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LOGOS - Argomenti => Percorsi ed Esperienze => Discussione aperta da: Apeiron il 29 Luglio 2017, 18:46:45 PM

Titolo: Filosofia e nevrosi (su richiesta di epicurus)
Inserito da: Apeiron il 29 Luglio 2017, 18:46:45 PM
In questa discussione https://www.riflessioni.it/logos/tematiche-filosofiche-5/qual-e-il-vostro-scopo-di-torri-d'avorio-e-strade-da-percorrere/ io e l'utente epicurus abbiamo avuto una discussione che reputo molto interessante sul rapporto filosofia e vita. Nel tentativo di spiegare perchè secondo me filosofia (seria) e nevrosi sono quasi inscindibili ho megalomanicalmente messo l'esempio di quanto succede a me (e ancora più megalomanicalmente ho assocciato il mio nome con quello di gente varia tipo Platone, Plotino, Nietzsche, Budda, Wittgenstein e vari altri), Ovviamente la mia è l'esperienza personale ma secondo me c'è davvero uno stretto legame tra la nevrosi e lo spirito filosofico. Possiamo anzi dire che la nevrosi è l'effetto indisiderato della filosofia e la filosofia spesso nasce dalla nevrosi.

Per capire un po' meglio di cosa si tratta riporto ancora il mio esempio. Anzitutto: come la filosofia causa la nevrosi (non necessariamente la cosa è da prendersi negativamente). Facile (OCD= disturbo ossessivo compulsivo nel quale vengono in continuazione proposti pensieri intrusivi che creano ansia):
Dare importanza all'etica, ai principi morali: si finisce per sviluppare una forte conscienziosità, un forte senso di colpa, una umiltà quasi patologica nel confronto con "l'uomo ideale", ci si sente peccatori, si finisce per avere l'OCD di responsabilità o morale (continuare a chiedersi SE si è buone persone o no, chedersi ossessivamente se le proprie azioni possono essere un danno per se o per gli altri o no, mirare all'impossibile traguardo dell'infallibilità etica).
Dare importanza alla ricerca della verità: OCD esistenziale-filosofico nel quale ci si chiede in continuazione se il mondo esiste, se l'io esiste, se Dio esiste, qual è la verità. Poi si arriva a continuare a leggere e ri-leggere libri per scoprire teorie nuove, per testare le nostre concezioni sul mondo, per continuare a confrontarsi. Rischio: da una parte la depressione perchè il compito è impossibile e isolante, dall'altro si rischia di auto-esaltarsi per intuizioni più o meno fondate.
Dare importanza alla filosofia della religione-spiritualità: nuovamente OCD religioso e/o scrupolosità (pensare ossessivamente al senso della vita, chiedersi ossessivamente ad esempio se Dio ci manderà all'inferno o no, chiedersi se si rischia di reincarnarsi in qualche reame basso, continuare a pensare alla morte e spaventarsi dinanzi all'Oblio ecc), OCD esistenziale (come sopra, qui aggiungo col continuare a soffermarsi sulla quantità di sofferenza che esiste nel mondo, continuare a essere terrorizzati dalla condizionalità dell'esistenza ecc), dissociazione nella quale visto che si è più o meno gli unici a essere colpiti da queste ossessioni alla fine ci si "distacca" dalla realtà, stati di grande euforia (sentirsi uniti col Tutto, sentirsi liberi e leggeri come l'aria in modo da non riuscire nemmeno a fare le mansioni quotidiane per un sacco di tempo, sentirsi estremamente creativi e essere contenti delle proprie intuzioni più o meno fondate). Non io ma ho letto che molte persone con deliri di grandezza o paranoia o forte depressione sono anche molto predisposti ad essere interessati alla spiritualità.
In generale essere più consapevoli delle cose, quindi fare caso a problemi che altri non vedono. Avere pensieri a mille, essere dei sognatori ad occhi aperti, vedere che le cose possono essere meglio e avere forte tendenze idealistiche. Sicuramente altre cose che non mi vengono in mente

CONTINUA
Titolo: Re:Filosofia e nevrosi (su richiesta di epicurus)
Inserito da: Apeiron il 29 Luglio 2017, 19:01:14 PM
Inversamente la nevrosi (o la psicosi ma fortunatamente la psicosi non mi è mai capitata  ::) ) può causare la ricerca filosofica.
Depressione: si è scontenti del mondo, della vita in generale, si vede tutto problematico e si cerca di pensare ad una soluzione. Da qui nasce l'idea di fantasticare sul mondo, si creano utopie, idealità ecc
Euforia: in questo caso si è pieni di energia e spesso si tende ad essere interessati alla spiritualità. Ovviamente è uno stato molto seducente e quindi se si legge che "Platone dice che la filosofia porta alla gioia" si finisce per continuare a leggere e ri-leggere libri filosofici.
Dissociazione: in questo caso si è distaccati dalla realtà e paradossalmente o si finisce per essere ancora più distaccati filosofando oppure si usa la filosofia come terapia per tornare al mondo "normale". Se poi la dissociazione ha tratti della "fantasia" allora si creano mondi, ci si interessa di miti, di romanzi ecc e la narrativa è molto legata alla filosofia.
Noia: cosa c'è di meglio per mettersi a pensare ad un problema filosofico - tra cui la noia stessa - quando si è annoiati  8)
Ansia: ecco l'ansia porta alla ricerca della stabilità, della certezza e della sicurezza. Questa intollerranza dell'incertezza che causa anche l'OCD spesso porta al perfezionismo. Si cerca di fare i bravi perchè altrimenti non si è persone degne, si cerca di sapere la verità altrimenti si crede al falso ecc. Si pensa alla morte più di altre persone ecc
Isolamento: l'isolamento porta ad avere interessi ancora più isolanti e la ricerca filosofica d'altronde è isolante.
"Apofenia": se si è predisposti a vedere "pattern", regolarità e a provare piacere nel farlo allora cosa c'è di meglio di una bella e inconcludente ricerca della teoria metafisica (o fisica) del tutto  8)  ovviamente questa apofenia può far avere intuizioni senza senso.


Alcuni individui psicotici spesso sviluppano interesse per la numerologia, la religione, la spiritualità ecc (e molte esperienze spirituali-religiose di ogni tipo possono essere spiegate con la psicosi). Chi ci dice ad esempio che Platone non ha intuito il "mondo vero" con un'esperienza psicotica e poi la teoria delle idee è stato un tentativo di spiegare ciò (lui stesso tra l'altro parla di una forma di "mania divina")?

Quindi epicurus, direi che ho già scritto abbastanza sul supposto legame tra filosofia e nevrosi.
Titolo: Re:Filosofia e nevrosi (su richiesta di epicurus)
Inserito da: Angelo Cannata il 29 Luglio 2017, 20:32:58 PM
Mi sembra che le nevrosi (da non confondere con l'angoscia o con l'ossessione) che hai descritto siano causate da assolutizzazioni accompagnate da gravi trascuratezze.

Hai usato diverse volte il "dare importanza"; io credo che il semplice dare importanza a qualcosa non possa causare nevrosi; l'assolutizzazione, accompagnata da gravi carenze su altre attenzioni, sì.

In generale, direi che la grave carenza sia l'ascolto, perché ascoltare significa in realtà debolezza, mentre noi desideriamo potenza, dominio, padronanza: ascolto significa dipendenza; noi vorremmo smettere di ascoltare per non dipendere.

La persona umile, che ascolta in continuazione, quindi dubita, ma pure lavora per muoversi nei dubbi senza lasciarsene paralizzare, non può diventare nevrotica. Ma non è facile riuscire ad essere umili, ci vuole un buon, lungo, camminare, perché spesso la nostra natura ci conduce all'arroganza, senza che ce ne accorgiamo, senza nostra colpa. Direi addirittura che il nevrotico è uno che non riesce ad uscire fuori da certi meccanismi che si sono innescati nella sua mente e che lo inducono all'arroganza; egli vorrebbe uscire da quest'arroganza, ma non ci riesce, perché ne è confuso, dominato, non sta capendo dove sta il problema e ne soffre.
Titolo: Re:Filosofia e nevrosi (su richiesta di epicurus)
Inserito da: Apeiron il 30 Luglio 2017, 09:30:06 AM
Grazie Angelo!

se vuoi il problema è che la filosofia diventa "il tutto", i.e. l'assoluto. Sono peraltro d'accordo che il nevrotico non riesce ad uscire dalla "sua mente" - quindi anche se a parole dice di non esserlo è pure egoista, narcisista ecc. In sostanza è come se il nevrotico fosse (con o contro volontà) intrappolato nella sua mente.

Sul "dare importanza"... di nuovo era sottointeso il "troppo". Però anche qui percepisco una sottile linea tra il "troppo" e il "niente" e se devo sceglliere scelgo il "troppo": meglio essere iper-responsabili e soffrirne che essere troppo permissivi. Questo nella parte ossessivo-ansiosa (poi fai conto che certi pensieri intrusivi spesso sono contrari alle proprie credenze. Esempio scemo: non credo davvero che se non controllo 1000 volte di aver chiuso la macchina rimane aperta, ma lo faccio "perchè altrimenti non lo so neanche io").

Per il resto: semmai è interessante vedere il connubbio originalità-nevrosi (ritengo che l'apofenia in dosi "sane" per esempio possa aiutare da questo punto di vista) e nevrosi-conversioni, ossia quanto l'insoddisfazione nobile (per esempio) possa essere fondamentale per un radicale cambio della vita o della visione delle cose :)

Quindi sì: la filosofia causa la nevrosi se la si fa male (nessuno però è nato maestro, quindi affinché ciò non accada ci vuole un lungo cammino), viceversa la nevrosi secondo me può portare ad alcune intuizioni :)

Altra cosa: perchè secondo te succede che uno è attratto da un certo tipo di vita (cosa che impara con la filosofia) e finisce per fallire miseramente nella pratica? Voglio dire il tuo concetto di persona "umile" mi attrae molto e quando provo a metterlo in pratica succedono due cose: o non ci riesco e cado nella frustrazione oppure credo di riuscirci e a tutti gli effetti mi comporto nel modo contrario. Perchè parlo tanto di "abbandonarsi alla corrente", non essere egoista, e poi quando non sto attento e credo di essere egoista lo sono ai massimi livelli e quando sto attento di non esserlo fallisco in modo umiliante. Posso poi meditare, studiare me stesso e cercare di applicare ciò che so e cado negli stessi errori, poi lascio andare il controllo e finisco per fare azioni di cui mi pento. Uffa ahahaha
Titolo: Re:Filosofia e nevrosi (su richiesta di epicurus)
Inserito da: Angelo Cannata il 30 Luglio 2017, 10:33:56 AM
Ogni problema, ogni difetto, deformazione, deviazione, può essere causa di orginalità. Anzi, penso che si possa pensare che nel mondo non esisterebbero originalità, creazioni, se non ci fossero squilibri. Il nostro mondo esiste come mondo asimmetrico, particolare, esso è proprio uno squilibrio; per questo motivo non ha senso chiedersi come mai esiste piuttosto che non esistere, perché tale domanda è tutta basata invece su astrazioni di universalità, simmetrie, equilibri.

Si tratta dunque di trovare i modi migliori di scegliere e gestire gli squilibri. Sappiamo di cantanti che si drogavano per farsi prendere meglio dall'ispirazione durante il concerto. Anche nella Bibbia si parla di profeti che entravano in stati di esaltazione e da lì iniziavano a profetizzare. Il problema è che molti di questi metodi sono difficili da gestire, non permettono di tornare indietro (cosa che avviene ad esempio con la droga, o con l'alcolismo) e inoltre hanno il difetto di far perdere di vista il senso critico, il che apre la strada alle imposture, gli inganni. Distinguerei tutte queste cose dalla nevrosi, perché il nevrotico soffre e non vorrebbe essere tale, mentre gli altri fenomeni che ho riferito vengono ricercati consapevolmente.

Per quanto riguarda il fallimento della pratica, secondo me si verifica proprio a causa di ciò che ho appena scritto qui e nel messaggio precedente. Fare un proposito e riuscire a metterlo in pratica contiene il desiderio di dominare il nostro comportamento, smettere di doverlo ascoltare, almeno su certi aspetti. Io faccio il proposito di essere umile e finalmente risolvere questo mio problema, in modo da poter smettere di pensare alla necessità di essere umile, smettere di dover ascoltare la mia esistenza in merito all'umiltà. L'esistenza reagisce, mi si rivolta contro e mi dice: "Caro mio, l'umiltà non sta nella tua testa, ma sta nell'ascoltare in continuazione l'esistenza; desiderare di essere umili e smettere di doverci pensare è una contraddizione perché umiltà significa pensarci, ascoltare, farsi dettare in continuazione l'umiltà dalla vita". In questo senso si può comprendere che un'ipotetica persona che abbia finalmente raggiunto alla perfezione la virtù dell'umiltà è esattamente l'opposto: è una persona che ha smesso di essere umile perché ha smesso di ascoltare, di continuare a farsi dettare l'umiltà dalla vita; è una persona che ha cercato di uscire dalla storia.

Le frustrazioni di cui parli alla fine sono frustrazioni della volontà di controllo totale e meno male che ci sono, perché ci ricordano che desiderare il controllo totale è sbagliato, significa voler uccidere la realtà, la vita, e mettere sul trono i nostri concetti.

Per me è sempre utile l'immagine della bicicletta:

- se non si procede in avanti si cade
- se non ci si squilibra in continuazione un po' a destra e un po' a sinistra si cade
- se ci si squilibra eccessivamente si cade
- se non si sperimentano mai nuovi squilibri non si diventerà mai dei veri ciclisti, ma si rimarrà a vita persone che sanno andare in bicicletta e niente di più; in questo senso non vale la soluzione in medio stat virtus; direi, ironicamente, in (dito) medio stat qualche altra cosa, ma non la virtus  ;D
- se non si ascolta la strada, adattandosi ad essa, evitando le buche, selezionando i tratti migliori, si cade oppure non si procede al meglio delle possibilità.
Titolo: Re:Filosofia e nevrosi (su richiesta di epicurus)
Inserito da: Apeiron il 30 Luglio 2017, 20:28:16 PM
Ah dimenticavo di dire che "nevrosi" per me significa "qualcosa che va contro il normale funzionamento sociale. Ossia una cosa che può essere d'impedimento nella quotidianità, nelle relazioni....". Ossia definizione da manuale di psicologia. In ogni caso per esempio da una settimana OGNI GIORNO passo svariate ore a macinare idee su idee, è una cosa al contempo veramente piacevole ma ahimé pericolosa. Per questo motivo sto provando a evitare gli eccessi sia in su che in giù utilizzando due pratiche: la meditazione da seduto buddista che mi rende più consapevole dei miei stati mentali e una sorta di analisi della giornata, in cui ripercorro quello che ho fatto per vedere se ho "sforato". Se fosse per me in ogni caso vorrei avere mille di giorni come questi, però il problema è che rischio l'eccesso (esempio dire cavolate che secondo me sono cose "profonde"  [spero di non averlo fatto qui sul forum in questi giorni] ::)  ... come quella convinzione di non "essere dimenticato" che ho specialmente in questi periodi  ::) la mia ipotesi è che questa convinzione sottenda la paura di essere dimenticato. Per ora la tratto come uno stato mentale come un altro senza giudicarlo, cercare di distruggerlo ecc - idem sto continuando a mandare mail ad amici con la speranza che leggano quello che scrivo è che la mia mente è troppo veloce perchè qualcuno ci stia dietro  ::) ) e dopo rischio di "attaccarmi troppo" a questo stato mentale, dimodochè quando finisce ne sentirò in modo eccessivo la mancanza (anche gli stati mentali possono essere una droga, non a caso le droghe vere e proprie sono le conseguenze delle droghe stesse). Cerco di contenere tutto con le pratiche suddette, per ora stanno funzionando anche se la mente ha "ispirazioni" dal nulla e non riesce a concentrarsi su nient'altro se non quelle ispirazioni - è da anni che mi capita di avere questi periodi. Così come è da anni che mi capitano robe che io stesso considero nevrosi, ossia cose che non voglio (ansia, OCD, depressioni ecc). In ogni caso è difficile trovare uno che sia sempre gioioso senza cadere nella depressione, secondo me è come pretendere la luce senza l'ombra. Il principale difetto di questa fase è che il tempo vola via più rapidamente del solito e gli altri mi sembrano tipo più "lenti" ("lenti", non meno intelligenti sia chiaro) con a generare e recepire le idee.

Il tuo paragone con la bicicletta è fantastico, grazie. Certe volte mi domande dove le trovi queste idee  ;D  ;D  ;D simpaticissimo il discorso del medio  ;D  ;D  ;D a riguardo dello squilibrio: uno che si mette a parlare di "crisi esistenziali" dovute alla "visione cosmica" molto probabilmente è un po' squilibrato.



Sì concordo con te che quei tentativi ossessivi alla fine nascondo il desiderio di controllo. Il problema è sempre quello d'altronde.
Titolo: Re:Filosofia e nevrosi (su richiesta di epicurus)
Inserito da: Angelo Cannata il 31 Luglio 2017, 00:35:04 AM
La mia sensazione su questo tuo ultimo messaggio è che hai iniziato a metterti troppo a nudo, ti sei esposto troppo, rispetto al contesto di un forum, che è uno spazio pubblico. Anche se in questo forum fossimo tutti psicologi di professione, persone competenti e serissime, a mio parere i risultati sarebbero comunque rischiosi: la vita privata personale è qualcosa di troppo ricco di aspetti delicati, vulnerabili, esposti al fraintendimento, per poter essere messa a pubblica disposizione. Perciò, per quanto mi riguarda, preferisco astenermi dal proseguire il discorso su questa linea, per lo meno pubblicamente.
Titolo: Re:Filosofia e nevrosi (su richiesta di epicurus)
Inserito da: Apeiron il 31 Luglio 2017, 22:34:30 PM
In ogni caso non avevo intenzione di "mostrarmi" più di così, ma probabilmente ho davvero ecceduto. (ovviamente l'ho fatto per la questione dell'anonimato e non mi sembrava più  un "mettermi a nudo" di quanto ha fatto Sariputra nel suo thread del "sono un essere inadeguato").
 

Comunque l'ho scritto in modo che il tutto non risultasse troppo personale e non mi sembra davvero di averlo fatto sinora (ovviamente ciò che ho scritto è insicidibile dalla mia persona) ma potesse in qualche modo parlare di stati mentali su cui riflettere (in linea generale), senza aspettarmi consigli ecc. Modificherei un paio di frasi comunque dopo questo tuo intervento dove mi rendo conto di aver "esagerato" :)  
Grazie di avermelo fatto notare :)


Ormai non è più modificabile  ::) uff
Titolo: Re:Filosofia e nevrosi (su richiesta di epicurus)
Inserito da: Carlo Pierini il 30 Agosto 2017, 02:21:57 AM
Citazione di: Apeiron il 29 Luglio 2017, 18:46:45 PM
Ovviamente la mia è l'esperienza personale ma secondo me c'è davvero uno stretto legame tra la nevrosi e lo spirito filosofico. Possiamo anzi dire che la nevrosi è l'effetto indisiderato della filosofia e la filosofia spesso nasce dalla nevrosi.

Guarda il caso! Hai scritto un post speculare al mio. Scrivevo:

Se prestiamo una certa attenzione a noi stessi, possiamo osservare delle profonde analogie o parallelismi tra funzioni psichiche e funzioni organiche. 
Un esempio per tutti: il parallelismo tra la nutrizione del corpo e l'apprendimento intellettuale-culturale. Così come il corpo si nutre di cibi materiali, l'anima si nutre di significati immateriali, di idee, di simboli; e così come il corpo digerisce e assimila il cibo, usiamo addirittura lo stesso termine "assimilazione" quando ci riferiamo all'apprendimento culturale, alla comprensione di certe idee o di certe informazioni. Ma così come un cibo avariato intossica l'intero organismo, così pure l'apprendimento di idee false, malsane o contraddittorie può intossicare l'anima e generare dei conflitti. Conflitti che, tuttavia, spesso diventano inconsci; e di questa contraddittorietà noi avvertiamo solo il risultato: la depressione (due forze uguali e contrarie si annullano a vicenda, indebolendo così l'"economia energetica" della psiche). 
Naturalmente, si può anche essere portatori sani di idee malsane, specialmente se per indole/carattere affidiamo le nostre scelte più al cuore (o all'intuizione-istinto) che all'intelletto. Ma resta comunque il fatto che noi siamo *solo relativamente* liberi di pensare ciò che vogliamo e che una eccessiva trascuratezza nei confronti delle nostre idee potrebbe rivelarsi nociva per la nostra salute mentale, almeno quanto una scarsa attenzione a ciò che mangiamo potrebbe essere nociva per la nostra salute fisica.


Termino sottolineando che questo parallelismo non significa *identità* corpo/anima, cioè non significa - per intenderci - che lo stomaco è deputato alla funzione che chiamiamo "apprendimento"; significa che anche la psiche è un organismo, ma un organismo ALTRO da quello fisico, proprio come il principio Yin è ALTRO dallo Yang, pur essendo simili e reciprocamente complementari.
Questo è anche il senso delle parole del Vangelo: «Non di solo pane vive l'uomo, ma di ogni parola di Dio» (Matteo 4: 4 / Luca 4:4). Ma è anche il senso dell'assunzione dell'ostia nel rito eucaristico, il quale simbolizza la comprensione-assimilazione della parola di Cristo (l'ostia è il simbolo del "Corpus Christi").

Insomma: se è vero che siamo liberi di volere ciò che pensiamo, non siamo del tutto liberi di pensare ciò che vogliamo. :-)
Titolo: Re:Filosofia e nevrosi (su richiesta di epicurus)
Inserito da: Apeiron il 30 Agosto 2017, 19:48:19 PM
Sì in generale ritengo come te che la questione filosofia-nevrosi ha questioni molto più profonde. Anzi a mio giudizio un pizzico di nevrosi è necessario per una ricerca filosofica seria. Non a caso è la mente che ha "sete" di conoscenza, di concetti ecc così come il corpo ha sete di acqua. E purtroppo quando si cerca intensamente si ha molta sete, si soffre molto.

Se vogliamo intuizione e intelletto sono davvero due opposti complementari. Ritengo che bisogna allenarli entrambi.

Idem per filosofia (ricerca della verità) e spiritualità (ricerca del bene): spesso confliggono ma bisogna riuscire a trovare un'armonia di opposti.
Titolo: Re:Filosofia e nevrosi (su richiesta di epicurus)
Inserito da: Carlo Pierini il 30 Agosto 2017, 23:00:53 PM
Citazione di: Apeiron il 30 Agosto 2017, 19:48:19 PM
Sì in generale ritengo come te che la questione filosofia-nevrosi ha questioni molto più profonde. Anzi a mio giudizio un pizzico di nevrosi è necessario per una ricerca filosofica seria. Non a caso è la mente che ha "sete" di conoscenza, di concetti ecc così come il corpo ha sete di acqua. E purtroppo quando si cerca intensamente si ha molta sete, si soffre molto.

Se vogliamo intuizione e intelletto sono davvero due opposti complementari. Ritengo che bisogna allenarli entrambi.

Idem per filosofia (ricerca della verità) e spiritualità (ricerca del bene): spesso confliggono ma bisogna riuscire a trovare un'armonia di opposti.

...Beh, il succo del mio discorso era un altro.  
Io ho sofferto per vent'anni di una nevrosi depressiva che nemmeno una lunga psicoterapia era  riuscita a ...schiodare. Ma, poi, in soli tre o quattro anni sono guarito, cioè, dopo "l'esperienza visionaria" e l'inizio della mia ricerca, che hanno ribaltato completamente la mia visione di me stesso e del mondo. L'origine della mia nevrosi, cioè, era squisitamente filosofica: curate le idee, curata la depressione.
In altre parole, la filosofia può essere una medicina; ma una filosofia errata può essere un virus dell'anima. "Language is a virus":
https://youtu.be/KvOoR8m0oms
Titolo: Re:Filosofia e nevrosi (su richiesta di epicurus)
Inserito da: Apeiron il 31 Agosto 2017, 15:07:27 PM
Capisco! Se ti è passata beato te. Forse hai finalmente trovato il tuo cammino, il tuo "tao"  :) 

la mia ricerca invece mi suggerisce che sto ancora cercando, ossia che ho ancora sete. E a mio giudizio si "guarisce completamente" quando questa "sete" si ferma (anche se ammetto la possibilità che uno possa filosofare senza avere "sete" ritengo ciò molto improbabile). La cosa interessante è spesso la filosofia nasce dalla nevrosi (ad esempio l'insoddisfazione che si percepisce quando non riusciamo a trovare il "senso" della vita) ma a volte purtroppo la filosofia ci porta alla nevrosi (quando ad esempio finiamo per cercare l'introvabile o a trovare risposte che non riusciamo a sopportare...).
Titolo: Re:Filosofia e nevrosi (su richiesta di epicurus)
Inserito da: Angelo Cannata il 31 Agosto 2017, 18:01:53 PM
Citazione di: Apeiron il 31 Agosto 2017, 15:07:27 PM...la mia ricerca invece mi suggerisce che sto ancora cercando, ossia che ho ancora sete. E a mio giudizio si "guarisce completamente" quando questa "sete" si ferma...
Ho conosciuto tante cose meravigliose della vita unicamente perché c'è stata in me una sete che si è imposta e continua ad imporsi. Se questa sete non ci fosse stata, non le avrei mai conosciute; se questa sete si fermerà, significa che smetterò di conoscere altro, non essendo più spinto a farlo. Ne deduco che sia bene augurare a me stesso di non guarire mai nel senso che hai detto, del fermarsi della sete.

Mi sono imbattuto in questa questione tanti anni fa, con l'episodio di Gesù e la samaritana, in cui Gesù vanta il fatto che chi beve della sua acqua non avrà più sete. Mi è venuta una reazione spontanea, simile a quella della barzelletta: chi beve birra campa cent'anni! E Matusalemme: dev'essere avvelenata! Mi viene da dedurre che l'acqua di Gesù dev'essere avvelenata se spegne la sete, grazie alla quale nutro il mio spirito. L'unica spiegazione che ho trovato è che si potrebbe intendere che chi beve dell'acqua di Gesù non avrà sete, non in generale, ma di altri tipi di acqua apparente, che non fanno crescere, che chiudono la sete. Insomma, mi viene a risultare che, se l'acqua di Gesù deve avere un valore positivo, per me può solo consistere nella sete stessa, nella stima per la sete. Io voglio bere sete, per avere sempre più sete, perché senza sete sono morto.
Titolo: Re:Filosofia e nevrosi (su richiesta di epicurus)
Inserito da: Angelo Cannata il 31 Agosto 2017, 18:08:28 PM
Mi rendo conto che la spiegazione che ho dato del detto di Gesù viene a risultare ingarbugliata o contraddittoria. Con qualche salto mortale di concetti e di parole il suo detto può essere salvato, ma sono molto disposto anche a pensare che la soluzione più semplice è che lì Gesù ha sbagliato; non ha molto senso voler salvare a tutti i costi una qualche sensatezza delle sue parole.
Titolo: Re:Filosofia e nevrosi (su richiesta di epicurus)
Inserito da: Carlo Pierini il 31 Agosto 2017, 22:25:47 PM
Citazione di: Apeiron il 31 Agosto 2017, 15:07:27 PM
Capisco! Se ti è passata beato te. Forse hai finalmente trovato il tuo cammino, il tuo "tao"  :)

la mia ricerca invece mi suggerisce che sto ancora cercando, ossia che ho ancora sete. E a mio giudizio si "guarisce completamente" quando questa "sete" si ferma (anche se ammetto la possibilità che uno possa filosofare senza avere "sete" ritengo ciò molto improbabile). La cosa interessante è spesso la filosofia nasce dalla nevrosi (ad esempio l'insoddisfazione che si percepisce quando non riusciamo a trovare il "senso" della vita) ma a volte purtroppo la filosofia ci porta alla nevrosi (quando ad esempio finiamo per cercare l'introvabile o a trovare risposte che non riusciamo a sopportare...).

Se trovi risposte che non riesci a sopportare, vuol dire che sono risposte false. Tenta ancora, sarai più fortunato!  ;)

"Conoscerete la verità; e la verità vi renderà liberi".    (Giovanni, 8: 31)


L'angolo musicale:
M. TRAINOR
https://youtu.be/7PCkvCPvDXk
Titolo: Re:Filosofia e nevrosi (su richiesta di epicurus)
Inserito da: Apeiron il 01 Settembre 2017, 13:09:26 PM
@Angelo Cannata, sono d'accordo con te che cose meravigliose nella vita si trovano proprio perchè si ha sete :)  però anche qui bisogna fare delle disintizioni. A volte la sete appunto ha come risultato finale qualcosa di piacevole o fa in modo di apprezzare meglio quello che si ha(d'altronde Eraclito affermava che: " La malattia rende piacevole e buona la salute, la fame la sazietà, la fatica il riposo." - Complementarietà degli opposti Carlo  ;D ). Altre volte invece è una sete che non porta a nulla. In ogni caso la sete non è l'obbiettivo ma può essere un "effetto indisiderato" necessario per raggiungere un obbiettivo. In sostanza uno che come obbiettivo ha la sete in sé mi sembra quasi un masochista  ;D Quando dico ad esempio che filosofia può causare "nevrosi" intendo proprio questo: invece di avere come obbiettivo l'eudamonia molta speculazione filosofica finisce per avere come obbiettivo l'eccesso e ciò crea frustrazione, esaltazione ecc. Viceversa a volte è proprio la nevrosi (sia negativa che positiva) che crea in noi lo "spirito filosofico" nella speranza di dare "acqua all'assetato". La cosa interessante però è proprio che sembra quasi che siamo "chiamati" a diventare assetati... per raggiungere alla fine la pace...

@Carlo: beh ecco non è sempre vero (se presa fuori dal suo contesto). Per esempio se ricordi a chi ha subito un trauma l'evento in questione a volte finisci per peggiorare la sua salute mentale. Idem ad esempio rendersi conto della condizione umana a volte non è molto piacevole  ;D
Titolo: Re:Filosofia e nevrosi (su richiesta di epicurus)
Inserito da: anthonyi il 01 Settembre 2017, 18:04:59 PM
Freud diceva che lo sviluppo del pensiero umano è il risultato della repressione degli istinti (in particolare secondo lui quelli sessuali). E' un po' la logica del detto: "La necessità aguzza l'ingegno" per cui una mente resa sofferente dalla repressione delle pulsioni genera tentativi di soluzione a questa sofferenza che diventano idee.
Ora dallo stesso autore abbiamo la tesi per cui, in alcuni casi, gli istinti repressi producono nevrosi.
Da ciò il collegamento filosofia-nevrosi tema del 3d, che sarebbero effetti della stessa causa.
Titolo: Re:Filosofia e nevrosi (su richiesta di epicurus)
Inserito da: Carlo Pierini il 01 Settembre 2017, 20:12:34 PM
Citazione di: Apeiron il 01 Settembre 2017, 13:09:26 PM
@Carlo: beh ecco non è sempre vero (se presa fuori dal suo contesto). Per esempio se ricordi a chi ha subito un trauma l'evento in questione a volte finisci per peggiorare la sua salute mentale. Idem ad esempio rendersi conto della condizione umana a volte non è molto piacevole  ;D

Beh, certo. Se la "condizione umana" è quella desunta dall'osservazione empirica-razionale del mondo, (si nasce, si soffre, si muore, e ...buonanotte suonatori!), allora non solo non è molto piacevole, ma è addirittura mostruosa. Ma se la ragione, da sola, non avesse gli strumenti per giudicare qual'è la vera condizione umana, perché, come dicono anche i buddisti, la percezione ordinaria è maya, cioè, illusoria in quanto nasconde la Realtà assoluta che la sottende? Una Realtà assoluta non visibile ai nostri due occhi, ma solo al "terzo occhio"? Una Realtà fuori dallo spazio-tempo? ...Come dice Jung:

"Il fatto che le nostre capacità di rappresentazione non siano assolutamente in grado di immaginare una forma di realtà extra spazio-temporale, non prova che una tale realtà non sia possibile. [...] Le idee e i dubbi della fisica teorica contemporanea dovrebbero rendere guardingo anche lo psicologo: giacché cosa significa in fin dei conti la «limitatezza dello spazio» considerata filosoficamente, se non una relativizzazione della categoria spaziale? E anche alla categoria temporale (come alla causalità) potrebbe accadere qualcosa di simile.[...] Data questa estrema incertezza delle concezioni umane, la presuntuosa faciloneria illuministica, non è soltanto ridicola, ma desolatamente priva di spirito. [...] La conclusione che la psiche partecipi attivamente a una forma di realtà extra spazio-temporale e appartenga quindi a ciò che in modo inadeguato e simbolico viene detto "eternità", l'intelletto critico non potrebbe contrapporgli altro argomento che uno scientifico "non liquet" [non è chiaro]. Che questa sia una verità assoluta oppure no, non lo potremo mai provare, ma basta che esse siano presenti come "inclinazioni", e sappiamo a sufficienza che cosa significhi mettersi sconsideratamente in conflitto con tali verità: è come un non voler tener conto degli istinti". [JUNG: Realtà dell'anima - pg.163]

"[Le idee di immortalità-eternità dell'anima] sono dati irrazionali, condizioni a priori dell'immaginazione, che semplicemente sono e di cui la scienza non può scrutarne lo scopo che a posteriori. [...] Ai malati più anziani uso dire: la vostra immagine di Dio o la vostra idea di immortalità sono atrofiche, di conseguenza il vostro metabolismo psichico non è in regola. Il fármakon atanasìas, il farmaco dell'immortalità degli antichi, è più saggio e più profondo di quanto supponiamo".  [JUNG: La dinamica dell'Inconscio - pg.432]
Titolo: Re:Filosofia e nevrosi (su richiesta di epicurus)
Inserito da: Apeiron il 01 Settembre 2017, 22:13:47 PM
@Carlo. Il fatto che la verità possa far male non toglie ovviamente la "ragionevole speranza" che in ultima analisi con una mente bed addestrata e pronta si riesca a progredire anche nell'eudamonia. Togliersi tutte le "illusioni" tuttavia può essere un volo pindarico... ma d'altronde è quasi un dovere farlo. Concordo grossomodo con quanto afferma Jung.

@anthonyi in questo caso concordo anche con Freud. Non a caso d'altronde è l'uomo l'animale che soffre più di nevrosi e guarda caso è l'unico - oltre ogni ragionevole dubbio - che filosofa...
Titolo: Re:Filosofia e nevrosi (su richiesta di epicurus)
Inserito da: epicurus il 02 Febbraio 2018, 15:02:49 PM
Citazione di: Apeiron il 29 Luglio 2017, 18:46:45 PM
[...] secondo me filosofia (seria) e nevrosi sono quasi inscindibili [...] Ovviamente la mia è l'esperienza personale ma secondo me c'è davvero uno stretto legame tra la nevrosi e lo spirito filosofico. Possiamo anzi dire che la nevrosi è l'effetto indisiderato della filosofia e la filosofia spesso nasce dalla nevrosi.
[...]
Dare importanza all'etica, ai principi morali: si finisce per sviluppare una forte conscienziosità, un forte senso di colpa, una umiltà quasi patologica nel confronto con "l'uomo ideale", ci si sente peccatori [...].
Dare importanza alla ricerca della verità: OCD esistenziale-filosofico nel quale ci si chiede in continuazione se il mondo esiste, se l'io esiste, se Dio esiste, qual è la verità. [...] Rischio: da una parte la depressione perchè il compito è impossibile e isolante, dall'altro si rischia di auto-esaltarsi per intuizioni più o meno fondate.
Dare importanza alla filosofia della religione-spiritualità: nuovamente OCD religioso e/o scrupolosità (pensare ossessivamente al senso della vita, chiedersi ossessivamente ad esempio se Dio ci manderà all'inferno o no, chiedersi se si rischia di reincarnarsi in qualche reame basso, continuare a pensare alla morte e spaventarsi dinanzi all'Oblio ecc [...].
In generale essere più consapevoli delle cose, quindi fare caso a problemi che altri non vedono. Avere pensieri a mille, essere dei sognatori ad occhi aperti, vedere che le cose possono essere meglio e avere forte tendenze idealistiche. Sicuramente altre cose che non mi vengono in mente
Innanzitutto mi scuso con Apeiron, che ha aperto questo argomento anche su mio stimolo, ma a cui io non ho mai risposto. Fino ad ora... Purtroppo non mi ero proprio accorto che fosse stato aperto questo topic e poi ho fatto un periodo considerevole di assenza dal forum. Quindi chiedo perdono.  :-[


Il punto centrale è il concetto di "dare troppa importanza a qualcosa". Il dare troppa (davvero troppa!) importanza a qualsiasi cosa porta ad una ossessione e quindi ad una qualche forma di nevrosi. Se un falegname continuerà a pensare incessantemente al legno e alla sua manipolazione, notte e giorno, in modo davvero eccessivo, allora avrà una forma di nevrosi. Questo è vero, diciamo, per definizione.

Inoltre, è ovvio che se si parte già da una situazione di disagio, allora si arriva a una filosofia nevrotica. Ma, anche qui, se si parte da una situazione di disagio si può portare tale disagio in qualsiasi altra attività. E abbiamo pure invertito la causa con l'effetto. Tornando alla questione se la filosofia causi una nevrosi, io non condivido affatto. La risposta breve è che dipende dai casi e da cosa ti ha portato a fare filosofia e come intendi la filosofia.

Diciamo che dipende da quanto si è predisposti a soffrire se alcune proprie idee vengono scoperte false. Faccio un esempio: poniamo che per me che esista Dio sia una cosa fondamentale, ma poi il mio ragionare mi porta a ritenere Dio inesistente. E' la filosofia che mi ha depresso? La risposta è: volevi tanto che una cosa fosse vera, quando poi ci hai ragionato e ti sei convinto che è falsa, allora ti sei depresso. Ma se l'esistenza di Dio non fosse fondamentale per me? Allora non sarei depresso.

Questo argomento è applicabile a tutti gli altri problemi filosofici. La filosofia mi può portare al malessere solo se io ho un attaccamento morboso a delle credenze che poi potrei scoprire false. Ma un essere umano può anche non avere questi attaccamenti morbosi, oppure può non arrivare mai a mettere in dubbio tali suoi fondamenti. In entrambi i casi il suo filosofare è immune da nevrosi.

In generale, tu dici che essere più coscienti delle cose, pensare di più, ti permette di vedere più problemi, quindi a soffrire. Anche qui, secondo me, dipende. Perché il mio pensare di più, l'essere più consapevole, non dovrebbe anche fornirmi più strumenti per superare i problemi? Non hai pensato a questo? Uno più consapevole, anche di sé, avrebbe più strumenti per essere forte, o per reinterpretare il mondo in modo più distaccato o più ironico o altro. Esempio. Vedo più facilmente dietro le bugie del prossimo, bugie che altri non vedono? Questo potrebbe essere fonte di sofferenza. Oppure, sono così consapevole, che oltre a vedere le loro bugie vedo anche che sono causate da loro sofferenze, da loro problemi irrisolti, e allora li perdono, ridimensiono il problema, ecc. Inoltre, se ragiono di più e sono più consapevole, potrei vedere non solo più problemi, ma anche più cose positive della media delle persone...

Come ti scrissi anche nell'altro topic, non solo credo che filosofare non implichi necessariamente un filosofo nevrotico, ma credo pure sia più proficuo avere un approccio alla filosofia non nevrotico. Cioè, io credo che uno stato di malessere esistenziale profondo possa più facilmente invalidare le proprie tesi e argomentazioni filosofiche, perché si è meno lucidi.
Titolo: Re:Filosofia e nevrosi (su richiesta di epicurus)
Inserito da: Kobayashi il 05 Febbraio 2018, 10:35:50 AM
Io credo ci sia un'esperienza di base di tipo gnostico in molte delle persone che poi si dedicano ad una ricerca filosofica o religiosa o genericamente spirituale: sentirsi di essere straniero in questo mondo, di avere dimenticato la propria nobiltà originaria e la propria missione.
Alla sofferenza che ne deriva si può reagire negando la verità di questa esperienza, interpretandola come il sintomo della propria inadeguatezza al mondo e definendola come nevrosi, un malessere mentale che va contenuto con tecniche psicologiche (e certo in parte anche compreso con discorsi esistenziali di tipo filosofico).
Oppure ritenendola autentica ispirazione, dando avvio così all'avventura della ricerca con tutto ciò che ne consegue in gioie immense e devastanti solitudini...
Titolo: Re:Filosofia e nevrosi (su richiesta di epicurus)
Inserito da: Apeiron il 06 Febbraio 2018, 12:35:09 PM
@epicurus,

sì effettivamente ho "esagerato" con la mia "enfasi" sulla "negatività"!

Concordo con te che effettivamente se uno trova delle "verità" (o pensa di trovarle  ;D ) che non sono scomode per lui (o anzi, sono "di suo gusto") allora può anche essere felice e non necessariamente depresso (nota però che anche un'eccesso di gioia può essere "nevrosi"!!).

Però vorrei soffermarmi di più sull'affermazione che fai sulla reazione alla filosofia. Qui sono d'accordo con te e anzi era l'obbiettivo di questo topic, in realtà. Hai centrato il segno. Uno più consapevole nota più "cose che non vanno" e la consapevolezza crea disagio. Ma come dici tu la maggiore consapevolezza può avere un risvolto positivo perchè aiuta a trovare una soluzione... Il punto è che in genere è più facile notare il problema che la soluzione (e se questa soluzione richiede molto sforzo è ancora più difficile). E allo stesso tempo a volte l'essere depresso tende a causare la ruminazione e la ruminazione è anch'essa attività interiore che a volte fa "scoprire" cose, non sempre positive. In sostanza si può riassumere tutto con:

un'elevata "vita interiore" può portare alla nevrosi? un'elevata "vita interiore" può portare alla filosofia?

E qui sta il bello: una elevata vita interiore porta a pensare di più, ad essere consapevoli ecc e quindi porta ad essere più filosofi. Ma può portare, secondo me, anche ad essere più sensibili, ad essere "idealisti", ad avere emozioni che possono essere legate semplicemente alla sfera intellettuale o "filosofica" e così via. E quindi oltre ad avere forse una causa comune le due cose possono alimentarsi tra di loro.

La soluzione? Ecco secondo me le "pratiche meditative, spirituali..." sono state introdotte proprio per questo. Senza di esse è facile essere "soprafatti" dalle proprie consapevolezze (specie se gli eventuali problemi richiedono soluzioni non semplici!). Da questo punto di vista gli antichi, compreso Epicuro ( ;D ), hanno visto giusto. Filosofia e "coltivazione interiore" non possono essere separate.


@Kobayashi, sono d'accordo con te, anche se la parola "gnostico" può essere fraintesa, visto che storicamente è legata ai quei gruppi che ritenevano che "questo mondo" fosse stato creato da un "malvagio demiurgo". Direi che, comunque, questo tipo di esperienze di cui parli tendono a mettere in moto la ricerca filosofica e allo stesso tempo le cosiddette "crisi esistenziali". Direi che hai anche tu centrato un aspetto molto importante della questione ;)
Titolo: Re:Filosofia e nevrosi (su richiesta di epicurus)
Inserito da: epicurus il 06 Febbraio 2018, 15:45:34 PM
Citazione di: Apeiron il 06 Febbraio 2018, 12:35:09 PM
Concordo con te che effettivamente se uno trova delle "verità" (o pensa di trovarle  ;D ) che non sono scomode per lui (o anzi, sono "di suo gusto") allora può anche essere felice e non necessariamente depresso (nota però che anche un'eccesso di gioia può essere "nevrosi"!!).
Già qui concedi molto: la filosofia, in caso, può creare disagi solo se sia ha già un attaccamento fondamentale su qualcosa e solo se si scopre qualcosa che va contro quell'attaccamento. Devono valere due condizioni, quindi il legame diretto filosofia-nevrosi è rotto.  ;)

Citazione di: Apeiron il 06 Febbraio 2018, 12:35:09 PMPerò vorrei soffermarmi di più sull'affermazione che fai sulla reazione alla filosofia. Qui sono d'accordo con te e anzi era l'obbiettivo di questo topic, in realtà. Hai centrato il segno. Uno più consapevole nota più "cose che non vanno" e la consapevolezza crea disagio. Ma come dici tu la maggiore consapevolezza può avere un risvolto positivo perchè aiuta a trovare una soluzione... Il punto è che in genere è più facile notare il problema che la soluzione (e se questa soluzione richiede molto sforzo è ancora più difficile). E allo stesso tempo a volte l'essere depresso tende a causare la ruminazione e la ruminazione è anch'essa attività interiore che a volte fa "scoprire" cose, non sempre positive.
Potrei dire che, secondo me, una maggior consapevolezza potrebbe portare non solo a trovare problemi o soluzioni a problemi esterni, ma è proprio a un miglioramento di come si vedere il mondo e se stessi. Questa è la mia tesi. Non dico che più filosofia porta benessere psicofisico, dico solo che più filosofia non porta necessariamente ad un malessere psicofisico... dipendere da molte variabili, e, in primis, anche dalla predisposizione psicologica del soggetto.


Citazione di: Apeiron il 06 Febbraio 2018, 12:35:09 PMIn sostanza si può riassumere tutto con:

un'elevata "vita interiore" può portare alla nevrosi? un'elevata "vita interiore" può portare alla filosofia?

E qui sta il bello: una elevata vita interiore porta a pensare di più, ad essere consapevoli ecc e quindi porta ad essere più filosofi. Ma può portare, secondo me, anche ad essere più sensibili, ad essere "idealisti", ad avere emozioni che possono essere legate semplicemente alla sfera intellettuale o "filosofica" e così via. E quindi oltre ad avere forse una causa comune le due cose possono alimentarsi tra di loro.
"Può portare" come no. Come dicevo sopra, non vedrei questa correlazione così stretta tra filosofia e nevrosi. Riassumerei così: un filosofare nevrotico porta alla nevrosi e la nevrosi porta ad un filosofare nevrotico.  ;D

Citazione di: Apeiron il 06 Febbraio 2018, 12:35:09 PMLa soluzione? Ecco secondo me le "pratiche meditative, spirituali..." sono state introdotte proprio per questo. Senza di esse è facile essere "soprafatti" dalle proprie consapevolezze (specie se gli eventuali problemi richiedono soluzioni non semplici!). Da questo punto di vista gli antichi, compreso Epicuro ( ;D ), hanno visto giusto. Filosofia e "coltivazione interiore" non possono essere separate.
Qui un po' mi perdo, non essendo pratico di meditazione e spiritualità. Però, mi trovi concorde su pratiche più "terrente" come quelle di Epicuro... Ma, come forse puoi capire dai miei interventi, io non separo la filosofia dalla coltivazione interiore... Come dicevo sopra, una maggior consapevolezza potrebbe significare una maggior comprensione di noi e del mondo.
Titolo: Re:Filosofia e nevrosi (su richiesta di epicurus)
Inserito da: Apeiron il 07 Febbraio 2018, 13:03:27 PM
Sì in effetti non hai tutti i torti con le tue precisazioni, probabilmente sono influenzato troppo dalle mie letture, cosa che è possibile.

Ciò non toglie che la filosofia è per certi versi un rischio. Se uno si accontentasse vivendo come una sorta di "automa" in un certo senso sarebbe "contento". La filosofia può mettere in discussione ogni stile di vita e inoltre è strettamente legata al "bisogno di conoscere", che essendo un bisogno "in più" ci espone di più alla sofferenza. D'altro canto come fai notare tu la filosofia ci può anche far apprezzare di più la vita, ci può far essere più consapevoli delle cose positive ecc e quindi porta ad una soddisfazione migliore. Ma secondo me ciò avviene, per così dire, in una seconda fase dopo che appunto si è ricercato ciò che "fa stare meglio". Se non sentissimo in noi la mancanza di qualcosa secondo me non potremo nemmeno filosofare - d'altronde la curiosità deriva dalla convinzione che ci manca qualcosa da conoscere. Il dubbio nasce quando comprendiamo che ci manca la certezza. Cerchiamo una migliore soddisfazione quando ci rendiamo conto che ci manca una tale soddisfazione. Secondo me senza questa impressione di essere "carenti" di qualcosa la filosofia non ci sarebbe nemmeno. Da questo punto di vista sia il "Simposio" che il "Teeteto" di Platone sono ottimi. Ritengo che è quando vediamo in noi stessi che ci manca qualcosa che facciamo la filosofia.

Concordi con questo?


Riguardo al rapporto coltivazione interiore e filosofia... beh in realtà sono separate. La filosofia può essere anche un semplice "speculare". La coltivazione interiore unita alla filosofia porta ad un "ammaestramento" della propria mente, ad una chiarezza maggiore nelle proprie idee, alla correzione del modo in cui si ragiona ecc Ovvero è la parte "terapeutica" della filosofia che è legata alla coltivazione interiore, non quella speculativa. Secondo me sono importanti entrambe: senza quella speculativa la creatività sarebbe ridotta a zero (infatti quella speculativa è più incline a teorizzare prospettive e realtà nuove...) mentre senza quella terapeutica si rischia di far degenerare la speculazione nell'ossessione, nell'insensatezza, nell'errore (quella terapeutica dunque è più interessata all'ammaestramento della mente...). Secondo me è giusto trovare un equilibrio tra le due (chiaramente durante la vita in alcune fasi si può enfatizzare l'uno o l'altro aspetto...).

P.S. Ritengo Epicuro per certi versi il più saggio dei "materialisti"... il suo errore secondo me è quello di non accettare nient'altro che il "terra-terra" ;) detto questo rispetto moltissimo la sua moderazione, la sua razionalità, il suo buonsenso ecc
Titolo: Re:Filosofia e nevrosi (su richiesta di epicurus)
Inserito da: epicurus il 08 Febbraio 2018, 15:49:30 PM
Citazione di: Apeiron il 07 Febbraio 2018, 13:03:27 PMSe uno si accontentasse vivendo come una sorta di "automa" in un certo senso sarebbe "contento".
Io non sono così estremo nel ritenere che chi non filosofi sia un automa. Ma senza voler aprire anche questo vaso pandoriano, potrei dire che un automa non è "contento", ma vegeta (ma perché non si potrebbe essere meccanicamente contento o meccanicamente scontento?), mentre solo chi non è un automa può veramente provare qualcosa.

Citazione di: Apeiron il 07 Febbraio 2018, 13:03:27 PMSe non sentissimo in noi la mancanza di qualcosa secondo me non potremo nemmeno filosofare - d'altronde la curiosità deriva dalla convinzione che ci manca qualcosa da conoscere. Il dubbio nasce quando comprendiamo che ci manca la certezza. Cerchiamo una migliore soddisfazione quando ci rendiamo conto che ci manca una tale soddisfazione. Secondo me senza questa impressione di essere "carenti" di qualcosa la filosofia non ci sarebbe nemmeno. Da questo punto di vista sia il "Simposio" che il "Teeteto" di Platone sono ottimi. Ritengo che è quando vediamo in noi stessi che ci manca qualcosa che facciamo la filosofia.

Concordi con questo?
Non voglio fare il bastian contrario, ma non concordo. :D 
Pensa alla curiosità dei bambini, nasce dalla consapevolezza di sapersi manchevoli? No, è una propensione alla conoscenza istintiva, giocosa e con nessuna connotazione negativa.

Citazione di: Apeiron il 07 Febbraio 2018, 13:03:27 PM
Riguardo al rapporto coltivazione interiore e filosofia... beh in realtà sono separate. La filosofia può essere anche un semplice "speculare". La coltivazione interiore unita alla filosofia porta ad un "ammaestramento" della propria mente, ad una chiarezza maggiore nelle proprie idee, alla correzione del modo in cui si ragiona ecc Ovvero è la parte "terapeutica" della filosofia che è legata alla coltivazione interiore, non quella speculativa. Secondo me sono importanti entrambe: senza quella speculativa la creatività sarebbe ridotta a zero (infatti quella speculativa è più incline a teorizzare prospettive e realtà nuove...) mentre senza quella terapeutica si rischia di far degenerare la speculazione nell'ossessione, nell'insensatezza, nell'errore (quella terapeutica dunque è più interessata all'ammaestramento della mente...). Secondo me è giusto trovare un equilibrio tra le due (chiaramente durante la vita in alcune fasi si può enfatizzare l'uno o l'altro aspetto...).
Come accennato negli altri miei post, per me non c'è questa distinzione. Il mio filosofare lo rivolgo incondizionatamente in ogni direzione, verso il mondo esterno e verso di me.

Citazione di: Apeiron il 07 Febbraio 2018, 13:03:27 PMP.S. Ritengo Epicuro per certi versi il più saggio dei "materialisti"... il suo errore secondo me è quello di non accettare nient'altro che il "terra-terra" ;) detto questo rispetto moltissimo la sua moderazione, la sua razionalità, il suo buonsenso ecc
Visto il mio nickname, mi sento irrazionalmente lusingato.  ;D
Titolo: Re:Filosofia e nevrosi (su richiesta di epicurus)
Inserito da: Apeiron il 09 Febbraio 2018, 00:39:31 AM
EPICURUS
Io non sono così estremo nel ritenere che chi non filosofi sia un automa. Ma senza voler aprire anche questo vaso pandoriano, potrei dire che un automa non è "contento", ma vegeta (ma perché non si potrebbe essere meccanicamente contento o meccanicamente scontento?), mentre solo chi non è un automa può veramente provare qualcosa.

APEIRON
non era nemmeno la mia intenzione, in realtà! (ho esagerato con le parole, lo ammetto  :)  non prendetemi troppo sul serio quando "me ne esco" con espressioni sensazionalistiche  ;D ). Su questo però pare che concordiamo: chi più "prova" più vive una "vita intensa"! Ovviamente sia nel bene che nel male! Quello che intendevo era semplicemente che non mettere mai in discussione le cose o sé stessi di certo ci salva da molte ansie, preoccupazioni ecc ma come ben fai notare tu è difficile che non mettere mai in discussione niente porti alla felicità  ;) ... "Ignorance is bliss" (Matrix) non va, però è anche vero che lo stesso film "Matrix" ci diceva che non tutti vogliono "mettere in discussione" (questo chiaramente non significa che non sono automi!)

EPICURUS
Non voglio fare il bastian contrario, ma non concordo. (https://www.riflessioni.it/logos/Smileys/default/cheesy.gif) 
Pensa alla curiosità dei bambini, nasce dalla consapevolezza di sapersi manchevoli? No, è una propensione alla conoscenza istintiva, giocosa e con nessuna connotazione negativa.

APEIRON
Nessun problema  ;)  ammetto che l'esempio della curiosità dei bambini non ha connotazioni negative (non volevo lasciare questo messaggio, anche se ammetto che un topic in cui si parla di "nevrosi" crea un sacco di ambiguità) e ammetto anche che di per sé la stessa "sensazione di mancanza" non è una vera "negatività", anzi. Anche qui, quello che intendevo era che la curiosità è come la "sete": naturale e certamente giocosa. Prova però ad immaginarti se questa "sete di conoscenza" diventa molta... ma ovviamente qui sto per dire una tautologia: chi eccede rischia. E grazie  ;D  Autocritica: "Apeiron, forse stavolta hai "fatto cilecca". Hai creato un problema su una tautologia: fare la filosofia in modo che può portare alla nevrosi può portare alla nevrosi e viceversa la nevrosi può portare alla filosofia. Ergo la montagna ha partorito il topolino  ;D "

EPICURUS
Come accennato negli altri miei post, per me non c'è questa distinzione. Il mio filosofare lo rivolgo incondizionatamente in ogni direzione, verso il mondo esterno e verso di me.

APEIRON
Idem. Però ciò non toglie che un altro possa filosofare solo in un senso o nell'altro. C'è chi solo fa "terapia" e chi solo fa "speculazione"...

P.S.
EPICURUS
Visto il mio nickname, mi sento irrazionalmente lusingato.  (https://www.riflessioni.it/logos/Smileys/default/grin.gif)
APEIRON
Mi fa piacere  ;D
Titolo: Re:Filosofia e nevrosi (su richiesta di epicurus)
Inserito da: epicurus il 12 Febbraio 2018, 11:10:30 AM
Aperion, diciamo che a seguito dei vari botta-e-risposta siamo arrivati ad una posizione molto simile. Qualche venatura interpretativa diversa ma siamo lì come posizione.  ;D
Titolo: Re:Filosofia e nevrosi (su richiesta di epicurus)
Inserito da: Apeiron il 12 Febbraio 2018, 18:37:12 PM
@epicurus,

direi di sì. Più che altro la mia definizione di filosofia era effettivamente troppo "ristretta"  ;)  per certi versi quindi non ho cambiato idea, ma per altri sì. E contento di averlo fatto, comunque! Grazie delle obiezioni  ;D
Titolo: Re:Filosofia e nevrosi (su richiesta di epicurus)
Inserito da: epicurus il 13 Febbraio 2018, 10:11:43 AM
Figurati, grazie a te per avermi dato modo di riflettere su un argomento che riguarda tutti noi da vicinissimo.  ;)