Sette frati in Algeria: dove si mostra il bene

Aperto da Jacopus, 28 Dicembre 2025, 22:56:28 PM

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iano

#15
Citazione di: Alberto Knox il 30 Dicembre 2025, 00:37:34 AMQuesto qualcosa di più grande di loro sarà stata la giustizia , per altri può essere Dio, altri ancora il bene comune, altri ancora può essere la salvaguardia degli animali e dell ecosistema per altri può essere la verità come nel caso di Socrate e di Gesù. Il sentirsi responsabili di fronte a tali cose piu grandi di noi è ciò di cui fa di un uomo un uomo e non un animale . Un animale infatti non ha scelta, segue i binari di madre natura e seguono l'istinto di sopravvivenza. Questi esempi di uomini mi fa capire che l'uomo , a volte, può scegliere di venir meno all istinto di sopravvivenza in nome di un qualcosa di molto più grande e piu importante di loro.
E il loro gesto non può essere compreso a fondo se non ci recespisce il messaggio che hanno lasciato e non può essere distinto dal loro coraggio personale.

Allora perchè Socrate ha scelto di bere la cicuta e non di rinnegare tutto quello che aveva detto sino ad allora ? si sarebbe salvato invocando la grazia così come si sarebbe salvato Gesù . Perchè sentivano entrambi di non poter venir meno alla missione che avevano intrapreso , anche a costo di pagare con la vita?
Siamo tutti animali, ma nessuno uguale all'altro.
Gli animali spiccatamente culturali, come noi siamo, descrivendo la realtà in effetti la configurano, e se poi a questa descrizione pongono fede, non potranno col tempo che constatare quanto la realtà sia diversa da come l'hanno descritta, perchè nessuna descrizione la può acchiappare.
In quanto animali culturali dunque noi viviamo la realtà in modo indiretto, vivendo in una sua descrizione, ed è un po una condanna , perchè non siamo più capaci di riadattarci alla realtà per quel che di diverso sembra apparirci a un certo punto.
Il mondo ultraterreno, configurato dalle religioni o in altri modi, noi lo viviamo già in questa vita, ed è configurando la realtà che in qualche modo, nel bene e nel male, la viviamo, cercando di adattarla a noi, piuttosto che il contrario, come di norma avviene fra gli animali.

Constatare a un certo punto che la realtà sia cosi diversa dal mondo in cui, secondo come l'abbiamo configurata, abbiamo vissuto, può essere fatale, quando in quel mondo, come può capitare, ci sentiremo soli e abbandonati.
Ci si potrà trovare allora in un frangente in cui ci vorrà più coraggio a continuare a vivere che a morire.
Come si fa a sopravvivere al proprio mondo quando questo sembra dissolversi?
Non è una fine eroica, ma una fine tragica, e solo altri, col senno di poi, ci potranno vedere un gesto eroico, ma è anche così che muoiono gli animali culturali.
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Lo stesso uomo non può bagnarsi due volte nello stesso fiume.

Duc in altum!

Citazione di: Alberto Knox il 30 Dicembre 2025, 23:51:31 PMSia Socrate che Gesù avevano un messaggio per il mondo
Certo, tanto di cappello per Socrate come maestro di credibilità, ma c'è una grande differenza tra l'annunciare la Sophia ed essere quella Sophia.
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"Solo quando hai perduto Dio, hai perduto te stesso;
allora sei ormai soltanto un prodotto casuale dell'evoluzione".
(Benedetto XVI)

iano

Citazione di: Duc in altum! il Oggi alle 10:29:48 AMCerto, tanto di cappello per Socrate come maestro di credibilità, ma c'è una grande differenza tra l'annunciare la Sophia ed essere quella Sophia.
Grande o piccola che sia, la differenza sta nel grado di immedesimazione nelle storie che ci raccontiamo.
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Lo stesso uomo non può bagnarsi due volte nello stesso fiume.

Alberto Knox

Citazione di: Duc in altum! il Oggi alle 10:29:48 AMCerto, tanto di cappello per Socrate come maestro di credibilità, ma c'è una grande differenza tra l'annunciare la Sophia ed essere quella Sophia.
Non ho fatto questo parallelo fra Gesù e Socrate perchè intendo affermare che furono uguali. Ma ho voluto sottolineare il fatto che tutte e due avevano un messaggio per il mondo , e che tale messaggio non può essere distinto (separato) dal loro coraggio personale. 

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Noli foras ire , in teipsum redi, in interiore homine habitat veritas.

niko

Secondo me, ripeto, dovreste considerare episodi come la lavanda dei piedi, la flagellazione (ecce homo!), il fatto che Gesu' sulla croce si senta "abbandonato" dal Padre, per capire che i vangeli insistono sulla dignita' regale, sacerdotale e profetica di Gesu', e sul fatto che tutte e tre queste dignita', politico religiose, vengano prima accentrate nella figura di Gesu' (movimento centripeto, di tra cariche politiche ben precise che in precedenza si pensava avessero senso solo in quanto distinte) e poi "perse", o quantomeno messe alla prova, e donate da Gesu' a tutto il resto dell'umanita' con il calvario (dopo Gesu', tutti quelli che crederanno in lui avranno, complessivamente, dignita' regale, sacerdotale e profetica, e appunto nascera' la chiesa, e cioe' l'assemblea, e la sposa, del Cristo, in un movimento centrifugo).

Ovvero, mentre la vicenda di Socrate raccontataci da Platone, vuole farci vedere in una luce assolutamente "divina" e positiva la figura di un uomo, sostanzialmente invitto e indomito in quanto uomo, il Socrate, che, infine, si sottomette e si infrange (solo) davanti alla (sua, propria stessa) legge, nonos, umano, e logos, razionale; la vicenda di Gesu' nei vangeli, e', e vuole essere, di scandalo davanti a tutto il mondo antico precedente perche' ci presenta in quella stessa luce divina, e positiva, che fu dell'autorialita' di Platone, questa volta, (ed ecco la vera, novita') la figura, ambigua, di un uomo, altrettanto divinamente invitto, ma che si sottomette non, o comunque non solo, astrattamente davanti alla legge, ma anche e specificamente davanti a un altro uomo, e in generale alla bramosia di sangue e dominio degli altri uomini; quasi che la grande figura precedente, quella della sottomissione dell'uomo davanti alla legge, la figura, quindi, del Socrate, venga ridotta a mero codice e pretesto.

Insomma nella morte di Socrate il tema, di fondo, e' l'autonomia (l'obbedienza assoluta dovuta alla legge quale estrema conseguenza dell'appartenenza assoluta dell'individuo alla comunita' politica); nella morte di Cristo, invece, il tema di fondo e' la sequela/servitu'. L'obbedienza, sostanzialmente irrazionale, dell'uomo all'altro uomo, che avviene per timore o, nel migliore dei casi, e quindi in forma redenta, per amore. E viene affermato che anche, e soprattutto quest'ultima, seconda, possibile postura esistenziale per l'uomo, la postura della sequela e della sequenza, e' "divina", e' un valore costituente e positivo, e, in questo senso, vengono inclusi, ed esaltati, nella nuova religione, gli umili, i folli, gli innamorati e gli schiavi.
Non solo la legge, qui viene cantata come sacra, ma anche il contratto, nel suo essere il riverbero ultimo della luce della legge, discendente e orizzontale tra le bizzarrie e i riflessi  dei vari privati.
La vita, si puo' donare nella forma di una libera offerta, soddisfacente quindi un libero desiderio, solo quando e laddove essa non sia in tutto e per tutto, di proprieta', a monte, dello Stato, cioe' solo nella condizione, esistenziale e psicologica, in cui il suo stesso sacrificio, non sia e non risulti un atto dovuto. Piu' diverse di cosi', queste due morti, quantomeno se si "imbrocca" la chiave di lettura giusta, non potrebbero essere.

Il dio impersonale e ordinatore dal caos, il demiurgo, di potenza finita, nel momento estremo della prova, coerentemente con il suo modo di essere, richiede il sacrificio, donativo, al suo adepto, della (sola) vita. Il Dio personale, e creatore dal nulla tramite potenza infinita, altrettanto coerentemente con il suo, di modo di essere, richiede anche, e in realta' solo, quello, della persona, etimologicamente intesa come maschera che renda, sopportabile, della vita, la tragedia.

Chiedetevi che cosa sacrifichi, e quindi che cosa doni altrui realmente, e su cosa, affermi, donandolo, piena proprieta', colui per il quale la morte, in fondo, e' solo una vacanza di tre giorni.





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Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

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