LOGOS

LOGOS - Argomenti => Scienza e Tecnologia => Discussione aperta da: antonio il 04 Settembre 2017, 22:32:19 PM

Titolo: Scienza e tecnologie, ma a quale prezzo?
Inserito da: antonio il 04 Settembre 2017, 22:32:19 PM
Ultimamente trovo difficile trovare argomenti a favore di scienza e tecnologia, mentre mi risulta piuttosto facile rilevare i potenziali ed attuali danni risultato di secoli di investimenti collettivi in ricerca scientifica e tecnologica, evidentemente risorse distratte da altre ricerche. Anche perché se da un lato vedo come fatto necessariamente negativo un risultato di tanti sforzi e ricerche, a spese della collettività, quale ad esempio armi sempre più distruttive e bombe atomiche, più difficile mi risulta dare un giudizio così assoluto, ma in positivo, su tecnologie quali mezzi di trasporto, internet, i mass media e via dicendo. In estrema sintesi, lo sproporzionato sforzo collettivo imposto ai popoli per sviluppare scienza e tecnica mi appare ingiustificato, anche perché scienza e tecnica mi pare producano rilevantissimi effetti negativi certi, mentre parlare di benefici altrettanto rilevanti è più problematico. Se da un lato l'inquinamento mi appare come un male certo , trovo più difficile considerare un bene , ma forse neppure un qualcosa di necessario o utile, la consegna amazon di un pomodoro utilizzando un drone. In altre parole, mi appare francamente spropositato l'obolo alla luce dei risultati, altre volta addirittura paradossale, come nel caso di ricerche che richiedono ingentissimi capitali alle masse per risolvere gli effetti primari o collaterali prodotto da altre ricerche e tecnologie, una catena di sant'Antonio. 

Diciamocela tutta, la storia è troppo piena di storie mille volte ripetute, gli uomini costruiscono le armi per usarle, un pomodoro è un pomodoro, buono o cattivo indipendentemente dalla modalità di consegna, drone o mani di contadino, può allora una persona che lavora a progetti scientifici e tecnologici, alla luce dei risultati ed impatti ad oggi prodotti,  pensare ragionevolmente sia necessario, urgente o addirittura cosa giusta farlo?
Titolo: Re:Scienza e tecnologie, ma a quale prezzo?
Inserito da: Jean il 12 Settembre 2017, 14:52:35 PM
Ciao Antonio,

dici bene, gli uomini da che mondo costruiscono le armi per usarle... delegando alla politica (o ai re/dittatori) la responsabilità di iniziare il game... e un domani quasi prossimo probabilmente a Bob e Alice (A.I.).

Come ben sai il bilancio di ogni Stato per le spese militari è quanto di più spropositato possa esistere in un mondo che si vorrebbe salvaguardare per i futuri discendenti... fosse impiegato anche per una piccola parte, i danni oggi visibili e potenziali che ci affliggono (non son il solo a pensarlo) sarebbero stati ben risolti dalla (negletta, per alcuni) tecnologia, eccettuati i problemi dovuti a ricadute/esplosioni radioattive dove i tempi di dimezzamento impongono, al più, di nasconder la polvere sotto il tappeto (... altrui, in certi casi).

Ma il primario gioco della guerra, del dominio e dell'esercizio del potere è superiore ad ogni altro... e non verrà mai meno sinché, parafrasando un film, non ne resterà uno solo...  

La direzione intrapresa dall'umanità è stata ed è considerata la forma preferibile di sviluppo/progresso, ed è talmente connaturata alla forma sociale predominante, sin dentro i gangli più reconditi, che è pura fantasia sperar si possa affrancarsene d'amblè... al più piccoli passi, magari un domani l'auto elettrica per tutti (anche in Cina, vedi mai oggi la notizia...) sempreché non vengan meno gli interessi di quel 5% che tira le fila (sin che dura... anche Branson c'ha rimesso una villa... poca cosa per lui, subito utilizzata per farsi pubblicità attraverso la consueta sottoscrizione per chi è rimasto con le sole lagrime per piangere...).

Cos'è più ragionevole, necessario o giusto fare?
 
Esattamente quello che facciamo, in una direzione o in un'altra, accettando che questo sia il nostro tempo e spazio... dopo aver pesato l'azione sul piatto della propria bilancia etica...
 


Un cordiale saluto

Jean
Titolo: Re:Scienza e tecnologie, ma a quale prezzo?
Inserito da: Lou il 12 Settembre 2017, 19:03:10 PM
Citazione di: antonio il 04 Settembre 2017, 22:32:19 PM
Ultimamente trovo difficile trovare argomenti a favore di scienza e tecnologia, mentre mi risulta piuttosto facile rilevare i potenziali ed attuali danni risultato di secoli di investimenti collettivi in ricerca scientifica e tecnologica, evidentemente risorse distratte da altre ricerche. Anche perché se da un lato vedo come fatto necessariamente negativo un risultato di tanti sforzi e ricerche, a spese della collettività, quale ad esempio armi sempre più distruttive e bombe atomiche, più difficile mi risulta dare un giudizio così assoluto, ma in positivo, su tecnologie quali mezzi di trasporto, internet, i mass media e via dicendo. In estrema sintesi, lo sproporzionato sforzo collettivo imposto ai popoli per sviluppare scienza e tecnica mi appare ingiustificato, anche perché scienza e tecnica mi pare producano rilevantissimi effetti negativi certi, mentre parlare di benefici altrettanto rilevanti è più problematico. Se da un lato l'inquinamento mi appare come un male certo , trovo più difficile considerare un bene , ma forse neppure un qualcosa di necessario o utile, la consegna amazon di un pomodoro utilizzando un drone. In altre parole, mi appare francamente spropositato l'obolo alla luce dei risultati, altre volta addirittura paradossale, come nel caso di ricerche che richiedono ingentissimi capitali alle masse per risolvere gli effetti primari o collaterali prodotto da altre ricerche e tecnologie, una catena di sant'Antonio.

Diciamocela tutta, la storia è troppo piena di storie mille volte ripetute, gli uomini costruiscono le armi per usarle, un pomodoro è un pomodoro, buono o cattivo indipendentemente dalla modalità di consegna, drone o mani di contadino, può allora una persona che lavora a progetti scientifici e tecnologici, alla luce dei risultati ed impatti ad oggi prodotti,  pensare ragionevolmente sia necessario, urgente o addirittura cosa giusta farlo?
Personalmente trovo inderogabile la destinazione di fonti e investimenti collettivi nella ricerca scientifica e tecnologica, i cui risultati, impiego e applicazione, ad esempio, in ambito medico, dubito fortemente e ragionevolmente possano ascriversi alla sola categoria del "danno".
E, assai più banalmente, sono tecnologia i mezzi che ti permettono di esprimere e comunicare questa tua analisi, questo tuo pensiero critico, a cominciare dal linguaggio.
Titolo: Re:Scienza e tecnologie, ma a quale prezzo?
Inserito da: maral il 15 Settembre 2017, 11:27:23 AM
Direi che l'essere umano è l'unico a essere fondamentalmente tecnico, sono le tecniche che pratica nel corso del tempo a restituirgli il significato e il senso del mondo in cui vive, dunque il significato e il senso di se stesso, i modi socialmente condivisi che determinano il suo pensare, osservare, immaginare. La richiesta tecnica, che è richiesta sempre finalizzata a progetti, è dunque per l'uomo ineludibile, pena la perdita della sua stessa identità.
Il problema sorge quando la potenza tecnica sempre perseguita aumenta a tal punto di intensità dal giungere porsi in modo del tutto autoreferenziale, quando richiede all'individuo che essa forma di farsi puro strumento, un mero ingranaggio del macchinario che va continuamente allestendo. In questo caso l'equilibrio tra il fare tecnico e l'oggetto e il soggetto di questo fare si disintegra e la tecnologia diventa un fattore di enorme rischio, schiavitù e alienazione, rivelandosi come un incubo, una sorta di suicidio tecnologicamente perseguito.
Titolo: Re:Scienza e tecnologie, ma a quale prezzo?
Inserito da: iano il 18 Settembre 2017, 10:55:08 AM
Citazione di: maral il 15 Settembre 2017, 11:27:23 AM
Direi che l'essere umano è l'unico a essere fondamentalmente tecnico, sono le tecniche che pratica nel corso del tempo a restituirgli il significato e il senso del mondo in cui vive, dunque il significato e il senso di se stesso, i modi socialmente condivisi che determinano il suo pensare, osservare, immaginare. La richiesta tecnica, che è richiesta sempre finalizzata a progetti, è dunque per l'uomo ineludibile, pena la perdita della sua stessa identità.
Il problema sorge quando la potenza tecnica sempre perseguita aumenta a tal punto di intensità dal giungere porsi in modo del tutto autoreferenziale, quando richiede all'individuo che essa forma di farsi puro strumento, un mero ingranaggio del macchinario che va continuamente allestendo. In questo caso l'equilibrio tra il fare tecnico e l'oggetto e il soggetto di questo fare si disintegra e la tecnologia diventa un fattore di enorme rischio, schiavitù e alienazione, rivelandosi come un incubo, una sorta di suicidio tecnologicamente perseguito.
Non ho idee chiarissime in proposito,ma provo ad esprimerle.
Si può riguardare la scienza come una forma di alienazione dell'individuo,ma non necessariamente in negativo.Noni più di quanto si possa guardare in negativo l'azione di un singolo individuo non alienato.
O meglio,se di alienazione vogliamo parlare,questa non è conseguenza della scienza e della tecnologia,ma è già insita nella scienza e nella tecnologia,al di là delle loro conseguenze.
Nel momento stesso in cui si decide di fare scienza si accetta,consapevoli o meno che si sia,un certo grado di alienazione.
La scienza  Infatti per sua natura è un opera collettiva.
Le sue conseguenze possono fare comprensibilmente paura,in quanto grande è il suo potere,ed è grande perché è il potere di una collettività.
In genere il potere della scienza viene legato non a ciò,ma al progredire della conoscenza.
Il carattere di questa conoscenza però è ben diverso dalla conoscenza che può acquisire il singolo,conoscenza che guida le sue azioni,ma che non richiede necessariamente di essere condivisa.
La caratteristica principale della conoscenza scientifica non è come si crede la capacità di acquisire la verità,ma la capacità di condividere la conoscenza.
Questa condivisione genera la possibilità di una reale azione collettiva,che trascende le capacità del singolo individuo,con un potere che può comprensibilmente allarmare il singolo individuo.
Lo allarma anche nella misura in cui questa collettività non ha contorni  ne scopi ben definiti.
Di contro un singolo ha contorni e scopi definiti,o si illude di averli,quanto basta per sedare i suoi timori,che sarebbero in questo caso timori di se stesso .
Non ci sono confini geografici,culturali che mi permettano di individuare questa collettività.
Ciò fa sì che se immagino quella collettività come un nemico,non poter ben individuarlo,mi rende del tutto impotente.
Così si inizia a pensare,come se ciò fosse possibile,che forse sarebbe meglio tornare indietro,e fare a meno della scienza.
Questo avrebbe senso se la scienza avesse un suo inizio ben definito,e si potesse tornare perciò indietro,ad un epoca antecedente in cui la scienza non c'era.
Ma ha veramente senso parlare di un inizio della scienza?
In altri termini,nel senso in cui ho voluto caratterizzare la scienza,come una azione collettiva,ha senso dire che c'è stato un inizio,e che questo inizio non sia coinciso con l'inizio dell'avventura umana ?
Certamente ai nostri occhi questa azione scientifica nella sua storia recente ha avuto un salto notevole,portandola alla coscienza di tutti,al punto da sembrare cosa nuova,che ha avuto un inizio e alla quale si può porre un termine,piuttosto che essere qualcosa di indissolubilmente legata all'uomo.
Si può avere timore a ragione della scienza,ma non più di quanto si possa avere timore dell'azione di un altro singolo uomo,se non fosse che trattandosi di una collettività,quel timore può essere moltiplicato per qualche miliardo.
In effetti tutto quello che ogni singolo può fare è decidere di far parte o meno di quella collettività.
O meglio sentirsi o meno parte di quella collettività,indipendentemente dall'aver fatto una scelta consapevole.
Chi ha scelto di starne fuori,o non se ne sente comunque parte,comprensibilmente proverà timore per il suo futuro.
Il punto è che io non credo che si tratti di una scelta possibile.
Non possiamo scegliere di essere uomini oppure no.
Si può parlare di costi e benefici della scienza intesa come opera collettiva?
Si può parlare di libero arbitrio e di responsabilità conseguente di questa collettività?
Difficile farlo,ma forse non meno difficile di quanto lo si possa fare per l'opera di un singolo individuo.
Non dovremmo temere la scienza più di quanto temiamo noi stessi,avendo magari buone ragioni per farlo.
Perché in fondo parliamo di noi nella misura in cui di noi crediamo di aver coscienza,e che non è comunque la grana parte.
Che si tratti di un singolo o ,a maggior ragione di una collettività,è questa ignoranza la vera causa del nostro timore.
Qual'e' la medicina che possa curare questo timore.
Se la medicina è aumentare quel grado di coscienza,allora la scienza è quella medicina,in quanto essa si connatura sempre più come presa di coscienza del nostro agire,che solo semplicisticamente può essere declinato al singolare.
La meraviglia e il timore che  proviamo deriva da questa amplificazione di coscienza,che comprende l'amplificazione del nostro senso di responsabilità,la quale,se declinata al singolare ci restituisce un senso di impotenza.
Noi singoli impotenti contro una entità indefinibile.
Tutto però nasce dal l'illusione di poter declinare tutto ciò al singolare,come cosa che possa avere un senso.
Il fatto è che TEMO non l'abbia.
Titolo: Re:Scienza e tecnologie, ma a quale prezzo?
Inserito da: iano il 18 Settembre 2017, 11:47:33 AM
Sintetizzando.
Chi si sente parte del processo scientifico,senza magari saper dire di fatto il perche',esprime in molto minor grado timori per le conseguenze possibili del processo,rispetto a chi se ne crede fuori,come se chi è impegnato a fare abbia meno tempo per pensare ed immaginare ed evocare fantasmi.Per chi è parte del processo la soluzione per le conseguenze della scienza è la scienza stessa,così come la soluzione per le conseguenze dell'azione del singolo uomo è quell'uomo stesso.
Proviamo allora a metterla così.
La notizia cattiva è che la scienza logora chi non ce l'ha? ;D
La notizia buona è che credersene fuori è una illusione,singolare...a dir poco.
Titolo: Re:Scienza e tecnologie, ma a quale prezzo?
Inserito da: Sariputra il 18 Settembre 2017, 14:24:33 PM
Citazione di: iano il 18 Settembre 2017, 11:47:33 AMProviamo allora a metterla così. La notizia cattiva è che la scienza logora chi non ce l'ha? ;D La notizia buona è che credersene fuori è una illusione,singolare...a dir poco.

Questi qui non sembrano molto logorati ( fanno 6-7 figli di media a famiglia e godono ottima salute  ;D ):

Gli Amish e la modernità
È comune pensiero che gli Amish rifiutino ogni tipo di oggetto moderno: questo è vero solo in parte. Oggetti che non portino valori inutili o indesiderati nella casa e non provochino crepe nella struttura sociale sono i benvenuti, soprattutto se si rendono manifestamente utili, sono però esclusi i prodotti giustificati solo da un desiderio vanitoso e soprattutto superflui.
Per loro la tecnologia non è dannosa di per sé: è l'uso smodato e acritico da parte dell'uomo che viene condannato. Una stufa a legna moderna, per esempio, è per loro un'ottima scelta in termini di costi-benefici. Pretendere la riproduzione fedele di una stufa antica sarebbe inutile e ingiustificatamente costoso anche nell'efficienza; infatti nelle case Amish è frequente trovare ottime stufe a legna chiaramente moderne e di eccellente efficienza energetica. Allo stesso modo, una donna può trovare una buona soluzione cucire con filo di nylon o di fibre di alta qualità anziché di cotone, o lasciare andare a pattinare sui rollerblade le figlie (l'attività fisica è apprezzata), rigorosamente vestite con vestitini lunghi, grembiuli e cuffiette. Gli Amish aborrono la televisione (e come dargli torto?... :( ) che eroga esempi di costumi e comportamenti imposti che sono a loro estranei, e invece amano leggere libri e riviste, se non offendono i loro princìpi.
Le comunità non sempre riescono a fare a meno dell'elettricità: gli Amish commerciano in prodotti caseari e i meccanismi di refrigerazione possono richiedere elettricità, che viene fornita da generatori a gasolio. Il gasolio viene comprato quando serve e trasportato sui caratteristici "buggies", i semplici calessi neri coperti e tirati da cavalli. Con l'adozione delle energie rinnovabili, anche di alta tecnologia, (solare e del vento), i bisogni di combustibili fossili sono comunque in declino. Se la necessità li spinge al di là di quello che di norma essi giudicano ragionevole, anche gli Amish possono fare eccezione, e fruire di alcuni dispositivi moderni altrimenti vietati: per costruire una fattoria, ad esempio, può essere utile affittare una gru per sollevare carichi pesanti, (principio di maggior utilità). Sempre a patto però che sia di proprietà e la manovri un "esterno", una persona perciò non soggetta alle regole della vita Amish, che impedisce ai suoi membri di possedere e/o guidare un mezzo motorizzato.
Fondamentalmente, di fronte a una scelta tra moderno o non moderno gli Amish scelgono solitamente ciò che salvaguarda la salute fisica e morale della famiglia. Questo include l'atteggiamento verso la medicina: una famiglia Amish può non amare il curarsi in ospedale e preferire rimedi casalinghi, ma è improbabile che esponga qualcuno dei suoi a un rischio se è in corso un'emergenza. In tal caso il malato sarà portato al più vicino ambulatorio medico o ospedale.
Di fronte a un possibile cambiamento nello stile di vita inizia un piano di riflessione che ha lo scopo di decidere per il meglio; il piano di riflessione e di valutazione può richiedere anni, e lunghi dibattiti nella comunità, che deve essere concorde sugli eventuali cambiamenti da adottare, secondo i principi di utilità e reale necessità.

Forse, alla fine, è anche una questione di scelte, non trovi?  :)
Titolo: Re:Scienza e tecnologie, ma a quale prezzo?
Inserito da: InVerno il 18 Settembre 2017, 15:05:50 PM
Citazione di: antonio il 04 Settembre 2017, 22:32:19 PM
Ultimamente trovo difficile trovare argomenti a favore di scienza e tecnologia, mentre mi risulta piuttosto facile rilevare i potenziali ed attuali danni risultato di secoli di investimenti collettivi in ricerca scientifica e tecnologica, evidentemente risorse distratte da altre ricerche. Anche perché se da un lato vedo come fatto necessariamente negativo un risultato di tanti sforzi e ricerche, a spese della collettività, quale ad esempio armi sempre più distruttive e bombe atomiche, più difficile mi risulta dare un giudizio così assoluto, ma in positivo, su tecnologie quali mezzi di trasporto, internet, i mass media e via dicendo. In estrema sintesi, lo sproporzionato sforzo collettivo imposto ai popoli per sviluppare scienza e tecnica mi appare ingiustificato, anche perché scienza e tecnica mi pare producano rilevantissimi effetti negativi certi, mentre parlare di benefici altrettanto rilevanti è più problematico. Se da un lato l'inquinamento mi appare come un male certo , trovo più difficile considerare un bene , ma forse neppure un qualcosa di necessario o utile, la consegna amazon di un pomodoro utilizzando un drone. In altre parole, mi appare francamente spropositato l'obolo alla luce dei risultati, altre volta addirittura paradossale, come nel caso di ricerche che richiedono ingentissimi capitali alle masse per risolvere gli effetti primari o collaterali prodotto da altre ricerche e tecnologie, una catena di sant'Antonio.

Diciamocela tutta, la storia è troppo piena di storie mille volte ripetute, gli uomini costruiscono le armi per usarle, un pomodoro è un pomodoro, buono o cattivo indipendentemente dalla modalità di consegna, drone o mani di contadino, può allora una persona che lavora a progetti scientifici e tecnologici, alla luce dei risultati ed impatti ad oggi prodotti,  pensare ragionevolmente sia necessario, urgente o addirittura cosa giusta farlo?
Il problema sarebbero le bombe atomiche? Da quando ci sono, grazie alle strategie di deterrenza, viviamo uno dei periodi di pace (tra nazioni occidentali) più lunghi della storia conosciuta, dichiarare guerra non è più sinonimo di mandare a morire uno stuolo di idioti a comando del re, significa rischiare che non vi sia più un regno da governare, un rischio che ha tenuto a bada tensioni che in altri periodi storici sarebbero sicuramente terminate in un conflitto. La mia è sicuramente una provocazione facilmente criticabile sotto molti punti di vista, ma è un utile critica alla banalizzazione della questione. L'occidente ha fatto della guerra una scienza ben prima che la scienza stessa esistesse, il problema sta quindi a monte.
Titolo: Re:Scienza e tecnologie, ma a quale prezzo?
Inserito da: iano il 19 Settembre 2017, 00:54:02 AM
Citazione di: Sariputra il 18 Settembre 2017, 14:24:33 PM
Citazione di: iano il 18 Settembre 2017, 11:47:33 AMProviamo allora a metterla così. La notizia cattiva è che la scienza logora chi non ce l'ha? ;D La notizia buona è che credersene fuori è una illusione,singolare...a dir poco.

Questi qui non sembrano molto logorati ( fanno 6-7 figli di media a famiglia e godono ottima salute  ;D ):

Gli Amish e la modernità
È comune pensiero che gli Amish rifiutino ogni tipo di oggetto moderno: questo è vero solo in parte. Oggetti che non portino valori inutili o indesiderati nella casa e non provochino crepe nella struttura sociale sono i benvenuti, soprattutto se si rendono manifestamente utili, sono però esclusi i prodotti giustificati solo da un desiderio vanitoso e soprattutto superflui.
Per loro la tecnologia non è dannosa di per sé: è l'uso smodato e acritico da parte dell'uomo che viene condannato. Una stufa a legna moderna, per esempio, è per loro un'ottima scelta in termini di costi-benefici. Pretendere la riproduzione fedele di una stufa antica sarebbe inutile e ingiustificatamente costoso anche nell'efficienza; infatti nelle case Amish è frequente trovare ottime stufe a legna chiaramente moderne e di eccellente efficienza energetica. Allo stesso modo, una donna può trovare una buona soluzione cucire con filo di nylon o di fibre di alta qualità anziché di cotone, o lasciare andare a pattinare sui rollerblade le figlie (l'attività fisica è apprezzata), rigorosamente vestite con vestitini lunghi, grembiuli e cuffiette. Gli Amish aborrono la televisione (e come dargli torto?... :( ) che eroga esempi di costumi e comportamenti imposti che sono a loro estranei, e invece amano leggere libri e riviste, se non offendono i loro princìpi.
Le comunità non sempre riescono a fare a meno dell'elettricità: gli Amish commerciano in prodotti caseari e i meccanismi di refrigerazione possono richiedere elettricità, che viene fornita da generatori a gasolio. Il gasolio viene comprato quando serve e trasportato sui caratteristici "buggies", i semplici calessi neri coperti e tirati da cavalli. Con l'adozione delle energie rinnovabili, anche di alta tecnologia, (solare e del vento), i bisogni di combustibili fossili sono comunque in declino. Se la necessità li spinge al di là di quello che di norma essi giudicano ragionevole, anche gli Amish possono fare eccezione, e fruire di alcuni dispositivi moderni altrimenti vietati: per costruire una fattoria, ad esempio, può essere utile affittare una gru per sollevare carichi pesanti, (principio di maggior utilità). Sempre a patto però che sia di proprietà e la manovri un "esterno", una persona perciò non soggetta alle regole della vita Amish, che impedisce ai suoi membri di possedere e/o guidare un mezzo motorizzato.
Fondamentalmente, di fronte a una scelta tra moderno o non moderno gli Amish scelgono solitamente ciò che salvaguarda la salute fisica e morale della famiglia. Questo include l'atteggiamento verso la medicina: una famiglia Amish può non amare il curarsi in ospedale e preferire rimedi casalinghi, ma è improbabile che esponga qualcuno dei suoi a un rischio se è in corso un'emergenza. In tal caso il malato sarà portato al più vicino ambulatorio medico o ospedale.
Di fronte a un possibile cambiamento nello stile di vita inizia un piano di riflessione che ha lo scopo di decidere per il meglio; il piano di riflessione e di valutazione può richiedere anni, e lunghi dibattiti nella comunità, che deve essere concorde sugli eventuali cambiamenti da adottare, secondo i principi di utilità e reale necessità.

Forse, alla fine, è anche una questione di scelte, non trovi?  :)
Non conoscevo gli Amish.
È anche una questione di scelte ,sono d'accordo.
La scienza per me è l'esplicitazione (presa di coscienza) di un processo collettivo di cui siamo sempre stati parte,che ha come conseguenza desiderata una percezione amplificata della nostra personale responsabilità ,che deriva dal nostro libero arbitrio,nonostante non possiamo scegliere la cultura nella quale nasciamo e nonostante rispondiamo a meccanismi inconsci ereditati,che possiamo sperare essere "buoni" se ci hanno portato fin qui,ma non immutabili per principio o per emanazione divina.
Desidererei avere il controllo cosciente e totale su tutte le mie azioni,ma non so se ciò ha propriamente senso,e comunque non sembra possibile che possa accadere.
Nella misura in cui accade possiamo e dobbiamo fare delle scelte.
Anzi non possiamo a meno di farle.
Ad esempio sono convinto che fare filosofia non sia una scelta,ma una caratteristica umana.
Si può decidere di non farla,ma a costo di alienarsi.
Per questo motivo faccio filosofia,pur avendo conoscenze accidentali e frammentarie della suo evolversi storico.
Una filosofia c'è l'hanno tutti,anche chi lo nega,e la nostra filosofia influenze le nostre scelte.
Ecco una cosa di cui sono certo sarebbe bene avere piena coscienza.
Titolo: Re:Scienza e tecnologie, ma a quale prezzo?
Inserito da: InVerno il 19 Settembre 2017, 15:32:34 PM
Citazione di: Sariputra il 18 Settembre 2017, 14:24:33 PM
Citazione di: iano il 18 Settembre 2017, 11:47:33 AMProviamo allora a metterla così. La notizia cattiva è che la scienza logora chi non ce l'ha? ;D La notizia buona è che credersene fuori è una illusione,singolare...a dir poco.

Questi qui non sembrano molto logorati ( fanno 6-7 figli di media a famiglia e godono ottima salute  ;D ):

Gli Amish e la modernità
È comune pensiero che gli Amish rifiutino ogni tipo di oggetto moderno: questo è vero solo in parte. Oggetti che non portino valori inutili o indesiderati nella casa e non provochino crepe nella struttura sociale sono i benvenuti, soprattutto se si rendono manifestamente utili, sono però esclusi i prodotti giustificati solo da un desiderio vanitoso e soprattutto superflui.
Per loro la tecnologia non è dannosa di per sé: è l'uso smodato e acritico da parte dell'uomo che viene condannato. Una stufa a legna moderna, per esempio, è per loro un'ottima scelta in termini di costi-benefici. Pretendere la riproduzione fedele di una stufa antica sarebbe inutile e ingiustificatamente costoso anche nell'efficienza; infatti nelle case Amish è frequente trovare ottime stufe a legna chiaramente moderne e di eccellente efficienza energetica. Allo stesso modo, una donna può trovare una buona soluzione cucire con filo di nylon o di fibre di alta qualità anziché di cotone, o lasciare andare a pattinare sui rollerblade le figlie (l'attività fisica è apprezzata), rigorosamente vestite con vestitini lunghi, grembiuli e cuffiette. Gli Amish aborrono la televisione (e come dargli torto?... :( ) che eroga esempi di costumi e comportamenti imposti che sono a loro estranei, e invece amano leggere libri e riviste, se non offendono i loro princìpi.
Le comunità non sempre riescono a fare a meno dell'elettricità: gli Amish commerciano in prodotti caseari e i meccanismi di refrigerazione possono richiedere elettricità, che viene fornita da generatori a gasolio. Il gasolio viene comprato quando serve e trasportato sui caratteristici "buggies", i semplici calessi neri coperti e tirati da cavalli. Con l'adozione delle energie rinnovabili, anche di alta tecnologia, (solare e del vento), i bisogni di combustibili fossili sono comunque in declino. Se la necessità li spinge al di là di quello che di norma essi giudicano ragionevole, anche gli Amish possono fare eccezione, e fruire di alcuni dispositivi moderni altrimenti vietati: per costruire una fattoria, ad esempio, può essere utile affittare una gru per sollevare carichi pesanti, (principio di maggior utilità). Sempre a patto però che sia di proprietà e la manovri un "esterno", una persona perciò non soggetta alle regole della vita Amish, che impedisce ai suoi membri di possedere e/o guidare un mezzo motorizzato.
Fondamentalmente, di fronte a una scelta tra moderno o non moderno gli Amish scelgono solitamente ciò che salvaguarda la salute fisica e morale della famiglia. Questo include l'atteggiamento verso la medicina: una famiglia Amish può non amare il curarsi in ospedale e preferire rimedi casalinghi, ma è improbabile che esponga qualcuno dei suoi a un rischio se è in corso un'emergenza. In tal caso il malato sarà portato al più vicino ambulatorio medico o ospedale.
Di fronte a un possibile cambiamento nello stile di vita inizia un piano di riflessione che ha lo scopo di decidere per il meglio; il piano di riflessione e di valutazione può richiedere anni, e lunghi dibattiti nella comunità, che deve essere concorde sugli eventuali cambiamenti da adottare, secondo i principi di utilità e reale necessità.

Forse, alla fine, è anche una questione di scelte, non trovi?  :)
Ipocrisia e crassa ignoranza  scientifica mescolata. Non è che la stufa "efficiente" è cascata dal cielo mentre passava babbo natale, è il risultato di tante altre piccole scoperte "inutili" e un generale livello scientifico migliorato anche in campi che agli amish "non piacciono", tra le quali l'elettricità, la meccanizzazzione grazie alla quale possono comprarla ad un prezzo irrisorio, la scoperta di isolanti efficienti e materiali complessi etc etc etc. Sarebbe come fondare un movimento luddista che però ha grande rispetto per le missioni spaziali. Il fatto che devono comprarla e non se la possono autoprodurre con i loro calessi dovrebbe essere sufficientemente rivelatorio riguardo alla loro cecità.
Titolo: Re:Scienza e tecnologie, ma a quale prezzo?
Inserito da: Sariputra il 19 Settembre 2017, 16:06:38 PM
@inVerno ormai alle porte scrive:
Ipocrisia e crassa ignoranza scientifica mescolata. Non è che la stufa "efficiente" è cascata dal cielo mentre passava babbo natale, è il risultato di tante altre piccole scoperte "inutili" e un generale livello scientifico migliorato anche in campi che agli amish "non piacciono", tra le quali l'elettricità, la meccanizzazzione grazie alla quale possono comprarla ad un prezzo irrisorio, la scoperta di isolanti efficienti e materiali complessi etc etc etc. Sarebbe come fondare un movimento luddista che però ha grande rispetto per le missioni spaziali. Il fatto che devono comprarla e non se la possono autoprodurre con i loro calessi dovrebbe essere sufficientemente rivelatorio riguardo alla loro cecità. 

Sicuramente ipocriti ( probabilmente però non più ipocriti della maggior parte di noi... ;)  pensiamo a come tuoniamo contro lo sfruttamento delle risorse del terzo mondo e poi, nessuno di noi, è disposto a rinunciare all'ultimo modello di Suv o all'ultimo Iphone, o vacanza low cost in un bellissimo resort  luccicante  al centro della miseria...) , ma a me premeva mettere in evidenza che, il fatto di ritenersi  fuori dal progresso scientifico, non necessariamente crea in tutti un senso di angoscia e di alienazione o di timore per il futuro. Questi beccaccioni di hamish fanno figli, non vanno mai dallo psicologo, hanno un bassissimo livello di conflittualità e di criminalità, idem per i suicidi ( al contario di coloro, tipo i giapponesi, che godono ampiamente di tutti gli ultimi gadget tecnologici...). Quindi la teoria dell'amico antonhy, per me, non regge molto...
Poi loro, da quel che ho letto, non sono contrari al progresso, ma ogni innovazione deve rispettare il principio di " reale necessità e utilità". Al massimo quindi si potrebbero definire come dei fautori di un'estrema lentezza del progresso e di una finalità che deve essere condivisa dall'intera comunità hamish ( infatti ci discutono sopra moltissimo prima di accettare un'innovazione...). A noi nessuno ci chiede l'accettazione o ci spiega la finalità di tantissimi progressi tecnologici. In sostanza ci vengono "imposti" da lobby, multinazionali e scienziati più o meno pazzi...
Intendiamoci, non sto facendo l'apologia del movimento mennonita, ma... dopo tutto... da quale magnifico pulpito li giudichiamo? Cosa abbiamo realmente da insegnare ? mah... :(
Titolo: Re:Scienza e tecnologie, ma a quale prezzo?
Inserito da: InVerno il 21 Settembre 2017, 16:32:18 PM
Citazione di: Sariputra il 19 Settembre 2017, 16:06:38 PM
@inVerno ormai alle porte scrive:
Ipocrisia e crassa ignoranza scientifica mescolata. Non è che la stufa "efficiente" è cascata dal cielo mentre passava babbo natale, è il risultato di tante altre piccole scoperte "inutili" e un generale livello scientifico migliorato anche in campi che agli amish "non piacciono", tra le quali l'elettricità, la meccanizzazzione grazie alla quale possono comprarla ad un prezzo irrisorio, la scoperta di isolanti efficienti e materiali complessi etc etc etc. Sarebbe come fondare un movimento luddista che però ha grande rispetto per le missioni spaziali. Il fatto che devono comprarla e non se la possono autoprodurre con i loro calessi dovrebbe essere sufficientemente rivelatorio riguardo alla loro cecità.

Sicuramente ipocriti ( probabilmente però non più ipocriti della maggior parte di noi... ;)  pensiamo a come tuoniamo contro lo sfruttamento delle risorse del terzo mondo e poi, nessuno di noi, è disposto a rinunciare all'ultimo modello di Suv o all'ultimo Iphone, o vacanza low cost in un bellissimo resort  luccicante  al centro della miseria...) , ma a me premeva mettere in evidenza che, il fatto di ritenersi  fuori dal progresso scientifico, non necessariamente crea in tutti un senso di angoscia e di alienazione o di timore per il futuro. Questi beccaccioni di hamish fanno figli, non vanno mai dallo psicologo, hanno un bassissimo livello di conflittualità e di criminalità, idem per i suicidi ( al contario di coloro, tipo i giapponesi, che godono ampiamente di tutti gli ultimi gadget tecnologici...). Quindi la teoria dell'amico antonhy, per me, non regge molto...
Poi loro, da quel che ho letto, non sono contrari al progresso, ma ogni innovazione deve rispettare il principio di " reale necessità e utilità". Al massimo quindi si potrebbero definire come dei fautori di un'estrema lentezza del progresso e di una finalità che deve essere condivisa dall'intera comunità hamish ( infatti ci discutono sopra moltissimo prima di accettare un'innovazione...). A noi nessuno ci chiede l'accettazione o ci spiega la finalità di tantissimi progressi tecnologici. In sostanza ci vengono "imposti" da lobby, multinazionali e scienziati più o meno pazzi...
Intendiamoci, non sto facendo l'apologia del movimento mennonita, ma... dopo tutto... da quale magnifico pulpito li giudichiamo? Cosa abbiamo realmente da insegnare ? mah... :(
Beh da qualche pulpito, io faccio la critica sovente allo sfruttamento del terzo mondo e non ho ne suv ne l'ultimo iphone, in generale mi tengo lontano da tutto ciò che non è necessario o utile, come ho già "rivelato" vivo una vita agreste e parca con un reddito minimale, non ho nemmeno internet (vi rispondo quando mi aggancio a qualche rete, ma questa più che una scelta è una costrizione). Non so se potrei entrare negli amish, ho una bella stufa anche io ;), ma posso sicuramente dire che anche se applico nella mia vita un "non so che di amish" quello che dicono non ha alcun senso. Il progresso scientifico non ha alcuna necessità e utilità, come ho visto recentemente ribadire ad un fisico del Cern di Ginevra a cui veniva chiesto il "ritorno economico" di questa ricerca, potrebbero essercene tanti o nessuno, non è che chi ha "scoperto" le onde elettromagnetiche aveva in mente il forno a microonde, si fa ricerca scientifico e le applicazioni (forse) arrivano dopo,  forse dopo un anno, forse dopo cento, forse mai, forse solo se avviene progresso anche in altri settori. Quindi seppur sia convinto che un consumo critico sia l'unico modo per far realmente pressione sulle lobby e i gruppi di potere (altro che scioperi), questo non ha nulla a che fare con il progresso scientifico. O sbaglio?
Titolo: Re:Scienza e tecnologie, ma a quale prezzo?
Inserito da: Sariputra il 21 Settembre 2017, 17:19:36 PM
Citazione di: InVerno il 21 Settembre 2017, 16:32:18 PM
Citazione di: Sariputra il 19 Settembre 2017, 16:06:38 PM@inVerno ormai alle porte scrive: Ipocrisia e crassa ignoranza scientifica mescolata. Non è che la stufa "efficiente" è cascata dal cielo mentre passava babbo natale, è il risultato di tante altre piccole scoperte "inutili" e un generale livello scientifico migliorato anche in campi che agli amish "non piacciono", tra le quali l'elettricità, la meccanizzazzione grazie alla quale possono comprarla ad un prezzo irrisorio, la scoperta di isolanti efficienti e materiali complessi etc etc etc. Sarebbe come fondare un movimento luddista che però ha grande rispetto per le missioni spaziali. Il fatto che devono comprarla e non se la possono autoprodurre con i loro calessi dovrebbe essere sufficientemente rivelatorio riguardo alla loro cecità. Sicuramente ipocriti ( probabilmente però non più ipocriti della maggior parte di noi... ;) pensiamo a come tuoniamo contro lo sfruttamento delle risorse del terzo mondo e poi, nessuno di noi, è disposto a rinunciare all'ultimo modello di Suv o all'ultimo Iphone, o vacanza low cost in un bellissimo resort luccicante al centro della miseria...) , ma a me premeva mettere in evidenza che, il fatto di ritenersi fuori dal progresso scientifico, non necessariamente crea in tutti un senso di angoscia e di alienazione o di timore per il futuro. Questi beccaccioni di hamish fanno figli, non vanno mai dallo psicologo, hanno un bassissimo livello di conflittualità e di criminalità, idem per i suicidi ( al contario di coloro, tipo i giapponesi, che godono ampiamente di tutti gli ultimi gadget tecnologici...). Quindi la teoria dell'amico antonhy, per me, non regge molto... Poi loro, da quel che ho letto, non sono contrari al progresso, ma ogni innovazione deve rispettare il principio di " reale necessità e utilità". Al massimo quindi si potrebbero definire come dei fautori di un'estrema lentezza del progresso e di una finalità che deve essere condivisa dall'intera comunità hamish ( infatti ci discutono sopra moltissimo prima di accettare un'innovazione...). A noi nessuno ci chiede l'accettazione o ci spiega la finalità di tantissimi progressi tecnologici. In sostanza ci vengono "imposti" da lobby, multinazionali e scienziati più o meno pazzi... Intendiamoci, non sto facendo l'apologia del movimento mennonita, ma... dopo tutto... da quale magnifico pulpito li giudichiamo? Cosa abbiamo realmente da insegnare ? mah... :(
Beh da qualche pulpito, io faccio la critica sovente allo sfruttamento del terzo mondo e non ho ne suv ne l'ultimo iphone, in generale mi tengo lontano da tutto ciò che non è necessario o utile, come ho già "rivelato" vivo una vita agreste e parca con un reddito minimale, non ho nemmeno internet (vi rispondo quando mi aggancio a qualche rete, ma questa più che una scelta è una costrizione). Non so se potrei entrare negli amish, ho una bella stufa anche io ;), ma posso sicuramente dire che anche se applico nella mia vita un "non so che di amish" quello che dicono non ha alcun senso. Il progresso scientifico non ha alcuna necessità e utilità, come ho visto recentemente ribadire ad un fisico del Cern di Ginevra a cui veniva chiesto il "ritorno economico" di questa ricerca, potrebbero essercene tanti o nessuno, non è che chi ha "scoperto" le onde elettromagnetiche aveva in mente il forno a microonde, si fa ricerca scientifico e le applicazioni (forse) arrivano dopo, forse dopo un anno, forse dopo cento, forse mai, forse solo se avviene progresso anche in altri settori. Quindi seppur sia convinto che un consumo critico sia l'unico modo per far realmente pressione sulle lobby e i gruppi di potere (altro che scioperi), questo non ha nulla a che fare con il progresso scientifico. O sbaglio?

Sicuramente questi allegroni di hamish ( si fanno di quelle cantate corali memorabili... :o ) non fanno ricerca scientifica. Presumo che non gliene interessi assolutamente un piffero, visto che sono tutti contadini o carpentieri, con le mogli casalinghe o maestre. Non so se pensano che la Terra sia ancora piatta, ma probabilmente poco ci manca...quindi penso che il loro rifiuto s'intenda rivolto alle ricadute tecnologiche della scienza che interrogano continuamente la loro volontà di vivere in un certo modo, del tutto legittimo a parer mio, visto che non fanno del male a nessuno ( sono superpacifisti convinti, e questo gli è stato riconosciuto anche dallo stato, visto che anche durante la II° G.M. hanno ottenuto di svolgere il servizio civile come obiettori di coscienza...). Il loro ritmo di crescita demografica è praticamente doppio rispetto alla media nazionale e, tra un ventennio, si stima saranno più di un milione. Il fenomeno delle "chiese libere" e delle varie nuove religioni spesso sincretiche o new age sta dilagando sia nel Nord che nel Sudamerica. D'altronde , nel vuoto siderale delle religioni tradizionali e della politica con la P maiuscola, è inevitabile che la gente cerchi delle certezze in chi gliele mette sotto il naso concretamente. Il senso di sicurezza è importante nelle persone, non tutti sono aspiranti filosofi ,scienziati, artisti o letterati. C'è una moltitudine di gente là fuori a cui il progresso tecnologico incessante ha segato le radici e adesso si trovano ad aleggiare per aria in balìa del vento...Prima ancora di capire quali erano veramente queste radici, gliele hanno sottratte...che presa per il sedere che è la vita, ridicola... se non fosse così dolorosa per tanta povera gente...mah!
Titolo: Re:Scienza e tecnologie, ma a quale prezzo?
Inserito da: Lou il 21 Settembre 2017, 19:04:07 PM
CitazioneSicuramente questi allegroni di hamish ( si fanno di quelle cantate corali memorabili... :o ) non fanno ricerca scientifica.
Beh, ma in base al principio di "reale utilità e necessità", all'occorrenza, se ne avvalgono, della ricerca scientifica. ;)
Titolo: Re:Scienza e tecnologie, ma a quale prezzo?
Inserito da: Sariputra il 21 Settembre 2017, 19:07:24 PM
Citazione di: Lou il 21 Settembre 2017, 19:04:07 PM
CitazioneSicuramente questi allegroni di hamish ( si fanno di quelle cantate corali memorabili... :o ) non fanno ricerca scientifica.
Beh, ma in base al principio di "reale utilità e necessità", all'occorrenza, se ne avvalgono, della ricerca scientifica. ;)

Certo! sono molto pragmatici... ;D
Titolo: Re:Scienza e tecnologie, ma a quale prezzo?
Inserito da: Lou il 21 Settembre 2017, 19:14:43 PM
Essì, ma l'essere-pragmatici non autorizza nè é sufficiente a ritenersi e dirsi fuori da un processo di cui si è fruitori dei risultati. :P
Titolo: Re:Scienza e tecnologie, ma a quale prezzo?
Inserito da: Sariputra il 22 Settembre 2017, 11:30:40 AM
Citazione di: Lou il 21 Settembre 2017, 19:14:43 PMEssì, ma l'essere-pragmatici non autorizza nè é sufficiente a ritenersi e dirsi fuori da un processo di cui si è fruitori dei risultati. :P

Naturalmente concordo con te ma , lo stesso, io li trovo FANTASTICI!...Sono una specie di zecca in c..o (ops! sederino) all'"American way of life"...
Titolo: Re:Scienza e tecnologie, ma a quale prezzo?
Inserito da: Phil il 22 Settembre 2017, 17:14:27 PM
Forse può essere rilevante considerare che l'identità amish è nata prima della rivoluzione industriale (almeno stando a wikipedia!), ciò significa che, con il passare dei secoli, tale identità, che in origine non era probabilmente troppo alienata dal contesto coevo, si è dovuta confrontare con lo sviluppo tenico-scientifico basandosi sul retroterra che aveva alle spalle, su una vincolante tradizione religiosa pre-esistente.
Sarebbe stato differente se fossero nati in pieno sviluppo tecnologico (tipo metà nel '900) per staccarsi dalla direzione che stava prendendo la società, o come forma di protesta "luddista" e di tutela di un certo stile di "vita sana e all'antica".
Gli amish hanno invece deciso di dettarsi i propri tempi a modo loro, di forgiare con le loro idee la loro epoca (non il contrario  ;) ), di filtrare tutto ciò che succede nel mercato globale, o più semplicemente di non cambiare con la stessa velocità e radicalità con cui cambiano le società... e non so se sarebbe infatti doveroso distinguere fra comunità amish e società in cui sono inseriti, per marcare il carattere autoreferenziale, chiuso e minoritario che produce un microcosmo interno alle nazioni (come altre comunità connotate etnicamente e/o socialmente, tipo le "china town"...).

Il fatto che decidano di prendere dal mondo esterno solo ciò vogliono, dopo averlo giudicato utile e adeguato alle loro idee, è secondo me indice eloquente della maggior "solidità interna" (che non è necessariamente un bene) delle comunità rispetto alle società ospitanti: non solo quando si è in "pochi", è di solito più facile decidere regole condivise e controllarne l'applicazione, ma se inoltre si rimane tendenzialmente chiusi (e non lo dico in modo offensivo, ma solo descrittivo), o comunque molto filtranti rispetto al contesto circostante, l'auto-regolazione diventa auto-conservazione. Il fatto che gli amish vivano come la maggior parte di noi viveva, non so, due secoli fa, li ha tutelati da tutte le "mutazioni" considerate "negative" intercorse in questi due secoli: magari, suppongo, non hanno il problema della crisi economica, della droga, i femminicidi, la criminalità organizzata, il relativismo  ;D , il burn out, il mobbing (magari lo subiscono), etc. ma possono/potrebbero, a loro discrezione, comunque attingere agli elementi e conoscenze "positive" circostanti, ad esempio giovarsi della medicina avanzata, delle risorse rinnovabili, etc.

Il prezzo da pagare, inevitabile, per entrare in quella che sembra una bucolica dimensione parallela, è accettare le loro regole e il loro credo, prezzo che per molti "esterni" contemporanei (me compreso) è decisamente troppo alto... tuttavia, a farla in breve, non li definirei "ipocriti", semmai "astutamente selettivi" (dove l'astuzia è quella che persegue l'ideale dell'auto-conservazione nella rettitudine... o meglio, in quello che si ritiene essa sia  ;) ).
Titolo: Re:Scienza e tecnologie, ma a quale prezzo?
Inserito da: iano il 22 Settembre 2017, 17:37:25 PM
Citazione di: Sariputra il 21 Settembre 2017, 17:19:36 PM
Citazione di: InVerno il 21 Settembre 2017, 16:32:18 PM
Citazione di: Sariputra il 19 Settembre 2017, 16:06:38 PM@inVerno ormai alle porte scrive: Ipocrisia e crassa ignoranza scientifica mescolata. Non è che la stufa "efficiente" è cascata dal cielo mentre passava babbo natale, è il risultato di tante altre piccole scoperte "inutili" e un generale livello scientifico migliorato anche in campi che agli amish "non piacciono", tra le quali l'elettricità, la meccanizzazzione grazie alla quale possono comprarla ad un prezzo irrisorio, la scoperta di isolanti efficienti e materiali complessi etc etc etc. Sarebbe come fondare un movimento luddista che però ha grande rispetto per le missioni spaziali. Il fatto che devono comprarla e non se la possono autoprodurre con i loro calessi dovrebbe essere sufficientemente rivelatorio riguardo alla loro cecità. Sicuramente ipocriti ( probabilmente però non più ipocriti della maggior parte di noi... ;) pensiamo a come tuoniamo contro lo sfruttamento delle risorse del terzo mondo e poi, nessuno di noi, è disposto a rinunciare all'ultimo modello di Suv o all'ultimo Iphone, o vacanza low cost in un bellissimo resort luccicante al centro della miseria...) , ma a me premeva mettere in evidenza che, il fatto di ritenersi fuori dal progresso scientifico, non necessariamente crea in tutti un senso di angoscia e di alienazione o di timore per il futuro. Questi beccaccioni di hamish fanno figli, non vanno mai dallo psicologo, hanno un bassissimo livello di conflittualità e di criminalità, idem per i suicidi ( al contario di coloro, tipo i giapponesi, che godono ampiamente di tutti gli ultimi gadget tecnologici...). Quindi la teoria dell'amico antonhy, per me, non regge molto... Poi loro, da quel che ho letto, non sono contrari al progresso, ma ogni innovazione deve rispettare il principio di " reale necessità e utilità". Al massimo quindi si potrebbero definire come dei fautori di un'estrema lentezza del progresso e di una finalità che deve essere condivisa dall'intera comunità hamish ( infatti ci discutono sopra moltissimo prima di accettare un'innovazione...). A noi nessuno ci chiede l'accettazione o ci spiega la finalità di tantissimi progressi tecnologici. In sostanza ci vengono "imposti" da lobby, multinazionali e scienziati più o meno pazzi... Intendiamoci, non sto facendo l'apologia del movimento mennonita, ma... dopo tutto... da quale magnifico pulpito li giudichiamo? Cosa abbiamo realmente da insegnare ? mah... :(
Beh da qualche pulpito, io faccio la critica sovente allo sfruttamento del terzo mondo e non ho ne suv ne l'ultimo iphone, in generale mi tengo lontano da tutto ciò che non è necessario o utile, come ho già "rivelato" vivo una vita agreste e parca con un reddito minimale, non ho nemmeno internet (vi rispondo quando mi aggancio a qualche rete, ma questa più che una scelta è una costrizione). Non so se potrei entrare negli amish, ho una bella stufa anche io ;), ma posso sicuramente dire che anche se applico nella mia vita un "non so che di amish" quello che dicono non ha alcun senso. Il progresso scientifico non ha alcuna necessità e utilità, come ho visto recentemente ribadire ad un fisico del Cern di Ginevra a cui veniva chiesto il "ritorno economico" di questa ricerca, potrebbero essercene tanti o nessuno, non è che chi ha "scoperto" le onde elettromagnetiche aveva in mente il forno a microonde, si fa ricerca scientifico e le applicazioni (forse) arrivano dopo, forse dopo un anno, forse dopo cento, forse mai, forse solo se avviene progresso anche in altri settori. Quindi seppur sia convinto che un consumo critico sia l'unico modo per far realmente pressione sulle lobby e i gruppi di potere (altro che scioperi), questo non ha nulla a che fare con il progresso scientifico. O sbaglio?

Sicuramente questi allegroni di hamish ( si fanno di quelle cantate corali memorabili... :o ) non fanno ricerca scientifica. Presumo che non gliene interessi assolutamente un piffero, visto che sono tutti contadini o carpentieri, con le mogli casalinghe o maestre. Non so se pensano che la Terra sia ancora piatta, ma probabilmente poco ci manca...quindi penso che il loro rifiuto s'intenda rivolto alle ricadute tecnologiche della scienza che interrogano continuamente la loro volontà di vivere in un certo modo, del tutto legittimo a parer mio, visto che non fanno del male a nessuno ( sono superpacifisti convinti, e questo gli è stato riconosciuto anche dallo stato, visto che anche durante la II° G.M. hanno ottenuto di svolgere il servizio civile come obiettori di coscienza...). Il loro ritmo di crescita demografica è praticamente doppio rispetto alla media nazionale e, tra un ventennio, si stima saranno più di un milione. Il fenomeno delle "chiese libere" e delle varie nuove religioni spesso sincretiche o new age sta dilagando sia nel Nord che nel Sudamerica. D'altronde , nel vuoto siderale delle religioni tradizionali e della politica con la P maiuscola, è inevitabile che la gente cerchi delle certezze in chi gliele mette sotto il naso concretamente. Il senso di sicurezza è importante nelle persone, non tutti sono aspiranti filosofi ,scienziati, artisti o letterati. C'è una moltitudine di gente là fuori a cui il progresso tecnologico incessante ha segato le radici e adesso si trovano ad aleggiare per aria in balìa del vento...Prima ancora di capire quali erano veramente queste radici, gliele hanno sottratte...che presa per il sedere che è la vita, ridicola... se non fosse così dolorosa per tanta povera gente...mah!

Credo che tu abbia messo il dito sulla piaga.Il senso di sicurezza,che io traduco nello stare in pace con se stessi,è importante nelle persone,ma c'è una alienazione nelle persone che rema contro.
La convinzione,sulla quale occorrerebbe riflettere,che l'essere filosofo,scienziato,artista o letterato,sia qualcosa che caratterizzi una elite di uomini,e non gli uomini tutti,è la piaga.
Credo che ognuno,prima di decidere di specializzarsi in filosofia scienza arte e letteratura,dovrebbe cercare il filosofo lo scienziato e l'artista che è dentro ognuno di noi,in quanto uomini.
Poi avrà anche senso dedicarsi ad una specializzazione oppure no,cosa che sembra necessaria ai tempi nostri.
E si potrà parlare male se si vuole della scienza,ma sapendo di parlare male,e di criticare se stessi.
Io sono qui a fare filosofia non certo perché sono un filosofo,ma perché sono un uomo,e sono felice perciò di farlo e l'essere libero di farlo mi infonde sicurezza.Ritengo perfino di fare scienza a modo mio,essendo men che meno uno scienziato e parimenti in ciò dispiego la mia natura di uomo con piena soddisfazione.
Si può capire come sia facile sentirsi alienati dalla scienza.Molto meno facile capire come ci si possa sentire alienati dalla filosofia,cioè dal naturale corso dei propri pensieri,e dall'amore per i propri pensieri,che dovrebbe derivare dall'amore di se stessi.
Ma per quanto si possa deliberatamente perseguire ciò,gli Amish stessi dimostrano che non è del tutto possibile.
Detto ciò provo per essi naturale simpatia,per quel poco che ne so  e che apprendo da te.
Titolo: Re:Scienza e tecnologie, ma a quale prezzo?
Inserito da: Lou il 25 Settembre 2017, 18:32:42 PM
Citazione di: Sariputra il 22 Settembre 2017, 11:30:40 AM
Citazione di: Lou il 21 Settembre 2017, 19:14:43 PMEssì, ma l'essere-pragmatici non autorizza nè é sufficiente a ritenersi e dirsi fuori da un processo di cui si è fruitori dei risultati. :P

Naturalmente concordo con te ma , lo stesso, io li trovo FANTASTICI!...Sono una specie di zecca in c..o (ops! sederino) all'"American way of life"...

Io li trovo un tantino opportunisti all'occorrenza, ma questa mia impressione non contrasta in toto col tuo giudizio.