Citazione di: daniele22 il 18 Agosto 2025, 08:18:45 AMCiao. Ho trovato questa intervista:Bella intervista, grazie, dalla quale traggo che si può essere razzisti perchè ignoranti, e non perchè discriminati. Ma più che ignoranti, possediamo conoscenze che possono sempre essere riviste.
https://www.semprenews.it/news/Santino-Spinelli-in-arte-Aexian--Vi-svelo-la-vera-identita-del-mio-popolo.html
Nasce spontanea una riflessione: si può essere razzisti poiché ci si sente superiori agli altri, ma anche perché ci si sente discriminati.
Il razzismo, tra l'altro, è solo una forma di discriminazione tra molte altre che non elenco, ma queste nascono sempre dalla brutta abitudine a generalizzare. Lo si evince pure dall'intervista. In questo senso, al di là di fatiscenti identità mi sembra palese che la "stoffa" di un individuo emerge ineluttabilmente nei momenti critici in cui questi può trovarsi.. appunto, alla faccia di qualsiasi identità di gruppo
Il vero problema dunque è la resistenza a rivedere le proprie conoscenze, che riguardano la realtà in generale. la quale comprende poi il nostro prossimo.
Una volta colmate queste lacune concluderemo che i Rom sono uguali a noi, quindi buoni, oppure che sono uguali a noi, quindi cattivi.
Il modo in cui vediamo il nostro prossimo dipende dal modo in cui ci vediamo, che non è necessariamente il modo in cui siamo.
Tendenzialmente diffido di chi mi dice, io sono buono o io non sono razzista, mentre mi fido di più di chi mi dice il contrario, perchè è facile vedersi come buoni, mentre per dirsi cattivi bisogna aver fatto un percorso di conoscenza di se che vada oltre la superficie.
Si può redimere con maggior facilità il razzista che sa di esserlo, che non quello che non lo sa.
La verità poi è che siamo sempre un po di questo e un po di quello, per cui quando uno dice io sono questo, o non sono quello, sta dicendo più il modo in cui si vede, o come desidera vedersi, che non quello come è.
Poi esistono anche i santi, ma questa è un altra storia.
