Citazione di: viator il 03 Febbraio 2018, 17:48:53 PM
Salve. Per Il_Dubbio : l'attitudine alla conoscenza non è una vera e propria azione in senso materiale, ma io dicevo che il soggetto è colui che compie un'azione OPPURE INTERPRETA UN RUOLO ATTIVO, ed in questo caso certo la conoscenza richiede un ruolo attivo da parte del soggetto.
Avere un ruolo attivo mi pare un po' troppo generico. Una biglia colpisce un'altra biglia. La prima biglia ha un ruolo attivo rispetto alla seconda.
Al limite potremmo trovarci di fronte ad una biglia "progammata" per colpire biglie di un certo colore, o programmata per attivarsi ad un certo orario oppure biglie che in modo random colpiscono altre biglie in modo casuale. La biglia programmata ha certamente un ruolo attivo, ma è pure sempre un oggetto che compie un'azione.
Essere programmati per conoscere il mondo non è esattamente un'azione . Diventa un'azione solo nel momento in cui si compie l'azione di osservare il mondo. Nel momento in cui si osserva il mondo si entra in contatto con esso. Lo scambio tra l'oggetto osservato e l'oggetto osservante è motivato dal programma.
Il programma diventa la causa dell'azione che muove uno dei due oggetti. Pensare però che l'oggetto programmato sia il soggetto dice poco. Anche una mela che cade da un albero è programmata dalle leggi della fisica per muoversi e magari colpire la testa (oggetto) di un ignaro passante.
insomma, come lo scambio delle tesi fra cannata e socrate (piu sopra) "Io cammino, quindi sono una passeggiata"
a me non fa per nulla piacere di essere una passeggiata, ma che altro offre la filosofia? Non mi pare niente di piu se no cose prese a prestito dalle religioni o da teorie nelle quali si predilige l'idea che la coscienza sia una realtà fondamentale dell'universo e no solo un epifenomeno della materia. Quindi la coscienza come un programma simile alle leggi fisiche fondamentali e che sembrano i soli ad essere a fondamento dell'evolversi dell'universo.


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