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Messaggi - green demetr

#2656
Inverno sono contento che abbiamo risolto qualche fraintendimento!  :) bentornato sulla retta via  ;D


cit angelo
"L'altro ha la sua dignità semplicemente perché è lui; non deve elemosinare la sua dignità da niente e da nessuno."

Penso che si debba pensare a cristo come comunità, in quel passo.

chi uccide un uomo uccide la comunità.

ma gesù non è un gerarca, nella scena essenziale della puttana, gesù dice anche tu sei un essere umano. (ogni essere umano ha la sua dignità).

Giovanni mi è di grande ispirazione.

cit angelo

"Secondo me il rapporto di subordinazione è controproducente solo se viene divinizzato. Penso questo a partire dal fatto che in natura esiste un rapporto fondamentale di subordinazione, almeno quando si nasce: il rapporto genitore-figlio."

In generale nel mondo ebraico è la famiglia ad essere codificata.

ma la famiglia si fa clan....e fra clan non ci sono maestri, ma convenienze.
ecco che la famiglia deve rispondere a strani precetti.

cit angelo

"l'incoerenza consiste nel fatto che, all'atto pratico, del sacerdozio dei fedeli non si tiene alcun conto, se non in forme che sono solo un contentino".

questa incoerenza è dovuta al fatto della convenienza di cui parlavo prima.

perchè esistono clan diversi da quello cristiano....la convenienza sta nella sopravvivenza del clan, e non più della famiglia. Che è qualcosa di più radicale e vero.

incominciano ad esserci ministri che dicono cosa dire ai padri per i figli affinchè la comunutà sussista.
Il ministro è sempre un ministro politico.

La menzogna nasce da lì dalla divisione dei compiti tra cultura e politica.

menzogna necessaria.

da lì il problema dell'ospitalità verso i clan che si faccia sempre più culturale e sempre meno politico.

in poche parole il problema della comunità ecclesiale con cui parlo con un giovane amico.

a mio parere non bisogna dare troppo adito alla funzione sacerdoziale. è dall'interno della comunità che deve nascere l'ospitalità culturale.

Ma come dici tu angelo....è un argomento stanco....la gente non si fida più, i ministri della politica hanno fallito. la necessità sta diventando globale, abbattimento di ogni clan in nome di qualcosa di necessario, ma che non rende più conto della cultura. E di rimbalzo della comunità.

La chiesa sta cercando di fare l'equilibrista, tra una funzione di mantenimento di apertura culturale e di vassallo dei ministri che vinceranno globalmente.

all'interno della sua guerra di apertura al culturale, è invischiata in vecchi problemi legati ai suoi stessi ministri...da che so si richiede ai parroci di essere sempre più stupidi per rimanere a contatto con la gente.....il che sarebbe a dire che li porta ad avere lo stesso tipo di sfiducia in essi.

Ma che razza di comunità può nascere? se non ci si fida della cultura degli altri??

Come se non si credesse alla effettiva portata convertitrice del messaggio evangelico...quello sì che è assurdo!!! e Grave....perchè così facendo la chiesa cederà di essere forza di resistenza, e rimarrà mero fantoccio di promesse future....senza comunità....solo fedeli. brrrrrrr che tempi buj!
#2657
Stavo ragionando ma se la gerarchia è un semplice simbolo che permette l'amicizia....

A questo punto mi chiedo come è possibile mantenere l'amicizia senza doversi riferire ad un terzo....

Possibile che l'uomo sia debole fino a questo punto?

Possibile che la struttura gerarchica sia qualcosa strutturale all'uomo stesso???

Nel senso che veramente non possiamo dirci mai la verità?

Perchè il mito più antico consiste nel figlio che sbrana....

Come se l'uccisione di cronos, coincidesse con l'apertura del tempo stesso....

Come se ogni nuovo arrivato uccida chi c'era prima.....mi chiedo questa evidenza mitica, sia mai stata provata? se la soluzione patriarcale (zeus) e quella apollinea (apollo e diana) siano l'unica soluzione possibile?

Eppure molte sono le divinità.....almeno in potentia c'erano altri sentimenti.
#2658
Citazione di: pepe98 il 04 Giugno 2017, 18:05:45 PM
Il tempo fisico è una coordinata astratta. Poiché il tempo concreto non esiste, ogni istante è simultaneo, indipendentemente da come lo ordiniamo nella coordinata astratta del tempo.

Eh no! il tempo ha una curvatura, ogni istante si determina simultaneo solo seguendo la sua curvatura spaziale.
Il fatto è che la curvatura E' il tempo. Non è qualcosa di astratto!!!!

Quindi per come lo capisco io (il che è tutto dire) lo spazio rende gli istanti sullo stesso piano (simultanei??? mmm direi sullo stesso piano! non ho altri modi di dire, è una astrazione!!!!!)

Ma è il tempo che ci dà il senso di vissuto!!!

la cosa che mi manda il cervello in panne, è come è possibile che io abbia un vissuto se è "solo" una curvatura....ma finora avessi sentito qualcuno che ne parla!!!!!
Il filosofo perchè fa finta che Einstein non ci sia mai stato, e il fisico perchè non gli interessa niente del "vissuto".

A me invece mi impalla....come può lo stesso evento essere in 2 punti spaziali differenti temporalmente, se due sono gli osservanti dello stesso evento....è vero che parliamo di pochissime frazioni di secondo....ma è inquietante lo stesso.

#2659
Che l'eterno ritorno sia una cosmologia, è l'ipotesi più credibile.

E per questo che la escludo dal principio.  ;D

Il perchè lo ha illustrato Severino, come si spiegherebbe il suo stato di sovra-eccitazione, come si spiegherebbe che per lui è l'idea più alta che ha raggiunto, se fosse una semplice nozione fisica imparata da qualche libro? :o
E sopratutto perchè dice di averla compresa davanti ad un masso????

AAAAAhh non ha senso! e per me ripeto rimane un enigma!  :'(

E comunque se fosse una cosmologia, pace e amen, non vedo poi cosa cambi rispetto a tutto il resto del suo ragionamento.

L'arte come menzogna consolatoria rispetto alla vita come menzogna.

Ma in umano troppo umano scrive ad un certo punto:

Perchè la filosofia si è interrogata sulla verità e non sul falso??

E se la vita fosse invece completamente un falso??

DUNQUE

la vita è quel falso!!! ossia è la volontà di potenza stessa!

Un tentativo di dominio, di episteme che si risolve in un costante stato di sconfitta.

Di divenire, nulla rimane uguale, nulla è certo.

A questo punto Nietzche teorizza la psicanalisi (sproni di Derrida), freud copia pari pari il concetto di resistenza.

La vita dunque non è verità come la filosofia ha sempre pensato, ma è resistenza (ad ogni divenire).

Ma poichè consiste in menzogna, la resistenza va analizzata e sciolta nel concetto di volontà di potenza.

Ossia la volontà di vita deve coincidere con la volontà di potenza, ossia in analisi infinita delle resistenze umane, (oh guarda caso quello che dice la psicanalisi).

Lacan stesso quando se ne accorge (la cura non ha fine) viene espulso dal società di psicanalisi.

Nietzche è l'unico pensatore che invece che arrivare alla conclusione della sua vita con quella idea.

Ce l'ha presente fin dall'inizio.

E' per questo che è un visionario! semplicemente perchè riesce a vedere oltre il nichilismo sin da subito (ok a 29 anni ;) )

(Eh sì mi ero perso per strada il "verità e menzogna in senso extramorale" che è del 1873, 5 anni prima di UTU, testo in cui compare la linguistica di nietzche,,,,,ecco perchè non la trovavo in UTU....mi toccherà recuperarlo, perchè forse è l'ultimo nietzche ancora intendibile dall'accademia ;) )

la comunità degli amici allora non diventa una comunità dei resistenti (cristianesimo) ma una comunità dei rivoluzionari permanenti, ossia una comunità che fa del valore del coraggio dell'amicizia, i compagni di una guerra senza fine.

Un compito sovrumano. Ma come dice nel primo capitoletto dell'introduzione:
basta la vita vuole menzogna e io voglio vivere!!!!

In ballo è la questione della vita, di una volontà di potenza cattiva (la natura di leopardiana memoria) contro una volontà di potenza buona (l'atto creatore delle infinite resistenze, della stella danzante etc...) un desiderio di dominio perdente sul un dominante che non domina.
Due perdenti in perenne battaglia.
#2660
Citazione di: paul11 il 05 Giugno 2017, 13:43:10 PM
Citazione di: green demetr il 04 Giugno 2017, 17:27:18 PM
Citazione di: paul11 il 04 Giugno 2017, 16:40:19 PM
Citazione di: green demetr il 03 Giugno 2017, 17:36:25 PM
.......................

Per me il senso dell'importanza è di tipo metafisico, che sconfina nel trascendente, per te è più legato ad un calcolo armonizzato al bios, per così dire. Cosa che non escludo assolutamente.
.

Se l'archè è l'origine tutto all'inizio era indifferenziato ed è simile alla teoria scientifica fisica cosmologica al tempo  zero.
la razionalità, la natura, quindi il bios, la sostanza, la forma, sono manifestazioni e domini.
Ma noi veniamo da lì, dall'archè e tutto torna lì.
Se noi vogliamo capire il senso di un fiume, dobbiamo risalire alla sorgente, se noi vogliamo capire la nostra esistenza, a memoria ci aiuta nel fenomenico della nostra esperienza pratica, ma è il pensiero che può tornare indietro, non noi fisicamente.
Noi quindi con il pensiero interpretiamo il viaggio cercando di capire il senso ritornando all'origine.

Ma certamente nel trascendente c'è anche il pensiero sull'archè.
Ma nell'originario (nell'apertura del soggetto al mondo) non è necessario.
Potrebbe anche essere che il trascendente che pensa all'originario coincida con il principio fisico, ma questo razionalmente non è deducibile.
Si può ipotizzare certo. Non lo nego.

E' che si aprirebbero problemi su cosa sia quel fisico.
Pensiamo alla cosmologia del Big-Bang contro la teoria delle stringhe.
Ma sono solo due teorie, ce ne potrebbero benissimo essere infinite.

Ossia cosa comporta nel reale, la credenza metafisica di un cosmologico?
(se non appunto che nell'entusiasmo sfrenato, senza resistenze, senza pensiero nella capacità di calcolo)  vedasi il decacologo 1 di kieslowski per averne una dimensione esistenziale.

Credo che in fin dei conti che le posizioni di Sgiombo o di Phil siano la conseguenza inconsce di errori visibili nel presente. Nelle prassi che li circondano.

La fiducia senza dubbio, comporta che procedere con sicurezza verso un calcolo dell'umano, non tenga conto di strade alternative.

Ecco che allora l'uomo diventa tecnico e non  religioso, perchè quale calcolo può portare al religioso??

Ecco che la scienza economica e medica, diventano imposizioni in nome di (quel calcolo) e invece non una scelta.

Per non parlare della morale. Si fa calcolo come se esistesse una cosa simile.

E quindi può essere ma quello che mi spaventa nella tua posizione è la radicalità non pensante delle sue conseguenze.

E comunque siamo qui nel caso a confrontarci.  ;)
ciao green,
spero di risponderti così:
io vengo da prime esperienze pratiche. Leggevo soprattutto scienze umane,dalla politica all'economia, dall' antropologia alla psicologia.
E' solo poi che mi sono accorto che solo la filosofia può trovare le chiavi di lettura del mondo, specialmente quella che viene definita metafisica.
Se vuoi capire la politica, l'economia, non ci si può limitare a rincorrere le teorie antropologiche, politiche economiche,del diritto o tutte le discipline scientifche, in un tempo in cui la'sincronia delle velocità delle mutazioni sociali rendono obsolete qualunque tipo di analisi che diventa obsoleta, con la stessa velocità dell'obsolescenza di un computer o di un telefonino.
O si ha una chiave di lettura in grande, che abbia un respiro talmente espanso da saper leggere non i microtempi ,ma il tempo stesso e problematizzi i primitivi che costruiscono i fondamenti dell'intero sistema culturale oppure si è in balia delle onde del tempo che muta,
Quindi io vengo per mia esperienza personale, non da una metafisica o spiritualità che impone una lettura del mondo, ma da una mia domanda personale di trovare una chiave di lettura del mondo che è iniziata dall'esistenza ,dalla pratica, dal divenire e che non trovava risposte nella continua mutazione delle pratiche.

La soggettività è quindi la problematizzazione dell'esistenza in rapporto ai fondamenti costitutivi della nostra cultura.
Quì nasce il rapporto dell'agente conoscitivo, del soggetto che deve mediare la pratica dell'esistenza con gli immutabili culturali e quindi non può che verificare la propria esperienza pratica nel quotidiano ,nella mondanità verificando continuamente se la sua chiave di lettura filosofica sia corrispondente alle pratiche, e viceversa.
Insomma il soggetto è la problematizzazione continua e dialettica fra il rapporto esistenza/essere e deve accettare il contraddittorio dialogico interno a sè e con le altre persone.
Significa che la chiave di lettura deve continuamente essere messa in discussione con le pratiche se del mondo vuole capire se della propria esistenza vuol dare un senso.
Ma senza una chiave di lettura che astraendosi, ma dopo aver dialogato con le prassi, ,che sappia dargli i significati esistenti delle prassi all'interno di un concetto del pensiero razionale,è impossibile. Non esistono verità dalle apparenze., non è nell'epifenomeno che trovo la sua forma e la forma la dà solo la filosofia metafisica., come sintesi delle sostanze del mondo sensibile.


Quì non c'è nessuna gerarchia se la dialogia fra filosofia metafisica e d esistenza nelle prassi è continuamente messa in discussione.
So solo che ora mi è più chiaro leggere le discipline scientifiche fisiche come un testo sacro, i particolari ora avendo una chiave di lettura sono uniti.Quindi sarà paradossale per chi non crede alla metafisica, ma proprio le pratiche ora sono più leggibili


Io non so se esiste questo calcolo Paul, come ti ho detto non escludo che possa esserci.

Non ricordo particolari post in cui ne parli esplicitamente.

Puoi indicarmi dove ne hai parlato più a fondo? oppure forse è il caso che ti avventi come me in qualche discussione apposita avventurosa.

Tieni conto che tra poco parto in vacanza (problema solito sui monti non v'è internet), e lunatico come sono magari questa fase di pensiero lucido che sto attraversando se ne sarà andata.

Ci terrei quindi a vederci più chiaro in quello che stai proponendo.

Almeno i prolegomeni a ogni futuro discorso futuro   ;D

ciao! ;)
#2661
x tutti e per nessuno   :P


cit paul

".......allora il problema è che la filosofia non lasci alla scienza politica il dominio del sociale e all'economia, ma che la filosofia si riappropri della filosofia politica della filosofia morale e del diritto, della filosofia economica, il che significa mettere in discussione i principi costitutivi delle scienze, come appunto insegna Preve.
Si vuol capire Toni Negri? Bisogna  capire chi lo ha influito nella formazione del suo pensiero e su cosa si fonda, vuoi capire Marx o Engels , si tenta di capire quali pensiero abbiano influito su di loro, ecc. Quindi bisogna ricostruire la genealogia della politica, della economia, della morale e del diritto, ecc. e la fenomenologia del pensiero.
Significa ,daccapo entrare nelle origini dei pensieri delle prassi, .......

Infine, renderlo fruibile alla popolazione, renderlo democratico, trovare una via mediatica libera dal MINCULPOP  delle dittature travestite di democrazia.: fare cultura politica, non politica culturale, vale a dire rendersi indipendenti dai poteri politici ed economici"


No Paul, non ho scritto quello ;)    Perdonami se non mi rapporto dialetticamente per una volta con te.

Ci tengo a ri-sottolineare qualche punto, magari mi servirà a me stesso, come achtung futuro!

Ho scritto che il compito della filosofia è quello anzitutto di tornare a dare giudizi sulla questione generale dello stato.

Il ruolo della filosofia è quello critico, lo sporcarsi le mani, si intende a livello di quello che si sta parlando (che sia concreto e non astratto).

I problemi da affrontare non sono relativi a chi debba andare il potere (economia. politica o filosofia), ma al ruolo dello stato.

Ossia facendo una genealogia delle pratiche a come si è costituito uno stato.

Ora lo stato si costituisce come garante della pace interna a fronte di un nemico e in nome di un qualcosa che chiamiamo morale.

La filosofia si è battuta per abbattere la concezione di nemico e per la costituzione di una etica universale (a sinistra per lo meno).

Ma ha fallito.

Ha fallito perchè non esiste una etica che controlli una morale, perchè la morale è sempre stata falsa. (e dunque tutte le etiche costruite finora sono false).

Solo grazie al postrutturalismo francese, ci si è accorti, che il problema è eminentemente psicologico.

A questo punto la questione è intendibile solo da pochi.

E' per questo che sono più ottimista che lo stato sia autodissolva in sè, in favore di una visione ultraconsumistica americana. Dove in nome del consumo, l'uomo può desiderare quello che vuole.

Il problema è che tutto sarà legato in nome del consumo, e cioè a chi può consumare rispetto a chi non può. (a chi invera i propri desideri: i ricchi).

La filosofia che ormai è diventata di nicchia rischia di sparire come pratica.
Anzi per Sini è già sparita come l'abbiamo sempre intesa fin'ora.

Lo ripeto la filosofia ha firmato la sua condanna, di sua mano.

Ma rimane come capacità critica, la filosofia ha dato nella sua storia (300a.c-1900dc) una miriade di spunti che vengono oggi ricondotti a storia della filosofia.
La filosofia è ormai monumento, non ha più nulla di vivo.

Rimane cosa sarà del pensiero di pratica (l'utopia) della filosofia.

Nel corso degli anni tra entusiasmi e attacchi paranoici stordenti, sono giunto alla conclusione che l'utopia si può solo inverare (come pensiero) nella comunità degli amici della filosofia.

Ossia una compagnia per pochi visto l'andazzo e utopicamente per molti.

L'altra strada di cui parli è quella politica.

Ma io ci tengo a distinguere. Per tutto quello che ho scritto sopra (e ancora meglio nel mio penultimo intervento. ( https://www.riflessioni.it/logos/tematiche-filosofiche-5/la-filosofia-e-capace-di-sporcarsi-le-mani-di-attualita/msg12622/#msg12622)

La filosofia che resiste, la resistenza deve essere SOLO politica.
Non deve essere economia, non deve essere morale, non deve essere scienza.

Il suo unico intento è di resistere (inutilmente), gratutitamente, acriticamente, come forza che frena il capitalismo. Il suo unico nemico è il capitalismo.

Questo è per dare tempo alla comunità degli amici di poter formarsi.

Ed è quello che intuì l'ultimo grande filosofo: Heidegger.

La svolta non è mai stata una svolta, ma un sussulto, un prendere atto, che l'amico non era più disponibile, perchè non era più disponibile la sua carica positiva di giudizio.

La lunga agonia del pensiero novecentesco (ma appunto la filosofia muore con la morte di Nietzche 1900) è stata questo prendere atto sempre più vivido, fino alle forme di pura astrazione formale, piena di dolore, e di sgomento, che è il post-strutturalismo francese.

La filosofia analitica (i cani dell'impero) l'ha attaccatto a lungo, fino a rendersi conto ultimamente che forse ma forse, qualcosa di buono c'era.

Ma sono solo fuochi fatui, per chi come me ha vissuto quello stesso sgomento. Per chi si rende conto di quanto è sola e senza amici la filosofia.

La lotta di classe, non ha senso, perchè dovrebbe essere in nome di qualcosa.
E il nome di qualcosa si chiama capitalismo, questa paradosso non l'hanno capito ancora!

Fare qualcosa in nome di qualcos'altro. (è il grande insegnamento di freud e lacan).

Il grande altro, il grande fratello, il grande inquisitore, sono figure dell'inconscio che partono dalla cortocircuitazione dell'impossibilità umana.
(dall'assenza di amicizia)

I grandi romanzi di Dostoevskj sono un testamento imperituro a questa verità.
(una lunga carrellata di personaggi votati al nichilismo, all'autodistruzione).

Per non parlare di quelli enigmatici Kafkiani. In cui la scepsi è evidente.

Il castello da una parte e il villaggio dall'altra.

Ma il villaggio vive IN NOME del castello, non parlano d'altro che del CASTELLO, ma nessuno va al castello.

La condizioni di limbo schizoide in cui versano tutti mi terrorizza.

Perchè se tutti la abitano alla fine la abitiamo anche noi.

E già! il castello della filosofia è diventato l'episteme.
Bizzarro, perchè la firma di condanna a morte della filosofia è proprio la scienza.
Ma la scienza non pensa.

Cari Davintro e Paul....NON PENSA!!! ma voi fate pure quello che volete ;)
#2662
Citazione di: paul11 il 04 Giugno 2017, 16:40:19 PM
Citazione di: green demetr il 03 Giugno 2017, 17:36:25 PM
.......................

Per me il senso dell'importanza è di tipo metafisico, che sconfina nel trascendente, per te è più legato ad un calcolo armonizzato al bios, per così dire. Cosa che non escludo assolutamente.
.

Se l'archè è l'origine tutto all'inizio era indifferenziato ed è simile alla teoria scientifica fisica cosmologica al tempo  zero.
la razionalità, la natura, quindi il bios, la sostanza, la forma, sono manifestazioni e domini.
Ma noi veniamo da lì, dall'archè e tutto torna lì.
Se noi vogliamo capire il senso di un fiume, dobbiamo risalire alla sorgente, se noi vogliamo capire la nostra esistenza, a memoria ci aiuta nel fenomenico della nostra esperienza pratica, ma è il pensiero che può tornare indietro, non noi fisicamente.
Noi quindi con il pensiero interpretiamo il viaggio cercando di capire il senso ritornando all'origine.

Ma certamente nel trascendente c'è anche il pensiero sull'archè.
Ma nell'originario (nell'apertura del soggetto al mondo) non è necessario.
Potrebbe anche essere che il trascendente che pensa all'originario coincida con il principio fisico, ma questo razionalmente non è deducibile.
Si può ipotizzare certo. Non lo nego.

E' che si aprirebbero problemi su cosa sia quel fisico.
Pensiamo alla cosmologia del Big-Bang contro la teoria delle stringhe.
Ma sono solo due teorie, ce ne potrebbero benissimo essere infinite.

Ossia cosa comporta nel reale, la credenza metafisica di un cosmologico?
(se non appunto che nell'entusiasmo sfrenato, senza resistenze, senza pensiero nella capacità di calcolo)  vedasi il decacologo 1 di kieslowski per averne una dimensione esistenziale.

Credo che in fin dei conti che le posizioni di Sgiombo o di Phil siano la conseguenza inconsce di errori visibili nel presente. Nelle prassi che li circondano.

La fiducia senza dubbio, comporta che procedere con sicurezza verso un calcolo dell'umano, non tenga conto di strade alternative.

Ecco che allora l'uomo diventa tecnico e non  religioso, perchè quale calcolo può portare al religioso??

Ecco che la scienza economica e medica, diventano imposizioni in nome di (quel calcolo) e invece non una scelta.

Per non parlare della morale. Si fa calcolo come se esistesse una cosa simile.

E quindi può essere ma quello che mi spaventa nella tua posizione è la radicalità non pensante delle sue conseguenze.

E comunque siamo qui nel caso a confrontarci.  ;)



#2663
Citazione di: maral il 04 Giugno 2017, 13:48:27 PM
Sicuramente questo è un tema che, nella sua attualità, andrebbe filosoficamente esplorato: come i mezzi incidono sul fine?
Io ritengo che siano i mezzi a determinare il senso effettivo dei fini, mentre dell'utopia originaria resta solo un guscio vuoto a uso propagandistico. A tale proposito vorrei richiamare un vecchio thread, il primo che aprii in "Riflessioni" in cui l'argomento, grazie agli interventi a cui diede luogo, si trova collegato al tema filosofico fondamentale della verità (a dimostrazione che anche per una filosofia che si sporchi le mani i grandi temi filosofici restano imprescindibili): https://www.riflessioni.it/forum/filosofia/14145-la-verita-ovvero-il-potere-dei-senza-potere.html
Citazione... ma credo in un rapporto di "reciprocità dialettica" fra condizionamenti del mondo su di noi e (possibile) azione nostra per (tentare di) cambiare il mondo.

Sì sono d'accordo, ma i risultati non saranno mai corrispondenti a quelli del disegno originario, la volontà non è sufficiente nei suoi intenti pianificanti, anche per questo è bene mantenersi su una scala pragmaticamente ridotta.

Andiamo al punto ieri e l'altro ieri stavo riflettendo sulle questioni politiche.


https://www.youtube.com/watch?v=82FALICcLRE

Ma quale sarebbe stato il background di questi due pensieri?

https://www.youtube.com/watch?v=v4j41lmuJ74


Caro vecchio povero Preve, già lo compiango pur non avendo ben presente la sua intera architettura.

Ecco due visioni dialettiche opposte, quella di negri che riguarda la dissolvenza dell'impero, e quella più classica di resistenza all'impero di Preve.

E' interessante perchè Preve distingue tra lui che è allievo di Hegel e Marx, e Negri che è allievo di focault-deleuze, ossia del nietzche post moderno.

La mixerei con quella di de Benoist, che mi pare la più sensata.

https://www.youtube.com/watch?v=3Avx4j2l4TE

Lui che è allievo di Heidegger e Nietzche non post moderno.

E' bizzarro sopratutto per me, che sono allievo di tutti questi!

Mi sento allievo di Hegle di Marx di Nietzche di Heidegger e di Focault.

(ma non sopporto Deleuze, sebbene sia lui ad aver scritto capitalismo e schizofrenia, il cui titolo è per me TUTTO quello che c'è da dire oggi)


Mi è piaciuto sopratutto come Preve veda una sostanziale differenza tra chi vuole superare la morale tramite l'etica, e chi tramite l'accellerazione del suo dissolvimento.

In effetti è anche lo stesso dilemma in cui mi trovo io.

A cui però CREDO che esista una sintesi.

Andiamo con ordine. Rispetto anche quanto dici Maral ( e dicevi, complimenti per la coerenza di pensiero!)

Il problema è come entrambi ammettiamo il rapporto individuo stato.

O meglio per te è individuo prassi (diciamo che ti sei evoluto seguendo sini)

Ma politicamente in fin dei conti, in questo momento storico (per lo meno) non cambia nulla.

Dal punto di vista filosofico, però entra senza dubbio il processo dialettico.

Ossia le modalità storiche del soggetto rispetto alla sua alterità.

https://www.youtube.com/watch?v=rW3SXnxfUwE

Ossia come dice Preve sul diritto della filosofia di esprimere un giudizio qualitativo sul generale discorsivo di una comunità.
(noto che abbiamo idee molto simili)

Ma è proprio il giudizio qualitativo che rischia di saltare, non tanto per quanto riguarda il problema delle prassi, che essendo paranoiche impediscono persino il giudizio. (Preve nel video si scaglia contro i cani/cinici imperiali)


Il giudizio qualitativo è il giudizio del soggetto, ma il soggetto è sua volta vittima delle pratiche.

Ora in un momento storico di gravissimo stato identitario (individualismo), la filosofia ha fallito l'intero obiettivo.

Quando si parla di morte della filosofia io intendo non tanto il suo principio paranoico del cinismo dilagante. ossia non del suo inverarsi sociale.

Quanto proprio di quello che intende Preve. L'incapacità di giudizio sul sociale.

Se il sociale deve essere borghese, come lo è in Marx e in Hegel, è finita.

Non tanto per la lotta al mercato unico, lì sarei d'accordo, ma quanto sul lato morale.

E' il lato morale che la filosofia ha dimenticato completamente di controllare.

Ossia quello che vuole il verduraio rispetto all'esito di resistenza al mercato globale.

Io sarei per la dissoluzione di questa morale. non il suo controllo etico, che è fallimentare per necessità (comunismo classico).
Voglio dire l'individualismo nasce non per cattiveria umana, a meno che non vogliamo dire che l'uomo è cattivo di suo.
Ma nasce dal cortocircuito tra ciò che vorrebbe essere e ciò che lo stato gli nega di essere (in quanto morale attenzione, non in quanto doveri diritti, che è solo una conseguenza storica di una menzogna originaria)

Il punto è che la morale non è nelle prassi, ma nel linguaggio stesso identitario dell'uomo.

Ossia è nel linguaggio che consiste il problema.

A mio parere la filsofia deve accellerrare su quella questione.

Se la morale è l'esito di una cristallizzazione del linguaggio, allora va destrutturato anzitutto come legame sociale originario.

La famiglia va destrutturata. E' quello che meritevolmente il capitalismo sta facendo.

Vi vedo una chiara manovra, e la ritengo necessaria.(ossia per me è ovvio che se il soggetto è diverso da quello che dice, il flusso dei soggetti che dicono il falso non può far altro che condurli ad eccedere la propria menzogna fino a farla cadere).

Il capitalismo occidentale farà collassare le strutture intere mondiali.
(in quanto i soggetti che più hanno mentito, sanno che anche gli altri mentono)

E' necessario, perchè l'uomo, è un uomo desiderante.

Ci vorrebbe un collante.

Per questo non butto niente della resistenza, la resistenza è il collante.

la politica è il collante.

Nella sua accezione più illuminata dovrebbe capire la necessità di rottamare definitivamente la filosofia metafisica, ossia la morale, rimanendo una etica.

Rimanere etici distuggendo la morale del sistema parentale, è questo il compito della filosofia.

L'eticità ovviamente è il comunitario. (hegel marx etc...)

Ecco che forse l'enigma nietzche e l'enigma heidegger e l'enigma Hegel sarebbero già meno enigmi.

La mancanza odierna di una etica all'altezza dei tempi, ossia all'altezza di quello che sta combinando il capitalismo è la cosa peggiore.

O si capisce e si apprezza cosa sta facendo il capitalismo, o è impossibile fare una etica.

Alla fine sono d'accordo con Negri, cioè il negri spiegato da preve, il punto è a chi spetterà la plusvalenza.

Se spetterà a tutti, necessità di una etica VERA, che sappia dire il vero.

Se sarà come è oggi una etica falsa, allora il surplus sarà di pochi.

Bè è esattamente come vanno le cose, da moooolto tempo.

Probabilmente da prima che nascesse la storia.

Ecco perchè la dissoluzione, il dissolvimento, il potere invisibile siniano.

VANNO CAPITI!!! PER ESSERE REINDIRIZZATI ALLA COMUNITA'.

UNA COMUNITA' POSSIBILE, RICHIAMATA DAL LIMBO SCHIZOFRENICO IN CUI PER ORA SI E' ECLISSATA. POSSIBILE PERCHE' VERA.







#2664
x Phil.


Si la difficoltà tua e di Sgiombo è quella che non riuscite a capire il metodo induttivo.  ::)

Prendiamo la mela di Newton, prima che la mela cadesse sulla testa di Newton (ok lo so che è una storiella, ma rende bene l'idea) La forza di gravità (facciamo un parallelo con l'archè) non esisteva.

Newton la ipotizzava. Dunque c'è diversità tra ipotizzare la forza di gravità, e l'ammeterla come data. ::)


Il processo deduttivo è quello di einstein o della quantistica, che pure non vivendo alcunchè di certe cose, le ammette e le deduce matematicamente facendo attenzione alle sue leggi formali.

In questo senso l'archè non è un matema.  Per certo.  E credo che sia quello che intende Paul.
Ma prendiamo pure un maestro come Pierce. Consiste nel mandare all'infinito questa processo.
(si sono d'accordo con voi due MA---> )

Come noi sappiamo l'infinito è un ordine nè più nè meno che come quello cardinale.
Certo un ordine di grandezza diverso. Ma sempre un ordine.

Vi fate spaventare dal concetto di infinito, che pure è maneggiato dalla matematica con agilità da Leibniz e Newton.

Il calcolo dei limiti che anche un liceale sa fare. Sa benissimo che il limite descrive una curva.

Ma di questa curva non è che si parla di un ippogrifo, la curva è reale.

Esattamente come reale è il processo fisico che informa la realtà.

La grandezza di Kant è quella di aver portato il sistema Newtoniano, all'interno del soggetto.

Anche il soggetto può darsi certo all'interno dei dati sensoriali, ma egli possiede anche la caratteristica di essere Libero e di Essere simbolico.

Lo stesso Kant cercava di dimostrare l'esistenza di Dio.
Ma essendo un fedele discepolo di Hume, non potè che rimanere dell'idea che Dio non si può dimostrare. (e questa è l'unica cosa che vi concedo sia a te che a Sgiombo)

Ma dimostrare non significa niente rispetto alla libertà, e alla trascendenza.(al simbolo).  >:(

Sgiombo ha asserito che lui non sente il trascendente.

Asserisce che è un falso problema, ma mio parere solo perchè non sente la trascendenza.  8)

E' difficile spiegare a Sgiombo che la trascendenza è il simbolo.  ::)

Ancor più difficile spiegare che il linguaggio stesso è quella trascendenza.  :-[

Forse lo è anche per te Phil (magari avevi già detto qualcosa, ma non ricordo).  :-[

Insomma per salire sulle spalle dei giganti bisogna anzitutto essere filosofi.  8)

Credere di poter salire sulle spalle dei giganti, narcotizzandoli, o facendo spallucce è inutile.  >:(

In quanto il soggetto non è semplicemente il soggetto riduzionista.  >:(

Il metafisico come canone, è un leit motif importante.  8)

Lo stesso scetticismo greco, fa parte di quel canone.   8)

Quello che in fin dei conti intendeva il greco è che l'uomo non è solo la sua fisica.  >:(

E' evidente, e io mi scaglio contro lo scetticismo in generale, non perchè sia sbagliato in sè. Ma perchè ci sono urgenze ben diverse.  :'(

Pensare che l'archè è inesistente, significa dire che l'uomo può essere dunque quello che vuole. Il che è chiaramente un delirio.  :o

Il risultato è che l'identità viene persa. Non si cala più all'interno delle sue pratiche, all'interno del suo spirito, ma si cala all'interno di bizzarri costrutti fantasiosi. Si cala cioè nella menzogna.

Il che è grave perchè così facendo l'uomo crea società artificiali, abitando zone oscure abitate da sentimenti sempre più autodistruttivi.

Dietro la menzogna cioè vi è il sadismo, dietro il sadismo vi è la perdita dell'identità. Dietro la perdita dell'identità vi è il simbolo che si è spezzato.

Mi rendo conto che sono tutti passaggi epocali, evidentemente nelle prassi quotidiane, dove è lo scentifico che conta, l'attenzione si è spostata sulle modalità del conoscere. E ci si è dimenticati quello che intendeva dire Focault: "a me interessa dire la verità, come si costruisce la possibilità di dire la verità."

Certamente c'è un abisso nell'intendere cosa sia filosofia, e un abisso nel sentire.

Ma non mi spaventa, affatto. Ormai sono vaccinato a questo tipo di società.

Credo ancora che nelle risposte secche o nelle domande che si aggirano furtive nel forum, qualcosa posso ancora cogliere. (appunto i cocci di quello che è rimasto).

Riguardo il metadomandante sulla filosofia precedente, ovviamente io non sono affatto che bisogna dimenticare tutto quanto dato come materiale intellettuale.
Dico solo che per me ho rintracciato il problema fondamentale essere quello del gerarchico.

Ma io parto sempre dalla mia tripartizione soggetto-desiderio-oggetto.

Ora il problema epistemico starebbe all'interno del desiderio-oggetto. (feticismo)

Più che a quello formale vero o falso. (formalismo)

Per questo non capisco i giovani, che invece sono ossessionati da questa cosa....
senza senso.
#2665
Citazione di: maral il 02 Giugno 2017, 14:56:57 PM
Certo, senza un centro il cerchio inevitabilmente si disintegra, e dalla disintegrazione del cerchio potranno sorgere altri cerchi solo se ad essi corrisponderanno altri centri. Punti vuoti, ma risonanti per cui il centro non è un luogo abitabile, ma è un punto che non cessa di risuonare e convoca alla presenza insieme nella festa.
Come dice Sini non c'è comunità senza festa (ogni lavoro è lavoro per la festa) e nella festa  gli Dei danzano in cerchio con i mortali: c'è entusiasmo ove "entusiasmo" significa appunto il sopraggiungere degli Dei nel ritmo della danza ed è solo grazie all'entusiasmo che la conoscenza (che non è altro che la danza) diventa effettiva.
Ma il centro deve restare vuoto, il punto vibrante da cui irradia tutta la musica, il battere ritmico, la pulsazione che richiama gli Dei a divenire nella festa compagni di danza degli umani.

Bellissimo! un abbraccio Maral!!!  :D
#2666
Citazione di: pepe98 il 02 Giugno 2017, 15:58:21 PM
Ecco quello che succede, in vari istanti, in un mondo in cui un certo Albert ha inventato la macchina del tempo: azionandola il tempo inizia a scorrere all'indietro. Riporto qui i pensieri di Albert, in vari istanti(o intervalli di tempo molto piccoli, se preferite) prima e dopo l'azionamento della macchina:
t1: "ho capito come costruire la macchina per invertire il flusso tempo."
t2: "ho quasi completato la costruzione, finalmente potrò azionarla PER LA PRIMA VOLTA."
t3: "ho completato la costruzione, ora non mi rimane che azionarla".
t4:  la macchina viene azionata.
t5: "ho completato la costruzione, ora non mi rimane che azionarla".
t6: "ho quasi completato la costruzione, finalmente potrò azionarla PER LA PRIMA VOLTA."
t7: "ho capito come costruire la macchina per invertire il flusso tempo."
Povero Albert. Continuerà a vivere il passato senza sapere di averlo già vissuto. Non aveva pensato ad una cosa: se tutto torna indietro, anche il suo pensiero, parte del tutto, torna indietro. Lui sta perdendo informazioni dalla memoria, eppure è convinto di starle accumulando.
Immagina ora di trovarti nella stessa situazione di Albert.
Ha senso ordinare gli eventi da t1 a t7 quando non sappiamo quale viene prima? Non è forse una nostra abitudine, caratteristica, disporre eventi in memoria secondo un ordine logico preciso, funzionale alla percezione del mondo(e quindi, forse, alla sua stessa esistenza)? Ha senso distinguere tra le coppie t1 e t7, t2 e t6, t3 e t5, quando il loro contenuto è il medesimo? -"Certo che ha senso, perché si ripetono in due momenti diversi, t1 e t7, t2 e t6, t3 e t5."-Beh, noi che abbiamo immaginato di vedere la scena dall'esterno, su un tempo già preimpostato, non abbiamo motivo di dubitarne. Ma immaginiamo che ciò avvenga nel mondo reale: c'è forse qualcuno, in un tempo esterno dal nostro(come il nostro è esterno rispetto a quello di Albert, subordinato al nostro), che si diverte a modificare il nostro tempo come se fosse una coordinata per lui percepibile per intero? E se anche il suo fosse tempo illusorio, e così via? O, piú semplicemente, il tempo non esiste al di fuori della nostra coscienza, cioè ogni momento dell'esistenza è simultaneo agli altri, ed eterno? In questo caso Albert vive tutti gli istanti di tempo contemporaneamente, ed in ognuno di questi istanti è convinto di stare accumulando informazioni in modo continuo: è percepibile solo ció che appare come nuovo, e non è percepibile ció che viene perso.

Il tempo non è nella percezione, come dimostrato da Einstein.

Mi avvicino con moto accellerato uniforme da un treno verso un albero.

Cade un fulmine.

Il tempo t, non è lo stesso per me che lo vedo accadere, e per chi è fermo a terra guardare l'albero.

Il mio tempo è accellerato vedo il fulmine cadere PRIMA, che il fulmine cada veramente per chi rimane a terra.

E' l'esempio che più mi è rimasto in testa. E ancora adesso mi fa rabbrividire.

Perciò è meglio non pensarci  ;)
#2667
La risposta più sensata, è quella data dagli interpreti americani.
L'eterno ritorno sarebbe una conseguenza della cosmologia di Boskovic.
(Che Nietzche studiò a lungo).
Che si rifà all'idea che l'universo non è infinito ma finito.
Ma pur essendo finito è infinito nella sua possibilità combinatoria,

Ma all'infinito e questa sarebbe l'illuminazione Nicciana, le combinazioni terminerebbero.
A questo punto la volontà di potenza ripete all'infinito ogni sua possibile combinazione.
Dunque vi sono combinazioni fisiche che tornano all'infinito.

Un eterno ritorno.

https://plijournal.com/files/ansell_pearson_1_pli_9.pdf
#2668
cit Paul
"No,la razionalità umana per quanto sia potente può solo interpretare, non è superiore al dominio naturale, semmai deve armonizzarsi."

Penso sopratutto a Kant, l'uomo non può far altro che armonizzarsi ad essa, essendone parte costituente.
L'interpretazione sarà certo la chiave particolare, ma l'universale della interpretazione è la ragione stessa.

cit Paul
"Non saremmo quì a problematizzare le motivazioni dello scettico del topic, se  la razionalità avesse raggiunto una verità assoluta che avrebbe sbaragliato il campo ad ogni problematica"

Io non problematizzo nulla della posizione scettica, sei tu che lo fai. ;)
Per me è spazzatura. Esiste il soggetto punto e capo. 8)

cit Paul
"Io lo interpreto come Dio l'episteme legato all'archè, ma è una mia interpretazione; ve ne sono altre non legate necessariamente a Dio."

come già dicevo a phil, ma perchè questa necessità di legare tutto all'episteme, ma non è esattamente quello il problema?

cit Paul
"Legare la razionalità al solo dominio pratico della manifestazione dei fenomeni fisici e naturali ,significa fingere che lo stesso pensiero razionale ci pone domande di senso fondamentali, i primitivi, In altre parole la razionalità essendo inerente al nostro mentale non può limitarsi e non si limita a leggere e intepretare i singoli fenomeni o insiemi di fenomeni, La nostra mente chiede un senso di marcia, una traccia da seguire, e ci pone domande sul passato, presente e futuro. allora significa che quel mondo fisico che si manifesta non è solo il sensibile, ma ha dei segni e significati che vanno oltre il manifestarsi in sè e per sè., diversamente non esisterebbe una razionalità."

Esatto! infatti proprio dal segno si avvia la filosofia fenomenologica come prassi.

cit Paul
" Perchè fin quì è dominio della scienza fisica, ma il dominio della filosofia che comprende le scienze è quella parte del razionale in cui i particolari scientifici chiedono una relazione e consapevolezza in un Tutto, una regola, un ordine generale che costruisca il senso delle relazioni."

Mi sembra di seguirti, infatti il tutto, è il tutto dei segni. Ossia la parte per il tutto. La capacità di avere in mente l'oggetto pur l'oggetto non essendo davanti a lui. L'episteme è d'altronde la codificazione (RAZIONALE) dei segni.

cit Paul

"L'originario si esplica anche nel fenomenico,diversamente non potremmo mai aver avuto una necessità di costruire un archè.
E' anche il fenomenico che ci indica un archè.
Certo l'archè, rimane un mistero: e fu la luce  lo dice la Bibbia e metaforicamente inizia così anche il big bang cosmologico scientifico fisico."

Mi sembra una posizione poetica, forse trascendente. Lo so perchè ci ho lottato anch'io. Un conto è la trascendenza, come sentimento panico della natura, un conto è l'originario che si apre dentro il soggetto.

Ma ok, non mi sembra di approfondire ulteriormente, credo siano due visioni diverse. :P

Certamente ci accomuna l'importanza dell'attenzione al fenomenico, e come esso si manifesta (appunto) a noi.  8)

Per me il senso dell'importanza è di tipo metafisico, che sconfina nel trascendente, per te è più legato ad un calcolo armonizzato al bios, per così dire. Cosa che non escludo assolutamente.
#2669
x angelo p2

cit
"Nella parabola del buon samaritano non è possibile rispondere al malcapitato "Non ti posso aiutare subito, prima devo costruirmi un'adeguata comprensione teorica della tua situazione"."

la parabola del samaritano consiste al giorno d'oggi, che lui non vuol essere aiutato!  8)

Vabbè è ora che ne dica qualcosa in più:

Per capire perchè non lo vuol essere ci vuole una adeguata comprensione teorica.

Che conduce a visioni apocalittiche. 
(del tipo "aiutami e poi vedi di toglierti di mezzo(che non ti sopporto)", scene di vita quotidiana, dal mio periodo di volontariato).
Quanta innocenza nell'idea di principio di reciprocità!!! 

Non rimane che affidarsi veramente all'atto gratuito e insensato. il dovere per il dovere kantiano (fin che dura, io ho mollato).


Proposta pratica e analisi teorica della stessa


O formare un contropotere mediatico, cosa che i filosofi contemporanei cercano di fare, senza riuscirvi, perchè insistono colla dimensione sociale, quando l'uomo VUOLE essere individuale.
Sposare la dimensione personale con quella sociale è da sempre il grave problema della filosofia ognitempo.
patteggiare per una sola di esse significa fallire..... non capisco proprio come si fa non capirlo!

Ma ovviamente bisogna ripartire dal singolo. Il globalismo si combatte con il localismo. non per una questione sociale, ma per una personale. ovviamente se il localismo si sposa ad una visione sociale, allora il globalismo vincerà sempre.(questione di numeri e mezzi)

questo le sinistre mondiali, o le catechesi religiose, non lo riescono a capire.

il singolo va reso felice nella sua produzione nel sociale, ossia il singolo va reso felice nel sociale, e non nella sua produzione.
la produzione è solo uno strumento.

ma il singolo non è mai felice nel sociale, perchè fino ad oggi la morale dice esattamente il contrario di ciò che siamo.
l'incredibile ammontare di odio, è frutto di questo stato di auto-avvelenamento.

ma la morale nasce come la legge del più forte sul più debole.
ossia sull'opportunità di avere più oggetti.

lo spiega molto bene marx (il feticcio e la tecnica). pensiamo ora alla donna come oggetto, e abbiamo a domino tutto quanto vediamo sotto gli occhi.
lo spiega molto bene max reich.

(certo non li ho letti quegli autori, meriterebbero una analisi approfondita, e non dispero che lo farò).

a mio parere la sessuofobia è la mimesi del dominio patriarcale dell'uomo sulla donna.

il grande poema epico ramayana, una delle fonti sacre induiste, apre così, poichè tu devi stare lontanto dal potere, così devi stare lontano dalle donne. perchè il potere e la donna sono la stessa cosa.

il nostro caro  berlusconi è stato attaccato globalmente per i suoi festini. documentari severi anche in giappone a redarguire.

L'intera morale universale si basa dunque su una mera presunzione formale. (quando il reale ciascuno lo sa è l'esatto opposto, l'uomo desidera la donna).
Il rapporto padrone-servo, sta tutto là, in una dimensione di dominio biologica camuffata.

ma l'uomo non ha alcun diritto sulla donna.

questa continua ostinazione è la spiegazione razionale di tutte le nefandezze a seguire.
che portano l'altro al rifiuto d'aiuto perchè lui vuole mantenere i suoi oggetti, il suo patrimonio, se non pecuniario, morale, di identificazione con una certa idea di virilità.
(mi spiace essere così apodittico, ma vorrei darne uno schizzo illustratorio il più possibile sintetico  :P)

EPPURE

Se la si smette di avere presunzione di diritti particolari su chiunque, si vive MOLTO MEGLIO.

Le relazioni nella loro semplicità si basano sull'ospitalità, l'ultima grande lezione di Derrida, è infatti proprio questa.

L'Altro è la capacità linguistica, di poter accettare l'altro, ossia il linguaggio che mi unisce al mio prossimo.

Esige una grande cultura, un grande animo, un grande sacrificio per poter creare questo linguaggio.
(la malefica eredità della storia è ancora da sorpassare, o meglio da lasciare)

Che per Derrida consiste nel dialogo. Saper dialogare ospitando.....ogni maledetta metafisica mille volte maledetta allora cesserà.

Quanti secoli dovranno passare perchè l'individuo se ne accorga, e aprendosi alla comunità si decida della sua lealtà a se stesso.


Come uomo fra gli uomini. Che poi non è forse la lezione del Cristo? (okkei visione molto riduzionista, ma affascinante)
#2670
cit sgiombo
"rifiuto di usare tutti i mezzi e forme di lotta che fossero necessari, nelle varie circostanze concrete, a sconfiggere un nemico che per parte sua non si fa scrupolo alcuno di ricorrere a qualsiasi espediente, anche i più abbietti e disumani: non si sconfiggono i cannoni del nemico mettendo nei propri dei fiori, come cantava uno scadente complesso musicale circa mezzo secolo fa."

Il problema della lotta di classe è che è vittima della propaganda, e quindi insiste su alcuni temi come quello della libera accoglienza, senza fare vera lotta contro i potenti.
E la lotta non viene fatta, perchè alla prima minaccia, la gente si spaventa.
Lo stato di terrore e di orrore a cui ci tengono legati a doppia-mandata con i mass media, crea individui spaventati.
E quindi le politiche guardinghe sono diventate pagliacciate.

Tenere una dimensione democratica, e intelligente sembra essere una ipotesi tramontata.

La dimensione sociale è ormai mera finzione. Come diceva Leopardi, una società fatta di individui infelici non può essere felice.
Bisogna tornare a interrogarsi sulla singolarità.

Anche se il potere medico sta tentando di togliere anche quella.

Mi chiedevo cosa ne pensi. (tranne l'ultimo punto che ovviamente rigetterai ;) )

La gente tornerò mai a rischiare qualcosa (proposta badiou)?