Menu principale
Menu

Mostra messaggi

Questa sezione ti permette di visualizzare tutti i messaggi inviati da questo utente. Nota: puoi vedere solo i messaggi inviati nelle aree dove hai l'accesso.

Mostra messaggi Menu

Messaggi - Jacopus

#3271
Attualità / Re:Tutti in pannolino!
25 Marzo 2017, 11:56:34 AM
Citazione
CitazioneQuesta scoperta scientifica però non è ancora stata fatta nè nei confronti dei cattolici o dei neri o dei mussulmani o dei gay o delle donne.


Quindi speriamo che i pescatori di orate facciano delle marce o manifestazioni per concedere e legittimare i diritti  della poligamia, del matrimonio tra ultra-maggiorenni e minorenni e dell'uso libero di qualsiasi droga.  

Solita confusione. Le leggi anti-discriminazione servono di solito per proteggere i più deboli e proclamare il diritto di matrimonio fra maggiorenni e minorenni va proprio nella direzione opposta. Anche se è possibile, in casi particolari, autorizzare il matrimonio di minorenni, proprio perché il minore viene considerato da "proteggere" non può certo sposarsi. Stesso discorso per la poligamia. Di solito la poligamia presuppone un ordinamento familiare costruito sul dominio di un genere sull'altro. Non mi sembra che si debba tutelare chi domina. Sull'uso delle droghe ancora dovrebbe essere fatto un discorso diverso che è anche culturale. Da molti studi discende che la sostanza più pericolosa per l'uomo a tutti i livelli (quindi sia a livello individuale che sociale, sul breve e sul lungo periodo) è l'eroina ma subito dopo c'è l'alcol e la cannabis è leggermente al di sopra, in questa classifica, alla nicotina. Comunque l'abuso di sostanze è un capitolo a parte. Non c'è un parte della popolazione che discrimina rispetto ad un'altra.
#3272
Attualità / Re:Tutti in pannolino!
24 Marzo 2017, 20:28:23 PM
Da alcuni commenti sembra che imperi davvero molta confusione. Come se le guerre di religione del cinquecento e le posizioni filosofiche e politiche successive siano state cancellate, si siano come slavate in questa continua eruzione di notizie, informazioni, gossip, insomma la pseudocultura che si raggruma attorno agli innumerevoli media di cui disponiamo.
La legge anti-omofobia credo che risponda all'esigenza di non discriminare una persona perché gay o trans-gender così come non si dovrebbe discriminare un bravo informatico perché con la pelle nera. Le discriminazioni su base razziale, politica, di genere o religiosa credo che siano un retaggio medievale. Se ci piace il Medioevo possiamo anche ripristinarle. A me personalmente il Medioevo affascina come materia di studio ma viverci è un altro conto. Intanto sarei stato messo al rogo in men che non si dica insieme a gran parte dei frequentatori di questo forum. Probabilmente si sarebbero salvati solo Giona e Duc in Altum, che però avrebbe dovuto sicuramente dirsi pentito di qualche cosa.

Le discriminazioni comunque possono anche essere funzionali ad un certo tipo di società. Le leggi razziali ad esempio in Italia aprirono la strada alla carriera di tanti funzionari meno competenti ma ariani, mentre gli ebrei competenti furono licenziati. Quindi le leggi anti-discriminazione sono un incentivo per sviluppare meglio le capacità di ognuno a vantaggio dell'intera società.
Se un singolo o una setta o una religione,  pensano che i neri siano una specie di scimmie lontana dall'uomo caucasico, in grado invece di svolgere azioni grandiose a causa di una parte dell'ipotalamo o dell'amigdala che solo lui possiede, liberi di farlo. Si scontreranno nei vari luoghi di discussione virtuali e non, con chi non la pensa come loro.
Ma le istituzioni hanno il dovere di cercare, anche attraverso le norme, di porre tutti i singoli soggetti che abitano lo spazio governato da quelle istituzioni, in una posizione il più possibile paritaria. Quindi parlare di discriminazione nei confronti di chi discrimina è una potente scemenza, che tra l'altro viene rivendicata proprio da chi parla di razzismo proprio perchè non può propalare le proprie teorie razziste. Parlate pure, dite la vostra ma un conto sono le opinioni, un conto è la difesa dei diritti delle persone.
Credo che la legge antiomofobia, in questo senso, difenda anche me, che sono felicemente sposato e con prole, così come penso che lo sia qualsiasi legge che difenda una minoranza che viene attaccata, anche se non facessi parte di quella minoranza.
Se in futuro i pescatori di orate fossero dichiarati dei malfattori, dei tarati mentali, o degli psicolabili, ben venga una legge che difenda i pescatori di orate. Poi che qualcuno continui pure a dichiarare i pescatori di orate dei cretini, ma il potere pubblico deve tutelarli, almeno finchè non vi sia una scoperta scientifica esatta, verificata dalla comunità scientifica e non falsificabile che dica che i pescatori di orate sono davvero pericolosi e da sopprimere (ed anche in questo caso bisogna agire con prudenza, poichè altrimenti la scienza diventa un nuovo motore della discriminazione). Questa scoperta scientifica però non è ancora stata fatta nè nei confronti dei cattolici o dei neri o dei mussulmani o dei gay o delle donne.
#3273
Ciao Tristetriste (Tristetriste :o?).
Condivido più o meno quello che ha detto Inverno. Se a te fa stare bene e a lui (forse) pure, fatelo. Lo dovresti fare più per te che per lui, comunque, perché il corpo e la sua storia è il tuo e la tua storia. Il suo senso del possesso del tuo passato  a me sembra piuttosto infantile, ma del resto ho già conosciuto anche quarantenni bambini, quindi nessuna meraviglia. Non aspettatevi miracoli da questo giochino. Prendetelo appunto come gioco e non come atto titanico e magico per scindervi dal vostro passato. Questo sarebbe un giochino pericoloso.
 Da bravo ligure mi viene anche da chiedere quanto costa questo intervento. Anzi ho visitato un sito e vedo che i prezzi sono molto variabili, fino ad un max di 6000 euro. A questo punto dipende anche quanto siete benestanti. Personalmente farei tante altre cose con quei soldi.
#3274
Interessante discussione con sottodiscussione a proposito del socialiismo reale  :).
Credo che il populismo sia la malattia infantile della democrazia di massa, quella che evolve dalla democrazia liberale ottocentesca. La democrazia liberale ottocentesca era elitaria e fondata sul censo. Solo una minoranza agiata votava e solo quella minoranza agiata era in grado di governare la complessità del mondo di allora, assai meno complesso del mondo di oggi. Vi era una vaga speranza di migliorare la propria condizione e il potere borghese beneficiava di questo mutamento di paradigma rispetto all'immobile mondo feudale. Questo assetto ha governato il mondo per tutto il XIX secolo, assieme alla valvola di sfogo delle colonie, grazie alla quale un bandito in patria poteva ambire a divenire un governatore d'Oltremare.

L'espansione del diritto di voto, fin dalla fine dell'Ottocento, si collega a due processi. Da un lato all'esigenza di legittimare le istituzioni politiche di fronte all'emergere del socialismo, dall'altro alla necessità del sistema economico di ridurre ognuno di noi a consumatore, identico, con gli stessi diritti e con la stessa propensione a spendere denaro. La riduzione a consumatore presuppone la riduzione a elettore, fruitore di notizie preconfezionate, di vacanze intelligenti, di pensieri mediocri.
Contemporaneamente l'avvento della "velocità", di movimento, di calcolo, temporale (un filosofo tedesco, Koselleck, parlò in proposito di Vergangene Zukunft per dire che oggi il futuro è già passato, imprendibile), avrebbe richiesto maggiori capacità riflessive, rielaborative, predittive sul lungo periodo, da assegnare ad un maggior numero di persone possibili.
Un salto nei sistemi formativi dell'uomo che di fatto non è stato possibile attuare, sia perché il capitalismo non è un benefattore, sia perché allargare la pletora di persone che sanno gestire la conoscenza diventa un problema per qualsiasi tipo di potere.
Si è creata così una tensione, che in termini psicodinamici si potrebbe definire "double bind". La gestione del mondo sempre più complesso, richiederebbe un potenziamento delle doti intellettuali dell'umanità  in termini universalistici, proprio in virtù del diritto universale al voto. Non bastano più i voti di una elite illuminata, perché ora votano tutti e tutti dovrebbero essere coscienti delle conseguenze del loro voto e più in generale della loro partecipazione alla vita politica. Questo potenziamento però non può essere fatto alla leggera perché rischierebbe di rovesciare i detentori del potere, che si avvalgono in ogni luogo degli arcana Imperii. Con una conoscenza più accurata inoltre si accrescono le capacità critiche di visione del mondo, con possibili ripercussioni negative sul PIL del mondo.
L'elite che continua a governare il mondo allora indossa il simulacro della democrazia, elargendo a piene mani discorsi populistici e di questi discorsi si sono macchiati tutti i "poteri democratici di massa" proprio per la incapacità dell'elettorato medio ed universale a comprendere fino in fondo la complessità del mondo che ormai sfugge anche ai più sapienti.
In altre parole, per certi versi dovremmo essere tutti come Leonardo da Vinci per gestire il mondo, dall'altra dobbiamo contemporaneamente restare allo stato di Candido, ubbidienti automi eterodiretti convinti di vivere nel migliore dei mondi possibili.
Finchè il mondo viene percepito come più o meno effettivamente "migliore", nessun problema. Qualche bugia ce la lasciamo dire. Quando però le cose iniziano ad andar male non c'è più tempo per formare tanti piccoli Leonardo, che sappiano far fronte alle difficoltà. Il populismo è molto più semplice, separa il mondo in buoni e cattivi, parla di intuito, sentimento, azione, considera la cultura un inutile orpello e degenera sempre di più, esattamente come sta accadendo ai nostri giorni.
Ovviamente c'è populismo e populismo e possiamo sempre sperare in una sufficiente riserva di Leonardi, ma  la direzione mi sembra quella verso un aggravamento di forme maligne di populismo. 
In sintesi, il populismo è in qualche modo un ospite sempre presente nelle democrazie moderne, virus che si riacutizza, quando le contraddizioni del mondo moderno (leggi capitalismo) diventano sempre più instabili e violente.
L'unica cura mi sembra  quella che M. Yourcenair fa dire al suo Adriano: "Fondare biblioteche è come costruire ancora granai pubblici, ammassare riserve contro l'inverno dello spirito, che da molti indizi, mio malgrado, vedo venire". Una soluzione molto più umana di qualsiasi palingenesi teocratica (Apocalisse) o politica (Comunismo), ma forse sono solo uno dei tanti ospiti dell'Hotel Abisso di cui parla G. Lukaks.
#3275
Attualità / Re:Tutti in pannolino!
18 Marzo 2017, 20:49:37 PM
Cara Fahrenight, non entro nel merito della discussione, sottolineo solo che equiparare gli antichi romani (penso che tu alluda a quelli) ai nazisti è inconcepibile. Non so quali libri di storia tu abbia, ma veramente siamo ad un passo dal delirio o dalla strumentalizzazione. decidi tu.
#3276
Ciao Acquario. Cercare il significato etimologico delle parole è sempre interessante. Ho provato a guardare alcuni siti e ho dato un'occhiata al testo di Benveniste, il vocabolario delle istituzioni indoeuropee, per provare a rispondere.
Limiterò il discorso al solo termine "verità" ma provando a indagarlo in tre ceppi linguistici diversi, quello germanico, quello latino e quello greco.
1)     In tedesco/inglese si dice Treu-Truth per indicare la verità. Questo termine viene fatto originare dal termine indoeuropeo drus, che significava in origine "quercia", non a caso collegata alla sfera religiosa come pianta sacra. La parola in questione fa parte inoltre di una vasta famiglia lessicale  connessa al significato di fedeltà (Benveniste, Libro I, pag. 77, PBE Einaudi). La verità sarebbe quindi collegata alla fedeltà, vissuta come fedeltà personale fra chi ha l'autorità e il suo sottoposto, entrambi vincolati secondo i loro ruoli ad un patto di reciproco aiuto.
2)     Veritas in latino proviene da un ceppo linguistico slavo e anch'esso è un termine che proviene dalla sfera religiosa e dal concetto di fede, "vara" in russo significa fede. La stessa concezione è tradita dalla definizione dell'anello matrimoniale, che infatti si può chiamare sia "fede", sia "vera". A differenza del termine tedesco, in questo caso si sottolinea l'aspetto più strettamente religioso a discapito del patto di subordinazione servo-padrone.
3)     Aletheia è il termine greco e significa letteralmente "togliere dall'oblio": alfa privativa e fiume Lete, il fiume dell'oblio, appunto. Quindi La verità è per i greci il disvelamento di una realtà già presente che attende di essere scoperta attraverso il ragionamento critico, "il logos". In questo senso Veritas e Aletheia sono contrapposte come verità di fatto, imposta nella società come mores, o come fedus, e la verità da ricercare attraverso il logos e il ragionamento.
Riflettendoci, già in questo concetto di verità della Grecia classica vi è il nucleo della storia umana dei successivi due millenni.

Un diverso tipo di discorso fa Heiddeger rispetto al concetto di Aletheia come svelamento di una verità originaria, dell'ente originario che si contrappone al semplice svelamento di ciò che deve essere scoperto: "La alètheia, la svelatezza, nella quale la velatezza dell'ente deve trasformarsi mediante il filosofare, non è una cosa qualsiasi o addirittura la proprietà di un'asserzione o di una proposizione, e neppure un cosiddetto valore, ma è quella realtà, quell'accadere, a cui conduce solo quella via (he, hodòs) della quale un altro dei grandi filosofi più antichi dice «che corre al di fuori dei sentieri abituali degli uomini" (Parmenide). "
#3277
Tematiche Filosofiche / Re:Relativismo/Assolutismo
12 Marzo 2017, 11:00:37 AM
Alcune considerazioni che vorrei condividere sull'argomento. Intanto mi "schiero" dalla parte dei relativisti, anche se mi piacerebbe che si potessero individuare almeno tre leggi fondamentali, un pò come quelle tre leggi della robotica, inventate da I. Asimov. Un precetto che secondo me non si può effettivamente relativizzare è quello della tutela della "dignità" della persona umana fisica. Un secondo precetto è quello della tutela dell'ambiente fisico che ci ospita, anch'esso non relativizzabile. Ovvio che se iniziassimo a discutere sul come.... :-\

1) E' stata talvolta esposta la presenza di leggi fisiche/naturali come la evidente presenza di leggi assolutistiche. Credo che sia importante mantenere la distinzione fra Geistwissenshaft e Naturwissenshaft, ovvero fra scienza dell'uomo e scienza della natura. Le due non sono mai sovrapponibili e quando è stato fatto i risultati sono stati orribili (darwinismo sociale, scienza del razzismo fino agli ultimi possibili epiloghi delle neuroscienze). Kant è stato tentato da questa sovrapposizione nella sua famosa frase sulla legge morale in me e il cielo stellato su di me. Ritengo che solo sul primo si possa fare un discorso relativista (escludendo da questo topic, la discussione su certe teorie scientifiche che presuppongono la possibilità che le leggi fisiche valide sulla terra possano non esserlo sul pianeta X).

 2) Assolutismo e relativismo richiamano un altro binomio fondamentale, quello fra ordine e caos. Ogni storia religiosa serve a definire e a dare chiarezza ad un mondo dove è la paura il principio di ogni cosa, come giustamente sottolinea Sariputra, e il monoteismo di sicuro definisce meglio. All'alba del mondo moderno però quel caos è riemerso con le lotte di religione e la soluzione fu proprio l'ordine politico assolutista, teorizzato in modo esemplare da Hobbes. Ab-solutus significa sciolto da ogni vincolo. Il re assoluto di Hobbes è svincolato da ogni valore naturalistico o religioso ed esige la completa sottomissione del corpo politico.

3)      Quell'assolutismo è proseguito ed ha forgiato anche quel movimento che apparentemente si era opposto ad esso, ovvero l'Illuminismo. L'Illuminismo infatti dopo essersi retto in precario equilibrio fra istanze naturalistiche e richiamo a supposte leggi morali universali e assolute (Kant) non ha fatto altro che strutturare un assolutismo ancora più feroce, fondato non sul primato politico ma sul primato scientifico-tecnologico al servizio della ricchezza capitalistica. In questo modo si crea una bizzarra sacra alleanza fra illuminismo e valori assolutistici siano essi religiosi, economici o scientisti.

 4) La seconda rottura è avvenuta con l'avvento dei totalitarismi, ovvero quel messaggio di unione fra politica e sviluppo tecnologico che imponeva una nuova sottomissione assolutistica terribile. Da lì è iniziata una nuova riflessione sulla modernità e sui suoi "bachi" interni, teorizzata ancor prima dai profeti antimoderni. Ma i primi critici non facevano altro che riscoprire ancestrali valori assoluti con cui sostituire i nuovi assolutismi "tecnologici", e mi riferisco ad esempio a Nietzsche e a Dostoevskij che si riferivano a valori come la pura forza o il recupero del Dio della tradizione. Il relativismo emerge a questo punto come tentativo del sistema immunitario della modernità di far fronte alla sua stessa malattia.

 5) Il relativismo è il riaffioriare del lato del caos. Mi ha colpito quello che dice Angelo a proposito del linguaggio, sull'uso delle parole che viene sempre problematizzato dal relativista, per cui il significato di ogni parola, anche la più neutra e chiara diventa una "doxa". In fondo è proprio il linguaggio il primo strumento dell'ordine e su Giovanni 1-1 sono state scritte intere enciclopedie (che tra l'altro ci suggerirebbero ulteriori percorsi sull'argomento che stiamo trattando).

6) Ma questa ripresa sul lato del caos nasce dagli eventi tragici del XX secolo e da una serie di eventi che continuano anche ai nostri giorni: la rivolta della natura contro noi stessi in termini di inquinamento, cambiamento climatico e sovrapopolamento.
Mi spiego: per tutta la storia dell'uomo fino a 50 anni fa, abbiamo potuto riversare sulla natura le nostre contraddizioni. Se in Inghilterra vi era un problema sociale, bastava far emigrare i poveri o i detenuti nella semidesertica Australia. Se si necessitava di ulteriore energia per evitare di trasformare gli uomini occidentali in bestie da soma (come accadeva nel Medioevo), bastava sfruttare di più i pozzi di petrolio. Se bisognava dar da mangiare all'aumentata popolazione bastava aumentare le flottiglie di pescherecci sui mari del mondo. Ora lo sviluppo fondato sul binomio tecnologia-capitalismo mostra di essere giunto a capolinea, sia per motivi ideologici come accennato a proposito dell'ideologia illuministica, sia per motivi strettamente fisici, ovvero la fine delle risorse e il condizionamento delle attività umane sul clima.
Ecco che il caos contrapposto all'ordine riaffiora, riaffiora l'ambivalenza, la contradditorietà e il relativismo come occasione per problematizzare lo stato di cose "storico" che ne è marxianamente il substrato (o se preferite la struttura).

E' un argomento decisivo della storia dell'uomo del XXI secolo saper gestire questo stato di cose, onde evitare la Scilla del pensiero assoluto con quanto di violento esso esprime a livello concettuale ed ha già espresso a livello storico, e la Cariddi del caos dove tutte le vacche sono nere (tra l'altro famosa definizione di Hegel in fenomenologia dello spirito, nella quale, guarda caso si parla proprio del concetto di assoluto, ma probabilmente qui si aprirerebbe un'altra lunga finestra).
#3278
CitazioneNon credo che nel rapporto uomo-donna, sia rilevante il fatto che la donna possa o voglia "divertirsi". Anche fosse sarebbe una scelta da considerare come legittima, tenuto conto che la legittimità della stessa scelta riguarda anche l'uomo.
L'aspetto problematico è secondo me quando la donna usa furbescamente la sua attrattività per esercitare potere sul maschio (e non a caso parlo di maschio invece di uomo), a sollecitare al massimo i suoi meccanismi istintivi per porlo in condizione di soggezione.
Oggi di parla spesso della violenza di uomini contro le donne, ma si parla molto meno di quelle forme di violenza psicologica che tanti uomini subiscono in contesti di relazione patologica nella quale sono succubi di isterie (e non a caso isteria viene dalla stessa radice di utero) femminili. 


Nessuno mette in discussione che vi siano situazioni di violenza o meglio di "manipolazione" di donne sugli uomini. E' vero anche il contrario però, la manipolazione può essere adeguatamente utilizzata anche dagli uomini, che però sono più specializzati sul versante "forza fisica". Quello che mi contrariava era soprattutto la descrizione nel post di Giona di una donna che è filogeneticamente destinata ad essere l'alter-ego del diavolo tentatore, evidenziando così la lunga storia culturale che vuole la donna non su un piano di parità con l'uomo ma su un piano di sottomissione che ricorda da vicino il razzismo (non a caso secondo me, il modello prototipico di ogni razzismo è proprio quello nei confronti del genere femminile).
#3279
CitazioneMa che discorsi!
Stai dicendo che la donna, dopo aver detto che non lo fa,  si atteggia per richiamare  l'interessa dei maschi, ma, pur esponendosi a tutti, il messaggio è rivolto a chi vuole lei!
A parte la validità del principio, i maschi non sanno se sono papabili oppure no, lo scoprono, rimanendo nella tua ratio,  solo a tentativo avvenuto.
Dimentichi però che sta tentando e che la tentazione non è cosa buona.
In ogni caso non è vero che gli animali hanno il calore e le donne no, perché calore significa ovulazione.
La porcheria è che non cercano di procreare ma di divertirsi.
Osservando il regno animale si nota che chi impone le regole dell'accoppiamento è la femmina, la quale al contrario del maschio, è disponibile solo nel momento giusto, mentre le femmine umane si divertono a tentare per il loro piacere, cioè sempre.
Chi sono più in alto in questo caso, le donne tentatrici o gli animali che sono rimasti come natura volle e vuole?
Se a questo aggiungiamo che la razza umana è arrivata a tentare anche quelli dello stesso sesso, lascia a chi leggerà questo post trarne le conclusioni!

Sono obbligato ad aprire questa discussione a nome di tutte le donne e gli uomini che sono sensibili a questa tematica. Che le donne desiderino sedurre è a mio parere piacevole e fa parte delle cose belle della vita. Spesso è solo un gioco per sentirsi dire che sono belle ma che c'è di male? Gli uomini per questo non sono autorizzati a saltare addosso alle donne, magari poi dicendo che "se la sono cercata". Questo è esattamente il pensiero retrivo di un certo Islam retrivo che fa l'accoppiata vincente con un certo cattolicesimo retrivo. Il tutto per dichiarare che la donna deve possibilmente restare a casa con il burqa (ma in realtà ci sono motivazioni di dominio e di sfruttamento economico).
L'ovulazione gli animali l'hanno una o due volte all'anno, la donna i dodici volte all'anno. La donna è comunque ricettiva anche al di fuori dell'ovulazione, per evoluzione biologica e quindi è come se il buon Dio avesse detto alla donna di "divertirsi". Che poi questo divertimento abbia anche altre funzioni prosociali è evidente. Quindi è proprio la natura a volere le donne così, invece l'idea della donna tentatrice deriva dall'immagine di Eva che ascolta il serpente (con la minuscola) e allora a questo punto, per essere coerenti bisogna riconoscere all'uomo una costola di meno (ma dalle radiologie non risulterebbe).
Sull'omosessualità come segnale demoniaco ti devo purtroppo anche qui sconfessare. Esistono ormai innumerevoli studi sull'omosessualità di alcune specie animali. Ad esempio http://www.corriere.it/scienze/cards/omosessualita-animali-comportamento-anomalo-o-dna/macachi-giapponesi-ricerca-piacere_principale.shtml
Inoltre se dobbiamo riferirci alla natura come modello, allora dobbiamo anche abbracciare la poligamia, la possibilità di fare sesso in pubblico, la possibilità di mangiare i nostri figli per poterci accoppiare nuovamente, o anche l'usanza eccentrica di tagliare la testa all'amante dopo l'amplesso, o per finire la capacità di ridurre l'atto sessuale a pochi secondi senza alcuna eccitazione od orgasmo.
#3280
Tematiche Filosofiche / Relativismo/Assolutismo
05 Marzo 2017, 16:46:13 PM
Effettivamente come è stato notato in una diversa discussione, manca un dibattito centrato su relativismo/assolutismo e qui, se volete, possiamo approfondire il discorso, che come al solito ci porterà in mille luoghi diversissimi del pensiero. Inizio  con una riflessione di oggi alla quale potrete agganciarvi oppure no.

Stavo dando un'occhiata al libro di Croce: "Perchè non possiamo non dirci cristiani", e ho intuito che il fondamento del relativismo moderno sta proprio nel Cristianesimo, nel suo accettare l'uomo, qualsiasi uomo. Il rovesciamento attuato dal capro espiatorio, cioè Gesù che storicamente muore sulla croce da innocente, apre un varco incommensurabile. Il primo diventa l'ultiimo e gli ultimi saranno i primi. L'umanità è unica e l'uomo è tenuto ad amare il prossimo suo come sè stesso, indipendentemente da colore della pelle, credo religioso, convinzioni o cultura. Cosa c'è di più relativo di ciò? Se bisogna amare anche il nostro carnefice e porgere l'altra guancia non si può certo distinguere un comportamento da un altro. Per certi versi l'assolutismo dell'amore sulla terra sfocia in un relativismo assoluto dei valori, poichè ogni valore deve essere accettato dall'essere cristiano che tutto e tutti ama.
E' vero che il cristianesimo ha preso tante direzioni nel corso dei secoli. Non dimentico le guerre di religione, le crociate e le parole del monaco Jorge contrapposte a quelle di Guglielmo nel Nome della rosa, ma alla radice vi è questo sedimento relativista che rende il Padre, cioè Dio, una figura arcaica, davvero assolutistica. Con il Cristianesimo sorge una sorta di dialettica fra quell'assolutismo originario e un figlio che si sporca le mani fra gli uomini e finchè resterà sulla terra non giudicherà e non condannerà. Non guiderà una rivoluzione religiosa e sarà messo a morte a fianco di due ladroni. L'uomo incarnazione di Dio accanto ad un ladrone, entrambi crocifissi. Una immagine fortemente relativistica. Da quel momento è nato nella storia della cultura dell'uomo, in termini assai più diffusi ed universali, il principio della pietà, della tolleranza. E' dalla figura di Cristo che nasce la nostra stessa supposta debolezza, che autorizza le costruzioni delle sinagoghe e delle moschee, che ci avverte di non scagliare la prima pietra perchè siamo tutti peccatori. Proprio in questo modo si è sviluppata la cultura occidentale così come la conosciamo, una medusa dalla mille teste, che confluiscono tutte verso un cuore cristiano.
#3281
Credo che parlare di viltà sia effettivamente fuori luogo. Ci sono persone deboli che non sono in grado di reagire, perché addestrate a soffrire e a sopportare. Possono essere soggetti  deboli fisicamente e magari non propriamente astuti e sono proprio quelli che vengono presi di mira dai bulli. Se il bullo fosse davvero coraggioso se la prenderebbe con il leader, con l'uomo di successo, invece sceglie le sue vittime fra gli ultimi, i meno dotati, quelli che hanno qualcosa che non va, secondo gli stereotipi dell'attuale società.
Queste persone non possono essere certo colpevolizzate. Si rovescerebbero le responsabilità.
Pero' Don qualcosa di vero lo ha scritto, magari con un tono rude ma reale. Mi ricordo che da bambino spesso ci prendevamo a sassate fra bande di ragazzi diversi e non abitavo di certo in un ghetto afro-americano. Nel corso delle partite di calcio ci poteva scappare la lite, gli spintoni e pure qualche scazzottata ma a ripensarci mi sembrava un mondo più genuino dove i ragazzi apprendevano che esistevano i diritti, esistevano gli adulti garanti delle regole ma poteva essere necessario anche cavarsela in un modo non standardizzato. Fa parte dell'adolescenza e tutelare troppo rispetto a questi micro-traumi non migliora certo la società, anzi probabilmente la prepara a traumi ben più grandi.
Questo credo che debba valere fra soggetti che si affrontano e si confrontano ad armi pari. Ci sono però, come ho detto, dei soggetti più deboli che vanno difesi. La loro fragilità può dipendere da tanti motivi e non possono essere rinforzati tanto facilmente. Se i genitori abituano un figlio maschio all'idea che a loro è tanto mancata una figlia femmina ed invece è venuto lui, se iniziano a comprargli delle magliette rosa e lo spingono a scegliere danza classica come sport, non possiamo pensare di farne un boxeur a 16 anni. Per non parlare degli handicap fisici, dove non subentra neppure il condizionamento famigliare. Sono dei vili? Non credo, semplicemente la vita li ha resi così e la nostra responsabilità è quella di difenderli.
I veri vigliacchi a mio modo di vedere sono quelli che potremmo definire la "zona grigia", cioè tutti coloro che non sono nè aggressori nè aggrediti, quelli che magari riprendono l'aggressione con il telefonino e poi se la girano, pensando fra loro: "meno male che non sono io la sua vittima." E' il silenzio della maggioranza di fronte alle ingiustizie che arma la mano dei vili. E' lo stesso meccanismo ben conosciuto dalla criminalità organizzata. Le vittime devono essere isolate, deve crescere indifferenza e distanza e se qualcuna si ribella allo status quo, deve pagare in modo esemplare come monito per tutti quelli che vivono nella "zona grigia".
Per contrastare questo stato di cose dovremmo però considerarci una comunità di individui uniti da ideali abbastanza simili, una collettività. In realtà la nostra società va in una direzione diametralmente opposta. Ognuno chiuso nel suo bozzolo, incapace di fare fronte comune, di scendere in piazza, di far sentire la propria voce, di metterci la faccia.
Pensate che forse cento anni fa nessuno sarebbe intervenuto di fronte ad un pestaggio di una donna per strada? Ora si finge di non vedere, magari perché già si prefigurano le noie con processi, comparizioni per testimonianze ed altro ancora. Si pensa forse che debba intervenire il "funzionario" preposto a quel problema. Tutto questo ci distanzia l'uno dall'altro e prepara il terreno ai violenti e agli arroganti.
#3282
Una nota sulla storia del pensiero. Molti studiosi ritengono che il primo testo di sociologia fu lo studio sul suicidio di Durkheim, nel quale viene proposto il nesso fra societa' moderna "anomica" (cioe' priva di leggi fondanti la coesione sociale) e il suicidio, prevalente fra i segmenti di societa' piu' individualisti e quindi anomici. La teoria di Durkheim e' stata superata a livello metodologico ma l'intuizione iniziale contiene un nucleo di realta'. Quando l'ambiente ci "rifiuta", abbiamo alcune strategie a disposizione: la lotta per affermarci, l'esilio e il rifugio in una nicchia (spesso l'arte), la malattia mentale, la dipendenza da qualcuno/qualcosa che ci riscatta dal rifiuto (puo' trattarsi di governo autoritario cosī come di eroina), il suicidio.
Piu' difficile comprendere perche' alcuni scelgono una strategia piuttosto che un altra. Mi sembra pero' piuttosto chiaro che questa societa' non educa a lottare e a resistere ma piuttosto ad essere soddisfatti con il minimo sforzo possibile, creando cosi degli abissi fra le aspettative e cio' che si puo' davvero esperire nella vita e non parlo solo di beni materiali.
In questo senso possono svilupparsi persone fragili incapaci di far fronte alle avversita'. Non le considero vili per questo. Si tratta di una devoluzione sociale e penso che Aquario intendesse qualcosa del genere.
Inoltre e concludo, vi sono anche suicidi che dipendono da traumi devastanti come quello accaduto a Primo Levi, di cui tutto si puo' dire tranne che fosse vile.
Sottotraccia pero' potrebbe esserci in qualche intervento l'idea di usare la propensione al suicidio come un criterio per distinguere i forti dai deboli secondo lo stesso meccanismo del "rifiuto" che scatena il desiderio suicidario. Direi invece che le cause sono proprio all'interno dell'ideologia moderna (che difendo ma che cerco di valutare anche criticamente, lungo la stessa tradizione critica moderna).
#3283
Attualità / Re:Eutanasia e D.A.T.
02 Marzo 2017, 01:12:36 AM
Provo a chiarirmi le idee. Non è un argomento facile. Anzi è ambiguo, sfuggente. Facilmente preda di manipolazioni a scopo politico. Influenzato dagli sviluppi socio-culturali odierni.
Nel passato era molto più probabile terminare i propri giorni nel pieno possesso delle proprie facoltà fisiche e mentali. Oggi il prolungamento della vita media e la raffinatezza dei dispositivi medici permette situazioni di vita non particolarmente gradevoli e vere e proprie situazioni di vita sospesa. E' vero che la vita è un dono e che nessuno sa a chi deve questa cortesia, ma sappiamo che dobbiamo alla medicina moderna la possibilità di continuare a vivere in modo incompleto e parziale, grazie a sussidi terapeutici e macchinari precedentemente sconosciuti, i quali sono gli unici responsabili dell'attuale dilemma etico.
Il diritto interviene proprio quando il problema diventa diffuso. Per analogia, prima del 1990 nessuna legge aveva disciplinato l'immigrazione in Italia.
In questo caso sono in ballo due valori tutelati costituzionalmente, la vita umana e l'autodeterminazione. Quando l'autodeterminazione decide per la fine della vita umana si crea inevitabilmente un contrasto che la legge deve saper bilanciare nel modo più equo e laico possibile, contemperando gli interessi singoli e quelli della collettività, in ordine ai principi etici sottostanti, mentre trascurerei quelli economici, che in questo settore non mi sembrano così impegnativi, a fronte dello sperpero di denaro pubblico e della fiacca lotta alla impressionante evasione fiscale praticata in Italia.
Detto questo, non credo che si possano enumerare tutti i più diversi strumenti tecnici per garantire questo obiettivo ma dovrebbe ad essere a tutti chiaro che siamo di fronte ad una tragedia. Tutti vorremmo vivere ed essere felici. La vita talvolta ce lo impedisce, a causa degli altri o della natura e chi decide di terminare lo fa con estremo dolore, sia che sia cosciente, sia che non lo sia e debbano decidere al suo posto i suoi parenti. Contemporaneamente bisogna fare attenzione perché sancire un istituto giuridico del genere è un affare delicato. Ci si potrebbe imbattere in parenti insofferenti (mai parola più giusta) che spingono il loro "caro" verso la dolce morte, o anche uno stato che attraverso i suoi organi pratichi una sorta di eugenetica soft.
Il fatto incontestabile che la felicità è un concetto relativo non cambia i termini del discorso. Effettivamente si potrebbe delimitare il percorso di aiuto a morire solo nei casi di forte disabilità fisica e di incoscienza che preclude ogni possibile diagnosi di recupero, escludendo tutti i casi più strettamente di natura psicologica, dove sono più preminenti le già discusse ragioni culturali, lasciando, in questa circostanza, al singolo individuo la responsabilità ad agire (visto che lo può fare). In questa prospettiva Lucio Magri non sarebbe stato aiutato a morire, mentre Englaro, Welby e Dj Fabo, sì. Precondizione generale la volontà dell'individuo, liberamente espressa o predisposta al di fuori di ogni condizionamento prefigurabile dall'esterno del soggetto.

Che questo principio sia ancora così fortemente contrastato a me pare piuttosto difficile da capire attraverso un semplice discorso di difesa di ogni forma di vita. Annoverandomi fra i "cultori del sospetto" (Marx, Nietzsche, Freud) ritengo che dietro questa lotta vi sia la lotta più vasta alla modernità e a ciò che essa rappresenta in termini di emancipazione dell'umanità (e non prendetemi per un illuminista ingenuo, per favore).
#3284
Attualità / Re:Eutanasia e D.A.T.
01 Marzo 2017, 20:52:47 PM
Un inciso . Don afferma che le interruzioni volontarie di gravidanza sarebbero in aumento. Mi piacerebbe conoscere la fonte di questa affermazione, poiche' i siti da me visionati dicono esattamente il contrario compreso quello del ministero della sanita .
#3285
Attualità / Re:Eutanasia e D.A.T.
28 Febbraio 2017, 00:33:25 AM
Uno stato di diritto non teocratico e non "teocratico mascherato" dovrebbe garantire il diritto a disporre della propria vita secondo protocolli e normative rigorose esattamente come accade con l'aborto. Ed infatti quasi tutti i paesi occidentali si sono dotati di una normativa su questa materia. La guerra che la Lega sta facendo contro questa battaglia civile e' in proposito curiosa. Infatti  alla fine si dimostra alleata della stessa mentalita' islamica che tende a non separare i precetti religiosi da quelli civili. Alla faccia del rispedire i maomettani sui loro cammelli. Abbiamo anche fra i lumbard doc dei validi maomettani che si vestono di verde, non a caso il colore simbolico dell'islam.
Sono piu' coerenti i difensori cattolici che almeno vedono nel dolore terreno la giusta retribuzione per ascendere in paradiso.
Al di la' di questa nota di colore la tematica e' complessa e per certi versi simile a quella sull'aborto.
Sono del parere che l'aborto debba essere permesso in modo regolamentato ma che debbano anche esservi dei potenti strumenti economici, di sostegno, preventivi affinche' non si giunga all'aborto. Lo stesso criterio dovrebbe essere adottato per le procedure di fine vita.
Ultimo sarcasmo: e' davvero buffo come nel corso della vita, se non abbiamo le maniglie giuste, possiamo essere sfanculati ad libitum e quando diciamo " basta" con delle serie motivazioni ci si viene a dire: "nooo .... guarda, la tua vita e' troppo preziosa"!