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Vecchio 27-01-2006, 19.27.54   #11
Mirror
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Re: Siamo ancora capaci di perderci ?

Citazione:
Messaggio originale inviato da gyta
Spesso parliamo di consapevolezza, di presenza mentale,
e altrettanto troppo spesso confondiamo tutto questo
con una volontà attiva che domina e dirige,
altre volte invece con propositi e mete.. seppur ben nobili e ponderate.

Mi chiedo però (come una pubblicità mi ha stuzzicato recentemente, mostrando
come spesso tutto sembri essere sotto il nostro controllo più o meno attivo, più o meno cosciente)
siamo ancora capaci di.. perderci?

Gyta

La Consapevolezza, per come l'intendo, non ha niente a che fare con il "controllo"...ma è proprio la Presenza a se stessi serena e fiduciosa che permane pur nel sentirsi persi...nell'oceano misterioso dell'Esistenza.

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Vecchio 27-01-2006, 21.13.02   #12
gyta
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Curioso che la maggior parte di Voi
abbia inteso "perdersi" come qualcosa di 'negativo',
a significare lo smarrimento delle nostre qualità più umane
od intendendo invece il confonderci coi nostri pensieri,
con la nostra interiorità.
Per quanto spesso il significato di "perdere" sia sinonimo di diminuzione,
mancanza al negativo, il concetto può da un altro punto di vista essere inteso come
diminuzione di qualcosa a favore di qualcos'altro, in tal caso come un passaggio obbligato
d'equilibrio. Il caso che volevo porre alla vostra attenzione, ciò che volevo intendere con
"siamo ancora capaci di perder-ci" assumeva il significato di "siamo in grado di perdere noi stessi?"

Siamo in grado di mollare tutto ciò che crediamo di essere, siamo in grado di perdere noi stessi?
Di vivere senza il nostro credo su noi, di essere a diretto contatto con la vita, con "le cose"
senza un noi "che sa", un "sé" che filtra, riconosce, organizza?
Siamo capaci di vivere senza un sé che ci baricentra? Senza un sé che fissa in noi la stabilità?
Capaci di perdere l'ultima "stampella"? Di perdere noi stessi? Sottintendendo senza baricentro.
In questo senso lo smarrirsi diviene sinonimo di liberazione, di mancanza di "controllo",
di una volontà passiva che sia la vita stessa a "muoverci",
lasciando andare anche la consapevolezza più mentale,
essere senza sé, essere il corpo della vita.

Perdere la testa.
Ma non come solitamente s'intende come in balìa delle passioni,
ma semplicemente 'senza testa'.
Il baricentro non è più nella nostra testa, in ciò che pensiamo, crediamo, osserviamo,
ma lasciare la volontà al moto della vita. Non più noi in equilibrio ma il mutamento impetuoso
o più tranquillo della vita "fuori" diviene il nostro asse, un "equilibrio" che è perdita di volontà, perdita di sé:
essere corpo della vita. E in questo moto senza equilibrio (nostro di volontà) trovare il luogo: essere.

Forse chi maggiormente si è avvicinato al mio intendere è stato Fallible e forse Salin se non avesse
inteso con "perdersi in se stessi"!
Perché ho scritto "ancora"..
Perché ho immaginato che vi fosse stata un epoca nella nostra vita
quando da bimbi al riparo da responsabilità e da fini eravamo capaci di lasciarci andare nel cuore delle cose,
senza redigerle, senza dominarle, senza "valutarle" facendoci vita del gioco stesso,
ed il gioco era tutto e tutto era il gioco, ed il sentire era uno scorrere rapido e fluido;
non c'era baricentro al di fuori di come soffiava l'aria al di fuori nella vita.

Noi eravamo in balìa di quell' "aria" ed il mal di mare era il nostro centro.
Di sicuro molti di voi saranno stati innamorati di un particolare uomo o di una particolare donna,
ecco faccio quest'esempio perché forse è quello che meglio ci può accomunare da "adulti" in ciò che chiamo
essere senza volontà attiva, essere il mutamento stesso.
Se abbiamo amato con particolare intensità un uomo
od una donna nel corpo e nello spirito non esisteva una volontà nella carezza, non c'era un io che avvicinava i corpi, la passione, l'amore stesso muoveva il nostro corpo,
senza che vi fosse una vera coscienza,
nel ricordo non c'era un io od un lui ma solo un fluido movimento continuo
anche in ciò che apparentemente considereremmo "fermo" c'era uno scorrere continuo,
senza identità, senza volontà, tutto, ogni cosa era volontà passiva, era essere il corpo del mutamento.
E non è la stessa cosa dire d'esser stati 'passione',
poiché spesso s'associa questo essere, questo sentire ad una capacità intellettiva dove l'io è forte e rafforzato, dove il possesso diviene parte principale e non quindi quel costante essere fluido privo di volontà che non sia volontà passiva, non donare il corpo a qualcun'altro ma non averlo proprio! Noi stessi tutti essere il corpo del mutamento, della vita che batte, della vita che gela, della vita che bolle, che riposa, che geme, che si sveglia, che gira ovunque senza avvisi di ritmo, di direzioni o di s/Senso.

Siamo capaci ancora di non.. appartenerci più? Di essere la volontà che ci gioca? Non avere una nostra volontà, una nostra "testa", un nostro credo? Siamo capaci di perdere noi stessi?
Siamo capaci di non pensare "basso-alto" "sinistra-destra" "evoluto-involuto" "dotto-ignorante" "bello-brutto"? Siamo capaci di essere un corpo con gli altri? Non c'è "mi piace-non mi piace", c'è solo volontà passiva, passione d'essere il corpo della vita (forse dovrei metterla maiuscolo "Vita" per non incorrere in fraintendimenti).

Scrive Catharsis che è l'esperienza "meno personale e soggettiva che vi possa essere",
ed invece non c'è nulla di più "personale" di più "vivo" di più "soggettivo" nel senso che ci appartiene
talmente completamente da far impallidire ogni nozione di "sé". Mai il corpo era stato tanto vivo,
mai c'era appartenuto tanto come quando non ci appartiene più.
Mai i concetti ci sono scivolati tanto dolcemente dalle dita senza alcuna reale importanza
da quando la volontà attiva ha mollato la sua presa;
mai la nostra vita è stata tanto preziosa da far retrocedere ed impallidire qualunque timore della morte;
mai tanta pazzia ci ha così cullati da divenire ragione pura senza che nessuno ragionasse in una zona ben definita del mio corpo; mai il mio corpo m'ha mai tanto appartenuto da quando la mia volontà a cessato d'appartenergli.

La "via senza testa".
Strano.. nel momento che "decidiamo" che tutto "possa marcire"
è il momento che tutto fiorisce.

E' strano.. non c'è nessuna bestia feroce, non c'è più un io che ha paura
(io sono la paura stessa)


Citazione:
Messaggio originale inviato da Mirror
La Consapevolezza.. non ha niente a che fare con il "controllo"...ma è proprio la Presenza a se stessi serena e fiduciosa che permane pur nel sentirsi persi...nell'oceano misterioso dell'Esistenza.

Sì..! Questo.. intendevo comunicare!!
O come scrive psicher:
"centrare il bersaglio proprio perdendo di vista l'obiettivo".



Gyta

Ultima modifica di gyta : 27-01-2006 alle ore 21.22.41.
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Vecchio 28-01-2006, 01.08.21   #13
Fragola
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Re: Siamo ancora capaci di perderci ?

Citazione:
Messaggio originale inviato da gyta
Spesso parliamo di consapevolezza, di presenza mentale,
e altrettanto troppo spesso confondiamo tutto questo
con una volontà attiva che domina e dirige,
altre volte invece con propositi e mete.. seppur ben nobili e ponderate.

Mi chiedo però (come una pubblicità mi ha stuzzicato recentemente, mostrando
come spesso tutto sembri essere sotto il nostro controllo più o meno attivo, più o meno cosciente)
siamo ancora capaci di.. perderci?

Gyta

Bellissima domanda! Non ho letto gli altri post, però. Magari ripeto cose dette da altri. Credo che questo sia un momento in cui la paura di perdersi, di lasciarsi andare, di staccare il controllo, di non immedesimarsi completamente con la coscienza (do alla parla coscienza un significato ... quotidiano, so che in alcuni contesti spirituali si da a questa parola significati più ampi) è particolarmente difficile. Ma forse "perdersi" è il solo modo per trovarsi. I momenti in cui la coscienza non tiranneggia tutto il resto sono quelli in cui si hanno le intuizini importanti. Quelle che innescano trasformazioni.
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Vecchio 28-01-2006, 03.19.17   #14
gyta
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Messaggio originale inviato da Fragola
..Ma forse "perdersi" è il solo modo per trovarsi..

Già..!



Gyta
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Vecchio 28-01-2006, 10.31.14   #15
atisha
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Messaggio originale inviato da gyta
[b]Curioso che la maggior parte di Voi
abbia inteso "perdersi" come qualcosa di 'negativo',
a significare lo smarrimento delle nostre qualità più umane
od intendendo invece il confonderci coi nostri pensieri,
con la nostra interiorità.

A volte è difficile interpretarsi... le stesse parole portate su livelli diversi hanno più significati..e dovresti saperlo..
Credo che in sostanza stiamo dicendo tutti la stessa cosa, come sempre..ovvio, dai nostri rispettivi livelli di consapevolezza..dal nostro "momento"...

"Perdersi" nell'oceano della Vita... significa abbandono totale..e Fiducia smisurata... perchè in quell'abbandono, che è pur una grande Meta.. è racchiuso l'atteggiamento e la vibrazione dello Spirito..non so se mi spiego bene..
è un contributo di un'integrità raggiunta..che non è lasciata al caso...o al momento..

Contrariamente, senza quella totalità, credo non sia possibile "perdersi" ..ma semmai "perdersi" ogni tanto, quando l'essere si arricchisce momentaneamente della sua religiosità....
Va considerato che nell'uomo è spesso presente l'autocontrollo dell'ego che in alcuni casi può assumere l'aspetto del sacrificio..e si "perderà" nelle onde della vita, si lasceraà trasportare con rassegnazione...ma non sarà ancora quel "perdersi" arreso totale nell'oceano della vita..quel perdersi nella Fiducia..nel Disegno ordinato degli eventi...o meglio ancora del Ciò che E'... misterioso...nell'abbandono al "sia fatta la Sua Volontà"..sempre e costantemente...
Così ho osservato e osservo tutt'ora in me...

atisha is offline  
Vecchio 28-01-2006, 10.39.44   #16
tattva
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La proposta di Gyta è letterariamente affascinante, descrive la nostra essenza senza sovrastrutture, un punto di partenza ancestrale – i primi anni dell’infanzia forse, prima dell’età della ragione. In sostanza propone un regresso più letterario-poetico che effettivamente possibile, un “macchina indietro” a ritrovare un punto d’equilibrio naturale relativo ad una natura incontaminata, incantata che forse non è mai esistita, tranne che nell’immaginazione dei poeti.

Appunto, definirei questa ricerca poetica, letteraria e purtroppo utopica.
tattva is offline  
Vecchio 28-01-2006, 14.19.00   #17
sisrahtac
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Magari si ha paura di perdersi perchè si ha paura di fare brutti incontri. Magari la paura di perdersi nasconde la paura dell'ombra, dell'ignoto.
sisrahtac is offline  
Vecchio 28-01-2006, 14.30.04   #18
fallible
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Messaggi: 1,774
perdersi

Bun pomeriggio!
Appunto, definirei questa ricerca poetica, letteraria e purtroppo utopica.


Perchè non di "vita" tanto, io tu noi(ego) ci perderemo claudio
fallible is offline  
Vecchio 28-01-2006, 14.31.48   #19
Uno
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Citazione:
Messaggio originale inviato da atisha

credo non sia possibile "perdersi" ..ma semmai "perdersi" ogni tanto, quando l'essere si arricchisce momentaneamente della sua religiosità....

Come dire in altre parole il respiro della vita che tutto permea, cicli in movimento.... motore -aspirazione-compressione-scoppio-espansione...
voler "fermare" tutto in un unico stato oltre che utopia equivale a morire...



Edit: corretto orrore di ortografia
Uno is offline  
Vecchio 28-01-2006, 14.40.53   #20
atisha
Ospite pianeta Terra
 
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Messaggi: 3,020
tra sesso e castità...

Citazione:
Messaggio originale inviato da Uno
Come dire in altre parole il respiro della vita che tutto permea, cicli in movimento.... motore -aspirazione-compresione-scoppio-espansione...
voler "fermare" tutto in un unico stato oltre che utopia equivale a morire...

già.......ma spesso ce la contiamo... e finiamo per crederci...

Ultima modifica di atisha : 28-01-2006 alle ore 14.42.01.
atisha is offline  

 



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