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Vecchio 01-06-2006, 10.58.11   #1
VanLag
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Ramana e gli uomini dell’Advaita.

Questa è una storia, anzi un pezzo di storia….. della mia storia che non è ne meglio ne peggio di altre….. E’ solo una storia che magari può servire a qualcuno.

Sono nato in una famiglia di radici fortemente cattoliche, in un epoca nella quale le processioni del mese di Maggio alla Madonna erano ancora feste paesane capaci di commuovere gli animi, tra le luci delle candele che brillavano nel crepuscolo, l’odore che proveniva dai roseti in fiore ed il salmodiare sommesso delle Ave Maria.

Di carattere prendo tutto tremendamente sul serio e così mi successe di fare con il cattolicesimo, questo almeno per i primi vent’anni della mia vita. Fin dopo il militare non avevo mai perso una funzione religiosa. Poi dopo il militare la crisi esistenziale. Le domande della vita esplodevano dentro di me e acuivano la sofferenza data dagli insuccessi negli studi per la poca voglia di applicarmi e dalle difficoltà di relazione soprattutto con l’altro sesso. In questo contesto dovetti prendere atto che il cattolicesimo non mi aiutava in nulla se non a peggiorare la mia confusione ed a vivere male. Delle cose che mi avevano insegnato e raccontato non una si avverava e per di più in una giornata primaverile, mentre ero in machina vidi una “verità” con estrema chiarezza. Vidi la forza e l’importanza dell’energia sessuale e come quella forza fosse il nostro collegamento diretto con la vita.
Il cattolicesimo mi chiedeva il compito impari di reprimerla e di canalizzare quella forza. Mi chiedeva di negare la gioia di vivere. Non avrei mai vinto…. Era impossibile vincere….. Non si scherza con la vita, se lo fai lei ti punisce duramente. Quella forza era l’energia stessa che mi costituiva. Cosa diavolo mi stavano mai chiedendo? Come potevano chiedere una simile aberrazione così innaturale.

Quel giorno in macchina decisi il mio divorzio dal cattolicesimo.

Per un temperamento come il mio era un colpo. A che altro pensiero avrei fatto riferimento? Quale ideologia poteva rispondere al mio bisogno di spiritualità che pure alitava altrettanto vitale dentro di me? Non era “l’oscura notte dell’anima”…. Era piuttosto la tenebra nera della disperazione, che si affacciava alla mia vita. Alle tempeste del mio mare, si univa ora la mancanza di un timone col quale dirigere la mia nave.

Incidentalmente trovai lo Yoga, e sulle scie di quello iniziai a leggere un po’ di filosofie indiane. A caso, lasciandomi trasportare da una specie di “sesto senso” sceglievo nelle librerie le mie letture. Erano tempi nei quali l’oriente non era ancora così presente nella nostra cultura. Quasi per caso inciampai in un libro dell’Ubaldini che si intitolava: - La Vita di Ramana Maharishi – L’autore era un certo Arthur Osborne.

Lo iniziai e dopo qualche decina di pagine stavo per abbandonare quella lettura, che non mi sembrava stimolante. Non incontrava il mio spirito. Una sera, ero in cucina con mia madre che preparava la cena, (interessante come le svolte chiave siano nella mia memoria con ricchezza di particolari), ero giunto al punto nel quale intuitivamente sentivo che a fine pagina a avrei chiuso il libro e lo avrei scordato su qualche scafale, quando, incisiva come la lama di un rasoio, mi colpi nel profondo dell’animo, una frase del Maharishi. Non ricordo la frase esatta, perché poi ne lessi molte altre anche più incisive, ma qualsiasi essa fosse mi conquistò. Quel libro non lo chiusi mai più…… Andai avanti a leggerlo e scopri un mondo che si confaceva perfettamente al mio carattere. In esso vi era descritta la vita di un Saggio nel quale non era possibile trovare una macchia e quello salvava l’idea che avevo della saggezza, ma in più c’era un insegnamento facile che era la panacea che curava la mia anima.
Soprattutto non c’era nessuna attacco alla sessualità, non c’erano pesi da portare, non c’erano rinunce assurde, ne premi, ne castighi. Dio stesso era ininfluente e tutto quello che emergeva era un invito assurdamente sapiente ed arguto a domandarsi, per ogni atomo di vita che mi attraversava, chi fosse il soggetto dell’esperienza.

Ramana non mi impiastrava la mente…. Me la puliva. Mi dava un riferimento costante, facile e soprattutto presente. Il territorio della ricerca non era più vasto come il mondo materiale e sottile, ma era il soggetto stesso che percepiva il mondo …. Ero io, era la mia anima e quel campo di ricerca era sempre a portata di mano, intimamente vicino ed accessibile.

Mi innamorai di lui, delle sue parole, delle persone e dei luoghi descritti nel libro. Quella linfa sottile che penetrava nel mio cuore, lentamente e sapientemente respingeva le tenebre e portava fioti di luce nella mia anima. La vita restava dura, ma tornava vivibile, piacevole degna di essere vissuta.

Circa vent’anni dopo riuscii ad andare, (per la verità tornare), in India e visitare il suo ashram, (comunità spirituale). Fu un momento di giubilo, anche se lui, cioè Ramana non c’era più. Ma da quel viaggio in avanti trovai altri rappresentanti dell’Advaita Vedanta, che chiarificavano i dubbi che erano rimasti e confermavano il mio sodalizio con quel sentiero, diciamo “della ricerca di se stessi”, “del cercare dentro”.
Scoprì Nisargadatta….. il cui libro credo sia in assoluto quello che ho letto più volte… (50, 60?) Conobbi esponenti vivi di quegli insegnamenti come Douglas Harding o U.G. e altri.

Oggi, del cattolicesimo mi rimane tutto il back-ground che inevitabilmente fa parte della mia identità culturale, ma l’ho disinnescato e non è più in grado di controllare e muovere ne me ne la mia vita. Dell’Advaita mi rimane la ricerca, il compito di svuotamento di me stesso, affinché possa arrivare a contenere ed amare il mondo che mi circonda: E' un lavoro che spetta a me, nessuno può aiutarmi ne fermarmi.

VanLag is offline  
Vecchio 01-06-2006, 11.03.22   #2
turaz
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io "staccai" dalla "tradizione" cattolica molto prima (verso i 14 anni)
sino ai 18 mi lasciai trasportare dalla corrente.
poi ai 19 ricominciai a leggere i vangeli accostandoli ad altre tradizioni che in momenti di grazia sentivo giusti nell'evoluzione.

alla fine... tutti esprimevano nel "succo" le medesime cose che vivevo nella mia quotidianità.
ho sempre sentito "vicinanza". un giorno iniziai a percepire "connessione".
Da li tutto il resto.

un saluto
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Vecchio 01-06-2006, 11.48.51   #3
freedom
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Re: Ramana e gli uomini dell’Advaita.

Citazione:
Messaggio originale inviato da VanLag
Il cattolicesimo mi chiedeva il compito impari di reprimerla e di canalizzare quella forza. Mi chiedeva di negare la gioia di vivere. Non avrei mai vinto…. Era impossibile vincere….. Non si scherza con la vita, se lo fai lei ti punisce duramente. Quella forza era l’energia stessa che mi costituiva. Cosa diavolo mi stavano mai chiedendo? Come potevano chiedere una simile aberrazione così innaturale.

Quel giorno in macchina decisi il mio divorzio dal cattolicesimo.


Scusa ma non condivido l'impostazione sessuale che tu ricavi dal cattolicesimo: reprimere? canalizzare? Assolutamente no! La castità è un Dono, Una Grazia. In soldoni............si prega per averla ma se non arriva..........amen!

E poi.......proprio S. Paolo ci viene in aiuto (non solo per gli aspetti precipuamente concenenti la concupiscenza ma per tutto): "non faccio il bene che voglio ma il male che non voglio!" Più autentico e comprensivo di così............si muore!
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Vecchio 01-06-2006, 12.04.49   #4
Mirror
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Caro VanLag,

mi ha fatto piacere leggere la tua storia 'spirituale'. Di come ti sei accostato all'universo Advaita.

Pur con tante differenze nel percorso, incontri ed esperienze, mi riconosco sostanzialmente nel processo di affrancamento dalle influenze religiose che, come te, anch'io avevo ricevuto.
Influenza religiosa dottrinale che mi avevano in qualche modo 'imposto' culturalmente fin da bambino, come per quasi tutti quelli che sono cresciuti nella tradizione religiosa dominante di questo paese.
Ma che in essa, già allora, non trovavo risposte spirituali per me appaganti, soddisfacenti.

Certo l'Advaita non è religiosità convenzionale, anzi è una Comprensione dell'Essenza che precede qualsiasi forma religiosa.
Anche a me questa Via di 'Conoscenza' interiore ha dato moltissimo.

Buona ricerca allora, buon svuotamento... concettuale.

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Vecchio 01-06-2006, 13.31.45   #5
VanLag
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Re: Re: Ramana e gli uomini dell’Advaita.

Citazione:
Messaggio originale inviato da freedom
Scusa ma non condivido l'impostazione sessuale che tu ricavi dal cattolicesimo: reprimere? canalizzare? Assolutamente no! La castità è un Dono, Una Grazia. In soldoni............si prega per averla ma se non arriva..........amen!
Tra la mia adolescenza ed i tempi attuali, c’è stato di mezzo il 68, la rivoluzione sessuale ed i costumi sono un po’ cambiati. Un po’ non tanto. Leggicchiavo sul forum di psicologia un 3d in cui alcuni asserivano di avere avuto l’impressione che all’estero le donne vivono la sessualità con maggiore naturalezza, con maggiore facilità….. Non sono intervenuto in quel 3d ma ho pensato che anche io all’estero ho avuto quell’impressione ed ho pensato anche che, all’estero, non ha sede il Vaticano.
Tanti della mia generazione hanno vissuto una sorta di castrazione, non fisica, non chimica, ma psicologica ed anche delle più oppressive. Se mi dici che una mostrosuità simile non è scritta nei Vangeli sono d’accordo con te, ma se mi dici che la chiesa non è responsabile, su quello non sono d’accordo. E non avrò neppure le scuse postume pensa.

Per altro mi spiace essere sempre così in contrasto con te……

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Vecchio 01-06-2006, 13.32.56   #6
VanLag
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Certo l'Advaita non è religiosità convenzionale, anzi è una Comprensione dell'Essenza che precede qualsiasi forma religiosa.
Anche a me questa Via di 'Conoscenza' interiore ha dato moltissimo.
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Vecchio 01-06-2006, 13.59.11   #7
freedom
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Re: Re: Re: Ramana e gli uomini dell’Advaita.

Citazione:
Messaggio originale inviato da VanLag
Tanti della mia generazione hanno vissuto una sorta di castrazione, non fisica, non chimica, ma psicologica ed anche delle più oppressive. Se mi dici che una mostrosuità simile non è scritta nei Vangeli sono d’accordo con te, ma se mi dici che la chiesa non è responsabile, su quello non sono d’accordo. E non avrò neppure le scuse postume pensa.
La Chiesa è così grande che, al suo interno, alberga "quasi" di tutto. Quello che affermi è (parzialmente) vero. Nel senso che, molti preti e vescovi, hanno sicuramente contribuito a creare quella mentalità che tu vedi. Io non sono mai stato vittima di simili errori (Grazia non indifferente) ma non posso nascondermi di fronte all'evidenza. Posso solo dirti che questi comportamenti, a mio avviso, derivano da una interpretazione sbagliata della sessualità. Ma qui, probabilmente non siamo d'accordo. Ancora?! Per me la sessualità è concupiscenza all'ennesima potenza. Cioè la fonte stessa di ogni male. Mi pare che anche filosofie a te più consone affermino la stessa cosa Nel senso che la radice stessa del male è nel desiderio. Appena hai un desiderio...paf! arriva, prima o poi, il male. Il sesso, per la sua natura, rende oltremodo evidente questa realtà. Non avere desideri (ivi compreso quello erotico) è dunque una straordinaria Grazia.

L'errore che fanno alcuni preti (e tantissimi altri ricercatori) è di raggiungere questo risultato con la violenza. E pazienza per loro stessi....ma la cosa veramente grave è che hanno contribuito a cristallizzare una mentalità che si è diffusa a macchia d'olio. Da lì nasce il problema della perversione, della condanna a gay, pacs e quant'altro, della pedofilia.

Io, per Grazia ricevuta, ho risolto in maniera accettabile: quando sono in stato, appunto di Grazia, vivo libero da desideri. Quando perdo lo stato sopracitato...............gioi sce mia moglie!


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Per altro mi spiace essere sempre così in contrasto con te……


Con questa frase hai annullato qualsivoglia contrasto........


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Vecchio 01-06-2006, 15.49.56   #8
turaz
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(provocazione)
la ricerca e il contatto con Dio non sono di per se "desideri"?
sei sicuro che quanto hai espresso non derivi per caso da una sessualità non sviscerata e compresa sino in fondo?
se non ci fosse quel desiderio di incontro sessuale... come potrebbe l'uomo riprodursi...?
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Vecchio 01-06-2006, 16.19.27   #9
freedom
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Citazione:
Messaggio originale inviato da turaz
(provocazione)
la ricerca e il contatto con Dio non sono di per se "desideri"?
Sì. Infatti non li considero più "legittimi". Sono cioè una fase (necessaria e necessitante) intermedia della ricerca. Ma poi..........bisogna abbamdonare anch' essi.

Citazione:
Messaggio originale inviato da turaz

sei sicuro che quanto hai espresso non derivi per caso da una sessualità non sviscerata e compresa sino in fondo?
Compresa non lo so.............non sviscerata no. Fidati!

Citazione:
Messaggio originale inviato da turaz

se non ci fosse quel desiderio di incontro sessuale... come potrebbe l'uomo riprodursi...?
Bisognerebbe incontrarsi sessualmente nel modo più casto possibile. Come fosse una liturgia.............
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Vecchio 01-06-2006, 16.24.32   #10
turaz
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Messaggi: 3,250
oppure... rendendo "sacro" anche l'atto sessuale che rappresenta anche a livello "fisico" l'unione tra due
anime, menti e corpi.
non trovi?
ossia vivere l'unione come una sacralità non legata al desiderio distorto
turaz is offline  

 



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