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LOGOS - Argomenti => Percorsi ed Esperienze => Discussione aperta da: Apeiron il 12 Ottobre 2016, 19:16:46 PM

Titolo: Crisi esistenziale
Inserito da: Apeiron il 12 Ottobre 2016, 19:16:46 PM
Come da titolo volevo condividere con voi la mia situazione esistenziale. Sono sempre stato una persona timida, introversa e completamente inetta nella vita quotidiana. Sono abbastanza inetto nel comprendere le relazioni interpersonali e le banalità della vita quotidiana a volte mi pesano un macigno. Questo è il background ed è forse la causa del fatto che mi sono spinto alla filosofia e alla scienza. Detto ciò questa è la mia situazione.

(1) Sono terrorizzato dalla intrinseca contingenza della vita. Sono consapevole che mi può capitare di tutto, che i miei sogni si possono infrangere, che posso morire da un momento all'altro ecc;
(2) Vorrei che la mia propensione filosofica fosse utile anche per le altre persone, però la mia totale incapacità nella vita quotidiana non aiuta. Non so come in sostanza fare in modo che il mio talento sia utile;
(3) Sono continuamente in dubbio se appunto la ricerca interiore sia in realtà utile o sia una semplice "perdita di tempo". Vedo persone molto più intelligenti e molto più funzionali nella società di me che trascurano completamente questa dimensione;
(4) Sono poi cosciente del rischio (economico, mentale...) che mi pone la scelta di vita "da filosofo" sia per me che per i miei cari. Quello che mi chiedo è "sono pazzo a pensare che ne valga la pena"? E inoltre ho una spinta a pensare che non riesco in ogni modo a fermare. Inoltre in prospettiva sarebbe l'unica vita che mi renderebbe felice. Il problema è che vedo "ostacoli" ovunque, oltre che un generale disinteresse per questi argomenti.
(5) Cerco di trovare una risposta alle domande etiche ed epistemologiche più profonde ma in caso queste non ci siano allora l'intera mia vita sarebbe per così dire "sprecata";
(6) Il mio essere imbranato nella vita quotidiana mi rende inutile "materialmente" per le altre persone;

Immagino che anche a voi saranno capitati pensieri simili, come li gestite?

In sostanza mi sento piccolo, debole e tremolante. Non vorrei anche essere in tutto questo "pazzo". Mi sento un estraneo rispetto a questo mondo e a quest'epoca. Però non pensate che sia un completo eremita o un asociale, non lo sono.

L'unica consolazione che riesco a trovare sono parole come quelle di Pascal:
"L'uomo non è che una canna, la più fragile di tutta la natura; ma è una canna pensante. Non occorre che l'universo intero si armi per annientarlo: un vapore, una goccia d'acqua è sufficiente per ucciderlo. Ma quand'anche l'universo lo schiacciasse, l'uomo sarebbe pur sempre più nobile di chi lo uccide, dal momento che egli sa di morire e il vantaggio che l'universo ha su di lui; l'universo non sa nulla. Tutta la nostra dignità sta dunque nel pensiero. E' in virtù di esso che dobbiamo elevarci, e non nello spazio e nella durata che non sapremmo riempire. Lavoriamo dunque a ben pensare: ecco il principio della morale".
Titolo: Re:Crisi esistenziale
Inserito da: Apeiron il 12 Ottobre 2016, 19:18:36 PM
Dimenticavo: vorrei eliminare tutti i pensieri di avversione che ho. So che non ci dovrebbero essere. Eppure ho pensieri di disprezzo, odio, non-accettazione, invidia ecc. Vorrei riuscire semplicemente a liberarmi di questa zavorra.
Titolo: Re:Crisi esistenziale
Inserito da: doxa il 12 Ottobre 2016, 21:07:09 PM
Sappiamo che siamo nati, sappiamo che moriremo, nello spazio temporale tra i due eventi è necessario costruirsi un percorso di vita, fare dei progetti, cercare di realizzarli, senza farsi condizionare da pensieri pesanti come macigni. Se non ci si riesce da soli è necessario l'aiuto del psicoterapeuta.

E' importante l'autoconoscenza per avere la consapevolezza di ciò che si vuole. E poi agire per soddisfare i propri desideri.
Tendere all'autorealizzazione o rimanere statici insieme ai rimpianti ed ai rimorsi ?  

Provare ad essere contenti, non dico felici, è un diritto, ma soprattutto un dovere per non morire spiritualmente, lentamente....
"lentamente muore" dice in una sua poesia la giornalista e scrittrice brasiliana Martha Medeiros, che l'ha pubblicata l'1 novembre del 2000 sul quotidiano "Zero Hora", edito a Porto Alegre.
La poesia evoca la filosofia del "yourself it" ed è denominata "A Morte Devegar", ma in Italia è conosciuta col titolo "Ode alla vita", oppure "Lentamente muore". In Internet la si trova erroneamente attribuita a Pablo Neruda.

Ode alla Vita

Lentamente muore
chi diventa schiavo dell'abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marcia,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti,
chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione,
chi preferisce il nero su bianco
e i puntini sulle "i"
piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso,
quelle che fanno battere il cuore
davanti all'errore ed ai sentimenti.

Lentamente muore
chi non capovolge il tavolo,
chi è infelice sul lavoro,
chi non rischia la certezza per l'incertezza per inseguire un sogno,
chi non si permette, almeno una volta nella vita, di fuggire ai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia,
chi non legge,
chi non ascolta musica,
chi non trova grazia in se stesso.

Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio,
chi non si lascia aiutare
chi passa i giorni a lamentarsi
della propria sfortuna o della pioggia incessante.

Lentamente muore
chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,
chi non fa domande sugli argomenti che non conosce,
chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.

Evitiamo la morte a piccole dosi,
ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.

Soltanto l'ardente pazienza
porterà al raggiungimento
di una splendida felicità.

(Martha Medeiros)
Titolo: Re:Crisi esistenziale
Inserito da: Apeiron il 13 Ottobre 2016, 09:49:55 AM
Grazie altamarea,

Quello che dici (e quello che dice anche Martha Medeiros) è vero. Certamente dovrò riuscire a superare questa crisi andando per la mia strada. Tuttavia la mia strada è, se vuoi, molto "originale" o meglio molto "solitaria"/"unica". Il punto è che a percorrerla sarei proprio da solo. Quindi il mio dilemma è il seguente: non ho idea di quanto sono "valido" a fare quello che voglio fare eppure so che non mi soddisfacerebbe nient'altro. La mia scelta in sostanza è tra una vita "pericolosa" e piena d'ansia a una che non mi soddisfacerebbe.

Detto questo non sono d'accordo che sia un "dovere" essere contenti, dovrebbe essere un diritto. Tuttavia in un mondo dominato dalla competizione e dalla competitività il sorriso lo ha sempre "chi vince". Su ciò non sono d'accordo, eppure non vedo nient'altro che questo. Ritengo poi che tutta l'arte, o almeno gran parte di essa, nasca dall'infelicità e dall'insoddisfazione della "vita ordinaria". Anche perchè la condizione umana è questa: siamo in un mondo che è dominato da lotta e competizione e allo stesso tempo abbiamo una coscienza che ci dice che dovremo comportarci "bene", non sapendo mai cosa realmente significhi ciò.

Quindi la mia domanda è: in un mondo dominato dalla competizione e dalla contingenza come vi comportereste se avete in mente due ideali: (1) riuscire a concludere qualcosa, (2) riuscire a rimanere un persona "moralmente decente". L'esperienza ci insegna che (1) & (2) non sempre vanno d'accordo.
Titolo: Re:Crisi esistenziale
Inserito da: Sariputra il 13 Ottobre 2016, 12:01:11 PM
Citazione di: Apeiron il 13 Ottobre 2016, 09:49:55 AMGrazie altamarea, Quello che dici (e quello che dice anche Martha Medeiros) è vero. Certamente dovrò riuscire a superare questa crisi andando per la mia strada. Tuttavia la mia strada è, se vuoi, molto "originale" o meglio molto "solitaria"/"unica". Il punto è che a percorrerla sarei proprio da solo. Quindi il mio dilemma è il seguente: non ho idea di quanto sono "valido" a fare quello che voglio fare eppure so che non mi soddisfacerebbe nient'altro. La mia scelta in sostanza è tra una vita "pericolosa" e piena d'ansia a una che non mi soddisfacerebbe. Detto questo non sono d'accordo che sia un "dovere" essere contenti, dovrebbe essere un diritto. Tuttavia in un mondo dominato dalla competizione e dalla competitività il sorriso lo ha sempre "chi vince". Su ciò non sono d'accordo, eppure non vedo nient'altro che questo. Ritengo poi che tutta l'arte, o almeno gran parte di essa, nasca dall'infelicità e dall'insoddisfazione della "vita ordinaria". Anche perchè la condizione umana è questa: siamo in un mondo che è dominato da lotta e competizione e allo stesso tempo abbiamo una coscienza che ci dice che dovremo comportarci "bene", non sapendo mai cosa realmente significhi ciò. Quindi la mia domanda è: in un mondo dominato dalla competizione e dalla contingenza come vi comportereste se avete in mente due ideali: (1) riuscire a concludere qualcosa, (2) riuscire a rimanere un persona "moralmente decente". L'esperienza ci insegna che (1) & (2) non sempre vanno d'accordo.

Penso che ognuno di noi deve , un pò alla volta, ché non si tratta di un percorso agevole, realizzare la sua eventuale adeguatezza al mondo. Se non possediamo un carattere competitivo, non ci interessa primeggiare sugli altri, né con il potere , né con l'autorità, né con il denaro, ma si ritiene che si possa trovare un pò di serenità nella vita ( la felicità è fatta di momenti , attimi, non è una condizione duratura...per nessuno!) dedicandoci a quello che ci interessa  e che in parte è una spinta insopprimile, ci si dovrebbe , a parer mio, rivolgere a questo con passione e dedizione. Questo non significa viverlo come una sorta di sconfitta , come un " mi dedico alla filosofia, o all'arte, perché sono troppo imbranato per combinare qualcosa nel mondo" ( questo rivelerebbe in realtà che è proprio il giudizio su di noi del mondo che ci interessa), ma come un assecondare la propria natura, arrivando ad amarla, o meno prosaicamente nel "trovarvi pace".
"Concludere qualcosa" e "moralmente decente" sono definizioni che assumono un significato se ci confrontiamo proprio con quel mondo che noi riteniamo ci ritenga imbranati ( nessuno di noi pensa di esserlo se non si paragona erroneamente con gli altri). Ottenere un risultato è, per il mondo, un percorso fatto di competizione. Moralmente accettabile è una valutazione convenzionale umana se inteso come "moralmente accettabile per la società in cui mi ritrovo a vivere". I veri risultati e la vera etica morale risiedono in noi e non hanno nulla a che fare con il mondo, se non per come potremmo apparire per altri ( ma le loro idee su di noi ci riguardano fino ad un certo punto...). Bisogna però essere pure , in una certa misura, pragmatici. Consapevoli che i soldi servono per vivere, o sopravvivere dignitosamente ( del cibo, un tetto, dei vestiti sono necessari...) e quindi operare "anche" per procurarmi il necessario, ma con il nostro cuore non completamente schiavo di questa necessità e della sua infinita e inappagabile moltiplicazione, che vediamo dispiegarsi come autentica forza motrice della società odierna ( e forse di ogni tempo).
Titolo: Re:Crisi esistenziale
Inserito da: roberta il 13 Ottobre 2016, 12:16:59 PM
Provare ad essere contenti, non dico felici, è un diritto, ma soprattutto un dovere per non morire spiritualmente, lentamente....

scusate scusate non riesco citare  e sono pigra metter gli occhiali. oh che pesante hihihi,
questa frase di Altamarea, che bel nick, è bella. ed è così vera. io spesso, soprattutto quando sono a passeggio col cane, mi prendono dei momenti
di magone incredibile, credo sia essere soli nel silenzio con la natura che parla...
e mi ritrovo a dirmi e a parlare con gli angeli che invoco sempre piu' spesso, e allora comincio ad abbozzare un sorriso e a ripetere Grazie come un mantra.
E per quanto mi riguarda anche far finta di essere sani  >>> https://www.youtube.com/watch?v=-iVjYomOJRQ
Titolo: Re:Crisi esistenziale
Inserito da: Apeiron il 13 Ottobre 2016, 17:44:38 PM
Citazione di: Sariputra il 13 Ottobre 2016, 12:01:11 PM
Citazione di: Apeiron il 13 Ottobre 2016, 09:49:55 AMGrazie altamarea, Quello che dici (e quello che dice anche Martha Medeiros) è vero. Certamente dovrò riuscire a superare questa crisi andando per la mia strada. Tuttavia la mia strada è, se vuoi, molto "originale" o meglio molto "solitaria"/"unica". Il punto è che a percorrerla sarei proprio da solo. Quindi il mio dilemma è il seguente: non ho idea di quanto sono "valido" a fare quello che voglio fare eppure so che non mi soddisfacerebbe nient'altro. La mia scelta in sostanza è tra una vita "pericolosa" e piena d'ansia a una che non mi soddisfacerebbe. Detto questo non sono d'accordo che sia un "dovere" essere contenti, dovrebbe essere un diritto. Tuttavia in un mondo dominato dalla competizione e dalla competitività il sorriso lo ha sempre "chi vince". Su ciò non sono d'accordo, eppure non vedo nient'altro che questo. Ritengo poi che tutta l'arte, o almeno gran parte di essa, nasca dall'infelicità e dall'insoddisfazione della "vita ordinaria". Anche perchè la condizione umana è questa: siamo in un mondo che è dominato da lotta e competizione e allo stesso tempo abbiamo una coscienza che ci dice che dovremo comportarci "bene", non sapendo mai cosa realmente significhi ciò. Quindi la mia domanda è: in un mondo dominato dalla competizione e dalla contingenza come vi comportereste se avete in mente due ideali: (1) riuscire a concludere qualcosa, (2) riuscire a rimanere un persona "moralmente decente". L'esperienza ci insegna che (1) & (2) non sempre vanno d'accordo.
Penso che ognuno di noi deve , un pò alla volta, ché non si tratta di un percorso agevole, realizzare la sua eventuale adeguatezza al mondo. Se non possediamo un carattere competitivo, non ci interessa primeggiare sugli altri, né con il potere , né con l'autorità, né con il denaro, ma si ritiene che si possa trovare un pò di serenità nella vita ( la felicità è fatta di momenti , attimi, non è una condizione duratura...per nessuno!) dedicandoci a quello che ci interessa e che in parte è una spinta insopprimile, ci si dovrebbe , a parer mio, rivolgere a questo con passione e dedizione. Questo non significa viverlo come una sorta di sconfitta , come un " mi dedico alla filosofia, o all'arte, perché sono troppo imbranato per combinare qualcosa nel mondo" ( questo rivelerebbe in realtà che è proprio il giudizio su di noi del mondo che ci interessa), ma come un assecondare la propria natura, arrivando ad amarla, o meno prosaicamente nel "trovarvi pace". "Concludere qualcosa" e "moralmente decente" sono definizioni che assumono un significato se ci confrontiamo proprio con quel mondo che noi riteniamo ci ritenga imbranati ( nessuno di noi pensa di esserlo se non si paragona erroneamente con gli altri). Ottenere un risultato è, per il mondo, un percorso fatto di competizione. Moralmente accettabile è una valutazione convenzionale umana se inteso come "moralmente accettabile per la società in cui mi ritrovo a vivere". I veri risultati e la vera etica morale risiedono in noi e non hanno nulla a che fare con il mondo, se non per come potremmo apparire per altri ( ma le loro idee su di noi ci riguardano fino ad un certo punto...). Bisogna però essere pure , in una certa misura, pragmatici. Consapevoli che i soldi servono per vivere, o sopravvivere dignitosamente ( del cibo, un tetto, dei vestiti sono necessari...) e quindi operare "anche" per procurarmi il necessario, ma con il nostro cuore non completamente schiavo di questa necessità e della sua infinita e inappagabile moltiplicazione, che vediamo dispiegarsi come autentica forza motrice della società odierna ( e forse di ogni tempo).

Lo spirito competitivo è necessario ahimé per tutti, perfino per chi vuole "andare fuori dal mondo". Io ho sempre visto la verità del fatto che "la vita è sfida" non come una bella cosa come ci vorrebbero far credere quelli che dicono "cavalca il cambiamento". No, questa verità è una verità terribile. Detto questo se si vuole però riuscire a raggiungere un qualche obbiettivo anche quello della realizzazione spirituale si deve combattere e quindi soffrire. Il mio problema, credo, è quello di una mancanza di "energia vitale" che specialmente si manifesterà nella penosità con cui dovrò faticare nelle banalità quotidiane.  Per il resto sono d'accordissimo con te. Fammi precisare che tuttavia il mio "essere decente" non vuole essere un giudizio relativo di valore ma per quanto possibile assoluto seguendo la più profonda coscienza presente in ognuno di noi.
Curiosità: Visto che sei perlomeno interessato al buddismo, come vivi col "samvega" buddista www.accesstoinsight.org/lib/authors/thanissaro/affirming.html (rispondi solo se ritieni che non sia troppo personale), sapendo che per questa religione la vita che non viene spesa per provare a raggiungere il Nirvana è "dukkha"? (per la cronaca non sono buddista ma agnostico, è che ammiro la chiarezza con cui 2000 anni questa religione esplorava i problemi esistenziali)

Citazione di: roberta il 13 Ottobre 2016, 12:16:59 PMProvare ad essere contenti, non dico felici, è un diritto, ma soprattutto un dovere per non morire spiritualmente, lentamente.... scusate scusate non riesco citare e sono pigra metter gli occhiali. oh che pesante hihihi, questa frase di Altamarea, che bel nick, è bella. ed è così vera. io spesso, soprattutto quando sono a passeggio col cane, mi prendono dei momenti di magone incredibile, credo sia essere soli nel silenzio con la natura che parla... e mi ritrovo a dirmi e a parlare con gli angeli che invoco sempre piu' spesso, e allora comincio ad abbozzare un sorriso e a ripetere Grazie come un mantra. E per quanto mi riguarda anche far finta di essere sani >>> https://www.youtube.com/watch?v=-iVjYomOJRQ

Non sono invece per nulla d'accordo col fatto che è dovere essere felici per il motivo che dici nell'ultima frase: perchè la felicità imposta per "dovere" è una felicità finta, una finzione di essere sani. Io lo ammetto: non sono sano. Tuttavia nella vita di tutti i giorni dobbiamo mascherare i nostri problemi. Nessuno infatti è a suo agio con uno depresso da quello che ho visto. Quindi si DEVE fingere. Così come mi creano disgusto i tentativi di "aiuto" di chi dice "abbraccia il cambiamento" o "vivi il momento..." o "c'è gente messa peggio di te" o "sei egoista"...

Detto questo non voglio dire di essere necessariamente in disaccordo con Altamarea in quanto se vogliamo sono spinto dallo stesso "voler" essere felice.
Titolo: Re:Crisi esistenziale
Inserito da: doxa il 13 Ottobre 2016, 21:41:48 PM
Apeiron ha scritto:
CitazioneLo spirito competitivo è necessario ahimé per tutti, perfino per chi vuole "andare fuori dal mondo". Io ho sempre visto la verità del fatto che "la vita è sfida" non come una bella cosa come ci vorrebbero far credere quelli che dicono "cavalca il cambiamento". No, questa verità è una verità terribile. Detto questo se si vuole però riuscire a raggiungere un qualche obbiettivo anche quello della realizzazione spirituale si deve combattere e quindi soffrire.

La mia esperienza di vita è diversa dalla tua. A te la vita sembra un'arena con i gladiatori che lottano per la sopravvivenza, chissà perché.
Se ti vuoi realizzare nell'ambito della fisica o della filosofia nessuno può ostacolarti. Ti piacerebbe l'autorealizzazione ma non hai l'autostima necessaria. Come già ti ho detto nel precedente post, se non riesci da solo ad accrescere l'autostima puoi farti aiutare da un psicoterapeuta, ma da quanto leggo nei tuoi post,  eviti di argomentare su tale possibilità. Ciò mi fa pensare che già sei stato dallo psicologo e sei rimasto insoddisfatto. Sbaglio ?

Spiegami che necessità ha di essere competitivo "chi vuole andare fuori dal mondo", chi vuol fare l'eremita o altro. Un mio parente, monaco benedettino, ogni volta che lo incontro lo trovo sereno, in pace con tutti.

Nell'ambito lavorativo c'è competizione, ma non in modo esasperato nella maggior parte dei casi.

Dedicati a diventare bravo in ciò che ti piace fare, senza entrare in competizione con nessuno.
Il problema solitudine ? E' una tua scelta ! Ci sono tanti modi per farsi degli amici. Se ci non ci riesci fatti un esame di coscienza.
Titolo: Re:Crisi esistenziale
Inserito da: Apeiron il 13 Ottobre 2016, 22:54:29 PM
Citazione di: altamarea il 13 Ottobre 2016, 21:41:48 PMApeiron ha scritto:
CitazioneLo spirito competitivo è necessario ahimé per tutti, perfino per chi vuole "andare fuori dal mondo". Io ho sempre visto la verità del fatto che "la vita è sfida" non come una bella cosa come ci vorrebbero far credere quelli che dicono "cavalca il cambiamento". No, questa verità è una verità terribile. Detto questo se si vuole però riuscire a raggiungere un qualche obbiettivo anche quello della realizzazione spirituale si deve combattere e quindi soffrire.
La mia esperienza di vita è diversa dalla tua. A te la vita sembra un'arena con i gladiatori che lottano per la sopravvivenza, chissà perché. Se ti vuoi realizzare nell'ambito della fisica o della filosofia nessuno può ostacolarti. Ti piacerebbe l'autorealizzazione ma non hai l'autostima necessaria. Come già ti ho detto nel precedente post, se non riesci da solo ad accrescere l'autostima puoi farti aiutare da un psicoterapeuta, ma da quanto leggo nei tuoi post, eviti di argomentare su tale possibilità. Ciò mi fa pensare che già sei stato dallo psicologo e sei rimasto insoddisfatto. Sbaglio ? Spiegami che necessità ha di essere competitivo "chi vuole andare fuori dal mondo", chi vuol fare l'eremita o altro. Un mio parente, monaco benedettino, ogni volta che lo incontro lo trovo sereno, in pace con tutti. Nell'ambito lavorativo c'è competizione, ma non in modo esasperato nella maggior parte dei casi. Dedicati a diventare bravo in ciò che ti piace fare, senza entrare in competizione con nessuno. Il problema solitudine ? E' una tua scelta ! Ci sono tanti modi per farsi degli amici. Se ci non ci riesci fatti un esame di coscienza.

In realtà non sono mai andato dallo psicologo. Però non ho i mezzi attualmente per andarci.

Sì mi sembra un'arena di gladiatori che combattono per la sopravvienza. D'altronde come descriveresti il mondo? Si lotta per sopravvivere. Ogni essere vivente lo fa, ogni specie cerca di mutare la realtà a proprio giovamento. Ogni giorno lottiamo. Chiaramente se fossi religioso e pensassi ad esempio che la creazione in fondo è come deve essere, sarei magari meno impaurito dalla realtà. Guarda le religioni: molte professano l'esistenza di un al di là migliore di questo mondo. Perchè?

Nessuno vorrà ostacolarmi ma questo non significa che non dovrò lottare. In ogni caso mi domando anche se volere l'auto-realizzazione sia giusto o no. Poi comunque anche nella ricerca c'è molta competizione da quanto mi è stato riferito. Nell'ambito lavorativo ho esperienze molto vicine a me dove la competizione era esasperata.

Per il tuo amico monaco: sicuramente avrà sofferto anche lui prima di diventarlo. Molte conversioni/realizzazioni religiose in realtà arrivano dopo molti travagli spirituali (esempi ne trovi tantissimi). Non credi? D'altronde è una scelta drastica abbandonare il contatto umano. Non credo che non abbia mai sofferto di ciò. Se non ha mai sofferto, sono felice per lui.

Solitudine. Sì l'esame di coscienza me lo faccio ogni giorno. E so (in parte) i difetti che io. Tuttavia riuscire a vivere in modo decente, essere funzionale, stare al passo con gli esami, mantenere le amicizie e correggere i miei profondi difetti è faticoso. Sapevo di fare la figura del lamentone (e lo sono per carità, lungi da me il negarlo) però mi sembri troppo drastico. Voglio dire: hai mai letto Nietzsche? Sia nell'opera che nell'epistolario trovi il lamento della solitudine. D'altronde è umano, troppo umano (cit.), naturale lamentarsi della solitudine. Così come è naturale vedere la vita come dura. Con questo non voglio dire che trovo una scusa.

Detto questo ho molti difetti e ti garantisco che non è per nulla facile "funzionare bene" nella società e ripararli allo stesso tempo.

Comunque ho riletto il tuo post e il rischio del rimpianto se non si perseguono i propri interessi è enorme. L'espressione "morire lentamente" mi è piaciuta. E anzi a me da la spinta nel mio "solitario" cammino.
Titolo: Re:Crisi esistenziale
Inserito da: doxa il 14 Ottobre 2016, 16:10:44 PM
Apeiron ha scritto:

CitazioneSi lotta per sopravvivere. Ogni essere vivente lo fa, ogni specie cerca di mutare la realtà a proprio giovamento. Ogni giorno lottiamo.
Ti assicuro che io ogni giorno non lotto per sopravvivere. Non vedo intorno a me belve fameliche. Ci sono problemi e vanno affrontati, ma senza drammatizzare.
Ti fai troppe domande e ti dai risposte sbagliate, ansiogene. Rilassati e pensa tranquillamente a studiare. Poi tenterai di trovarti un lavoro ma non dovrai "lottare con nessuno". Se sarai bravo vincerai i concorsi. Dipende da te non dagli altri.  
CitazioneIn ogni caso mi domando anche se volere l'auto-realizzazione sia giusto o no. Poi comunque anche nella ricerca c'è molta competizione da quanto mi è stato riferito. Nell'ambito lavorativo ho esperienze molto vicine a me dove la competizione era esasperata.
L'autorealizzazione è collegata al senso della vita.  Cos'è per te il senso della vita ? Prima di rispondere a questa domanda devi chiederti "cos'è la vita", cos'è un essere vivente.
Che senso ha la vita ? E' una domanda importante, non irrilevante. Chi pensa di farne a meno si accorge che i suoi atti sono come frammenti senza collegamento fra loro. Chi invece si sveglia al mattino ed ha uno scopo per vivere, la fatica quotidiana diventa sostenibile, perché motivato ad agire, a dare significato a ciò che sceglie e fa.

Un antico proverbio afferma: "Si può vivere senza sapere perché, ma non si può vivere senza sapere per chi !" Non si può vivere solo per l'avere, il piacere o il potere. Il senso della vita si trova nell'amore: chi ama ha qualcuno per cui vivere, fare sacrifici, sperare.

Citazioneriuscire a vivere in modo decente, essere funzionale, stare al passo con gli esami, mantenere le amicizie e correggere i miei profondi difetti è faticoso.

Non per tutti è così. Ci sono persone che affrontano con calma tutte le situazioni senza stancarsi. Devi fare ciò che ti è possibile.
Citazionehai mai letto Nietzsche? Sia nell'opera che nell'epistolario trovi il lamento della solitudine. D'altronde è umano, troppo umano (cit.), naturale lamentarsi della solitudine. Così come è naturale vedere la vita come dura. Con questo non voglio dire che trovo una scusa.
Del filosofo tedesco ho letto  soltanto alcuni libri perché i miei interessi culturali sono diversi.

Titolo: Re:Crisi esistenziale
Inserito da: Apeiron il 15 Ottobre 2016, 00:09:26 AM
Ebbene altamarea, mi trovo a dirti un'altra assurdità: hai e non hai torto  :)

Non hai torto perchè d'altronde è vero che saper amare, anche se preferisco la più generica espressione "voler bene", è di fatto l'unica cosa che ci fa vivere dignitosamente. Ahimé forse non sono capace di "essere vicino" alle altre persone. Comunque accolgo il tuo consiglio e qui cercherò di migliorare.

Per la mia visione del mondo, qui credo che mi hai frainteso. La "lotta" non è evidente. Considero lo stesso fatto di dover mangiare una "lotta". Per la sopravvivenza nostra e dei nostri cari ogni giorno lottiamo. Una discussione è una "lotta", andare al lavoro è una "lotta". Per lotta intendo cioè la naturalissima verità secondo la quale tutti gli esseri viventi, essendo esseri condizionati, cercano di mantenere le condizioni per la propria e l'altrui sopravvivenza.
Se ti va di capire il mio punto di vista ti consiglio ancor oltre che Nietzsche: Schopenhauer, Leopardi, Kierkegaard (qui però il filosofo danese ha una soluzione alla disperazione (la "malattia mortale"), ti consiglio di vedere come descrive la situazione senza la soluzione), Pascal, il Canone Pali del Buddismo ecc (senza citare la biologia...). Non servono belve fameliche per vedere come l'esistenza in "questo mondo" sia permeata dalla disgregazione, dall'impermanenza. Io provo compassione (se vuoi astratta) per tutte (o quasi tutte) le creature di questo mondo. Vedo la sofferenza, la felicità impermanente, coscienze che soffrono. Se vuoi vedere un leone che mangia una gazzella mi rattrista, perchè entrambi sono mossi dalla necessità e non si può dire che il leone abbia "sbagliato" ma semplicemente l'ha fatto con lo stesso nobile motivo con cui la gazzella cercava di scappare. Magari entrambi avevano una cucciolata. Sinceramente non mi basta sentirmi dire "è così che va il mondo quindi accettalo".  E con questo sguardo non voglio però nemmeno dire che "la vita è un errore" (contro Schopenhauer se vuoi). No, la vita non è un errore. Tuttavia guarda questo mondo: la disgregazione lo permea. E questo mi ricorda ogni giorno che devo cercare di non aumentare (se poi si riesce a fare del bene meglio) la sofferenza del mondo. E spesso vengo ripetutamente deluso da me stesso quando vedo che invece di non aumentarla, l'aumento. Credi che questo discorso sia sbagliato?

Come dici tu forse è vero che mi pongo troppi problemi e sbaglio le soluzioni. Però ho sempre cercato di inseguire la verità e sinceramente quello che ho scoperto è che una realtà senza Nirvana, karma, Dio cristiano, senza Dio di Spinoza, Geist di Hegel ecc, questa realtà che rimane è "dukkha", cioè stress. Se non ho evidenze ho difficoltà a credere e sinceramente di tutte quelle che ho detto non ho evidenze. Potrei fermarmi dire "non ci penso più" ma ho la mia coscienza (malata ?) mi dice "no, indaga!". Sono convinto che scoprire la "vera natura della realtà" è la soluzione.

A te forse queste parole suoneranno come dei lamenti, o forse magari le apprezzi perchè vedi che indago e mi vedi come "uno che cerca". Con tutta onestà, ti ripeto, non stai sbagliando. Non è sbagliato "darsi una calmata". Non mi hai ancora detto (e dunque non ti chiederò di dirmi le tue "opinioni sulla realtà"). Non ti chiederò qual è la ragione dietro al fatto che tu vedi il mondo e te stesso in modo diverso da me. Non mi interessa dirti "sbagli". No, non più. Sono anzi contento che tu non soffra. Spero anche tu non senta (o abbia sentito) una provocazione con queste mie parole.

Detto questo non nego il valore della vita, dell'amicizia, del "volersi bene", della felicità ecc Forse è proprio per questo invece che ho questa visione del mondo (come Leopardi ad esempio, senza ovviamente dire che sono "grande" come lui...)  :)
Titolo: Re:Crisi esistenziale
Inserito da: cvc il 15 Ottobre 2016, 13:37:36 PM
Come in economia, anche nella vita le crisi sono necessarie. Perché il loro ruolo è quello di informarci che determinati nostri schemi di comportamento e di pensiero sono deteriorati, quindi occorre sostituirli o riorganizzarli. Il fluire delle cose è inevitabile, il tempo ha sempre l'ultima parola. Ciò che ora rappresenta un problema, può non esserlo più domani - sia che l'abbiamo risolto o meno  - e viceversa. Ci cristallizziamo in determinati stati d'animo, senza poi renderci conto che il tempo cambia le condizioni che li hanno determinati. Le crisi esistenziale derivano in buona parte da comportamenti e stati d'animo appresi nell'infanzia, e dall'impreparazione ad accettare che essi non sono più adeguati alle situazioni attuali. Il cambiamento è traumatico, per questo avvengono le crisi. Bisogna rinascere dalle proprie ceneri, morire per rinascere.  Occorre vedere cadere le foglie nell'attesa del loro rifiorire. È ciò che avevo cercato di dire nel topic "L'autunno della psiche".
Titolo: Re:Crisi esistenziale
Inserito da: Freedom il 15 Ottobre 2016, 13:57:24 PM
Citazione di: Apeiron il 12 Ottobre 2016, 19:16:46 PM
Come da titolo volevo condividere con voi la mia situazione esistenziale. Sono sempre stato una persona timida, introversa e completamente inetta nella vita quotidiana. Sono abbastanza inetto nel comprendere le relazioni interpersonali e le banalità della vita quotidiana a volte mi pesano un macigno. Questo è il background ed è forse la causa del fatto che mi sono spinto alla filosofia e alla scienza. Detto ciò questa è la mia situazione.

(1) Sono terrorizzato dalla intrinseca contingenza della vita. Sono consapevole che mi può capitare di tutto, che i miei sogni si possono infrangere, che posso morire da un momento all'altro ecc;
(2) Vorrei che la mia propensione filosofica fosse utile anche per le altre persone, però la mia totale incapacità nella vita quotidiana non aiuta. Non so come in sostanza fare in modo che il mio talento sia utile;
(3) Sono continuamente in dubbio se appunto la ricerca interiore sia in realtà utile o sia una semplice "perdita di tempo". Vedo persone molto più intelligenti e molto più funzionali nella società di me che trascurano completamente questa dimensione;
(4) Sono poi cosciente del rischio (economico, mentale...) che mi pone la scelta di vita "da filosofo" sia per me che per i miei cari. Quello che mi chiedo è "sono pazzo a pensare che ne valga la pena"? E inoltre ho una spinta a pensare che non riesco in ogni modo a fermare. Inoltre in prospettiva sarebbe l'unica vita che mi renderebbe felice. Il problema è che vedo "ostacoli" ovunque, oltre che un generale disinteresse per questi argomenti.
(5) Cerco di trovare una risposta alle domande etiche ed epistemologiche più profonde ma in caso queste non ci siano allora l'intera mia vita sarebbe per così dire "sprecata";
(6) Il mio essere imbranato nella vita quotidiana mi rende inutile "materialmente" per le altre persone;

Immagino che anche a voi saranno capitati pensieri simili, come li gestite?

In sostanza mi sento piccolo, debole e tremolante. Non vorrei anche essere in tutto questo "pazzo". Mi sento un estraneo rispetto a questo mondo e a quest'epoca. Però non pensate che sia un completo eremita o un asociale, non lo sono.

L'unica consolazione che riesco a trovare sono parole come quelle di Pascal:
"L'uomo non è che una canna, la più fragile di tutta la natura; ma è una canna pensante. Non occorre che l'universo intero si armi per annientarlo: un vapore, una goccia d'acqua è sufficiente per ucciderlo. Ma quand'anche l'universo lo schiacciasse, l'uomo sarebbe pur sempre più nobile di chi lo uccide, dal momento che egli sa di morire e il vantaggio che l'universo ha su di lui; l'universo non sa nulla. Tutta la nostra dignità sta dunque nel pensiero. E' in virtù di esso che dobbiamo elevarci, e non nello spazio e nella durata che non sapremmo riempire. Lavoriamo dunque a ben pensare: ecco il principio della morale".
Perdona la somma banalità della mia risposta che, spero possa essere considerata, alla luce del fatto che proviene da chi si avvicina al tramonto della vita. E non da chi la spara tanto per dire.

Quello a cui dovresti tendere è, primariamente, l'autonomia economica. Immediatamente dopo a sviluppare relazioni sociali significative tra le quali dovresti "pescare" il jolly di un amore.

Per quanto concerne "la lotta contro i pensieri" essa appartiene a tutti e noi e certamente ti accompagnerà tutta la vita. Convivici. E' quello che facciamo tutti noi.

Per quanto infine attiene alla crisi esistenziale in senso stretto è cosa buona e giusta. Essa solitamente sfocia in una ricerca interiore importante e foriera di grandi doni. Generalmente è tuttavia molto impegnativa, lunga e richiede sacrifici notevoli. Anch'essa, con alti e bassi, ti accompagnerà tutta la vita.

Se posso permettermi un umile suggerimento vorrei enfatizzare l'immensa utilità che proviene da un atteggiamento umile, aperto agli altri e, nel limite del possibile, altruista. Senza, va da sé, scivolare nell'ingenuità, volgarmente detta coglioneria.

Calorosi auguri e condividi serenamente tutto quanto ti sentirai di condividere.
Titolo: Re:Crisi esistenziale
Inserito da: doxa il 16 Ottobre 2016, 07:53:43 AM
Apeiron ha scritto
CitazioneSe ti va di capire il mio punto di vista ti consiglio ancor oltre che Nietzsche: Schopenhauer, Leopardi, Kierkegaard (qui però il filosofo danese ha una soluzione alla disperazione (la "malattia mortale"), ti consiglio di vedere come descrive la situazione senza la soluzione), Pascal, il Canone Pali del Buddismo ecc (senza citare la biologia...).
Perché non provi ad accantonare  temporaneamente i filosofi citati e lo scrittore Leopardi e volgi le tue letture alla psicologia per comprendere che l'essere umano  nell'ambiente sociale non è un individuo soltanto passivo ma è un protagonista del suo destino.
A me sembra la tua una crisi adolescenziale allo stato terminale e scruti l'orizzonte alla ricerca della via. Il nick Duc ti inviterebbe a farti consigliare dallo Spirito Santo, di aver fede; io, da non credente ti dico di perseguire le vie dell'autostima e dell'autorealizzazione, se puoi; di far fluire le tue potenzialità verso una meta definita. Dare significato alla propria vita significa anche avere una visione transpersonale, olistica, filosofica e spirituale.
CitazioneSono convinto che scoprire la "vera natura della realtà" è la soluzione.
Il concetto di realtà è collegato all'ontologia e questa alle domande sul significato della vita. Ti ripeto la domanda che ti ho fatto nel mio post precedente e non mi hai risposto: cos'è per te il significato della tua vita ?
Sulla realtà ti consiglio di leggere quanto ha scritto il fisico tedesco Hans Peter Durr, così rimani nell'ambito dei tuoi studi.
Titolo: Re:Crisi esistenziale
Inserito da: Apeiron il 16 Ottobre 2016, 12:01:02 PM
Citazione di: cvc il 15 Ottobre 2016, 13:37:36 PMCome in economia, anche nella vita le crisi sono necessarie. Perché il loro ruolo è quello di informarci che determinati nostri schemi di comportamento e di pensiero sono deteriorati, quindi occorre sostituirli o riorganizzarli. Il fluire delle cose è inevitabile, il tempo ha sempre l'ultima parola. Ciò che ora rappresenta un problema, può non esserlo più domani - sia che l'abbiamo risolto o meno - e viceversa. Ci cristallizziamo in determinati stati d'animo, senza poi renderci conto che il tempo cambia le condizioni che li hanno determinati. Le crisi esistenziale derivano in buona parte da comportamenti e stati d'animo appresi nell'infanzia, e dall'impreparazione ad accettare che essi non sono più adeguati alle situazioni attuali. Il cambiamento è traumatico, per questo avvengono le crisi. Bisogna rinascere dalle proprie ceneri, morire per rinascere. Occorre vedere cadere le foglie nell'attesa del loro rifiorire. È ciò che avevo cercato di dire nel topic "L'autunno della psiche".

Concordo con te che si cresce attraverso le crisi e che queste sono dovute a modi di pensare che non si adattano più alla realtà. Vero. Però è anche vera un'altra cosa, che ho cercato di dire in questo topic. Ed è questo: io e il mondo siamo enterambi imperfetti. E a mio giudizio ogni progresso è stato fatto a causa dell'insoddisfazione per questa imperfezione. Esempio personale: provo "disgusto" per il fatto di aver paura di guidare, perciò cerco di (re-)imparare. Quello che non capisco è che la stragrande maggioranza delle persone ha i difetti e o non si accorge di averceli oppure se ne accorge e ma non cerca di correggerli. E perchè? Perchè sono "adatti" alla società, funzionano. Nel mio caso invece sono quasi l'opposto dell'individuo di successo e quindi mi "tocca" perfezionarmi.

Citazione di: Freedom il 15 Ottobre 2016, 13:57:24 PM
Citazione di: Apeiron il 12 Ottobre 2016, 19:16:46 PMCome da titolo volevo condividere con voi la mia situazione esistenziale. Sono sempre stato una persona timida, introversa e completamente inetta nella vita quotidiana. Sono abbastanza inetto nel comprendere le relazioni interpersonali e le banalità della vita quotidiana a volte mi pesano un macigno. Questo è il background ed è forse la causa del fatto che mi sono spinto alla filosofia e alla scienza. Detto ciò questa è la mia situazione. (1) Sono terrorizzato dalla intrinseca contingenza della vita. Sono consapevole che mi può capitare di tutto, che i miei sogni si possono infrangere, che posso morire da un momento all'altro ecc; (2) Vorrei che la mia propensione filosofica fosse utile anche per le altre persone, però la mia totale incapacità nella vita quotidiana non aiuta. Non so come in sostanza fare in modo che il mio talento sia utile; (3) Sono continuamente in dubbio se appunto la ricerca interiore sia in realtà utile o sia una semplice "perdita di tempo". Vedo persone molto più intelligenti e molto più funzionali nella società di me che trascurano completamente questa dimensione; (4) Sono poi cosciente del rischio (economico, mentale...) che mi pone la scelta di vita "da filosofo" sia per me che per i miei cari. Quello che mi chiedo è "sono pazzo a pensare che ne valga la pena"? E inoltre ho una spinta a pensare che non riesco in ogni modo a fermare. Inoltre in prospettiva sarebbe l'unica vita che mi renderebbe felice. Il problema è che vedo "ostacoli" ovunque, oltre che un generale disinteresse per questi argomenti. (5) Cerco di trovare una risposta alle domande etiche ed epistemologiche più profonde ma in caso queste non ci siano allora l'intera mia vita sarebbe per così dire "sprecata"; (6) Il mio essere imbranato nella vita quotidiana mi rende inutile "materialmente" per le altre persone; Immagino che anche a voi saranno capitati pensieri simili, come li gestite? In sostanza mi sento piccolo, debole e tremolante. Non vorrei anche essere in tutto questo "pazzo". Mi sento un estraneo rispetto a questo mondo e a quest'epoca. Però non pensate che sia un completo eremita o un asociale, non lo sono. L'unica consolazione che riesco a trovare sono parole come quelle di Pascal: "L'uomo non è che una canna, la più fragile di tutta la natura; ma è una canna pensante. Non occorre che l'universo intero si armi per annientarlo: un vapore, una goccia d'acqua è sufficiente per ucciderlo. Ma quand'anche l'universo lo schiacciasse, l'uomo sarebbe pur sempre più nobile di chi lo uccide, dal momento che egli sa di morire e il vantaggio che l'universo ha su di lui; l'universo non sa nulla. Tutta la nostra dignità sta dunque nel pensiero. E' in virtù di esso che dobbiamo elevarci, e non nello spazio e nella durata che non sapremmo riempire. Lavoriamo dunque a ben pensare: ecco il principio della morale".
Perdona la somma banalità della mia risposta che, spero possa essere considerata, alla luce del fatto che proviene da chi si avvicina al tramonto della vita. E non da chi la spara tanto per dire. Quello a cui dovresti tendere è, primariamente, l'autonomia economica. Immediatamente dopo a sviluppare relazioni sociali significative tra le quali dovresti "pescare" il jolly di un amore. Per quanto concerne "la lotta contro i pensieri" essa appartiene a tutti e noi e certamente ti accompagnerà tutta la vita. Convivici. E' quello che facciamo tutti noi. Per quanto infine attiene alla crisi esistenziale in senso stretto è cosa buona e giusta. Essa solitamente sfocia in una ricerca interiore importante e foriera di grandi doni. Generalmente è tuttavia molto impegnativa, lunga e richiede sacrifici notevoli. Anch'essa, con alti e bassi, ti accompagnerà tutta la vita. Se posso permettermi un umile suggerimento vorrei enfatizzare l'immensa utilità che proviene da un atteggiamento umile, aperto agli altri e, nel limite del possibile, altruista. Senza, va da sé, scivolare nell'ingenuità, volgarmente detta coglioneria. Calorosi auguri e condividi serenamente tutto quanto ti sentirai di condividere.

Nessun consiglio in questi casi è banale e colgo l'occasione per ringraziare tutti coloro che mi hanno risposto. Ecco, vedi. L'indipendenza economica, cioè appunto funzionare. La mia paura è che per raggiungere l'indipendenza economica non mi realizzerà mai. Forse in me qualcosa è storto. Non so cosa.

Per quanto riguarda l'altruismo molto spesso mi pento di non esserlo abbastanza. A volte mi sento "distante" dagli altri. Anche qui a volte faccio una fatica tremenda a "connettermi". Questo è un difetto. E tento di colmarlo. Eppure nonostante i miei sforzi mi sembra sempre di essere distante. Cercherò di impegnarmi in questo aspetto

Grazie per gli auguri

Citazione di: altamarea il 16 Ottobre 2016, 07:53:43 AMApeiron ha scritto
CitazioneSe ti va di capire il mio punto di vista ti consiglio ancor oltre che Nietzsche: Schopenhauer, Leopardi, Kierkegaard (qui però il filosofo danese ha una soluzione alla disperazione (la "malattia mortale"), ti consiglio di vedere come descrive la situazione senza la soluzione), Pascal, il Canone Pali del Buddismo ecc (senza citare la biologia...).
Perché non provi ad accantonare temporaneamente i filosofi citati e lo scrittore Leopardi e volgi le tue letture alla psicologia per comprendere che l'essere umano nell'ambiente sociale non è un individuo soltanto passivo ma è un protagonista del suo destino. A me sembra la tua una crisi adolescenziale allo stato terminale e scruti l'orizzonte alla ricerca della via. Il nick Duc ti inviterebbe a farti consigliare dallo Spirito Santo, di aver fede; io, da non credente ti dico di perseguire le vie dell'autostima e dell'autorealizzazione, se puoi; di far fluire le tue potenzialità verso una meta definita. Dare significato alla propria vita significa anche avere una visione transpersonale, olistica, filosofica e spirituale.
CitazioneSono convinto che scoprire la "vera natura della realtà" è la soluzione.
Il concetto di realtà è collegato all'ontologia e questa alle domande sul significato della vita. Ti ripeto la domanda che ti ho fatto nel mio post precedente e non mi hai risposto: cos'è per te il significato della tua vita ? Sulla realtà ti consiglio di leggere quanto ha scritto il fisico tedesco Hans Peter Durr, così rimani nell'ambito dei tuoi studi.

Cosa è dunque lo scopo della mia vita? Perfezione morale e intellettuale. Perlomeno voglio capire cosa sia questa perfezione con la mia ragione.Questo è il mio obiettivo.  Sento spesso dire: non si può essere perfetti, quindi non pensarci. Vero non sono perfetto. Sono ipocrita, "predico bene e razzolo male", vivo negli agi non guadagnati da me, non mi sono liberato da pregiudizi e ignoranza ecc. E per questo motivo non mi piaccio. Per fare una metafora biblica ho visto la trave nel mio occhio.

Sul fatto che non sei credente e che mi consigli di perseguire la via dell'autostima e dell'auto-realizzazione. Anche qui non concordo. La via dell'autostima? Avere una buona autostima non rende persone migliori spesso. Ho visto persone molto arroganti. Queste sono piene di autostima. O forse vuoi dire un'autostima "bilanciata" o un'autostima e un'autorealizzazione che rende sereni. Ok qui va molto meglio. Tuttavia è quello che sto cercando. Penserai che l'esistenzialismo non è altro che una perdita di tempo. Ebbene anche quelli sono problemi. Perchè da scienziato mi interesso anche di ciò? Perchè sono convintissimo che ci sia un legame tra conoscenza ed etica. E sinceramente fare solo il fisico significherebbe diventare uno "specialista" e quindi "dormire". Per quanto riguarda la lettura che mi hai consigliato: se avrò occasione volentieri. Grazie. In ogni caso credo che una persona deve farsi un'idea di sè, di sè nel mondo e del mondo stesso.

 Inoltre visto che a quanto pare non credi in nessuna dimensione "oltremondana", ti faccio una domanda. Guarda questo mondo: come civiltà umana combattiamo con tutti gli sforzi per evitare malattie, morte, disintegrazione ecc.  Neghi forse che questo mondo è dominato dalla tendenza alla disintegrazione, dalla cieca casualità, dalla contingenza "al di là del bene e del male"?  Non credi nell'impermanenza? In altre parole per te "essere=dover essere"? Se mi rispondi sì vuol dire che accetti tutto ciò (Eraclito/Nietzsche), in altro caso postuli un "dover-essere" e quindi anche tu sei "credente". Dio d'altronde nella sua definizione più generale possibile non è che un'insieme di valori o un concetto di "perfezione". Sinceramente questo mondo mi sembra assurdo, senza senso,  popolato da esseri che "vanno e vengono". Generazioni che vanno e vengono in continuazione. Ti ripeto l'esempio di leone e gazzella. Non percepisci una tragedia? A dispetto della tua esperienza di vita, come descriveresti il mondo in generale?  Ho visto questa "visione tragica". E ho completamete perso ogni volontà di litigare, di combattere ecc. Ogni volta che vedo le persone litigare mi sembra di vedere degli esseri imprigionati che tentano di soppraffarsi l'uno con l'altro. La corsa che possiamo fare verso la perfezione morale e intellettuale mi sembra dunque una delel poche cose che rende la vita una tragedia. Altrimenti è una farsa, che è ancora più tragica di una tragedia.
Titolo: Re:Crisi esistenziale
Inserito da: cvc il 16 Ottobre 2016, 17:42:11 PM
Apeiron, non so se stiamo parlando di complessi, nel qual caso il sottoscritto ne ha avuti molti. Ti dirò l'unica cosa che, in tanto cercare, mi è stata d'aiuto: trovare il modo di staccare per un po' la spina dei pensieri, ovvero smettere di pensare. L'istinto di conservazione ci ha regolato in modo tale che il nostro pensiero è sempre alla ricerca frenetica della soluzione di un qualche problema. E, purtroppo, ciò avviene anche quando i problemi non ci sono. In questo caso siamo noi a crearceli, per soddisfare questa smania, questa morbosa ricerca della soluzione del problema, che ci deve essere (il problema) perché c'è l'istinto irrefrenabile di doverne per forza risolvere qualcuno. L'unica cosa da fare è trovare il modo di smettere di pensare per un pò, così quest'ansia si quieta e ci si può concentrare sui problemi veri.
Titolo: Re:Crisi esistenziale
Inserito da: Apeiron il 16 Ottobre 2016, 22:06:08 PM
Sì cvc hai ragione, dovrei smetterla di pensare (troppo). Il punto è che per me è quasi impossibile. Faccio una fatica tremenda a non pensare. Pensare di meno mi farebbe bene (ancora meglio la distruzione del desiderio di filosofare). La mia visione del mondo non la considero comunque pessimista, ma realista in quanto deriva dall'osservazione di ciò che succede. Credo che mi impegnerò a contrastare il mio desiderio di riflettere e di comprendere, anche se attualmente questo sacrificio mi pesa come un macigno. In  ogni caso cvc i problemi di cui discutevo prima secondo me "sono problemi", il punto è che non si dovrebbe esserne così assorbiti.

Per altamarea non capisco cosa intendi con questa frase: "Dare significato alla propria vita significa anche avere una visione transpersonale, olistica, filosofica e spirituale". Nella discussione ho cercato di essere il più chiaro possibile. Il problema non è solo di autostima comunque. In ogni caso credo che questi problemi siano quelli più universali di tutti. Non molti però vogliono indagarli.
Titolo: Re:Crisi esistenziale
Inserito da: Sariputra il 16 Ottobre 2016, 22:19:22 PM
Sei pronto, Apeiron a diventare un albero inutile? Cosa c'è realmente di male nel non essere adatto al mondo?
Huizè disse a Ciuangzè: "Io ho un albero grande. Lo chiamano Alleante (Ailantus glandulosa). Cresce e si ingrossa in fretta. Il legname del suo tronco è tale che il legnaiolo non vi può battere il filo. I suoi rami sono così nodosi e storti che non c'è modo di adoperarvi squadra o compasso. E' sulla strada ma nessuno lo guarda. Così sono anche le tue parole, signor mio, sono grandi e inutili e nessuno le raccoglie."
Rispose Ciuangzé: " Hai mai visto una martora che curva spia e aspetta la preda? Salta di qua e di là, su e giù per i rami, finchè capita in una trappola o crepa in un laccio. Poi c'è anche lo iak (bos grunniens). E' grosso davvero,  ma non è capace ad acchiappare un topo.
Ora tu hai un albero grande e ti lagni che non è buono a nulla: perché non lo pianti in una terra deserta, in un vasto campo nudo ( Shunya, nota del Sari commentatore...)? Potresti in ozio girovagarvi attorno e sotto i suoi rami dormire beato. Nè scure, né ascia gli accorcerebbero l'esistenza e nessuno potrebbe nuocergli. Che c'è da affliggersi se qualcosa non è buona a nulla?"
Se raggiungi il Nibbana credi ancora di aver ottenuto "qualcosa"?
Titolo: Re:Crisi esistenziale
Inserito da: acquario69 il 17 Ottobre 2016, 03:41:14 AM
Citazione di: Apeiron il 12 Ottobre 2016, 19:16:46 PM
Come da titolo volevo condividere con voi la mia situazione esistenziale. Sono sempre stato una persona timida, introversa e completamente inetta nella vita quotidiana. Sono abbastanza inetto nel comprendere le relazioni interpersonali e le banalità della vita quotidiana a volte mi pesano un macigno. Questo è il background ed è forse la causa del fatto che mi sono spinto alla filosofia e alla scienza. Detto ciò questa è la mia situazione.

(1) Sono terrorizzato dalla intrinseca contingenza della vita. Sono consapevole che mi può capitare di tutto, che i miei sogni si possono infrangere, che posso morire da un momento all'altro ecc;
(2) Vorrei che la mia propensione filosofica fosse utile anche per le altre persone, però la mia totale incapacità nella vita quotidiana non aiuta. Non so come in sostanza fare in modo che il mio talento sia utile;
(3) Sono continuamente in dubbio se appunto la ricerca interiore sia in realtà utile o sia una semplice "perdita di tempo". Vedo persone molto più intelligenti e molto più funzionali nella società di me che trascurano completamente questa dimensione;
(4) Sono poi cosciente del rischio (economico, mentale...) che mi pone la scelta di vita "da filosofo" sia per me che per i miei cari. Quello che mi chiedo è "sono pazzo a pensare che ne valga la pena"? E inoltre ho una spinta a pensare che non riesco in ogni modo a fermare. Inoltre in prospettiva sarebbe l'unica vita che mi renderebbe felice. Il problema è che vedo "ostacoli" ovunque, oltre che un generale disinteresse per questi argomenti.
(5) Cerco di trovare una risposta alle domande etiche ed epistemologiche più profonde ma in caso queste non ci siano allora l'intera mia vita sarebbe per così dire "sprecata";
(6) Il mio essere imbranato nella vita quotidiana mi rende inutile "materialmente" per le altre persone;

se pensi già in partenza che sei un inetto questa e' di sicuro il migliore modo per non esprimere il tuo talento...inoltre il talento o comunque le nostre qualità,sono uniche e percio i paragoni a mio avviso non si dovrebbero nemmeno fare,quanto di più sbagliato e illusorio...perché devo cercare di fare o essere qualcosa che non sono,solo perché e' quello che mi viene proposto e continuamente richiesto dall'esterno?
nel 99% dei casi i modelli che abbiamo intorno sono tutti profondamente sbagliati,tutto esattamente il contrario ed anzi sono creati apposta perché tu ti debba conformare e uniformare (che sta agli antipodi dell'unicità) ossia non devi pensare con la tua testa ma far parte del gregge,in modo che sei manipolabile.
infatti prova a ragionare e a vedere invece le cose al contrario e ti accorgerai e vedrai con i tuoi stessi occhi che la stragrande maggioranza non e' affatto libera,perché si comporta e pensa cose che in realtà non vorrebbe affatto,eppure le fa lo stesso per non sentirsi emarginato...cosa preferisci diventare una marionetta oppure essere libero?!..o anche in altre parole un essere uniformato e identico a tutti oppure libero appunto nella tua unicità e di conseguenza nelle tue qualità?

concordo con te che viviamo in un epoca che e' poco dire che fa schifo ma innanzitutto i relativisti lasciali perdere...la massa (il gregge di cui sopra) fanno sicuramente parte di questa categoria ma anche i nichilisti (che non sono altro che la logica conseguenza dei primi,nella loro esasperazione/disperazione) e sopratutto loro!...certo tieni appunto conto che sono ormai una marea gigantesca,lasciali affogare nella loro nullità,percio mettiti al riparo da loro,non farti travolgere,sarebbe da cogl...ops da stupidi

ad ogni modo volevo anche aggiungere che alla tua eta e' al quanto normale ritrovarsi a fare certe considerazioni,anzi e' bene che tu le abbia,perché se fosse il contrario vorrebbe dire che saresti uno zombie o una pecora e non una persona.
come già sottolineato da cvc le crisi (l'etimo della parola e' scelta) servono perché la nostra esistenza e' un percorso interiore (e non esteriore come ci viene continuamente e falsamente proposto e come spiegato all'inizio) proprio perché utili a conoscere veramente chi siamo..
ripeto; a te interessa sapere chi sei oppure lasciare che siano gli altri a deciderlo al tuo posto?!..ed e' cosa ovvia che nel secondo caso non lo saprai mai e sarai solo una proiezione o appunto una marionetta di qualcun'altro.

inoltre ce' un tempo per ogni cosa...non avere fretta come oramai fanno tutti,(non farti appunto travolgere anche da questo ennesimo atteggiamento nichilista..infatti anche la fretta,che può in apparenza non sembrare ma e' anch'essa nichilista) non e' difficile da notare come tutti si affannano,si rincorrono,fai caso a come sono stressati e nient'affatto sereni...rimani "fermo" (il che non significa rimanere passivi) ma semplicemente calmo...ossia in altre parole calmo equivale a dominare (te stesso) anziché essere dominato.
Titolo: Re:Crisi esistenziale
Inserito da: Apeiron il 18 Ottobre 2016, 19:23:27 PM
Non ho più risposto perchè mi prendo un po' di tempo per meditare sui vostri consigli. Ora credo che la cosa migliore sia non pensare, ma agire. Grazie a tutti.
Titolo: Re:Crisi esistenziale
Inserito da: Duc in altum! il 18 Ottobre 2016, 23:30:24 PM
@Apeiron

Non so neanche da dove incominciare, ma peggio sarebbe non tentare di dare un apporto a questa tua, palese, richiesta di collaborazione, per meglio riflettere sulla tua crisi esistenziale.

Quindi risponderò (con i miei limiti, e dal mio punto di vista cattolico) ai 6 punti con i quali hai descritto, più o meno, il tuo disagio:
Citazione(1) Sono terrorizzato dalla intrinseca contingenza della vita. Sono consapevole che mi può capitare di tutto, che i miei sogni si possono infrangere, che posso morire da un momento all'altro ecc;
Questa è per me la più difficile da contestare, dacché io al contrario tuo, ormai, sono un "esperto" nel reagire alle Dio-incidenze (la tua intrinseca contingenza della vita), che semplifico, per meglio intenderci, in un semplice e condensato di Coelho: "Tutto ciò che più temevo mi è accaduto"! (e forse anche qualcosa in più); e ti posso garantire, se può esserti d'incoraggiamento (anche se non lo auguro a nessuno), visto che è certificata, che la cosa che maggiormente mi terrorizzava, non solo l'ho vissuta, ma è stato il momento cruciale per mia ri-nascita (la manna dal cielo). E da allora che l'unica paura che ho (e che mai avrei immaginato di conoscere) è quella di non essere all'altezza di servire Dio adeguatamente ...cosa da pazzi per questa società che non rinuncia a comandare e dominare!

Certo ho ancora progetti, anche se non programmati più sul "volere è potere", dato che io ho sperimentato che, senza Dio, questo non è altro che uno slogan derivante dal delirio di onnipotenza (ben spiegato col Vangelo di ieri Luca 12, 16-21), quindi propositi con fondamenta di sabbia, ma sono, oggi, più corrispondente alle aspettative che il mio intuito mi suggerisce d'intraprendere, anche se non hanno niente a che vedere con i miei sogni, che continuo a fare, come da sempre, soprattutto ad occhi aperti.
Per quel che riguarda il tuo: "posso morire da un momento all'altro", ti replico con le parole di Borsellino: "Chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola"

Citazione(2) Vorrei che la mia propensione filosofica fosse utile anche per le altre persone, però la mia totale incapacità nella vita quotidiana non aiuta. Non so come in sostanza fare in modo che il mio talento sia utile;

Io non ho voluto studiare ai miei tempi, anche se, in tutta modestia, i miei voti erano promettenti, soprattutto in matematica, storia e geografia. Ed anche se la mia scuola preferita è poi divenuta quella dei marciapiedi di Napoli e dei check-in dei grandi aeroporti mondiali, c'è sempre stato qualcuno, tra amici, familiari o conoscenti, ovunque fossi nel pianeta, che mi chiamasse o' visionario, o' pensatore, o che mi stuzzicasse interrogandomi: che ne pensa l'idealista, che 'nce dice e sta cosa o' filosofo?
Ti racconto questo perché oggi, anche grazie a Riflessioni.it (da premettere che non credo nel caso, e che tra le mie pecche non c'è la ruffianaggine ), sono colui che sprona gli amici e conoscenti, molti laureati o ben istruiti, negli incontri di scuola biblica o lectio divina (o durante cene goliardiche), a leggere filosofia, a scoprire la personale amicizia alla saggezza, a litigare con le idee di Cartesio o di Pascal, o di accodarsi a quelle di Socrate o di De Beauvoir; ad apprendere teologicamente il messaggio evangelico attraverso i fondamentali della storia del pensiero umano, cosa che io faccio da 5 anni, certo da autodidatta, ma con un piacere intimo immenso inspiegabile. Ti dico questo perché il mondo, specialmente oggi, ha bisogno, anche se no se ne rende conto, di filosofare, di filosofi, e di filosofia, e se tu distingui questo talento in te, non ti arrendere, se tu percepisci che puoi donare qualcosa agli altri, sia pure la sola (e banale per tanti) passione per la razionalità della metafisica, che ben venga, ma invece di struggerti a chiederti perché o come mai non riesce come tu desidereresti, incomincia a questionarti per chi, a chi potrebbe essere un beneficio questo tuo talento, a chi agevolerebbe, nella sua crescita esistenziale, questa tua propensione.
Forse il sotterfugio che darebbe pace e luce alla tua crisi esistenziale, sta proprio nell'aiutare il prossimo a discernere ed affrontare, inizialmente con la filosofia, la personale crisi esistenziale, ossia, l'enigma di dare un senso compiuto alla propria esistenza.
Il senso della vita è donarla.

...to be continued
Titolo: Re:Crisi esistenziale
Inserito da: Angelo Cannata il 19 Ottobre 2016, 01:45:13 AM
Ciao, Apeiron, ho letto l'andamento di questo topic.

Noto che hai delle qualità che vanno apprezzate. Anzitutto la chiarezza. Nonostante in questo topic tu ti sia presentato come colui che è in crisi, mentre gli altri dovremmo esserti d'aiuto, mi sembra sei tu ad avere molto aiuto da dare per quanto riguarda il saper parlare con chiarezza. Insomma, vedo più confusione in chi ti ha risposto, me compreso adesso, che in te che sei in crisi.

Poi hai sensibilità. Uno che s'interroga come te è una persona sensibile. Questo però, per me personalmente, significa una cosa non tanto bella: sei destinato a soffrire. Tutte le persone sensibili sono destinate a soffrire e tu stesso hai già cominciato a farlo, notando come questo mondo sia "disintegrato", un termine che hai ripetuto diverse volte. Però, se crescerai bene, ti farai forte e la tua sofferenza di persona sensibile potrà essere per te motivo di orgoglio; non ho detto superbia, né vittimismo, ma orgoglio, mi riferisco al tipo di orgoglio che potevano provare Falcone e Borsellino nel sentirsi destinati ad essere uccisi.

Hai l'istinto alla ricerca. Credo che sia bene prendere atto presto che la ricerca dev'essere sempre ricerca; è inutile porsi come scopo l'aver trovato. Chi ha trovato ha finito di cercare, è morto. Perciò per te il cercare non dev'essere un assillo per il fatto che cerchi e non trovi; finché non troverai, starà andando tutto bene; devi preoccuparti se e quando comincerai ad illuderti di aver trovato finalmente qualcosa. Non smettere mai dicercare, di essere in crisi. Chi smette ha finito di muoversi, è perduto, è morto.

Per quanto riguarda il problema del mondo che è fatto di violenze e conflitti, nessuno ha mai saputo trovare soluzioni e, dopo ciò che ho scritto, mi sembra bene dedurre che è sbagliato porsi di fronte alla sofferenza con l'intenzione di trovare LA soluzione. Non ha senso. Io adesso, dopo una vita da prete, mi considero praticamente ateo, ma ritengo che la via migliore al riguardo l'abbia indicata Gesù, anche se ormai, personalmente, non lo considero risorto: credo che Gesù abbia insegnato che di fronte alla sofferenza bisogna, essenzialmente, non porsi come persone che cercano LA soluzione, ma come persone che non smettono mai di cercare i modi migliori di attraversarla, di passarci in mezzo. E il modo migliore di attraversare la sofferenza, l'ingiustizia, la violenza di questo mondo, è farlo come tu già stai facendo: cercando, camminando, crescendo, non per trovare risposte, ma col progetto di non finire mai di cercare e di crescere.

Sono in profondo disaccordo con chi ti ha consigliato di smettere di pensare. Che senso ha autoamputarsi di una delle migliori facoltà che abbiamo come esseri umani? Il problema non è pensare, il problema è che ci sono modi sbagliati di pensare. Sono sbagliati i modi di pensare che ti fanno girare in tondo, senza mai uscire da un cerchio di idee che non accetti di modificare, magari senza accorgertene. Sii disposto a modificare, migliorare, far progredire qualsiasi tua idea; non esistono idee che non possano essere cambiate in meglio.

Non fermarti mai.
Titolo: Re:Crisi esistenziale
Inserito da: cvc il 19 Ottobre 2016, 09:11:08 AM
Citazione di: Angelo Cannata il 19 Ottobre 2016, 01:45:13 AM

Sono in profondo disaccordo con chi ti ha consigliato di smettere di pensare. Che senso ha autoamputarsi di una delle migliori facoltà che abbiamo come esseri umani? Il problema non è pensare, il problema è che ci sono modi sbagliati di pensare. Sono sbagliati i modi di pensare che ti fanno girare in tondo, senza mai uscire da un cerchio di idee che non accetti di modificare, magari senza accorgertene. Sii disposto a modificare, migliorare, far progredire qualsiasi tua idea; non esistono idee che non possano essere cambiate in meglio.


Penso tu ti riferisca al mio intervento. Con esso non intendevo dire che bisogna rinunciare a pensare in senso lato, ma solo in quei casi in cui i nostri pensieri giungono ad un binario morto, per cui ogni ulteriore sforzo di pensiero risulta non solo inutile, ma persino dannoso. È un po' come la sindrome di Einstein, si continuano a fare (pensare in questo caso) le stesse cose credendo di poter ottenere risultati diversi. Occorrerebbe seguire le fasi del processo creativo: raccolta di informazioni - incubazione - illuminazione - verifica ed organizzazione.
La soluzione dei problemi viene solitamente dalla fiamma dell'intuizione ed è razionalizzata a posteriori. Occorre dunque preparare razionalmente il campo all'intuizione.
Titolo: Re:Crisi esistenziale
Inserito da: Apeiron il 19 Ottobre 2016, 15:10:20 PM
Rispondo brevemente agli ultimi messaggi

@cvc
Sì tranquillo avevo capito il tuo consiglio. Come tutte le attività umane anche il pensiero può causare il sovraccarico perciò è bene prenderlo in "dosi non eccessive". Il problema è che nessuno ha mai stabilito le dosi "normali". Nel mio caso le dosi eccessive le riconosco quando continuo a pensare a "me" dimenticandomi che esisto nel mondo.

@Duc in Altum!
Il bello del cristianesimo è che appunto come dici tu secondo la dottrina cristiana lo scopo della vita è donarla, amare il prossimo ecc. Ciò è bello perchè a differenza di tante altre religioni tutti possono essere dei "buoni cristiani" anche rimanendo a lavorare nel mondo. Il problema è che sinceramente mi sono accorto di non capire assolutamente nulla della parte "sovra-mondana". Cosa significa ad esempio sentire "l'amore di Dio"? La Bibbia deve essere presa alla lettera? Se no fino a che punto è allegoria? L'altro grosso problema del cristianesimo è che contro i mis-credenti prevede un'eternità di torture. E quindi quello che poi si crea è che "tu cerca di essere buono e bravo, cerca di perdonare" perchè chi non lo fa "va all'inferno". Avendo visto la "disgregazione" in questo mondo, avendo visto la facilità con cui si pecca ecc, mi chiedo come sia possibile che ancora qualcuno creda nella Bibbia in toto.

@Angelo Cannata
Ringrazio che apprezzi certe mie qualità. Vedo che hai una visione di Gesù simile alla mia. A differenza di tutti gli altri "fondatori" della religione, Gesù è l'unico che in punto di morte ha detto "Dio, perchè mi hai abbandonato?". A differenza per esempio del Buddha, Gesù quando è morto è come se avesse percepito che "qualcosa non va". In questo senso Gesù è come dici tu "uno che ha cercato fino alla fine", tant'è che ha addirittura dubitato tutto quello che insegnava proprio nel momento in cui ci si aspetterebbe che avesse preso coraggio nell'affermare la sua dottrina. L'ho sempre trovato un paradosso ma in un certo senso sotto questo aspetto la sua vita è stata credibile. Detto ciò il "cristianesimo ateo" però non ha alcun senso, dove con questa espressione intendo una dottrina che preserva molti valori cristiani rigettando tutta la parte "oltremondana". Non ha senso a mio giudizio voler essere compassionevoli e ad esempio fare figli in assenza di un "bene superiore". Una volta che una persona nasce, nasce in un mondo dove può succedergli letteralmente di tutto. Per compassione quindi bisognerebbe non fare più figli. Il cristiano ateo, forte del suo "positive thinking" (perdonate l'ironia), crede ingeniunamente che la "vita è il massimo valore" portando altri esseri in un'esistenza condizionata. Come puoi vedere questa mia estrema (sana?) chiarezza mi fa dire che questa esistenza mondana è "difettosa", "piena di sofferenza" e in assenza di domini sovramondani sinceramente è in fin dei conti "non preferibile al nulla". Tuttavia percepisco in quello che sto dicendo "qualcosa che non va" e quindi sono ancora in ricerca.
Titolo: Re:Crisi esistenziale
Inserito da: Sariputra il 19 Ottobre 2016, 16:09:07 PM
@Apeiron
Trovo molto interessante e da approfondire la tua definizione: "Qualcosa non va". Nel caso di Yeoshwa è bene non dimenticare il suo lato umano. Infatti viene teologicamente definito come Vero Dio e Vero uomo, ad indicare la sua prossimità con la nostra totale e completa situazione esistenziale. Nel farsi uno come noi Yahweh assume su di sé l'intera condizione umana e pertanto anche la nostra solitudine e la nostra incostanza, non dimenticando il sentimento base della nostra vita, ossia la paura. Era inevitabile quindi anche per Yeoshwa stesso provare questa sensazione, questo dubbio, pena il non essere veramente un uomo come noi. Doveva assumere su di sé la condizione di nuovo Adam per portare a compimento il progetto redentivo pensato da Yahweh nel momento stesso in cui ha creato ex nihilo il Tutto. Quello che tu definisci come "Qualcosa non va" diventa un pungolo, un'urgenza (samvega) ad andare oltre, ma anche ad accettare la sua presenza nella nostra esistenza (  L'accettazione infine per Yeoshwa è "...non la mia, ma la Tua volontà si compia...". Per Gotama Siddharta sarà l'urgenza dell'ascesi, dell'abbandono della falsa e illusoria felicità derivata dal vivere nella ricchezza).
Sono d'accordo che non si può essere cristiani togliendo tutto l'aspetto e la struttura teologica soprasensibile, pena la riduzione del cristianesimo a mera filantropia. Tuttavia non è nemmeno vero l'inverso. "Tre cose alla fine rimangono" afferma Saulo di Tarso "la Fede, la Speranza e la Carità. Ma di queste la più grande è la Carità. Infatti uno può dire: -Tu mostrami la tua fede e io ti mostrerò le mie opere".
La comprensione della profondità e delle implicazioni dell'agape è il tratto veramente distintivo del cristianesimo, come la comprensione profonda del carattere doloroso (dukkha) e insoddisfacente dell'esistenza lo è di quello "buddhista". Non bisogna dimenticare infine la grande importanza che , in ambedue le religioni, viene data alla vita umana. Infatti Siddharta arriverà a definirla preziosissima usando il famoso paragone della tartaruga marina. E' più facile per una tartaruga che affiori una volta ogni cento anni, dice il Buddha, infilare con la testa un anello nel mezzo dell'oceano, che un essere possa nascere in forma umana. Da qui tutta l'importanza data al non "sprecare" inutilmente in vani piaceri l'esistenza, ma di dedicarla alla ricerca di una soluzione proprio per quel "Qualcosa non va" di cui parli.
Rovesciando la tua affermazione si potrebbe anche dire: per compassione del dolore di infiniti esseri senzienti bisognerebbe mettere al mondo più figli possibili. Proprio perché è solamente nella condizione umana che questi esseri senzienti potranno liberarsi dalla catena del dukkha. :) ( avendo le risorse per farlo ovviamente...). I due estremi del dolore e dell'amore sono intrecciati come tralci di vite. "Vedendo" la sofferenza degli esseri senzienti sorge spontaneamente l'amore; "amando" si com-prende la sofferenza di tutti gli esseri senzienti.
E infatti, nel caso di Yeoshwa, il momento del supremo dolore ( la Croce) diventa il momento del supremo amore. Siddharta, in preda ai dolori della morte, ormai debolissimo, rimprovera Ananda che non permette ad un asceta di avvicinarsi all'Illuminato, desideroso di conoscerne l'insegnamento, rivelando fino alla fine l'aspetto compassionevole della Mente di Buddha.
Titolo: Re:Crisi esistenziale
Inserito da: Duc in altum! il 20 Ottobre 2016, 11:45:45 AM
**  scritto da Sariputra:
CitazioneIl problema è che sinceramente mi sono accorto di non capire assolutamente nulla della parte "sovra-mondana". Cosa significa ad esempio sentire "l'amore di Dio"?
[Prologo: Se non credete non capirete! (Sant'Agostino)]

Sentire l'amore di Dio è non sentirti mai solo, c'è sempre Dio che ti ascolta, ti parla, ti suggerisce, ti consola, ti sorregge, ti incita, ti stimola, ti valorizza, ti protegge, ti benedice, ti aiuta, ti rende degno di corrispondere al Suo amore.  ;)


CitazioneLa Bibbia deve essere presa alla lettera?
Perlomeno 1Gv 4,8. 16.   :)


CitazioneL'altro grosso problema del cristianesimo è che contro i mis-credenti prevede un'eternità di torture.

Bravo, prevede! ...ma non il cristianesimo, bensì Parola di Cristo:
Il giudizio finale (Matteo 25)   

[31]Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria. [32]E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, [33]e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. [34]Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. [35]Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, [36]nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. [37]Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? [38]Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? [39]E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? [40]Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me. [41]Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. [42]Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; [43]ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato. [44]Anch'essi allora risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito? [45]Ma egli risponderà: In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l'avete fatto a me. [46]E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna».  :D



CitazioneAvendo visto la "disgregazione" in questo mondo, avendo visto la facilità con cui si pecca ecc, mi chiedo come sia possibile che ancora qualcuno creda nella Bibbia in toto.

Perché quel qualcuno sperimenta che è Tutto vero!! ;D
Titolo: Re:Crisi esistenziale
Inserito da: Duc in altum! il 20 Ottobre 2016, 12:25:17 PM
**  scritto da Sariputra:
CitazioneA differenza di tutti gli altri "fondatori" della religione, Gesù è l'unico che in punto di morte ha detto "Dio, perchè mi hai abbandonato?". A differenza per esempio del Buddha, Gesù quando è morto è come se avesse percepito che "qualcosa non va". In questo senso Gesù è come dici tu "uno che ha cercato fino alla fine", tant'è che ha addirittura dubitato tutto quello che insegnava proprio nel momento in cui ci si aspetterebbe che avesse preso coraggio nell'affermare la sua dottrina. L'ho sempre trovato un paradosso ma in un certo senso sotto questo aspetto la sua vita è stata credibile.
Il paradosso ( e l'equivoco) nasce dal fatto che Gesù non sta invocando il Padre, o sta tergiversando e dubitando del suo affidamento alla volontà di Dio. La sua fede non può venir meno: Dio non può non credere in Dio!
Gesù sta recitando il primo verso del salmo 22 (che porrò in fine, così si capisce meglio che Gesù non ha eguali, senza voler offendere nessuno), ossia, anche soffrendo pene e sofferenze inaudite, continua a pregare saturo di fede, anzi, questo è bellissimo: continua ad avere la Saca Scrittura sulle sue labbra (mentre l'uomo l'ha rifiutata, l'ha sputata, non credendo alle profezie sulla venuta del Messia), sconvolgendo maggiormente i rabbini presenti sotto la croce; giacché, secondo l'uso giudaico, citare l'incipit di un testo sacro vuol dire assumerne la totalità.
Gesù non deve cercare un bel niente, la verità non necessita esaminarsi, solo è.
Dunque il finale del salmo consacra maggiormente la regalità divina di Gesù di Nazareth: «Ecco l'opera di Dio!».



Salmi - Capitolo  22
Sofferenze e speranze del giusto  
[1]Al maestro del coro. Sull'aria: «Cerva dell'aurora».
Salmo. Di Davide.  

[2]«Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?
Tu sei lontano dalla mia salvezza»:
sono le parole del mio lamento.
[3]Dio mio, invoco di giorno e non rispondi,
grido di notte e non trovo riposo.  

[4]Eppure tu abiti la santa dimora,
tu, lode di Israele.
[5]In te hanno sperato i nostri padri,
hanno sperato e tu li hai liberati;
[6]a te gridarono e furono salvati,
sperando in te non rimasero delusi.  

[7]Ma io sono verme, non uomo,
infamia degli uomini, rifiuto del mio popolo.
[8]Mi scherniscono quelli che mi vedono,
storcono le labbra, scuotono il capo:
[9]«Si è affidato al Signore, lui lo scampi;
lo liberi, se è suo amico».  

[10]Sei tu che mi hai tratto dal grembo,
mi hai fatto riposare sul petto di mia madre.
[11]Al mio nascere tu mi hai raccolto,
dal grembo di mia madre sei tu il mio Dio.
[12]Da me non stare lontano,
poiché l'angoscia è vicina
e nessuno mi aiuta.  

[13]Mi circondano tori numerosi,
mi assediano tori di Basan.
[14]Spalancano contro di me la loro bocca
come leone che sbrana e ruggisce.
[15]Come acqua sono versato,
sono slogate tutte le mie ossa.
Il mio cuore è come cera,
si fonde in mezzo alle mie viscere.
[16]E' arido come un coccio il mio palato,
la mia lingua si è incollata alla gola,
su polvere di morte mi hai deposto.  

[17]Un branco di cani mi circonda,
mi assedia una banda di malvagi;
hanno forato le mie mani e i miei piedi,
[18]posso contare tutte le mie ossa.
Essi mi guardano, mi osservano:
[19]si dividono le mie vesti,
sul mio vestito gettano la sorte.  

[20]Ma tu, Signore, non stare lontano,
mia forza, accorri in mio aiuto.
[21]Scampami dalla spada,
dalle unghie del cane la mia vita.
[22]Salvami dalla bocca del leone
e dalle corna dei bufali.
[23]Annunzierò il tuo nome ai miei fratelli,
ti loderò in mezzo all'assemblea.  

[24]Lodate il Signore, voi che lo temete,
gli dia gloria la stirpe di Giacobbe,
lo tema tutta la stirpe di Israele;
[25]perché egli non ha disprezzato
né sdegnato l'afflizione del misero,
non gli ha nascosto il suo volto,
ma, al suo grido d'aiuto, lo ha esaudito.  

[26]Sei tu la mia lode nella grande assemblea,
scioglierò i miei voti davanti ai suoi fedeli.
[27]I poveri mangeranno e saranno saziati,
loderanno il Signore quanti lo cercano:
«Viva il loro cuore per sempre».
[28]Ricorderanno e torneranno al Signore
tutti i confini della terra,
si prostreranno davanti a lui
tutte le famiglie dei popoli.
[29]Poiché il regno è del Signore,
egli domina su tutte le nazioni.
[30]A lui solo si prostreranno quanti dormono sotto terra,
davanti a lui si curveranno
quanti discendono nella polvere.  

E io vivrò per lui,
[31]lo servirà la mia discendenza.
Si parlerà del Signore alla generazione che viene;
[32]annunzieranno la sua giustizia;
al popolo che nascerà diranno:
«Ecco l'opera del Signore!».
Titolo: Re:Crisi esistenziale
Inserito da: Sariputra il 21 Ottobre 2016, 15:41:43 PM
Preciso che gli interventi di Duc si riferiscono allo scritto del giovane filosofo Apeiron. Va bene che il gelataio ti ci ha mandato Duc...ma era per così dire, non dovevi prenderlo alla lettera  ;D ;D ;D
Titolo: Re:Crisi esistenziale
Inserito da: Duc in altum! il 21 Ottobre 2016, 19:39:11 PM
Chiedo scusa per l'errore, ho sbagliato destinatario, era @Apeiron e non@Sariputra ...miserere!!
Titolo: Re:Crisi esistenziale
Inserito da: karmelomale il 22 Ottobre 2016, 00:26:23 AM
Mi riconosco molto nella tua descrizione caratteriale. Certo, oggi come oggi pensare di dedicarsi per mestiere alla filosofia sa un po' di utopistico. Voglio dire, se ti specializzi per insegnarla nelle scuole superiori è un conto, altrimenti la vedo dura a fare il filosofo che scrive libri di filosofia e col ricavato riesce a campare. Fossi in te la terrei come una passione da coltivare nel tempo libero, e non come una risorsa "alimentare". Sul fatto che tu senta il bisogno di addivenire a delle risposte definitive attraverso la meditazione o la ricerca, ecco, questo direi che è tipico di un giovane. In filosofia non ci sono certezze, ci sono punti di vista, ai quali si richiede solo di avere una certa coerenza. Ci sono certo stati in passato filosofi che ritenevano di aver scoperto le leggi ultime della realtà e della storia, ma non sono più molto di moda.
Sì, anche a me sono capitati pensieri simili ai tuoi quand'ero più giovane ed ero ancora molto idealista e molto rigido nelle pretese che avevo riguardo me stesso e il mio rapporto con il mondo. Ma a un certo punto credo che succeda un po' a tutti nel corso della vita successiva di adattarsi poco per volta a quello che passa il convento. Si fa il callo alla realtà.
Titolo: Re:Crisi esistenziale
Inserito da: Duc in altum! il 24 Ottobre 2016, 10:44:59 AM
**  scritto da karmelomale:
CitazioneMa a un certo punto credo che succeda un po' a tutti nel corso della vita successiva di adattarsi poco per volta a quello che passa il convento. Si fa il callo alla realtà.
Non sono d'accordo. Anzi, e lo dico da cattolico, mai adattarsi a quello che passa il convento: Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime.
Titolo: Re:Crisi esistenziale
Inserito da: jsebastianB il 15 Novembre 2016, 11:00:54 AM
Citazione di: Sariputra il 13 Ottobre 2016, 12:01:11 PM
Citazione di: Apeiron il 13 Ottobre 2016, 09:49:55 AM
Consapevoli che i soldi servono per vivere, o sopravvivere dignitosamente ( del cibo, un tetto, dei vestiti sono necessari...) e quindi operare "anche" per procurarmi il necessario, ma con il nostro cuore non completamente schiavo di questa necessità e della sua infinita e inappagabile moltiplicazione, che vediamo dispiegarsi come autentica forza motrice della società odierna ( e forse di ogni tempo).

Completamente in sintonia .. "fratello".

Del resto anche nel sublime Qoelet rimarca questo principio. 
Basta non solo "leggerlo" ma essere consapevole della validita' del saggio e quindi "praticare" il suo insegnamento.

Nelle mia mente ho sempre e continuamente la sua summa : 
- CHE resta all' uomo di tutti gli "affanni"  per cui si fatica sotto il sole ?? 
Ovviamente egli intendeva l' accresciuta quanto forsennata "materialita'", quella  che da' l' illusione della (pesudo)felicita' .
- Terrificante è la risposta :  Nulla !  - - -  Basterebbe tenere sempre a mente questo principio..