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Dio è morto ?

Aperto da doxa, 28 Dicembre 2025, 14:58:34 PM

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Giotto, Compianto del Cristo morto, affresco realizzato tra il 1303 e il 1305 nella Cappella degli Scrovegni a Padova. Fa parte del ciclo dedicato alle Storie di Gesù. E' sulla parete sinistra (guardando verso l'altare), nel registro centrale inferiore. Giotto creò la scena  senza l'aiuto dei suoi collaboratori.

Dio è morto ?

E' appena nato ed è già morto  ?

La frase "Dio è morto" si riferisce all'aforisma del filosofo tedesco  Friedrich Nietzsche, che indica metaforicamente il declino della fede in Occidente; non la morte di un'entità divina, ma la perdita di centralità di Dio nella morale e nella cultura, grazie alla scienza e alla tecnica, che hanno emarginato la religione cristiana, trionfante con i suoi contenuti mitologici in un mondo agricolo-pastorale e la massa incolta.

Fratel Cono non temere, se Dio muore, apparentemente muore soltanto per tre giorni poi risorge.

Il cardinale  biblista e teologo Gianfranco Ravasi, in un'intervista ha detto che la morte è un evento ineliminabile nella vita umana e che la morte di Dio, secondo la sua visione, non è un evento negativo ma un momento di riflessione e di speranza.

Ha suggerito che Dio dopo "la sua morte" è un essere trascendente. Ma non lo era già da prima che s'incarnasse in Gesù di Nazaret ?

Ravasi dice che per spiegare l'immortalità e la vita eterna ci sono due strade:

la prima, è quella filosofica. Platone sosteneva che l'individuo ha una dimensione trascendente;

la seconda, è quella teologica. Siamo stati creati da Dio ( ?), essere trascendente che supera le categorie del tempo e dello spazio.

Dice che entreremo nell'ambito del divino restando noi stessi, con l'immortalità dell'anima e la risurrezione della carne. Questa non significa far rivivere un corpo. Nella Bibbia ci sono due modelli di risurrezione: il "risveglio" e l'innalzamento verso Dio.

Riguardo al corpo, la morte fisica è il segno del limite nell'individuo.

Il "risveglio" secondo la "visione di Ezechiele": le "ossa inaridite" si ricompongono nel corpo e riprendono vita nella loro identità; Gesù non si risveglia soltanto dalla morte, ascende al cielo. Non significa andare in alto ma entrare nell'infinito, nell'eternità di Dio. Lo dice Gesù: "Quando sarò innalzato da terra, tutti attirerò a me": dal Vangelo di Giovanni (12, 32).
Quando sarò innalzato da terra, tutti attirerò a me!  (Giovanni  12,32).

Innalzamento dopo la sua morte sulla croce, la risurrezione e l'ascensione al cielo. In quei momenti Gesù viene esaltato come Figlio dell'uomo e re.

Non è solo la morte fisica sulla croce, ma include anche la risurrezione e l'ascensione al cielo, momenti in cui Gesù viene esaltato come Figlio dell'uomo e Re.

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Teologia della morte  di Dio


Andrea Mantegna, Cristo morto, tempera su tela, 1470 circa o 1483, Pinacoteca di Brera, Milano

La teologia della morte di Dio è un'espressione nata nel biennio 1965 – 1966. La rivista "Time" la diffuse mediante una serie di articoli scritti dai maggiori esponenti della cosiddetta "teologia radicale" americana.

Come movimento teologico è diffuso soprattutto negli  Stati Uniti d'America dagli anni '60 e 70 dello scorso secolo.

In ambito teologico  vengono sviluppate delle riflessioni sul concetto di "secolarizzazione" (dal latino saeculum) con il significato di mondo. E' un fenomeno sociale riguardante la separazione tra istituzioni religiose e secolari e del declino di credenze e pratiche religiose nella società.

Nel mondo contemporaneo lo spazio del sacro, del metafisico si è dissolto, l'esperienza di Dio è esperienza della sua assenza, tutta a vantaggio di un "uomo adulto" e autonomo.

La frase "morte di Dio", era già utilizzata negli scorsi due secoli: il XIX e il XX. Friedrich Nietzsche la utilizzava per descrivere il proprio ateismo umanista.

Anche Dietrich Bonhoeffer  argomentava sulla "morte di Dio", intendendo la morte del dio costruito dall'uomo, la morte delle immagini, auspicata per far posto al vero Dio, al Dio del silenzio, al Dio-assente.

I teologi radicali, invece, intendevano eliminare proprio il concetto di Dio. Gli stessi teologi sostenevano che sarebbe stato ancora possibile fare teologia, anche senza i termini che indicano la trascendenza ("teologia secolare "). A indurli ad assumere tale posizione fu la cosiddetta " presa di coscienza":

La teologia doveva fare i conti con la sfida di vari filosofi dell'Università di Oxford.  L'unica via percorribile: un riavvicinamento tra linguaggio religioso e linguaggio etico, e quindi la rivalutazione del linguaggio religioso a prescindere dal possibile contenuto del termine "Dio".

Un saggio di Paul van Buren, del 1963, propone una rilettura del vangelo  senza le prospettive di  trascendenza: parlare di Gesù Cristo in modo diverso da quello canonizzato dalla tradizione. Secondo van Buren, il parlare di Gesù Cristo è stato falsato dalle controversie cristologiche dei primi secoli: i cristiani, per sfuggire all'accusa di impietas, di "empietà", in quanto esaltavano e adoravano un essere umano, Gesù, elaborarono la teologia del  Logos, ratificata dal Concilio di Calcedonia. Proprio in questo passaggio, tutto il messaggio di Cristo e la sua storia personale furono riletti in chiave di trascendenza. Dal punto di vista storico tale  rilettura delle origini della religione cristiana presenta diversi punti deboli. Van Buren ammette che la teologia del XX secolo sia riuscita a portare qualche modifica all'impianto rigidamente  metafisico sancito a Calcedonia, ma l'impianto di fondo resta sempre lo stesso.

Nel quadro culturale contemporaneo, invece, non c'è più posto per una teologia del Logos. È giunto il momento di impostare una cristologia di Gesù come uomo, una "teologia umanistica". Bisogna fare lo sforzo di rileggere i vangeli reinterpretando tutte le espressioni che sembrano alludere ad una natura divina di Gesù: resta il vangelo di Gesù Cristo uomo.

L'espressione "Figlio di Dio", per esempio, è una locuzione superata per dire che Gesù Cristo era un uomo diverso dagli altri, un uomo libero (dal mondo, dalle tradizioni, dalla religione, dall'egoismo: un uomo libero di donarsi completamente agli altri). Con le vicende della  Pasqua, questo ideale di libertà e donazione è passato ai discepoli: è diventato "contagioso", e Gesù Cristo si è rivelato come autentico liberatore. Questo è, per la teologia radicale, il "significato secolare del vangelo": Gesù è stato un uomo libero che ha dato libertà.

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doxa

#2


La teologia della morte esplora il significato e le implicazioni della morte nella vita umana e nella
fede, con contributi significativi da parte di teologi come Karl Rahner. Il suo libro titolato "Sulla teologia della morte" è considerato un classico nell'ambito della tanatologia teologica.

Rahner propone una visione della morte che va oltre la separazione dell'anima dal corpo. Esamina la morte come un evento che coinvolge l'esistenza umana e la sua relazione con l'eternità. Argomenta anche sulla "pan-cosmicità" dell'anima", il concetto di "morire con Cristo", la dimensione personale della morte.

La teologia della morte affronta vari aspetti, tra cui la natura della morte, il suo significato
spirituale e le sue implicazioni etiche. Essa si interroga su come la morte influenzi la vita umana e la relazione con il divino.

La Teologia della Morte di Dio.

Questo movimento teologico affonda le sue radici in alcune mitologie.

La morte divina è presente nel cristianesimo, nelle mitologie nordiche europee anteriori al cristianesimo, segnate dal presentimento di un imminente "crepuscolo degli dei": il destino degli dei. Nella mitologia norrena il termine "Ragnarǫk" allude a eventi catastrofici ed escatologici che provocheranno un'apocalisse nei nove mondi della mitologia nordica, ne causeranno la fine ma anche la rinascita.

Nella mitologia greca, Dioniso viene ucciso e fatto a pezzi dai Titani, poi  il suo corpo viene ricomposto dal dio Apollo.

Anche nella mitologia egizia si parla della morte del dio Osiride per mano del malvagio fratello Set; Osiride viene poi ricomposto e resuscitato dalla moglie e sorella Iside, con l'aiuto di Anubi.
 
Nella teologia contemporanea la morte è spesso considerata attraverso il prisma della cultura moderna, che tende a rimuovere il tema della  morte dalla coscienza collettiva.

La teologia della morte è un ambito complesso che continua a evolvere,  affronta le sfide della modernità e cerca di dare significato all'esperienza universale della morte, di comprendere le dinamiche spirituali e filosofiche legate a questo tema cruciale.

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Luther Blissett

L'incomprensibile silenzio assoluto di Dio è il nemico più grande...  tema molto impegnativo, per chi è credente, quello che hai proposto.
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doxa

#4
Ciao Luther,

Come ho già detto in precedenti post, la frase "Dio è morto" si riferisce alla celebre affermazione del filosofo tedesco Friedrich Nietzsche, nei suoli libri "La gaia scienza" e "Così parlò Zarathustra". L'espressione la usò per descrivere la perdita di centralità dei valori religiosi e morali tradizionali nella società occidentale, segnando la fine di una certezza assoluta e l'inizio di un'era di nuovi valori e sfide (come l'Oltreuomo), non intendendo una morte letterale, di Dio, ma simbolica.

"Morti sono tutti gli dèi: ora vogliamo che l'oltreuomo viva"– questo sia un giorno, nel grande meriggio, la nostra ultima volontà!"

La frase è stata diffusa anche dalla canzone di Francesco Guccini del 1965:  "Dio è morto", per alludere ai vecchi valori, ala "morte degli dèi" e dei  miti nella società contemporanea, con la speranza, però,  di una rinascita in ciò in cui si crede e si vuole costruire.

Il testo è ispirato dal poema dello statunitense  Irwin Allen Ginsberg (1926 – 1997).

Quella di Guccini è una canzone di protesta, cita i cambiamenti nella società del tempo, nella sfiducia in quel che si credeva eterno e fino a quel periodo mai messo in discussione.

Questo è il testo della canzone "Dio è morto"

"Ho visto

La gente della mia età andare via
Lungo le strade che non portano mai a niente
Cercare il sogno che conduce alla pazzia
Nella ricerca di qualcosa che non trovano
Nel mondo che hanno già
Dentro alle notti che dal vino son bagnate
Dentro alle stanze da pastiglie trasformate
Lungo alle nuvole di fumo, del mondo fatto di città
Essere contro d'ingoiare la nostra stanca civiltà.

E' un dio che è morto
Ai bordi delle strade, dio è morto
Nelle auto prese a rate, dio è morto
Nei miti dell'estate, dio è morto.

Mi han detto
Che questa mia generazione ormai non crede
In ciò che spesso han mascherato con la fede
Nei miti eterni della patria o dell'eroe
Perché è venuto ormai il momento di negare
Tutto ciò che è falsità
Le fedi fatte di abitudine e paura
Una politica che è solo far carriera
Il perbenismo interessato, la dignità fatta di vuoto
L'ipocrisia di chi sta sempre con la ragione e mai col torto.
E' un dio che è morto
Nei campi di sterminio, dio è morto
Coi miti della razza, dio è morto
Con gli odi di partito, dio è morto.

Ma penso
Che questa mia generazione è preparata
A un mondo nuovo e a una speranza appena nata
Ad un futuro che ha già in mano
A una rivolta senza armi
Perché noi tutti ormai sappiamo
Che se dio muore è per tre giorni e poi risorge
In ciò che noi crediamo, dio è risorto
In ciò che noi vogliamo, dio è risorto
Nel mondo che faremo, dio è risorto".

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