Il recente D.D.L. S. 935 presentato dal Governo, per l'introduzione dell'elezione diretta da parte del corpo elettorale del Presidente del Consiglio dei ministri (c.d. Premierato), in luogo della nomina da parte del Presidente della Repubblica, come previsto nel vigente art. 92 della Costituzione, è un provvedimento che, almeno secondo me, non va:
- nè esaltato oltre misura;
- nè demonizzato oltre misura.
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Tale D.D.L., invece, va semplicemente "letto", "studiato", e poi giudicato "sine ira ac studio"; altrimenti si rischia di esprimere su di esso un giudizio viziato:
- sia sotto il profilo ideologico;
- sia sotto il profilo giuridico;
- sia sotto il profilo politico;
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IL "PRESIDENZIALISMO" ed il "PREMIERARISMO"
Al riguardo occorre in primo luogo fugare un equivoco, secondo il quale l'attuale D.D.L. sarebbe la "realizzazione del sogno del defunto Berlusconi"; il quale, invece, almeno se non ricordo male, era un propugnatore del cosiddetto "presidenzialismo" (elettivo) o "semipresidenzialismo" (elettivo), i quali istituti non hanno niente a che vedere con l'attuale progetto di riforma costituzionale, il quale, invece, prevede il "premierato" (elettivo) .
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Ed infatti:
- "presidenzialismo" vuol dire elezione diretta da parte del corpo elettorale del capo del governo che è anche capo dello stato;
- "semipresidenzialismo", invece, vuol dire elezione da parte del corpo elettorale, del capo dello stato, che, però, non è anche capo del governo.
- "premierato", infine, vuol dire elezione diretta da parte del corpo elettorale del Presidente del Consiglio dei ministri, ma non del Capo dello Stato.
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Il motivo per il quale, da Mario Monti in poi, l'Italia non ha mai avuto un presidente del consiglio che fosse espressione di una indicazione elettorale da parte dei cittadini, ha indotto l'attuale governo a proporre la modifica costituzionale in questione (che è la terza di quelle elencate sopra).
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LA "PERSONA" E l'"IDEA"
Resta da vedere se sia meglio:
- votare per un'"determinata idea politica" espressa da un determinato partito, a prescindere da chi ne sia (o ne sarà) il "leader pro tempore";
- oppure votare per una "determinata persona fisica", solo perchè è quella che ci ispira più fiducia ed è, magari, a capo di un determinato partito (ma che poi, però, potrebbe diventare il leader di un altro partito, come Renzi).
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Anzi, almeno se sono riuscito a trovare il testo definitivo del DDL, il secondo comma dell'art.92 della Costituzione, così come di seguito modificato, potrebbe comportare degli "inciampi" di carattere giuridico:
"Il Presidente del Consiglio è eletto a suffragio universale e diretto per cinque anni, per non più di due legislature consecutive, elevate a tre qualora nelle pre-cedenti abbia ricoperto l'incarico per un periodo inferiore a sette anni e sei mesi. Le elezioni delle Camere e del Presidente del Consiglio hanno luogo contestualmente."
Per cui, sebbene l'ipotesi risulti alquanto improbabile (sebbene in alcuni Comuni si siano già verificati casi analoghi), potrebbe accadere che il Presidente del Consiglio, eletto a suffragio universale, non appartenga, però, al partito di maggioranza elettorale; il che risulterebbe un po' un controsenso.
Ed infatti il Presidente del Consiglio, eletto a suffragio universale, deve comunque avere la fiducia delle camere.
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Per rimediare a tale possibile (o analoga) "impasse" a modifica dell'art.57 della Costituzione, la riforma costituzionale prevede quanto segue:
"In caso di revoca della fiducia al Presidente del Consiglio eletto, mediante mozione motivata, il Presidente della Repubblica scioglie le Camere. In caso di dimissioni del Presidente del Consiglio eletto, previa informativa parlamentare, questi può proporre, entro sette giorni, lo scioglimento delle Ca-mere al Presidente della Repubblica, che lo dispone. Qualora non eserciti tale facoltà e nei casi di morte, impedimento permanente, decadenza, il Presidente della Repubblica può conferire, per una sola volta nel corso della legislatura, l'incarico di formare il Governo al Presidente del Consiglio dimissionario o a un altro parlamentare eletto in collegamento con il Presidente del Consiglio."
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Non c'è chi non veda la "macchinosità" di tale meccasimo; anche considerando che la locuzione "un altro parlamentare eletto in collegamento con il Presidente del Consiglio" suona giuridicamente non molto chiara.
Ed infatti perchè non scrivere: ""un altro parlamentare eletto nelle liste del partito del Presidente del Consiglio".
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Ma il fatto è che, in base al DDL, almeno a quanto mi pare di aver capito, il Presidente del Consiglio può essere "chiunque"; e, cioè, non appartenere a nessun partito.
Magari anche l'"allenatore della squadra nazionale" di calcio (se dovessimo vincere i prossimi mondiali).
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Inoltre, anche a voler presumere (come molto probabilmente accadrà) che il Presidente del Consiglio apparterrà quasi certamente ad un partito, l'ex presidente del Senato e attuale senatore di Fratelli d'Italia, Marcello Pera, ha giustamente osservato: "Eleggere direttamente il Presidente del Consiglio va sicuramente nel senso di rafforzare la stabilità del governo. Ma il premierato inglese presuppone due partiti, e qui invece si devono costruire per legge due coalizioni".
Il che, anche secondo me, rende molto macchinoso e lutulento il meccanismo.
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LA DIARCHIA
Sempre l'ex presidente del Senato e attuale senatore di Fratelli d'Italia, Marcello Pera, ha pure giustamente osservato: "Qui si vuole lasciare 'intatte' le prerogative del presidente della Repubblica, come si dice in modo palesemente insincero. Perché è evidente che se si rafforza la figura del primo ministro necessariamente si indebolisce quella del presidente. Il rischio è che si instauri una diarchia istituzionale e politica o un bi-presidenzialismo, fonte di tensioni e attriti".
Sono d'accordo!
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IL SINDACO D'ITALIA
L'assimilazione del Presidente del Consiglio ad un Sindaco, secondo me è ottima propagandisticamente; però è molto poco realistica sul piano giuridico e politico.
Ed infatti il testo del D.D.L. non è affatto corrispondente allo schema semplice di premierato elettivo previsto per i Comuni, in quanto, come scrive il Prof, Ceccanti: "Il cosiddetto sindaco d'Italia, basato sul <<simul stabunt simul cadent>> tra premier e assemblea: qui al premier eletto non basta l'elezione ma deve poi riprendere la fiducia con l'intero Governo; può essere sostituito da qualcuno che è stato eletto dentro la stessa maggioranza, ma tranne il richiamo etereo alla continuità di programma, il secondo premier può in realtà costruirsi una maggioranza come vuole. In questo modo è evidente che si fotografa e si incentiva la conflittualità tra i leader dei partiti della maggioranza. Il secondo premier è più forte del primo perché solo la sua caduta porterebbe al voto anticipato, non quella dell'eletto direttamente. Il progetto dovrebbe quindi essere rifiutato, a logica, anche dai sostenitori del sindaco d'Italia".
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ANOMALIE RISPETTO A SIMILI ISTITUTI EUROPEI.
Il D.D.L., peraltro, si distacca alquanto dalla configurazione delle elezioni dirette conosciute nelle grandi democrazie europee.
Ed infatti:
a)
Nelle grandi democrazie europee, le elezioni dirette dei premiere e/o dei capi di Stato, richiedono sempre la "maggioranza assoluta con eventuale ballottaggio a due".
Nel caso italiano, un "quorum" consistente dovrebbe essere ancora più doveroso, perché all'elezione diretta di un premier è agganciata una maggioranza garantita in seggi del 55 per cento.
b)
A mio parere è molto discutibile una norma così precisa nell'assegnare i seggi, ma che, però, nel contempo lascia alla legge ordinaria l'eventuale quorum e il numero dei turni con cui eleggere il premier e assegnare detta maggioranza; cosa che non avviene in nessun altro Paese europeo.
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CONCLUSIONE
Tuttavia queste sono solo delle considerazioni, che, almeno da parte mia, richiedono un ulteriore approfondimento!
Dopo del quale tornerò sul tema! :)
Ciao, io credo che sia necessario conoscere ciò che si vuol modificare. Da come ne parlano nei vari tg gli esponenti di maggioranza, io non ho affatto l'impressione che loro conoscano la Costituzione. Poi, mi si permetta un paragone ardito: quando collaboravo come corrispondente per un settimanale locale, io avevo l'abitudine di scrivere articoli "in un blocco unico", stile: prendere o lasciare. A volte, per questioni di spazio, chi impaginava gli articoli, tagliava le righe, matematicamente in eccesso, col rischio che poi non si capiva più nulla. Ecco, a me pare che questo sia il rischio della nostra Carta Costituzionale: poco per volta la si vuol tagliare di qui, tagliare di là, fino a creare un mostro. Ufficialmente si vuol dare la possibilità agli elettori di scegliere da chi farsi governare, ma siamo sicuri che sia così? Intanto come la mettiamo con gli elettori che, si sentono traditi dai politici e perciò non vanno più a votare? Io non credo assolutamente che la possibilità di scegliere il capo del governo, porti ad un voto con numero di votanti e percentuali, stile Unione Sovietica. Gli elettori sono sfiduciati per i problemi che i politici non sanno, possono o vogliono risolvere: per esempio la sanità sempre più malata: se in Lombardia, dove pare esistere la sanità migliore d'Italia, si passano 7 o 8 ore al pronto soccorso per qualsiasi tipo di necessità, se per una visita o un esame occorre attendere un anno di tempo, o, in alternativa pagare la sanità privata, forse è questo argomento ad avere la precedenza sul premierato.
Rispetto a tutti i discorsi tecnici, legali, ecc.... quanti elettori italiani capirebbero le spiegazioni di questo o quell'esperto? Quanti, viceversa, si fiderebbero del leader politico cui hanno dato il voto e, senza pensare inizierebbero a divulgare notizie inesatte, se non addirittura false?
Io non mi pronuncio riguardo questa proposta, ma non credo che sia il caso di darle la precedenza su altri argomenti. Se passasse, io proverei a scrivere sulla scheda elettorale: Cetto La Qualunque :D per vedere l'effetto che fa!
Ciao Eutidemo, credo che la nota più importante che posso fare a questa riforma è il suo carattere ancora prettamente parlamentare. L'idea che un'istituzione eletta dai cittadini debba comunque sempre essere soggetta alla fiducia del parlamento è per me la cosa più discutibile. Non mi risulta ci siano esempi equivalenti in giro per il mondo.
Certi difetti sono duri a morire, e con essi ci porteremo dietro tutto quel teatrino partitico che ha sempre caratterizzato la politica italiana, in particolare quella di sinistra, che magari porta avanti un autorevole come Prodi, come Monti, come Draghi, e poi al momento giusto se ne libera creando instabilità e mancato rispetto del volere dei cittadini.
Parlo in particolare della sinistra perchè la destra ha un altro stile, e nel nome del potere comunque mantiene l'unità, non ha bisogno di questa riforma per governare stabilmente.
La sinistra è invece sempre caratterizzata da quelle lotte intestine che poi uccidono sempre qualcuno che dalla loro parte arriva al governo grazie alle sue doti di moderazione.
Personalmente sono favorevole al premierato. Non vedo quale rischio comporti per la INFOCRAZIA nella quale viviamo. Almeno avremo qualcuno eletto e non qualche burocrate o banchiere messo al potere da compromessi politici con il compito di fare il lavoro sporco che poi, puntualmente, non si fa perché dopo un anno casca il governo. Ho visto peraltro che anche Francia e Belgio, e anche Spagna, hanno appreso bene la lezione politica italiana e iniziano anche loro il valzer O:-)
La Francia che prende lezioni da noi? Se ti sentono, Pio, sai quante te ne dicono.
Loro pensano di averla inventata, la democrazia, con la rivoluzione. È comunque in Francia non ci sono balletti, al più si può avere un governo di segno diverso da quello del presidente, che problema c'é, anche da noi Mattarella ha nominato governi di ogni genere.
Il sistema politico italiano é sempre stato instabile per ragioni dovute al suo sistema istituzionale, che é stato fatto così apposta per evitare che una singola parte acquisisca un potere stabile.
Paradossalmente questo modello istituzionale, grazie alla politica del consociativismo, era comunque caratterizzato da una stabilità del potere di tipo poco meritocratico sul quale i cittadini avevano scarsa possibilità di influire.
E' dopo il 1991 che si pone la questione di una riforma, perché la caduta del muro rende accettabile un governo della sinistra, e quindi un sistema di alternanza del potere.
E' normale che sia la sinistra, in questa situazione, ad avere maggiori difficoltà a concepirsi nel nuovo sistema, anche perché si ritrova sistematicamente combattuta tra una cultura di sinistra di governo e una cultura di sinistra combattente all'opposizione.
qui: https://www.senato.it/sites/default/files/media-documents/Storia_Nostra_Costituzione.pdf e qui: https://it.wikipedia.org/wiki/Costituzione_della_Repubblica_Italianaè possibile farsi un'idea della nostra Costituzione.
Qui: https://www.skuola.net/diritto/nascita-costituzione7825x.html invece ci spiegano come è nata. Qualcuno prima di me ha citato, correttamente, il bilanciamento dei poteri come punto fondamentale attorno al quale è nata e vive la nostra Costituzione. In ogni caso, essa è frutto del bilanciamento delle idee di tutte le parti politiche che la promossero: per esempio, alcuni termini cari al PCI furono da esso accantonati in favore di altri condivisi. Lo stesso fecero DC, PSI e PCI. Da qualche tempo, invece, si vuol modificare la Costituzione a colpi di maggioranza, si cerca il muro contro muro, si accusa l'opposizione di ogni assurdità: ciò vale per il Governo del PD a guida Renzi, di qualche anno fa, come per l'attuale Governo. In questi casi o c'è un'ampia maggioranza (se non erro i due terzi dei parlamentari) a sostegno delle modifiche, che, essendo proposte, quasi imposte dalla maggioranza di turno, trovano dei muri insormontabili nei partiti di opposizione, oppure è necessario un referendum confermativo, valido anche se andassero a votare quattro gatti (è senza quorum minimo). Con i politici che ci ritroviamo in questi ultimi anni, sarei molto cauto prima di modificare la Costituzione attuale, frutto di una condivisione tra varie parti politiche, condivisione che oggi è mera utopia!
La tendenza della sinistra alla frammentazione non è un fenomeno italiano o che ha a che fare con il sistema elettorale o di governo. Così come è normale per la destra, una volta al potere, scoprire che esiste una realtà di burocrati ("deepstate") che bene o male capiscono la complessità delle materie che trattano. Perciò, il politico di destra, al picco della curva di Dunning-Kruger anzichè volersi confrontare con la realtà escogita di accentrare la verticale del potere per potersi sbarazzare della concertazione politica che tanto lo infastidisce. La proposta è legalisticamente diversa, ma il succo è lo stesso di Berlusconi che si lamentava che "non mi fanno fare", Milei che propone di abolire tutti i ministeri, Trump che vuole sostituire i funzionari laici con acccoliti di partito etcetc
Anzichè il "premierato" io proporrei il "praticantato", ovvero pagare mesi di trasferta ai nostri politici in sistemi che funzionano oggettivamente meglio, essere presi per la manina da un Estone ed imparare come si fa uno stato digitalizzato, affiancare un politico danese per capire il concetto di democrazia "progressiva", qualche mese al ministero dell'educazione finlandase, mandare Salvini a studiare l'antiproibizionismo portoghese... etcetc. Come dice aspirante filosofo, la politica piace quando fa qualcosa, viene odiata quando non ottiene niente, se si vogliono portare le persone a votare bisogna imparare a far qualcosa, dare l'impressione di far qualcosa perchè c'è il capo che controlla tutti i media e i burocrati, è una bugia dalle gambe corte.