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Il sabotatore

Aperto da Koba, 25 Aprile 2025, 15:39:17 PM

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Koba

Una sera di febbraio il giovane Kobayashi, impiegato presso una delle maggiori agenzie di pompe funebri della città, viene avvicinato in un bar da uno sconosciuto. Questi, fingendo di volerlo abbordare per ragioni sessuali non chiare, gli posa davanti un dossier con le istruzioni per la sua missione: il progetto Vita Nova è cominciato, l'Organizzazione ha dato il via alle operazioni.
Kobayashi trasecola, pensa che il tizio sia pazzo.
"Ricordati l'addestramento", gli dice il tizio, che si presenta come agente Gregory.
"Quale addestramento?"
"Beh, forse non sapevi che si trattava di addestramento. A volte lo fanno: preparano un agente senza che lui se ne accorga. In questo caso la copertura è perfetta, il problema è però farlo passare da dormiente ad agente operativo. Alcuni infatti quando vengono svegliati si rifiutano di credere alla verità, e cioè che tutta la propria vita sia stata solo una gigantesca e perfetta copertura."
"Ma quale copertura! Quale addestramento!"
"Quale addestramento? Pensaci bene: qualche anno fa, per esempio, non hai forse seguito un corso di jujitsu?"
"Sì, e allora? Volevo imparare a difendermi."
"Siamo stati noi a spingerti a farlo. Attraverso stimolazioni segrete e ambigue ti abbiamo guidato fino a quella palestra. Bada bene, non a un corso qualunque, ma uno di quelli tenuti da uno dei nostri."
"Maestro Chang è uno dei vostri?"
"Naturalmente."

Tutte le scelte significative che Kobayashi ha fatto nella sua vita, se attentamente analizzate, ne rivelano l'origine occulta: la mano dell'Organizzazione.
Ora, superato lo shock grazie ad un numero imprecisato di drink, Kobayashi apre il dossier: la sua missione consisterà nel minuzioso sabotaggio di ogni aspetto della vita lavorativa e sociale.
Il sabotatore perfetto è colui che apparentemente accetta di buon grado le forme servili e deprimenti della realtà, con il sorriso e i modi cordiali del bravo cittadino, ma nello stesso tempo è inflessibile fino al sacrificio estremo nella distruzione di quei processi che, per quanto apparentemente irrilevanti, risultano invece disumani e distruttivi per la salute mentale delle persone, in quanto ideati da individui senza anima che, bisogna riconoscerlo, per ragioni misteriose di ordine metafisico o demoniaco si sono trovati spesso a tessere i fili della storia universale.
Sono loro, autentici costruttori di mondi infernali, i veri nemici di tutto ciò che è umano. I mondi della schiavitù antica e moderna, i mondi dell'asservimento nel lavoro, i mondi degli eserciti, dell'addestramento all'omicidio di massa. Demiurghi corrotti che hanno plasmato la materia viva per creare luoghi di supplizio, dove la demenza ha la meglio sulla ragione, la morte sulla vita.
Lo scopo dell'opera del sabotatore è puramente artistico e spirituale e, nelle migliori delle ipotesi, manifesta un carattere di tipo epidemico: dare forma ad una rivelazione che contagi più persone possibili. Ma di per sé, già il solo fatto della bellezza del gesto, è sufficiente.
A seguire, le istruzioni operative. Così si chiude il dossier.

Kobayashi rimane quindi in attesa. Continua a fare le stesse cose, così come negli ultimi cinque anni: si alza al mattino, si prepara, va al lavoro. In agenzia accoglie i clienti che vogliono sistemare per tempo il proprio corpo dopo la morte, mostra loro le opzioni a disposizione: dalla cremazione alla mummificazione fino alla putrefazione secca garantita da bare tecnologiche che mantengono l'interno asciutto e ventilato, impedendo che i batteri facciano scempio del cadavere.
Poi, dopo il lavoro, si ferma al solito bar per bere qualcosa. Quindi torna a casa, cucina, e se non è particolarmente ubriaco, riprende la lettura della "Trilogia di Von Gunten", il fantasy che Robert Walser non avrebbe mai scritto, non fosse stato per l'insistenza del suo stesso protagonista, convinto che formazione (volume 1) e apprendistato (volume 2) non bastassero: serviva un'opera definitiva, di taglio fantascientifico, espressione del suo carattere ingegnoso e utopistico. Walser non fece in tempo a tradurre il sogno del giovane Jacob. Per questo, allo scadere del copyright, nel 2027, un oscuro scrittore si è fatto carico di questo delirio, con risultati controversi: per alcuni critici uno scempio, per altri un esempio brillante dell'applicazione della teoria jazz alla letteratura.

Finalmente, un giorno, ecco le istruzioni: sostituire le copie del best seller del momento, "Le lacrime e i canti", con copie alterate, opportunamente sovversive. La vicenda sentimentale dell'originale trasformata, nelle ultime trenta pagine, in un crescendo di ribellione, violenza e distruzione.
Almeno, così Kobayashi interpreta una conversazione avuta nello stesso locale in cui qualche sera prima ha incontrato l'agente Gregory. Altrimenti per quale ragione questa sconosciuta, che non può che essere Gregory stesso, camuffato da giovane donna in tailleur, sta deridendo apertamente quel romanzo, rivolgendosi a lui come se si conoscessero e lasciando una copia del libro sul bancone prima di scomparire?
È chiaro ciò che l'Organizzazione gli sta chiedendo e Kobayashi, ora al quarto gin tonic, ne apprezza il rigore: destabilizzare la mente di studentesse romantiche e pendolari assonnati in un crescendo inquieto di caos, come se il rifiuto del mondo si fosse per due terzi del racconto mimetizzato e solo nella parte finale, ormai conquistata la fiducia del lettore, si mostrasse apertamente.
Ordina un bicchiere di whisky con dell'acqua ghiacciata a parte, per festeggiare l'epifania appena avvenuta, beve tutto d'un fiato, e corre a casa.
Il piano prevede l'acquisto di almeno 30 copie del romanzo, la modifica di ciascuna copia con il blocco di pagine riscritte, e la sostituzione di quelle originali negli scaffali della libreria della città con queste.
Kobayashi si rende conto che la pericolosità dell'operazione non sta tanto nel dover forzare nottetempo l'ingresso della libreria, quanto nella modifica del testo del romanzo. Come ogni iniziato dell'Organizzazione sa per istinto che il vero pericolo è la scrittura: non c'è modo infatti di sapere, penna alla mano, cosa salterà fuori. Nessuno ha il controllo di questa faccenda. Cosa accadrebbe se anziché spingere il lettore a sovvertire l'ordine costituito, il suo finale risultasse in realtà ancora più sdolcinato di quello originale, rivelando così il proprio vero carattere: quello di un servo che ha fede solo nei buoni propositi?
"No, ma che dico... Ma quale finale sdolcinato! Al diavolo! Io la faccio saltare in aria questa città!" dice, prima di crollare addormentato sul divano, stringendo tra le mani una bottiglia di birra mezza vuota.

La domenica mattina successiva, libero dall'attività dell'agenzia, inizia a lavorare al sabotaggio artistico. Prima cosa, immedesimarsi nel romanzo, obiettivo dell'operazione. Prende in mano una delle trenta copie che nel frattempo gli sono state recapitate, e inizia a leggere. Dopo tre pagine, un po' per il contenuto melenso, un po' disturbato dal tremore delle dita della sua mano sinistra – probabile effetto dell'alcolismo o primo sintomo della malattia di Parkinson – non riesce a trattenersi e il libro finisce fuori dalla finestra, nel giardino del palazzo, dopo un volo di due piani. Ma non può arrendersi così! Si dice: coraggio Kobayashi! Beve altro caffè, grida "Gyokusai!" – "Sono pronto a essere disintegrato piuttosto che arrendermi!",– quasi fosse un soldato giapponese nella guerra del Pacifico, prende un'altra copia, si concentra e ricomincia a leggere. Questa volta riesce ad arrivare a pagina undici e si compiace con se stesso per la professionalità mostrata mentre osserva quella copia librarsi per la stanza prima di scomparire giù dalla finestra.
Sette copie dopo Kobayashi sente di aver catturato lo spirito del romanzo. Lo ha letto quasi tutto, e certo, si dice, non possono esserci dubbi: si tratta di una storia. Ci sono degli umani. E pare abbiano sentimenti, a cui danno una smisurata importanza. Per semplicità li chiama così: sentimenti. Ma di tali grovigli emotivi lui non ne sa molto. Osservando gli altri ha imparato a imitarne gli effetti. Quel gioco di adulazione e malignità, tipico delle persone adulte. Ma non è mai riuscito a capire fino in fondo perché preferire quel tipo di interazione al pacifico consumo di alcol in perfetta solitudine.
"Ma questa estraneità è la tua arma!" proclama una voce, all'improvviso, nel suo sconfinato paesaggio interiore, in cui non c'è solo la sabbia del deserto, per quanto ne dicano i suoi nemici.
Ora viene la parte difficile: scrivere. Lo farà mettendosi nei panni della protagonista del romanzo, una giovane donna. Sta pensando al suo finale alternativo: l'eroina, anziché continuare nella ricerca della sua verità tra famiglia e relazioni amorose, inizia a provare autentica ripugnanza, via via più feroce, per fidanzato, genitori, fratello maggiore - il quale, fingendosi in giovane età poeta maledetto, l'aveva spinta per imitazione a rifiutare con sdegno ogni compromesso, condannandosi così alla povertà, mentre lui, dismesso i panni del sovversivo, si costruiva intanto una carriera da manager in una banca svizzera.
Negazione, disgusto, orrore. Liberarsi di loro una volta per tutte. Delle loro voci. Comprare un'ascia. Questo è ciò che riesce a scrivere, sopravvalutando forse il potere della sintesi nella narrativa contemporanea, quando si ricorda di avere proprio per quel giorno un appuntamento con il suo psichiatra, il dottor Benway.
"Chissà se anche Benway fa parte dell'Organizzazione", si chiede assorto.
All'improvviso la porta del suo appartamento viene sfondata. Le forze dell'ordine fanno irruzione nella stanza, lo bloccano lì dove si trova, alla scrivania, con in bocca una delle copie del romanzo che in quel momento, soprappensiero, tiene tra i denti, essendosi lasciato andare all'impulso segreto di mangiare il libro, e lo dichiarano in arresto mentre lo trascinano via.