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Vecchio 16-09-2005, 14.45.37   #211
rodi
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Re: Re: (D)Io

Citazione:
Messaggio originale inviato da Mistico
...
P.S.
Forse mi serve un interprete... Per favore, ...c'è qualcuno capace e disposto con spirito umanitario? [/b]

non è mancanza di spirito umanitario...è che mi manca il traduttore simultaneo...altrimenti te la passerei volentieri la versione per 'comuni mortali'...
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Vecchio 16-09-2005, 14.53.25   #212
rodi
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Re: Re: Re: Re: (D)Io

Citazione:
Messaggio originale inviato da Mistico
Rodi, io ho cancellato... cancella anche tu... che la cosa è grave.

Cancellerò anche questo post tra poco.

Se tu non cancelli il tuo dovrò ripostare ma è meglio di no.

rodi is offline  
Vecchio 16-09-2005, 14.58.43   #213
Mistico
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...ok...

Citazione:
Messaggio originale inviato da Estragone
(un lungo eloquio alla “Visechi”)
"Estragone", o ti decidi a dirmi cosa posso fare per te o ci rinuncio.

Confesso che faccio fatica a seguire le tue tortuose vie.

Sembra che tu voglia davvero dire qualcosa, ma non trovi il coraggio di parlare chiaro.

Il senso certo del tuo ultimo post è, nella percezione di chi non è nella tua mente, "PROBLEMA INTERIORE".

Il percorso della lettura delle tue giravolte linguistiche è per una persona sana impegnativo, ed il risultato antieconomicamente sterile: Sembra che tu stia svuotando una cantina da lungo tempo trascurata. Oltretutto sono chiari i segni sintomatologici di qualcosa che non stai certamente esternando volontariamente. Spero che tu stia facendo qualcosa per te stesso in merito.

P.S.
Forse mi serve un interprete... Per favore, ...c'è qualcuno capace e disposto con spirito umanitario?
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Vecchio 16-09-2005, 15.06.50   #214
paperapersa
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Citazione:
Messaggio originale inviato da Mistico
Chi non se la sente di prendere questo impegno davanti a Dio farebbe meglio a non sposarsi, perchè Dio siamo noi e perchè, tanto, quando ci sono figli, sposati o no... gli obblighi sono i medesimi ed un matrimonio fatto con l'accordo unanime di non volere figli è soltanto una beffa.

In genere ci si sposa in chiesa per tradizione, Sunday, il più delle volte.

Oppure ci si crede veramente quando lo si dice davanti a Dio e ai testimoni e poi se uno dei due decide che si è innamorato di un altro che fai?? sei colpevole e pertanto se sei separato non puoi più accostarti al sacramento della comunione ? (è successo ad un mio carissimo amico, la cui moglie ha pensato bene di lasciarlo e lui cattolicissimo e credente ha dovuto
lottare contro la sua fede e l'obbedienza..... alla fine ha prevalso il buon senso e la coscienza e si comunica nonostante i divieti... vivaddio!!!
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Vecchio 16-09-2005, 15.18.58   #215
Mistico
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Messaggi: 1,879
Citazione:
Messaggio originale inviato da paperapersa
Oppure ci si crede veramente quando lo si dice davanti a Dio e ai testimoni e poi se uno dei due decide che si è innamorato di un altro che fai?? sei colpevole e pertanto se sei separato non puoi più accostarti al sacramento della comunione ? (è successo ad un mio carissimo amico, la cui moglie ha pensato bene di lasciarlo e lui cattolicissimo e credente ha dovuto lottare contro la sua fede e l'obbedienza..... alla fine ha prevalso il buon senso e la coscienza e si comunica nonostante i divieti... vivaddio!!!
Malu, sai che ho già detto spesso che per me il Dio di ciascuno è il Resto e cioè il tutto meno il tale "ciascuno". Il Resto non ha il diritto di promulgare la Legge Interiore della Parte della quale è resto rispetto al Tutto.

Ne consegue che se il tuo amico ha fatto quel che ha fatto è stato perchè la sua Legge Interiore glie lo ha consentito, e va benissimo così, Dio "comanda" sempre sui vari "Resto" ed ogni Parte ha il libero arbitrio che gli deriva dalla propria stessa divinità poichè ogni Parte è nel Resto di ogni altra e fa parte, perciò, del Dio di chiunque altro fuorchè di sè stessa Parte.

E' lecito fare la Comunione cristiana se la propria Legge Interiore non riconosce peccato che impedisca di farla. Lo consente il Libero Arbitrio e Dio DEVE accettarlo perchè la Legge Interiore E' Lui.

Ultima modifica di Mistico : 16-09-2005 alle ore 15.24.33.
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Vecchio 16-09-2005, 18.11.05   #216
sunday01
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Re: (D)Io

Citazione:
Messaggio originale inviato da Estragone
Già, talvolta si va oltre l’indelicatezza di porre Dio al di sopra di tutto e si scantona nell’indecenza di porre l’Io davanti a tutto, costituendosi all’interno di un orizzonte ancor più sconsolante ed assente. Affidarsi alle parole è affidarsi ad un equivoco, perché si confida sul fatto che l’interlocutore percepisca nel dovuto modo, comprendendo pienamente, il significato ed il portato delle parole. Evento di per sé improponibile.

Infatti… Molte volte le parole non riescono ad esprimere quello che si vorrebbe dire, o vengono interpretate a seconda dello stato d’animo di chi ascolta, sempre che trovi qualcuno che ascolti veramente… e che interiorizzi quello che uno vuole dire…
Anche questa mia parola, “io”, è stata male interpretata…
Nel contesto del mio discorso sottintendeva l’uomo, separato da Dio, l’uomo che si chiude in se stesso, che rifiuta la totalità che è Dio, per assurgersi lui stesso a Dio, ma l’uomo non è la totalità,
è soltanto una parte del Tutto che è Dio… da qui poi tutti gli altri errori di visione e di valutazione da parte dell'uomo privato di Dio...
Perciò, si esilia da solo, chiuso nel suo Io, ma allontanandosi dalla sua origine, cioè Dio, sarà sempre mancante di qualcosa che lo mette in armonia con il Tutto…

Citazione:
Messaggio originale inviato da Estragone

Le parole, strumento principe della comunicazione (anche se sempre parziale, sempre vacua), sono il mezzo che espone all’esterno questo mastodontico Io, che lo essoterizzano. Ma il portato della parola è solo e sempre superficie, epidermide che avvolge, nel dire, nel dirsi, il vero corpus interiore mai dicibile, mai compiutamente esprimibile in grafia e dizione fonetica. L’Anima non parla, urla nel silenzio, non si esprime in vocaboli, ma in motti di spirito, in simboli non in vocalizzi.

Se la nostra Anima potesse parlare, quante cose avrebbe da dire… Ma questo urlare dell’anima l’Io lo sente… e non ci sono parole per esternarlo… ma è la nostra parte più vicina a Dio, la più genuina... quella che solo Dio sa ascoltare...
L’Anima soffre, vive, ma è in qualche modo prigioniera dell’Io, di questa corazza fatta di (false?) certezze, di dubbi, di, scusa il termine ma non mi viene di meglio, di apparenze

Citazione:
Messaggio originale inviato da Estragone

Anche la parola Dio è in sé un equivoco, il proliferare delle religioni e dei tanti ‘Dio’ personali è appunto l’essoterizzazione di questo equivoco.

Il proliferare delle religioni è soltanto un modo che l’anima ha per cercare di ricongiungersi al Tutto che è Dio, per questo hanno ampia diffusione in tutto il mondo…
La parola di Dio… viene chiamata così in particolare la Bibbia… non ha riscontro in altre religioni… ci sarà un perché…
E’ da questa che abbiamo attinto e attingiamo per comunicare, ma se la intendi come un equivoco,
allora non avrebbe senso continuare a parlare di Dio…
Gesù parlava, non ha lasciato niente di scritto di suo, soltanto pochi segni tracciati per terra…
Ma se non ci fossero stati i testimoni del suo tempo a riportare le sue parole, non sarebbero giunte fino a noi… Se non ci fidiamo della parola scritta, figuriamoci di quella tramandata a voce di generazione in generazione…

Citazione:
Messaggio originale inviato da Estragone

In una società oramai depauperata di stelle fisse, che sempre più si affida alla grammatica dell’Io, gli ingredienti di questa relazione sono dati dall’autoaffermazione, dall’affermazione del proprio unico (D)Io, a cui, nell’ambito di una metodologia e sistematica autoreferenziale, si attribuisce una volontà di potenza che tende a travalicare gli altrui ‘(D)Io’, in un rapporto di forza che si concreta attraverso la prevaricazione e l’imposizione, alimentandolo con nutrienti attinti dall’autoreferenzialità e dal proprio colloquiare con se stesso.

Questa è la sopraffazione dell’uomo sull’uomo… quando ognuno assume sé stesso come metro di paragone per giudicare gli altri…
Eppure l’Io è importante, perché se non si conosce se stessi, non ci si ama, non ci si accetta per come si è con i propri limiti e le proprie certezze, come si può conoscere e amare gli altri???
Ognuno pensa di avere la verità e di gridare più forte degli altri, la verità è in ognuno di noi, quando non prendiamo come metro di paragone l'Io, ma il nostro metro di paragone è Dio.

Citazione:
Messaggio originale inviato da Estragone

La riflessione, cioè la flessione in se stessi, quando ci si avvinghia al proprio ‘(D)Io’, precludendo così la strada ad una comprensione più profonda dell’insondabilità del proprio intimo – che già in sé è un’aporia, un ossimoro -, produce mostri vanagloriosi, che, per autogerminazione, inculcano nel proprio profondo germi patogeni che lo ammorbano, ammorbando così anche l’aria circostante.

Guardare dentro se stessi , non si trova la soluzione del proprio essere e del proprio soffrire, tutti i più bei ragionamenti non portano a una risposta, o portano a risposte contrastanti…
E allora si pensa di alleggerirsi dando la colpa a Dio, ma l’Io da solo non sa darsi una risposta se non rapportato a Dio…

Citazione:
Messaggio originale inviato da Estragone

In questo ambito di relazione, dove il (D)Io autoreferenziato è feticcio e totem, quel che emerge è la prevaricazione e la vacuità dell’essere… ci si elegge a DIO, esponendo il proprio ME come baluardo intangibile agli altri ‘me’, stimati sempre come soccombenti.

In questo caso sei sempre e solo un Io, che per alleggerirsi si assume il ruolo di Dio…

Citazione:
Messaggio originale inviato da Estragone

urla al (D)Io che siamo quel che non siamo, non essendo quel che (D)Io rappresenta di noi.

Ma Dio sa quel che siamo veramente, nel profondo del nostro intimo…
siamo delle pecore travestite da lupi… o dei lupi travestiti da pecore???
Un primo passo per riappropriasi del nostro vero Io, essere al di fuori quello che siamo dentro… altrimenti saremo sempre divisi in noi stessi.

Un saluto


Ultima modifica di sunday01 : 16-09-2005 alle ore 18.23.51.
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Vecchio 16-09-2005, 19.10.42   #217
klara
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domanda

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[i] lui cattolicissimo e credente ha dovuto
lottare contro la sua fede e l'obbedienza..... alla fine ha prevalso il buon senso e la coscienza e si comunica nonostante i divieti... vivaddio!!! [/b]

...mi daresti/ste una spiegazione?..cosa vuol dire allora essere cattolici oggi...o chi si puo' chiamare tale?...dare un minimo comune denominatore...

,klara

Ultima modifica di klara : 16-09-2005 alle ore 19.16.10.
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Vecchio 16-09-2005, 19.48.43   #218
Aleksandr
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Messaggio originale inviato da paperapersa
Oppure ci si crede veramente quando lo si dice davanti a Dio e ai testimoni e poi se uno dei due decide che si è innamorato di un altro che fai?? sei colpevole e pertanto se sei separato non puoi più accostarti al sacramento della comunione ? (è successo ad un mio carissimo amico, la cui moglie ha pensato bene di lasciarlo e lui cattolicissimo e credente ha dovuto
lottare contro la sua fede e l'obbedienza..... alla fine ha prevalso il buon senso e la coscienza e si comunica nonostante i divieti... vivaddio!!!
Purtroppo c'è tanta involontaria ignoranza in questi temi. Se un coniuge viene ingiustamente lasciato dal consorte, anche se c'è il divorzio civile, non commette nessuna colpa. Come dice il catechismo della chiesa cattolica: "C'è infatti una differenza notevole tra il coniuge che si è sinceramente sforzato di rimanere fedele al sacramento del Matrimonio e si vede ingiustamente abbandonato, e colui che, per sua grave colpa, distrugge un matrimonio canonicamente valido". Niente gli impedisce di accedere ai sacramenti, purchè rinunci ad intraprendere nuove relazioni sessuali


Per fare un po' di chiarezza riporto questi due paragrafi che riguarda il pensiero della chiesa in merito a separazioni e divorzio


+
Giovanni Paolo II
Familiaris consortio

...

d) Separati e divorziati non risposati

83. Motivi diversi, quali incomprensioni reciproche, incapacità di aprirsi a rapporti interpersonali, ecc. possono dolorosamente condurre il matrimonio valido a una frattura spesso irreparabile. Ovviamente la separazione deve essere considerata come estremo rimedio, dopo che ogni altro ragionevole tentativo si sia dimostrato vano.

La solitudine e altre difficoltà sono spesso retaggio del coniuge separato, specialmente se innocente. In tal caso la comunità ecclesiale deve più che mai sostenerlo; prodigargli stima, solidarietà, comprensione ed aiuto concreto in modo che gli sia possibile conservare la fedeltà anche nella difficile situazione in cui si trova; aiutarlo a coltivare l'esigenza del perdono propria dell'amore cristiano e la disponibilità all'eventuale ripresa della vita coniugale anteriore.

Analogo è il caso del coniuge che ha subito divorzio, ma che - ben conoscendo l'indissolubilità del vincolo matrimoniale valido - non si lascia coinvolgere in una nuova unione, impegnandosi invece unicamente nell'adempimento dei suoi doveri di famiglia e delle responsabilità della vita cristiana. In tal caso il suo esempio di fedeltà e di coerenza cristiana assume un particolare valore di testimonianza di fronte al mondo e alla Chiesa, rendendo ancor più necessaria, da parte di questa, un'azione continua di amore e di aiuto, senza che vi sia alcun ostacolo per l'ammissione ai sacramenti.

e) I divorziati risposati

84. L'esperienza quotidiana mostra, purtroppo, che chi ha fatto ricorso al divorzio ha per lo più in vista il passaggio ad una nuova unione, ovviamente non col rito religioso cattolico. Poiché si tratta di una piaga che va, al pari delle altre, intaccando sempre più largamente anche gli ambienti cattolici, il problema dev'essere affrontato con premura indilazionabile. I Padri Sinodali l'hanno espressamente studiato. La Chiesa, infatti, istituita per condurre a salvezza tutti gli uomini e soprattutto i battezzati, non può abbandonare a se stessi coloro che - già congiunti col vincolo matrimoniale sacramentale - hanno cercato di passare a nuove nozze. Perciò si sforzerà, senza stancarsi, di mettere a loro disposizione i suoi mezzi di salvezza.

Sappiano i pastori che, per amore della verità, sono obbligati a ben discernere le situazioni. C'è infatti differenza tra quanti sinceramente si sono sforzati di salvare il primo matrimonio e sono stati abbandonati del tutto ingiustamente, e quanti per loro grave colpa hanno distrutto un matrimonio canonicamente valido. Ci sono infine coloro che hanno contratto una seconda unione in vista dell'educazione dei figli, e talvolta sono soggettivamente certi in coscienza che il precedente matrimonio, irreparabilmente distrutto, non era mai stato valido.

Insieme col Sinodo, esorto caldamente i pastori e l'intera comunità dei fedeli affinché aiutino i divorziati procurando con sollecita carità che non si considerino separati dalla Chiesa, potendo e anzi dovendo, in quanto battezzati, partecipare alla sua vita. Siano esortati ad ascoltare la Parola di Dio, a frequentare il sacrificio della Messa, a perseverare nella preghiera, a dare incremento alle opere di carità e alle iniziative della comunità in favore della giustizia, a educare i figli nella fede cristiana, a coltivare lo spirito e le opere di penitenza per implorare così, di giorno in giorno, la grazia di Dio. La Chiesa preghi per loro, li incoraggi, si dimostri madre misericordiosa e così li sostenga nella fede e nella speranza.

La Chiesa, tuttavia, ribadisce la sua prassi, fondata sulla Sacra Scrittura, di non ammettere alla comunione eucaristica i divorziati risposati. Sono essi a non poter esservi ammessi, dal momento che il loro stato e la loro condizione di vita contraddicono oggettivamente a quell'unione di amore tra Cristo e la Chiesa, significata e attuata dall'Eucaristia. C'è inoltre un altro peculiare motivo pastorale: se si ammettessero queste persone all'Eucaristia, i fedeli rimarrebbero indotti in errore e confusione circa la dottrina della Chiesa sull'indissolubilità del matrimonio.

La riconciliazione nel sacramento della penitenza - che aprirebbe la strada al sacramento eucaristico - può essere accordata solo a quelli che, pentiti di aver violato il segno dell'Alleanza e della fedeltà a Cristo, sono sinceramente disposti ad una forma di vita non più in contraddizione con l'indissolubilità del matrimonio. Ciò comporta, in concreto, che quando l'uomo e la donna, per seri motivi - quali, ad esempio, l'educazione dei figli - non possono soddisfare l'obbligo della separazione, "assumono l'impegno di vivere in piena continenza, cioè di astenersi dagli atti propri dei coniugi" (Giovanni Paolo PP. II, Omelia per la chiusura del VI Sinodo dei Vescovi, 7 [25 Ottobre 1980]: AAS 72 [1980] 1082).

Similmente il rispetto dovuto sia al sacramento del matrimonio sia agli stessi coniugi e ai loro familiari, sia ancora alla comunità dei fedeli proibisce ad ogni pastore, per qualsiasi motivo o pretesto anche pastorale, di porre in atto, a favore dei divorziati che si risposano, cerimonie di qualsiasi genere. Queste, infatti, darebbero l'impressione della celebrazione di nuove nozze sacramentali valide e indurrebbero conseguentemente in errore circa l'indissolubilità del matrimonio validamente contratto.

Agendo in tal modo, la Chiesa professa la propria fedeltà a Cristo e alla sua verità; nello stesso tempo si comporta con animo materno verso questi suoi figli, specialmente verso coloro che, senza loro colpa, sono stati abbandonati dal loro coniuge legittimo.

Con ferma fiducia essa crede che, anche quanti si sono allontanati dal comandamento del Signore ed in tale stato tuttora vivono, potranno ottenere da Dio la grazia della conversione e della salvezza, se avranno perseverato nella preghiera, nella penitenza e nella carità.

...

Fonte http://www.totustuus.biz/users/magistero/gp2famil.htm
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Vecchio 16-09-2005, 19.49.17   #219
paperapersa
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i cattolici secondo me non si pongono domande, credono per fede,e obbediscono ciecamente a tutto quello che viene loro propinato, chi invece come me oil mio amico non obbedisce
perchè usa la sua testa e la propria coscienza è eretico
o quantomento si fa una religione fai da te e quindi
non è cattolico 8 e io infati non dico mai di essere cattolica , ma cristiana.......poichè il mio Maestro è Cristo, da me interpretato, amato, rivisitato, assimilato.........
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Vecchio 16-09-2005, 20.24.31   #220
paperapersa
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allora la vuoi sapere tutta la storia del mio amico??
Ebbene chiamiamolo con il suo nome, Piero si è visto crollare il mondo addosso perchè aveva sempre cercato di accontentare (secondo lui) le esigenze di autoaffermazione ed affettive della mogli, la quale invece, lo piantava per uno spiantato professore di scuola padre di tre figli di cui uno di soli tre anni e piantava anche la propria figlia quindicenne che decideva direstare con il padre.(almenoin un primo tempo)
Ma lastoria di Beautiful all'italiana continua:
Piero prova a frequentare la parrocchia, pensa di diventare missionario ma essendo un giovane uomo con normali desideri sessuali ed affettivi ci pensa su un pò.
I due piccioncini intanto fregandosene di tutto ciò che si lasciavano alle spalle vivevano in luna di miele in un appartamento
in campagna e la ex moglie del prof., indignata e offesa aveva detto ai tre figli : fate finta che vostro padre è morto, non chiedetemi più di lui.

Appena Piero mi dice ciò lo esorto a mettersi in contatto con la suddetta e a farla riflettere che invece dovrebbe inchiodare il prof alle sue responsabilità di padre tempestandolo di telefonate disturbanti.
Insomma morale della favola PIero la conosce, gli piace, decidono di convivere e lui si assume la responsabilità di crescere i tre ragazzi con rispetto ed amore.
Dopo anni di convivenza e di normali rapporti sessuali (vivaddio)
si sposano civilmente ed io sono felice di essere stata la causa
di questo happy ending alla faccia di tutti i divieti ecclesiastici.
Piero si è sempre comunicato, la sua nuova compagna/moglie no, perchè obbedisce con timore a quanto da te riportato, ma ciò non
toglie che anche lei, giovane donna ha trovato un sano equilibrio psicologico e sessuale e io mi
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