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Messaggi - donquixote

#61
Tematiche Filosofiche / Re:Questione sulla critica.
14 Settembre 2018, 20:08:39 PM
Citazione di: Lou il 14 Settembre 2018, 09:10:00 AMPerchè "necessariamente e solo" con gli strumenti stessi del sistema criticato, non può venir "da fuori" la critica, "esterna" da un sistema altro, alternativo a quello messo in discussione, oppure da un moto che potrebbe essere tacciato di a-sistematicità? Ciò non equivarrebbe a un rifiuto del sistemone, ma a una coerenza proprio rispetto allo scopo e al fine che si persegue, non a convincere, ma a proporre una alternativa. In larga parte ho il sospetto che il tema del sacrificio mi appare una sorta di autolegittimazione e autogiustificazione per perpetrare in una certa misura le stesse storture che vendono denunciate e da cui, paradossalmente, si invita gli altri fruitori ( e criticati per questa ragione) a prendere le distanze.

Se un sistema è un apparato tecnico complesso funzionale a qualche scopo che possiede un proprio equilibrio interno è necessario conoscere bene questo sistema per valutare eventuali disfunzionalità; dunque se il sistema è stato "progettato" può intervenire il progettista per fare le necessarie variazioni, mentre se il progettista non è più presente possono intervenire coloro che ne hanno preso il posto o che hanno imparato a conoscerlo meglio. Dall'esterno si può intervenire solamente per sostituire il sistema nel suo complesso perchè eventuali interventi di chi non è addentro la complessità del sistema minerebbe l'equilibrio del medesimo facendolo crollare, creando quindi danni enormi sia pur con l'intenzione di risolvere un problema (o che ad un osservatore esterno appare magari falsamente come tale). La critica al sistema può essere superficiale e intervenire solo su alcune parti di esso per correggerlo, oppure radicale per mettere in discussione i presupposti su cui si fonda e quindi porre le basi di un ribaltamento del medesimo.
#62
@InVerno
a quanto ne so la differenza essenziale fra i cristiani e gli gnostici è che questi ultimi rifiutavano l'idea che per ottenere la salvezza fosse necessaria la grazia divina perchè pensavano che ogni uomo potesse farcela con le sue proprie forze. Per il resto le due dottrine erano in moltissimi punti sovrapponibili, e infatti è esistito uno gnosticismo cristiano ad Alessandria d'Egitto, molto diffuso ai tempi in cui laggiù viveva e studiava Plotino.
#63
Citazione di: bobmax il 14 Settembre 2018, 13:50:22 PM
Citazione di: donquixote il 14 Settembre 2018, 08:40:52 AMDio se ne sta oltre il divenire in quanto è il suo Principio (sia in senso ontologico che cronologico), e se Dio scomparisse anche il divenire perderebbe ogni realtà. L'opera di creazione è perciò costantemente (e perennemente) attiva.
Ho la stessa idea. Ora però, è indispensabile fare un altro passo. Perché se ci fermassimo qui, che differenza vi sarebbe con una visione materialistica della realtà? É necessario cioè che Dio sia il Bene. Secondo me, possiamo giungere alla conclusione che Dio = Bene solo tenendo fermo ad ogni costo che Dio è oltre il divenire. Di modo che potremmo interpretare questa nostra vita come il sogno di Dio. Lo Spirito genera il sogno, dove vive il Figlio, cioè tu, io e ogni altra cosa. E lo Spirito soffia dove vuole, generando sia letizia sia dolore. Quindi anche il male. Ma quando il sogno finisce, sono "tolti tutti i peccati del mondo", del Figlio, ma originati dallo Spirito.

Qui non ti seguo. È necessario che Dio sia il Bene (platonicamente inteso) ma non per le ragioni che elenchi tu, o perlomeno quella mi sembra una interpretazione marginale e non essenziale (metafisicamente parlando), e anche abbastanza equivocabile.
Ma siccome qui saremmo O.T. se vuoi approfondire puoi aprire un topic apposito
#64
Citazione di: bobmax il 13 Settembre 2018, 22:19:06 PM"La paternità di Dio è perennemente attiva". Con "perennemente" dovremmo allora intendere che Dio se ne sta oltre ogni divenire?


Dio se ne sta oltre il divenire in quanto è il suo Principio (sia in senso ontologico che cronologico), e se Dio scomparisse anche il divenire perderebbe ogni realtà. L'opera di creazione è perciò costantemente (e perennemente) attiva. La dottrina ebraica dello tzimtzum o "contrazione" di Dio che si sarebbe "ritirato" (dove?) dopo aver dato vita alla creazione è pertanto una sciocchezza.
#65
Tematiche Filosofiche / Re:Questione sulla critica.
13 Settembre 2018, 19:47:20 PM
La critica al sistema si può necessariamente compiere solo con quegli strumenti che il sistema mette a disposizione e che sono gli unici (o i più adatti) a veicolare tale critica nel modo più diffuso e incisivo possibile; altra cosa sarebbe il rifiuto del sistema e dei suoi strumenti che non prevede però alcuna critica. In ogni caso di qualunque sistema si stia parlando è ovvio che chi ci vive all'interno e vuole mantenere almeno un minimo di rapporti sociali (che sono ovviamente basilari e comuni a qualunque sistema) è costretto suo malgrado ad utilizzare ciò che il medesimo gli mette a disposizione.
Dunque è da valutare come colui che si ciba di scarti ma che rendendosi conto che lo sono e l'unico modo che ha per convincere gli altri che questi sono scarti è quello rimanere in vita e dunque di continuare a cibarsene, sacrifica la sua soddisfazione individuale (e magari anche la sua salute) per perseguire uno scopo superiore.
#66
Citazione di: InVerno il 13 Settembre 2018, 17:27:18 PMQuesto criterio va benissimo .. a patto che il letterale esista. Se io ho quattro resurrezioni, letteralmente diverse, molto diverse, le prendo le passo sotto il filtro dei quattro livelli, le verifico in ordine di importanza e se le ritengo coerenti le adotto. Bene. Nel caso trinitario esistono solamente una serie di preposizioni senza una soluzione di continuità (tolta la continuità "autoriale") dove una volta Cristo dice di essere Dio, il figlio di Dio, il figlio dell'uomo, e altre preposizioni ancora. Ma queste non fanno parte di una cosmologia esplicita. Possono essere coerenti nel testo stesso, Marco è coerente con Marco, Giovanni con Giovanni, ma il Gesù di Marco e Giovanni non sono coerenti, uno dice di essere una manifestazione diversa dell'altro (rispetto ad un ipotetica trinità). Ora la soluzione in realtà è abbastanza semplice, la trinità cosi come è formulata "accontenta" in parte praticamente la maggior parte delle scuole di pensiero dei primi cristiani, è in effetti una forma suprema di "concilio" tra posizioni: il paradosso. Ma nessun cristiano ammetterebbe mai che si tratta di una mediazione dottrinale e non della Verità, giusto?

I Vangeli hanno un ordine: Matteo, Marco, Luca e Giovanni. Non ne sono ovviamente certo perchè non sono uno specialista (e gli "specialisti" di oggi sono alquanto inaffidabili), ma da quanto ho potuto leggere proprio sui Vangeli credo che la gerarchia dei quattro livelli di interpretazione sia applicabile anche all'ordine dei Vangeli stessi, per cui quello di Matteo sarà più incentrato sui "fatti" e quindi sull'interpretazione letterale, e poi su su fino a Giovanni che è ovviamente quello che esprime concetti più propriamente metafisici. Altrimenti per quale altra ragione ne sono stati adottati proprio quattro e non tre, o cinque, o uno solo? Ogni Vangelo quindi deve essere coerente con se stesso e se si confrontano i medesimi passi di Vangeli diversi bisognerà anche adattare il livello di interpretazione. Del resto anche la scienza ha, per i medesimi argomenti, testi di difficoltà diverse a seconda del pubblico più o meno "erudito" a cui sono destinati. Dunque sia pur variando il tipo di approccio chiamare Gesù "Dio", "figlio del Padre" o "Figlio dell'Uomo" è corretto in quanto egli era esattamente tutte queste cose, come sia pur a  livelli e in contesti diversi una persona può essere padre, ma anche figlio, oppure avvocato. In ogni caso la dottrina della Trinità considera sempre Gesù come "Figlio" e seppur mutuata dai Vangeli è una elaborazione intellettuale successiva e non esattamente un mero "estratto" di quelli. Non so se un cristiano odierno ammetterebbe una "mediazione dottrinale", ma se fosse un cristiano "saputo" si accorgerebbe che quella che tu chiami "mediazione dottrinale" altro non è che un modo diverso di dire la verità, espressa in modo tale che più persone, anche di "scuole diverse" (che se sono tutte ortodosse non sono altro che variazioni della dottrina in cui ogni scuola evidenzia il "punto di vista" che gli pare più adatto per esprimerla al suo uditorio e pone l'accento sui concetti che più gli sembrano conformi alle qualità intellettuali del suo pubblico) possano comprendere la medesima Verità. Quando vi sono questioni dottrinali essenziali anche se apparentemente minime (come quella sul filioque proprio a proposito della Trinità) allora lo scontro può portare, come del resto ha portato, ad uno scisma.
#67
Citazione di: InVerno il 13 Settembre 2018, 12:45:47 PM@Don. La tua è una prospettiva basata sull'autorità, nel senso che cerca di individuare gli interpreti che sono passati dal credere al sapere, coloro i quali rispettano i concetti universali e si affida a loro. Il fatto è che questo non sposta di parecchio il problema, rimane comunque da decidere il criterio con il quale il ricercatore spirituale possa orientarsi tra le diverse fonti..I diversi livelli possono convergere ed essere complementari, ma non sempre questo accade, non voglio indugiare in elenchi ma se vuoi possiamo continuare a trovare divergenze oltre alla trinità. E' evidente che quando lo stesso problema si presenta constantemente il singolo atto di fede debba essere sostituito da un metodo, che per definizione ha un criterio. Se il principio "di cernita" del credente sovrascrive i principi universali a cui il testo è ispirato, sarai d'accordo come me che siamo in grossi problemi.

Il criterio di interpretazione delle Sacre Scritture è stato utilizzato da sempre, codificato diversi secoli orsono e rimane il medesimo, e chiunque si approcci a tale interpretazione dovrebbe tenerlo presente. Si compone di quattro livelli (dall'inferiore al superiore: letterale, allegorico, morale e anagogico) e se l'ideale è che l'interpretazione di un passo delle scritture mantenga coerenza e validità ad ogni livello (e se ad esempio alcune parole dei Vangeli sono state modificate nel corso del tempo e alcuni vangeli sono stati "scartati" è stato proprio per adattare meglio tali parole ai vari livelli di interpretazione) la gerarchia fra i livelli determina l'importanza e la validità delle interpretazioni. Se dunque le Scritture devono sempre essere coerenti con il livello di interpretazione anagogico possono non esserlo ad un livello inferiore, e più si scende di livello meno importante diventa l'interpretazione e la coerenza, per cui se si utilizza esclusivamente come oggi l'interpretazione letterale dei testi non si potrà che evidenziare una serie di incoerenze e contraddizioni.
Il ricercatore spirituale attuale non può più orientarsi fra le varie fonti di interpretazione, perchè non esiste appunto un'autorità che passi al vaglio tali fonti e, pur magari con tutti i suoi limiti, decida quali sono quelle più valide e quelle meno, e dunque non può fare altro che prendere spunto dalle scritture e ripensarle daccapo partendo perlomeno dal concetto di "Dio", sempre trascurato poichè tutti sembrano sapere di cosa si sta parlando mentre invece non è affatto così, compreso il quale tutto diventa più semplice.

P.S. La mia metafora sulla Trinità non è affatto assimilabile a quella dei modalisti (che avevo già incontrato) ma è semmai "essenzialista", e i termini "padre" e "figlio" come si intendono umanamente devono essere considerati come mere analogie e non come realtà fattuali (come anche il sole e la sua luce riflessa), mentre il termine "fratello" non c'entra niente con lo Spirito Santo che è la terza persona della Trinità che quindi nella metafora che hai riportato manca. Ma anche volendo considerare il padre e il figlio in senso umano si potrebbe ad esempio dire che, utilizzando le conoscenze recenti, il dna potrebbe essere una discreta (pur se non ottima) analogia dello Spirito Santo, poichè è ciò che "lega" il padre con il figlio, ed appunto il dna è l' "essenza" che hanno in comune e che consente di riconoscere il padre e il figlio. Il padre dunque, in quanto trasmette il suo dna, genera il figlio per mezzo del medesimo. Ma quella impersonale del sole rimane la metafora migliore, e anche quella del fiume può andare. Forse confonde le idee il fatto che la Trinità non è un concetto utilizzabile solamente nel mondo umano come solitamente si ritiene, ma è valido per qualunque creatura dell'universo.
#68
Citazione di: InVerno il 12 Settembre 2018, 11:58:57 AMDue grandi scuole di pensiero si accostano oggi all'interpretazione delle scritture. Quella che considera la rivelazione come un evento accaduto (e testimoniato appunto nel "testamento") e quella che considera la rivelazione come una "rivelazione continua". La seconda non ha nessun tipo di problema ad ammettere "rifiniture" come quella trinitaria, perchè la considera un accumulazione, un evoluzione della rivelazione continua.. la prima ha parecchi problemi, ed è quella che va per la maggiore tra i "conservatori" cattolici e va per la maggiore anche tra i credenti. Qual'è quindi il giusto valore delle rivelazioni testamentarie e quale il giusto approccio alle scritture di fronte a problemi filologici di questo tipo?

Se Dio è "Puro Spirito" e dunque non è in alcun modo percepibile con i sensi è evidente che ogni riferimento ad esso che si vuole comunicare deve assumere forme mutuate da cose reali, fenomeni, eventi, racconti, miti che saranno tanto più evocativi quanto più saranno ispirati da quel che si suole chiamare "Spirito Santo". Se le Sacre Scritture del Cristianesimo sono fondate sul racconto di episodi quelle dell'Induismo, ad esempio, hanno un fondamento puramente metafisico che può essere compreso solo da chi ha le qualità intellettuali per farlo. Ogni scrittura è un modo per rendere comprensibili i concetti metafisici universali utilizzando metodi che di volta in volta e a seconda dei periodi e delle persone a cui le scritture sono destinate variano, ma i concetti fondamentali restano necessariamente i medesimi e quel che cambia è solamente il modo di esprimerli, poichè cambiano i tempi, i linguaggi e le qualità delle persone. Ogni racconto delle Sacre Scritture cristiane (come ad esempio quello del peccato originale che è un profondo saggio di filosofia della conoscenza) deve essere quindi riconducibile a concetti universali, e la dottrina ovvero il complesso delle interpretazioni scritturistiche deve mantenersi sempre coerente con le medesime, quindi la sua modifica o il suo aggiornamento (peraltro sempre "formale") deve essere di competenza di coloro che hanno profondamente compreso i concetti metafisici ed universali cui le scritture rimandano. Se dunque vi sono differenze inconciliabili fra le scritture e la dottrina significa che quest'ultima è stata elaborata (o rielaborata) da persone che non hanno correttamente compreso le prime, e l'adozione del metodo filologico per approcciarsi alle scritture è stato il modo migliore per condannarsi a non capirne nulla. Non vi è nessuna contraddizione fra l'aspetto "fideistico" e quello "razionale" delle scritture e della dottrina, ma sono solo due livelli diversi e complementari; ognuno può aver fede nella dottrina e nell'autorità che la emana e tanto gli basta, ma chi vuole trovare anche una spiegazione razionale alla medesima può farlo a patto che abbia la costanza e la capacità di seguire un percorso filosofico (non filologico) che, come diceva Sari, potrebbe metterlo in crisi e farlo desistere. Diceva Gandhi: "Prima credevo che Dio fosse la Verità, adesso so che la Verità è Dio" ovvero bisogna partire da un dato di fede (credevo) per raggiungere alla fine del percorso un dato di sapienza (so).


Citazione di: bobmax il 12 Settembre 2018, 22:01:17 PMLa trinità non è perciò che il tentativo di descrivere in qualche modo il fatto che l'uomo è uno con Dio. Una descrizione che vuole evidenziare l'aspetto dinamico di questa identità. Infatti il Padre è l'assoluto, irraggiungibile nell'esserci. Il Figlio è la sua manifestazione sulla terra. E lo Spirito la forza che fa in modo di giungere al Padre e viceversa di tornare nell'esserci come Figlio. Si torna all'esserci attraverso l'ateismo mistico, mentre si sale all'assoluto tramite la Grazia. Il tutto è governato dallo Spirito. Non penso che la trinità debba essere considerata "verità", ma senz'altro è una cifra, cifra della Trascendenza.

https://www.riflessioni.it/forum/spiritualita/14475-il-dio-uno-e-trino-e-il-fondamento-della-creazione.html
#69
Citazione di: Phil il 10 Settembre 2018, 12:41:16 PMDice Aristotele (Metafisica, A, 2, 982a-983a): "se è vero che gli uomini si diedero a filosofare con lo scopo di sfuggire all'ignoranza, è evidente che essi perseguivano la scienza col puro scopo di sapere e non per qualche bisogno pratico. E ne è testimonianza anche il corso degli eventi, giacche solo quando furono a loro disposizione tutti i mezzi indispensabili alla vita e quelli che procurano benessere e agiatezza, gli uomini incominciarono a darsi ad una tale sorta di indagine scientifica" (per Aristotele il concetto di "scienza" era affine a quello di filosofia, intesa come "scienza del sapere", e d'altronde oggi abbiamo, se non erro, corsi di laurea in "scienze filosofiche"). Adesso la società non è certo quella dei tempi di Aristotele, ma resta vero che una pancia vuota cerca cibo e con la sola filosofia (dati alla mano) non lo troverà facilmente. Questo è il senso che volevo dare a "primum vivere", quando l'ho citato in precedenza. Ognuno ha inevitabilmente una sua visione del mondo, eppure non direi che, banalmente, tutti fanno filosofia: certo, tutti ragionano, eppure quel tipo di "philein" categorizzante, tipico della filosofia, non risiede tutte le menti (per fortuna, altrimenti ci estingueremmo presto ;D ). Tutti riordiniamo la casa, magari compriamo suppellettili o spostiamo qualche mobile, di tanto in tanto, ma non per questo direi che ci possiamo tutti considerare architetti o arredatori di interni (al di là dell'esser pagati o meno per farlo). "Decidere di non filosofare è già filosofare"? Non ricordo il contesto in cui Hegel (e forse non per primo) diede alla luce tale aforisma, tuttavia, se qualcuno dice che non vuole avere a che fare con la filosofia, le cui questioni giudica prive di interesse, fa certamente una affermazione filosofica (che non significa fare filosofia) solo se ha meditato adeguatamente su tale scelta; se invece (più plausibilmente) è un giudizio dettato da noncuranza, altri interessi o rifiuto del pensare a certi temi, non me la sentirei di dire che tale soggetto stia davvero facendo filosofia (tantomeno che sia un filosofo). Mi pare che, salvo eccezioni, se si vuole lavorare e mangiare con la Filosofia, ci si debba rivolgere all'insegnamento (a tutti i livelli), se invece si vuole lavorare e mangiare "con filosofia" (e/o avere l'hobby della filosofia) è irrilevante il lavoro che si svolge; per fare filosofia, come dicevo, bastano matita e foglio, sebbene sia consigliato farla a stomaco pieno... fermo restando che, ironicamente, il disoccupato cronico e il milionario ozioso (essendosi estinta la possibilità di essere mantenuti da mecenati) sono quelli che hanno maggior tempo da dedicare alla filosofia (sia la loro o di altri).

Aristotele in questo caso (come in svariati altri) ha completamente sbagliato valutazione anche solo dal punto di vista logico, perchè se si vuole sfuggire all'ignoranza bisogna prima di tutto esserne consapevoli, e ciò presuppone già un ragionamento di tipo "filosofico"; inoltre il "bisogno" di sapere conseguente alla consapevolezza della propria ignoranza è del tutto assimilabile a quello di mangiare o di bere, altrimenti non avrebbe alcun senso dato che glia animali non "filosofano" perchè non hanno alcuna necessità di farlo. Poi la storia della "pancia vuota" è una bufala bella e buona, perchè l'uomo, da che esiste,  vive in comunità e per elaborare una qualsiasi organizzazione sociale, anche semplice, è necessaria una "visione" e quindi una filosofia. I più antichi insediamenti umani conosciuti mostrano come uomini di decine di migliaia di anni fa possedessero un concetto di "sacro" e lo esprimessero simbolicamente, e il sacro è già un concetto filosofico complesso, dunque se Aristotele non era in grado di vedere oltre la Grecia del suo tempo o di poco prima Platone prima di lui aveva compreso molto di più quando affermava che la "sapienza" (dall'amore per la quale nasce il termine "filosofia") era qualcosa da riscoprire, qualcosa che era già stato vissuto in tempi passati e poi si era perso, forse proprio per privilegiare la soddisfazione dei "bisogni pratici" che diventano dunque il sostituto moderno della filosofia e non  il presupposto della sua nascita. Del resto questo è il periodo in cui i "bisogni pratici" sono soddisfatti come mai prima nella storia, eppure è anche quello in cui l'amore per la sapienza è giunto al suo più basso livello conosciuto, e i vari milionari che potrebbero vivere teoricamente migliaia di vite senza la preoccupazione dei "bisogni pratici" continuano non a caso a voler guadagnare sempre di più anzichè occuparsi di filosofia, forse proprio perchè la loro "filosofia" è proprio questa.

Citazione di: Phil il 10 Settembre 2018, 12:41:16 PM
Citazione di: donquixote il 09 Settembre 2018, 22:21:49 PMMortificare quindi i propri valori individuali e quelli morali [...] sacrificandoli sull'altare della "sopravvivenza" è la palese abdicazione dalla più pura umanità come concetto filosofico per trasformarlo in un puro concetto biologico, e nemmeno "animalesco" perchè gli animali hanno un istinto di sopravvivenza che tende all'equilibrio ed all'armonia, ma "bestiale" poichè l'animale uomo è essenzialmente squilibrato e sono proprio la cultura e la "filosofia" ad assumere il compito di controllare e dominare questo squilibrio.
E se fossero state proprio la cultura e la filosofia (con la sua hybris) a mutare l'animalità dell'uomo in bestialità squilibrata? I danni all'ambiente, le problematiche sociali e il biasimato "regime dittatoriale dell'economia", non sono forse figli della nostra cultura e di una certa filosofia che li ha alimentati, piuttosto che domarli?



È invece esattamente l'opposto, perchè se la filosofia è un tipo di espressione dell'intelletto umano è da quest'ultimo che bisogna partire se si vuole comprendere le sue espressioni. la hybris non è un concetto filosofico ma psicologico (o meglio una caratteristica psicologica che è stata concettualizzata filosoficamente), e la progressiva incidenza di tale caratteristica nell'animo umano ha consentito e agevolato l'elaborazione delle "filosofie" che vediamo oggi, oltre all'aumento dell'ignoranza e dell'umanismo (homo sum, humani nihil a me alienum puto - Publio Terenzio Afro) che ha permesso di giudicare "positiva" questa caratteristica solo in quanto "umana".
#70
Citazione di: sgiombo il 09 Settembre 2018, 09:36:03 AMPer me ripugnante é la mancanza di morale, l' essere disposti "a di tutto e di più", anche come impiego di mezzi per aggiungere fini assolutamente (questi ultimi) al di sopra di ogni possible critica e obiezione. Se per campare fossi costretto a dare il culo (letteralmente o forse ancor più metaforicamente) troverei il sopravvivere molto peggiore del morire e sicuramente mi suiciderei. 

Trovo il messaggio di apertura di questo topic abbastanza fuorviante, perchè tratta la filosofia come un semplice "mezzo tecnico" per procurarsi un mestiere (come studiare per diventare idraulico o calzolaio) mentre la filosofia è, o dovrebbe essere, la cornice entro la quale sviluppare la propria vita fra i cui innumerevoli aspetti rientra anche il lavoro. Ogni uomo ha, volente o nolente, sempre avuto una "filosofia di vita" che solitamente era assimilata da quella adottata nella sua famiglia e nel gruppo sociale in cui è cresciuto, mentre in questi tempi le "filosofie" possibili sono talmente tante da annullarsi l'un l'altra per lasciare spazio solamente all'istinto di sopravvivenza, che ognuno declina a modo suo. Questa situazione determina un fatto letteralmente inaudito: se da quando l'uomo è apparso sulla terra ha espresso una forma di cultura tanto da considerare questa la caratteristica distintiva di questa specie ora all'opposto rifiuta ogni forma di cultura sostituendola con una serie di stratagemmi finalizzati a garantirsi il "panem" magari fornendo banali "circenses" ai propri "clienti". Pare sia stato Thomas Hobbes ad inventare il detto "primum vivere, deinde philosophari", mostrando quanto in quei tempi il degrado e la dissoluzione culturali avessero già attecchito anche fra le menti più dotate; infatti non si può scindere temporalmente le due azioni poichè l'uomo, in quanto tale, "fa" costantemente filosofia, e decidere di non filosofare è già un filosofare. Privilegiare quindi la mera sopravvivenza è una decisione filosofica, e come poi ognuno interpreta questa "sopravvivenza" è indicativo di questa "filosofia" dato che possiamo vedere come persone che possiedono milioni di euro (magari a decine o centinaia) fanno il possibile per guadagnare sempre di più perchè, si giustificano, devono "mangiare" e quindi "sopravvivere". In tale diffusissimo contesto di "filosofia della sopravvivenza" (in un mondo, il nostro, ove vi sono enormi problemi ma non certo quello della mera sopravvivenza) perde qualsiasi valore e anche la possibilità di essere semplicemente compreso e giustificato un ragionamento come quello di sgiombo che è prettamente filosofico e quindi umano: l'uomo ha sempre avuto infatti un obiettivo che supera la sua stessa vita, fosse questo individuale oppure sociale, e spesso uno non esclude l'altro. Se la ricerca "filosofica" umana è sempre una tensione verso il "senso" della vita questo si può esprimere individualmente attraverso la manifestazione delle proprie capacità creative, e socialmente nella corretta interpretazione del proprio ruolo sociale. Se abbiamo avuto le opere di Dante o di Caravaggio lo dobbiamo al fatto che questi due personaggi hanno privilegiato il senso individuale delle loro vite a discapito di quello sociale (mettendo a rischio quotidianamente la loro mera sopravvivenza), ma allo stesso modo tante altre persone che non avevano un talento così glorificato dai posteri ma non certo meno utile hanno contribuito a rendere le varie comunità dei luoghi armonici in cui vivere, ove ognuno ricopriva con coraggio, onestà e senso del dovere (quindi nel complesso con "moralità") il proprio ruolo riducendo al minimo i conflitti. Mortificare quindi i propri valori individuali e quelli morali (come lo scrittore magari di talento che si adatta a scrivere "per il pubblico" solleticando gli istinti più bassi perchè così chiede il "mercato" facendo contestualmente un enorme danno sociale e morale) sacrificandoli sull'altare della "sopravvivenza" è la palese abdicazione dalla più pura umanità come concetto filosofico per trasformarlo in un puro concetto biologico, e nemmeno "animalesco" perchè gli animali hanno un istinto di sopravvivenza che tende all'equilibrio ed all'armonia, ma "bestiale" poichè l'animale uomo è essenzialmente squilibrato e sono proprio la cultura e la "filosofia" ad assumere il compito di controllare e dominare questo squilibrio.
#71
Tematiche Filosofiche / Re:Scienza e scientismo
09 Settembre 2018, 08:47:02 AM
Citazione di: Carlo Pierini il 08 Settembre 2018, 19:53:14 PM1 - l'affermazione: <<Il sole gira intorno alla Terra>> è una verità relativa (relativa alla sola cinematica, e ai soli osservatori situati sulla superficie terrestre); 2 - l'affermazione: << la Terra gira intorno al Sole >> è una verità assoluta (= verità innegabile, indubitabile); 3 - in ambito scientifico il termine "verità assoluta" è sostituito da "verità scientifica" o "verità dimostrata"; ma si tratta solo di una marginale questione terminologica, perché i due concetti sono perlopiù sinonimi. Ciò, naturalmente, non significa che tutte le teorie che vengono spacciate per verità scientifiche siano realmente innegabili o indubitabili. Né vuol dire il contrario, cioè che le verità scientifiche siano tutte opinabili, relative, provvisorie. Come ho già scritto, nella scienza e nella vita quotidiana esistono verità innegabili, conoscenze dubbie e opinabili e misteri profondi tutti ancora da capire.


Se parli di scienza in un ambito filosofico non puoi fare affermazioni come quelle sopracitate, che valgono solo in campo scientifico. Ogni verità scientifica è relativa e MAI assoluta perchè assoluta significa "slegata", ovvero incondizionata. Date le condizioni attuali la terra gira intorno al sole, ma se la terra aumentasse di volume e il sole rimpicciolisse le condizioni cambierebbero e quindi questa verità non sarebbe più tale. Tutte le verità scientifiche sono relative, relative ad ambiti più o meno ristretti ma sempre relative, e sono valide a patto che determinate condizioni siano sempre presenti, ma dato che la scienza si occupa solo di fare affermazioni afferenti il mondo del divenire ed essendo questo appunto costantemente variabile quando variano le condizioni di sussistenza di una "verità scientifica" questa non è più "verità", e dunque è "legata" e "condizionata". Del resto se tu definisci la "verità assoluta" come innegabile e indubitabile allora lo è anche l'affermazione: <<Il sole gira intorno alla Terra>> dato che sia pur relativamente all'osservatore terrestre anche questa è una verità innegabile e indubitabile.
#72
Attualità / Re:Nave Diciotti
29 Agosto 2018, 19:39:34 PM
Citazione di: Jacopus il 29 Agosto 2018, 19:01:53 PM
Don. La tua ultima argomentazione non regge perche' lo stesso livello di cittadinanza acquisita esiste in tutti gli stati europei, cosi come clandestini non censiti. Credo che la differenza di percezione non dipenda da un astruso fallimento di una non identificata ideologia moderna, quanto piuttosto dal fatto che siamo un paese di recente immigrazione e di un paese con una cultura complessivamente provinciale. Sarebbe interessante scomporre quella statistica e vedere come si differenzia la percezione fra nord e sud e fra grandi centri urbani e paesi.

Lo stesso livello di cittadinanza acquisita non esiste in tutti i paesi allo stesso modo, dato che ad esempio nel 2016 i "nuovi" cittadini italiani sono stati 201mila contro i 119mila della Germania (che ha 20 milioni di abitanti più di noi) e nel 2017 siamo arrivati a quota 224mila. Per il terzo anno consecutivo siamo di gran lunga al primo posto in tutta l'unione europea, e il distacco dal secondo aumenta in modo tale che ormai siamo prossimi al doppiaggio. E siccome i clandestini arrivano qui al 90% e i paesi confinanti non li fanno più passare si può più che ragionevolmente ritenere che qui ne alloggino un numero ben maggiore che altrove. Dal 2007 al 2017 le nuove cittadinanze ammontano a un milione e duecentomila, e visto che siamo effettivamente un paese di recente immigrazione con questi numeri la percezione dell'invasione mi pare più che giustificata.
#73
Attualità / Re:Nave Diciotti
29 Agosto 2018, 17:02:52 PM
Citazione di: acquario69 il 29 Agosto 2018, 14:49:40 PM
Citazione di: Eutidemo il 29 Agosto 2018, 13:21:04 PM1) Lungi da me ritenermi il detentore della Verità in nessun campo, tantomeno quello giuridico; ci mancherebbe altro! Però, ovviamente, come io non posso competere con un dottore il campo medico (come era mio padre), allo stesso modo mi sembra naturale che un medico non possa competere con me in campo giuridico; non si tratta di "superiorità" o meno, bensì di DIVERSE COMPETENZE! Per questo mi irrito un po', quando qualcuno che ha competenze diverse da quelle mediche, si mette a concionare in materia di vaccini, ovvero quando qualcuno che ha competenze diverse da quelle giuridiche, si mette a concionare in materia di diritto! Il che, ovviamente, non significa che non si possano avere opinioni di carattere generale, sulle più svariate materie: in particolar modo circa l'immigrazione. 5) Tu scrivi: "Ah no? Ci stiamo evolvendo ormai anche in questo campo e abbiamo vari tipi di guerra, essendo quella nucleare troppo distruttiva. Dipende con quali armi si è deciso di compiere la guerra. Di certo di invasione si tratta e noi la stiamo affrontando passivamente." Cioè tu sostieni che la migrazione di poveri disperati, molti dei quali donne e bambini, sia equiparabile ad una invasione di tipo bellico; l'assunto è talmente assurdo ed insensato, che non meriterebbe neanche di essere confutato! 6) Tu scrivi che, ad onta delle statistiche, siamo sommersi di stranieri; il che è FALSO, come i numeri dimostrano. Guarda qui: https://www.corriere.it/politica/18_agosto_28/gli-immigrati-oltre-70percento-italiani-pensa-che-siano-4-volte-piu-a6e498e6-aa38-11e8-bb57-056c6010fdbf.shtml Ma se uno si vuole basare solo sui suoi pregiudizi, e sulle sue "impressioni" personali, allora può credere a tutto...pure alle fate! Sei TU che non esprimi la verità, ma l'erronea opinione diffusa. *** Lo dico davvero...sono sinceramente MOLTO DEPRESSO! Spero di non esserci più, su questa terra, quando si cominceranno a vedere le conseguenze di un tale modo di pensare. Forse, allora, ti ricorderai di me. Ciao! Passo e chiudo. :(
1) in generale..non sempre avere specifiche competenze significa per questo garanzia di imparzialita..anzi,troppo spesso (quasi sempre) succede che dietro le "competenze" vengono camuffati solo meri interessi di parte. 5) non e' affatto assurdo...lo scopo e' quello di eliminare ogni residuo di identità culturale ed etnica per un cosmopolitismo uniformante globalizzato senza radici...un uomo senza radici e' puro nulla ed e' infatti quello che vogliono; ridurci a nulla! 6) certo, invece dobbiamo solo credere a quello che dicono i media :) - - -
CitazioneSpero di non esserci più, su questa terra, quando si cominceranno a vedere le conseguenze di un tale modo di pensare.
Un tale modo di pensare (o meglio di non pensare) in realtà e' già presente, e le conseguenze sono già visibili... l'unica differenza e' che e' molto subdolo e inoltre viene spacciato per "umanitario" quando in realtà risulta il più disumano che sia mai esistito finora

Solo una precisazione riguardo il punto 6), che è evidentemente una presa per i fondelli scientificamente ordita. Il sondaggio riportato dal "Corriere" evidenzia che in tutti i paesi europei, con variazioni percentuali, la percezione che gli stranieri siano in numero molto maggiore di quel che dicono le statistiche è unanime, per cui forse le statistiche lasciano veramente il tempo che trovano. Dal 2013 al 2017 oltre 900.000 stranieri immigrati hanno ottenuto la cittadinanza italiana e quindi, statisticamente, non rientrano più nel novero degli stranieri e non incidono più su tale percentuale, oltre alle centinaia di migliaia di illegali che non essendo censibili non sono statisticamente rilevabili. La "percezione" della gente è elaborata sulla base delle semplici evidenze e tiene conto anche di costoro dato che nessuno è in grado di leggere in faccia a un nero o a un arabo se costui ha ottenuto la cittadinanza o meno, e nessuno chiede loro il passaporto, per cui li si considera genericamente stranieri a dispetto di ogni statistica.  Se per ipotesi si facesse una sanatoria per cui tutti gli stranieri presenti in Italia potrebbero ottenere ipso facto la cittadinanza allora sarebbe corretto dire che in Italia ci sono solo italiani e neanche più uno straniero? Certo "statisticamente" lo sarebbe, ma avrebbe senso comune? Curioso anche il fatto che più è elevato il titolo di studio e più la "percezione" si avvicina alla cifra statistica reale. Per gli eruditi iperrazionalisti è più che ovvio che la statistica (che leggono sui giornali dato che loro si tengono "informati") conti più dell'evidenza, e la teoria conti più della pratica e dell'esperienza, e poi sono proprio quelli che vanno fuori strada perchè seguono pedissequamente le indicazioni del navigatore anzichè usare innanzitutto gli occhi e il cervello. Dai tempi di Kant la perdita del senso della realtà è una delle evidenze maggiori, e se tutte le costruzioni filosofiche e le ideologie moderne sono miseramente fallite è proprio perchè i "pensatori" che le hanno concepite e i loro epigoni che le studiano non hanno fatto i conti con la realtà, che alla fine prevale sempre.
#74
Citazione di: Eutidemo il 24 Agosto 2018, 12:38:09 PMEd invero, a partire dal 1933 i Nazisti "equivocarono" il messaggio di Weber, giustificando il piano di eutanasia dei bambini con handicap e dei malati di mente, proprio facendo ricorso ad una distorta interpretazione dell''"etica della responsabilità" weberiana; dall'eutanasia dei bimbi si passò nell'ottobre del 1939 a quella degli adulti, la famosa AKTION T4, attraverso la teorizzazione della "vita indegna di vita", il cui vano e costoso sostentamento si riverberava in un grave danno finanziario per la società nel suo complesso, nonchè nel rischio di una "degenerazione nazionale" e della minaccia alla sanità delle "razze civilizzate". Nel periodo tra il 1933 e il 1939 il Regime mise un piedi un vero e proprio programma propagandistico; attraverso opuscoli, poster e film si mostrava il costo di mantenimento degli Istituti che ospitavano i malati considerati incurabili e, allo stesso tempo, si sottolineava come, quelle stesse risorse, sarebbero potute essere impiegate a favore del progresso del popolo tedesco "sano". Stiamo molto attenti che fraintendimenti del genere, sia pure in ambiti diversi e meno tragici, NON SI VERIFICHINO MAI PIU! >:( 

Una dozzina d'anni fa è uscito, ma pochissimi ne hanno parlato, un volume di un giovane studioso, Luca Dotti, intitolato "L'utopia eugenetica del welfare state svedese (1934-1975). Il programma socialdemocratico di sterilizzazione, aborto e castrazione" (ed. Rubbettino).


Il libro parla di Gunnar e Alva Myrdal, studiosi svedesi, marito e moglie, gli unici coniugi vincitori di un nobel in discipline diverse (per l'economia lui nel 1974, per la pace lei nel 1982).

Alfieri della socialdemocrazia svedese, da sempre guardata come modello ispiratore per i "welfares" europei, i coniugi Myrdal hanno avuto, tra gli altri, il grande "merito" di introdurre il pensiero eugenetico nel paese scandinavo. Gli studi economici di Gunnar, applicati allo stato sociale ed alla sanità in particolare, hanno influenzato in modo importante il modello socioeconomico svedese, tanto che l'eugenetica è diventata pensiero comune e il miglioramento della specie umana è diventato legge. Un provvedimento del 1934 ha infatti consentito ai medici svedesi di compiere sterilizzazioni, aborti e castrazioni nei confronti di cittadini svedesi allo scopo di eliminare gli individui che allora venivano definiti del "tipo B". I diversi, i malati di mente, gli handicappati, ai quali veniva interdetta in via definitiva la procreazione.

Questa legge venne abolita solo nel 1975 da Olof Palme, nonostante il caso "eugenetica" fosse scoppiato in tutta la sua virulenza con il nazismo e la seconda guerra mondiale. Nel corso dei 41 anni in cui la legge è rimasta in vigore si contano a decine di migliaia gli interventi effettuati (le sole sterilizzazioni femminili sono sessantamila), in un paese che, ora, conta poco più di otto milioni di anime... 


Anche negli Stati Uniti ed in Inghilterra le teorie eugenetiche avevano fatto grande presa, ma non si sono tradotte in leggi dello stato poiché quei paesi, avamposti del liberalismo puro, adottavano uno stato sociale molto più rachitico di quello in auge ove governavano le socialdemocrazie, nelle quali le spese sanitarie raggiungevano già livelli molto alti, e in linea di massima i problemi dei "diversi" erano a totale carico dei familiari.

I nazisti sono stati quel che sono stati, ma non erano affatto dei "marziani" venuti da qualche pianeta alieno ma a tutti gli effetti europei del loro tempo, e compiere le medesime atrocità per motivi economici anziche di "miglioramento della razza" mi sembra se possibile ancora più disumano.
#75
Citazione di: Eutidemo il 28 Agosto 2018, 12:21:12 PMMolti altri miei argomenti, anche importanti, ti sei invece astenuto dal contestarli: per cui ritengo i primi (per me ) ribaditi, e i secondi implicitamente (da te) accettati. 

Tu puoi fare ovviamente le valutazioni che credi, ma se dovesse ricapitare di incontrarci (o scontrarci) di nuovo da queste parti ti pregherei, per ogni punto che intendi discutere, di evidenziare se per te questo è "importante" oppure "marginale", dato che evidentemente non abbiamo lo stesso metro di valutazione dell' importanza degli argomenti

Buon lavoro