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Messaggi - paul11

#1441
Citazione di: green demetr il 08 Giugno 2017, 15:43:24 PM
x paul

cit Paul
"Ciao Green,
Se mi è un poco chiaro ciò che interpreti della filosofia del passato non mi è chiaro come interpreteresti una filosofia attuale o del futuro:con quali chiavi di lettura?"

Ciao Paul

Si lo so non è di facile lettura (anche se a me pare chiarissimo ;) )

Torniamo alla dialettica del discorso. Torniamo a noi.

Allora innanzitutto si tratta di provare a mettere un tavolo di discussione.
Cioè di connotare il nostro linguaggio.

Ci riprovo anche se in passato questa cosa sembra non funzionare mai.

(in quel caso è un altro bel post a vuoto, a perdere, ma mi sta bene lo stesso :) )

Mi chiedi quale sia l'ermeneutica di lettura.
E' strano perchè ne parlo quasi ad ogni post. Si tratta del soggetto.  ;D
La chiave di lettura è di "cosa sia questo soggetto." Alias "chi parla? chi sta effettuando il discorso? chi ha la chiave di lettura??? l'attenzione prima ancora che essere sulla lettura o sul discorso è da chi parte l'azione."

cit Paul
"La politica in sè e per sè non è filosofia, così come la pratica non è la teoretica."

Infatti. Tu però mi facevi dire che la filosofia deve unirsi alla pratica.
Mentre per me la filosofia deve essere protetta dalla politica.

cit Paul

"Qualunque "grande pensiero" anche politico ha quanto meno un'analisi,Tutte le ideologie le hanno,giuste o sbagliate o che ciascuno ritenga.""

E tutte le analisi tentate finora sono state sbagliate. ;)
E' la qualità dell'analisi in discussione.

cit Paul

"Già allora avevano capito che nonostante l'operaio inglese(è un esempio) fosse nel capitalismo più avanzato e imperialistico di quel tempo, la sua cultura è tipicamente opportunistica e filo piccolo-borghese:non potevano essere rivoltosi e rivoluzionari."

E dunque perchè hanno continuato?   >:(

cit Paul

"La storia ha dato loro ragione."

Non mi sembra proprio.  :-[

cit Paul

"Se non c'è alle spalle una seria analisi sulle strutture sociali che la compongono e come le dinamiche agiscono sugli strati e formazioni delle classi sociali e sul gradi di coscienza di classe, se non c'è ripeto questa analisi è inutile fare pratiche inutili ."

Infatti l'analisi era sbagliata. Inutile andare avanti, cosa che invece non si è ancora capito.
Non esiste qualcosa come "classe sociale". Era l'idea stessa: errata di base.

cit Paul

"se gli indvidui non socializzano fra loro i problemi e identificano le loro individualità in classe sociale con necessità e bisogni. Mancano le condizioni e la coscienza sociale."

Infatti! è quello il punto Paul, "come mai la gente non socializza?"

cit Paul

"Ma questo è il politico che costruisce le sue basi culturali su fondamenti storici universali."

Come fanno ad essere universali se non esiste qualcosa di particolare come la gente che socializza in vista dei suoi beni essenziali? (insisto)

cit Paul

"Oggi non c'è più questo fare politica, oggi non c'è più quel fare filosofia. Perchè sono mutate le condizioni, le strutture e le sovrastrutture storiche delle prassi e i filosofi pragmatici guardano alla finestra a massimo scuotendo la testa"

Non è un mio problema se i pragmatisti diventino cinici.

Non c'è più la filosofia di sinistra perchè ha fallito.

Grazie a Dio ha fallito!

Ma la domanda che conta è quella che hai fatto prima.

E' più rilevante in chiave filosofica! piuttosto che imbarcarsi con un salto iperbolico sulla questione delle sovrastrutture. Non credi?

cit Paul

"I filosofi attuali ritengono obsoleta la metafisica tradizionale, come mi sembra anche tu."

Certo!

Sarebbe ridicolo non farlo.  ;D

Però per capirmi aggiungi queste 2 cose

1. siccome l'uomo passa per il linguaggio, l'uomo passa sempre dal metafisico. (se mi capisci su questo vai avanti se no attendi che apro un 3d adeguato).

2. l'uomo necessita di un nuovo metafisico, con controllo meta-linguistico antigerarchico.
(appena risolto)

Se non capisci nessuno dei due punti, fermati pure, torniamo alla mia domanda "come mai non socializzano?" e torniamo a discuterne in forme diverse dalla mia.

cit Paul

"va bene. Datemi l'alternativa che sappia dare una chiave di lettura universale, che sappia dare senso alle migrazioni, alle sovranità nazionali e monetarie, alle guerre in medio oriente, ai job act sul lavoro alle spiritualità individualistiche, alle frammentazioni sociali?"

E' il signoraggio. Paul, ancora non lo hai capito?

Ma la domanda filosofica susseguente (non ancora posta) sarebbe come mai c'è bisogno del denaro (circolazione del denaro) per far socializzare la gente???? (sono al lavoro con i lavori di luigi ferrari e andrea tagliapietra)

Questo ci fa tornare alla domanda di prima. Non si scappa. O meglio uno può anche scappare e ridursi in schisi, in stato paranoico.

cit Paul

"Il potere culturale  e delle pratiche oggi è in mano ai senza -dio, ai pragmatici, ai cinici, agli scettici."

Infatti l'ho già scritto sopra! Il potere è in mano ai cani dell'impero, ai cinici, che vuol dire proprio cane! Peccato che della cultura il signoraggio ci si pulisca il c***.

cit Paul

"Oggi il filosofo ha molto meno quello status culturale di autorevolezza di un tempo per consigliare le prassi."

Ma l'educazione è la peggiore delle metafisiche, firmato Nietzche, quindi è un giudizio DOC!

cit Paul

"Perchè la tecnica, il capitalismo ha ruolificato e dato stipendi e salari, "vendendo" come merce di scambio anche il pensiero."

Fatti loro.

cit Paul

"Il saggio consigliere del re oggi è il consulente del CEO della Goldamn Sachs che partecipa invitato al Bilderberg. Oggi tutto ha un prezzo."

Chiamasi economia, non ci vedo un gran problema. Non è l'unica economia.

Ma questo non c'entra niente con la domandina da cui eravamo partiti.
Non trovi?

Al massimo ne parliamo e ne stiamo parlando nel 3d economico.


ciao!!!
ciao green,
.............si sa che gente dà buoni consigli se non può più dare il cattivo esempio.
...........le strade dell'inferno sono lastricate di buone intenzioni,
Questo è il soggetto, l'agente conoscitivo, generalmente incoerente fra pensiero ed azione.Ed è in questo che crolla la fiducia.
L'uomo è limitato, ambiguo, si muove fra il razionale i l'irrazionale in termini logici,  spesso è un'opportunista che auto giustifica la sua incoerenza.. Se la razionalità è costruita  sulla coerenza e completezza, l'uomo spesso è opposto al suo stesso pensiero logico,nella pratica.
I fondamenti della politica ed economia sono fortemente psicologici.I meccanismi del mercato, i meccanismi elettorali, non a caso vivono di marketing, di battage  pubblicitario.

La logica deve seguire a mio parere un percorso dialettico,deve unire il teorico con il pratico,Significa tenere i domini separati della teoretica e pratica, ma in cui il mediatore che è l'agente conoscitivo deve relazionare logicamente costruendo conoscenza.

Si tratta di capire di un pensiero se è totalmente da accantonare, oppure parzialmente, oppure riattualizzarlo .Possono esserci problemi essenzialmente teoretici, oppure lontani dalla realtà da non essere attuali, oppure linguisticamente non attuali. Generlmente è questa la dialettica fra pratica e teoria.
Feyerabend ha scritto, a mio parere, un concetto vero. Molte  teorie non sono state superate, semplicemente sono state accantonate.
Ci sono autori e pensieri più conosciuti e utilizzati, altri misconosciuti con altrettanti e forse migliori pensieri.Questa è la moda culturale,
dalla filosofia alle scienze all'arte. C' è da chiederci chi ha il potere mediatico e culturale di far assurgere o dimenticare autori e pensnieri e
quindi determinare nelle prassi l'opinione" più in auge.

Ti sei mai chiesto perchè la gran Bretagna ha ancora una monarchia, usano i "parrucconi",ecc? Non hanno mai mutato le forme ,piuttosto hanno adattato le pratiche: l'operaio delle laburparty è un conformista quanto lo è il baronetto inglese e lo dimostra la brexxit,che è un voto diviso generazionalmente ( i giovani sono contro l'uscita dalla UE , gli anziani per l'uscita)non per classi sociali.Sono rimasti alla Magna Charta o poco più. 

L a prima Internazionale sancì la divisione fra comunisti (Marx ed Engels)e anarchici (Bakunin).L'operaio più specializzato nelle fabbriche era comunista, gli anarchici erano operai agricoli o meno specializzati nelle fabbriche.,Quindi il comunismo rivoluzionario prese piede in germania e parte della Francia,dove il capitalismo era sviluppato, non tenendo conto degli inglesi.
Se verifichi le personalità storiche del pensiero socialista-comunista- anarchico, vi vedremo ancora una volta francesi e tedeschi soprattutto..
Questo avvalorala la mia ipotesi che i grandi pensatori nascono dal potere economico e politico, dalla "potenza" quindi che determina l'orientamento culturale via via dell'Occidente.Ma potremmo aggiungere che dalla stessa volontà di potenza nasce anche il contraddittorio, l'opposizione al potere costituito. Questo ,guarda caso, vale meno sia nel contesto inglese che statunitense, legati a doppio filo storico e questo dovrebbe farci riflettere. In quest'ultimi due ambienti nasce la contestazione, la rivolta, mai moti rivoluzionari o comunque un pensiero che "ribalta". Perchè il pensiero anglo americano è  ambiguo nelle fondamenta, è una finta libertà dove il potere elimina fattivamente aurore di 
rivoluzione e così si è comportato e si comporta dal colonialismo al neo colonialismo.

Eccome se hanno avuto ragione Marx ed Engels sulle analisi del primo capitalismo e su chi poteva costituire  la base operaia della lotta di classe.
nessun altro ha mai avuto questa lucidità.E te lo dice  un non marxista, che alcune teorie economiche e sociologiche ,sono ancora in auge.: la concentrazione delle ricchezze ( del plus valore), e lo schiacciamento durante le crisi economiche  delle classi sociali, il piccolo borghese verso il basso.

Balle Green.L' ho vissuto personalmente due volte la pratica, in tempi diversi ,ho una certa esperienza. Le persone quando economicamente non possono essere opportunistiche e ci sono delle condizioni, come la solidarietà e la coscienza di comunità, di classe direbbe un comunista, diventano forti, tremendamente forti e non dipende dalla cultura questo è molto importante.
Quando le condizioni sociali non pongono in essere le basi solidaristiche, la comunità si frammenta in individualità.E il singolo individuo perde con il potere costituito,non quando è unito da una coscienza comune con altri. Dividi et impera..............

La gente non socializza perchè è dispersa dalle condizioni oggettive socio-economiche.Non c'è più la grande concentrazione operaia nella fabbrica .Questo grazie al pragmatismo parlamentarista delle socialdemocrazie che hanno totalmente perso i concetti socialisti e comunisti fondativi. Hanno assecondato i poteri forti economico-finanziari.quando il diritto nel lavoro precarizza in vari contratti e coabitano nello stesso lavori contratti a tempo indeterminato con diritti e altri grazie al job act privi di diritti certi ,non dimentichiamooci, non portato da Berlusconi o dalla destre ,ma da Renzi e da un ex- ex- ex partito comunista, dice tutto sull'evoluzione storica delle sinistre.
Chi dice che il comunismo/socialismo sia morto ,dice una fesseria.Non è morto l'ideale, hanno destrutturato il lavoro, indivdualizzandolo e nello stesso tempo massificando gli individui; significa che le persone potrebbero socializzare,ma sono "corrotte" nell'ideale borghese.
Devono rifare un salto culturale di coscienza e devono avere condizioni socio-economiche simili............ma il potere lo sa e allora Dividi et impera.
Chiunque faccia analisi  per poterle portare nelle pragmatiche organizzative, deve saper leggere le condizioni economiche- sociali-politiche,
Ci sono momenti e momenti storici.........

Hanno fallito i neo comunisti pensatori e pragmatici da una parte e hanno fallito le strade pragmatistiche e parlamentariste della sinistra mondiale:questo sì. E quì torna ad esempio Preve/Fusaro. Ma tutto questo vale anche per la storia delle destre.

Il metafisico come linguaggio lo capisco.
Una metafisica, intesa come linguaggio, non gerarchica: ho le stesse perplessità di Phil.
Qualunque costruzione di pensiero ha delle regole e principi e sono i muri portanti su cui costruisci il pensiero.
Quindi non capisco ancora la metafisica priva di gerarchia.Sono gli enunciati, postulati fondativi che devono definire un'assenza di gerarchia

Green , il signoraggio è una manifestazione nel socio-economico- politico, ma non è un fondativo.
Si vuol scappare dai concetti di possesso, proprietà, Stato. E' quì che nascono i fondativi
Oggi se togli un euro a chi ne ha un milione ,s'incazza perchè dice che mina la sua dignità
La pratica nasce da sempre dall'economia. I partiti politici? Alla gente togligli un euro dalle tasche........purtroppo o giustamente, ma dobbiamo farcene una ragione, l'interesse economico muove il mondo da sempre.

Sono purtroppo fatti nostri se il pensiero si vende come le persone ai migliori offerenti sul mercato:tutto è mercenario tutto è prostituzione.
Certo che è un problema. La democrazia attuale è insinuante perchè  1 saggio= 1 cretino. Quanti ci vuole per costruire 1 saggio?quanto ci vuole per fare 1 cretino? Significa che la maggioranza silenziosa è composta dalla massificazione della prevalenza del cretino.Le elezioni politiche non devono convincere il saggio che ha consolidato delle sue scelte di vita e dei suoi stili, ma deve raggiungere la prevalenza dei cretini........capito?
Significa che fare discorsi saggi non porta niente al cretino, bisogna fare ed essere cretini per convincerlo, entrare nella sua psicologia
Quando la saggezza supererà il cretinismo? Questo è un grosso problema, e come invertire la tendenza?


ciao
P,S. il chiuso per ferie è forte ;D
#1442
Tematiche Filosofiche / Re:Al di là dell'aldilà
08 Giugno 2017, 19:11:13 PM
caro jean,
le perplessità dal punto di vista scientifico come ben sai esistono.
Dal canto mio.......penso che ci sia qualcosa di vero.Ma siamo su un terreno che sta fra ipotesi, pseudo scienza, scienza.
Se fosse vero che il pensiero materialmente incida sulla materia, significa che interagisce per energia e probabilmente sarebbe quella elettromagnetica. E penso a moltissimi casi, non solo a quello che tu indichi, ma ad esempio più persone che indirizzano la loro energia su qualcosa o qualcuno e con l'identico scopo.Sto pensando a chi indirizza il proprio pensiero su una malattia da guarire, sto pensando al pensiero telepatico,,alla telecinesi,ecc.
La scienza ha fatto dei test su molti casi di paranormalità, perchè quì siamo nel campo della parapsicologia..
Si tratterebbe di capire se le strumentazioni scientifiche sono tarate per poter qualificare e quantificare l'energia del pensiero.

Penso che molti test sono indirizzati sullo scopo,sulla finalità dell'esperimento, ma come si misuri un pensiero, e il pensiero è tatuologico, è evidente  che esista ,ma non potendone dare dare una consistenza materiale, rimaniamo ancora sospesi nella terra del limite scientifico.

Avvalorebbe un' ipotesi di scienza antica, che l'uomo o strani umani, diciamo così, avessero inizialmente grandi facoltà mentali, perse geneticamente,
#1443
ciao davintro,
sono d'accordo in linea di massima sul tuo discorso.
ma dobbiamo sapere che quando il filosofo teoretico si ferma al pensiero si trova in un dominio diverso dalle dinamche delle prassi.
Chi pensa espone alle regole logiche razionali, ma chi pratica, fa le prassi, si espone molto di più e in condizioni ambientali che non sono la poltrona del pensiero.
La prassi è portare un pensiero nell'azione, Ma la prassi sociale è praticamente sempre mediazione dell'azione e quindi difformità fra la teoria e l'azione questo è il tipico problema nostro quotidiano che ci tocca mediare quello che ci piacerebbe fare con altre persone che hanno altri scopi.
Noi mediamo in famiglia, mediamo sul lavoro, mediamo praticamente in ogni azione sociale, figuriamoci in politica, nell' economia è addirittura sancita nella regola del mercato della domanda e dell'offerta la mediazione
E' anche questa  difformità fra il pensiero  l'azione che costruisce le contraddizioni delle strutture pratiche rispetto alla razionalità del pensiero e spesso la mediazione non è razionale è solo un punto di equilibrio negoziale è una compatibilità o una incompatibilità e quindi rottura dell'equilibrio.

Il filosofo spesso non si espone nelle prassi per non perdere la sua "veriginità" di integrità di pensiero.Può far comodo chiudersi nella torre d'avorio.Ma è altrettanto vero che può far male sapere di non poter fare perchè non si è compresi nel pensiero o perchè si sa che sarebbe inutile.
#1444
Citazione di: maral il 07 Giugno 2017, 22:46:29 PMPaul, io non mi considero giudice di nulla, semplicemente credo che si possa constatare già da diverso tempo la fine di quel pensiero metafisico greco cristiano che aveva posto in se stesso l'unico episteme possibile e vedeva nella propria storia etica sociale e politica l'unica forma di civiltà del pianeta da estendere doverosamente a tutti i popoli del mondo intero. Questa forma di pensiero, che è stata grandissima, è defunta e non è defunta perché da qualche altra parte del mondo sia sorta un'altra forma di pensiero a contrastarla, ma è defunta per causa propria. Questo significa quel "noi l'abbiamo uccisa" e mi si perdoni se ho parafrasato la formula nicciana dell'annuncio della morte di Dio, non è stato per creare effetti speciali, ma perché è proprio così: noi europei, occidentali abbiamo ucciso quell'episteme di cui fummo autori, come Greci prima e come cristiani poi. Dirò di più, anche la scienza, come forma di pensiero prettamente occidentale, sta tramontando, soppiantata inesorabilmente dalla tecnica. Non esiste più di fatto un pensiero scientifico che non sia un pensiero tecnico, ma non di una tecnica che rappresenta l'essenza dell'uomo, ma di una tecnica che, a partire dall'era industriale è divenuta da essenza alienazione dell'uomo (e in primo luogo proprio l'economia anthonyi, che è la forma tecnica dominante, in cui va a cercare riferimento e giustificazione ogni tecnica e ogni politica residuale). E anche questa è opera nostra, è il lascito dell'Occidente al mondo che lo abbraccia entusiasta, perché questa tecnica, fondamentalmente nichilistica nel suo totale autoriferimento, è la forma più alta di potenza che l'umanità abbia mai conosciuto e quindi ha una forza di seduzione irresistibile e chi pensa di poter resistere in realtà ne viene assorbito, oppure finisce con l'essere spazzato via. Senza che questo significhi che si debba rinunciare a resistere, anzi, perché un conto è lo sguardo obiettivo, un altro è il sentimento con cui in questa obiettività ci si sente posti. Un conto è il filosofo che vede l'ineluttabilità della catastrofe e un conto l'uomo che la vive patendola e dunque ribellandosi, oltre e prima di ogni filosofare. E la "filosofia che si sporca le mani" è per me soprattutto la filosofia che sa riconoscere la irriducibile singolarità di ogni essere umano nel suo modo di sentire e sentirsi, una filosofia che patisce con ogni singolo soggetto senza assoggettarlo ai suoi schemi strutturanti. Tu mi chiedi chi è colpevole di terrorismo. Chiunque usi l'arma del terrore e l'arma del terrore è stata quella più sviluppata nel secolo ventesimo proprio in Occidente e dall'Occidente esportata con successo in tutto il mondo. E' una diretta conseguenza dello sviluppo tecnico nichilista del nostro modo di pensare. E' terroristico il nostro principale armamentario bellico che va a colpire in primo luogo le popolazioni civili inermi (fin dai bombardamenti delle aviazioni nella seconda guerra mondiale: quelli su Londra da parte dei tedeschi e poi sulle città tedesche e dell'Asse da parte degli alleati), è terroristico il modo di fare le guerre da allora in avanti, è arma del terrore per eccellenza la bomba atomica ed è terrorista chiuque la tenga nei suoi arsenali, ma è terroristico anche il ricatto economico finanziario con cui si minaccia la sopravvivenza di intere popolazioni mentre si gioca alle scommesse trasferendo masse enormi di denaro virtuale, è terroristica la gestione del debito e dei prestiti da parte degli organismi internazionali, è terroristica la politica delle multinazionali nei paesi più poveri del pianeta con cui li si continua a depredare di ogni risorsa a mezzo di corruzione e violenze. Tutto questo è terrorismo, giusto o sbagliato che lo si trovi ad applicarlo, come è terroristico lo zainetto pieno di esplosivo e chiodi lasciato nel bidone della spazzatura, il demente esaltato da Allah che, dopo essere cresciuto tra espedienti, alcol e droghe nelle periferie delle capitali occidentali, si mette a sparare su una folla inerme a un concerto rock e crepa sentendosi l'euforico angelo sterminatore piovuto dal Cielo per il martirio. Anche lui è il frutto di un nichilismo maturato proprio qui che ha preso marchi piazzati dalla propaganda religiosa di sapor medio orientale, ma sotto c'è il risultato finale della nostra millenaria e gloriosa ricerca metafisica finita nel calcolo meticoloso di bilanci comunque sempre in perdita. Non è la filosofia moderna o contemporanea in contrapposizione alla tanto più sana filosofia antica o ai valori cristiani del buon tempo andato ad aver prodotto questo. Si è semplicemente preso atto di un tramonto in cui le tenebre sono sempre più fitte e non si capisce come ci si possa porre in questa situazione. La situazione è questa e il filosofo deve poterlo dire, senza illudere. Poi magari nuove illusioni matureranno, rinascerà un senso, forse dalla storia di prassi comuni che ci restituiscano il senso di una comunità umana, come dice Sini, forse invece dal percorrere la strada nichilistica fino in fondo perché si mostri tutta l'assurda follia in cui si pone fede, come dice Severino, forse da un nuovo linguaggio o da un Dio che ci possa salvare come conclude Heidegger senza poterci più credere. Ma tornare indietro resta impossibile.

ciao Maral,
la mia era una battuta sulla sentenza, nel senso che troppo spesso nel forum leggo sentenze non argomentate, per cui risulta ermetico il concetto espresso e quasi impossibile il dialogo. Se io dicessi "piove governo ladro" sarei il solito qualunquista generalista.
non confonderei il pensiero greco con quello cristiano, hanno ascendenti e percorsi un poco diversi anche se con intrecci anche importanti.

Non sono d'accordo Maral. Bisogna intendere cosa pensiamo per Occidente, perchè i nostri filosofi moderni e attuali, dimenticano troppo spesso che alla fine del feudalesimo nasce la borghesia e nasce non a Roma, ma grazie ad una cultura protestante e calvinista, che il ciclo delle ascese e decadenze delle civiltà aveva già spostato l'asse dal Mediterraneo all'Atlantico con le americhe e le Indie  da colonizzare..

Il pensiero greco-latino rimane poco influente sugli imperi francesi  spagnoli, ancor meno sulle potenze inglese e tedesche,
E facci caso, i grandi filosofi nasceranno da allora dalla Germania e dall'Inghilterra. Guarda bene i loro influssi e ascendenze per capire i loro pensieri, attaccano già allora il cristianesimo introducendo la potenza della tecnica che prima era eticamente frenata.
Non capire che il protestantesimo è figlio diretto della borghesia e delle potenze imperialistiche centro europee, significa  non capire la storia ed è quello che non hanno capito i filosofi estraneandosi e quindi essendo impreparati totalmente alle prassi.

La tecnica Maral è un'invenzione di Severino quando l'addebita al pensiero della tradizione greca.
Esiste un'età del ferro e del bronzo, esistevano già codificazioni legislative, esistevano già imperi egizi, persiani, sumerico accadiche, assiro babilonesi, fenicie, ebree e dimenticano persino le civiltà panamericane e quelle asiatiche, talmente sono megalomani, narcisisti i nostri filosofi.
I carri di guerra, il concetto di possesso e proprietà, la metallurgia, , la tecnica e la tecnologia applicata alle milizie, alle strategie di guerra, alle potenze espansive ed economiche nascono molto prima della civiltà. greca. la nostra lingua, la nostra genetica, e la nostra indole è molto prima della civiltà greca.Il grande errore è pensare che con la codificazione del pensiero greco nasca l'anno zero della storia del pensiero,Noi veniamo da più lontano nel tempo

la tecnica è potere prima di essere pensiero. da quando una spada di ferro rompeva quella di legno ,così come  una bomba atomica è più potente di una convenzionale, e per costruire una spada o una bomba ci vuole un pensiero, una progettazione che erano nate ben prima dei greci. Il problema vero è la natura umana  la sua indole.La nostra vera colpa come occidentali è che siamo assetati di potere.Non ho mai visto l'India antica (quella moderna è ormai invasa dal virus occidentale)porsi problemi di domini e poteri:questo dovrebbe farci riflettere.

Sul fatto che abbiamo contagiato altre civiltà e modalità di pensiero con il nostro virus di potenza, sono d'accordo e la globalizzazione esporterà il virus come ormai sta facendo in Cina ,India come prima ha già fatto in Giappone.
Non sono d'accordo sul destino ineluttabile in cui il breve respiro temporale della nostra esistenza è collocato spazio/temporalmente: c'è sempre almeno una possibilità in ogni cosa, una via di fuga.Personalmente non sono d'accordo con i principi culturali che reggono l'attuale prassi nell'economia, nella politica , nel sociale. E adatto che non sono il solo......un barlume di speranza la vedo.
Ma io vedo il fallimento dell'umanesimo soprattutto, il concetto di progresso, il neopositivismo.Il fallimento è aver posto un uomo assetato di potere nella centralità del pensiero occidentale.
#1445
Citazione di: InVerno il 07 Giugno 2017, 17:27:02 PM
Citazione di: paul11 il 06 Giugno 2017, 17:48:00 PM. Datemi l'alternativa che sappia dare una chiave di lettura universale, che sappia dare senso alle migrazioni, alle sovranità nazionali e monetarie, alle guerre in medio oriente, ai job act sul lavoro alle spiritualità individualistiche, alle frammentazioni sociali?
Le ha prodotte chi se "Dio è morto", se non c'è metafisica? Il potere culturale  e delle pratiche oggi è in mano ai senza -dio, ai pragmatici, ai cinici, agli scettici.
La vita, la sopravvivenza della vita sulla terra, ti sembra una buona chiave di lettura universale? L'economia è servita per riprodurre le logiche di scarsità\abbondanza dei meccanismi naturali una volta che gli ultimi erano superati. Presto non ci sarà alcun bisogno di simulare scarsità in astrusi meccanismi di autocontrollo,la sopravvivenza all'ambiente tornerà la nostra morale materiale. Scopriamo che oltre ad esserci un pavimento su cui sbattere la faccia c'è anche un soffitto, un limite inderogabile alle nostre ambizioni. Forse invece di trovare valori nel nostro innato li troveremo nell'inderogabilità della nostra morte. Le grandi tematiche globali hanno insite in loro un elemento di novità, fallire non significherà più solo guerre povertà e carestie, siamo arrivati al punto dove la sopravvivenza della specie è a grave rischio. Non è morto Dio, è morto l'Homo-Deus, l'uomo infallibile, l'uomo che non doveva pagare il conto, l'uomo che "non doveva chiedere mai" . Oggi l'uomo deve chiedere, oggi l'uomo deve essere scettico per poter chiedere, e proprio perchè è pieno di domande avrebbe bisogno di risposte. Non è morta la filosofia, sono morti i filosofi super-star, la liquefazione della società ha liquefatto le loro cadreghe, ma gli esseri umani non hanno perso la loro voglia di conoscere il mondo, di averne una visione e di perseguire un progetto. La democrazia, è l'unica speranza di distillare questo sapere diffuso in un concentrato politico. Demetr ha detto che la filosofia è un "monumento senza vita", aggiungo io "in un giardino privato, di alcuni variamente educati cittadini borghesi che chiedono il biglietto per la visita.". Dico io: Aprite al pubblico, tanto il biglietto non lo paga più nessuno. La filosofia dovrebbe essere uno stile di vita, non una facoltà di chiaccheroni.
ciao Inverno,
ok, va bene, ma siamo, a mio parere ancora nel generalismo. Sono d'accordo che la filosofia dovrebbe essere uno stile di vita e non chiacchiera
fra narcisisti.Manca, a mio parere, ma anche da mie esperienze personali nel sociale di circa quarant'anni fa, riprese vent'anni fa, quella parte sociale direi avanguardista ( è un termine che non mi piace molto, ma che fa capire). Ho visto almeno tre generazioni, ovviamente riferito
all'Italia, e con climi, qualità sempre più mediocri.Il livello delle classi dirigenti a me pare lampante.
Il distacco fra politica e società è probabilmente simile fra cultura e società. Il rapporto fra teoretica e pratica si è sfilacciato e in più è peggiorato
in qualità. la mia impressione è che anche chi vorrebbe fare,a meno che sia semplice volontariato,,non trova spazi.
o un gruppo sociale coagula le individualità, oppure anche stili di vita individuali si perdono nel crogiolo del sociale

Sono d'accordo con anthony,vanno definite e le responsabilità nella pratica se si vuole arrivare a capire gli intrecci della pratica e quale cultura è veramente operativa-
quello che penso è che continua ad essere vincente la filosofia neo-positivista nelle sue varie sfaccettature.
Lo scontro fra i continentali e gli analitici è stato vinto da questi ultimi che è la cultura statunitense collegata al pragmatismo che a sua volta deriva dall'empirismo inglese dall'università di Oxford (Frege-Russell-primo Wittgenstein) e dall'altra si è suicidata la  grande tradizione tedesca, 
Lo vedo da come vengono istruite le dirigenze politiche ed economiche nelle ultime generazioni, come insegnano politica, economia, come applicano le teorie mediatiche, la teoria dei giochi, le teorie psicologiche, da come testano. Il processo chiave non è porsi la domanda se la politica o l'economia abbiano teorie fondate,non si tratta di porsi problemi teoretici,ma di verificare se una strategia è vincente in funzione dei risultati richiesti dagli scopi. Il pragmatismo non si chiede da dove viene, è proiettato sui risultati del domani.
#1446
Citazione di: maral il 06 Giugno 2017, 20:32:46 PM
Citazione di: paul11 il 06 Giugno 2017, 17:48:00 PM
Ma questo è il politico che costruisce le sue basi culturali su fondamenti storici universali. oggi non c'è più questo fare politica, oggi non c'è più quel fare filosofia. Perchè sono mutate le condizioni, le strutture e le sovrastrutture storiche delle prassi e i filosofi pragmatici guardano alla finestra a massimo scuotendo la testa: nulla di più. I filosofi attuali ritengono obsoleta la metafisica tradizionale, come mi sembra anche tu.
va bene. Datemi l'alternativa che sappia dare una chiave di lettura universale, che sappia dare senso alle migrazioni, alle sovranità nazionali e monetarie, alle guerre in medio oriente, ai job act sul lavoro alle spiritualità individualistiche, alle frammentazioni sociali?
Le ha prodotte chi se "Dio è morto", se non c'è metafisica? Il potere culturale  e delle pratiche oggi è in mano ai senza -dio, ai pragmatici, ai cinici, agli scettici.

Oggi il filosofo ha molto meno quello status culturale di autorevolezza di un tempo per consigliare le prassi.
Perchè la tecnica, il capitalismo ha ruolificato e dato stipendi e salari, "vendendo" come merce di scambio anche il pensiero.
Il saggio consigliere del re oggi è il consulente del CEO della Goldamn Sachs che partecipa invitato al Bilderberg
Oggi tutto ha un prezzo.
E questo è il terrorismo che tanto ci affanna.
La metafisica è morta, perché è morto quell'Occidente che l'aveva pensata, illudendosi. E' morta perché aveva già la sua morte in sé fin dall'inizio. Non si può rimettere un cadavere sul trono sperando che ci salvi. E' morta prima in Occidente dove era nata e noi stessi l'abbiamo uccisa e indietro non si torna.
Occorre ricominciare da quello che siamo per poter essere quello che siamo.
ciao Maral,
oltre alle sentenze i giudici danno le motivazioni, quindi:
chi sarebbe colpevole di terrorismo?
la colpa attuale è della metafisica? Chi sarebbero gli autori/o?
Chi avrebbe dato un concetto di morte e chi di vita?
Mi pare tu dica che sia morta come idea e poi noi (plurale maiestatico ) l'abbiamo uccisa.
Vorrei capire questa anamnesi

Ritengo, ai fini di una filosfia che dovrebbe "sporcarsi le mani", capire le diverse fiosfie e l'incontro/scontro con le discipline scientifiche che sono più pratiche; perchè il problema è quì O troviamo i responsabili dell'inazione, della contemplazione ombelicale priva di prassi, e quindi il motivo per cui la filosofia non si sporca le mani, per dirla in breve se ci sono problemi soggettivi, oppure se ci sono anche o solo problemi oggettiv, cioè di una cultura che non essendo più permeata dalla filosofia è esclusivamente pratica e capire come si muove, quale sia il senso di marcia.
Senza cadere in generalismi che non servono a nulla. quando si passa dalla teoretica lla pratica, si passa dagli universali ai particolari.Raggiunti i particolari o si definiscono le responsabilità o diventa un minestrone dove tutto e tutti sono colpevoli, quindi alla fine si risoleve nel rito del tutti assolti per mancanza di prove...............non so se sono chiaro.

Maral ,personalmente ho tutt'altri responsabili culturali a cui imputare la decadenza attuale e basta vedere chi influisce e come nella costruzione formativa delle dirigenze economiche e politiche da almeno un secolo a questa parte. Non è certo Platone o Aristotele, e nemmeno la cripto tesi severiniana della tecnica imputata a Platone. Quì hanno seriamente  sbagliato  Nietzsche,Heidegger e Severino stesso. che infatti non ci hanno dato nessuna chiave di lettura concreta sul "fare",se non sbagliando loro stessi. 
#1447
Citazione di: green demetr il 06 Giugno 2017, 14:59:34 PM
x tutti e per nessuno :P


cit paul

".......allora il problema è che la filosofia non lasci alla scienza politica il dominio del sociale e all'economia, ma che la filosofia si riappropri della filosofia politica della filosofia morale e del diritto, della filosofia economica, il che significa mettere in discussione i principi costitutivi delle scienze, come appunto insegna Preve.
Si vuol capire Toni Negri? Bisogna  capire chi lo ha influito nella formazione del suo pensiero e su cosa si fonda, vuoi capire Marx o Engels , si tenta di capire quali pensiero abbiano influito su di loro, ecc. Quindi bisogna ricostruire la genealogia della politica, della economia, della morale e del diritto, ecc. e la fenomenologia del pensiero.
Significa ,daccapo entrare nelle origini dei pensieri delle prassi, .......

Infine, renderlo fruibile alla popolazione, renderlo democratico, trovare una via mediatica libera dal MINCULPOP  delle dittature travestite di democrazia.: fare cultura politica, non politica culturale, vale a dire rendersi indipendenti dai poteri politici ed economici"


No Paul, non ho scritto quello ;)    Perdonami se non mi rapporto dialetticamente per una volta con te.

Ci tengo a ri-sottolineare qualche punto, magari mi servirà a me stesso, come achtung futuro!

Ho scritto che il compito della filosofia è quello anzitutto di tornare a dare giudizi sulla questione generale dello stato.

Il ruolo della filosofia è quello critico, lo sporcarsi le mani, si intende a livello di quello che si sta parlando (che sia concreto e non astratto).

I problemi da affrontare non sono relativi a chi debba andare il potere (economia. politica o filosofia), ma al ruolo dello stato.

Ossia facendo una genealogia delle pratiche a come si è costituito uno stato.

Ora lo stato si costituisce come garante della pace interna a fronte di un nemico e in nome di un qualcosa che chiamiamo morale.

La filosofia si è battuta per abbattere la concezione di nemico e per la costituzione di una etica universale (a sinistra per lo meno).

Ma ha fallito.

Ha fallito perchè non esiste una etica che controlli una morale, perchè la morale è sempre stata falsa. (e dunque tutte le etiche costruite finora sono false).

Solo grazie al postrutturalismo francese, ci si è accorti, che il problema è eminentemente psicologico.

A questo punto la questione è intendibile solo da pochi.

E' per questo che sono più ottimista che lo stato sia autodissolva in sè, in favore di una visione ultraconsumistica americana. Dove in nome del consumo, l'uomo può desiderare quello che vuole.

Il problema è che tutto sarà legato in nome del consumo, e cioè a chi può consumare rispetto a chi non può. (a chi invera i propri desideri: i ricchi).

La filosofia che ormai è diventata di nicchia rischia di sparire come pratica.
Anzi per Sini è già sparita come l'abbiamo sempre intesa fin'ora.

Lo ripeto la filosofia ha firmato la sua condanna, di sua mano.

Ma rimane come capacità critica, la filosofia ha dato nella sua storia (300a.c-1900dc) una miriade di spunti che vengono oggi ricondotti a storia della filosofia.
La filosofia è ormai monumento, non ha più nulla di vivo.

Rimane cosa sarà del pensiero di pratica (l'utopia) della filosofia.

Nel corso degli anni tra entusiasmi e attacchi paranoici stordenti, sono giunto alla conclusione che l'utopia si può solo inverare (come pensiero) nella comunità degli amici della filosofia.

Ossia una compagnia per pochi visto l'andazzo e utopicamente per molti.

L'altra strada di cui parli è quella politica.

Ma io ci tengo a distinguere. Per tutto quello che ho scritto sopra (e ancora meglio nel mio penultimo intervento. ( https://www.riflessioni.it/logos/tematiche-filosofiche-5/la-filosofia-e-capace-di-sporcarsi-le-mani-di-attualita/msg12622/#msg12622)

La filosofia che resiste, la resistenza deve essere SOLO politica.
Non deve essere economia, non deve essere morale, non deve essere scienza.

Il suo unico intento è di resistere (inutilmente), gratutitamente, acriticamente, come forza che frena il capitalismo. Il suo unico nemico è il capitalismo.

Questo è per dare tempo alla comunità degli amici di poter formarsi.

Ed è quello che intuì l'ultimo grande filosofo: Heidegger.

La svolta non è mai stata una svolta, ma un sussulto, un prendere atto, che l'amico non era più disponibile, perchè non era più disponibile la sua carica positiva di giudizio.

La lunga agonia del pensiero novecentesco (ma appunto la filosofia muore con la morte di Nietzche 1900) è stata questo prendere atto sempre più vivido, fino alle forme di pura astrazione formale, piena di dolore, e di sgomento, che è il post-strutturalismo francese.

La filosofia analitica (i cani dell'impero) l'ha attaccatto a lungo, fino a rendersi conto ultimamente che forse ma forse, qualcosa di buono c'era.

Ma sono solo fuochi fatui, per chi come me ha vissuto quello stesso sgomento. Per chi si rende conto di quanto è sola e senza amici la filosofia.

La lotta di classe, non ha senso, perchè dovrebbe essere in nome di qualcosa.
E il nome di qualcosa si chiama capitalismo, questa paradosso non l'hanno capito ancora!

Fare qualcosa in nome di qualcos'altro. (è il grande insegnamento di freud e lacan).

Il grande altro, il grande fratello, il grande inquisitore, sono figure dell'inconscio che partono dalla cortocircuitazione dell'impossibilità umana.
(dall'assenza di amicizia)

I grandi romanzi di Dostoevskj sono un testamento imperituro a questa verità.
(una lunga carrellata di personaggi votati al nichilismo, all'autodistruzione).

Per non parlare di quelli enigmatici Kafkiani. In cui la scepsi è evidente.

Il castello da una parte e il villaggio dall'altra.

Ma il villaggio vive IN NOME del castello, non parlano d'altro che del CASTELLO, ma nessuno va al castello.

La condizioni di limbo schizoide in cui versano tutti mi terrorizza.

Perchè se tutti la abitano alla fine la abitiamo anche noi.

E già! il castello della filosofia è diventato l'episteme.
Bizzarro, perchè la firma di condanna a morte della filosofia è proprio la scienza.
Ma la scienza non pensa.

Cari Davintro e Paul....NON PENSA!!! ma voi fate pure quello che volete ;)
ciao Green,
Se mi è un poco chiaro ciò che interpreti della filosofia del passato non mi è chiaro come interpreteresti una filosofia attuale o del futuro:con quali chiavi di lettura?
La politica in sè e per sè non è filosofia, così come la pratica non è la teoretica.
La prassi può agire in assenza di pensiero, ma con il fiato corto e senza punti di riferimento.
Qualunque "grande pensiero" anche politico ha quanto meno un'analisi,Tutte le ideologie le hanno,giuste o sbagliate o che ciascuno ritenga,
Quando Marx ed Engels, ad esempio analizzano l'operaismo tradeunionita inglese di metà Ottocento, oltre ad avere alle spalle una loro analisi materialistica e di prassi, hanno costruito una chiave di lettura per analizzare i diversi fatti storici ,e così hanno fatto.
 Quando ascolto oggi un pensatore politico sulla lotta di classe, mi vine in mente l'analisi di centocinquanta anni fa di Marx ed Engels, e capisco il "nulla" della sinistra mondiale, sia parlamentare che extra-parlamentare. Già allora avevano capito che nonostante l'operaio inglese(è un esempio) fosse nel capitalismo più avanzato e imperialistico di quel tempo, la sua cultura è tipicamente opportunistica e filo piccolo-borghese:non potevano essere rivoltosi e rivoluzionari. La storia ha dato loro ragione. Se non c'è alle spalle una seria analisi sulle strutture sociali che la compongono e come le dinamiche agiscono sugli strati e formazioni delle classi sociali e sul gradi di coscienza di classe, se non c'è ripeto questa analisi è inutile fare pratiche inutili .Non basta come dice T,Negri che il numero degli sfruttati è elevato che se gli indvidui non socializzano fra loro i problemi e identificano le loro individualità in classe sociale con necessità e bisogni.Mancano le condizioni e la coscienza sociale.

Ma questo è il politico che costruisce le sue basi culturali su fondamenti storici universali. oggi non c'è più questo fare politica, oggi non c'è più quel fare filosofia. Perchè sono mutate le condizioni, le strutture e le sovrastrutture storiche delle prassi e i filosofi pragmatici guardano alla finestra a massimo scuotendo la testa: nulla di più. I filosofi attuali ritengono obsoleta la metafisica tradizionale, come mi sembra anche tu.
va bene. Datemi l'alternativa che sappia dare una chiave di lettura universale, che sappia dare senso alle migrazioni, alle sovranità nazionali e monetarie, alle guerre in medio oriente, ai job act sul lavoro alle spiritualità individualistiche, alle frammentazioni sociali?
Le ha prodotte chi se "Dio è morto", se non c'è metafisica? Il potere culturale  e delle pratiche oggi è in mano ai senza -dio, ai pragmatici, ai cinici, agli scettici.

Oggi il filosofo ha molto meno quello status culturale di autorevolezza di un tempo per consigliare le prassi.
Perchè la tecnica, il capitalismo ha ruolificato e dato stipendi e salari, "vendendo" come merce di scambio anche il pensiero.
Il saggio consigliere del re oggi è il consulente del CEO della Goldamn Sachs che partecipa invitato al Bilderberg
Oggi tutto ha un prezzo.
#1448
Citazione di: anthonyi il 05 Giugno 2017, 16:36:06 PM
Citazione di: paul11 il 05 Giugno 2017, 15:45:13 PM
.......allora il problema è che la filosofia non lasci alla scienza politica il dominio del sociale e all'economia, ma che la filosofia si riappropri della filosofia politica della filosofia morale e del diritto, della filosofia economica, il che significa mettere in discussione i principi costitutivi delle scienze, come appunto insegna Preve.
Si vuol capire Toni Negri? Bisogna  capire chi lo ha influito nella formazione del suo pensiero e su cosa si fonda, vuoi capire Marx o Engels , si tenta di capire quali pensiero abbiano influito su di loro, ecc. Quindi bisogna ricostruire la genealogia della politica, della economia, della morale e del diritto, ecc. e la fenomenologia del pensiero.
Significa ,daccapo entrare nelle origini dei pensieri delle prassi, .......

Infine, renderlo fruibile alla popolazione, renderlo democratico, trovare una via mediatica libera dal MINCULPOP  delle dittature travestite di democrazia.: fare cultura politica, non politica culturale, vale a dire rendersi indipendenti dai poteri politici ed economici

Sono d'accordo, anche se non capisco la parte iniziale del ragionamento. Cos'è che relaziona il passaggio dagli scienziati politici ai filosofi (e qui bisognerebbe discutere la differenza) con un pensiero Politico-filosofico indipendente dal potere. In ogni caso, poi c'è sempre il problema della professionalità, sia scienziati politici che filosofi, quando sono competenti (o reputati tali) sono comunque detentori di potere e scelti da sistemi accademici che gestiscono potere: Come possiamo pensare siano indipendenti?
La filosofia ha discipline interne che la politica non ha. La filosofia politica prende la forma dalla filosofia stessa ed è abituata a mettere in discussione se stessa e i primitivi, questo è a mio parere la vera importanza dell'attualità del ruolo della filosofia rispetto alle discipline scientifiche umanistiche o naturali, la capacità di porsi "fuori" pur essendo all'"interno",  di pensarsi. e più profondamente.
La scienza politica ha come corollari, antropologia, sociologia, storia delle dottrine,ecc. ma non mette in discussione i postulati ad esempio del liberalismo, del comunismo, della necessità e storia delle nazioni, semmai esistano. Discute di governi ,di sistemi elettorali, ma non si pone la domanda ad esempio di democrazia come può chiedersela la filosofia; l'una non esclude l'altra,Ma la filosofia può aiutare nell'analisi dei postulati su cui sono costituiti i principi politici ed economici, perchè è dalla filosofia comunque che nascono i modi di pensare e fare politica ed economica, così come la scienza.

Vedo i festival di filosofia ,vedo filosofi invitati a convegni: la gente non è stupida . la instupidiscono, C'è una domanda , una richiesta diffusa di capire, di approfondire, i filosofi fanno bene a confrontarsi a uscire dal guscio.
Vedo anche siti in internet dove scienziati si scambiano liberamente informazioni nelle più varie discipline, pubblicano e rendono pubblicamente a tutti la possibilità quanto meno di avere un abstract, perchè devono campare scienziati e filosofi. ,ma vale come nei sistemi software, vale come i peer to peer, le licenze commons free, bisogna trovare strade innovative in cui le informazioni che i media non passeranno mai siano date da persone  autorevoli nei loro campi.Bisogna togliere il filtro del political correct che ha unito media e potere e dall'altra  informazioni "bufale".
Ci sono parecchi siti filosofici, ma rimangono "attentamente" al di fuori dalla realtà attuale, come se temessero di intervenire.
Discutere sui generis, va bene, ma fino ad  un certo punto, perchè le richieste alla fine sono pratiche: ha senso ancora uno stato? ha senso la democrazia? cosa significa oggi sovranità? oppure  il tema dei rifiuti e del riciclo e il giro di soldi camorristico sull'ambiente;  il diritto sociale all'asilo nido, il diritto alla sanità ,alla scuola pubblica,ecc. temi che via via ci toccano dal generale al particolare che potrebbero anche far presa i molti che non hanno proprio voglia di sentire di filosofia, politica, economia, ecc. Io dico che la vita è fatta di tentativi.....
#1449
Citazione di: green demetr il 04 Giugno 2017, 16:16:24 PM
Citazione di: maral il 04 Giugno 2017, 13:48:27 PM
Sicuramente questo è un tema che, nella sua attualità, andrebbe filosoficamente esplorato: come i mezzi incidono sul fine?
Io ritengo che siano i mezzi a determinare il senso effettivo dei fini, mentre dell'utopia originaria resta solo un guscio vuoto a uso propagandistico. A tale proposito vorrei richiamare un vecchio thread, il primo che aprii in "Riflessioni" in cui l'argomento, grazie agli interventi a cui diede luogo, si trova collegato al tema filosofico fondamentale della verità (a dimostrazione che anche per una filosofia che si sporchi le mani i grandi temi filosofici restano imprescindibili): https://www.riflessioni.it/forum/filosofia/14145-la-verita-ovvero-il-potere-dei-senza-potere.html
Citazione... ma credo in un rapporto di "reciprocità dialettica" fra condizionamenti del mondo su di noi e (possibile) azione nostra per (tentare di) cambiare il mondo.

Sì sono d'accordo, ma i risultati non saranno mai corrispondenti a quelli del disegno originario, la volontà non è sufficiente nei suoi intenti pianificanti, anche per questo è bene mantenersi su una scala pragmaticamente ridotta.

Andiamo al punto ieri e l'altro ieri stavo riflettendo sulle questioni politiche.


https://www.youtube.com/watch?v=82FALICcLRE

Ma quale sarebbe stato il background di questi due pensieri?

https://www.youtube.com/watch?v=v4j41lmuJ74


Caro vecchio povero Preve, già lo compiango pur non avendo ben presente la sua intera architettura.

Ecco due visioni dialettiche opposte, quella di negri che riguarda la dissolvenza dell'impero, e quella più classica di resistenza all'impero di Preve.

E' interessante perchè Preve distingue tra lui che è allievo di Hegel e Marx, e Negri che è allievo di focault-deleuze, ossia del nietzche post moderno.

La mixerei con quella di de Benoist, che mi pare la più sensata.

https://www.youtube.com/watch?v=3Avx4j2l4TE

Lui che è allievo di Heidegger e Nietzche non post moderno.

E' bizzarro sopratutto per me, che sono allievo di tutti questi!

Mi sento allievo di Hegle di Marx di Nietzche di Heidegger e di Focault.

(ma non sopporto Deleuze, sebbene sia lui ad aver scritto capitalismo e schizofrenia, il cui titolo è per me TUTTO quello che c'è da dire oggi)


Mi è piaciuto sopratutto come Preve veda una sostanziale differenza tra chi vuole superare la morale tramite l'etica, e chi tramite l'accellerazione del suo dissolvimento.

In effetti è anche lo stesso dilemma in cui mi trovo io.

A cui però CREDO che esista una sintesi.

Andiamo con ordine. Rispetto anche quanto dici Maral ( e dicevi, complimenti per la coerenza di pensiero!)

Il problema è come entrambi ammettiamo il rapporto individuo stato.

O meglio per te è individuo prassi (diciamo che ti sei evoluto seguendo sini)

Ma politicamente in fin dei conti, in questo momento storico (per lo meno) non cambia nulla.

Dal punto di vista filosofico, però entra senza dubbio il processo dialettico.

Ossia le modalità storiche del soggetto rispetto alla sua alterità.

https://www.youtube.com/watch?v=rW3SXnxfUwE

Ossia come dice Preve sul diritto della filosofia di esprimere un giudizio qualitativo sul generale discorsivo di una comunità.
(noto che abbiamo idee molto simili)

Ma è proprio il giudizio qualitativo che rischia di saltare, non tanto per quanto riguarda il problema delle prassi, che essendo paranoiche impediscono persino il giudizio. (Preve nel video si scaglia contro i cani/cinici imperiali)


Il giudizio qualitativo è il giudizio del soggetto, ma il soggetto è sua volta vittima delle pratiche.

Ora in un momento storico di gravissimo stato identitario (individualismo), la filosofia ha fallito l'intero obiettivo.

Quando si parla di morte della filosofia io intendo non tanto il suo principio paranoico del cinismo dilagante. ossia non del suo inverarsi sociale.

Quanto proprio di quello che intende Preve. L'incapacità di giudizio sul sociale.

Se il sociale deve essere borghese, come lo è in Marx e in Hegel, è finita.

Non tanto per la lotta al mercato unico, lì sarei d'accordo, ma quanto sul lato morale.

E' il lato morale che la filosofia ha dimenticato completamente di controllare.

Ossia quello che vuole il verduraio rispetto all'esito di resistenza al mercato globale.

Io sarei per la dissoluzione di questa morale. non il suo controllo etico, che è fallimentare per necessità (comunismo classico).
Voglio dire l'individualismo nasce non per cattiveria umana, a meno che non vogliamo dire che l'uomo è cattivo di suo.
Ma nasce dal cortocircuito tra ciò che vorrebbe essere e ciò che lo stato gli nega di essere (in quanto morale attenzione, non in quanto doveri diritti, che è solo una conseguenza storica di una menzogna originaria)

Il punto è che la morale non è nelle prassi, ma nel linguaggio stesso identitario dell'uomo.

Ossia è nel linguaggio che consiste il problema.

A mio parere la filsofia deve accellerrare su quella questione.

Se la morale è l'esito di una cristallizzazione del linguaggio, allora va destrutturato anzitutto come legame sociale originario.

La famiglia va destrutturata. E' quello che meritevolmente il capitalismo sta facendo.

Vi vedo una chiara manovra, e la ritengo necessaria.(ossia per me è ovvio che se il soggetto è diverso da quello che dice, il flusso dei soggetti che dicono il falso non può far altro che condurli ad eccedere la propria menzogna fino a farla cadere).

Il capitalismo occidentale farà collassare le strutture intere mondiali.
(in quanto i soggetti che più hanno mentito, sanno che anche gli altri mentono)

E' necessario, perchè l'uomo, è un uomo desiderante.

Ci vorrebbe un collante.

Per questo non butto niente della resistenza, la resistenza è il collante.

la politica è il collante.

Nella sua accezione più illuminata dovrebbe capire la necessità di rottamare definitivamente la filosofia metafisica, ossia la morale, rimanendo una etica.

Rimanere etici distuggendo la morale del sistema parentale, è questo il compito della filosofia.

L'eticità ovviamente è il comunitario. (hegel marx etc...)

Ecco che forse l'enigma nietzche e l'enigma heidegger e l'enigma Hegel sarebbero già meno enigmi.

La mancanza odierna di una etica all'altezza dei tempi, ossia all'altezza di quello che sta combinando il capitalismo è la cosa peggiore.

O si capisce e si apprezza cosa sta facendo il capitalismo, o è impossibile fare una etica.

Alla fine sono d'accordo con Negri, cioè il negri spiegato da preve, il punto è a chi spetterà la plusvalenza.

Se spetterà a tutti, necessità di una etica VERA, che sappia dire il vero.

Se sarà come è oggi una etica falsa, allora il surplus sarà di pochi.

Bè è esattamente come vanno le cose, da moooolto tempo.

Probabilmente da prima che nascesse la storia.

Ecco perchè la dissoluzione, il dissolvimento, il potere invisibile siniano.

VANNO CAPITI!!! PER ESSERE REINDIRIZZATI ALLA COMUNITA'.

UNA COMUNITA' POSSIBILE, RICHIAMATA DAL LIMBO SCHIZOFRENICO IN CUI PER ORA SI E' ECLISSATA. POSSIBILE PERCHE' VERA.
.......allora il problema è che la filosofia non lasci alla scienza politica il dominio del sociale e all'economia, ma che la filosofia si riappropri della filosofia politica della filosofia morale e del diritto, della filosofia economica, il che significa mettere in discussione i principi costitutivi delle scienze, come appunto insegna Preve.
Si vuol capire Toni Negri? Bisogna  capire chi lo ha influito nella formazione del suo pensiero e su cosa si fonda, vuoi capire Marx o Engels , si tenta di capire quali pensiero abbiano influito su di loro, ecc. Quindi bisogna ricostruire la genealogia della politica, della economia, della morale e del diritto, ecc. e la fenomenologia del pensiero.
Significa ,daccapo entrare nelle origini dei pensieri delle prassi, .......

Infine, renderlo fruibile alla popolazione, renderlo democratico, trovare una via mediatica libera dal MINCULPOP  delle dittature travestite di democrazia.: fare cultura politica, non politica culturale, vale a dire rendersi indipendenti dai poteri politici ed economici
#1450
Citazione di: green demetr il 04 Giugno 2017, 17:27:18 PM
Citazione di: paul11 il 04 Giugno 2017, 16:40:19 PM
Citazione di: green demetr il 03 Giugno 2017, 17:36:25 PM
.......................

Per me il senso dell'importanza è di tipo metafisico, che sconfina nel trascendente, per te è più legato ad un calcolo armonizzato al bios, per così dire. Cosa che non escludo assolutamente.
.

Se l'archè è l'origine tutto all'inizio era indifferenziato ed è simile alla teoria scientifica fisica cosmologica al tempo  zero.
la razionalità, la natura, quindi il bios, la sostanza, la forma, sono manifestazioni e domini.
Ma noi veniamo da lì, dall'archè e tutto torna lì.
Se noi vogliamo capire il senso di un fiume, dobbiamo risalire alla sorgente, se noi vogliamo capire la nostra esistenza, a memoria ci aiuta nel fenomenico della nostra esperienza pratica, ma è il pensiero che può tornare indietro, non noi fisicamente.
Noi quindi con il pensiero interpretiamo il viaggio cercando di capire il senso ritornando all'origine.

Ma certamente nel trascendente c'è anche il pensiero sull'archè.
Ma nell'originario (nell'apertura del soggetto al mondo) non è necessario.
Potrebbe anche essere che il trascendente che pensa all'originario coincida con il principio fisico, ma questo razionalmente non è deducibile.
Si può ipotizzare certo. Non lo nego.

E' che si aprirebbero problemi su cosa sia quel fisico.
Pensiamo alla cosmologia del Big-Bang contro la teoria delle stringhe.
Ma sono solo due teorie, ce ne potrebbero benissimo essere infinite.

Ossia cosa comporta nel reale, la credenza metafisica di un cosmologico?
(se non appunto che nell'entusiasmo sfrenato, senza resistenze, senza pensiero nella capacità di calcolo)  vedasi il decacologo 1 di kieslowski per averne una dimensione esistenziale.

Credo che in fin dei conti che le posizioni di Sgiombo o di Phil siano la conseguenza inconsce di errori visibili nel presente. Nelle prassi che li circondano.

La fiducia senza dubbio, comporta che procedere con sicurezza verso un calcolo dell'umano, non tenga conto di strade alternative.

Ecco che allora l'uomo diventa tecnico e non  religioso, perchè quale calcolo può portare al religioso??

Ecco che la scienza economica e medica, diventano imposizioni in nome di (quel calcolo) e invece non una scelta.

Per non parlare della morale. Si fa calcolo come se esistesse una cosa simile.

E quindi può essere ma quello che mi spaventa nella tua posizione è la radicalità non pensante delle sue conseguenze.

E comunque siamo qui nel caso a confrontarci.  ;)
ciao green,
spero di risponderti così:
io vengo da prime esperienze pratiche. Leggevo soprattutto scienze umane,dalla politica all'economia, dall' antropologia alla psicologia.
E' solo poi che mi sono accorto che solo la filosofia può trovare le chiavi di lettura del mondo, specialmente quella che viene definita metafisica.
Se vuoi capire la politica, l'economia, non ci si può limitare a rincorrere le teorie antropologiche, politiche economiche,del diritto o tutte le discipline scientifche, in un tempo in cui la'sincronia delle velocità delle mutazioni sociali rendono obsolete qualunque tipo di analisi che diventa obsoleta, con la stessa velocità dell'obsolescenza di un computer o di un telefonino.
O si ha una chiave di lettura in grande, che abbia un respiro talmente espanso da saper leggere non i microtempi ,ma il tempo stesso e problematizzi i primitivi che costruiscono i fondamenti dell'intero sistema culturale oppure si è in balia delle onde del tempo che muta,
Quindi io vengo per mia esperienza personale, non da una metafisica o spiritualità che impone una lettura del mondo, ma da una mia domanda personale di trovare una chiave di lettura del mondo che è iniziata dall'esistenza ,dalla pratica, dal divenire e che non trovava risposte nella continua mutazione delle pratiche.

La soggettività è quindi la problematizzazione dell'esistenza in rapporto ai fondamenti costitutivi della nostra cultura.
Quì nasce il rapporto dell'agente conoscitivo, del soggetto che deve mediare la pratica dell'esistenza con gli immutabili culturali e quindi non può che verificare la propria esperienza pratica nel quotidiano ,nella mondanità verificando continuamente se la sua chiave di lettura filosofica sia corrispondente alle pratiche, e viceversa.
Insomma il soggetto è la problematizzazione continua e dialettica fra il rapporto esistenza/essere e deve accettare il contraddittorio dialogico interno a sè e con le altre persone.
Significa che la chiave di lettura deve continuamente essere messa in discussione con le pratiche se del mondo vuole capire se della propria esistenza vuol dare un senso.
Ma senza una chiave di lettura che astraendosi, ma dopo aver dialogato con le prassi, ,che sappia dargli i significati esistenti delle prassi all'interno di un concetto del pensiero razionale,è impossibile. Non esistono verità dalle apparenze., non è nell'epifenomeno che trovo la sua forma e la forma la dà solo la filosofia metafisica., come sintesi delle sostanze del mondo sensibile.


Quì non c'è nessuna gerarchia se la dialogia fra filosofia metafisica e d esistenza nelle prassi è continuamente messa in discussione.
So solo che ora mi è più chiaro leggere le discipline scientifiche fisiche come un testo sacro, i particolari ora avendo una chiave di lettura sono uniti.Quindi sarà paradossale per chi non crede alla metafisica, ma proprio le pratiche ora sono più leggibili
#1451
Citazione di: sgiombo il 04 Giugno 2017, 10:07:09 AM
Citazione di: paul11 il 03 Giugno 2017, 16:38:57 PM
Sgiombo,
L'archè è il principio originario, non vedo di cosa bisogna temere da questa definizione.
Semmai sono le interpretazioni dell'archè che costruiscono pensieri filosofici o cosmologie fisico scientifiche o cosmogonie spirituali.
Io quì non ho detto come lo interpreto, ho semplicemente scritto che già in sè e per sè le manifestazioni naturali e fisiche del mondo, generalizzandolo a universo, ha delle sue regole e se ci sono regole che la nostra mente ha estrapolato in leggi fisiche significa che esiste un ordine  che tiene insieme tutte le regole causa-effetto, potenza-atto, ecc.

Ho scritto che in fondo nella nostra vita,nelle nostre relazioni, a volte siamo scettici, a volte ci fidiamo,irrazionalmente,a volte siamo molto pratici, a volte siamo molto astratti,Una certa dose di scetticismo "debole" penso faccia bene. il contrario è il credulone che non va bene.

La contraddizione vera è che non ci può essere un nulla originario che finisce in nulla  ma che  è capace di generare  un universo compreso noi.
Non ha senso, non ha senso nemmeno il non senso, non ha senso nemmeno lo scettico
Persino se noi fossimo con  un "cervello in una vasca, il nostro ragionare ,il nostro illudersi, avrebbe una dimensione di senso. Perchè ragionare? perchè costruiscono sensi i ragionamenti e soprattutto perchè il ragionamento umano?
Lasciare irrisolte domande fondamentali significa perdersi nelle reti delle cause-effetto avvitando i ragionamenti su se stessi,


Ma cosa vuol dire :DIMOSTRABILE.Avete seguito ad esempio una spiegazione di un teorema geometrico, matematico,? Eppure misuriamo, quantifichiamo tutto attraverso queste discipline.Fino ad un certo punto sono dimostrabili i teoremi di queste discipline, con righe e squadre come ci hanno insegnato a scuola disegnando in sequenza le figure geometriche.Ma quanto la geometria euclidea è diventata una fra le discipline insieme a quella cubica e iperbolica, quando l' assiomatizzazione dei postulati ed enunciati sono divnuti flessibili, anche grazie ai paradossi logici dello sistema logico stesso, tutto è divenuto più "aperto" teoricamente e questo ha mutato le stesse prassi.
Il grande salto fra Ottocento e Novecento con un enorme impulso della tecnica e ricadute pratiche tecnologiche è stata la messa in discussione de sisitemi stessi che venivano dai greci ,passati per Galileo e Newton.
Basta guardare come la cibernetica è nata, il costruttivismo quanto ha inciso.
Ho la sensazione che si voglia tenere nettamente separato il soggetto e l'oggetto. l'uomo come agente conoscitivo e l'oggetto come verità superiore all'uomo senza tener conto che le analisi dei sistemi, i teoremi, sono il sistema di relazione che sta fra me e il mondo.
I linguaggi, dalla poesia al Cobol, dai segni logici  a quelli crittografati e criptici, stanno nella nostra mente come chiave di lettura e questa è importante quanto il soggetto e l'oggetto da ispezionare ,osservare, dimostrare.

Capisco e comprendo che allontanarsi dalla realtà pratica con il pensiero tanto più ne è distante e tanto più risulta un pensiero costruito sullo stesso pensiero e non più sulla realtà.In altre parole allontanarsi dalla pragmatica, la teoria rischia di avvitarsi a sua volta su stessa .
Infatti sostengo che invece debba costruire concatenazioni logiche il pensiero con la realtà fisco/naturale, affinchè i due domini si "parlino" e aiutino l'uomo a vivere.
Ma attenzione e l'ho scritto qulche post fa.
Ad esempio quando Nietzsche, Heidegger, Severino stesso, adducono un parricidio a Platone, come costruttore del mondo delle dee e queste idee sono comunque coloro che hanno plasmato tutta la tradizione dell'Occidente, lo stanno esaltando.
Significa che il pensiero umano per quanto astratto, entra nelle pratiche perchè muta la visione di una cultura, delle pratiche.
Allora daccapo significa che l'uomo interpreta persino la quotidianità dei gesti, il linguaggio, le relazioni sociali e umane, in funzione del proprio pensiero ,per quanto astratto possa essere:e questo spiega non solo la potenza della filosofia, ma del pensiero psicologico e del pensiero spirituale, oltre che quello scientifico e addurrei anche quello artistico, oltre alle ricadute nelle scienze umane pratiche come la morale, la politica, l'economia.
Se sono stato davvero compreso, significa che l'uomo può rivoluzionare il mondo pratico mutando anche solo il suo pensiero.
per questo mi interesso di metafisica e filosofia, oltre che di politica economia ,ecc.
Stiamo oggi sottovalutando in potenza il pensiero umano di poter cambiare il corso della storia(sento una bacchettata da Severino.........forse.)


CitazioneVeramente non capisco dove avrei sostenuto che ci sia qualcosa da temere dall' arché.
Ho solo sostenuto che quello della ricerca di un principio originario della realtà è un problema mal posto.
Infatti ponendoselo:
o si cade inevitabilmente in un regresso all' infinito non potendo, per coerenza, evitare di porsi il problema del principio originario del principio originario della realtà e così via all' infinito;
oppure si cade in un circolo vizioso per il quale l' arché è il principio originario della realtà e a sua vota la realtà (o comunque qualcosa in essa) è il principio originario dell' arché;
oppure ancora si assume del tutto indimostratamente un principio originario a sua volta non necessitante di alcun (ulteriore principio originario); ma a questo punto tanto vale assumere che la realtà stessa può benissimo esistere senza necessitare di alcun ulteriore principio originario: se un principio originario della realtà può benissimo fare a meno di un suo proprio principio originario non si vede perché mai non potrebbe benissimo fare a meno di un (dunque ridondante, inutile spiegare alcuncé, gratuito) principio originario la realtà stessa.


Che la realtà materiale naturale divenga secondo regole universali e costanti (senza di che non potrebbe darsene conoscenza scientifica, né secondo me potrebbe sensatamente parlarsi di responsabilità morale di agenti coscienti) lo credo anch' io.
Ma ritengo (ovviamente del tutto arbitrariamente) della massima importanza filosofica la consapevolezza che questa credenza é indimostrabile, come ci ha insegnato David Hume.


Secondo me che al nulla possa seguire l' esistenza di qualcosa è pensabilissimo senza alcuna contraddizione, in maniera perfettamente coerente, logicamente corretta (= possibile); è proprio per questo che il divenire naturale ordinato secondo modalità o leggi universali e costanti non è dimostrabile (lo sarebbe se invece fosse contraddittorio pensare il contrario, pensare un divenire caotico, in cui qualcosa si potesse creare e/o annichilire e non trasformare in altro secondo proporzioni universali e costanti).
Ma in questo caso secondo logica non sarebbe possibile conoscenza scientifica di tale "qualcosa" (né a mio parere responsabilità morale).


Quanto al non-senso dello scetticismo, mi sembra evidente che, poiché un senso lo possono avere soltanto concetti, predicati, pensieri, la sospensione del giudizio, in quanto (non) accade, in quanto (non) evento ("evento negativo") non ha senso (non essendo giudizio, non accadendo in quanto predicazione).
Ma espressa (parlandosene) come affermazione dell' insuperabilità del dubbio circa qualsiasi giudizio ha senso (in quanto giudizio analitico a priori, corretto secondo le regole logiche, ma che nulla dice circa come è o meno la realtà, bensì dice qualcosa unicamente circa come correttamente si piò pensare, discorrere, ipotizzare, predicare, dubitare, auspicare, temere, ecc.).


Le domande "Perchè ragionare? perchè costruiscono sensi i ragionamenti e soprattutto perchè il ragionamento umano?" potrebbero avere un senso (e dunque ad esse si potrebbero dare risposte) unicamente alla condizione (tutta da dimostrare!) che gli uomini che pensano, costruiscono sensi, ragionano sono stati prodotti intenzionalmente da soggetti di pensiero e azione (magari dotati di libero arbitrio), dunque a soggetti che a loro volta pensassero, costruissero sensi, ragionassero; ma in questo modo il (lo pseudo-) problema non si risolve (ovviamente, essendo uno pseudoproblema senza senso), ma solo lo si disloca: come dire che la terra è sulle spalle di Atlante, il quale è in groppa all' elefante, il quale è sul guscio della tartaruga, la quale... ecc., ecc., ecc..


Le geometrie non euclidee, altrettanto dimostrabili di quella euclidea, a partire dai rispettivi postulati e assiomi, non dimostrano affatto l' indimostrabilità di quella euclidea (né tantomeno la loro).
E nemmeno lo dimostrano i paradossi logici e i teoremi di Goedel.
Sono insiemi di giudizi analitici a priori, e dunque dimostrabili e certi (che non dicono nulla circa ciò che è reale o meno, ma solo circa come si deve correttamente pensare: "pagano" con la sterilità cognitiva -circa la realtà- questa loro certezza).
Indimostrabile (Hume!) è la verità delle induzioni, che sono giudizi sintetici a posteriori (dicono qualcosa circa ciò che è reale o meno, ma inevitabilmente "pagano" con l' insuperabile incertezza questa loro "fecondità cognitiva" circa la realtà).


Lasciare irrisolte domande senza senso è inevitabile, se si ragiona correttamente.


Credo che soggetto e oggetti di sensazione e di conoscenza, quale che sia la loro relazione reale, vadano teoricamente distinti (nel pensiero) per poterne parlare sensatamente e poter cercare di conoscerli adeguatamente.


Noi uomini (di norma) pensiamo linguisticamente, certo!


Da scettico non conseguente o "moderato" concordo che, onde evitare di condannarsi all' inerzia pratica (o all' incoerenza fra il dire e il fare) si debbano costruire concatenazioni logiche fra il pensiero e la realtà fisco/naturale, affinchè i due domini si "parlino" e aiutino l'uomo a vivere; ma ciò non toglie che la certezza delle prime si paga con la loro sterilità conoscitiva e la fertilità conoscitiva della seconda (costituita da dati sensibili a posteriori) si paga con la sua insuperabile incertezza: ribadisco ancora una volta l' insuperabilità razionale dello scetticismo!


Concordo che l' uomo, con l' azione guidata dal pensiero, può (ma molto relativamente e limitatamente, e soltanto alla condizione di adeguarsi ai modi di divenire propri di essa per applicarli a fini coscienti, purché realistici) cambiare la realtà di cui fa parte.
Il pensiero umano e la sua capacità di modificare per suoi scopi la natura può essere sottovalutata, ma anche sopravvalutata.
E di fatto credo che oggi sia soprattutto pericolosissimamente sopravvalutata.
Ciao Sgiombo,
Se la conoscenza fosse ancora relegata alla "vivace" percezione di Hume che è un empirista su posizioni scettiche, nemmeno la scienza fisica avrebbe fatto i passi di fine ottocento e inizi Novecento.
Se ancora si ritiene che la percezione sia il dimostrabile e il razionabile confinato alla fisicità materiale, torniamo ai "barbari" e all'Homo sapiens sapiens o poco più. Non saremmo dove siamo nemmeno come tecnica, nemmeno come tecnologia, come ricadute fisiche del pensiero umano che progetta.
Se da una parte sono d'accordo che il pensiero non può eludere completamente la fisicità per non diventare elucubrazione o volo pindarico, è altrettanto vero che limitarsi al percepibile, dopo che è stato dimostrato dalla scienza fisica che noi percepiamo solo parti dell'onda elettromagnetica significherebbe buttare l'astrofisica, buttare tutta la scienza delle particelle , tutto ciò che è al di fuori dalla portata delle percezioni. o ci rendiamo conto che le conoscenze attuali hanno messo in crisi lo stesso apparato percettivo sensoriale umano definendolo
 fallace o abbiamo ancora fiducia come un animale che la percezione è più importante del pensiero.
O c'è questa consapevolezza razionale oppure non c'è nulla di razionale , il che sarebbe contraddittorio,nella misura in cui l'artificio umano attuale ha raggiunto e superato i concetti obsoleti empirici e scettici. 

L'archè o è principio originario o non lo è. Dire che ci sono infiniti principi originari è come dire che esistono infiniti zero , infiniti uno, infiniti......

Ribadisco che il concetto di dimostrabile/indimostrabile di Hume non ha più senso nemmeno nell'epistemologia scientifica attuale, significherebbe rinnengare persino gli attuali modelli e rappresentazioni scientifiche.
Prova a spiegare a Hume la curvatura dello spazio/tempo: direbbe indimostrabile? e come spediamo satelliti e sonde su tutti i pianeti, con quali calcoli matematici se non tenendo conto di forze non "vivacemente" percepibili.La dimostrazione è il satellite e la sonda fisiche che arrivano su pianeti fisici che ci mandano immagini fisiche. o ce ne facciamo una ragione razionale.................

L'assiomatizzazione , le problematiche di godel sui sitemi autoreferenziali, non hanno chiuso ,ma aperto delle porte: e questo che nel forum ancora non si è capito. Si è passati da modelli rappresentatici CERTI  e FISSI a modelli rappresentativi assoimatizzati,
Ad esempio, mutando il postulato sulle parallele di Euclide, si costituiscono i sistemi geometrici iperbolici e sferici.
Tutto questo non ha superato l'antico, in questo caso l'euclideo, semplicemente convivono più domini dentro lo stesso sistema.
L'epistemologia scientifica ha dovuto con Popper e altri pensatori adeguarsi, perchè non c'era più una teoria che potesse vincere sulle altre come avveniva in passato. Significa che oggi sulla terra vanno bene i principi galileani e newtoniani, ma se vado nell'universo, se vado nell'estremamente piccolo delle particelle ,devo per forza scegliere altri domini fisici, matematici, geometrici.
Il mondo "a misura d'uomo" della sua percezione fisica appartiene al medioevo e poco più in là della modernità.

Molte teorie convivono in più ambiti scientifici, dalla biologia alla fisica e non ci sono UNICHE  teorie che siano ancora riuscite a unificare le diverse teorie e relativi domini dentro un unico sistema.
#1452
Citazione di: pepe98 il 04 Giugno 2017, 18:05:45 PMIl tempo fisico è una coordinata astratta. Poiché il tempo concreto non esiste, ogni istante è simultaneo, indipendentemente da come lo ordiniamo nella coordinata astratta del tempo.
non penso sia così.
Una parola se non avesse un inizio e una fine ma fosse letta o scritta in un istante non sarebbe leggibile e comprensibile.;
così il tempo è la scansione che ci permette di leggere e scrivere del mondo e di ricostruire il fenomeno.

La luce, l'onda elettromagnetica ha una velocità vicina ai trecentomila chilometri al secondo.
la luce del sole ci arriva circa otto minuti dopo, pari alla distanza della Terra  dal sole.
Ed è questo ,a me che incuriosisce del tempo.Noi vediamo in ritardo ciò che in un tempo universale è accaduto otto mnuti prima.
Quando il Sole morirà, noi vedremo la sua luce ancora per otto minuti.
Chi osserva allora la luce di pianeti, ma soprattutto stelle lontanissime, in realtà sta osservando la luce che ha emanato quella stella che nel tempo universale ,magari è morta, è diventata una nana rossa, o bianca, o comunque ha mutato il suo ciclo di vita.
Se noi fossimo su un pianeta lontano mille anni luce dalla terra e potessimo avere un telescopio potentissimo ,noi vedremmo l'umanità e il pianeta Terra di mille anni fa.

Se Albert tornasse indietro nel tempo, o torna nella sua interezza,come corpo fisico e memoria, oppure se la memoria divenisse immemore, anche il corpo ringiovanirebbe, fino a diventare neonato, per poi non più essere in attesa di nascere.
Non penso quindi che tornare indietro nel tempo, tolga la memoria fisica al cervello se non allora togliendo tempo anche al corpo fisico.
Penso che viaggiare nel tempo significa essere sbalzati ma per quello che siamo oggi nella nostra interezza fisica e mentale.

Altro problema sarebbe la sussistenza fisica di qualunque sostanza che attraversa i diversi passaggi di tempo, identica sempre a se stessa?
Forse il tuo quesito riguarda più questo ambito
#1453
ciao cvc,
sarò provocatore nella risposta:
il kamikaze è un immaturo psichicamente, un ignorante culturalmente,, vive in un ambiente ipocrita.
emi accorgo che tre quarti della popolazione mondiale è potenzialmente un kamikaze.......

La criminologia, o scienza forense è condizionata dalle prove e dalle sentenze, quindi dalla giurisprudenza.
Devono portare fatti e i profiler se studiano i casi ad esempio di serial killer,quindi se il profiler disegna e definisce una possible personalità criminale è altrettanto vero che è il comportamento ad essere prova ai fini dell'incriminazione. Vale a dire ci sono ipotesi, ma quello che conta sono i fatti e quindi le azioni sociali comportamentali.

Questo perchè è facilmente smontabile da perizie psicologiche portate da luminari o dalla difesa o dal pubblico ministero, l'accusa. che tendono a controbilanciarsi. Ricordo ad esempio le perizie in itali ad esempio sull'infanticidio a Cogne,valgono quello che valgono, Omicidi seriali erano addirittura in cura, ad esempio quello di Foligno.

C' una parte di mondo ,il Medio Oriente, secolarmente infido, ipocrita da chiunque vi sia stato protagonista ,dagli occidentali agli arabi stessi.
la più grande università di avanguardia islamica è sempre stato nel suo centro Il Cairo ,in Egitto.I miglior servizio segreto internazionali è il Mossad israeliano.  Quindi, quell'ambiente è frai più ipocriti al mondo.
L'estrazione sociale del kamikaze e il livello culturale, beh.......lascio a voi dedurlo.

Per essere un kamikaze ,bisogna essere maniaci, vale adire la sfera emotiva deve dedicarsi monoliticamente ad un solo punto.
Non può  avere un amore alternativo, potrebbe fregare il kamikaze.Non può distribuire gli affetti, psiche  testa devono essere convogliati in un punto affinchè motivo e fine combacino senza tentennamenti.E' un autodrogato, ma comunque indotto da volponi.

Più che il kamikaze , mi interessano i "volponi", coloro che sanno come manipolare e cercare i potenziali kamikaze, assecondandoli, istruendoli, ricostruendo identità che prima non c'erano. Il tipo di campagna che utilizzano i volponi è la solita: costruire un nemico da odiare e uccidere, se costruisco un nemico vuol dire che per controbilancia ho costruito anche un amico,; continuare ad insistere monotematicamente, come una pubblicità rutilante, costruire una verità da una falsità, facendo studiare le parti del Corano e le interpretazioni faziose.

I mostri quindi li stiamo allevando anche noi consapevolmente o inconsapevolmente. Per noi sono mostri per loro martiri. 
Noi abbiamo martiri che per loro sono mostri..Noi abbiamo pedine sacrificabili, anche loro...........
Il grande game.............
#1454
Citazione di: green demetr il 03 Giugno 2017, 17:36:25 PM
.......................

Per me il senso dell'importanza è di tipo metafisico, che sconfina nel trascendente, per te è più legato ad un calcolo armonizzato al bios, per così dire. Cosa che non escludo assolutamente.
.

Se l'archè è l'origine tutto all'inizio era indifferenziato ed è simile alla teoria scientifica fisica cosmologica al tempo  zero.
la razionalità, la natura, quindi il bios, la sostanza, la forma, sono manifestazioni e domini.
Ma noi veniamo da lì, dall'archè e tutto torna lì.
Se noi vogliamo capire il senso di un fiume, dobbiamo risalire alla sorgente, se noi vogliamo capire la nostra esistenza, a memoria ci aiuta nel fenomenico della nostra esperienza pratica, ma è il pensiero che può tornare indietro, non noi fisicamente.
Noi quindi con il pensiero interpretiamo il viaggio cercando di capire il senso ritornando all'origine.
#1455
Sgiombo,
L'archè è il principio originario, non vedo di cosa bisogna temere da questa definizione.
Semmai sono le interpretazioni dell'archè che costruiscono pensieri filosofici o cosmologie fisico scientifiche o cosmogonie spirituali.
Io quì non ho detto come lo interpreto, ho semplicemente scritto che già in sè e per sè le manifestazioni naturali e fisiche del mondo, generalizzandolo a universo, ha delle sue regole e se ci sono regole che la nostra mente ha estrapolato in leggi fisiche significa che esiste un ordine  che tiene insieme tutte le regole causa-effetto, potenza-atto, ecc.

Ho scritto che in fondo nella nostra vita,nelle nostre relazioni, a volte siamo scettici, a volte ci fidiamo,irrazionalmente,a volte siamo molto pratici, a volte siamo molto astratti,Una certa dose di scetticismo "debole" penso faccia bene. il contrario è il credulone che non va bene.

La contraddizione vera è che non ci può essere un nulla originario che finisce in nulla  ma che  è capace di generare  un universo compreso noi.
Non ha senso, non ha senso nemmeno il non senso, non ha senso nemmeno lo scettico 
Persino se noi fossimo con  un "cervello in una vasca, il nostro ragionare ,il nostro illudersi, avrebbe una dimensione di senso. Perchè ragionare? perchè costruiscono sensi i ragionamenti e soprattutto perchè il ragionamento umano?
Lasciare irrisolte domande fondamentali significa perdersi nelle reti delle cause-effetto avvitando i ragionamenti su se stessi,


Ma cosa vuol dire :DIMOSTRABILE.Avete seguito ad esempio una spiegazione di un teorema geometrico, matematico,? Eppure misuriamo, quantifichiamo tutto attraverso queste discipline.Fino ad un certo punto sono dimostrabili i teoremi di queste discipline, con righe e squadre come ci hanno insegnato a scuola disegnando in sequenza le figure geometriche.Ma quanto la geometria euclidea è diventata una fra le discipline insieme a quella cubica e iperbolica, quando l' assiomatizzazione dei postulati ed enunciati sono divnuti flessibili, anche grazie ai paradossi logici dello sistema logico stesso, tutto è divenuto più "aperto" teoricamente e questo ha mutato le stesse prassi.
Il grande salto fra Ottocento e Novecento con un enorme impulso della tecnica e ricadute pratiche tecnologiche è stata la messa in discussione de sisitemi stessi che venivano dai greci ,passati per Galileo e Newton.
Basta guardare come la cibernetica è nata, il costruttivismo quanto ha inciso.
Ho la sensazione che si voglia tenere nettamente separato il soggetto e l'oggetto. l'uomo come agente conoscitivo e l'oggetto come verità superiore all'uomo senza tener conto che le analisi dei sistemi, i teoremi, sono il sistema di relazione che sta fra me e il mondo.
I linguaggi, dalla poesia al Cobol, dai segni logici  a quelli crittografati e criptici, stanno nella nostra mente come chiave di lettura e questa è importante quanto il soggetto e l'oggetto da ispezionare ,osservare, dimostrare.

Capisco e comprendo che allontanarsi dalla realtà pratica con il pensiero tanto più ne è distante e tanto più risulta un pensiero costruito sullo stesso pensiero e non più sulla realtà.In altre parole allontanarsi dalla pragmatica, la teoria rischia di avvitarsi a sua volta su stessa .
Infatti sostengo che invece debba costruire concatenazioni logiche il pensiero con la realtà fisco/naturale, affinchè i due domini si "parlino" e aiutino l'uomo a vivere.
Ma attenzione e l'ho scritto qulche post fa.
Ad esempio quando Nietzsche, Heidegger, Severino stesso, adducono un parricidio a Platone, come costruttore del mondo delle dee e queste idee sono comunque coloro che hanno plasmato tutta la tradizione dell'Occidente, lo stanno esaltando.
Significa che il pensiero umano per quanto astratto, entra nelle pratiche perchè muta la visione di una cultura, delle pratiche.
Allora daccapo significa che l'uomo interpreta persino la quotidianità dei gesti, il linguaggio, le relazioni sociali e umane, in funzione del proprio pensiero ,per quanto astratto possa essere:e questo spiega non solo la potenza della filosofia, ma del pensiero psicologico e del pensiero spirituale, oltre che quello scientifico e addurrei anche quello artistico, oltre alle ricadute nelle scienze umane pratiche come la morale, la politica, l'economia.
Se sono stato davvero compreso, significa che l'uomo può rivoluzionare il mondo pratico mutando anche solo il suo pensiero.
per questo mi interesso di metafisica e filosofia, oltre che di politica economia ,ecc.
Stiamo oggi sottovalutando in potenza il pensiero umano di poter cambiare il corso della storia(sento una bacchettata da Severino.........forse.)


Green, 
No,la razionalità umana per quanto sia potente può solo interpretare, non è superiore al dominio naturale, semmai deve armonizzarsi.
Non saremmo quì a problematizzare le motivazioni dello scettico del topic, se  la razionalità avesse raggiunto una verità assoluta che avrebbe sbaragliato il campo ad ogni problematica. Io lo interpreto come Dio l'episteme legato all'archè, ma è una mia interpretazione; ve ne sono altre non legate necessariamente a Dio.

Legare la razionalità al solo dominio pratico della manifestazione dei fenomeni fisici e naturali ,significa fingere che lo stesso pensiero razionale ci pone domande di senso fondamentali, i primitivi, In altre parole la razionalità essendo inerente al nostro mentale non può limitarsi e non si limita a leggere e intepretare i singoli fenomeni o insiemi di fenomeni, La nostra mente chiede un senso di marcia, una traccia da seguire, e ci pone domande sul passato, presente e futuro. allora significa che quel mondo fisico che si manifesta non è solo il sensibile, ma ha dei segni e significati che vanno oltre il manifestarsi in sè e per sè., diversamente non esisterebbe una razionalità.
Quindi dire che la razionalità si ferma alla dimostrazione sperimentale, oltre che non essere più il determinate della ricerca scientifica e delle scoperte ,significa obnulare l'altra parte razionale che va oltre il simbolo di codifcacazion ch esta nella relazione soggetto/oggetto esplicata dalla scienza fisica. Perchè fin quì è dominio della scienza fisica, ma il dominio della filosofia che comprende le scienze è quella parte del razionale in cui i particolari scientifici chiedono una relazione e consapevolezza in un Tutto, una regola, un ordine generale che costruisca il senso delle relazioni.

L'originario si esplica anche nel fenomenico,diversamente non potremmo mai aver avuto una necessità di costruire un archè.
E' anche il fenomenico che ci indica un archè.
Certo l'archè, rimane un mistero: e fu la luce  lo dice la Bibbia e metaforicamente inizia così anche il big bang cosmologico scientifico fisico.