La politica in quanto tale; la caricatura del Principe machiavellico, A. Hitler.

Aperto da PhyroSphera, 30 Giugno 2025, 10:52:10 AM

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PhyroSphera

Se un fine è autenticamente politico ed è quello giusto, nessun mezzo per raggiungerlo può essere immorale o empio.

La polemica della Chiesa contro il genio rinascimentale di Niccolò Machiavelli fu e resta ingiusta e andrebbe invece rivolta a coloro che veri politici non sono e le cui teorie sono un modo per intromettersi nella politica.

La frase "il fine giustifica i mezzi" non fu mai scritta da Machiavelli ma rispecchia il suo pensiero, che con essa venne e continua ad essere giustamente sintetizzato. Estrapolata dal suo contesto però passa ad indicare altro, l'uomo di potere senza scrupoli che abusa della ragion di Stato trattando i cittadini come oggetti adatti a realizzare le sue ambizioni. A questo riguardo vale la massima kantiana: 'considerare ogni uomo fine e non mezzo'.

Il contesto proprio del pensiero di N. Machiavelli è il principato. Quale definitore dell'indipendenza dell'àmbito politico e originalità del pensiero politico egli si avvalse di un esempio universale ma particolare che oggi non è da tutti inteso. Chi è il principe? Per quanto assurdo possa apparire, ad introdurlo sono adatte le favole. Bisogna procedere secondo una intuizione culturale e spirituale. Il termine "principe " è collegato con l'altro "principio", questo usatissimo in filosofia e scienze. Principe è colui da cui dipendono gli inizi, la cui presenza stessa può costituire un inizio o una iniziazione.
La figura del principe machiavellico è antropoteriomorfa, riunisce in sé l'astuzia della volpe e la forza del leone (il Centauro Chirone era l'elemento mitico posto in gioco dall'Autore): un'estetica che possono intendere quelli che hanno un'etica appropriata.

Si può dire che la realizzazione contraria al principato sia stata l'impresa di distruzione di A. Hitler, il cui pessimismo violento si avvalse per i propri scopi di una società dominata dai torti: innanzitutto il razzismo biologico, quindi il tecnicismo, la volontà di omologazione e l'assenza di valori. Gli strumenti della distruzione erano violenti, pur ponendo in campo la violenza reciproca degli altri, fino a consegnare le vittime proprio ai crimini nemici. La gioventù tedesca alle disumane reazioni armate dell'esercito di Stalin, le comunità semite agli stessi sgherri nazisti, le popolazioni del Sud ai rimedi sbagliati di falsi competenti[1]. Per quanto gli esecutori e gli strumenti fossero esterni, erano le pedine del suo gioco alla dama, non propriamente politico. Lo stesso Hitler rimproverava le folle di accettarlo come guida, accusandole di avercelo costretto. Non c'è dubbio che il mondo da lui funestato era immerso nei torti già da sé. La maggioranza delle moltitudini semite in Germania non evitavano di ostacolare la realizzazione delle necessità etniche del Paese, tantissimi tedeschi si davano al razzismo invece di provvedere a un'autodifesa, mentre dal mondo coloniale veniva anche tutto il contrario del dovuto: richieste di aiuti ma tanto più aiuti tanto più cattive disposizioni, sicché tutto veniva fatto funzionare al rovescio[2], anche per la Germania e l'Occidente. C'era pure chi esente, accusato però di voler essere succube di chi in torto; e il "Führer" lamentava che nessuno si presentava a sostituirlo dal suo triste ufficio di morte, additando un deliberato dispetto dalle potenze nemiche all'Asse (Roma-Tokyio-Berlino). La mostruosità dell'evento, la presenza pubblica del suo autore che poneva in scena vere e proprie alienate e alienanti bestialità, non simbolizzazioni teriomorfiche, sono proprio il contrario di quanto descritto da Machiavelli. Le incomprensioni su di lui ancora in vita erano già il segno della confusione e violenza contemporanee.


[1]Quest'ultimo fatto è poco venuto alla luce, fu comunque osservato che la tattica nazistoide verso le moltitudini delle Colonie occidentali nel Meridione ed anche verso tutti quelli che vivevano ugualmente o similmente in Europa e Occidente era di non correggere gli errori e di far sbagliare tutti. Le stesse abitudini degli europei meridionali erano sottoposte a questa avversione, come ricorda anche tanta gente in Italia. Questo il fatto più eclatante venuto alla luce, notizia non smentita ma non da tutti interpretata: i medici di Hitler erano già a conoscenza dei gravi problemi immunitari oggi connessi col retrovirus la cui individuazione è legata a una diagnosi di sindrome (siglata aids) ma non avevano voluto dare allarme, imputando anzi i sintomi a costituzioni insane e offrendo tutto il contrario del rimedio.

[2]A onor del vero esistevano ai tempi del nazional socialismo vari e reciproci razzismi. In Mein Kampf Hitler non si concentrava solo contro ebrei e giudei. I suoi strali erano anche contro i cosiddetti negri e - non se ne dice quasi mai - contro gli stessi ariani. A questi si imputava una storia plurisecolare di distrazione da sé ed insania, mentre ebrei e giudei erano ritenuti usurai ed aguzzini estranei all'Europa e fuori posto un po' ovunque; i negri erano accusati di voler condizioni subumane di vita. E' stato giustamente notato che l'impianto accusatorio escludeva una vera ideologia della razza, distinguendosi dalla fredda avversione nazista proprio perché si condannava una volontà. Nella triplice accusa hitleriana io lessi un contrappunto al racconto veterotestamentario dal valore etnologico dei tre figli di Noè: Sem, Cam, Iafet, rappresentativi di culture ed etnie rispettivamente orientali, meridionali, occidentali. Manca il Settentrione ma le genealogie dei nomi biblici non sono tutta la storia, neanche quella biblica. I settentrionali sono i restanti. Io pensavo e penso che una serena valutazione del quadro biblico potesse e può essere la base per evitare di assecondare semplicemente gli scontri per evitare di restarne vittime. Proprio un assecondamento aveva fatto Adolf Hitler, anzi aveva trasformato odi etnici e razziali - già degeneranti in un immenso reciproco litigio razzista - in un evento di distruzione, dal quale non erano del tutto esentati neppure i restanti (quelli del Settentrione del mondo, dicevo), rimproverati di disinteresse. Come dichiarato dal dissidente D. Bonhoeffer, proposito di Hitler era la sconfitta della Germania. Punire la componente ariana ovvero 'iafetita', non solo la estromissione della componente 'semita' e il rifiuto di quella 'camita', erano suoi obiettivi.


MAURO PASTORE

PhyroSphera

Ho perfezionato il mio testo, anche con una specificazione finale. Il senso è rimasto esattamente lo stesso. Auguro una buona discussione.

MAURO PASTORE

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