Oggi per la prima volta nella storia, la Via Crucis non ci sarà al Colosseo ma sul sagrato della Basilica di San Pietro. Per me è una cosa nuova e non vedo l'ora di vederla sperando che l'anno prossimo la rivedremo sul Colosseo dove è sempre stata!
Ciao a tutti! ;)
Prima volta non proprio, mi risulta che intorno al 33 D.C. la prima venne celebrata in quel di Gerusalemme, oltretutto in una forma assolutamente realistica. A quei tempi d'altronde il Colosseo non c'era ancora.
Buona Pasqua
Si, ma non credo che a quei tempi ci fosse il Corona Virus...
Buona Pasqua anche a te!
Da atea devo esprimere, almeno stavolta, grande stima per la Chiesa Cattolica Apostolica Romana che, a differenza di Confindustria e Stato Italiano, ha anteposto la salute del gregge agli interessi di bottega.
La Chiesa Cattolica ha visto lievitare in maniera esponenziale il numero di telespettatori sia delle televisioni dedicate (TV2000-TeleChiara, ecc.) che dei programmi religiosi delle tv generaliste e di più larga audience. Il rosario recitato dal papa da Santa Marta è stato il terzo programma più seguito nella serata ( e il primo è stato il noto "Don Matteo"..) con milioni di telespettatori. La settimana prossima avremo anche i dati di queste giornate pasquali e, prevedo, confermeranno o addirittura aumenteranno di molto questo share. Io stesso ho seguito, nel pomeriggio di ieri, giornata detta del "Venerdì Santo", l'omelia/riflessione di Padre Cantalamessa (un nome un destino.. :) ), forse il più profondo teologo attuale in italia, predicatore della casa pontificia. Molto interessante e suggestivo, nella solitudine della Basilica quasi deserta...Credo si possa già trovare sul "web", ma non sono sicuro...per chi può interessare.
Non vedo contraddizione tra scienza e religione in questa fase. L'una ci dice come proteggerci, l'altra cerca di dare risposte alla profonda inquietudine e angoscia esistenziale che ci attanaglia e per la quale un virologo non può aiutarci... :(
Citazione di: Ipazia il 11 Aprile 2020, 14:36:06 PM
Da atea devo esprimere, almeno stavolta, grande stima per la Chiesa Cattolica Apostolica Romana che, a differenza di Confindustria e Stato Italiano, ha anteposto la salute del gregge agli interessi di bottega.
Io piuttosto direi che c'è una sinergia, la rinuncia alla ritualità in mezzo al popolo ha prodotto per la Chiesa un grande credito di autorevolezza, da spendere sugli spazi mediatici per riaffermare la sua visione del mondo. In questi giorni ho sentito dal clero affermazioni contro le calunnie delle quali sono vittime i preti, contro l'utero in affitto, un'intera Via Crucis dedicata alla trasformazione dei carcerati in figure eroiche e martiri, e non una volta un'affermazione che sottolinei l'eticità del rispetto di quelle norme che sono state approntate da quel governo che secondo te non si interessa della salute, regole che non sono state rispettate proprio da quel capo della Chiesa che ha inscenato una sorta di pellegrinaggio simbolico per le vie di Roma.
Citazione di: Sariputra il 11 Aprile 2020, 15:45:41 PM
Non vedo contraddizione tra scienza e religione in questa fase.
Come fai, Sari, a non vederla. La religione assume un ruolo crescente, nell'attuale situazione epidemica, nella misura in cui l'epidemia viene vista in un'ottica fatalista, di qualcosa che viene all'improvviso e dalla quale non ci si può difendere, e allora si ricorre a Dio.
Se invece l'epidemia viene vista come evento naturale, pericoloso, ma conosciuto nelle sue leggi e, entro certi limiti, controllabile, di quella religione si può fare a meno.
@Anthonyi
dalle tue parole non mi sembra che hai seguito attentamente le vicende del clero in questi giorni. Infatti proprio il papa, anche nella celebrazione di ieri, ha raccomandato di seguire le direttive sanitarie governative ed ha pregato affinché Dio doni forza e coraggio a tutto il personale sanitario in prima linea ed anche ai cappellani che svolgono servizio negli ospedali per portare, nei limiti del possibile, conforto. Nelle celebrazioni solo pochissime persone possono stare vicine e sono sempre le stesse, che evidentemente, come noi in famiglia, convivono col pontefice. La Basilica era praticamente deserta e i pochissimi presenti mantenevano più distanza di sicurezza di quella che c'è ogni giorno tra Borrelli e Brusaferro...Cosa dovrebbe dire ai fedeli? "Ragazzi, la nostra fede non serve ad un c... rivolgetevi solamente al medico. ? ;D
Citazione di: anthonyi il 11 Aprile 2020, 16:08:40 PM
Citazione di: Ipazia il 11 Aprile 2020, 14:36:06 PM
Da atea devo esprimere, almeno stavolta, grande stima per la Chiesa Cattolica Apostolica Romana che, a differenza di Confindustria e Stato Italiano, ha anteposto la salute del gregge agli interessi di bottega.
Io piuttosto direi che c'è una sinergia, la rinuncia alla ritualità in mezzo al popolo ha prodotto per la Chiesa un grande credito di autorevolezza, da spendere sugli spazi mediatici per riaffermare la sua visione del mondo. In questi giorni ho sentito dal clero affermazioni contro le calunnie delle quali sono vittime i preti, contro l'utero in affitto, un'intera Via Crucis dedicata alla trasformazione dei carcerati in figure eroiche e martiri, e non una volta un'affermazione che sottolinei l'eticità del rispetto di quelle norme che sono state approntate da quel governo che secondo te non si interessa della salute, regole che non sono state rispettate proprio da quel capo della Chiesa che ha inscenato una sorta di pellegrinaggio simbolico per le vie di Roma.
Non seguo le affermazioni della Curia vaticana e dei suoi ministri. Quello che ho scritto si basa sul comportamento tenuto dalla Chiesa Cattolica rispetto a Stato e Confindustria al fine di evitare situazioni di contagio. Tanto più apprezzabile perchè comporta delle rinunce epocali in un momento molto importante per l'anno liturgico cristiano. Rinunce che, se attuate con uguale senso di responsabilità anche da Stato e Confindustria, ci avrebbero evitato migliaia di morti, inclusi operatori sanitari, e una gestione meno disastrosa dell'epidemia.
Purtroppo di questi tempi di rinunce bisogna farne molte anche se giuste...
E devo dire che la Via Crucis di quest'anno è stata adeguata per il periodo che stiamo vivendo.
Piazza San Pietro. Finalmente ieri sera un "Venerdì Santo" storico, da ricordare. Meravigliosa la scenografia, non quella affollata "nazional-popolare" con contorno di turisti al Colosseo, ma silenzio e preghiere per la Via Crucis di papa Francesco nella semideserta piazza illuminata dalle luci serali e dalle fiaccole in terra a forma di croce al centro del colonnato del Bernini.
Bravi gli scenografi.
Questo è il modo per suscitare la spiritualità cristiana, per far pensare alla trascendenza altro che le affollate processioni che si snodano in paesi e città.
La spiritualità non implica la fede in una religione. Anche l'ateo, se vuole, può intraprendere il soggettivo, intimistico ed ascetico cammino spirituale.
cliccare sulle immagini per ingrandirle
(https://www.avvenire.it/c/2020/PublishingImages/1ac6872c4ac340e39cc27764381bdc22/_CG17862_68964918.jpg?width=1024)
(http://[url=https://www.ilfaroonline.it/photogallery_new/images/2020/04/papa-francesco-via-crucis-121951.660x368.jpg%5b/img%5Dhttps://www.ilfaroonline.it/photogallery_new/images/2020/04/papa-francesco-via-crucis-121951.660x368.jpg%5B/img%5B/url%5D%5D%5B/size%5D)
(https://www.ilfaroonline.it/photogallery_new/images/2020/04/papa-francesco-via-crucis-venerdi-santo-2020-in-piazza-san-pietro-deserta-coronavirus-121952.jpg)
(https://media.famigliacristiana.it/2017/4/rtx120na_2142756.jpg)
"Via Crucis", una storia lunga secoli. Cominciò a Gerusalemme alla fine del IV secolo, ma come la conosciamo noi risale al Medioevo.
La Via Crucis è un rito che intreccia "Parola di Dio", storia e preghiera.
Evoca l'ultimo tratto del cammino percorso da Gesù durante la sua vita terrena: da quando Egli e i suoi discepoli, "dopo aver cantato l'inno, uscirono verso il Monte degli Ulivi" (Mc 14, 26), fino a quando il Signore fu condotto al "luogo del Golgota" (Mc 15, 26), fu crocifisso e sepolto in un sepolcro appartenente a Giuseppe d'Arimatea scavato nella roccia di un giardino vicino.
Reperti archeologici attestano l'esistenza del culto cristiano nel II sec. d. C., nell'area cimiteriale dove era stato scavato il sepolcro di Gesù.
Alla fine del IV secolo la pellegrina Eteria nel suo diario descrive tre edifici costruiti sul Golgota e della processione che in alcuni giorni si snodava dall'Anastis al Martyrium. Non era una Via Crucis o una Via Dolorosa. Ma quella processione con i suoi canti nei luoghi della Passione, è considerata da alcuni studiosi la forma embrionale della futura Via Crucis a Gerusalemme.
Alla pietà compassionevole dei fedeli verso il mistero della Passione si deve aggiungere l'entusiasmo sollevato dalle crociate per recuperare il Santo Sepolcro, i pellegrinaggi dal XII secolo, la presenza stabile dal 1233 dei Frati Minori Francescani nei "luoghi santi" del cristianesimo.
Alla fine del XIII secolo la "Via Crucis" era menzionata, non ancora come "pio esercizio" ma come cammino percorso da Gesù nella salita al Calvario, indicato da una successione di "stazioni".
Nel 1294 circa il frate domenicano Rinaldo di Monte Crucis, nel suo "Liber peregrinationis" afferma di essere salito al Santo Sepolcro "per viam, per quam ascendit Christus, baiulans sibi crucem", e ne descrive le varie stationes: il palazzo di Erode, il Litostrato (dove Gesù fu condannato a morte), il luogo dove egli incontrò le donne di Gerusalemme, il punto in cui Simone di Cirene prese su di sé il patibulum che portava Gesù sulle spalle, ecc..
La Via Crucis come "pio esercizio basato sulla devozione alla passione di Cristo e al cammino percorso da Gesù nella salita al Calvario, nacque da una sorta di fusione di tre devozioni che si diffusero dal XIV secolo soprattutto in Germania e nei Paesi Bassi:
1. la devozione alle "cadute di Cristo" (stremato dal peso del patibulum);
2. la "devozione ai cammini dolorosi di Cristo" (consiste nell'incedere processionale da una chiesa all'altra) in memoria dei percorsi di dolore compiuti da Cristo durante la sua passione: Dal Getsemani alla casa del Sommo Sacerdote Anna (Gv 18, 13, da questa alla casa di Caifa (Gv 18, 24; Mt 26, 56), poi nel palazzo del Pretorio dov'era Ponzio Pilato (Gv 18, 28; Mt 27, 2), al palazzo di Erode (Lc 23, 7);
3. la devozione alle "stazioni di Cristo", ai momenti in cui Gesù si ferma durante il cammino verso il Golgota, o perché costretto dai soldati romani, o perché stremato dalla fatica, o per dialogare brevemente con alcune persone.
Nel lungo processo di formazione della Via Crucis sono da segnalare due elementi: la "fluttuazione" della "prima stazione" e la varietà delle altre "stazioni".
Per quanto concerne l'inizio della Via Crucis, gli storici segnalano almeno quattro episodi differenti, scelti come "prima stazione:
1. l'addio di Gesù a sua madre (come prima "stazione" non ebbe larga diffusione a causa del problematico fondamento biblico);
2. la lavanda dei piedi (questa "prima stazione" che si situa nell'ambito dell'ultima cena e dell'istituzione dell'eucarestia, è attestata in alcune Vie Crucis nella seconda metà del XVII secolo;
3. l'agonia (= angoscia) del Getsemani; il "giardino degli ulivi" costituisce l'inizio di una breve Via Crucis del XVII secolo con sole sette "stazioni", diffusa dai religiosi della "Compagnia di Gesù";
4. la condanna di Gesù nel Palazzo del Pretorio, antica "prima stazione", che segna l'inizio dell'ultimo tratto del cammino di Gesù dal Pretorio al Calvario.
Anche il soggetto delle stazioni era vario. Nel XIV secolo vigeva la diversità nella scelta delle "stazioni", del loro numero e ordine. Nei vari schemi di Via Crucis c'erano "stazioni" con la cattura di Gesù nel Getsemani, il rinnegamento di Pietro, la flagellazione, le accuse diffamatorie in casa di Caifa, lo scherno della veste bianca nel palazzo di Erode, che non figurano in quello che diverrà 'iter definitivo.
La Via Crucis, nella sua forma attuale, con le 14 "stazioni" disposte nello stesso ordine, è attestata in Spagna nella prima metà del XVII secolo in ambito francescano. Dalla penisola iberica passò prima in Sardegna, in quel tempo dominio della Spagna, poi nella penisola italica.
Un convinto ed efficace propagatore fu Leonardo da Porto Maurizio (Imperia), frate minore riformato francescano, al secolo Paolo Girolamo Casanova (1676 – 1751). Fece edificare 752 Vie Crucis, delle quali è nota quella di Roma nel Colosseo, su richiesta del pontefice Benedetto XIV, il 27 dicembre 1750, a ricordo di quell'Anno Santo.
Le 14 stazioni della Via Crucis, nella forma definitiva arrivate a noi, sono le seguenti:
1) Gesù è condannato a morte;
2) sulle spalle di Gesù viene messo il patibulum;
3) Gesù cade per la prima volta;
4) Gesù incontra sua Madre;
5) Simone di Cirene aiuta Gesù a portare il patibulum;
6) Veronica asciuga il volto di Gesù;
7) Gesù cade per la seconda volta;
8 Gesù ammonisce le donne di Gerusalemme;
9) Gesù cade per la terza volta;
10)Gesù è spogliato degli abiti;
11)Gesù è inchiodato sulla croce;
12)Gesù muore in croce;
13)Gesù è deposto dalla croce;
14)il corpo di Gesù è collocato nel sepolcro.
(Fonte "Famiglia Cristiana"; articolo di Alberto Chiara; 14- 4 – 2017).
Tra la curiosità dei passanti, in quella tarda mattinata primaverile, forse dell'anno 30 della nostra era, in una strada di Gerusalemme (che nei secoli successivi avrebbe avuto il nome emblematico di "Via dolorosa") procedeva un piccolo corteo con un condannato a morte, scortato da un picchetto dell'esercito romano, comandato da un centurione, l'exactor mortis, che poi avrebbe dovuto verificare l'avvenuta esecuzione del reo, il galileo Gesù di Nazaret. Egli reggeva a fatica sulle spalle il patibulum, ossia la trave trasversale che sarebbe stata affissa al palo verticale, già conficcato nel terreno del luogo della crocifissione, su una collinetta denominata "Golgota", nome che nella lingua aramaica significa "cranio", in latino "Calvarium", da "Calvariae locus" (= "luogo del cranio").
Gesù, ferito dalle precedenti torture inflitte con flagello dai soldati romani, camminava verso l'ultima tappa della sua vita terrena, conclusa con la crocifissione del suo corpo e la conseguente morte.
Sull'asse verticale della croce venne affisso il "titulus", la placca lignea sulla quale era scritta l'imputazione nella lingua ebraica locale, in greco (lingua internazionale dell'epoca) e in latino: "Gesù Nazareno re dei Giudei", che diverrà nei secoli successivi l'acronimo "I.N.R.I." (Jesus Nazarenus Rex Iudeorum).
(https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/d/d7/Cristo_crucificado.jpg)
Diego Velàzquez: "Cristo crocefisso", olio su tela, 1631, Museo del Prado
Nessuno a Gerusalemme quel pomeriggio, era l'ora nona, cioè le 15.00, avrebbe immaginato che quella scena tragica sarebbe divenuta un vessillo simbolico per secoli.
Quella croce si sarebbe trasformata per la cultura occidentale in un "soggetto planetario".
I Vangeli non considerano la morte di Cristo sulla croce l'estuario definitivo di un'esistenza votata all'abisso del silenzio sepolcrale.
E' così che, dopo le ore dell'agonia, la tenebra della morte e il grembo della tomba, sorse il sole dell'alba di Pasqua e la risurrezione di Cristo, che ci permette di inoltrarci verso le frontiere della fede e dello spirito.
Gesù prima di morire disse sette frasi, composte da 41 parole, riportate nella redazione greca dei vangeli. Per la fede dei cristiani sono l'estremo testamento del loro Dio che muore.
1) ai Crocifissori: "Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno" (Lc 23,24);
2) alla Madre Maria: "Donna, ecco tuo figlio". Al discepolo amato Giovanni: "Ecco tua madre" (Gv 19,28);
3) al malfattore pentito, crocifisso vicino a lui: "In verità ti dico: oggi sarai con me nel paradiso" (Lc 23,24);
4) "Elì, Elì, lemà sabachtani?" (= Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?) (Mt 27,46; Mc 15,34; Sal 22,2);
5) "Ho sete!" (Gv 19,28);
6) "Tutto è compiuto" (Gv 19,30);
7) "Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito" ( Lc 23,46; cfr. Sal. 31,6);
Le sette parole dette da Gesù in croce:
1) Il "perdono" come dono libera dall'ansia di vendetta".
2) L'affidamento della madre al discepolo Giovanni e questo alla madre.
"Come Mosè incarico Giosuè di prendersi cura del popolo ebraico in sua vece, cosi Gesù incarico Giovanni di prendersi cura di Maria , cioè della Chiesa, popolo di Dio".
3) Gesù "promette il paradiso", cioè la vita con lui, al ladrone buono: "Egli si poneva al livello di costoro non per compromettersi nelle loro scelte, ma per salvare chi era escluso o era stato emarginato, per far tornare in vita chi era morto e ritrovare chi era perduto".
4) Gesù "non muore disperato", pur nel dolore atroce, fisico, morale e spirituale; E' il dramma umano della separazione da Dio che sembra indifferente al grido del Figlio.
5) Dalle labbra inaridite di Gesù segue la parola "Ho sete", la sete che simboleggia la volontà di Cristo di redimere gli uomini; "Se non sentite nel profondo di voi stessi che Gesù ha sete di voi, non potete capire ciò che lui vuol essere per voi e voi per lui".
6) Con il termine "Tutto è compiuto" sussurrato da Gesù si intende non la rassegnata affermazione di una fine, bensì la consapevolezza del raggiungimento di un fine, di una meta di pienezza il cui effetto perdurerà per sempre.
7) Nell'ultima frase "Nelle tue mani padre consegno il mio spirito" Gesù affida al Padre la sua vita, il proprio principio vitale "Pneuma", che, nel linguaggio biblico, non è solo il principio.
La croce e il sepolcro non furono l'estuario di quella storia, ma lo fu sua risurrezione, perno portante della teologia cristiana.
Per secoli i cristiani hanno voluto ripercorrere le tappe di quella Via Crucis, un itinerario orante proteso verso il colle della crocifissione ma con lo sguardo rivolto alla meta ultima, la luce pasquale. L'hanno fatto come pellegrini a Gerusalemme, o nelle loro città, nelle loro chiese.
Per secoli scrittori e artisti, grandi o ignoti, hanno cercato di far rivivere davanti agli occhi stupiti e commossi dei fedeli quelle "stazioni", le soste meditative nel cammino verso il Golgota.
(mia rielaborazione di un articolo di cui non ricordo il titolo del cardinale Gianfranco Ravasi).
Citazione di: Sariputra il 11 Aprile 2020, 16:33:06 PM
@Anthonyi
dalle tue parole non mi sembra che hai seguito attentamente le vicende del clero in questi giorni. Infatti proprio il papa, anche nella celebrazione di ieri, ha raccomandato di seguire le direttive sanitarie governative ed ha pregato affinché Dio doni forza e coraggio a tutto il personale sanitario in prima linea ed anche ai cappellani che svolgono servizio negli ospedali per portare, nei limiti del possibile, conforto. Nelle celebrazioni solo pochissime persone possono stare vicine e sono sempre le stesse, che evidentemente, come noi in famiglia, convivono col pontefice. La Basilica era praticamente deserta e i pochissimi presenti mantenevano più distanza di sicurezza di quella che c'è ogni giorno tra Borrelli e Brusaferro...Cosa dovrebbe dire ai fedeli? "Ragazzi, la nostra fede non serve ad un c... rivolgetevi solamente al medico. ? ;D
Sari io non sono un mangiapreti, ho la mia fede cristiana (Cioè riferita ai contenuti del Vangelo) e laica (Cioè indipendente dalle posizioni del clero).
Per me la chiesa ha un ruolo essenziale nella società, un ruolo che però si ferma al cospetto delle parole: "Date a Cesare quel che è di Cesare, date a Dio quel che è di Dio".
L'impressione che ho, con questa pandemia, è che ci sia il tentativo di cavalcare l'idea di un ritorno a un mondo nel quale il capo spirituale avanza, nella via del Signore, e il popolo lo segue compatto, come tante pecorelle. Si tratta di un'idea che spiega perchè Papa Francesco ha inscenato quel pellegrinaggio al crocifisso miracoloso, poi certo, nei tempi ritagliati, si dedica a dare un minimo di soddisfazione alle regole dello stato, ma sempre con un'idea implicita che vede lo stato un pò alieno, e soprattutto subalterno dal punto di vista morale ed ideale.
Quest'impressione è stata rafforzata proprio dalla regia di questa Via Crucis, che ha eroicizzato i carcerati e le loro famiglie, in qualche modo sottintendendo una critica allo stato carceriere (Perchè è lo stato che carcera), con un'associazione possibile anche alla situazione attuale nella quale siamo un pò tutti carcerati per effetto della legge dello stato.
Certo queste sono solo mie impressioni, comunque,
BUONA PASQUA!
Gerusalemme,la "Via Dolorosa": "Loca Sancta in stacionibus Jerusalem"
La Via Dolorosa, o Via Crucis, è l'ipotetica strada percorsa da Gesù dal palazzo del Pretorio al Golgota, dove fu crocifisso, fuori le antiche mura difensive della "città vecchia" di Gerusalemme, e giunge alla chiesa del Santo Sepolcro.
(https://discutere.it/attachment.php?attachmentid=30415&d=1586710976&thumb=1)
Gerusalemme: un tratto della "Via Dolorosa"
Il percorso inizia dalla "Porta dei Leoni", una delle sette porte nelle mura difensive intorno al centro abitato, fatta costruire dal sultano ottomano Solimano il Magnifico nel 1538. Sopra la porta sono intagliate le immagini di quattro pantere, due a destra e due a sinistra, spesso scambiate per leoni perciò il nome alla porta, dalla quale, secondo la tradizione cristiana, inizia da circa due secoli la "Via Dolorosa", ma gli studi evidenziano altri probabili percorsi.
Nell'antica tradizione bizantina la strada verso il calvario cominciava dal centro città, invece l'attuale percorso della Via Crucis inizia dov'era la fortezza Antonia, nel lato nord-occidentale dell'ex tempio ebraico.
(https://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/thumb/4/40/Tappe_processo_Ges%C3%B9-2.jpg/440px-Tappe_processo_Ges%C3%B9-2.jpg)
(https://2.bp.blogspot.com/-SjF-Da3tiaU/Wuhjfhut4aI/AAAAAAAAl6I/ZMhsHjyy30U3TYEamE6epBfjoMIDuK3EgCLcBGAs/s1600/fortezza-antonia6.jpg)
Il Tempio di Gerusalemme con la fortezza Antoniaevidenziata dal cerchio rosso
(https://2.bp.blogspot.com/-p33ksm7RNlY/Wuhix89t7zI/AAAAAAAAl5k/CT_kl0Z9b7k1SMfUaqRHUqYjqj1HRuk0wCLcBGAs/s1600/fortezza-antonia3.jpg)
Ideale ricostruzione della fortezza (plastico). Era di forma rettangolare, mt 160 x 135. Ai lati c'erano quattro torri: tre alte 27 mt, la quarta, di 35 mt, dominava il tempio. Fu fatta costruire dal re Erode e in onore del suo patrono Marco Antonio fu detta "Antonia", al di sopra dei resti della fortezza degli ex regnanti Asmonei e denominata Baris.
La fortezza Antonia fu sede di una guarnigione romana di milites. La roccaforte fu distrutta nel 70 d. C. insieme al tempio e alla città dall'esercito romano comandato da Tito Flavio Vespasiano, figlio dell'imperatore Vespasiano e futuro imperatore Tito.
La Giudea era divenuta provincia romana, nel 6 d.C., governata dal praefectus, che risiedeva a Cesarea Marittima, in quell'epoca capitale della provincia.
Il governatore romano andava a Gerusalemme solo nelle grandi feste ebraiche. In quei giorni a Gerusalemme si stava celebrando la Pasqua (Pèsach), che ricorda la liberazione del popolo di Israele dall'Egitto e il suo esodo verso la Terra Promessa. Perciò [/size]Pilato era in quella città e non a Cesarea Marittima quando Gesù venne processato.
Secondo alcuni studiosi il praetorium di cui si parla nella "Passione di Gesù" era parte della fortezza Antonia.
Il Vangelo di Giovanni narra che Gesù dal Getsemani fu condotto nella casa di Anania (o Anna), sommo sacerdote dell'ebraismo dal 6 al 15 d. C., deposto da Valerius Gratus, procuratore imperiale romano della provincia di Giudea e di Samaria (dal 15 al 26 d. C.), prefetto con potere di condanna a morte durante l'imperium di Tiberio.
Anche se deposto, Anania mantenne il titolo onorifico ma non effettivo di sommo sacerdote e fino alla morte rimase influente nel sinedrio. Nella carica di sommo sacerdote gli succedettero diverse persone della sua famiglia, fra i quali il genero Caifa, che fu capo del sinedrio dall'anno 18 al 36. Fu questo che fece arrestare Gesù e ne chiese la crocifissione, secondo i vangeli di Luca e Giovanni.
Dal Vangelo di Giovanni (18, 24) "Allora Anna lo mandò (Gesù) legato a Caifa, sommo sacerdote".
Giovanni riferisce dell'interrogatorio di Gesù nella casa di Anania, ma non dice nulla del processo del sinedrio presieduto da Caifa, durante il quale Gesù fu condannato a morte. Eppure ne era a conoscenza, in quanto racconta ciò che avvenne prima e dopo: "Allora condussero Gesù dalla casa di Caifa nel pretorio. Era l'alba ed essi non vollero entrare nel pretorio per non contaminarsi e poter mangiare la Pasqua" (Gv 18, 28).
Nel pretorio c'era il governatore romano Ponzio Pilato, prefetto della Giudea dal 26 al 36 d. C. e noto per il suo ruolo nei confronti di Gesù; ne ordinò la flagellazione e la crocifissione su istigazione ebraica, anche se non era convinto delle colpe attribuite a Gesù.
L'evangelista Matteo considera Caifa il principale responsabile della morte di Gesù.
Matteo racconta la riunione in cui viene decisa la morte del Nazareno: "Allora i sommi sacerdoti e gli anziani del popolo si riunirono nel palazzo del sommo sacerdote, che si chiamava Caifa, e tennero consiglio per arrestare con un inganno Gesù e farlo morire. Ma dicevano: 'Non durante la festa, perché non avvengano tumulti fra il popolo" (26, 3 – 5).
Le guardie del sinedrio condussero Gesù nel pretorio. "Uscì dunque Pilato verso di loro e domandò: 'Che accusa portate contro quest'uomo?'. Gli risposero: 'Se non fosse un malfattore, non te l'avremmo consegnato'. Allora Pilato disse loro: 'Prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra legge!'. Gli risposero i Giudei: 'A noi non è consentito mettere a morte nessuno'. Così si adempivano le parole che Gesù aveva detto indicando di quale morte doveva morire" (Gv 18, 29 – 32).
Gli Ebrei rimasero nel cortile o piccola piazza di fronte al pretorio in cui Pilato aveva la residenza privata; nel complesso edilizio c'erano anche i pubblici uffici amministrativi ed un tribunale.
Il cortile era lastricato (= "lithostrotos" in lingua greca). Comunemente si localizza questo luogo nell'attuale convento di Nostra Signora di Sion.
(http://www.gliscritti.it/gallery3/var/resizes/album_001/Gerusalemme/DSCN0326.JPG?m=1302626441)
Il lastricato, secondo la tradizione, dove Gesù fu interrogato da Pilato, poi flagellato e schernito.
(https://www.controcampus.it/wp-content/uploads/2012/04/Ponzio-Pilato.jpg)
All'epoca del processo a Gesù, la Giudea non era provincia romana, bensì "federata".
Il rappresentante del proconsole di Cesarea (come era il procuratore Pilato) aveva giurisdizione politico-militare soltanto sui delitti di infedeltà a quel "foedus", mentre, per tutti gli altri, e a maggior ragione quelli di sacrilegio contro la legge mosaica, la competenza esclusiva era dell'autorità locale ebraica, e cioè del sinedrio. Infatti, quando le guardie del Sinedrio (non i soldati romani!) arrestarono Gesù, cercarono di farlo condannare da Pilato con l'accusa di sedizione contro Roma.
Pilato interrogò l'imputato, e la sua sentenza fu: "Io trovo quest'uomo immune da colpa". Anche in seguito, insistendo gli accusatori che il Nazareno si era proclamato re, Pilato rispose: "Ma il suo regno non è di questa Terra"?
E per il presunto delitto di sedizione politica a carattere continuativo, Pilato si dichiarò incompetente per territorio e rimise la causa al tetrarca di Galilea, Erode Antipa.
L'evangelista Luca scrive che Pilato inviò Gesù da Erode Antipa ma anche questo lo giudicò innocente e lo rimandò da Pilato, il quale ordinò la flagellazione per il Nazareno e poi di liberarlo. Dopo questa tortura, mostra Gesù con le ferite, con la corona di spine sulla testa e vestito come un re.
Per tradizione in occasione della Pasqua ebraica il popolo poteva graziare un condannato a morte. I condannati erano due: Gesù Nazareno e Barabba. Pilato sapeva che Gesù era molto popolare e sapeva anche che il sinedrio lo odiava per le accuse contro la maggioranza di Farisei e Sadducei.
Pilato s'illuse che ricorrendo alla volontà popolare sarebbe riuscito a salvare Gesù, ma la folla scelse di salvare Barabba. Pilato consente. Siede "nel tribunale" (Gv 19,13) nel litostroto, e si lava le mani in segno di rinuncia, dicendo: "Io sono innocente del sangue di questo giusto".
E' la condanna definitiva. Pilato consegnò Gesù ai milites romani. Le guardie del sinedrio erano alle prese con la Pasqua e non potevano fisicamente sporcarsi le mani. Gesù viene portato via. Sulle spalle gli viene messo il patibulum ed avviato verso il Golgota.
A condannare a morte Gesù fu dunque il sinedrio e poi un gruppo di popolani, non Pilato, che sulla tabella lignea infissa sulla croce fece scrivere: " Iesus Nazarenus Rex Iudaeorum (I.N.R.I.).I sinedriali gli chiesero di modificare la scritta in "preteso re" ma egli fu irremovibile: "Quello che ho scritto, ho scritto!".