontà è offuscata.
Questo funziona con qualsiasi desiderio, a maggior ragione con i desideri che afferiscono alla sfera sessuale, perché sono più intensi e difficili da controllare.
Ora la questione che si pone sta tutta in una scelta di fondo: voglio vivere al meglio questa esistenza;o è possibile un modo alternativo, una via d'uscita?
La mia risposta la sai. Quando scrivo che l'Illuminazione è la chiave di tutto, significa di tutto; significa che non ha neanche senso parlare di sessualità, o di mondo, o di vita naturale; perché se introduciamo altri concetti, qualsiasi altro concetto, implichiamo una diminutio, che non c'è.
tmusa is offline  
Vecchio 31-03-2008, 22.30.37   #955
tmusa
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Originalmente inviato da freedom
L'intento è veramente lodevole. Pur tuttavia la strada che hai scelto presenta il rischio dell'autosufficienza o, addirittura, del rafforzare il proprio io in modo non utile.
In altre parole, a mio avviso, sarebbe bene fare lo sforzo che tu fai ma con la consapevolezza che il successo finale non è ascrivibile alla tua volontà ma alla Grazia di Dio. La tua volontà ti può garantire solo un risultato intermedio, parziale.
Nulla l'uomo può ricevere se non gli è donato da Dio........
Questo è un passaggio evidentemente che presenta delle difficoltà perché mi vedo costretto a ritornarci. La questione di fondo è che, credimi, non c'è alcuno sforzo, nelle rinunce. Può apparire strano ma è così. Quando dicevo che la rinuncia è una tecnica; forse la parola è sbagliata, cambiala con la rinuncia è una preghiera, o è una meditazione.
Se la rinuncia ti procura sofferenza allora non è la tua strada. la rinuncia è una corciatoia per l'Illuminazione. Faccio un esempio pratico: è sera e ho una certa fame; allora mi siedo, mi tranquillizzo un po': no, non oggi, mangerò domani.
In quel momento la fame scompare, al suo posto scende un onda di gloria che mi esplode nel cuore. E' l'Illuminazione o, se vuoi, la grazia di Dio, che ti riempie e, per tutta la sera, ti sazia.
La possiamo chiamare ancora una rinuncia? Per me non è una rinuncia. Sarei un ingrato se la definissi così.
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Vecchio 31-03-2008, 22.43.22   #956
tmusa
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Originalmente inviato da antares
Siccome, però, io sono Dio... potete chiedere a me...

Mi permettete di fare a tutti una domanda?
Parlate della scopo della vita, come di una meta alla fine di un cammino...
Ma se lo scopo della vita fosse semplicemente il cammino?
Credo che la meta non cambi per nessuno di noi...
Secondo me ciò che ci contraddistingue nella nostra meraviglia e il cammino che decidiamo di intraprendere.
Quando si parla di meta si vuole indicare l'uscita dallo stato di ignoranza fatale, cioè l'ignorare di essere in uno stato di ignoranza, e l'avvicinarsi verso le spiagge della consapevolezza, cioè verso l'Illuminazione.
Che può, perché no, coincidere con il cammino quotidiano. O con un certo modo di predere il caffé la mattina.
tmusa is offline  
Vecchio 01-04-2008, 08.17.31   #957
Noor
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Originalmente inviato da tmusa
è sera e ho una certa fame; allora mi siedo, mi tranquillizzo un po': no, non oggi, mangerò domani.
In quel momento la fame scompare, al suo posto scende un onda di gloria che mi esplode nel cuore. E' l'Illuminazione
Questo è troppo tmusa..qui si sta davvero dando un cattivo esempio..
Qui l'ironia che con ti piace è d'uopo perchè almeno smonta un questo "castello
di gloria" che è solo orgoglio,ego spirituale:
Usi per caso anche il cilicio per aumentare il piacere del digiuno, e la gloria che apporta?
Il rovescio di questa medaglia (non so quale delle due è più nobile..secondo me sono la stessa cosa) è il sado-maso..
eccolo cos'è il sesso negato piuttosto che trasformato in Amore...
Noor is offline  
Vecchio 01-04-2008, 10.36.49   #958
antares
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Originalmente inviato da tmusa
Quando si parla di meta si vuole indicare l'uscita dallo stato di ignoranza fatale, cioè l'ignorare di essere in uno stato di ignoranza, e l'avvicinarsi verso le spiagge della consapevolezza, cioè verso l'Illuminazione.
Che può, perché no, coincidere con il cammino quotidiano. O con un certo modo di predere il caffé la mattina.
Sai cos'è che mi chiedo allora?
Come faccio a sapere che lo scopo della mia vita è stare ogni giorno per dieci ore seduto sotto un melo ad occhi chiusi e gambe incrociate piuttosto che mettere la saccarina al posto dello zucchero nel caffè della mattina?
E' questo il problema... esiste un fine che devo ricercare per la mia esistenza?
Penso che tutti noi siamo spiriti immortali e come tali ricettacoli di consapevolezza... e se avessimo deciso di compiere questo cammino terreno proprio per sperimentare l'assenza di consapevolezza?
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Vecchio 01-04-2008, 10.50.00   #959
maxim
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Originalmente inviato da tmusa
Questo è un passaggio evidentemente che presenta delle difficoltà perché mi vedo costretto a ritornarci. La questione di fondo è che, credimi, non c'è alcuno sforzo, nelle rinunce. Può apparire strano ma è così. Quando dicevo che la rinuncia è una tecnica; forse la parola è sbagliata, cambiala con la rinuncia è una preghiera, o è una meditazione.
Se la rinuncia ti procura sofferenza allora non è la tua strada. la rinuncia è una corciatoia per l'Illuminazione. Faccio un esempio pratico: è sera e ho una certa fame; allora mi siedo, mi tranquillizzo un po': no, non oggi, mangerò domani.
In quel momento la fame scompare, al suo posto scende un onda di gloria che mi esplode nel cuore. E' l'Illuminazione o, se vuoi, la grazia di Dio, che ti riempie e, per tutta la sera, ti sazia.
La possiamo chiamare ancora una rinuncia? Per me non è una rinuncia. Sarei un ingrato se la definissi così.

Molto chiaro il tuo esempio!

Le cose, come tu ben sai, sono soggette a diverse angolazioni dalle quali è possibile trarre un “giudizio”, una “verità”, una “spiegazione”…chiamala come vuoi.
A me piace che da qualsiasi angolo ci si ponga a valutar la questione, il giudizio sia plausibile, coerente, logico, molto umano (ivi comprese le debolezze).
La tua affermazione dell’esempio …”no, non oggi, mangerò domani”, è priva di un motivo razionale che induce a quel gesto. E’ un sacrificio, una rinuncia fisiologica, che si trasforma addirittura in gloria da un punto di vista religioso come potrebbero essere i ritiri spirituali, le rinunce, le preghiere etc ma vista da una angolazione psicologica, fattore che non possiamo di certo tralasciare, è una patologia rientrante tra le numerosissime casistiche di disturbi della personalità. Il non mangiare senza un motivo logico, e non perché ad esempio si sta seguendo una dieta particolare, è un'autopunizione che mascherandosi da divinità, diventa un mezzo efficace nel cammino verso la distruzione del proprio corpo…fattore principale nei disturbi dell’anoressia.
Un mezzo per comprendere se ciò che stiamo facendo può considerarsi “normale” e non forzato da manie ossessivo-compulsive è quello di valutare la questione attraverso tutte le facoltà che competono all’uomo; lo studio della mente credo sia senz’altro uno dei fattori più importanti. Quindi, la volontà è senz’altro una virtù importantissima e la spiritualità, da illuminato o da inconsapevole, è il motore dell’umanità che tende alla vita ma nella pratica, all’interno di certi limiti, ci deve essere un ragionamento logico sul motivo del gesto altrimenti esso, visto da un’altra angolazione, viene valutato non più come virtù ma come disturbo…
…mi sono spiegato?

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Vecchio 01-04-2008, 10.54.31   #960
atisha
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la rinuncia

Citazione:
Originalmente inviato da tmusa
Questo è un passaggio evidentemente che presenta delle difficoltà perché mi vedo costretto a ritornarci. La questione di fondo è che, credimi, non c'è alcuno sforzo, nelle rinunce. Può apparire strano ma è così. Quando dicevo che la rinuncia è una tecnica; forse la parola è sbagliata, cambiala con la rinuncia è una preghiera, o è una meditazione.

la rinuncia è una tecnica da apportare in alcuni casi e per brevi momenti.. e non va bene per tutti o per tutto..
se per te va bene dovresti avere anche dei grandi risultati.. se questi mancano allora qualcosa non va..
anche se la rinuncia non procura sofferenza fisica, perchè l'ego si sente gratificato ed aziona alcuni meccanismi di "autosoddisfazione" e autogratificazione, non è affatto uno stato di Grazia.. ma un effetto autoprodotto che mette le luci nella scena , inducendo un'autoipnosi facendo apparire tutto miracoloso...

Citazione:
è sera e ho una certa fame; allora mi siedo, mi tranquillizzo un po': no, non oggi, mangerò domani.

allora che hai prodotto? uno scompenso al circolo energetico e una rinuncia illusoria..
se invece hai fame e mangi consapevolente e con gratitudine.. e ti limiti a mangiare poco ed equilibrato, lentamente.. captando il senso di gratitudine del tuo corpo e l'armonia della tua mente che si sente accarezzata e non "negativizzata".. e mentre mangi preghi e ringrazi tutti quelli che nei vari passaggi ti hanno permesso di essere lì a tavola a gustarti il cibo serale..
beh.. stai in pratica meditando ed "osservando" con rigore l'accadimento, senza forzare nulla..
stai ponendo obbiettivi e ordini precisi alla mente.. stai invertendo la rotta classica che ti consentirebbe "meccanicamente" di abbuffarti con rabbia e altro che lascio stare..
stai in pratica mettendo ordine nel caos e rinunciando allo stesso.. ma senza portare disequilibrio eccessivo e confusione al tuo corpo/mente..
se il corpo/mente è in disordine.. come fa lo Spirito a soggiornarvi? a vivificarlo con la sua sostanza?
nel contempo, praticando questo tipo di meditazione e disciplina serale, stai anche armonizzandoti ed unendoti con tutto il creato... dalla pianticella che mangi consapevolmente, all'acqua che lentamente bevi a piccoli sorsi idratando il tuo corpo.. a chi ti ha cucinato il cibo o a te stesso se te lo fai da solo..
è una celebrazione!!! è l'eucarestia con la Vita...

namastè...
atisha is offline  

 



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