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Vecchio 18-03-2014, 16.15.10   #1
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Due visioni del mondo agli antipodi.

Esistono due visioni della vita, a ciascuna delle quali corrisponde una tipologia di totem (parlo di tipologia perchè i totem possono assumere forme diverse, ma tutti sono riconducibili a queste due tipologie).

1-il primo tipo di totem è una ENTITA’ SUPERIORE a noi, oltre noi. Può essere dio, la natura, l’universo…qualunque entità superiore all'uomo. Una entità oltre l’uomo e superiore all’uomo nei confronti della quale noi ci consideriamo figli. In questo tipo di religione è questa entità superiore che definisce il senso, lo scopo dell’uomo. E’ questa entità superiore che definisce il bene e il male. Che quindi hanno valenza universale e valgono per tutti.

2-il secondo tipo di totem è il NOSTRO INDIVIDUALISMO. In questo caso eleviamo noi stessi a TOTEM e ci autoproclamiamo uomo-dio. E’ tipico di un adolescente mai cresciuto e della mania di onnipotenza tipica degli adolescenti. In questo tipo di religione IO stabilisco il senso e lo scopo degli uomini, io stabilisco il bene e il male. Io, ciascuno di noi, si autoproclama dio e pensa di essere il depositario del bene e del male. E vuole affermarlo sugli altri.

Il TOTEM INDIVIDUALISTA è quello di chi dice: non esiste nessun “dio”, nessun essere intelligente “superiore” all’uomo. Nè dio, nè la natura, nè l’universo. Nell’universo tutto avviene per puro caso e senza una logica predefinita. L’uomo stesso è figlio del caso e di un semplice processo biologico casuale.
L'individualismo si fonda sulla logica della scienza Darwiniana.

Per cui, nella totale assenza di una entità superiore all’essere umano che ne definisce il senso e lo scopo, il senso e lo scopo sono quelli che stabilisco io, singolo individuo umano. In questo modo elevo me stesso a dio e la mia visione della vita a totem: io stabilisco il senso, io stabilisco lo scopo, io stabilisco il bene e il male.

Questa è la religione degli individualisti, degli adolescenti mai cresciuti in balia del loro delirio di onnipotenza. Nella religione degli individualisti, ogni individuo "crea" il suo totem che è a immagine e somiglianza dei propri bisogni e desideri e, in ultima istanza, è a immagine e somiglianza del proprio delirio di onnipotenza.

Infatti ogni individualista ha la propria religione, ha la propria visione del mondo che eleva a TOTEM, trasformando se stesso in uomo-dio. E’ lui che definisce il bene e il male, ciò che giusto e ciò che non lo è.

Quale è l'effetto di questa visione della vita?
E' la lotta del "tutti contro tutti". Infatti l'esistenza di tanti uomini-dio, ciascuno dei quali è portatore di una propria visione di bene e male, finisce inevitabilmente per innescare una lotta tra questi uomini-dio, perchè ciascuno vuole affermare il proprio personalissimo TOTEM contro e sopra quello degli altri.

La religione degli individualisti porta alla legge della giungla, alla legge del più forte. E, ovviamente, ogni individualista cerca di fare proselitismo, cerca cioè dei sudditi ai quali imporre il suo IO. Dei sudditi che lo adorino come dio.

La cosa paradossale è che gli individualisti dicono che coloro che credono in una "entità superiore" sono in balia di una illusione e di una superstizione.
Dimenticano, gli individualisti, che quella che loro credono essere la loro giusta, intelligente e fondata visione del bene e del male altro non è che un qualcosa che altri gli hanno trasmesso e inculcato attraverso il condizionamento.
Quella che loro credono essere una visione “intelligente” altro non è che una “illusione” che altri gli hanno trasmesso, facendo proprio leva sul loro delirio di onnipotenza.
Imputano agli altri di vivere in una sorta di “illusione” e non si accorgono che loro stessi sono in balia della “illusione” di considerare se stessi come dei.

Io..io..io..io. Gli individualisti sono dei bambini ossessionati dal loro ego. Il loro ego è la loro divinità. E adorano specchiarsi proprio come Narciso.

Ora la domanda è: quando un individualista-bambino passa finalmente all’età adulta e matura? Quando arriva a comprendere la storiella Zen di quanti monaci servono per cambiare una lampadina fulminata. Per cambiare una lampadina fulminata servono 2 monaci, uno per cambiarla e uno per non cambiarla.
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Vecchio 18-03-2014, 16.34.29   #2
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Riferimento: Due visioni del mondo agli antipodi.

Attenzione, perchè io non sto affatto dicendo che l'umanità è divisa in credenti, atei e agnostici. Sto, invece, affermando proprio il contrario e cioè che tutti siamo credenti, tutti abbiamo un nostra visione del mondo, che è il nostro TOTEM.
Il punto è: da dove origina la nostra visione del mondo?


Da una parte c'è chi ritiene che esiste una "entità superiore all'uomo, una entità oltre l'uomo e oltre ciascuno individuo" che definisce il senso, lo scopo dell’uomo. Che definisce il bene e il male. Ed è una definizione "universale" e comune per tutti. Cioè non è nè mia, nè tua, nè sua.

Dall'altra parte, invece, c'è chi sostiene che nell’universo tutto avviene per puro caso e senza alcuna "intelligenza". L’uomo stesso è figlio del caso e di un semplice processo biologico casuale.
Per cui, nella totale assenza di una entità superiore all’essere umano che ne definisce il senso e lo scopo, il senso e lo scopo sono quelli che stabilisco io individuo. In questo modo elevo me stesso a dio e la mia visione della vita a totem: io individuo stabilisco il senso, io stabilisco lo scopo, io stabilisco il bene e il male.

Nasce, cioè, l'umanesimo individualista.

Ma l'umanesimo individualista si porta dentro una insanabile contraddizione: se io individuo stabilisco per me stesso che sono io il depositario del bene e del male, devo accettare anche il fatto che un altro individuo abbia lo stesso diritto. Cioè che un altro individuo stabilisca per se stesso quello che è per lui il bene e il male.

Ma se per l'individuo vicino a me, la sua concezione di bene e male è contraria o diversa dalla mia, e se ciò che io penso sia male per lui è, invece, bene, come potrei io dire a lui che sta sbagliando?
Se, infatti, accetto il principio che ciascuno è depositario del bene e del male, come posso io dire a un altro individuo che sta sbagliando?


Se lui ruba a casa mia o mi ruba la macchina e questo rientra nella sua visione di bene, come faccio io a dire che sta sbagliando? Lo posso dire solo affermando, implicitamente, che la mia visione di bene e male è "superiore" alla sua. Questo è l'unico modo per poter giustificare il fatto che io mi arrogo il diritto di giudicare il suo comportamento secondo le mie categorie di bene e male.

Ma come io posso arrogarmi il diritto di ritenermi superiore a lui, lui stesso può arrogarsi il diritto di ritenersi superiore a me...visto che l'umanesimo individualista stabilisce che ciascuno è depositario del bene e del male.

Ecco il motivo per cui l'umanesimo individualista distrugge una comunità e porta ad essere "tutti contro tutti" e a instaurare la legge del più forte. O legge della giungla. Crea isolamento e la diffidenza.

Non solo. Il fatto che ciascuno si faccia depositario del bene e del male, rende impossibile per tizio dire che caio sta facendo male. E viceversa. Quindi si ottiene come risultato che sparisce il senso stesso del bene e del male socialmente condiviso. E' la legge della giungla. Chi è più forte ha ragione e impone il suo concetto di "bene" e "male"
Infatti, se una cosa per me è bene e per te, invece, è male - o viceversa - ed entrambe queste visioni hanno pari dignità, sparisce il concetto stesso di bene e male socialmente condiviso. Perchè ogni cosa può essere bene e, allo stesso tempo, male. E nessuno può più dire se quella cosa è bene o male a livello collettivo. Dipende dall'individuo. E dalla forza che un individuo ha per imporla.

Nè vale l'affermazione: "la mia libertà finisce dove inizia la tua", o, detto in altri termini, "il mio bene finisce dove inizia il tuo".
Questa è infatti l'affermazione classica che gli individualisti usano per giustificare la loro "visione di vita".
Si dimenticano, però, di dire chi stabilisce quando si supera quel limite immaginario.

Ovviamente ogni individualista attribuirà a sè la facoltà di stabilire quando e se si è superato quel limite. E qui ricadiamo nella contraddizione precedente: che succede se io giudico che tu hai superato il limite e mi stai facendo del male, e tu, invece, dici che quel limite non è stato superato? Chi ha ragione?
E' del tutto ovvio che questa diatriba può essere risolta solo se c'è un concetto di bene e male superiore e condiviso da entrambi e se esiste un giudice super partes. Ma questo è in contraddizione con la religione degli individualisti che stabilisce che il bene e male sono ciò che io, individuo, stabilisco che siano il bene e il male.

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Ultima considerazione.
In realtà, gli individualisti, si credono furbi ed emancipati. Si ritengono "intelligenti" e "all'avanguardia", "moderni".
Non si rendono conto, gli individualisti, che l'individualismo è stato diffuso ad arte (facendo proprio leva sulla presunzione degli eterni-adolescenti di ritenersi degli dei) proprio per generare l'isolamento.
Divide et impera.
E cosa c'è di più diviso di una società in cui dilaga l'umanesimo individualista?
Una società di uomini-dei è una società divisa dove gli uomini-dei sono soli.
Ciascuno si ritiene dio, ma si ritrova ad essere, come risultato di questo delirio, un dio solo e psicologicamente isolato.

E a cosa serve ottenere come effetto una società divisa e fatta di individui isolati, ciascuno dei quali si fa portatore solo del proprio interesse e del "mi piace" o "non mi piace"?
Eh?
A cosa serve? Eh?

Causa ed effetto. Azione e reazione.
E' la conoscenza del perchè la vera fonte di potere (cit. Merovingio dal film Matrix).
E allora la domanda: perchè?
Perchè è stato diffuso l'individualismo per ottenere, come effetto, individui soli e isolati? Eh?

E il bello è che nella loro infantile presunzione di essere uomini-dei, gli individualisti si credono pure furbi e intelligenti.
Non c'è che dire....chi l'ha pensata, l'ha pensata proprio bene. Bisognerebbe dargli il Nobel.
Ha ottenuto generazioni di eterni-adolescenti-manipolabili che si credono dèi e si reputano pure, per questo, intelligenti e all'avanguardia del modernismo. E, addirittura, pensano pure di avere idee geniali e, soprattutto, originali.

E, quindi, perchè? Perchè un certo tipo di potere occulto ha pianificato la creazione di società fatte da individui isolati e condizionabili?
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Vecchio 19-03-2014, 05.09.13   #3
acquario69
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Riferimento: Due visioni del mondo agli antipodi.

Citazione:
Originalmente inviato da Myfriend

Ultima considerazione.
In realtà, gli individualisti, si credono furbi ed emancipati. Si ritengono "intelligenti" e "all'avanguardia", "moderni".
Non si rendono conto, gli individualisti, che l'individualismo è stato diffuso ad arte (facendo proprio leva sulla presunzione degli eterni-adolescenti di ritenersi degli dei) proprio per generare l'isolamento.
Divide et impera.
E cosa c'è di più diviso di una società in cui dilaga l'umanesimo individualista?
Una società di uomini-dei è una società divisa dove gli uomini-dei sono soli.
Ciascuno si ritiene dio, ma si ritrova ad essere, come risultato di questo delirio, un dio solo e psicologicamente isolato.

E a cosa serve ottenere come effetto una società divisa e fatta di individui isolati, ciascuno dei quali si fa portatore solo del proprio interesse e del "mi piace" o "non mi piace"?
Eh?
A cosa serve? Eh?

Causa ed effetto. Azione e reazione.
E' la conoscenza del perchè la vera fonte di potere (cit. Merovingio dal film Matrix).
E allora la domanda: perchè?
Perchè è stato diffuso l'individualismo per ottenere, come effetto, individui soli e isolati? Eh?

E il bello è che nella loro infantile presunzione di essere uomini-dei, gli individualisti si credono pure furbi e intelligenti.
Non c'è che dire....chi l'ha pensata, l'ha pensata proprio bene. Bisognerebbe dargli il Nobel.
Ha ottenuto generazioni di eterni-adolescenti-manipolabili che si credono dèi e si reputano pure, per questo, intelligenti e all'avanguardia del modernismo. E, addirittura, pensano pure di avere idee geniali e, soprattutto, originali.

E, quindi, perchè? Perchè un certo tipo di potere occulto ha pianificato la creazione di società fatte da individui isolati e condizionabili?


penso che le cose che dici siano vere….il risultato credo sia ormai davanti agli occhi di tutti; e' come se ci avessero rinchiuso dentro un recinto,come le pecore.
ieri mi sono visto presa diretta di riccardo icona,il suo report parlava del bangladesh,di quel palazzo crollato con più di mille morti,della schiavitù di quelle persone,e tanto altro…
il problema a monte,cioè i veri corresponsabili di tutto questo,non sono tanto i dirigenti locali,per poi arrivare ai vari benetton gucci,multinazionali ecc..ecc
ma appunto le pecore che glielo permettono,comprando quei stessi prodotti. ….quella maglietta che magari un genitore compra al suo bambino,con tanto di disegnini innocenti sopra la dovrebbero vedere per come e' in realtà,cioe' grondante di sangue e miseria nera!…ci sono gli armadi pieni di cose inutili,cose che tra l'altro rendono pure schiavo,iniettando il desiderio smodato dell'accumulo….siamo schiavi e alimentiamo la nostra stessa schiavitù.
a pensarci e' di un assurdita,che supera la stessa follia.
…l'unica possibilità rimasta sta nel cambio di paradigma,ma che risiede solo dentro le nostre teste,una disobbedienza all'ideologia dominante.
la dissidenza e' l'ultima forma di rivoluzione ancora possibile che si esprime non con la forza ma con la comprensione e la negazione..

percio penso pure che bisogna fare attenzione ai toni,insomma per dirla con una battuta,non credo che abbiamo bisogno di fare una "nuova guerra santa",altrimenti succede di ricadere nella stessa identica logica di chi,come tu stesso dici,ha provocato tutto questo…secondo me il rischio e' che poi nel recinto ci si finisce ugualmente
acquario69 is offline  
Vecchio 19-03-2014, 09.39.54   #4
kri
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Riferimento: Due visioni del mondo agli antipodi.

Citazione:
Originalmente inviato da acquario69


a pensarci e' di un assurdita,che supera la stessa follia.
…l'unica possibilità rimasta sta nel cambio di paradigma,ma che risiede solo dentro le nostre teste,una disobbedienza all'ideologia dominante.
la dissidenza e' l'ultima forma di rivoluzione ancora possibile che si esprime non con la forza ma con la comprensione e la negazione..


Sono profondamente d'accordo con questo che dici, molto di più che portare avanti uno scontro tutto e tutti contro tutto e tutti, cioè esattamente quello che hanno ad arte creato. Facendolo si fa proprio il "loro" gioco.

Il cambiamento, per quanto banale sia dirlo e ridirlo, risiede solo dentro di noi. Il problema è che il sistema che è una vera Eggregore, ha abbastanza energia per portarci fuori dalla ragionevole ricerca dei bisogni reali e dei bisogni necessari. Soprattutto non si è più capaci di comprendere cosa voglia dire "essere se stessi". Praticamente nessuno o quasi lo è, perchè siamo tutti condizionati da qualcosa o qualcuno, pochi sanno scegliere davvero e consapevolmente.
Però c'è da dire che non si tratta di una questione di epoca moderna, ma è sempre stato così. Prima la motivazione era la povertà, poi la nobiltà oggi è la multinazionale e bisogni indotti.

La strada però rimane sempre quella della scoperta interiore e della rinnovata capacità di sacrificio, che non è inteso in senso negativo ma in senso di scelta consapevole.

Dirò di più. A mio modo di vedere le cose che vediamo nel mondo sono in un certo senso "necessarie" affinchè si possa trovare la via per la liberazione.
Certamente avviene in un ciclo molto lungo e chiaramente se ci consideriamo un "io" statico in questa epoca, non ne vediamo la fine.
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Vecchio 19-03-2014, 10.52.46   #5
Duc in altum!
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** scritto da Myfriend:

Citazione:
E allora la domanda: perchè?
Perchè è stato diffuso l'individualismo per ottenere, come effetto, individui soli e isolati? Eh?


Perché l'Inferno non è altro che solitudine eterna e nessuna speranza di salvezza.



Citazione:
E, quindi, perchè? Perchè un certo tipo di potere occulto ha pianificato la creazione di società fatte da individui isolati e condizionabili?

Perché questo potere occulto non potrà mai più godere della riabilitazione e dell'amicizia della verità, e di conseguenza può solo ammaliare con e nella menzogna.


Citazione:
E' la conoscenza del perchè la vera fonte di potere (cit. Merovingio dal film Matrix).

E' il mistero che illumina la conoscenza, non la conoscenza ad illuminare il mistero.
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Vecchio 19-03-2014, 10.56.26   #6
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Per alcuni è necessario ammalarsi, per poter sviluppare anticorpi che difendano dalla malattia. Lo stesso accade nell'ambito del conoscere, dove per molti la via che conduce alla conoscenza, è quella che porta a negare quella stessa conoscenza.
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Vecchio 19-03-2014, 11.37.30   #7
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Citazione:
Ma l'umanesimo individualista si porta dentro una insanabile contraddizione: se io individuo stabilisco per me stesso che sono io il depositario del bene e del male, devo accettare anche il fatto che un altro individuo abbia lo stesso diritto. Cioè che un altro individuo stabilisca per se stesso quello che è per lui il bene e il male.

Ma se per l'individuo vicino a me, la sua concezione di bene e male è contraria o diversa dalla mia, e se ciò che io penso sia male per lui è, invece, bene, come potrei io dire a lui che sta sbagliando?
Se, infatti, accetto il principio che ciascuno è depositario del bene e del male, come posso io dire a un altro individuo che sta sbagliando?

(Myfriend)

Cito per una sintesi esemplificativa:

Citazione:


L’umanesimo è una concezione filosofica che afferma la centralità ontologica della persona umana e ne fa il fine ultimo di ogni azione.

Esso si oppone al determinismo e al fondamentalismo economico, o economicismo. Respinge infatti l’idea della centralità dell’economico e della necessità che prevalgano la logica utilitaristica del capitale e le pretese ‘ragioni del profitto’, che spingono ad accumulare ricchezza, piuttosto che a soddisfare i bisogni naturali ed autentici dell’uomo.

Non vi è un unico tipo di umanesimo. Accanto all’umanesimo religioso, che vede nella persona umana una creazione divina e attribuisce sacralità alla vita, vi è un umanesimo laico, che riconosce un primato naturale all’essere umano in quanto membro attivo e consapevole della società civile, indipendentemente da ogni concezione religiosa.

Oggi l’umanesimo laico non è più quello individualista, libertario e laicista dell’epoca dell’illuminismo. E’ un umanesimo sociale, che concepisce la storia dell’uomo come una storia di liberazione. Naturalmente, non nel senso religioso di ‘rimessione’ di un peccato originale il cui ricordo si è ormai perso nella notte dei tempi; ma come emancipazione da un’ingiusta condizione di dominio: quella imposta ai nostri giorni dall’inesorabile logica del capitale, che per valorizzarsi
sempre più tende a comprimere la libertà naturale dell’uomo. […]

L’umanesimo è una concezione gnoseologica ed etica. Un modo di intendere la vita e la morale. Può essere teocentrico o antropocentrico. C’è un umanesimo religioso e c’è un umanesimo laico.

L’umanesimo religioso, è teista o teocentrico. Attribuisce sacralità alla vita, perché vede nella persona umana una creazione divina (l’uomo ‘figlio di Dio’). Secondo tale concezione, gli esseri umani – corrotti dal peccato originale, risultante dalla disubbidienza ai comandamenti di Dio – avrebbero bisogno della grazia, per ottenere la salvezza e fruire dopo la morte di una vita ulteriore e
trascendente.

Un tipico esempio di moderno umanesimo religioso è fornito dalla “Nouvelle Théologie” della scuola di Lione, una teologia positiva che, in apparente sintonia con la teologia patristica e in opposizione ad alcune tendenze di quella scolastica medievale, concepisce come unitario il rapporto tra ordine naturale e sovrannaturale. Quindi non si propone di operare una netta distinzione tra le
conclusioni raggiunte nella sfera della ragione e in quella della fede.

Al realismo positivo del pensiero tomista, fondato sull’idea di un ordine naturale in cui risulterebbe inserito un essere umano sostanzialmente incorrotto, si è soliti contrapporre lo spiritualismo agostiniano, che fa invece riferimento a un ordine sovrannaturale e a una concezione cosmocentrica del mondo. Quella che lo ha spinto a sostenere la necessità della grazia per la salvezza dell’uomo, contro la visione antropocentrica del pelagianesimo, che negava il peccato
originale.

Ma c’è anche un umanesimo laico, filosofico e critico, che si oppone a ogni metafisica dell’assoluto e riconosce un primato naturale e originario all’essere umano, in quanto membro della società civile, indipendentemente da ogni concezione spirituale o religiosa. Un umanesimo che fa dell’uomo il centro del mondo, il punto di riferimento di tutte le cose e il fine ultimo di ogni azione; e che assume l’esistenza di una legge morale, che ritiene non derivi da Dio ma dalla ragione.

Senza che questo comporti alcun allentamento dei naturali freni inibitori e della naturale moralità propria degli esseri umani – che sono dotati di un’anima, che li rende sensibili e ragionevoli. L’umanesimo laico sostiene che il comportamento dell’uomo può esplicarsi liberamente. Nel senso che la condotta umana non risulterebbe in alcun modo prestabilita da elementi esterni. Vale a dire dalla natura (come avviene per istinto negli animali), dalla provvidenza divina (se ci si crede), o dalla necessaria osservanza di pretese ‘leggi del mercato’ (la ‘Mano Invisibile’ di Smith).

Sia l’umanesimo religioso sia quello laico riconoscono piena dignità alla vita umana, pur avendo idee diverse sulla sua origine, e tendono a ricongiungere esistenza (il modo d’essere) ed essenza (la vera natura, non apparente ma sostanziale) dell’uomo.

Entrambi concepiscono la storia dell’uomo come una storia di liberazione. Ma è chiaro che presentano delle differenze notevoli.
Oggi l’umanesimo laico non è più il vecchio umanesimo individualista e libertario. E’ un umanesimo sociale, che però concepisce ancora la storia dell’uomo come una storia di liberazione. Non nel senso religioso di affrancamento da un peccato originale il cui ricordo si perderebbe nella buia notte dei tempi, ma come emancipazione da un’ingiusta condizione di dominio: quella imposta dal capitale, il quale, per conseguire il suo scopo, che è quello di valorizzarsi sempre più, tende a comprimere la libertà naturale degli esseri umani. La valorizzazione del capitale è uno scopo innaturale, che confonde il bene con l’utile.[…]

[…]la Riforma protestante di Lutero e Calvino aveva contribuito a richiamare l’attenzione sul problema del rapporto tra la dimensione naturale-creaturale dell’uomo e la prospettiva salvifica sovrannaturale della grazia divina. La soluzione calvinista del difficile problema della necessità della grazia per ottenere la salvezza aveva messo l’uomo di fronte a un dilemma: quello della scelta tra una sottomissione a Dio che gli imponeva una rinuncia a essere se stesso e un’affermazione della propria essenza naturale, che equivaleva a un rifiuto della grazia, e quindi, sostanzialmente, a un rifiuto di Dio.
Per affermare la propria fede, il pensiero cristiano era giunto a una totale negazione dell’essenza naturale dell’uomo, considerato un semplice mezzo di cui Dio si servirebbe per la propria glorificazione. Vi erano quindi i presupposti perché la riaffermazione della dignità naturale dell’uomo avesse luogo indipendentemente dalla prospettiva trascendente e redentrice della grazia, in forme antropologiche non religiose, che avrebbero necessariamente teso a contrapporre l’uomo a Dio.
Con la Controriforma, si era affrontato decisamente questo problema. Sia cercando di ristabilire un più corretto rapporto tra l’uomo e la società, che inducesse a superare definitivamente la discutibile antropologia signorile; sia riproponendo all’attenzione dei fedeli la dimensione naturale dell’uomo e invitando a ripensare il ruolo ideologico precedentemente attribuito alla grazia. Col tempo, sulle tesi spiritualiste sostenute dagli agostiniani era prevalsa una linea più pragmatica: quella tomista, appoggiata anche dai gesuiti, che sosteneva l’incorrotta purezza e la sostanziale positività della natura umana dopo il peccato originale.

http://www.giuri.unipd.it/~AISPE-200.../Cavalieri.pdf

Quindi la linea di pensiero umanista non è da confondersi con una distorsione del concetto di individualismo
inteso come egocentrismo che nulla ha a che fare con la centralità dell’uomo, della dignità umana.
Ciò che anche tu sottolinei vi è una scelta a monte dell’agire individuale che pone le proprie fondamenta
nella fede, nel consegnare fiducia all’autodeterminazione umana o alla presunta visione dell’uomo come mezzo
di realizzazione divina. Posizioni solo all’apparenza contrastanti poiché la possibilità di un convergere fra le due posizioni non solo è auspicabile ma anche fondamentalmente coincidente se si premette all’ideologica posizione della centralità divina l’affermazione di una sovranità della ragione nell’uomo intesa come scintilla divina.

[segue..]
gyta is offline  
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L’uomo è figlio di Dio proprio perché anch’egli provvisto di quella capacità di discernimento che è essenza stessa della mente umana. Allora la posizione a fondamento è da ricercarsi entro un percorso di maturazione autentico del concetto di uomo e di dignità umana. Sociale in tal senso non è commistione di singoli egocentrismi ma quel fulcro attraverso cui l’uomo è senza deroghe in una comune aderenza all’affermazione di un percorso di liberazione che è espressione della ragione. Ragione come espressione inderogabile del senso stesso del discernimento finalizzato a consegnare l’unità inscindibile del bene sociale come esplicazione ultima del senso individuale. Senso che è espressione della dignità dell’individuo intesa come diritto inviolabile al benessere autentico come qualità della vita dell’individuo:

Citazione:

L’umanesimo -vale a dire la fede nell’unità della razza umana e nella capacità dell’uomo a perfezionare se stesso con i propri sforzi- ha avuto una storia lunga e svariata fin dai tempi dei profeti ebrei e dei filosofi greci. L’affermazione di Terenzio, “Io credo che nulla di umano mi sia estraneo”, era espressione dello stesso spirito umanista riaffermato dopo secoli nel pensiero di Goethe: “L’uomo porta con sé non soltanto la sua individualità, ma quella di tutta l’umanità, con tutte le sue potenzialità, sebbene egli sia in grado di realizzare queste potenzialità solo in modo limitato a causa delle limitazioni esterne della sua esistenza individuale.”

Attraverso il corso dei secoli alcuni umanisti avevano creduto nell’innata bontà dell’uomo o nell’inesistenza di Dio, mentre altri l’avevano negata. Alcuni pensatori umanisti –fra cui Leibniz, Goethe, Kierkegaard, Marx- accentuarono in particolar modo la necessità di sviluppare l’individualità fino al maggior limite possibile, in modo da raggiungere la più alta armonia e universalità, ma tutti gli umanisti hanno avuto fede nella possibilità di perfettibilità dell’uomo, che, credessero o meno nella necessità della Grazia divina, consideravano dipendente dagli sforzi stessi dell’uomo (per questa ragione Lutero non fu un umanista). Gli umanisti non religiosi come Giambattista Vico e Karl Marx svilupparono quest’ultima convinzione fino ad affermare che l’uomo crea la propria storia e il proprio creatore.

Poiché gli umanisti credono nell’unità dell’umanità e hanno fede nel futuro dell’uomo, non sono mai stati fanatici. Dopo la Riforma essi videro i limiti delle posizioni cattoliche come di quelle protestanti, poiché non giudicavano dal ristretto punto di Vista di una particolare organizzazione o di un gruppo di potere, bensì dal più vasto punto di vista dell’umanità. L’umanesimo è sempre emerso in forma di reazione ad una minaccia per l’umanità: durante il Rinascimento, in forma di reazione alla minaccia del fanatismo religioso; durante l’Illuminismo, come forma di reazione al nazionalismo estremo, all’assoggettamento dell’uomo alla macchina, agli interessi economici.

La rinascita dell’umanesimo oggi è una nuova reazione a quest’ultima minaccia in una forma più intensa –la paura che l’uomo possa diventare schiavo delle cose, prigioniero di circostanze da lui stesso create- e alla minaccia del tutto nuova per l’esistenza fisica del genere umano costituita dalle armi nucleari.

Questa reazione è sentita in tutti i campi –cattolico, protestante, marxista, liberale. Tuttavia questo non significa che gli umanisti contemporanei siano disposti a rinunciare alle loro specifiche convinzioni religiose o filosofiche allo scopo di “una migliore comprensione”, ma piuttosto che, da umanisti, essi credono di poter raggiungere la più chiara comprensione dei diversi punti di vista tramite una loro più precisa espressione, sempre tenendo a mente ciò che ha la maggiore importanza, cioè la realtà umana che segue i concetti. [..]

L’umanesimo del Rinascimento o dell’Illuminismo credeva che il compito di trasformare l’uomo in un essere umano completo potesse essere svolto esclusivamente o almeno in gran parte dall’istruzione. Sebbene gli utopisti del Rinascimento trattassero il problema della necessità di cambiamenti sociali, l’umanesimo socialista di Karl Marx fu il primo ad affermare che la teoria non può essere separata dalla pratica, la conoscenza dall’azione, gli intenti spirituali dal sistema sociale. Marx riteneva che l’uomo libero e indipendente possa esistere soltanto in un sistema sociale ed economico tale che, grazie alla sua razionalità e alla sua abbondanza, ponga termine al periodo di “preistoria” e apra il periodo di “storia umana”, che renda possibile il completo sviluppo dell’individuo, condizione essenziale per un pieno sviluppo della società e viceversa.[..]
In realtà l’ideale di Marx era un uomo produttivamente legato agli altri uomini e alla natura, che sarebbe stato sensibile al mondo in modo attivo, e che sarebbe stato ricco non perché avesse molto, ma perché sarebbe stato molto. [..]

[..]l’umanesimo socialista non è più qualcosa che riguardi soltanto qualche raro intellettuale, ma un movimento rintracciabile in tutto il mondo, che si sviluppa indipendentemente in diversi paesi. [..] Tutti i collaboratori nutrono, quali umanisti, un comune interesse verso l’uomo e verso una piena rivelazione delle sue potenzialità e un atteggiamento critico nei riguardi della sua realtà politica, specialmente delle ideologie. Queste ultime sono della massima importanza.

Oggi più che mai, troviamo concetti come libertà, socialismo, umanesimo e Dio usati in modo alienato, puramente ideologico, chiunque sia ad usarli. Ciò che in loro è reale è la parola, il suono, non un’autentica conoscenza di ciò che si suppone tale parola indichi. I collaboratori [..] a cui interessa la realtà dell’esistenza umana, hanno perciò un atteggiamento critico verso l’ideologia; essi si chiedono costantemente se un’idea esprima la realtà, o se, al contrario, non la nasconda. [..]

In questo interesse verso l’uomo e in questo opporsi alla disumanizzazione proviamo un profondo senso di solidarietà con tutti gli umanisti, molti dei quali non condividono tutti i nostri punti di vista, ma nutrono il nostro stesso interesse verso un pieno sviluppo dell’uomo.

Erich Fromm da “L’umanesimo socialista” (1965?)
gyta is offline  
Vecchio 19-03-2014, 12.27.16   #9
donquixote
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Riferimento: Due visioni del mondo agli antipodi.

Citazione:


L’umanesimo è una concezione gnoseologica ed etica. Un modo di intendere la vita e la morale. Può essere teocentrico o antropocentrico. C’è un umanesimo religioso e c’è un umanesimo laico.

L’umanesimo religioso, è teista o teocentrico. Attribuisce sacralità alla vita, perché vede nella persona umana una creazione divina (l’uomo ‘figlio di Dio’). Secondo tale concezione, gli esseri umani – corrotti dal peccato originale, risultante dalla disubbidienza ai comandamenti di Dio – avrebbero bisogno della grazia, per ottenere la salvezza e fruire dopo la morte di una vita ulteriore e
trascendente.


L' umanesimo (o anche umanismo, più generalmente inteso) non può essere teocentrico perchè questa è una contraddizione in termini, ma è solo antropocentrico. Caso mai può essere teistico o laicistico, ma se è umanismo il centro del mondo rimane appunto l'uomo a cui tutto viene sottomesso.
Quando in occidente la concezione del mondo era teocentrica l'umanesimo infatti non esisteva, e l'uomo spesso è stato considerato, dal mero punto di vista naturale e fisico, strumento del demonio.
Ma in ogni caso l'umanismo è tipico di chi (ovvio per i laici, meno per coloro che si ispirano ad una trascendenza) nega la corruzione derivante dal peccato originale, e infatti gli umanisti "religiosi" lo negano o lo nascondono.
A mio avviso comunque questo insieme di filosofie o scuole di pensiero, comunque derivate, è raggruppabile in un distruttivo e potenzialmente catastrofico prometeismo che si esprime in un aumento esponenziale dell'incidenza della hybris (come si intendeva nell'antica Grecia) nell'animo umano, e quindi della progressiva (e ormai completata) sostituzione di Dio con l'uomo.
donquixote is offline  
Vecchio 19-03-2014, 13.51.41   #10
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Riferimento: Due visioni del mondo agli antipodi.

@gyta
quando ho parlato di "umanesimo" mi stavo riferendo a tale termine come sinonimo di una "vision" (e non al movimento ideologico-culturale che è conosciuto col nome di Umanesimo). La "vison" è il modo che ciascuno di noi ha di vedere il mondo, e se stessi in relazione al mondo e agli altri uomini.
La "vision" è ciò che ci muove e determina i nostri pensieri, le nostre azioni, le nostre motivazioni.

E torno a ripetere: ci sono solo DUE vision. Una che si fonda su una "entità superiore" che definisce il bene e il male e, l'altra, che invece afferma che non esiste alcun Dio, che l'uomo è il risultato di un processo biologico evolutivo casuale. In questa seconda "vision" ogni uomo attribuisce a se stesso il potere di definire il bene e il male.

Io ho definito questa seconda "vision" come "umanesimo individualista" (è solo una definizione....avrei potuto chiamarlo "pippo").

Nell'umanesimo individualista ciascun individuo si crea il proprio totem. Totem che assume forme diverse (cioè un sistema ideologico ben preciso) in ogni individuo.
Prova evidente di quanto ho detto è proprio la tua affermazione: "Ragione come espressione inderogabile del senso stesso del discernimento finalizzato a consegnare l’unità inscindibile del bene sociale come esplicazione ultima del senso individuale. Senso che è espressione della dignità dell’individuo intesa come diritto inviolabile al benessere autentico come qualità della vita dell’individuo".

Questa tua affermazione è il classico esempio di uno dei tantissimi Totem che originano dall'umanesimo individualista. Cioè di chi stabilisce che sono io, uomo, a definire il bene e il male.
In questo caso tu stai affermando che "il bene" è "l'uso della Ragione come guida per creare il bene sociale e per esprimere la dignità dell'individuo intesa come diritto inviolabile al benessere autentico di un individuo".


Caro Gyta....e chi stabilisce qual è e come si declina concretamente il bene sociale e il benessere autentico di un individuo? Tu?
Ciò di cui non ti accorgi è che hai fatto una bella dichiarazione di principio, affermando implicitamente, che il modo in cui questo principio verrà realizzato ce lo hai in mente tu. E' una proiezione della tua visione di "bene e male".
E implicitamente hai dimostrato la mia affermazione che, nell'umanesimo individualista, ciascun individuo si fa portatore della propria visione di "bene" e "male" e la eleva a Totem universale.

Infatti, caro Gyta....cosa diresti se io ti dicessi che non sono affatto d'accordo col tuo modo di declinare concretamente che cosa intendi per "dignità dell'individuo intesa come diritto inviolabile al benessere autentico di un individuo"?

Caro Gyta....tu affermi un principio che nasce dalla tua visione di "bene e male" e implicitamente lo Universalizzi, facendo finta di dimenticare che per te, per tizio o per caio, quello stesso principio può essere declinato concretamente in mille modi...anche contrastanti tra loro. Anzi! Ogni individuo ti dirà un modo diverso per concretizzare nella pratica concreta quel principio.

Al che tu dirai: "No! Quello che dico io è il vero modo di realizzare la dignità dell'individuo"....e in questo modo metterai la tua "vision" sopra quella degli altri e ti arrogherai il diritto di stabilire quale è il vero bene e il vero male.
Ma fai finta di ignorare che un altro individuo potrebbe fare lo stesso sostenendo un modo diverso di intendere "la piena dignità dell'individuo"...e tu non avresti alcun argomento per dire quale delle due è quella vera e quale no.
Esattamente la contraddizione di fondo dell'umanesimo individualista che io ho denunciato.

E' una questione di logica, Gyta....e alla logica non si sfugge.
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