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Messaggi - bobmax

#2776
Tematiche Filosofiche / Re:Homo faber
15 Settembre 2018, 16:14:36 PM
Non penso che vi possa essere davvero una differenza qualitativa tra ogni cosa che esiste.

Vi può essere solo una differenza quantitativa. Che appare magari come qualitativa ai nostri occhi. 

Una differenza tale da apparire persino sostanziale. Ma che sostanziale però non è mai.

Di modo che, ciò che consideriamo una nostra dote esclusiva, non è altro che ciò che è presente ovunque, ma che in noi si è sviluppato più compiutamente.

La razionalità, per esempio, pare essere in noi maggiormente sviluppata. Magari a causa delle nostre corde vocali e delle mani prensili con il pollice opponibile.
Ma davvero possiamo pensare che la razionalità non sia presente non solo nell'essere vivente più semplice, ma pure in ogni cosa inanimata?

La razionalità, e quindi la possibilità di manipolare la realtà (tecnica), sono qualità intrinseche della materia.
#2777
@ acquario69
Sono io che non riesco a spiegarmi (difatti con questo io ballerino... :( ).

Con "io non sono" intendo che ciò che ho sempre considerato me stesso... non è me stesso!

Qualsiasi mia caratteristica, che qualificava me stesso, compresa la mia volontà... non ha nulla a che fare con ciò che davvero sono.

Di modo che, quell'io in realtà non è me stesso.

E poiché non resta nulla che mi possa qualificare... io sono nulla: io non sono.

Tuttavia, se tolgo l'io, allora resta il "sono", ossia l'essere. Al quale niente posso attribuire che lo qualifichi, neppure un io...
#2778
@ Carlo
cit."Perché una libera creazione (la scrittura di un poema, la composizione di un pezzo musicale, l'elaborazione di una nuova idea filosofica, ecc.) dovrebbe infrangere le leggi del mondo fisico?"


Perché nel mondo tutto è condizionato da ciò che è avvenuto prima.

Mentre libero è solo ciò che è incondizionato.

La creazione di cui parli potrebbe essere libera solo se si ammettesse una interferenza trascendente. Che appunto infrangerebbe le leggi del mondo fisico.
#2779
Citazione di: acquario69 il 15 Settembre 2018, 05:03:52 AM
Allora per "sogno di Dio" dovrebbe intendersi il suo manifestarsi (l'esistenza nel suo divenire) rimanendo pur sempre cio che E'
l'Essere e' cio che E' ..assoluto non manifesto
mentre l'esistere e' sempre lo stesso essere che si manifesta.
Dunque io sono, io esisto = (ex-stare = "venire fuori")
Tuttavia, che senso ha dire "io" a questo punto?

Se tu ed io siamo il medesimo, questo "io" che dovrebbe identificarmi perde di significato.

Allora semplicemente sono, e in quanto manifesto, esisto.
#2780
Citazione di: acquario69 il 15 Settembre 2018, 01:03:10 AM
Citazione di: bobmax il 14 Settembre 2018, 17:55:19 PM
se l'Assoluto e' io non sono

E nel frattempo chi si sta rispondendo e/o domandando...chi avrebbe detto e pensato quello che hai scritto?

Dio

E questa nostra vita, con questo mondo e i pensieri, le emozioni, le speranze... non è che il sogno di Dio.
#2781
@ Paul11
Sì, senza condizioni, opposizioni, vi può essere libertà?

Ma l'incondizionato non è forse incompatibile con qualsiasi opposizione?

Che la libertà non sia allora che un mero simulacro, un fantasma, seguendo il quale però diventiamo ciò che siamo?
#2782
@ Viator
Libera, secondo me, è solo ciò che è "origine incondizionata".
Origine di una serie di eventi. Non condizionata da altro che non sia se stessa.
Per essere libero devo essere un'origine che è almeno un poco incondizionata.

@ Baylham
Non è solo una questione di Assoluto. E' l'illusione del libero arbitrio a determinare il non essere del mio io.

@ Sariputra
Sì. È senz'altro più "corretto" affermare: "Non è trovabile alcun Io".
E le implicazioni di ciò, una volta fatte nostre, non sarebbero forse meravigliose...?

@ Phil
Sì, il principio di identità è un vincolo insuperabile, per il pensiero razionale e per il linguaggio.
Eppure... dovremmo in qualche modo cercare di gettare uno sguardo oltre. A non è mai uguale ad A!
Ma non è tanto per giocare... è il passaggio che ci attende.

@ 0xdeadbeef
Se l'Assoluto fosse limitato dalle dimensioni, non sarebbe assoluto.
Non sarebbe cioè la Sostanza di Spinoza, ma un suo attributo.
Penso che Severino abbia dato il meglio di sé con "Essenza del nichilismo" ma da lì non si sia poi più schiodato...
Molto più profondo è senz'altro Karl Jaspers nella speculazione sul divenire e sulla metafisica.

Permettimi di aprire una parentesi su Heidegger.
Secondo me, nella ricerca della Verità, e in questa ricerca a mio parere risiede l'essenza della spiritualità, occorra prestare molta attenzione ai cattivi maestri.
Sono infatti convinto che Heidegger sia un cattivo maestro. Scopiazzando malamente da Karl Jaspers, egli ha infatti prodotto una filosofia ingannatrice. Dove lo slancio spirituale di Jaspers è ricondotto a pensiero razionale smarrendone così il profondo significato.
La fama riscossa da Heidegger, in questo nostra epoca dominata dal nichilismo, ne è una prova.

Misconosciuto dallo stesso Jaspers, che ha sempre giudicato negativamente "Essere e Tempo", Heidegger ha costruito una filosofia che ha riscosso il consenso di molte menti razionali. E' infatti abile nel condurre là dove la razionalità incontra il limite. Ma invece di accettarne lo smacco, H. pretende di superarlo prorompendo con affermazioni apodittiche.
In questo modo la mente razionale si sente rassicurata, perché crede di aver compreso! Non accorgendosi di essere vittima di un raggiro da parte della volontà di potenza.

L'autentica filosofia dell'esistenza può essere invece trovata in Jaspers. Ma qui occorre aver fede, fede nella Verità. Una fede che in H. non si avverte.



#2783
Per Phil,
ė l'io che non esiste.

Ma se non esiste l'io... posso e devo ben dire:"Io non esisto"

Esisterà qualcos'altro, ma non io.
#2784
Tematiche Filosofiche / Se l’Assoluto è, io non sono
14 Settembre 2018, 17:55:19 PM
E' inutile che io cerchi di girarci attorno. Se l'Assoluto è, io non posso proprio essere.

L'Assoluto, ciò che è incondizionato, libero da ogni relazione, non permette la mia reale esistenza.

Di modo che, intendendo con "Dio" l'Assoluto, se Dio è... allora io non sono.
Perché la condizione indispensabile, per il mio essere reale, consiste in quel minimo grado di libertà che "sola" può far sì che io sia.

Ma se l'Assoluto è, questa mia libertà è un'illusione.
Perché se davvero fosse, inevitabilmente condizionerebbe l'Assoluto, che non sarebbe più tale...

Che poi, vi sono molte altre considerazioni che portano a negare l'esistenza della mia libertà, a prescindere dall'Assoluto. Come per esempio:

1)   Il fatto che l'eventuale manifestarsi effettivo di questa mia libertà infrangerebbe le leggi del mondo fisico.

2)   Oppure la constatazione che non sono in grado di volere di volere. Ma voglio o non voglio, non dipende da me.

3)   O anche che tutte le mie azioni involontarie, come la respirazione, il cuore che batte, o i mille gesti che faccio per abitudine, non dipenderebbero da me mentre quelle "volontarie" invece sì? Intervengo ogni tanto per stabilire cosa fare, mentre di solito mi astengo, anzi, addirittura neppure mi rendo conto di cosa in realtà faccio? Sono allora "io" solo quando "voglio" e nelle altre situazioni vi è solo un corpo che va avanti per inerzia?

4)   E poi vi è una motivazione Etica! Il male, qualsiasi male se ne sta incastonato in quell'istante che fu e non si può tornare indietro a cancellarlo. Tuttavia, ciò che nasce dal mio cuore non è forse l'esigenza, il bisogno che ogni male venga cancellato, che non sia mai esistito? Questo desiderio pare davvero assurdo, non è  tuttavia indispensabile che si avveri affinché ciò che davvero conta sia per davvero? E ciò che conta non è forse che il Bene sia? E se il Bene è, ogni male presente, passato e futuro non devono necessariamente essere annullati? Ossia rivelarsi puro nulla?

Di modo che...
Scelgo ciò che avrei dovuto comunque scegliere. Decido ciò avrei dovuto necessariamente decidere.
Pecco... quanto e come dovevo inevitabilmente peccare!

Qui posso allora intravedere il significato dell'invocazione: "Liberaci dal peccato!". Così come intendere la supplica:  "Tu che togli i peccati del mondo"
--> Non è altro che Dio che prega se stesso.
#2785
Citazione di: donquixote il 14 Settembre 2018, 08:40:52 AM
Dio se ne sta oltre il divenire in quanto è il suo Principio (sia in senso ontologico che cronologico), e se Dio scomparisse anche il divenire perderebbe ogni realtà. L'opera di creazione è perciò costantemente (e perennemente) attiva.

Ho la stessa idea.

Ora però, è indispensabile fare un altro passo. Perché se ci fermassimo qui, che differenza vi sarebbe con una visione materialistica della realtà?
É necessario cioè che Dio sia il Bene.

Secondo me, possiamo giungere alla conclusione che Dio = Bene solo tenendo fermo ad ogni costo che Dio è oltre il divenire.

Di modo che potremmo interpretare questa nostra vita come il sogno di Dio.

Lo Spirito genera il sogno, dove vive il Figlio, cioè tu, io e ogni altra cosa. E lo Spirito soffia dove vuole, generando sia letizia sia dolore. Quindi anche il male.

Ma quando il sogno finisce, sono "tolti tutti i peccati del mondo", del Figlio, ma originati dallo Spirito.
#2786
Citazione di: donquixote il 13 Settembre 2018, 10:53:21 AM
Citazione di: bobmax il 12 Settembre 2018, 22:01:17 PMLa trinità non è perciò che il tentativo di descrivere in qualche modo il fatto che l'uomo è uno con Dio. Una descrizione che vuole evidenziare l'aspetto dinamico di questa identità. Infatti il Padre è l'assoluto, irraggiungibile nell'esserci. Il Figlio è la sua manifestazione sulla terra. E lo Spirito la forza che fa in modo di giungere al Padre e viceversa di tornare nell'esserci come Figlio. Si torna all'esserci attraverso l'ateismo mistico, mentre si sale all'assoluto tramite la Grazia. Il tutto è governato dallo Spirito. Non penso che la trinità debba essere considerata "verità", ma senz'altro è una cifra, cifra della Trascendenza.

https://www.riflessioni.it/forum/spiritualita/14475-il-dio-uno-e-trino-e-il-fondamento-della-creazione.html

Condivido quanto hai scritto allora.

Rimane tuttavia il problema del male.

Per affrontarlo dovremmo secondo me approfondire quella tua affermazione: "La paternità di Dio è perennemente attiva".
Con "perennemente" dovremmo allora intendere che Dio se ne sta oltre ogni divenire?

#2787
Citazione di: Kobayashi il 13 Settembre 2018, 08:14:16 AM
Citazione di: bobmax il 12 Settembre 2018, 22:01:17 PM[...] il cristianesimo dice, in sostanza, che l'uomo, così come ogni altra cosa, è emanazione di Dio. Dio che è l'Uno.
Se l'uomo è un'emanazione di Dio, e se Dio è l'Uno, guardando le cose dal punto di vista dei pezzetti di vita illusoriamente singoli, nella loro quotidiana mediocrità, non mi pare che questo Uno ne esca fuori tanto bene... Non mi pare che la sua sostanza sia tanto nobile... Ma certo si tratta dell'illusione della differenza – un'illusione che tuttavia dura tutta la vita mentre l'idea dell'Uno, ad essere sinceri, al di là delle asserzioni paradossali di un Angelus Silesius, il cui conforto dura invece il tempo di un sogno (circa un'ora), deve essere continuamente alimentata se no sparisce, proprio come un progetto platealmente impossibile...


Concordo.

E' un progetto impossibile.

Anche perché... pure il libero arbitrio è un'illusione.
Nella ricerca della Verità il deserto si fa sempre più orrendo.

Infatti Dio vuole TUTTO.
E non vi è prorio niente a cui ci si possa aggrappare...

Secondo me, il motivo può essere uno solo. Che noi si diventi finalmente chi davvero siamo.
E che si realizzi così l'impossibile.

#2788
 @InVerno
Secondo me, nella ricerca della Verità, occorre muoversi lungo uno stretto crinale. Evitando cioè di scivolare nel sentimento irragionevole, così come di cadere nell'adorazione della dea ragione.

Nella lettura delle scritture si può in questo modo cogliere una loro continuità con il pensiero filosofico di ogni tempo.

Se teniamo fermo il presupposto che al di là di ogni invenzione e mistificazione vive nell'uomo la Verità, anche nelle scritture essa può manifestarsi.
E non può che manifestarsi coerentemente con ogni altra occasione.

Ciò che il cristianesimo dice, in sostanza, è che l'uomo, così come ogni altra cosa, è emanazione di Dio.

Dio che è l'Uno.

Questo è il medesimo pensiero che alimenta la filosofia di tutti i tempi.

La trinità non è perciò che il tentativo di descrivere in qualche modo il fatto che l'uomo è uno con Dio.
Una descrizione che vuole evidenziare l'aspetto dinamico di questa identità.

Infatti il Padre è l'assoluto, irraggiungibile nell'esserci.
Il Figlio è la sua manifestazione sulla terra.
E lo Spirito la forza  che fa in modo di giungere al Padre e viceversa di tornare nell'esserci come Figlio.

Si torna all'esserci attraverso l'ateismo mistico, mentre si sale all'assoluto tramite la Grazia.
Il tutto è governato dallo Spirito.

Non penso che la trinità debba essere considerata "verità", ma senz'altro è una cifra, cifra della Trascendenza.
#2789
Le scritture non contengono alcuna rivelazione. Ed è soprattutto in questo il loro inestimabile valore!

Proprio perché in esse non vi è nulla di "rivelato".
Sono infatti frutto dell'uomo che cerca la Verità.

Un percorso perciò ricco di slanci e di cadute.
Dove ciò che conta è la fede nella Verità, non certo l'illusione di averla agguantata.

Di modo che la scritture non forniscono alcuna verità, propongono invece delle "cifre". Ossia continui rimandi a ciò che sta oltre.

Cifre che solo noi, in perfetta solitudine, possiamo colmare di significato.
#2790
Citazione di: davintro il 09 Settembre 2018, 18:57:17 PM
andrebbe credo chiarito cosa va inteso come "lavoro": la logica che applichiamo per giungere ad un risultato è una necessità ricorrente in qualunque tipo di attività, compreso lo studio per superare un esame, o la preparazione e pubblicazione di un saggio o di un libro (che a mio avviso ricade a tutti gli effetti nella categoria di "lavoro"), non solo  nelle occupazioni "tecniche", che erroneamente, molti vedono come unico ambito nel quale una persona può esprimere i suoi talenti al servizio della comunità (perché servizio viene inteso in un'ottica solo materialistica, e quindi si considera "lavoratori" l'operaio o il manager aziendale e non il poeta o il saggista, che sarebbero solo degli "hobby" perché il contributo che portano è di tipo spirituale e non materiale). In generale tendo a dare un enorme peso all'unicità di ogni singola persona umana, e ciò mi porta a diffidare dei discorsi in cui ricorre il concetto di "indispensabile", non mi piace l'idea che esistano delle "conditio sine qua non", in assenza delle quali si è necessariamente destinati al fallimento.

In effetti avevo scritto "quasi indispensabile" perché si potrebbe anche forse farne a meno.

Tuttavia ritengo tale evenienza abbastanza improbabile.

Il "lavoro in ambito tecnico" implica che siano soddisfatte due condizioni, che sfuggono invece nella preparazione di un esame o nella stesura di un saggio.

Queste condizioni sono:

1) Il "fare" concreto, con la progettazione e realizzazione di un qualcosa che "funzioni" e che possa essere utilizzato da altri. Ben diverso perciò dal semplice sviluppo ad uso personale, perché deve poter essere messo sul mercato. E affrontarne così tutti i rischi e le responsabilità.

2) La sua "utilità" viene riconosciuta e compensata. Se ciò non avvenisse, non si riesce a mantenere la famiglia...

Non pochi filosofi, come i pur apprezzabili Severino e Galimberti, mostrano a mio avviso una grave carenza nel comprendere questi aspetti fondamentali della tecnica.
Così vi si scagliano contro, senza avvedersi di disprezzare nient'altro che l'applicazione concreta (nella realtà fisica!) dello stesso pensiero logico/razionale del quale ritengono, a torto, di aver compreso tutte le implicazioni.