Giacomo Casanova

Aperto da doxa, 06 Giugno 2025, 09:26:58 AM

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A Venezia, fino al 27 luglio nel museo di Palazzo Mocenigo c'è la mostra dedicata all'immagine e all'eleganza maschile al tempo di Giacomo Casanova: scrittore, poeta, avventuriero e  diplomatico. Icona di un'epoca e di una civiltà, egli è anche chiave di lettura del Settecento europeo, delle grandi corti, delle dinastie, degli incontri con i protagonisti del mondo culturale e artistico.



La mostra di abiti del Settecento, in parte provenienti dalle  collezioni del Museo di Palazzo Mocenigo e a prestiti dal Museo Stibbert di Firenze,  consente di entrare nell'universo settecentesco di cui Casanova fu uno dei più illustri protagonisti.

La rassegna nelle sale del primo piano nobile del museo, aiuta a comprendere quanto e come l'estetica fosse un linguaggio non solo nella declinazione seduttiva, ma soprattutto nell'affermazione sociale del singolo individuo in un'epoca in cui la visibilità era l'unico mezzo per ribadire il proprio ruolo sociale ed economico.



L'esposizione evidenzia come l'abbigliamento maschile abbia subito una progressiva trasformazione: da espressione di potere a simbolo di raffinatezza, cultura e sensibilità.

La moda del tempo, che si codifica principalmente nel completo di tre pezzi (marsina, gilè e calzoni), affina e si semplifica, abbandonando le ridondanze dei secoli precedenti e anticipando l'eleganza discreta che ancora oggi caratterizza il vestire maschile.

Giacomo Casanova era un uomo colto e spregiudicato. Quando gli dicevano che il titolo nobiliare con cui si presentava (cavaliere di Seingalt) era falso, rispondeva senza vergogna: "L'alfabeto è di tutti. Ho preso otto lettere  e le ho combinate insieme. La parola che ho formato mi è piaciuta e l'ho adottata".

Il gioco d'azzardo era il vizio più diffuso nella nobiltà europea. Casanova aveva cominciato a giocare quasi adolescente: "Non avevo la forza di andarmene quando ero sfortunato". Per breve tempo pensò di trasformare quel vizio in una professione poi desistette. Non sempre barava per vincere. A volte perdeva di proposito per lusingare l'avversario.

Le sue ossessioni furono le numerose conquiste femminili. Per sedurre le "prede" usava qualsiasi mezzo, abbinava all'arte l'inganno, alla seduzione il genio per conquistare la  sfuggente voluttuosità della donna.

Per lui ogni momento della vita era un'occasione di misurarsi con la sorte: distruggeva i suoi successi, provocava i potenti, esagerava con i suoi raggiri.

Trascorse gli ultimi anni della sua vita a Dux, in un isolato castello della Boemia, come bibliotecario di un giovane ammiratore, il conte di Waldestein. Quando tornava il conte, il castello si animava e a Giacomo sembrava di tornare ai bei tempi, ma subito i domestici provvedevano a irritarlo obbligandolo a cenare su un tavolino a parte, con la scusa che non c'era più posto. Aveva creduto di incutere soggezione alla servitù indossando la sua fastosa tenuta di gala, ma invano. Furente gridò: "Siete delle canaglie, dei giacobini, mancate di rispetto al conte e il conte mi manca di rispetto non punendovi". Poi disse a Waldestein: "Non sono un gentiluomo, ma mi sono fatto gentiluomo".

Ormai si sottraeva a un deludente presente rifugiandosi con il pensiero nello splendore del passato.

Morì a Dux (oggi Duchcov, nella Repubblica Ceca) il 4 giugno 1798.

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Giacomo Casanova: seduttore  e avventuriero veneziano  in giro per l'Europa.
 

Pietro Longhi, ritratto di Giacomo Girolamo Casanova,  olio su tela, collezione privata.
 
Per la sua "irrequietezza" fu allontanato dalla città di Padova e costretto ad intraprendere la carriera ecclesiastica. Ottenne gli ordini minori nel 1741, ma poi abbandonò l'abito talare.
 
Dopo essere riuscito a farsi adottare dal senatore veneziano Matteo Bragadin, garantendosi  l'agiatezza economica, Casanova iniziò a viaggiare in l'Europa. Fu  anche agente segreto per la "Serenissima".
 
Nel 1755  a Venezia fu arrestato dal Tribunale degli Inquisitori di Stato e rinchiuso nel carcere del Palazzo Ducale con l'accusa di ateismo, magia ed eccessi morali. Dopo quindici mesi riuscì a fuggire. La rocambolesca fuga la descrisse nel libro:"Storia della mia fuga dai Piombi".
 

 
Alla sua fama di "tombeur de femmes" contribuì la sua autobiografia, "Histoire de ma vie", scritta tra il 1789 e il 1798 nel castello di Dux, oggi Duchcov, nella Repubblica Ceca. La scrisse  in francese, lingua con la quale aveva più dimistichezza rispetto alla lingua italiana. In tale testo descrive le sue avventure, i viaggi e gli "incontri galanti".
 
Il giornalista e storico veneziano  Alessandro Marzo Magno evidenzia che "nell'Histoire sono nominate 116 donne, e calcolando che i suoi anni di effettiva vita sessuale furono 42, abbiamo una media di circa tre donne l'anno. Qualsiasi bagnino di Rimini o maestro di sci di Cortina avrebbe fatto meglio!".
 
"Il corteggiamento, la seduzione e l'ars amandi rientravano nei canoni della levità, della delicatezza, delle ciprie e dei belletti. Era un outsider rispetto al suo tempo, e questo essere al di fuori della norma non ne fa il rappresentante ma un soggetto di un genere particolare, elitario. Non solo seduttore. Ridurre Casanova a un semplice libertino sarebbe un errore. Il veneziano fu un uomo colto, poliglotta, un acuto osservatore della società del suo tempo".
 
Comunque rimase ancorato fino alla fine  della sua vita ai  valori, precetti e credenze dell'ancien régime e della sua classe dominante, l'aristocrazia, dalla quale era escluso per nascita e della quale cercò di far parte, anche quando essa era orm avviata al crepuscolo.
 
A Venezia, quest'anno, nel mese di settembre, ci sarà l'apertura del Museo di Giacomo Casanova, ospitato nel Palazzo Zaguri
 

Venezia, Palazzo Zaguri, nel sestiere di San Marco.
 
Il patrizio veneziano Pietro Zaguri, antico proprietario del palazzo, fu amico e mecenate di Casanova. Gli scambi epistolari tra i due  testimoniano il loro  legame, basato sulla reciproca stima. Giacomo soggiornò più volte in questo edificio.
 
La maestosa struttura permetterà di raccontare la storia di Casanova tramite la realtà virtuale e percorsi multimediali. Ci saranno anche  documenti originali, abiti dell'epoca, vari oggetti.
 
All'uscita dal museo forse ci sarà la voglia di ripercorrere le calli, i campi e campielli di Venezia che lui frequentò.
 

Canaletto, Venezia, veduta di piazza san Marco, 1730