In un recente articolo, Thimoty Waring e Zachary Wood esprimono delle idee a proposito dell'interazione fra cultura e biologia nell'evoluzione della specie umana che mi sembrano molto stimolanti. In breve, essi considerano che si sta sviluppando sempre più velocemente una tendenza per cui la nostra specie si evolverà sempre di più attraverso "istruzioni" culturali, piuttosto che attraverso "istruzioni" genetiche. L'articolo si intitola in modo significativo: long-term gene-culture coevolution and the human evolutionary transition. In sostanza non siamo l'unica specie che deve bilanciare aspetti culturali e aspetti genetici. Anche i lupi apprendono culturalmente la caccia di gruppo, ad esempio e gli scimpanzè apprendono l'uso di bastoncini per mangiare le formiche dentro i formicai. Ma homo sapiens è l'unica specie che sta ponendo l'espressione genica su un piano secondario, rispetto all'espressione culturale. Ovvero il nostro comportamento, il nostro agire, le nostre credenze saranno sempre più condizionate e prodotte dall'interazione culturale, piuttosto che da quella biologica, che avviene sostanzialmente con l'accoppiamento e la trasmissione del codice genetico di generazione in generazione. In qualche modo queste ricerche dovrebbero farci ripensare ai tanti concetti che sembrano saldi e irreversibili nella nostra struttura comportamentale, come il tanto citato "homo homini lupus". In realtà è la trasmissione culturale di quel concetto a renderlo reale e operativo nella società umana e non la sua ipotetica sottostante realtà genetica.
Per chi volesse approfondire lascio il link:
https://royalsocietypublishing.org/doi/10.1098/rspb.2021.0538
Ciao jacopus, il mio parere è che è errato contrapporre la biologia alla cultura. Ciascun essere umano nasce con un dato corredo genetico, e solo dopo la nascita la cultura inizia a costruire i suoi modelli che sono sovrapposti, ma non possono essere in contrapposizione, con i meccanismi genetici del comportamento.
Io non lo so se in questo corredo genetico c'è scritto anche l'homo homini lupus, ma se c'è la cultura può modularlo, controllarlo, ma mai eliminarlo definitivamente.
Citazione di: anthonyi il 11 Settembre 2021, 20:09:40 PM
Ciao jacopus, il mio parere è che è errato contrapporre la biologia alla cultura. Ciascun essere umano nasce con un dato corredo genetico, e solo dopo la nascita la cultura inizia a costruire i suoi modelli che sono sovrapposti, ma non possono essere in contrapposizione, con i meccanismi genetici del comportamento.
Io non lo so se in questo corredo genetico c'è scritto anche l'homo homini lupus, ma se c'è la cultura può modularlo, controllarlo, ma mai eliminarlo definitivamente.
Concordo. Direi che è un modo diverso di fare la stessa cosa.
buonasera a voi.
Citazioneil mio parere è che è errato contrapporre la biologia alla cultura
In realtà non c'è contrapposizione. Nell'articolo si parla di bilanciamento fra le due dimensioni, che potremmo chiamare anche "condizionamenti" del comportamento umano. Da un lato c'è la nuda biologia, dall'altro la cultura. Il bilanciamento nelle altre specie animali è del tutto sproporzionato verso la dimensione biologica, anche se ormai sono noti gli apprendimenti culturali di molte specie, soprattutto fra i mammiferi. Un altro esempio è dato dai linguaggi delle balene, che possono riconoscere gli appartenenti di un certo branco sulla base dei loro richiami, quindi diversi per ogni branco.La scommessa di homo sapiens è stata, per una serie straordinaria di coincidenze, di spostare il peso dell'incidenza comportamentale da un piatto della bilancia (genetica) all'altro (cultura). Questa è la tesi che ho linkato, che mi trova sostanzialmente d'accordo. L'esempio di "homo homini lupus" è, appunto solo un esempio. Sono d'accordo che lo sforzo è quello di controllarlo se eventualmente fosse un connotato genetico (ma non credo), proprio in virtù delle nostre doti culturali, ma quello che volevo sottolineare è un'altra dinamica sottesa a questa teoria. Ovvero che con il passare del tempo, se la cultura continuerà ad avere una incidenza così rilevante sui nostri comportamenti, dovremo sentirci sempre più responsabili di come agiamo, senza poter dare più giustificazioni pseudo-naturalistiche ai nostri condizionamenti comportamentali. Si tratterebbe in questo caso di una rivoluzione del comportamento umano davvero straordinaria. E non è un caso che, in realtà sia già iniziata. Perlomeno nel nostro piccolo mondo europeo. Infatti non si comprende bene perchè, se la nostra natura biologica è predatoria e aggressiva, in Europa i livelli statistici dell'omicidio sono passati da 80/100 ogni centomila abitanti-anno, del medioevo a 0.5/1 ogni 100.000 abitanti-anno del XXI secolo. Ovvero, per capire meglio, in una città come Genova, ammesso che la popolazione sia la stessa, nel medioevo avvenivano 500 omicidi all'anno, quasi due al giorno, mentre oggi ne avvengono, mediamente, 6 (ma all'anno).
Salve jacopus. Waring e Wood toccano certo un aspetto molto interessante. Ma l'accelerazione culturale rispetto alla evoluzione biologica non è affatto detto che giovi all'umanità. Credo più probabile che essa possa trascinarci alla catastrofe invece che al raggiungimento di una nostra autonomia.
L'uomo parla e sogna, la natura tace e fa. Quindi la contrapposizone resterà sempre quella tra i sogni ed i bisogni.
Molto umana la tendenza-sogno al veder affrancata la specie...........toh!...umana!......dalla dipendenza dalle proprie origini per slanciarsi in un futuro completamente costruito - appunto - sui propri sogni culturali.
Bisognerà solo stare a vedere sin dove la natura - tacendo e facendo - glielo permetterà. Saluti.
Plaudo alla sostanza dell'articolo e alla sua forma ma.. qual'è elemento di novità di questa teoria?
Quandunque la cultura sia per prima emersa, è certo che deve aver immediatamente cozzato con due temi principali: la sessualità e la morte. Nel momento in cui la sessualità è influenza dalla cultura, direttamente o meno che sia, l'uomo già manipola il proprio patrimonio genetico in maniera predominante.Oppure può esistere una cultura che non si interessa della riproduzione? Mai sentita..La conservazione delle genealogie è scopo primario della cultura antica, ben consci che essere di essere "figli di" voleva dire molto. Al contrario, penso che noi "moderni" siamo molto, molto meno attenti a scegliere con chi mescolare il nostro sangue, in questo direi l'opposto: attraverso il mito dell'amore irrazionale, la genetica ha la meglio sulla cultura, almeno quella espressa esplicitamente. Tuttavia, e forse ancora più fondamentalmente, l'uomo è riuscito a manipolare il patrimonio genetico del contesto, fauna o flora, ha rimodellato la natura intorno ai suoi bisogni. Su questo versante invece, attualmente diamo il "meglio di noi", praticamente alterando così velocemente il contesto da non riuscirgli a dare tempo di evolvere, antropocene. L'industrializzazione ha impennato le capacità di manipolazione, ma la sostanza non è cambiata, il peccato originale rimane lo stesso, e non si capisce se nel 2021, dovremmo andare fieri di questa capacità o vergognarcene amaramente. Essendo impossibilitati a definire la coscienza, rimaniamo all'oscuro di come ci sia riuscito di farlo. Ma e' destino della materia biologica, superata una certa soglia critica, astrarsi fuori dalle catene del dna, oppure è stato un errore di percorso?
"Attraverso il mito dell'amore irrazionale, la genetica ha la meglio sulla cultura".
Ciao inverno, c'è qualcosa che non mi torna, il mito è un fatto prettamente culturale, stesso dicasi per l'idea di razionalità - irrazionalità.
L'amore stesso potrebbe essere una costruzione sociale, funzionale a una certa stabilità della famiglia monogamica.
Certo, poi questa costruzione può canalizzare le energie istintive delle pulsioni sessuali, ma appunto è la cultura che gestisce la genetica. La genetica è energia, deve essere guidata, controllata, dalla cultura, ma è anche un'energia bruta della quale a volte la cultura perde il controllo.
Intendo dire che a partire dall'ottocento e la rivalutazione dell'amore in chiave istintiva ed irrazionale, la cultura perde presa sulla genetica, perchè quando parli di "colpo di fulmine" parli dei tuoi geni che per qualche motivo, di sorpresa a te, ti hanno dato un imput. Hai ragione, è cultura anche questa, ma è cultura che predica di farsi da parte..Ovviamente è una semplificazione e la cultura rientra sempre in qualche modo, anche nelle decisioni più istintive, ma se è per delineare un trend, direi che dai tempi dei matrimoni combinati, le caste geneticamente divise, le famiglie reali incestuose..Direi che, a seguirsi poi con la rivoluzione sessuale del dopo guerra, il trend è semmai esplicitamente quello di controllare sempre meno questo aspetto, lasciando cadere le barriere, culturali e non genetiche, tra razze etnie e culture di tutto il mondo.
Citazione di: InVerno il 12 Settembre 2021, 00:11:37 AM
Tuttavia, e forse ancora più fondamentalmente, l'uomo è riuscito a manipolare il patrimonio genetico del contesto, fauna o flora, ha rimodellato la natura intorno ai suoi bisogni. Su questo versante invece, attualmente diamo il "meglio di noi", praticamente alterando così velocemente il contesto da non riuscirgli a dare tempo di evolvere, antropocene.
Noi, intesi come ciò che sta confinanto sottopelle, siamo l'insieme di miliardi di individui che si scambiano continuamente codici genetici o se li modificano a vicenda , al di la' della eventuale coscienza di ogni singolo componente di quello che dovremmo meglio chiamare superindividuo, Quindi non vi è un codice che possa dirsi puro, nel senso che sia stato manipolato dal solo caso, soggetto quindi a mutamenti casuali e relative selezioni, come Darwin ci insegna.
Si rischia diversamente di far rientrare dalla finestra ciò che a fatica ancora cerchiamo di mettere alla porta, e cioè il concetto di purezza genetica.
Ma, la stessa pelle di cui sopra, può essere intesa come confine arbitrariamente assunto per definire un super individuo che non ha veri confini.
Tutti gli esseri viventi che entrano in relazione fra loro direttamente o indirettamente si plasmano il codice genetico a vicenda.
Quindi non bisogna cadere nel solito errore che noi siamo fuori dalla natura a causa della coscienza, in quanto questa , e chi la usa in vario grado, è ancora del tutto naturale.
Non esisterebbe il cane ne' la mucca ne' i fagioli senza il nostro intervento , ma essi a loro volta ci hanno modificato.
In questi scambi e condizionamenti reciproci si può provare di volta in volta a individuare posizioni dominanti, ma questi sono solo dettagli che non devono distrarci dalla generalità del fenomeno il quale si presta in verità ad essere raccontato in diversi modi secondo ciò su cui ci si voglia focalizzare.
Noi, senza volere, ci focalizziamo su di noi, ma è solo uno dei tanti possibili racconti.
Beh io direi che si possono ravvisare elementi "culturali" (forse meglio con il prefisso "proto") anche negli animali, per quanto riguarda l'accoppiamento intraspecie. La novità umana è semmai di aver esasperato ciò, e tradotto all'esterno di sè, una volta astratto in linguaggio, la tecnica, che diventa universale e applicabile fino ai limiti del linguaggio stesso. Certo c'è sempre un do ut des, le direzioni sono arbitrariamente lessicali, domestico ciò che sta alla "domus", ma esiste un argomento inverso che propone che siamo noi a esser domesticati da alcuni animali e piante, dedicando le nostre giornate al loro successo genetico. Non intendevo, in questo caso, decidere se il bicchiere sia mezzo vuoto o mezzo pieno, o se la gallina sia nata prima dell'uovo, parliamo effettivamente di un contrasto tra elementi così complementari, che vedo sacchi pieni di lana caprina aspettarmi al varco della decisione di dividerli. Essendo poi appunto ignorante di cosa sia la coscienza, rimane ipotetico che da una parte esista un intervento attivo (cosciente) e uno passivo (istintivo).. è una mera supposizione che segue il flebile filo del libero arbitrio, sempre che qualcuno ci creda ancora, che prendo per vera per mera comodità comunicativa, per capirsi.
Per Iano . Inverno, a mio parere tocca un altro versante del problema, ovvero come questo spostamento della forza di incidere sul nostro comportamento dalla biologia alla cultura abbia arrecato e stia arrecando gravi danni all'ambiente. Non credo che questo sia un dettaglio. Per il resto del tuo discorso, concordo. Il nodo della questione in fondo è: "abbiamo aperto il vaso di Pandora, abbiamo accettato il dono del fuoco da Prometeo, abbiamo mangiato la mela della conoscenza del bene e del male ma siamo sufficientemente adeguati per reggere questo peso? Oppure hanno ragione i nostalgici, che nel nome della preservazione dell'ambiente (leggi pianeta terra) invocano il ritorno ad una ipotetica età dell'oro, comprensiva di caccia alle streghe e ius primae noctis?"
Citazione di: InVerno il 12 Settembre 2021, 00:11:37 AM
... Al contrario, penso che noi "moderni" siamo molto, molto meno attenti a scegliere con chi mescolare il nostro sangue, in questo direi l'opposto: attraverso il mito dell'amore irrazionale, la genetica ha la meglio sulla cultura, almeno quella espressa esplicitamente. Tuttavia, e forse ancora più fondamentalmente, l'uomo è riuscito a manipolare il patrimonio genetico del contesto, fauna o flora, ha rimodellato la natura intorno ai suoi bisogni. Su questo versante invece, attualmente diamo il "meglio di noi", praticamente alterando così velocemente il contesto da non riuscirgli a dare tempo di evolvere, antropocene. L'industrializzazione ha impennato le capacità di manipolazione, ma la sostanza non è cambiata, il peccato originale rimane lo stesso, e non si capisce se nel 2021, dovremmo andare fieri di questa capacità o vergognarcene amaramente. Essendo impossibilitati a definire la coscienza, rimaniamo all'oscuro di come ci sia riuscito di farlo. Ma e' destino della materia biologica, superata una certa soglia critica, astrarsi fuori dalle catene del dna, oppure è stato un errore di percorso?
La fai troppo facile InVerno con il romanticismo genetico. Io vedo ricchi che si riproducono coi ricchi e straccioni cogli straccioni, con tutte le sfumature intermedie che si sposano con sfumature intermedie. Anche per motivi logistico spaziali. Ci si sposa e riproduce nei campi, in fabbrica, a scuola, in ospedale, a Hollywood e a Buckingham Palace, con scarsissime possibilità di frequentare altre caste.
Perfino l'istruzione, luogo di grandi tempeste ormonali e possibilità riproduttive, è ormai castalizzata tra figli della plebe (pubblica) e dei signori (privata)
In natura non ci sono errori di percorso (moralismo antropomorfico), ma strade evolutive obbligate. L'autocoscienza ha ipotecato l'evoluzione dei viventi ampliando enormemente il loro grado di libertà e noi siamo all'apice di quel processo evolutivo.
La genetica non sbaglia, semmai è il secondo canale evolutivo, die Kultur, a commettere errori che poi pagherà a caro prezzo al primo, che non fa sconti a nessuna cialtroneria autocosciente.
Citazione di: Jacopus il 12 Settembre 2021, 09:37:52 AM
Per Iano . Inverno, a mio parere tocca un altro versante del problema, ovvero come questo spostamento della forza di incidere sul nostro comportamento dalla biologia alla cultura abbia arrecato e stia arrecando gravi danni all'ambiente. Non credo che questo sia un dettaglio. Per il resto del tuo discorso, concordo. Il nodo della questione in fondo è: "abbiamo aperto il vaso di Pandora, abbiamo accettato il dono del fuoco da Prometeo, abbiamo mangiato la mela della conoscenza del bene e del male ma siamo sufficientemente adeguati per reggere questo peso? Oppure hanno ragione i nostalgici, che nel nome della preservazione dell'ambiente (leggi pianeta terra) invocano il ritorno ad una ipotetica età dell'oro, comprensiva di caccia alle streghe e ius primae noctis?"
Il punto è se questo spostamento c'è stato davvero, e che non sia invece solo il modo in cui iniziamo a descrivere una nuova presa di coscienza la quale conterrebbe già in se' la soluzione a ciò che si teme in fatto di danni ambientali.
Rinunciare alla nostra individualità, nel senso in cui finora l'abbiamo intesa, non è cosa indolore, ma questa è la tendenza che iniziano a suggerirci nuove conoscenze.
Continueremo a parlare di individui, ma con la coscienza che ogni individuo è una convenzione.
In sostanza la soluzione non è tornare in armonia con la natura, perché non abbiamo mai smesso di esserlo.
Dunque se c'è un problema questa non è la soluzione e io inizio a chiedermi se c'è veramente un problema, seppure a pelle io sento che vi sia e ne sono massimamente allarmato.
Mi chiedo però quanto la percezione del problema abbia a che fare col modo in cui, ancora balbettando, iniziamo a cercare di descrivere un nuovo salto di coscienza.
È proprio la coscienza, seppur bene non sappiamo cosa sia, che ci induce a una visione distorta della natura, come fatta da individui ben definiti e che a riprova di ciò, tendono a conservarsi replicando il proprio codice.
Ma, d'altronde, come facciamo a parlare di individui che tendono a conservarsi, se non esistono mai due repliche identiche, vuoi perché il caso interviene a livello biologico, vuoi perché la cultura interviene ad altro livello ( cultura intesa come effetto della relazione fra individui, con relativa influenza reciproca.), ma con effetti assimilabili.
Ciò che non si può negare è che noi percepiamo di avere un grosso problema, ma se questo è reale, come io temo, la soluzione potrebbe essere in una nuova coscienza in via di costituzione, perché anche per la coscienza, che sia un bene o che sia un male, magari tendiamo a pensare che tenda a conservarsi riproducendosi.
È la solita dialettica contraddittoria fra essere e divenire.
Seppure noi stiamo distruggendo il pianeta per puro egoismo individuale, nel momento in cui la nostra definizione in quanto individui comincia a sbiadirsi e a mostrare la sua relatività allora in ciò potrebbe essere la naturale soluzione al problema.
Il vero problema è che noi non solo parliamo di coscienza senza sapere bene cosa sia, ma diamo inconsciamente per scontato che essa non si evolva .
Sarà un bene o un male, non si sa' bene cosa sia, ma tuttavia è e rimane ciò che è .
Nella storia della vita sulla terra è successo che alcune specie abbiano fatto "grossi danni" senza sapere neanche di farlo , e noi stessi siamo il risultato di quei danni.
I dettagli a volte contano eccome.
Tanto per cominciare dovremmo smettere di parlare di danni all'ambiente e parlare di danni a noi stessi .
Il problema c'è, ma va' riformulato in questi termini.
Non possiamo fare, coscienti o meno, alcun danno al pianeta, ma solo a noi stessi come individui nei diversi modi in cui possiamo considerarci tali.
Il nodo della questione, sottolineato dall'articolo, è la realizzazione di superorganismi umani entro cui l'individuo si scioglie. Essere coscienti di ciò implica la responsabilità e l'attività verso il genere di superorganismo verso cui ci si evolve.
La cultura/civiltà è una rosa che profuma di mirabili artifici, ma si sostiene su tronchi spinosi che permangono anche nella sfioritura.
Farmaco dinamo e ludo dipendenze, patologie di ogni genere somatico, psichico e psicosomatico, sono la corona di spine individuale che si estende pandemicamente al superorganismo sociale.
Citazione di: Ipazia il 12 Settembre 2021, 09:55:23 AM
La fai troppo facile InVerno con il romanticismo genetico. Io vedo ricchi che si riproducono coi ricchi e straccioni cogli straccioni, con tutte le sfumature intermedie che si sposano con sfumature intermedie. Anche per motivi logistico spaziali. Ci si sposa e riproduce nei campi, in fabbrica, a scuola, in ospedale, a Hollywood e a Buckingham Palace, con scarsissime possibilità di frequentare altre caste.
Ancora, io mi limito ad osservare tendenze, e il mondo moderno è largamente
decastizzato rispetto al passato, poi che le cose sopraggiungano lo stesso, ci mancherebbe. Mi ricordo per esempio della coppia di indiani che mi è venuta a trovare questa estate, a parole assolutamente contrari alle caste,ma nei fatti, sposati intracasta. Però la manipolazione genetica non si ferma alla scelta del partner come "gruppo genetico", è dimostrato che lavoriamo molto più finemente nel tramandare informazioni genetiche, e che persino la lunghezza delle dita diventa un dettaglio, implicito, ma determinante. In alcuni casi diamo valore alle caratteristiche simil mat/paterne, altre volte vogliamo abbandonarle del tutto. Ruoli culturali? Qui si apre la questione di genere..Tradizionalmente il maschio usa gli occhi per vivisezionare la femmina, gli stimoli visivi sono intrisecamente collegati alla mascolinità, non solo implicitamente come nel caso della lunghezza delle dita o la forma delle orecchie, ma anche come ben sappiamo esplicitamente. E la femmina si adorna per sfoggiare il miglior patrimonio genetico possibile (barando con il mascara) e sceglie principalmente per motivi... qualcuno direbbe più legati all'emotività...ed è lei la "guardiana" del pool genetico, perciò.. Almeno era così finchè la crescita demografica funzionava...oggi siamo molto più intelligenti, ma la salute sessuale dei furbacchioni fa acqua da tutte le parti ed è sempre più spesso materia per psichiatri e farmacisti.
@ Inverno.
La donna bara con il mascara. Mi piace questa massima. 😅
Ma si potrebbe anche dire che in tal modo da' sfoggio di cultura, e che io sposandola, non sposo solo i sui geni, ma anche la sua cultura, che al pari dei geni si trasmetterà.
Il trascurare l'importanza del fattore culturale nella scelta sessuale si traduce nell'apparente paradosso per cui una donna nuda ( spogliata dei suoi indicatori culturali) perde qualcosa.
Mi sentirei di dire quindi che l'estetica che mi attrae o respinge in una donna è comunque da sempre un mix fra il fattore biologico e quello culturale.
Se c'è una differenza è nel fatto che i fattori culturale e biologico agiscono su diverse scale temporali.
Ciò credo perché mentre il fattore biologico deve attendere che il caso agisca,verificandosi, la cultura invece lo "provoca".
Questa accelerazione evolutiva propria alla cultura , giunta a un livello che oggi c'è ne fa' testimoni oculari, può darci l'impressione che essa stia prendendo una precisa direzione, come spinta verso un fine, che noi possiamo, almeno potenzialmente, governare.
Ma io credo che ,seppur noi dotati di libero arbitrio dettato da coscienza, ciò che conta in effetti è l'azione "del super individuo in cui ci sciogliamo" , come riporta Ipazia, azione che però non è cosciente.
Alla fine che l'evoluzione sia promossa dal caso o dal libero arbitrio cosciente, la sostanza sembra stare solo in due diverse scale temporali che scorrono contemporaneamente.
Non ho letto l'articolo perché non conosco l'inglese, ma credo che questa dialettica fra individuo e superindividuo diventi sempre più di attualità, ed è importante, anche quando a prima vista potrebbe sembrare di dire cose vecchie usando parole nuove, ma nuove parole non nascono mai per nessun motivo.
C'è un processo in atto. Qualcosa si muove e iniziamo a prenderne coscienza .
Abbiamo anche un grosso problema, una ormai irreversibile degenerazione ambientale.
Però non sarebbe la prima volta che un problema si risolva solo riguardandolo da un altro punto di vista, il quale muta perché cambia, o perché chi lo adotta si percepisce diversamente.
Ciao Jacopus. :) Pensa un po' che, nel 1974, nella mia tesi di laurea intitolata "SUL FONDAMENTO BIOLOGICO DEL DIRITTO NATURALE", io anticipavo, sostanzialmente, proprio le tesi di Thimoty Waring e Zachary Wood. https://cdn-thumbs.imagevenue.com/9a/1b/1d/ME13TZ7H_t.jpg***Dovrei denunciare i due autori per plagio! ;D ***Scherzi a parte, e a prescindere che, per ora, ho letto soltanto "abstract" e poco più del loro interessantissimo studio (che mi riservo di meglio approfondire), ho notato che tra la mia tesi e la loro ci sono davvero "notevolissimi" punti di contatto e di convergenza; sebbene, a dire il vero, le nostre tesi non collimino affatto in tutto e per tutto (altrimenti la coincidenza sarebbe davvero "troppo" sorprendente).***Ed infatti, anche io sostenevo che, almeno per alcuni aspetti, "la cultura sta guidando l'evoluzione umana" (o, quantomeno, in alcuni casi l'ha effettivamente guidata in passato); e, a tale riguardo, come loro, facevo l'esempio del "latte" (sebbene, all'epoca, la questione fosse ancora molto controversa) .Ed infatti, prima della rivoluzione neolitica, sembra che il latte di mucca, capra o pecora fosse addirittura "tossico" per la specie umana; ma, da quando, 8-10mila anni fa, l'uomo cominciò ad allevare bestiame, pian piano le culture che progressivamente riuscirono a sfruttare tale ulteriore preziosa risorsa alimentare, ebbero maggior successo evolutivo delle altre.Per cui, "selettivamente" vennero favorite; nonostante i "danni collaterali", specie nella fase iniziale.E in effetti, ancor oggi, l'intolleranza al lattosio vaccino (non certo a quello materno) è molto diffusa, in quanto sembra che interessi il 50% circa degli italiani; ed infatti, l'incapacità dell'organismo umano di digerire lo zucchero presente nel latte vaccino e nei suoi derivati ed è causata da una presenza insufficiente dell'enzima "lattasi", perchè l'adattamento a tale nuova caratteristica "filogenetica", innescata dalla "cultura pastorizia", è tutt'ora "in lento divenire".***Ed infatti, sebbene "da sempre" "la cultura stia guidando l'evoluzione umana", si tratta di un processo adattativo "estremamente" lento e limitato; costellato sia di successi che di insuccessi.Chi sostiene che la "cultura" può modificare la "natura" in "quattro e quattr'otto" (cioè nel giro di qualche secolo) si sbaglia di grosso!*** Tuttavia, a parte l'esempio del latte, non sono ben sicuro che la mia tesi (di laurea) e quella Thimoty Waring e Zachary Wood corrispondano fino in fondo; dovrei leggere con attenzione tutto il loro articolo.***Secondo me, infatti, non solo non c'è contrapposizione tra "natura" e "cultura", ma, addirittura, la "cultura" deve considerarsi un prodotto della "natura"; il che provocò un acceso dibattito durante la discussione pubblica della mia tesi.***Non posso certo sintetizzare qui le centinaia di pagine della mia tesi (battuta a macchina), ma cercherò di farlo come meglio posso.***Ed infatti, come anche tu hai incidentalmente osservato, più una specie animale risulta cerebralmente evoluta, e più prevalgono i comportamenti individualmente appresi -dopo essere nati-, rispetto a quelli filogeneticamente ereditati -di carattere automatico-; in una fase evolutivamente superiore, i comportamenti individualmente appresi dopo essere nati, possono anche essere -limitatamente- trasmessi e diffusi ad altri componenti del proprio gruppo.Come giustamente hai scritto tu: "Anche i lupi apprendono culturalmente la caccia di gruppo, e gli scimpanzè apprendono l'uso di bastoncini per mangiare le formiche dentro i formicai."***Il limite alla realizzazione di una cultura simile a quella umana, è imposto agli "animali superiori" dalla loro minore capacità "neocorticale" ed alla loro incapacità di utilizzare un "linguaggio sintattico" vero e proprio, che consenta loro di "strutturarla" in modo più efficace e diffuso; come, invece, noi abbiamo fatto, prima verbalmente, e, infine, molto di recente (in termini evoluzionistici) anche per scritto.Come osservò Bertrand Russel, uno scimpanze potrà anche comunicare a gesti un sacco di parole, persino con senso compiuto, per farci capire quello che vuole; ma non sarà mai in grado di dirci "I miei genitori erano poveri ma onesti!" :) ***Tale spiccata capacità umana di creare cultura, è NATURALE; cioè, l'uomo, è un animale "filogeneticamente predisposto" (cioè in modo "innato") a creare cultura; cioè ad adattare l'ambiente a sè, e non viceversa.Non potrebbe fare altrimenti, perchè questo "è nella sua natura"!Intendo dire che le varie culture umane, non sono certo piovute dal cielo; sono il semplice risultato della nostra "naturale" predisposizione genetica a crearle.Niente di più e niente di meno.***Se io vedo un nido, so benissimo che l'ha costruito un uccello, in quanto, "in natura", i nidi non spuntano certo da soli fuori dal terreno come se fossero funghi; però è nella "natura" degli uccelli costruirli, per cui, "omisso medio", sono prodotti della "natura" pure loro!Allo stesso modo, so benissimo che il PC su cui sto scrivendo l'ha concepito un uomo ed è stato costruito da altri uomini, in quanto, "in natura", i PC non si costruiscono certo da soli (almeno per ora); però è nella "natura" degli uomini costruirli, per cui, "omisso medio", sono prodotti della "natura" pure loro, così come i nidi degli uccelli!***"Artificiale" è ciò che non è stato prodotto "direttamente" dalla "natura", bensì è stato prodotto "indirettamente" dalla "natura", per mezzo di un essere "naturalmente" predisposto a costruirlo.***Ad un certo, punto, però, una azzeccata "scelta culturale" umana, se protratta per un tempo successivamente lungo, può "retroagire" sulla "natura", favorendo "selettivamente" (a livello di sopravvivenza o sessuale) gli individui e i gruppi che si adeguano a tale "scelta culturale", e sfavorendo "selettivamente" gli altri; così come nel caso del latte, sebbene si tratti di di una modifica "filogenetica" (cioè ereditaria) ancora alquanto incompleta.***Tuttavia, almeno all'epoca in cui scrissi la mia tesi, era da escludere che la "cultura" potesse influire "direttamente" sui comportamenti "filogeneticamente" acquisiti dalla "specie" umana; cioè, nel senso che determinati comportamenti culturali, una volta acquisiti dall'individuo (o dal gruppo), possano essere trasmessi ai figli.I figli devono apprenderli ogni volta "ex novo"!***Ed infatti, una "scelta culturale" umana può "retroagire" sulla "natura" soltanto:- se protratta per un tempo successivamente lungo (si parla di decine di migliaia di anni); - se questo avviene perchè provoca una selezione naturale a favore di chi l'adotta, in quanto sopravvive più facilmente ovvero ha un maggior successo riproduttivo; - se questo avviene perchè provoca una selezione naturale a sfavore di chi non l'adotta, in quanto sopravvive più difficilmente ovvero ha un minor successo riproduttivo.***Questo, in passato, avveniva con regolarità; ma adesso molto meno, o quasi per niente.C'è il "welfare" e il "reddito di cittadinanza"! :) ***Tuttavia, al riguardo, ritengo doveroso ricordare che un recentissimo studio sui topi suggerisce che alcuni ricordi "individuali" potrebbero essere trasmessi non solo da padre a figlio, ma persino da nonno a nipote. L'ipotesi dei ricercatori americani è che l'esperienza dell'individuo non influenzi direttamente il codice genetico, ma piuttosto l'"espressione" di alcuni geni a vantaggio o detrimento di altri; i ricordi, cioè, stando alla loro ipotesi, non modificano il DNA ( altrimenti vivremmo in un mondo lamarkiano), però modulano il suo funzionamento, dirigendo così il comportamento per il tramite di fattori che non sono presenti nel DNA ma che, però, risultano ugualmente ereditabili ("epigenetici"), sebbene non possano incidere sui caratteri generali della specie.Tale tesi, però, è molto controversa; e, comunque, non ha alcun riscontro in ambito umano.***Ma il discorso è "molto" più complesso di così!***Un saluto! :) ***
@Eutidemo.
I meccanismi con cui si modifica il codice genetico sono ben lunghi e non possono configurarsi quindi certamente come una risposta immediata i mutamenti ambientali. Per quello esiste la cultura, ma tutto sommato bisogna riconoscere alla cultura , pur nel suo mutare , più agevole a prima vista, parimenti una inerzia che ci sorprende. Resiste tendenzialmente al cambiamento anche quando tutto sembra remarle ormai contro fino a presentarsi ai nostri occhi del tutto obsoleta ed anacronistica. Quindi si può dire che i due fattori evolutivi presentano comunque un nocciolo duro in comune.
La differenza di fondo è che mentre i tempi evolutivi "naturali" ( diciamo così per intenderci) restano sostanzialmente immutati, quelli culturali mutano .
La scienza stessa , "nel suo piccolo" , procede coi piedi di piombo, così che quando qualcosa diventa di pubblico dominio, apparendo ai più come novità assoluta, è in effetti questione già' digerita e ridigerita dagli addetti ai lavori, per cui attribuire una paternità alle nuove idee diventa questione da bar sport.
Si può dire certamente con orgoglio "io c'ero alle qualificazioni" , come fai tu, e prendere atto che adesso, a distanza siamo arrivati anche noi a farti compagnia e gustarci la finale..😊
Salve iano. Forse perchè è del tutto tipico (archetipico) per la natura il conservare le fondamenta di ciò che muta o distrugge per creare la necessaria diversificazione del mondo (vedi entropia)........allo scopo di poter comunque ricostruire ciò che venne generato nel suo passato evolutivo.
In quanto parte e parto della natura, l'uomo deve ereditare lo stesso atteggiamento cautelativo.........ma ovviamente - essendo più stupido e frettoloso (cioè appunto umano, cioè disponendo di meno intelligenza, di meno energie, di meno efficienza e soprattutto di meno tempo della natura stessa) - vorrebbe sostituirsi a ciò che l'ha generato.
Ovviamente emblematica, in proposito, è la mentalità giovanilistica, la quale vorrebbe cambiare il mondo prima di riuscire a capire che sarà il mondo a cambiare i nostri sogni. Siamo naturalmente liberi di provarci a nostre spese. Saluti.
Citazione di: iano il 12 Settembre 2021, 15:59:05 PM
@Eutidemo.
I meccanismi con cui si modifica il codice genetico sono ben lunghi e non possono configurarsi quindi certamente come una risposta immediata i mutamenti ambientali. Per quello esiste la cultura, ma tutto sommato bisogna riconoscere alla cultura , pur nel suo mutare , più agevole a prima vista, parimenti una inerzia che ci sorprende. Resiste tendenzialmente al cambiamento anche quando tutto sembra remarle ormai contro fino a presentarsi ai nostri occhi del tutto obsoleta ed anacronistica. Quindi si può dire che i due fattori evolutivi presentano comunque un nocciolo duro in comune.
La differenza di fondo è che mentre i tempi evolutivi "naturali" ( diciamo così per intenderci) restano sostanzialmente immutati, quelli culturali mutano .
La scienza stessa , "nel suo piccolo" , procede coi piedi di piombo, così che quando qualcosa diventa di pubblico dominio, apparendo ai più come novità assoluta, è in effetti questione già' digerita e ridigerita dagli addetti ai lavori, per cui attribuire una paternità alle nuove idee diventa questione da bar sport.
Si può dire certamente con orgoglio "io c'ero alle qualificazioni" , come fai tu, e prendere atto che adesso, a distanza siamo arrivati anche noi a farti compagnia e gustarci la finale..😊
Indubbiamente anche la "cultura" non muta da un giorno all'altro, e mai tutta insieme; lo fa "a spezzoni" (divorzio, aborto, gay, eutanasia ecc.).Però la "cultura" cambia in modo estremamente più rapido della "natura" (circa cento o duecento volte più rapidamente); influendo sul codice genetico, come nel caso del latte, in casi estremamente rari (circa uno su cento).L'evoluzione culturale, peraltro, avviene più o meno rapidamente a seconda dei tempi storici; e, spesso, "a sighiozzo".Non mancano neanche rigurgiti di vecchie culture, che sembravano ormai superate dalla storia, ma che, ogni tanto, rigurgitano fuori; come la melma dalle fogne intasate! :)