"Epilogo" del borghese (piccolo piccolo)
Nell'Etica di Aristotele la medietà è sinonimo di virtù: l'eccesso costituisce un errore e il difetto è biasimato, invece il giusto mezzo è lodato. «La virtù quindi è una certa medietà». Quello aristotelico era però l'uomo misurato e dunque saggio. La sua phronesis, il tenersi lontano dagli estremi delle passioni, lo rendevano un modello per l'etica antica.
METAFORA DEL POST MODERNO.
Com'è potuto accadere, allora, che la medietà si sia trasformata in mediocrità, divenendo la cifra di una società senza più modelli? E, ancora, la mediocrità è una categoria antropologica o sociologica? Nel suo fortunato libro La mediocrità (edito ora in Italia da Neri Pozza) Alain Deneault ne fa la metafora del post moderno. Il concetto chiave che, come direbbe il filosofo Thomas Kuhn, dà l'impronta al nostro modo di conoscere. Il paradigma, dunque.
DIVERSE TIPOLOGIE UMANE.
Deneault osserva come la mediocrità plasmi le tipologie umane: dal "derelitto" che si sottrae al potere costituito al "mediocre per difetto", che finge di essere felice nell'adesione alle pratiche del tempo e alle chiacchiere che gli propinano. Dal "mediocre zelante", maneggione e maestro del compromesso, al "mediocre suo malgrado", che comprende la perversità dei meccanismi sociali ai quali però non può sottrarsi perché "tiene famiglia". Salendo in questa scala dal basso verso l'alto troviamo al quinto e ultimo posto i fustigatori della mediocrazia, i "maledetti".
Ci salveranno dunque gli emarginati e i contestatori? Una visione un po' troppo romantica, anche se non priva di fascino.
Se oggi non distinguiamo più sinistra e destra è perché la mediocrità produce una corsa all'estremo centro che snatura le appartenenze.
Di sicuro è però interessante questa interpretazione applicata alla politica, che conduce al superamento dell'antica separazione tra destra e sinistra. In pratica, se oggi non riusciamo più a distinguere tra coloro che sono di sinistra e coloro che sono di destra è perché la mediocrità produce una corsa al centro, anzi all'estremo centro, che snatura le appartenenze di un tempo.
QUELLI LIBERALI, MA DI SINISTRA.
Basta osservare le caratteristiche di coloro che si definiscono «liberali, ma di sinistra». Chi sono? Quelli che praticano «una militanza del tipo: possedere un'auto, ma piccola; bere latte di mucca, ma di una mucca felice; cedere al consumismo, ma equo e solidale; applicare le teorie del management, ma con uno stampo conviviale; vendere con atteggiamento aggressivo la merce, ma che sia merce di prestigio; prendere l'aereo, ma forniti di carbon credits; votare per un partito capitalista, ma liberal».
IL PESSIMISMO DEI POPULISTI.
Nulla rimane in loro dell'identità di sinistra, una vuota etichetta per giustificare il loro conformismo, parente stretto della mediocrità. E a destra? Anche su questo versante abbiamo i liberali di destra, e poi i populismi, che pensano di ribaltare il tavolo sottraendosi al linguaggio della mediocrità ma scegliendo tonalità feroci, brutali, aggressive e sbandierando un pessimismo che non aiuta la rigenerazione della politica.
Il mediocre riconosce l'altro mediocre e stabilisce con esso una sorta di patto sociale infrangibile.
Il mediocre riconosce l'altro mediocre e stabilisce con esso una sorta di patto sociale infrangibile. Si sta dentro il meccanismo tutti insieme dando agli altri l'illusione di poter scegliere ma di fatto sottoponendoli alla dittatura della mediocrità. «Tra i sintomi riscontrabili oggigiorno: un politico che spiega ai suoi elettori il dovere di sottostare al volere degli azionisti di Wall Street; un professore che giudica "troppo teorico e troppo scientifico" il lavoro di uno studente che, presentato con PowerPoint, va oltre le premesse sollevate; una produttrice cinematografica che insiste perché una celebrità "dia lustro" a un documentario con il quale non c'entra nulla; un esperto che snocciola dati sull'irragionevole crescita economica al fine di posizionarsi dalla parte della "razionalità"».
ASSOPIMENTO DEL PENSIERO.
Ma il meccanismo, spingendo verso "un assopimento del pensiero", rischia di compromettere definitivamente ciò che da sempre sta alla base di un soddisfacente vivere civile, cioè la creatività intellettuale. Qui, il j'accuse di Deneault diviene pungente e difficilmente contestabile: i docenti universitari «se ne stanno fuori dal mondo, specialisti in campi minuscoli ed estremamente marginali, incapaci di coscienza critica, fagocitati da tattiche per l'avanzamento di carriera e chiusi dentro un'appartenenza collegiale che ha le caratteristiche di una tribù». Rieccola, la Casta, a presidio di un'università ridotta a componente del dispositivo economico e ideologico.
ECONOMIA, QUADRO DRAMMATICO.
Se volgiamo lo sguardo all'economia, l'analisi si fa drammatica. Il meccanismo in questo caso è fuori controllo, anche per gli analisti finanziari. «Molto semplicemente, il "mercato" non è più un soggetto sociale. La razionalità economica dipende ormai da programmi informatici che gli esperti gettano nella mischia, senza sapere esattamente cosa avverrà delle migliaia di miliardi che mettono quotidianamente in gioco. Questi dispositivi giocano dunque in Borsa i soldi dei piccoli risparmiatori, i debiti pubblici degli Stati e il valore delle monete colpendone in maniera sensibile il corso, a partire dal quale le agenzie di rating attribuiscono poi valutazioni cruciali alle istituzioni presenti sui mercati».
Fonte : http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=58238
Una «rivoluzione anestetizzante» si è compiuta silenziosamente sotto i nostri occhi ma noi non ce ne siamo quasi accorti: la "mediocrazia" ci ha travolti. I mediocri sono entrati nella stanza dei bottoni e ci spingono a essere come loro, un po' come gli alieni del film di Don Siegel "L'invasione degli ultracorpi". Ricordate?
"Mediocrazia" è il titolo dell'ultimo libro del filosofo canadese Alain Deneault, docente di scienze politiche all'università di Montreal. Il lavoro ("La Mediocratie", Lux Editeur) è stato appena tradotto in italiano dall'editore Neri Pozza, con il titolo "La Mediocrazia". Meritava di essere pubblicato anche in Italia, se non altro per il dibattito che ha saputo suscitare in Canada e in Francia.
Deneault ha il pregio di dire le cose chiaramente: «Non c'è stata nessuna presa della Bastiglia – scrive all'inizio del libro -, niente di comparabile all'incendio del Reichstag e l'incrociatore Aurora non ha ancora sparato nessun colpo di cannone. Tuttavia, l'assalto è stato già lanciato ed è stato coronato dal successo: i mediocri hanno preso il potere». Già, a ben vedere di esempi sotto i nostri occhi ne abbiamo ogni giorno. Ma perché i mediocri hanno preso il potere? Come ci sono riusciti? Insomma, come siamo arrivati a questo punto?
Quella che Deneault chiama la «rivoluzione anestetizzante» è l'atteggiamento che ci conduce a posizionarci sempre al centro, anzi all'«estremo centro» dice il filosofo canadese. Mai disturbare e soprattutto mai far nulla che possa mettere in discussione l'ordine economico e sociale. Tutto deve essere standardizzato. La "media" è diventata la norma, la "mediocrità" è stata eletta a modello.
Chi sono i mediocri:
Essere mediocri, spiega Deneault, non vuol dire essere incompetenti. Anzi, è vero il contrario. Il sistema incoraggia l'ascesa di individui mediamente competenti a discapito dei supercompetenti e degli incompetenti. Questi ultimi per ovvi motivi (sono inefficienti), i primi perché rischiano di mettere in discussione il sistema e le sue convenzioni. Ma comunque, il mediocre deve essere un esperto. Deve avere una competenza utile ma che non rimetta in discussione i fondamenti ideologici del sistema. Lo spirito critico deve essere limitato e ristretto all'interno di specifici confini perché se così non fosse potrebbe rappresentare un pericolo. Il mediocre, insomma, spiega il filosofo canadese, deve «giocare il gioco».
Giocare il gioco:
Ma cosa significa? Giocare il gioco vuol dire accettare i comportamenti informali, piccoli compromessi che servono a raggiungere obiettivi di breve termine, significa sottomettersi a regole sottaciute, spesso chiudendo gli occhi. Giocare il gioco, racconta Deneault, vuol dire acconsentire a non citare un determinato nome in un rapporto, a essere generici su uno specifico aspetto, a non menzionarne altri. Si tratta, in definitiva, di attuare dei comportamenti che non sono obbligatori ma che marcano un rapporto di lealtà verso qualcuno o verso una rete o una specifica cordata.
È in questo modo che si saldano le relazioni informali, che si fornisce la prova di essere "affidabili", di collocarsi sempre su quella linea mediana che non genera rischi destabilizzanti. «Piegarsi in maniera ossequiosa a delle regole stabilite al solo fine di un posizionamento sullo scacchiere sociale» è l'obiettivo del mediocre.
Verrebbe da dire che la caratteristica principale della mediocrità sia il conformismo, un po' come per il piccolo borghese Marcello Clerici, protagonista del romanzo di Alberto Moravia, "Il conformista".
Comportamenti che servono a sottolineare l'appartenenza a un contesto che lascia ai più forti un grande potere decisionale. Alla fine dei conti, si tratta di atteggiamenti che tendono a generare istituzioni corrotte. E la corruzione arriva al suo culmine quando gli individui che la praticano non si accorgono più di esserlo.
I mali della politica:
All'origine della mediocrità c'è – secondo Deneault (nella foto qui sopra) – la morte stessa della politica, sostituita dalla "governance". Un successo costruito da Margaret Thatcher negli anni 80 e sviluppato via via negli anni successivi fino a oggi. In un sistema caratterizzato dalla governance – sostiene l'autore del libro – l'azione politica è ridotta alla gestione, a ciò che nei manuali di management viene chiamato "problem solving". Cioé alla ricerca di una soluzione immediata a un problema immediato, cosa che esclude alla base qualsiasi riflessione di lungo termine fondata su principi e su una visione politica discussa e condivisa pubblicamente. In un regime di governance siamo ridotti a piccoli osservatori obbedienti, incatenati a una identica visione del mondo con un'unica prospettiva, quella del liberismo.
La governance è in definitiva – sostiene Deneault – una forma di gestione neoliberale dello stato, caratterizzata dalla deregolamentazione, dalle privatizzazioni dei servizi pubblici e dall'adattamento delle istituzioni ai bisogni delle imprese. Dalla politica siamo scivolati verso un sistema (quello della governance) che tendiamo a confondere con la democrazia.
Anche la terminologia cambia: i pazienti di un ospedale non si chiamano più pazienti, i lettori di una biblioteca non sono più lettori. Tutti diventato "clienti", tutti sono consumatori.
E dunque non c'è da stupirsi se il centro domina il pensiero politico. Le differenze tra i candidati a una carica elettiva tendono a scomparire, anche se all'apparenza si cerca di differenziarle. Anche la semantica viene piegata alla mediocrità: misure equilibrate, giuste misure, compromesso. È quello che Denault definisce con un equilibrismo grammaticale «l'estremo centro». Un tempo, noi italiani eravamo abituati alle "convergenze parallele". Questa volta, però, l'estremo centro non corrisponde al punto mediano sull'asse destra-sinistra ma coincide con la scomparsa di quell'asse a vantaggio di un unico approccio e di un'unica logica.
Che fare?
La mediocrità rende mediocri, spiega Denault. Una ragione di più per interrompere questo circolo perverso. Non è facile, ammette il filosofo canadese. E cita Robert Musil, autore de "L'uomo senza qualità": «Se dal di dentro la stupidità non assomigliasse tanto al talento, al punto da poter essere scambiata con esso, se dall'esterno non potesse apparire come progresso, genio, speranza o miglioramento, nessuno vorrebbe essere stupido e la stupidità non esisterebbe».
Senza scomodare Musil, viene in mente il racconto di fantascienza di Philip Klass, "Null-P", pubblicato nel 1951 con lo pseudonimo di William Tenn. In un mondo distrutto dai conflitti nucleari, un individuo i cui parametri corrispondono esattamente alla media della popolazione, George Abnego, viene accolto come un profeta: è il perfetto uomo medio. Abnego viene eletto presidente degli Stati Uniti e dopo di lui i suoi discendenti, che diventano i leader del mondo intero. Con il passare del tempo gli uomini diventano sempre più standardizzati. L'homo abnegus, dal nome di George Abnego, sostituisce l'homo sapiens. L'umanità regredisce tecnologicamente finché, dopo un quarto di milione di anni, gli uomini finiscono per essere addomesticati da una specie evoluta di cani che li impiegano nel loro sport preferito: il recupero di bastoni e oggetti. Nascono gli uomini da riporto.
Fantascienza, certo. Ma per evitare un futuro di cui faremmo volentieri a meno, Deneault indica una strada che parte dai piccoli passi quotidiani: resistere alle piccole tentazioni e dire no. Non occuperò quella funzione, non accetterò quella promozione, rifiuterò quel gesto di riconoscenza per non farmi lentamente avvelenare. Resistere per uscire dalla mediocrità non è certo semplice. Ma forse vale la pena di tentare.
Fonte: http://angelomincuzzi.blog.ilsole24ore.com/2016/06/19/la-mediocrazia-travolti-mediocri-hanno-preso-potere/?refresh_ce=1
Nell'Etica di Aristotele la medietà è sinonimo di virtù: l'eccesso costituisce un errore e il difetto è biasimato, invece il giusto mezzo è lodato. «La virtù quindi è una certa medietà». Quello aristotelico era però l'uomo misurato e dunque saggio. La sua phronesis, il tenersi lontano dagli estremi delle passioni, lo rendevano un modello per l'etica antica.
METAFORA DEL POST MODERNO.
Com'è potuto accadere, allora, che la medietà si sia trasformata in mediocrità, divenendo la cifra di una società senza più modelli? E, ancora, la mediocrità è una categoria antropologica o sociologica? Nel suo fortunato libro La mediocrità (edito ora in Italia da Neri Pozza) Alain Deneault ne fa la metafora del post moderno. Il concetto chiave che, come direbbe il filosofo Thomas Kuhn, dà l'impronta al nostro modo di conoscere. Il paradigma, dunque.
DIVERSE TIPOLOGIE UMANE.
Deneault osserva come la mediocrità plasmi le tipologie umane: dal "derelitto" che si sottrae al potere costituito al "mediocre per difetto", che finge di essere felice nell'adesione alle pratiche del tempo e alle chiacchiere che gli propinano. Dal "mediocre zelante", maneggione e maestro del compromesso, al "mediocre suo malgrado", che comprende la perversità dei meccanismi sociali ai quali però non può sottrarsi perché "tiene famiglia". Salendo in questa scala dal basso verso l'alto troviamo al quinto e ultimo posto i fustigatori della mediocrazia, i "maledetti".
Ci salveranno dunque gli emarginati e i contestatori? Una visione un po' troppo romantica, anche se non priva di fascino.
Se oggi non distinguiamo più sinistra e destra è perché la mediocrità produce una corsa all'estremo centro che snatura le appartenenze.
Di sicuro è però interessante questa interpretazione applicata alla politica, che conduce al superamento dell'antica separazione tra destra e sinistra. In pratica, se oggi non riusciamo più a distinguere tra coloro che sono di sinistra e coloro che sono di destra è perché la mediocrità produce una corsa al centro, anzi all'estremo centro, che snatura le appartenenze di un tempo.
QUELLI LIBERALI, MA DI SINISTRA.
Basta osservare le caratteristiche di coloro che si definiscono «liberali, ma di sinistra». Chi sono? Quelli che praticano «una militanza del tipo: possedere un'auto, ma piccola; bere latte di mucca, ma di una mucca felice; cedere al consumismo, ma equo e solidale; applicare le teorie del management, ma con uno stampo conviviale; vendere con atteggiamento aggressivo la merce, ma che sia merce di prestigio; prendere l'aereo, ma forniti di carbon credits; votare per un partito capitalista, ma liberal».
IL PESSIMISMO DEI POPULISTI.
Nulla rimane in loro dell'identità di sinistra, una vuota etichetta per giustificare il loro conformismo, parente stretto della mediocrità. E a destra? Anche su questo versante abbiamo i liberali di destra, e poi i populismi, che pensano di ribaltare il tavolo sottraendosi al linguaggio della mediocrità ma scegliendo tonalità feroci, brutali, aggressive e sbandierando un pessimismo che non aiuta la rigenerazione della politica.
Il mediocre riconosce l'altro mediocre e stabilisce con esso una sorta di patto sociale infrangibile.
Il mediocre riconosce l'altro mediocre e stabilisce con esso una sorta di patto sociale infrangibile. Si sta dentro il meccanismo tutti insieme dando agli altri l'illusione di poter scegliere ma di fatto sottoponendoli alla dittatura della mediocrità. «Tra i sintomi riscontrabili oggigiorno: un politico che spiega ai suoi elettori il dovere di sottostare al volere degli azionisti di Wall Street; un professore che giudica "troppo teorico e troppo scientifico" il lavoro di uno studente che, presentato con PowerPoint, va oltre le premesse sollevate; una produttrice cinematografica che insiste perché una celebrità "dia lustro" a un documentario con il quale non c'entra nulla; un esperto che snocciola dati sull'irragionevole crescita economica al fine di posizionarsi dalla parte della "razionalità"».
ASSOPIMENTO DEL PENSIERO.
Ma il meccanismo, spingendo verso "un assopimento del pensiero", rischia di compromettere definitivamente ciò che da sempre sta alla base di un soddisfacente vivere civile, cioè la creatività intellettuale. Qui, il j'accuse di Deneault diviene pungente e difficilmente contestabile: i docenti universitari «se ne stanno fuori dal mondo, specialisti in campi minuscoli ed estremamente marginali, incapaci di coscienza critica, fagocitati da tattiche per l'avanzamento di carriera e chiusi dentro un'appartenenza collegiale che ha le caratteristiche di una tribù». Rieccola, la Casta, a presidio di un'università ridotta a componente del dispositivo economico e ideologico.
ECONOMIA, QUADRO DRAMMATICO.
Se volgiamo lo sguardo all'economia, l'analisi si fa drammatica. Il meccanismo in questo caso è fuori controllo, anche per gli analisti finanziari. «Molto semplicemente, il "mercato" non è più un soggetto sociale. La razionalità economica dipende ormai da programmi informatici che gli esperti gettano nella mischia, senza sapere esattamente cosa avverrà delle migliaia di miliardi che mettono quotidianamente in gioco. Questi dispositivi giocano dunque in Borsa i soldi dei piccoli risparmiatori, i debiti pubblici degli Stati e il valore delle monete colpendone in maniera sensibile il corso, a partire dal quale le agenzie di rating attribuiscono poi valutazioni cruciali alle istituzioni presenti sui mercati».
Fonte : http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=58238
Una «rivoluzione anestetizzante» si è compiuta silenziosamente sotto i nostri occhi ma noi non ce ne siamo quasi accorti: la "mediocrazia" ci ha travolti. I mediocri sono entrati nella stanza dei bottoni e ci spingono a essere come loro, un po' come gli alieni del film di Don Siegel "L'invasione degli ultracorpi". Ricordate?
"Mediocrazia" è il titolo dell'ultimo libro del filosofo canadese Alain Deneault, docente di scienze politiche all'università di Montreal. Il lavoro ("La Mediocratie", Lux Editeur) è stato appena tradotto in italiano dall'editore Neri Pozza, con il titolo "La Mediocrazia". Meritava di essere pubblicato anche in Italia, se non altro per il dibattito che ha saputo suscitare in Canada e in Francia.
Deneault ha il pregio di dire le cose chiaramente: «Non c'è stata nessuna presa della Bastiglia – scrive all'inizio del libro -, niente di comparabile all'incendio del Reichstag e l'incrociatore Aurora non ha ancora sparato nessun colpo di cannone. Tuttavia, l'assalto è stato già lanciato ed è stato coronato dal successo: i mediocri hanno preso il potere». Già, a ben vedere di esempi sotto i nostri occhi ne abbiamo ogni giorno. Ma perché i mediocri hanno preso il potere? Come ci sono riusciti? Insomma, come siamo arrivati a questo punto?
Quella che Deneault chiama la «rivoluzione anestetizzante» è l'atteggiamento che ci conduce a posizionarci sempre al centro, anzi all'«estremo centro» dice il filosofo canadese. Mai disturbare e soprattutto mai far nulla che possa mettere in discussione l'ordine economico e sociale. Tutto deve essere standardizzato. La "media" è diventata la norma, la "mediocrità" è stata eletta a modello.
Chi sono i mediocri:
Essere mediocri, spiega Deneault, non vuol dire essere incompetenti. Anzi, è vero il contrario. Il sistema incoraggia l'ascesa di individui mediamente competenti a discapito dei supercompetenti e degli incompetenti. Questi ultimi per ovvi motivi (sono inefficienti), i primi perché rischiano di mettere in discussione il sistema e le sue convenzioni. Ma comunque, il mediocre deve essere un esperto. Deve avere una competenza utile ma che non rimetta in discussione i fondamenti ideologici del sistema. Lo spirito critico deve essere limitato e ristretto all'interno di specifici confini perché se così non fosse potrebbe rappresentare un pericolo. Il mediocre, insomma, spiega il filosofo canadese, deve «giocare il gioco».
Giocare il gioco:
Ma cosa significa? Giocare il gioco vuol dire accettare i comportamenti informali, piccoli compromessi che servono a raggiungere obiettivi di breve termine, significa sottomettersi a regole sottaciute, spesso chiudendo gli occhi. Giocare il gioco, racconta Deneault, vuol dire acconsentire a non citare un determinato nome in un rapporto, a essere generici su uno specifico aspetto, a non menzionarne altri. Si tratta, in definitiva, di attuare dei comportamenti che non sono obbligatori ma che marcano un rapporto di lealtà verso qualcuno o verso una rete o una specifica cordata.
È in questo modo che si saldano le relazioni informali, che si fornisce la prova di essere "affidabili", di collocarsi sempre su quella linea mediana che non genera rischi destabilizzanti. «Piegarsi in maniera ossequiosa a delle regole stabilite al solo fine di un posizionamento sullo scacchiere sociale» è l'obiettivo del mediocre.
Verrebbe da dire che la caratteristica principale della mediocrità sia il conformismo, un po' come per il piccolo borghese Marcello Clerici, protagonista del romanzo di Alberto Moravia, "Il conformista".
Comportamenti che servono a sottolineare l'appartenenza a un contesto che lascia ai più forti un grande potere decisionale. Alla fine dei conti, si tratta di atteggiamenti che tendono a generare istituzioni corrotte. E la corruzione arriva al suo culmine quando gli individui che la praticano non si accorgono più di esserlo.
I mali della politica:
All'origine della mediocrità c'è – secondo Deneault (nella foto qui sopra) – la morte stessa della politica, sostituita dalla "governance". Un successo costruito da Margaret Thatcher negli anni 80 e sviluppato via via negli anni successivi fino a oggi. In un sistema caratterizzato dalla governance – sostiene l'autore del libro – l'azione politica è ridotta alla gestione, a ciò che nei manuali di management viene chiamato "problem solving". Cioé alla ricerca di una soluzione immediata a un problema immediato, cosa che esclude alla base qualsiasi riflessione di lungo termine fondata su principi e su una visione politica discussa e condivisa pubblicamente. In un regime di governance siamo ridotti a piccoli osservatori obbedienti, incatenati a una identica visione del mondo con un'unica prospettiva, quella del liberismo.
La governance è in definitiva – sostiene Deneault – una forma di gestione neoliberale dello stato, caratterizzata dalla deregolamentazione, dalle privatizzazioni dei servizi pubblici e dall'adattamento delle istituzioni ai bisogni delle imprese. Dalla politica siamo scivolati verso un sistema (quello della governance) che tendiamo a confondere con la democrazia.
Anche la terminologia cambia: i pazienti di un ospedale non si chiamano più pazienti, i lettori di una biblioteca non sono più lettori. Tutti diventato "clienti", tutti sono consumatori.
E dunque non c'è da stupirsi se il centro domina il pensiero politico. Le differenze tra i candidati a una carica elettiva tendono a scomparire, anche se all'apparenza si cerca di differenziarle. Anche la semantica viene piegata alla mediocrità: misure equilibrate, giuste misure, compromesso. È quello che Denault definisce con un equilibrismo grammaticale «l'estremo centro». Un tempo, noi italiani eravamo abituati alle "convergenze parallele". Questa volta, però, l'estremo centro non corrisponde al punto mediano sull'asse destra-sinistra ma coincide con la scomparsa di quell'asse a vantaggio di un unico approccio e di un'unica logica.
Che fare?
La mediocrità rende mediocri, spiega Denault. Una ragione di più per interrompere questo circolo perverso. Non è facile, ammette il filosofo canadese. E cita Robert Musil, autore de "L'uomo senza qualità": «Se dal di dentro la stupidità non assomigliasse tanto al talento, al punto da poter essere scambiata con esso, se dall'esterno non potesse apparire come progresso, genio, speranza o miglioramento, nessuno vorrebbe essere stupido e la stupidità non esisterebbe».
Senza scomodare Musil, viene in mente il racconto di fantascienza di Philip Klass, "Null-P", pubblicato nel 1951 con lo pseudonimo di William Tenn. In un mondo distrutto dai conflitti nucleari, un individuo i cui parametri corrispondono esattamente alla media della popolazione, George Abnego, viene accolto come un profeta: è il perfetto uomo medio. Abnego viene eletto presidente degli Stati Uniti e dopo di lui i suoi discendenti, che diventano i leader del mondo intero. Con il passare del tempo gli uomini diventano sempre più standardizzati. L'homo abnegus, dal nome di George Abnego, sostituisce l'homo sapiens. L'umanità regredisce tecnologicamente finché, dopo un quarto di milione di anni, gli uomini finiscono per essere addomesticati da una specie evoluta di cani che li impiegano nel loro sport preferito: il recupero di bastoni e oggetti. Nascono gli uomini da riporto.
Fantascienza, certo. Ma per evitare un futuro di cui faremmo volentieri a meno, Deneault indica una strada che parte dai piccoli passi quotidiani: resistere alle piccole tentazioni e dire no. Non occuperò quella funzione, non accetterò quella promozione, rifiuterò quel gesto di riconoscenza per non farmi lentamente avvelenare. Resistere per uscire dalla mediocrità non è certo semplice. Ma forse vale la pena di tentare.
Fonte: http://angelomincuzzi.blog.ilsole24ore.com/2016/06/19/la-mediocrazia-travolti-mediocri-hanno-preso-potere/?refresh_ce=1