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Messaggi - Jean

#721
Riflessioni sull'Arte / Re:C'è di più
18 Marzo 2017, 21:51:50 PM
(Sittin' On) The Dock Of The Bay 

https://youtu.be/rTVjnBo96Ug
 
Redding la creò dentro una barca ormeggiata a Sausalito, in California, quando stava per iniziare l'estate del 1967.
La registrò poi fra il 6 e il 7 dicembre. Tre giorni dopo l'aereo su cui viaggiava precipitò nel Wisconsin. Otis Redding perse la vita insieme a sei persone del suo staff. A gennaio il pezzo uscì e divenne un successo universale.
 
Traduzione

Seduto sulla banchina della baia
Seduto sotto la luce del mattino
Starò qui quando la sera arriverà
A guardare le navi entrare lentamente
E guardarle andare via di nuovo, yeah

Sono seduto sulla banchina della baia
A guardare la marea andarsene, ooh
Sono seduto sulla banchina della baia
Sprecando il mio tempo


Ho lasciato la mia casa in Georgia
Diretto verso la baia di Frisco
Perché non avevo niente per cui vivere
E sembra che niente incrocerà la mia strada

Allora, andrò a sedermi sulla banchina della baia
A guardare la marea andarsene, ooh
Sono seduto sulla banchina della baia
Sprecando il mio tempo


Sembra che niente cambierà
Tutto rimarrà uguale
Non posso fare quello che dieci persone mi dicono di fare
Allora credo proprio che rimarrò lo stesso, ascoltami

Sono seduto qui a far riposare le mie ossa
E questo triste casino non mi lascerà in pace, ascoltami
Ho girovagato per duemila miglia
Solo per poter fare di questa banchina la mia casa, ora

Mi siederò sulla banchina della baia
A guardare la marea andarsene, ooh
Sono seduto sulla banchina della baia
Sprecando il mio tempo


https://youtu.be/Es3Vsfzdr14
 
... e la riflessione..?
Tempo sprecato, no..?
 

J4you
#722
g- ... allora, perché mi trovo qui, interrogato, per giunta?

Vp- ... interrogato, che parola grossa... diciamo che stiamo approfondendo la sua posizione...

g- la mia posizione... in merito a cosa?

Vp- in merito alle sue azioni...

g- azioni? Che cosa avrei commesso di cui render spiegazione?

Vp- è intervenuto dove non aveva titolo per farlo... disturbando, nel migliore dei casi... e forse tentando di sabotare, non l'avessimo fermata, il naturale prosieguo degli eventi...

g- s'ho disturbato me ne dispiace, in quanto al titolo non era richiesto e le porte erano aperte. Sabotaggio del naturale prosieguo degli eventi... che significa?

Vp- gli eventi condurranno ad una conclusione, che è uno degli scopi del consesso in cui è intervenuto...

g- anche il mio intervento poteva arricchire la discussione, no?

Vp- ... non aveva titolo, doveva esimersi, limitandosi ad osservare.

g- come s'acquisisce codesto titolo?

Vp- non è cosa semplice, con lo studio, l'interesse e la dedizione... ma alfine, ciò che più conta, è che si venga riconosciuti dai propri pari... c'è un ordine ed una gerarchia nelle cose...

g- cioè le cose non son come appaiono... è dunque quest'ordine, questa gerarchia sottostante ad esse che in realtà le muove... come un treno su un binario..?

Vp- ... comincia a comprendere... si è accostato a quel treno standosene sulla sua auto... non va bene, chi meritatamente vi alloggia – perché il viaggio è assai lungo – ha profuso energie, tempo e qualcos'altro di importante... avrà pure un valore tutto ciò, non crede?

g- di sicuro... ed anche non si fa nulla per nulla, un qualche riconoscimento si deve pur ricevere... ma, se permette, che sarà mai una piccola distrazione dovuta al mio affiancarmi al treno in corsa con la mia macchinina... che avrebbe potuto regger il ritmo solo per un po', giusto il tempo d'arrivar alla successiva stazione... mi par sproporzionato l'esser per questo costretto a codesto interrogatorio..!

Vp-... atteggiamento potenzialmente anarcoide... richiedere che le regole abbiano un'elasticità che non possono avere, altrimenti che regole sono? 
Un piccolo foro in una diga tenderà ad allargarsi... la regola, nel caso, è d'intervenire prontamente.

g- ... mi scusi, ma non si può tener conto di quel che avevo da dire? Intendo che quel poco, quel nulla... poteva esser inerente all'argomento, esser in tema e...

Vp- ... ma lei non lo conosce l'argomento, ne ha colto degli accenni, saltando qui e là... vuol confrontarsi con la preparazione di chi l'ha sviscerato, alfine comprendendolo e facendolo proprio?

g- vero, ho solo colto qualche accenno... diciamo l'un per mille... in confronto a... quanto?

Vp- vuol metterla in numero? Per alcuni anche il 70, 80 per cento... ma potrebbe anche esser di più... si rende conto?

g- mi rendo conto... ma ritengo alcuno possa dire d'aver colto il 100 per cento...

Vp- se qualcuno lo proclamasse... lei come potrebbe confutarlo, con i suoi inadatti strumenti e le più che limitate conoscenze?

g- oh, non lo confuterei... lascerei tal compito a chi appunto le possiede... dal mio direi che c'è un al di là del 100 per cento...

Vp-... di cui gli esperti, gente che vi ha dedicato parte della loro preziosa esistenza non si son accorti... e cosa ci sarebbe mai al di là di un argomento e di tutto quel che contiene e se ne è detto...

g- ... e se ne dirà, vede, questo è un al di là, in un momento che non è adesso...

Vp-... e perciò inutilizzabile, come non esistesse...

g- vero, al momento inutilizzabile ... ma quel che è solo in potenza accampa una sorta di diritto futuro che lo renderà necessario per giungere ad un'ipotetica conclusione...

Vp- non c'è alcun obbligo e fretta d'arrivare ad una conclusione, che si paleserà quando l'argomento avrà rivelato ogni suo aspetto...

g- appunto... magari il mio intervento, ancorché non in linea... o in binario col treno dell'indagine, potrebbe fornire qualche dettaglio, seppur marginale...

Vp-... ad esempio, sentiamo...

g- ecco, vede com'è facile... non c'era bisogno di codesto interrogatorio... 

Vp- ... e dunque?

g- al dunque vi son molti modi d'affrontar le questioni. Li rispetto tutti, perché il modo è la persona che lo esprime. 
Non potrei aver altro modo che il mio o sarei qualcun altro. 
Ma i modi, a volte o spesso, confliggono con le regole, come nel caso dell'argomento di cui stiamo discutendo senza tuttavia affrontarlo, perché quello sarà il modo di qualcun altro, non il mio.

Vp-... su, non ci giri attorno... dov'è la sostanza?

g- bene, nel mio modo son del tutto certo che non possiederò mai gli strumenti adatti e le conoscenze complete... lo dichiaro, nel caso non si fosse ancor capito, permettendomi di far osservare che alcuno giungerà mai ad averne il 100 per cento. 
Se vi fossero due individui che arrivassero a tal traguardo il loro accordo potrebbe esser completo e, la formulassero, anche la conclusione. 
Ma sfortunatamente o meno, si tende a quel traguardo senza mai poterlo raggiungere, come la lepre con la tartaruga. 
A causa di ciò anche le conclusioni in via di formazione differiranno, quel che si dice differenti punti di vista, almeno su taluni aspetti.

Vp- ... il cammino della conoscenza, le par poco?

g- affatto, ho detto che rispetto ogni modo, questo a maggior ragione perché mi permette di dir qualcosa... tuttavia si potrebbe, parzialmente ed occasionalmente, tentar approcci differenti...

Vp- ... vede codesto questo binario dov'è collocato anche il suo inconsistente intervento? 
Questo è ferro, acciaio... sostanza... ed ha un suo peso, o crede che i pesi di tutte le cose devono essere nuovamente determinati?

g- capisco, si continua da dove ci si trova, procedendo lungo il binario... giusto?

Vp- del tutto... glielo ripeto, il cammino della conoscenza.

g- che non metto in dubbio... pure da quella conoscenza qualcuno, l'argomento del nostro dialogo, ha tratto una visione diversa... al suo tempo l'accenno per un diverso percorso che...

Vp-... è divenuto il binario dove far avanzare il treno che ci ospita, per fortuna...

g- ...già, avere una prospettiva è confortante... dal punto di vista dell'indagine, intendo. Non l'avessimo?

Vp- ... dovrebbe ripartir da zero, sconfortante, no?

g- ... per quell'uomo dell'argomento non fu così, seguì l'improbabile binario che gli apparve nella sabbia... senza preoccuparsi di dove l'avrebbe condotto...

Vp- fu coraggioso, non crede?

g- certo, fu più che coraggioso, chi abbia la visione d'un binario ha il dovere di realizzarlo, secondo le sue possibilità...

Vp- e secondo lei... cosa c'è al termine del binario, quale stazione?

g- beh, che altro se non la libertà?

Vp- giusto, la libertà...

g- ... potremmo non accorgerci d'averla raggiunta?

Vp- visto che non la conosciamo... potrebbe essere... e allora  che cos'è il sigillo della raggiunta libertà?

g- quell'uomo ha risposto: non provare più vergogna davanti a te stesso.

Vp- ... par semplice, quasi una conclusione... conosce la vita di quell'uomo, come la malattia (difficilmente dovuta alla sifilide, come affrettatamente ritenuto) l'abbia prematuramente minato... un destino, il suo, che par quasi una condanna per aver osato...

g- già, ha osato ascoltar dentro di sé: Cosa dice la tua coscienza?

Vp- ... devi diventare quello che sei. 

g- ... ci vuol coraggio, è da pochi... ma, in piccola scala, si può provare...

Vp-... mmmh... magari anche disturbando..?

g- il disturbo è un modo diverso di vedere le cose... non crede che quell'uomo sarebbe d'accordo?
 


Un cordiale saluto

Jean
#723
Un saluto a te...
 
Secondo una leggenda, Shiva avrebbe chiesto ai suoi figli di circumnavigare tre volte l'universo per acquisire conoscenza del mondo. Mentre Shanmuga impiegò diversi decenni per fare il giro del mondo sul suo pavone, il fratello più giovane Ganesha si limitò a girare per tre volte intorno al padre e alla madre Parvati, proclamando che i suoi genitori erano l'universo intero. Così facendo vinse la competizione con suo fratello e venne proclamato capo dei Gana di Shiva.
 

Eh, ci son viaggi davvero lunghi e ti auguro di realizzare quelli cui aspiri, in quanto ai miei son stati e sono alquanto limitati... ed oggi che molte primavere (... e le loro verità...) si son accumulate sulle mie spalle in parte ho compreso che tutta la nostra vita non è che un viaggio e poco importa dove si svolga... 

le diverse prospettive...

https://www.riflessioni.it/logos/riflessioni-sull'arte/esiste-il-paesaggio-o-solo-le-prospettive/

... possono condurre ad ogni sorta di paesaggio e quando ne raggiungiamo uno ecco presentarsi un'altra prospettiva, ad indicarci che quello è uno dei tanti, infiniti paesaggi... un frammento di verità che per un po' si lascia ammirare, riflettendo la luce del nostro interesse...

questo, appunto, è un forum di riflessioni...

 

Jean 
#724
Varie / Re:Varie
17 Marzo 2017, 13:24:57 PM
Come già rilevato da altri... vi son ben tre discussioni aperte in tre differenti sezioni riguardanti il tema del fine vita (e in un'altra l'elaborazione del lutto) nelle quali l'opzione suicidio, diversamente declinata, risulta uno dei comuni denominatori.

Casualmente pare che l'attività del forum sia di molto ridotta, nella partecipazione come nelle nuove iscrizioni (Renzo Evangelista è da tempo l'ultimo utente).

Sinceramente mi dispiace che di tutti i saloni messi a disposizione dall'Hotel Logos vengano frequentati quasi solo i superiori per discutervi del momento (che ci riguarderà tutti, ben lo sappiamo) in cui verrà, per volere nostro o altrui, a cessare la nostra presenza.

Mi rattrista il disinteresse per la sezione viaggi e quella sull'arte perché son certo che tutti voi abbiate qualcosa da raccontare, il  quadro di un pittore che v'ha emozionato o un intervallo della vostra vita, inteso quale viaggio ecc.

Qualcuno ha parlato di primavera, collegandola alla verità... e come c'è quella della morte (bella mia d'andare all'inferno avrei preferito andarci d'inverno...) c'è anche, spererei più attrattivamente, quella della vita... ma in questo Hotel par si sia smarrita.

A mangiar sempre la stessa minestra ci si disabitua alle altre pietanze... qui ognuno di noi è il cuoco (dei suoi post e di quello che contengono...) e se questo offre la mensa non abbiamo che da provar nuove ricette...


 
Buon appetito...


Jean
#725
 Maledetta verità,
 trai da vetri irte travi.
 Vorrei averti
 riva di vita,
 ma verti su trite tare
 e trovo reti di rovi,
 vate vitrea,
 maledetta verità.
 


Maledetta primavera

 Voglia di stringersi e poi
 vino bianco, fiori e vecchie canzoni
 e si rideva di noi
 che imbroglio era
 maledetta primavera.
 Che resta di un sogno erotico se
 al mattino è diventato un poeta
 se a mani vuote di te
 non so più fare
 come se non fosse amore
 se per errore
 chiudo gli occhi e penso a te.
 
 Se per innamorarmi ancora
 tornerai
 maledetta primavera
 che imbroglio se
 per innamorarmi basta un'ora
 che fretta c'era
 maledetta primavera
 che fretta c'era
 se fa male solo a me.

 Che resta dentro di me
 di carezze che non toccano il cuore
 stelle una sola ce n'è
 che mi può dare
 la misura di un amore
 se per errore
 chiudi gli occhi e pensi a me.
  
 Se per innamorarmi ancora
 tornerai
 maledetta primavera
 che importa se
 per innamorarsi basta un'ora
 che fretta c'era
 maledetta primavera
 che fretta c'era
 maledetta come me.

 Lasciami fare
 come se non fosse amore
 ma per errore
 chiudi gli occhi e pensa a me.
 Che importa se
 per innamorarsi basta un'ora
 che fretta c'era
 maledetta primavera
 che fretta c'era
 lo sappiamo io e te.


https://www.riflessioni.it/logos/tematiche-spirituali/lo-specchio-della-verita/msg6536/#msg6536

 
... come il criceto gira sempre sulla stessa ruota (... del karma, Sari..?) anche quel che s'è detto, diversamente coniugato e collocato, nonché diversamente postato... gira e rigira... rieccolo spuntar daccapo...

... noto solo io un collegamento tra questo scambio del sottoscritto, (nella parte dell'assolutista sui generis... solo per l'occasione, visto che tratto di verità...) con l'amico relativista Angelo (o l'Angelo relativamente amico...  ;) ) e l'argomento del topic?
 

Coincidenze... cose che accadono...
prima distanziate nel tempo e nello spazio
e poi riunite assieme...
 


buona primavera a tutti

Jean 
#726
Tematiche Filosofiche / Re:Al di là dell'aldilà
12 Marzo 2017, 21:53:42 PM
Concordo sull'incredibile complessità che caratterizza il cervello umano... work in progress, mai dire mai, infatti:

Scoperti in un cervello di topo tre neuroni di eccezionale lunghezza, uno dei quali ne percorre tutta la circonferenza, collegando aree cerebrali diverse. Secondo gli autori, un gruppo di neuroscienziati statunitensi che ha usato una tecnica che consente di seguire in dettaglio il percorso di singoli neuroni, il sottile strato di cellule da cui si dipartono, chiamato claustrum, potrebbe essere la sede della coscienza.

 

I contenuti di coscienza, come li chiami, son strettamente correlati/interconnessi  ai fenomeni accaduti e in corso...  ho iniziato a scrivere (fenomeno materiale) a causa del ricordo di te e del tuo post, presente e attivo nel flusso di eventi coscienti (tua definizione non molto diversa dalla mia: un flusso continuo di informazioni tra tutte le componenti coinvolte) e mentre lo faccio mi sovviene la visione del vegetariano a salsicce e cotechini, che mi induce uno stato d'animo leggero e umoristico...
 
... che metto da parte per dir come mi appare le questione (dell'uomo, addirittura):


 
Qui e ora se chiudo gli occhi scompare non solo lo schermo del computer ma tutta la stanza e quel che contiene.

Ma è poi vero? 
Differenti informazioni che non quelle visive continuano a giungermi, attraverso il senso del tatto e poi l'odore del luogo, il tepore... ecc.
La stanza e per estensione il mondo che mi circonda non ha soluzione di continuità, dove un senso si deve fermare un altro può subentrare.

Certo le informazioni visive son preponderanti ma anche un'informazione proveniente da un altro senso permette una sorta di "localizzazione" che mantiene presente in noi la conoscenza del "dove siamo": in questa stanza, in questa città...in questo tempo.

Se anche venissero meno tutti i sensi non cesserebbe il flusso del pensiero, fin che è in atto sostiene la consapevolezza di trovarsi in una stanza... all'interno del nostro universo.

Il pensiero ci giunge attraverso un passaggio, la "porta dell'io", (io) che si è formato e radicato in modo definitivo ad un certo punto del nostro sviluppo, intorno ai 5-6 anni.

Al di qua di quella porta, nel regno dell'io, siamo soggetti alla relatività, all'inferno secondo un modo di vedere le cose, mentre al di là di quella (sempre secondo un modo di vedere le cose) si trova l'assoluto... il paradiso (per altri il nirvana) di uno stato libero da quell'io, causa primaria del dolore (sempre secondo...).

La porta dell'io è l'interfaccia (poco diversa qualitativamente per ognuno e che ritengo abbia un corrispettivo organico) che permette il passaggio delle informazioni codificate nel flusso del pensiero.

Il flusso di pensiero non appartiene a nessuno in particolare, è un "unicum", un mare di informazioni, una sequenza in continuo "movimento" ed evoluzione.

Normalmente passano dalla porta dell'io (quella che Huxley chiama "valvola di riduzione") i pensieri (informazioni) che raggiungono un certo valore di soglia, ma particolari condizioni ambientali ed organiche possono restringerla o aprirla sin quasi al suo limite... oltre è altamente rischioso per il nostro organo recettore, il cervello.

Al pensiero che non raggiunge la soglia per varcare la porta dell'io non accade nulla, rimane nel flusso ed è l' inconscio.  

Questo, secondo la mia visione, è il fulcro di tutta la faccenda. Chiedersi "dove siamo" equivale a domandarsi da dove provenga il flusso del pensiero e che caratteristiche abbia. Nonché perché ci sia.

L'indagine che possiamo condurre al riguardo sarà del tutto al di qua di quella porta dell'io che in ultima è il carattere distintivo di ciò che siamo.

Ed inevitabilmente i contenuti della memoria - la traccia  delle informazioni giunteci, unite a quelle che abbiamo prodotto con le nostre azioni e con l'interazione col flusso del pensiero – conferiranno alla nostra indagine ogni tipo di "colore", di interpretazione...  

Come in una sorta di gioco vi son trappole... incubi da cui ci si vorrebbe liberare, paure d'ogni genere... insieme a rassicuranti luoghi di soggiorno e piaceri sino al massimo grado, tra cui quello della conoscenza.
Nel gioco vi è tutto il percorso dell'uomo dagli albori dei tempi che si amalgama ai contributi in divenire.

Quante persone possono ritrovare in se stesse un atteggiamento, un intento che li salvaguardi dall'aderire completamente ad una spiegazione e che gli permetta di affrontarne le sirene ben legati all'albero della loro nave, in balia dei flutti?

Tutto il percorso dell'uomo è egualmente valido ma anche egualmente relativo, perché scegliere interrompe il gioco... magari ritrovandosi contenti della propria rendita di posizione in Parco della Vittoria e Viale dei Giardini...

Ma considerare il relativo quale solo senso del gioco, saltabeccando qua e là dal pensiero debole alle variegate reazioni umane (ben forti, talora), ritrovandosi ad ignorare (a volte perché non si riesce a padroneggiarlo) il richiamo dell'assoluto e/o del trascendente che incontriamo in mille aspetti nella nostra vita (ad esempio ho chiesto una spiegazione degli ex voto...) può precluderci dall'esser toccati da un alito di vento scaturito dal nulla... per fortuna rimane l'arte e in ultima... l'amore.

Tuttavia siam tutti dentro un unico viaggio... apparteniamo al flusso del pensiero...
 

Un cordiale saluto
Jean
#727
Certo che mi interessa, giovane compagno di viaggio... anche se non abbiamo avuto - per differenti impostazioni e interessi - occasioni di confrontarci la tua presenza mi ha rallegrato e confortato rispetto la serietà e disponibilità delle nuove generazioni, augurandomi il tuo esempio possa esser seguito da altri tuoi coetanei.                     Confido nel tuo ritorno augurandoti una positiva conclusione di questo periodo difficile. Ti informo, avendo avuto il dubbio non te ne sia accorto, che ho aperto una discussione nella sezione arte in risposta alla tua domanda se esista o meno il paesaggio... eh, cosa non si farebbe per una visita..  ;D Un affettuoso saluto.              Jean 
#728
Attualità / Re:IL PROBLEMA OCCUPAZIONALE
08 Marzo 2017, 22:27:38 PM
paul11 - E' una fandonia, perché in natura non esiste l'accumulazione e la capitalizzazione degli interessi...
Non c'è il leone che stermina la gran parte delle antilopi, le tiene in frigorifero e le rivende a caro prezzo per scarsità della stesse. 
L'organizzazione umana è artificiosa, quella naturale segue un suo ordine che non è precisamente il nostro tant'è che la nostra economia spesso collide con la natura.




Anche i poeti (di ruolo e principianti...) necessitano di far la spesa...
così che volendolo o meno son costretti a confrontarsi con le dinamiche economiche locali e mondiali, accorgendosi – non se ne fossero già resi conto – che la finanza, il potere del capitale impone le sue leggi.

Che non son poi molto diverse da quelle della giungla... sopravvivono e prosperano le specie che han più forza e meno antagonisti. Tuttavia, poiché tutto è interconnesso, il leone finanziario dovrà star attento col suo giochino per alzar la remunerazione, dandosi la possibilità che ridotte oltre un certo numero le gazzelle possano estinguersi.

Del tutto ovvio che c'è un equilibrio in tutte le cose, non serve portar esempi, e altrettanto ovvio che il problema occupazionale sia una delle molteplici spie accese (oggi in allarme rosso) ad avvertire che la gran parte degli equilibri su cui si reggeva e ancora (chissà per quanto) si regge il mondo si stanno sgretolando.

Come vi sentireste se foste costretti a vivere a 300 km dall'inferno, tanto Tokio dista dall'incubo nucleare di Fukushima? 
L'energia atomica quando sfugga di mano comporta tempi sovrumani per neutralizzarla, senza dir dei costi e dei problemi sanitari.

Dai problemi ambientali a quelli climatici, politici internazionali... quante guerre son in corso in questo momento? 

E, argomento della discussione (salvo, nella stessa, l'excursus pre e post bellico), il problema occupazionale, italiano e mondiale.
Seguo il dibattito e son compiaciuto della preparazione degli interlocutori, tanto che oserei dire di frequentare un corso di aggiornamento. 

E ascoltando ora l'uno e poi l'altro, soppeso gli elementi a favore e contro, ad esempio, sull'uscita dell'Italia dall'euro o dall'Europa stessa, non riuscendo tuttavia a cogliere se la bilancia penda più da una parte che dall'altra.

Se sia più conveniente, o meno dannoso, restarvi o uscirne. So che è più facile distruggere che costruire ma altrettanto so che una patologia trascurata potrebbe risultare intrattabile.

Faccio questa banale riflessione in equilibrio tra i due schieramenti, riconoscendo plausibili (per un non specialista qual sono) le argomentazioni di entrambi anche se personalmente mi è chiaro che risolvere, ammesso lo si possa, un solo disequilibrio non garantisca nulla, se non magari l'euforia immediata dell'intravedere uno spiraglio di luce.

59 miliardi di dollari in armamenti negli USA; +7,5% in Cina... ecco dove sicuramente aumenterà l'occupazione... il leone militare (che ha un'equivalente nell'animo umano) non si preoccuperà della mancanza di nemici in futuro... come quello finanziario anela al soddisfacimento nell'immediato...

Hawking ha profetizzato un residuo tempo di 1000 anni per l'umanità... non sospettavo un tal senso dell'umorismo nel valente scienziato...
 


un saluto a tutti e un complimento a paul11 per la citazione in apertura (mi son immaginato codesto leone stipar gazzelle nel freezer...  ;D )
 

Jean
#729
Citazione di: Fharenight il 08 Marzo 2017, 11:42:49 AM
Bene, Jacopus, mi fa piacere che adesso ci intendiamo, almeno per questo specifico argomento. Perché purtroppo  la mentalità maschilista (e misogina) fa sí che per molti uomini tutto si riduce all'ossessione del sesso, del "se la dá o non la dà", "se la dá all'altro e non a me" . Riesci a comprendere allora perché sono contro l'islam e non avrei mai voluto che quest'altra religione mettesse piede in Italia? Se ancora noi occidentali viviamo in un diffuso maschilismo che,  anche a causa della nostra deligione,  non è stato estirpato ed è sempre in agguato, la vedo difficile adesso l'impresa di continuare con il lavoro di civilizzazione ed emancipazione dell'uomo. Che il maschilismo sia ancora vivo e vegeto non si nota dalle cose eclatanti come avviene nel mondo islamico,  ma è  piú facilmente subdolo e strisciante. Lo si  dimostra anche in questo forum, dalle risposte a questo specifico post del quale solo tu e l'utente Cannata avete rilevato il gretto maschilismo. Ma non solo, anche dalle risposte aggressive e sessiste di alcuni. Anche queste sono forme soft di maschilismo.  L'amministratore e i moderatori sono tutti maschi. Anche gli utenti attivi sono tutti maschi, le donne sono rarissime, qualcuna si affaccia e poi sparisce senza entrare nel merito delle discussioni. É evidente che c'è ancora un predominio maschile nella società, che c'è ancora una mentalità maschilista da parte degli uomini e una remissività da parte di non poche donne.  Dove sono le donne? Possibile che  non prendono mai a cuore nessun argomento tra i tanti interessanti  proposti? Che fine hanno fatto le femministe oggi che ci sarebbe di nuovo bisogno delle loro sfacciate e decise manifestazioni a proposito, per esempio, del burqa?

Me lo chiedevo anch'io, vedi:

https://www.riflessioni.it/logos/tematiche-culturali-e-sociali/ecouter-les-femmes/

Discussione aperta quasi un anno fa e, salvo l'intervento di un maschio, prontamente andata deserta...

... anche se occorre rilevare che la statistica è grandemente migliorata, da 1(donna) a 10 (uomini) siamo adesso 1 a 2, un bel passo avanti.

Ma solo nel numero delle iscritte, in quanto a partecipazione... siamo ancora in un bagno turco maschile (... mi sa che ti piacerà la metafora, scritta apposta per te...).

Così son contento della tua presenza che ritengo di esempio e stimolo per altre figure femminili, indipendentemente da come ti esprimi (ognuno è quel che è... o mostra quel che gli convien, a suo calcolo, mostrare).
 

Un saluto
Jean 
#730
Tematiche Filosofiche / Re:Al di là dell'aldilà
07 Marzo 2017, 21:37:24 PM
Benvenuto caro amico,
 
dopo qualche anno di frequentazione di questo forum mi si è formata la sensazione che almeno per certi argomenti e le spiegazioni che se ne danno e che conducono ben presto ad una  distanza tra gli interlocutori, questa dipenda in gran parte dal percorso conoscitivo (diverso) di ognuno che lo ha portato ad allontanarsi sempre più da un terreno culturale-linguistico comune al quale in linea di principio (tutti, chi più chi meno) apparteniamo.

Intendo quel minimo comun denominatore che a fronte (a volte) di un certo impegno permette di comprendere le argomentazioni poste (purché il proponente da parte sua s'impegni, quando possibile, in uno sforzo teso alla semplificazione...).

Con ciò non intendo assolutamente... né relativamente... esprimer giudizio sugli strumenti precipui delle discipline cui si riferiscono, siano filosofici, scientifici o altri. 
Ma mi par di rilevare, in sostanza, che le distanze, le incomprensioni siano sovente frutto di una mancanza d'elasticità (... son un esperto in elastici, nel caso...), financo d'immaginazione e per ultima... di fiducia, nel senso che l'obiettivo comune è metter alla prova il conosciuto per acquisire parte di quel che ancor non si conosce e non far confliggere diverse conoscenze qual materia e antimateria...

Detto ciò, nella prospettiva di cercar più quel che unisce, i punti in comune, rispetto a quelli divergenti, ti propongo una lettura integrata di una parte dei nostri interventi... confidando appunto nella tua immaginazione per superar le inevitabili discrasie (cattive mescolanze). 

Potrei far meglio ma lo scopo al momento è indicativo, non esaustivo e col tempo continueremo il discorso sugli altri punti.
 


corsivo nero Sgiombo; lineare blu Jean


 
Se chiudo gli occhi lo schermo del computer qui davanti a me, cioè quel determinato insieme di sensazioni visive complessivamente rettangolare, in parte bianco in parte nero in parte di altri colori, non esiste più.
Se qualcosa continua realmente ad accadere, se qualcosa continua ad esistere quando chiudo gli occhi (o li rivolgo altrove), così da spiegare come mai non appena li riapro

Facendo ricorso ad una metafora è come l'apertura di un sipario, appaiono gli attori e le parti che recitano mentre qualcuno guarda lo spettacolo...
Qualcosa, che ha un corrispettivo organico, funge da interfaccia e almeno al livello più immediato le informazioni assumono/hanno  la forma del linguaggio appreso
puntualmente lo schermo del computer ricomincia ad esistere nuovamente,
ed è palese non si tratti di assoluta improvvisazione
allora questo qualcosa non può essere lo schermo del computer stesso, cioè quell' insieme di sensazioni visive complessivamente rettangolare, in parte bianco in parte nero in parte di altri colori: (pretendere di) affermarlo sarebbe un' evidentissima, plateale autocontraddizione!
Sarebbe pretendere che esista qualcosa allorché tale cosa non esiste, che esista ciò che non esiste.
Se (come credo) qualcosa continua ad esistere quando chiudo gli occhi (o li rivolgo altrove), così da spiegare come mai non appena li riapro

Il teatro è il corpo
puntualmente lo schermo del computer (quell' insieme di sensazioni visive complessivamente rettangolare, in parte bianco in parte nero in parte di altri colori) ricomincia ad esistere nuovamente,
Il corpo sostiene l'intero evento/fenomeno
allora può soltanto trattarsi di qualcosa di "congetturabile" (dal greco e a la Kant "noumeno")
attraverso un flusso continuo di (scambio di) informazioni tra tutte le componenti coinvolte
e non affatto sensibile, costituito da sensazioni, apparente (dal greco e a la Kant "fenomeno").


 
un cordiale saluto
 

Jean
#731
Maral, colgo l'occasione per ringraziarti per le tue risposte nelle mie discussioni e rinnovarti  la mia stima.

Ci sono utenti che domandano e/o rispondono in maniera per così dire "lineare", nel senso che in una discussione domande e risposte, a volte intervallate da contributi diversi, si snodano in fila indiana al pari delle righe di formiche, come sovente anch'io faccio.

Ma, purtroppo o meno, la componente anarco-artistica che m'abita, tenacemente difendendo la sua peculiarità, esige quando ne colga l'occasione di valutar le circostanze, gli eventi e quel che accade secondo la sua precipua modalità.

Così mi ritrovo a veder là un collegamento e altrove il pezzo di puzzle che continua la sequenza... cosa che forse accade solo nella mia mente, difatti il destinatario della presente discussione per il quale è stata iniziata, al momento o per sempre non l'ha notata o non l'ha considerata coerente con l'impostazione della sua indagine, considerato che, in un modo o nell'altro, siam tutti qui a ricercar qualcosa che può grandemente differire per ognuno di noi... 
Potrebbe essere un argomento interessante e magari col tempo vedrò di proporlo.

Comunque e qual che sia l'indagine e il modo di compierla, non v'è nessun obbligo nel nostro Hotel Logos, tutto il procedere e le sue forme è lasciato alla sensibilità individuale... mi ritengo fortunato ad esserci e nel tempo aver intessuto con alcuni (e mi auguro con più in futuro) dei rapporti di stima vicendevole, per me la cosa più importante.


 
Ho da poco postato un intervento nella discussione in filosofia "al di là dell'al di là" e poi mi son accorto che la tua risposta in questo topic, secondo il mio sentir non-lineare, ci si ricollega...

 
... osserva il quadro di Gauguin...

 
... la grande tela, realizzata da Gauguin negli ultimi anni della sua attività, costituisce quasi un testamento spirituale della sua arte. 
La sua pittura, pur di grande qualità decorativa, non si limita all'apparenza delle cose, ma cerca di scavare nel profondo, soprattutto della dimensione umana, per cercare il confronto (le risposte sarebbe un po' troppo) con i grandi interrogativi esistenziali citati dal titolo.

La tela si presenta a sviluppo orizzontale con un percorso di lettura che va destra a sinistra. Lungo questa direzione, Gauguin dispone una serie di figure che ripropongono in sostanza le "Allegorie delle età della vita". Dal neonato nell'angolo a destra si giunge alla donna scura a sinistra passando attraverso le varie stagioni della vita. 

La donna al centro, che quasi divide il quadro in due, simboleggia il momento della vita in cui si raccolgono i frutti, ovvia allegoria del momento della procreazione. La vecchia in fondo a sinistra, già presente in altre composizione di Gauguin, nella sua posizione fetale con le mani accanto al volto, in realtà non simboleggia solo la vecchiaia ma soprattutto la paura della morte.

Ma straordinaria in questo quadro è soprattutto l'ambientazione. 
Il percorso della vita si svolge in un giardino che sa proprio di Eden. Come dire che, secondo Gauguin, in fondo la vita e la realtà non sono poi male, se non fosse per l'angoscia di non sapere con certezza a cosa serve tutto ciò.

Con questo quadro il senso di inquietudine e di instabilità, tipico dell'artista e uomo Gauguin, ci appare alla fine come un percorso senza fine, perché volto a traguardi che non sono di questo mondo. 
E così il suo fuggire dall'Occidente verso i paradisi dei mari del Sud, in fondo, altro non è che la metafora, non figurata ma reale, della ricerca perenne ma inesauribile dell'approdo ultimo della nostra serenità.

http://www.francescomorante.it/pag_3/305bf.htm


 
... e adesso immagina che quanto leggerai qui sotto sia stato scritto da un'altra persona dopo aver visionato la stessa opera...

 
... il paesaggio esiste sempre e solo nelle prospettive, ma ogni prospettiva è del paesaggio in cui sempre e solo siamo.
La nostra conoscenza è sempre prospettica, ma il suo senso prospettico lo decide il paesaggio che non conosciamo se non in quel senso che la prospettiva ci manifesta.


 
... interessante, non trovi?

La prospettiva, la direzione di lettura è quella dell'arco dell'esistenza e il fulcro è fissato, centralmente, sul presente... sul dove siamo in questo momento... mentre il chi siamo viene deciso dal paesaggio che ospita il nostro transito e che determinerà la nostra collocazione sociale e financo i possibili contenuti intellettivi che ci troveremo ad elaborare.

Se il chi siamo è lo sviluppo di una linea di conoscenza che si diparte dal momento in cui la nostra identità si cristallizza, possiamo davvero dire dove siamo senza il riferimento al paesaggio che ci contiene?

Ed è importante, ha un senso, un'utilità... conoscere dove siamo?

Beh, è dalla nostra collocazione che si dipartono le prospettive del paesaggio (almeno io lo percepisco così)... e il paesaggio... che sarà mai?

 

Un saluto


Jean  
#732
Riflessioni sull'Arte / Re:C'è di più
05 Marzo 2017, 21:43:34 PM
O Sari,

la nostra amica Carla ci ha fatto respirar quell'aria profumata della gioventù... pensi che per noi potrebbe esser quello il senso del suo "c'è di più"..?

Sarà perché le perle che potrò infilzar alla collana delle mie primavere non potran che esser un quarto, un terzo di quelle già alloggiate (sempre che non sopraggiunga uno strattone a romper il filo...) che il bel modo, nelle parole e nella forma un po' mi commuove?

Tu che tanto ben decanti l'amore, la gioventù e l'aspirazione dell'animo umano... dimmi, qual taumaturgica proprietà s'esplica al rivolgersi d'un giovine a chi lo fu un tempo?

La nostalgia..? Le occasioni non colte, la speranza... o il sentirsi in fondo (molto in fondo, come dici...) non cresciuti affatto, ché la vita che ci si è accumulata sulle spalle al par di neve... al primo sol si squaglia liberando il bimbo che fu gettato al mondo?
 

O Sari,

il Silenzio pieno di colori... non può esser questo foglio muto che leggi e i colori le mie parole e ancor più quelle di Carla..?
 

... a te mantener il lume nella notte che incombe...
 


Jean
#733
Tematiche Filosofiche / Re:Al di là dell'aldilà
04 Marzo 2017, 22:45:39 PM
Da dove veniamo, che siamo, dove andiamo?
 
... è il titolo d'un famoso quadro (forse il più famoso di Paul Gauguin) e da qualche parte ho evidenziato come non c'azzecchi poi molto quel "che siamo", proponendo di sostituirlo con "dove siamo", per riportare il viaggio (della vita umana) al momento presente, come fa un quadro riproducendo il fotogramma di un unico momento.

Dei molti che si son cimentati con l'inafferrabile questione del "chi siamo" i più non ne hanno cavato un ragno dal buco e i pochi che ne han tratto qualcosa - pur se non l'altrettanto inafferrabile (uomo) ragno – al massimo possono condividerne una descrizione, affermando come conti l'esperienza diretta, personale.

Tali persone son considerati Maestri, Guru o saggi ma per quanto li frequentate, aderendo alle loro suggestioni e/o indicazioni, non potranno farvi andar al di là di voi stessi. Semplicemente perché non tornereste indietro... e quelli che son tornati non son andati... applicandolo a loro stessi...

Forse la questione del "chi siamo" se non è stata sinora risolta potrebbe non esserlo neppur in futuro, così vi propongo di lasciarla in sospeso e porvi la domanda di "dov'è quel chi siamo", considerato che pur senza conoscerci come vorremmo, tuttavia disponiamo di un certo margine d'azione.

Col tempo, riferito alla mia persona, l'impressione di trovarmi dentro a un corpo è andata crescendo così da permettermi di distinguere diversi operatori quando interagisco con gli altri, con me stesso e con me stesso in riferimento agli oggetti.

Quello che una volta appariva come un piccolo spazio (o un piccolo intervallo di tempo) dove si svolgeva la faccenda si è ampliato rivelando la simultanea presenza di un io (me) che agisco/reagisco, dell'osservatore di tutto il fenomeno... e di una traccia che ne guida il percorso e l'evoluzione. 
E naturalmente, alla base di tutto, di un corpo che sostiene l'intera esperienza.

Facendo ricorso ad una metafora è come l'apertura di un sipario, appaiono gli attori e le parti che recitano mentre qualcuno guarda lo spettacolo... ed è palese non si tratti di assoluta improvvisazione. 
Il teatro è il corpo.

Il corpo sostiene l'intero evento/fenomeno attraverso un flusso continuo di (scambio di) informazioni tra tutte le componenti coinvolte. Qualcosa, che ha un corrispettivo organico, funge da interfaccia e almeno al livello più immediato le informazioni assumono/hanno  la forma del linguaggio appreso.
 
La molteplicità degli operatori in gioco esclude il dualismo corpo-mente ma al momento non sento di escludere del tutto che la sensazione dell'esser presenti - quello che  Ryle ha chiamato il fantasma nella macchina, dandone una mera connotazione biologica - non possa, in particolari situazioni, condurre ad un soggetto al momento al di là della capacità di "misura" dei nostri strumenti (mentali).

Mi sono imbattuto nell'opera di Ryle e ne riporto qui sotto un estratto da Wiki:
 

La filosofia come cartografia

La filosofia tradizionale concepiva il compito del filosofo come lo studio degli oggetti mentali invece che fisici. Ryle sostenne che non era più possibile per i filosofi credere ciò. Invece di questo, Ryle osservò la tendenza dei filosofi ad investigare su oggetti la cui natura non era né fisica né mentale. Ryle pensava invece che "i problemi filosofici sono problemi di tipo particolare, non sono problemi ordinari riguardanti enti speciali".

Ryle propone l'analogia della filosofia come cartografia. Chi ha competenze in un certo linguaggio, secondo Ryle, sta a un filosofo come gli abitanti di un villaggio a un cartografo. Gli abitanti del villaggio hanno una certa competenza riguardo al proprio villaggio, conoscono abitanti e dintorni. Se venisse loro chiesto di consultare una mappa per desumerne lo stesso tipo di conoscenze, incontrerebbero problemi finché non riuscissero a correlare e tradurre le loro conoscenze pratiche in simboli cartografici. L'abitante del villaggio concepisce il villaggio in termini pratici e personali, mentre il cartografo lo concepisce in termini neutrali, pubblici e astratti.

Stilando una "mappa" delle parole e delle frasi contenute in determinate espressioni, i filosofi possono generare quelli che Ryle chiama "fili d'implicazione". In altre parole, ogni parola e frase di un'espressione contribuisce all'espressione in modo tale che, se le parole o frasi fossero mutate, l'espressione avrebbe un'implicazione diversa. Il filosofo deve mostrare le direzioni e i limiti dei diversi "fili d'implicazione" che un "concetto contribuisce alle espressioni in cui compare". Per mostrare ciò, deve "strattonare" i fili contigui, che, a loro volta, propagano gli "strattoni". La filosofia quindi indaga il significato di questi fili d'implicazione nelle espressioni in cui sono usati.
 

Mi piace l'analogia con la cartografia (e, per estensione, con la topologia che ancor più m'affascina) perché si confà al tema introduttivo di questo post e dell'intero topic, quel "dove siamo" dal quale riprenderò in seguito il discorso, avvalendomi delle squisite e preziose suggestioni (di Ryle) sopra riportate.
 
 

Una buona domenica a tutto il forum.
 

Jean
#734
Un amico, alla domanda riguardante l'eutanasia, mi ha riferito la sua personale esperienza in occasione della morte della madre, arrivata all'ultimo stadio e ormai in coma.

Si consultò col dottore sull'eventualità di intervenire con una dose elevata di morfina per lenirne le sofferenze.

Tali sofferenze il corpo le mostrava ben evidenti... ma non la mente, dato lo stato di coma. 
Forse, a quel punto, era un problema che toccava più i familiari che l'interessata.

Il dottore rispose che con quasi certezza la somministrazione della sostanza avrebbe comportato il collasso dell'organismo in brevissimo tempo.

Il figlio (mio amico) nel guardare la madre si chiese se quel poco tempo ormai rimastole da trascorrere su questo mondo non facesse parte della storia di quella donna.

Per quanto straziante non ritenne di doverglielo accorciare. 
La donna morì dopo sette ore.
 

Quest'altra che racconto è un'esperienza da me vissuta, riguarda un'anziana che dopo lunga malattia e sofferenza andò in coma profondo.

Si trovava in ospedale, ormai questione di ore, attorniata dai figli e dal loro dolore... psicologicamente più grande del proprio.

A causa della flebile e difficile respirazione un figlio ottenne le fosse messa una maschera d'ossigeno... che la donna (da tempo non reagiva neppure alla stretta della mano) tra lo stupore dei presenti si strappò dal volto...

... contemporaneamente, in uno spazio attiguo un'altra anziana pure in fin di vita rivolta a qualcosa che vedeva solo lei imprecava a squarciagola di andar via...
 


Argomenti difficili, non ne sappiamo abbastanza e ogni esperienza è diversa dall'altra.
#735
Riflessioni sull'Arte / Re:Patrick Ezechiele Art
26 Febbraio 2017, 09:19:55 AM
Grazie a te Patrick per la condivisione,

mi auguro che altri seguano il tuo esempio ed in attesa di rileggerti (e vedere le nuove opere)  ti auguro una buona domenica. 

ps: son stato a Bolzano (e Bressanone e dintorni), bella città.
pps: sorry, non ho un mio sito... non me lo posso permettere... (nel senso che bisogna dedicarci energie...  :D )

Jean