Dal Vangelo di Matteo: "... a chiunque ha, verrà dato e sarà nell'abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha" (25, 29).
L'effetto San Matteo, teorizzato dal sociologo Robert Merton, descrive come le persone che già godono di un vantaggio iniziale tendano ad accumulare sempre più vantaggi, mentre chi parte svantaggiato incontra difficoltà crescenti nel recuperare terreno. Questo fenomeno, chiamato anche "vantaggio cumulativo", si basa sull'idea che il successo genera altro successo, il ricco diventa più ricco, il povero più povero, creando un divario sempre maggiore tra chi ha e chi non ha.
In sociologia l'effetto San Matteo è un processo per cui, in certe situazioni, le nuove risorse che si rendono disponibili vengono ripartite fra i partecipanti in proporzione a quanto hanno già. In inglese questo viene espresso con la frase "the rich get richer and the poor get poorer" cioè: "i ricchi si arricchiscono sempre più, i poveri si impoveriscono sempre più".
Il divario si riferisce alla disparità nella distribuzione del reddito e della ricchezza tra le persone all'interno di una società. Questo fenomeno, evidente in ogni epoca, crea problemi per la stabilità sociale e l'uguaglianza delle opportunità.
Le cause del divario sono complesse e dipendono da molteplici fattori, tra cui la crescita economica ineguale, le politiche sociali inadeguate e gli svantaggi sociali ereditati.
La crescita economica ineguale è una delle cause più importanti del divario tra ricchi e poveri. Quando solo alcune parti della società beneficiano della crescita economica, questo può portare a un aumento delle disuguaglianze. Ad esempio, se le ricchezze sono concentrate nelle mani di pochi individui o aziende, questo può limitare le opportunità per le classi sociali più povere della società. Inoltre, può aumentare la criminalità e la tensione sociale.
Lo statunitense Cass Robert Sunstein, docente di diritto nell'Harvard Law School, nel suo libro titolato: "Come diventare famosi. La scienza segreta del successo", si chiede se l'effetto San Matteo sia sufficiente per spiegare il successo di un individuo: tale teoria funziona solo a posteriori, quando una persona è già affermata. Ma all'inizio ? Nei casi dei pochi privilegiati cosa ha innescato la valanga che mentre scende a valle aumenta di volume ?
L'autore analizza le informazioni che raccontano il successo di artisti, letterati o studiosi. Gli inneschi sono diversi, casuali, imprevedibili.
A Venezia il recente matrimonio-spettacolo tra Jeff Bezos e Lauren Sanchez fa capire che nella vita tutto dipende da quanto si guadagna.
Tale "connubio", finto o vero che sia, quanto durerà ? Un anno, due...
Io lascerei fuori discorsi di tipo religiosi, quindi metterei in un angolo quel che dice Matteo nel vangelo.
Ogni singolo individuo ha la sua storia. Nasce con dei talenti probabilmente, ma questi potrebbero essere messi in luce qualora ci fossero i presupposti.
Per cui è possibile che alcuni meno talentuosi siano arrivati alla prosperità, e alcuni, con molti piu talenti, siano rimasti indietro. Non è possibile però fare una classifica di valore. Ne tanto meno è possibile dare la colpa a chi ad esempio non ha sfruttato quei talenti.
Le classifiche però ci sono, sono quelli che guadagnano di piu, chi è piu famoso,
e anche di quelli che ce l'hanno piu lungo :D
Poi ci sono quelli che sfruttano il proprio talento fregando il prossimo.
Il divario alla fine stabilisce chi ha piu potere. Anche le delinquenze, le mafie hanno potere. Il problema è come fare per togliere il potere a chi lo utilizza solo per il proprio tornaconto.
Il riferimento delle parole di Matteo é a una ricchezza spirituale non materiale.
Per questo il riferimento a certi paradossi della società, fondato su una interpretazione materialistica, non ha molto senso.
Nessuno può portare le sue ricchezze materiali oltre la barriera della morte, ma le ricchezze spirituali può portarle. Le parole di Matteo dicono semplicemente che queste ricchezze, se adeguate, verranno ulteriormente integrate da Dio.
Il versetto che ho scritto nel mio precedente post è tratto dalla "parabola dei talenti" (Mt 25, 14 – 30). Per farlo comprendere meglio scrivo l'intero testo (anche se non è questa la sezione confacente). Il problerma è socio-economico.
"Un uomo partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì.
Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque.
Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due.
Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone.
Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro.
Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: 'Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque'. 'Bene, servo buono e fedele - gli disse il suo padrone -, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone'.
Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: 'Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due'. 'Bene, servo buono e fedele - gli disse il suo padrone -, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone'.
Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: 'Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo'. Il padrone gli rispose: 'Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l'interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell'abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti".
(vedi anche il Vangelo di Luca 19, 12 – 27);
il talento equivaleva a 6 mila denari).
Una parabola interessante, che si presta a molte interpretazioni, come tutte le storie interessanti (Antigone, il nome della rosa). Da un punto di vista neuro scientifico, i primi due servi hanno attivato quello che Panksepp chiama "sistema della ricerca", un sistema emotivo di base, che ad esempio ci ha spinto a colonizzare luoghi sperduti e malsani (a differenza di tutti gli altri animali che se ne stanno dove vivono bene). I due servi meritevoli, spinti dal sistema della ricerca, si sono ingegnati per creare ricchezza. Se la divinità avesse dato loro una ruota avrebbero fatto del loro meglio per utilizzarla. Da ciò si sviluppa l'ingombrante sistema culturale dell'uomo: dal sistema emotivo di base della ricerca. Ciò che punisce Dio, nel servo pigro è la mancata attivazione di questo sistema. Punizione coerente con la appartenenza della divinità al sistema culturale dell'uomo, in un'ottica immanente e di storia umana (Nb: si tratta di una interpretazione fatta in un caldo mattino di luglio).
Io mi riferivo all'accostare l'effetto San Matteo, teorizzato dal sociologo, e quello che vuol dire San Matteo.
Sono due piani differenti. Come dice anthonyi, le questioni non sono paragonabili. Quindi o le dividiamo o non ne usciamo vivi :D
Citazione di: anthonyi il 01 Luglio 2025, 03:12:58 AMIl riferimento delle parole di Matteo é a una ricchezza spirituale non materiale.
Per questo il riferimento a certi paradossi della società, fondato su una interpretazione materialistica, non ha molto senso.
Nessuno può portare le sue ricchezze materiali oltre la barriera della morte, ma le ricchezze spirituali può portarle. Le parole di Matteo dicono semplicemente che queste ricchezze, se adeguate, verranno ulteriormente integrate da Dio.
Se le regole "al di là" sono quelle, le regole giuste "al di qua" dovrebbero perlomeno assomigliarsici. Comunque hai ragione, i ricchi non riescono a smettere di ricordarci che c'è qualcosa che i soldi non possono comprare, dal semplice buon gusto alla difficile empatia, magari anche qualcosa dopo la morte. Bezos tuttavia tra tutti i ricchi è quello che ha maggiori chance di passare per la proverbiale cruna dell'ago, con quella pelata riduce il volume della capa e sembra perfetto per infilarsi in un buco stretto, io che i capelli non me li taglio da due anni e ormai sono a metà schiena, pur povero, rimarrei impigliato. E la vecchietta imbellettata che ha portato in parata, come quella pirandelliana, prima scaturisce comicità poi subentra la tristezza che tramuta in umorismo, ma si guardano allo specchio dopo essersi plastificate come manichini usati o hanno a libro paga anche i complimenti? La donna che sposo io fra un mese, cercando di tenere la festa nei mille euro, è di molte volte più bella. Insomma tra capelli e donne, InVerno 2 - 0 Bezos, e sono sicuro che molte altre diseguaglianze lo vedono perdente nei miei confronti, dal tempo libero agli amici, ma io sono persona riservata e non glielo vado a rinfacciare, è lui che è insicuro e insiste sul presentarsi sul mio schermo. Se c'era una cosa buona dell'avere un aristocrazia anziché questi che dicono di essere partiti da un garage, era che tenevano le loro ricchezze nei chiostri e negli interni con un pò di pudore, questi con i catenacci d'oro al collo fanno una tal pena.. Tassarli è un conto, ma invidiarli è davvero peccato capitale!
Infatti l'invidia é un gran peccato, Inverno.
Nasce da una errata interpretazione del senso della vita di ciascuno di noi. Noi esistiamo per vivere la nostra vita, non per guardare e desiderare quella degli altri dei quali conosciamo solo gli aspetti più esteriori.
Citazione di: doxa il 30 Giugno 2025, 23:34:00 PML'effetto San Matteo, teorizzato dal sociologo Robert Merton, descrive come le persone che già godono di un vantaggio iniziale tendano ad accumulare sempre più vantaggi, mentre chi parte svantaggiato incontra difficoltà crescenti nel recuperare terreno.
Una spiegazione economica, in fondo, ce la dà la stessa parabola: entrambi i servi che hanno investito i talenti hanno raddoppiato le somme, quindi nessuno dei due è stato in proporzione più "bravo" dell'altro. Tuttavia, mentre inizialmente avevano un divario fra loro di 3 talenti (un servo ne aveva 2, l'altro 5), dopo averli investiti con eguale resa proporzionale (che ha per esito il raddoppio) anche il divario è aumentato in modo proporzionale: uno ne aveva 4, mentre l'altro 10, con divario di 6. Se avessero continuato così, il servo più ricco avrebbe man mano aumentato sempre più il divario con l'altro, ossia il più ricco sarebbe diventato sempre più ricco.
E il povero? Il povero ha meno margine di errore rispetto alla soglia di soddisfazione dei bisogni primari, al punto che per non rischiare di perdere quel poco che ha, spesso lo affida "al materasso" più che ai banchieri.
Il valore economico (e non solo, come insegna la parabola) andrebbe come sempre contestualizzato, perché un euro non vale un euro per tutti; potremmo scoprire che, in proporzione,
InVerno finirà per spendere per i suoi invitati "più" di Bezos (a proposito, auguri per le nozze a entrambi): il nostro forumista, supponiamo, se la caverà con mille euro per tutta la festa, mentre Bezos ha speso per ogni singolo invitato circa il doppio; eppure
InVerno potrà dire che ha speso per la sua festa di nozze metà (dico per dire, cifra a caso) di quello che guadagna in un mese... Bezos può forse affermare altrettanto? Chi ha speso e "si è speso" di più per i suoi ospiti? Chi dei due dovfebbe "guadagnare più credito", in riconoscenza o altro, presso gli invitati?
Se consideriamo lo stipendio ufficiale di Bezos di circa 80.000 dollari al mese, sicuramente il nostro forumista passa per tirchio, ma sappiamo che c'è dall'altro nelle possibilità economiche di Bezos.
D'altro canto, se Bezos avesse voluto spendere metà dei suoi ricavi mensili in termini patrimoniali, cosa avrebbe dovuto fare? Affittare tutto il Veneto o usare come bomboniera di nozze una pepita d'oro con annesso sacchettino di confetti (ovviamente fatti a mano da Cannavacciuolo e benedetti uno a uno dal Papa)?
Serge Latouche ha tre servi al primo consegna 1 talento al secondo 2 e al terzo 4. Dice loro di usarli come meglio possono. Al rientro di Serge Latouche dalla sua agro-villeggiatura come bovaro parmense, il primo servo gli dice "ecco il tuo talento". L'ho lasciato dov'era. Bravo, servo fedele e felice nella decrescita, lo elogia Serge Latouche. Il secondo servo gli dice " i tuoi due talenti li ho gettati nel fuoco. Bravissimo, rincara Serge. Il terzo dice, "li ho fatti fruttare attraverso i cat bond, che investono sulle probabilità di disastri naturali e i tuoi 4 talenti sono diventati 400.000. Al che Serge Latouche lo
allontana da sé: "vattene servo infedele, tu e i tuoi 400.000 talenti. Che il cambiamento climatico ti porti dove c'è pianto e stridor di denti. E voi invece servi fedeli accompagnatemi nella mia prossima vacanza da contadino: raccoglieremo pomodori maturi.
Ciao Jacopus,
come concordare la parabola dei talenti con la similitudine del "ricco" che non entrerà nel Regno dei Cieli ? Delle due l'una: o il ricco viene citato da Jeshua secondo l'occorrenza oppure è una delle tante antinomie del Nuovo Testamento. O:-)
Mi sembra che la Bibbia cada in contraddizione innumerevoli volte, il che non è un male in sé, poiché la vita è essa stessa contraddittoria e confusa. Ciò che rende la Bibbia problematica e criticabile è la sua assicurazione di essere indiscutibile, vera, assoluta, potente e negatoria quindi delle stesse contraddizioni che esprime. Del resto non potrebbe essere altrimenti. Un Dio debole e non onnisciente potrebbe piacere a qualche scrittore russo come Bulgakov ma no di certo alla massa dei fedeli. In merito ai due esempi che riporti direi che c'è una differenza da considerare. L'effetto San Matteo (tra l'altro grazie per avermi reso partecipe di questa teoria del grande Merton) è un effetto che si realizza in molteplici ambiti della vita biologica e sociale. Un bell'uomo non farà fatica a trovare donne disponibili e la sua esperienza, la sicurezza di sè proveniente dalle prime conquiste non farà altro che aumentare le donne disponibili. C'è anche il detto ligure "verissimo": ai soldi piace stare insieme". Ma anche in altri campi, l'accumulo produce circoli virtuosi e viziosi, così come la penuria. Meno cultura hai a disposizione e meno ricchezza avrai (ad eccezione degli idraulici). Insomma a vederla bene, in chiave temporale (cioè non teologica), l'effetto di San Matteo è un ottimo metodo per interpretare molte situazioni umane. E magari anche per chiedersi che servirebbero dei meccanismi di contrasto affinché questa regola non diventi troppo ingombrante e negativa. La parabola della cruna dell'ago è invece un messaggio etico, tipico del Vangelo, per cui gli ultimi saranno i primi e così via, ma non è configurabile come un messaggio per comprendere il mondo terreno, come invece è l'effetto di San Matteo (e Merton si accorse di ciò).
Non sono un teologo, quindi ciò che dico non è frutto di uno studio sui vangeli. Ma la storia dei talenti (riportato da Matteo) vuol dire (secondo me) che chi ha molto ha piu responsabilità e quindi deve dare frutti proporzionali a quello che ha. A chi ha poco non si chiede di portare quanto quello che ha tanto, ma almeno il corrispettivo di quello che ha avuto.
Matteo poteva fare il contrario e dire, che quello che ha 1 porta 1 in piu. Quello che ha due porta 2 in piu. Chi ne ha 5 non può ritornare solo con 4 di interesse. Se ha di piu deve dare di più.
Se il ragionamento lo facciamo in senso relativo, ognuno porta il 100%. A chi ha 1 non si chiede di portare 2 o 5, quindi percentuali al di sopra del 100%. Chi ha 1 chi ha 2 e chi ha 5 sono uguali, ognuno porta in più esattamente quello che ha ricevuto.
io di storie economiche non ce le vedo per nulla...sono cose fantasiose.
La monarchia è stato il sistema di governo di maggior successo nella storia dell'umanità, l'ereditarietà del potere tiene a bada l'invidia, con la caduta delle monarchie il potere diventa più contendibile e l'invidia diventa un valido strumento per avanzare nella società. Ma anche nelle monarchie era necessario dare la colpa a qualcuno e quale miglior candidato delle classi mercantili, le uniche che avevano una ricchezza facilmente misurabile e la capacità di generarla in maniera non ereditaria, Gesù si inserisce senza elementi di rottura in questa tradizione ribaltando i tavoli dei mercanti mica quelli dei romani, il suo popolo subirà per secoli le conseguenze dell'essere troppo vicino ai soldi. Ci sono studi che descrivono come anche nel mondo animale vi sono forme di regolazione della diseguaglianza, un ratto grosso e un ratto piccolo fanno la lotta per un pò, il ratto grosso vince continuamente finchè il ratto piccolo si stufa di giocare per perdere, a quel punto il ratto grosso perde "volontariamente" per incoraggiorare il ratto piccolo a giocare ancora, il fair play nei ratti è un interessate spunto sull'origine della morale. Sono anche segnalate molte tribù aborigerene dove il miglior cacciatore anzichè essere premiato viene deriso, si ipotizza che serva a prevenire che il bravo cacciatore alla fine chieda una fetta di zebra più grande degli altri, si sacrifica un pò di efficienza nella caccia per salvaguardare la coesione nel gruppo, io l'ho visto accadere anche negli "spogliatoi tribali" di calcio. Altri studi suggeriscono che la relazione tra il denaro e la felicità comincia a diventare inversamente proporzionale oltre ad una certa soglia di reddito (se ricordo bene 70mila?) personalmente mi rallegro di aver ancora tanto da guadagnare prima di cominciare a sentirmi triste, ma sarebbe sicuramente un argomento interessante per aumentare le tasse ai ricchi, per il loro bene e per evitare che finiscano in depressione. Quando si è pieni di soldi le persone intorno smettono di vedere l'uomo e cominciano a vedere un portafoglio deambulante, si diventa un opportunità per gli altri di arricchirsi, si rimane soli in mezzo a tanta gente, probabilmente non un grosso problema per chi era già sociopatico di suo. Alla Tv passava sempre quel film con il ragazzino biondo straricco che cercava di farsi degli amici poveri ma rimaneva sempre solo, un messaggio controtendenza visto che era un film americano, servirebbero altri romanzi e film sulla tristezza di essere ricchi, purtroppo i ricchi sono soli anche nei film, con l'eccezione di Batman sono quasi tutti cattivi e nessuno vuole empatizzare con loro neanche per finta, fortuna che Bezos ha fatto un cortometraggio a Venezia!
Citazione di: InVerno il 02 Luglio 2025, 11:01:06 AMAltri studi suggeriscono che la relazione tra il denaro e la felicità comincia a diventare inversamente proporzionale oltre ad una certa soglia di reddito (se ricordo bene 70mila?) [...] Quando si è pieni di soldi le persone intorno smettono di vedere l'uomo e cominciano a vedere un portafoglio deambulante, si diventa un opportunità per gli altri di arricchirsi, si rimane soli in mezzo a tanta gente
Solitamente è una mossa impopolare, ma vorrei comunque
umanizzare il ricco, non tanto per alimentare la serie "anche i ricchi piangono", quanto per ipotizzare non cosa gli altri vedano nel ricco, ma piuttosto cosa il ricco veda negli altri. Superato il "confine" della ricchezza che dà felicità (sia essa 70k o oltre), cosa inizia a dare infelicità nonostante la ricchezza? La ricchezza stessa, il prezzo da pagare per continuare ad essere ricchi, ciò che la ricchezza fa capire o altro? Le turbe esistenziali dei ricchi aristocratici di ogni epoca (che fossero filosofi o meno) sono tali perché i loro pari erano comunque sanguisughe che li deumanizzavano in vacche da mungere, perché era tutto troppo comodo e facile nelle loro
routine, perché avevano troppe scelte e troppo potenziale economico al punto da restare inibiti e scontenti, o altro?
Per un'ironia tutta gaussiana, è difficile relazionarsi con entrambe le classi periferiche rispetto a quella media, ossia quelle dei poveri e dei ricchi: con i primi temiamo di essere sfruttati e deumanizzati (v. sopra), o che siano falsi poveri, o, più inconsciamente, che andando con lo zoppo finiremo per zoppicare anche noi (che sia per ingenua scaramanzia o solo per il motto "dimmi di chi ti circondi e ti dirò chi sei", di certo discutibile ma socialmente non irrilevante). Con i secondi siamo a disagio per il
gap estetico-edonistico, per molte "competizioni" perse già in partenza o perché la possibilità di splendere solo di luce riflessa non piace a tutti, preferendo cercare il proprio simile (anche "simile, ma un po' al ribasso" va bene lo stesso).
Andrebbe poi filtrato quanto ci sia di stereotipale nell'immagine del "ricco triste nella gabbia dorata", insoddisfatto umanamente perché totalmente assorbito dal lavoro, dalle sue proprietà, dai ruoli di pura rappresentanza formale, etc. al punto di non avere più relazioni autentiche. Ci sono molte persone, non certo ricche, che vanno in depressione o si suicidano per motivi relazionali; anzi, sarebbe interessante avere i dati sulla percentuale di disagio psicologico per causa relazionale (non di altro tipo) usando come separatore la fatidica soglia dei 70k; magari scopriremo dinamiche interessanti o ne nascerebbe addirittura un contro-stereotipo, dove è la classe media (in proporzione ovviamente) quella con più problemi e sofferenze relazionali.
Citazione di: InVerno il 02 Luglio 2025, 11:01:06 AMLa monarchia è stato il sistema di governo di maggior successo nella storia dell'umanità, l'ereditarietà del potere tiene a bada l'invidia, con la caduta delle monarchie il potere diventa più contendibile e l'invidia diventa un valido strumento per avanzare nella società. Ma anche nelle monarchie era necessario dare la colpa a qualcuno e quale miglior candidato delle classi mercantili, le uniche che avevano una ricchezza facilmente misurabile e la capacità di generarla in maniera non ereditaria, Gesù si inserisce senza elementi di rottura in questa tradizione ribaltando i tavoli dei mercanti mica quelli dei romani, il suo popolo subirà per secoli le conseguenze dell'essere troppo vicino ai soldi. Ci sono studi che descrivono come anche nel mondo animale vi sono forme di regolazione della diseguaglianza, un ratto grosso e un ratto piccolo fanno la lotta per un pò, il ratto grosso vince continuamente finchè il ratto piccolo si stufa di giocare per perdere, a quel punto il ratto grosso perde "volontariamente" per incoraggiorare il ratto piccolo a giocare ancora, il fair play nei ratti è un interessate spunto sull'origine della morale. Sono anche segnalate molte tribù aborigerene dove il miglior cacciatore anzichè essere premiato viene deriso, si ipotizza che serva a prevenire che il bravo cacciatore alla fine chieda una fetta di zebra più grande degli altri, si sacrifica un pò di efficienza nella caccia per salvaguardare la coesione nel gruppo, io l'ho visto accadere anche negli "spogliatoi tribali" di calcio. Altri studi suggeriscono che la relazione tra il denaro e la felicità comincia a diventare inversamente proporzionale oltre ad una certa soglia di reddito (se ricordo bene 70mila?)
Non mi risulta sia proprio così, la correlazione tra felicità e reddito é positiva fino a un certo livello, anche più basso dei 70 mila dollari, dopodiché abbiamo semplicemente un effetto nullo.
Citazione di: anthonyi il 02 Luglio 2025, 18:29:58 PMNon mi risulta sia proprio così, la correlazione tra felicità e reddito é positiva fino a un certo livello, anche più basso dei 70 mila dollari, dopodiché abbiamo semplicemente un effetto nullo.
La felicità ha breve durata, perchè nel caso in esame, ad esempio, essa non sta nell'esser ricchi, ma nel diventarlo.
Quando smettiamo di diventarlo e iniziamo ad esserlo è relativo.
In ogni caso non è l'esser ricchi a dare felicità, a meno che non ci accontentiamo in subordine di godere dell'invidia altrui per i nostri ''tacchi 12'', perchè quella in effetti si rinnova in continuazione.
Questo è l'unico caso in cui la felicità, seppur perversa, aumenta in proporzione alla ricchezza, essendo l'invidia altrui proporzionale alla nostra ricchezza.
Insomma, non sarebbe la ricchezza a farci felici, ma ''la ricerca di felicità a farci ricchi'', perchè ricerchiamo la felicità che immaginiamo di provare nel diventare ricchi.
Sembra che non potremo mai essere ricchi di felicità, perchè questa felicità continuativa sarebbe controproducente.
Infatti, se fossimo stati felici di vivere nelle caverne, ci abiteremmo ancora, secondo Tali Sharot e Cass R: Sunstein, autori di ''Guardate meglio'', Raffaello Cortina Editore.''
Citazione di: doxa il 30 Giugno 2025, 23:34:00 PMIl divario si riferisce alla disparità nella distribuzione del reddito e della ricchezza tra le persone all'interno di una società. Questo fenomeno, evidente in ogni epoca, crea problemi per la stabilità sociale e l'uguaglianza delle opportunità.
Le cause del divario sono complesse e dipendono da molteplici fattori, tra cui la crescita economica ineguale, le politiche sociali inadeguate e gli svantaggi sociali ereditati.
Visto che la felicità non è immediatamente ad appannaggio dei più ricchi, ma l'estrema povertà porterebbe sicuramente a instabilità sociali, le politiche sociali, anche quelle di destra (liberiste), ammettono dei sostegni al reddito.
Il tanto misfrattato reddito di cittadinanza rappresenta questo sostegno. Chi lo ha delegittimato ed infine eliminato non ha capito nulla.
Anthonyi potrebbe aver ragione, ammetto di non essere mai andato a leggere gli studi in questione ma solo articoli che li citavano e potrei ricordarmi male o aver letto brutti riassunti, nutro una certa "incertezza epistemologica" riguardo gli studi che si basano sull'autoreport dei propri stati interiori quindi non ci perdo troppo tempo, allo stesso tempo "effetto nullo" non saprei cosa significhi in questo contesto. Nel senso che se aumentare il mio reddito contiene la promessa di migliorare il mio benessere psicologico, nel momento in cui invece ricevo un "effetto nullo" sulla mia felicità, non è esattamente un risultato neutro, perlomeno in riferimento alle aspettative. Suppongo sul lato economico abbia a che fare con il valore marginale, sul lato psicologico potrebbe riferirsi al proverbiale effetto asino-carota, continuare ad accumulare ricchezze e non raggiungere mai la carota della felicità deve provocare una certa frustrazione? Sto facendo quel che non andrebbe fatto, speculare su studi che non ho letto, ma il nocciolo del problema risiede nell'origine della felicità, se essa è endogena o esogena, la cultura occidentale moderna tende a enfatizzare l'idea che la felicità sia esogena, questo il problema collegato all'utilità marginale. La prima auto che compro potrebbe aiutarmi ad avere un lavoro o a trovare degli amici, la seconda auto che compro non cambia nulla a riguardo, la prima macchina soddisfa un mio bisogno endogeno, contribuire alla società o avere una vita sociale, la seconda nasce dalla errata premessa che fosse l'auto stessa ad essere il motivo per cui sono felice, e fallisce nel riprodurre gli stessi risultati della prima.
Ciao Inverno, in effetti la questione é complessa. La felicità é un concetto più complicato di quanto sembra, certamente più complesso di quel concetto tecnico di utilità che gli economisti usano.
In particolare c'é la differenza tra una felicità percepita e una felicità effettiva rilevabile da indagine psicoanalitica. Molte persone oggettiviz zano la felicità con il denaro, per cui credono di essere più o meno felici a seconda di quanto denaro hanno. E' l'universale dilemma di Erich Fromm, avere O essere? Si ha il denaro, si é felici.
Poi c'é il condizionamento culturale, é dimostrato ad esempio che coloro che studiano l'economia main stream ripropongono nelle loro scelte comportamentali quei modelli che hanno studiato, per cui per loro la logica denaro uguale felicità dovrebbe essere automatica.
Per coloro che invece credono in modelli di società egualitaria invece dovrebbe valere il contrario, avere denaro in più viene percepito come ingiusto e quindi genera sofferenza.
Citazione di: anthonyi il 03 Luglio 2025, 09:55:55 AME' l'universale dilemma di Erich Fromm, avere O essere?
La felicità sembra essere un mezzo per raggiungere il benessere, più che una prova di raggiunto benessere, e se pure ci lamentiamo di quanto sia effimera, sembra che proprio nell'essere effimera stia la sua utilità.
L'uomo che è felice di aver fatto di una caverna la propria abitazione, se continua ad esserlo, nella caverna ci rimane.
Per sottolineare l'incoerenza del Vangelo, nei panni del servo "inutile" avrei raccontato al boss (" io mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso") la parabola degli uccelli (Matteo 6, 25-33, Luca 12, 22-34).
Questa sciocca parabola è comunque interessante per conoscere e interpretare l'economia e la società di quel tempo: le classi (il padrone, i servi, i "banchieri" ), la moneta, l'interesse, il fine dell'arricchimento), le dinamiche (come si diventa padroni o servi, che attività, alternative al prestito, "fruttano" il raddoppio del capitale "dopo molto tempo").
Nel merito l'affermazione "Poiché a chiunque ha, sarà dato ed egli sovrabbonderà; ma a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha" non ha logicamente alcun senso.
Invece l'effetto San Matteo di Robert Merton ha spiegazioni economiche e sociali deterministiche e stocastiche.
La causa economica deterministica più importante dell'effetto è l'ereditarietà. Altre cause economiche sono l'apprendimento, le economie di serie, le barriere alla concorrenza, la diversificazione delle attività economiche.
Accenno anche alle politiche economiche pubbliche, che molto spesso hanno un effetto San Matteo.
come dicevo in un argomento affine qualche tempo fa, la felicità è uno stato di equilibrio.
Ad esempio io ho stabilito alcune cose da fare, le faccio e sono contento e felice. Se arriva un evento che scombina questo equilibrio perdo la mia felicità.
Penso ad una bolletta piu grossa da pagare. Sono comunque previdente e prendo l'eccedenza dal fondo che avevo accumulato per le spese straordinarie. Perdo però comunque il mio stato di equilibrio perchè per ricomporre il fondo devo fare dei sacrifici. Questo fino a quando il fondo si è svuotato, e non riesci piu a fare nulla fino alla povertà assoluta.
Ristabilire un equilibrio è complicato, perchè ora non hai nulla, mentre prima ti accontentavi del poco ma sufficiente.
Provate a pensare quale sarebbe il minimo di denari da spendere per avere una vita felice.
Il minimo potrebbe essere un vagabondo, senza fissa dimora che vive sulle panchine. Alcuni di questi sono forse felici, perchè si accontentano di vivere quel tipo di vita. Alcuni dicono di averla scelta.
Si perde la felicità quando il minimo (e ognuno potrebbe avere il suo minimo, e potrebbe anche avercelo il vagabondo) scende. Bisogna trovare quindi un nuovo equilibro nel nuovo minimo.
Se i denari invece salgono all'improvviso, è chiaro che anche in quel caso si perde l'equilibrio.
Quindi non è la quantità di denari che uno ha a renderlo felice, ma l'equilibrio che raggiunge ad una certa soglia (ogni volta differente per ciascuno).