Salve. Uno dei miei soliti sciocchi quesiti. Tutti sanno cosa sia l'arte, sanno riconoscere gli artisti dalle persone "senza arte nè parte", figuriamoci poi se non sanno cosa è il lavoro. Solo gli infanti e gli scimuniti non sanno certe cose, che non vengono spiegate da nessuno perchè ridicolmente ovvie.
In mezzo a tanta consapevolezza, purtroppo (scusate il mio monotono pallino per le definizioni)..........mentre trovo persin sovrabbondanti (anche se quasi tutte assai poco precise) le definizioni di "lavoro", mi sembra che il voler cercare di definire (in forma precisa, concisa, ESSENZIALE) un "artista" risulti impresa del tutto impossibile.
Ciò quindi impedirebbe di rispondere al quesito che titola il presente "topic".
Partendo quindi da una definizione di lavoro come "l'attività che permette di produrre anzitutto il sufficiente alla sopravvivenza, poi quindi il NECESSARIO (il facoltativo non c'entra, restando appunto un effetto faacoltativo del lavoro stesso) per vivere"...............................................secondo voi si potrebbe individuare un ruolo lavorativo per un artista ? Io credo proprio di no.
Naturalmente - come dicevo anzi - si può provare a fornire diverse altre definizioni di "lavoro".
..............se qualcuno se la sente di cimentarsi con questo argomento............. buona fortuna e grazie. Saluti a tutti.
Dipende, di base direi di no.
A meno che non si lavora a richiesta.
Linea sottile:
Se io mi diverto a intagliare legno per hobby la domenica non sto lavorando, se finisce che qualcuno lo nota e mi fa un'offerta diventa "lavoro". Però se non fosse avvenuta, sarebbe stato uno sforzo a fini creativi, fine a se stesso e all'arte della cosa.
Cosi come i ragazzini che corrono nel campetto dietro casa prima che gli venga fatta un'offerta dalla squadra del posto. Si stavano allenando per lavoro? Forse. Ma finche non viene richiesto, rimane una loro idea personale.
Se poi un'artista viene notato e lavora su commissione, non é proprio un "artista" ma un artigiano con licenza creativa. Magari per il resto si, passione e tutto, ma nel momento in cui lo fa pagato non sta facendo la sua arte.
Mi pare che i termini cozzino, e se fossi un'artista convinto sarei forse offeso se qualcuno mi chiedesse se lo considero un lavoro.
https://www.corriere.it/salute/11_aprile_21/dossier-psicologia-sogni-necessari_30eb0cf4-6c21-11e0-be5d-e6326a5dea49.shtmlL'arte la paragono ai sogni. L'arte è un sogno ad occhi aperti. Un reticolo che unisce i rizomi della nostra vita. Che fornisce nuovi significati al mondo e ad ognuno di noi. I primi graffiti sulle rocce, le prime collane di conchiglie hanno aperto all'uomo il mondo del simbolico, ovvero la civiltà, e di tappa in tappa, ha consentito il codice binario e l'età dell'informatica. Quindi direi che l'arte è lavoro, visto che ha trasformato il mondo, e il lavoro, prometeicamente è trasformazione del mondo a misura d'uomo. Quindi se è necessario sognare, come da articolo linkato, è necessaria anche l'arte, tranne per i cuori aridi dei bottegai. Per loro " tutto quello che non strozza, ingrassa".
Ciao viator, mi sa che la definizione che hai dato di lavoro è troppo ristretta. Lavoro e tutto ciò che produce un bene, e l'arte direi che è un bene. La prova del nove del fatto che lo sia è che ci sia qualcuno disposto a pagarla.
Citazione di: anthonyi il 13 Ottobre 2021, 20:05:00 PM
Ciao viator, mi sa che la definizione che hai dato di lavoro è troppo ristretta. Lavoro e tutto ciò che produce un bene, e l'arte direi che è un bene. La prova del nove del fatto che lo sia è che ci sia qualcuno disposto a pagarla.
Salve anthonyi. Peccato che tu faccia un pizzichino di confusione tra il BENE etico e filosofico ed il BENE materiale, di consumo. Comunque grazie della tua nuova definizione XXXXXXXL del lavoro. Meglio poi che trascuri altri commenti. Salutoni.
Salve Je. Citandoti : "Se poi un'artista viene notato e lavora su commissione, non é proprio un "artista" ma un artigiano con licenza creativa. Magari per il resto si, passione e tutto, ma nel momento in cui lo fa pagato non sta facendo la sua arte".
Bravo. Sono d'accordo. La maggior parte degli "artisti" vivono starnazzando di essere "liberi spiriti creativi", senza che ciò impedisca loro di sognare committenze lucrative, critica osannante, successo mercantile delle loro opere.
Infatti il verbo "creare" (in senso artistico) non può che fare a pugni con "guadagnare".
Se proprio non li vogliamo chiamare "artigiani" (potrebbero offendersi perchè sa troppo di grembiuli sporchi), chiamiamoli "operatori culturali". Saluti.
A sua insaputa viator si è messo a ragionare da marxista, individuando la categoria del lavoro necessario che secondo i sacri testi è il lavoro necessario a riprodurre la forza lavoro e la sua prole. Lavoro assai variabile a seconda delle condizioni locali di approvvigionamento di quanto serve per vivere. Tale quantità di lavoro, e il suo equivalente monetario, sono il minimo etico di ogni attività lavorativa.
Nel capitalismo è lavoro tutto ciò che abbia un mercato disposto ad acquistarlo, quindi anche il lavoro dell'artista.
In una società umanistica è lavoro tutto ciò che abbia un riconoscimento di valore sociale, quindi anche il lavoro dell'artista.
Sembra a questo punto che via sia comunanza di vedute, ma non è così perché il valore di mercato e il valore sociale hanno processi di valorizzazione e unità di misura del valore assai diverse tra loro. Anche se alla base hanno in comune il fatto che l'arte è un bene meritevole di valorizzazione (a ciascuno la sua) nella dimensione antropologica indipendentemente dal regime sociopolitico, come affermato da Jacopus.
Ed enfatizzato dalla nota espressione di Dostoevskij nell'Idiota.
Citazione di: viator il 13 Ottobre 2021, 20:50:22 PM
Citazione di: anthonyi il 13 Ottobre 2021, 20:05:00 PM
Ciao viator, mi sa che la definizione che hai dato di lavoro è troppo ristretta. Lavoro e tutto ciò che produce un bene, e l'arte direi che è un bene. La prova del nove del fatto che lo sia è che ci sia qualcuno disposto a pagarla.
Salve anthonyi. Peccato che tu faccia un pizzichino di confusione tra il BENE etico e filosofico ed il BENE materiale, di consumo. Comunque grazie della tua nuova definizione XXXXXXXL del lavoro. Meglio poi che trascuri altri commenti. Salutoni.
Scusa viator, ma quale confusione. Se parlo di Un bene è evidente che lo intendo in senso economico. Da grezzo economista, solo di questo posso parlare. Il bene etico, invece, lo lascio approfondire a voi filosofi.
Citazione di: anthonyi il 13 Ottobre 2021, 21:43:44 PM
Citazione di: viator il 13 Ottobre 2021, 20:50:22 PM
Citazione di: anthonyi il 13 Ottobre 2021, 20:05:00 PM
Ciao viator, mi sa che la definizione che hai dato di lavoro è troppo ristretta. Lavoro e tutto ciò che produce un bene, e l'arte direi che è un bene. La prova del nove del fatto che lo sia è che ci sia qualcuno disposto a pagarla.
Salve anthonyi. Peccato che tu faccia un pizzichino di confusione tra il BENE etico e filosofico ed il BENE materiale, di consumo. Comunque grazie della tua nuova definizione XXXXXXXL del lavoro. Meglio poi che trascuri altri commenti. Salutoni.
Scusa viator, ma quale confusione. Se parlo di Un bene è evidente che lo intendo in senso economico. Da grezzo economista, solo di questo posso parlare. Il bene etico, invece, lo lascio approfondire a voi filosofi.
Salve anthonyi. Scusa tanto. Sono stato io a non capire. Se il lavoro consiste solamente in ciò che produce un bene economico, spiegami quale bene economico consegue dal lavoro necessario ad una tribù di pigmei per costruire un fossato che difenda la loro sopravvivenza dalle belve feroci.Spiegami poi anche - spostando un pochino l'ottica dalla sfera umana a quella animale (non dirmi che gli insetti fanno tutta la vita i lavativi parassiti!) - quale bene ECONOMICO viene prodotto dal lavoro di una schiera di formiche OPERAIE. Saluti.
Salve Ipazia. La vuotezza delle mie concezioni mi permette di vedere sempre valorizzati i tuoi punti di vista.
Sembra tu voglia confermarmi che sia in ambito capitalistico che in ambito "umanistico" la prostituzione debba venir considerata un lavoro, dal momento che essa fa certamente parte di ciò che ha un proprio mercato ed inoltre non si vorrà negare che essa esercita una influenza ed esplica un valore sociale (permette di placare istinti e pulsioni che diversamente potrebbero trovare sbocchi antisociali).
Valendo quanto sopra, diventerei a mia volta d'accordo anche sul valore dell'eventuale mercenarietà dell'arte.
Quale sarebbe la differenza tra il meretricio e la realizzazione di "opere d'arte" su commissione ??. Saluti.
L'arte si fonda su una ambiguità che ne determina lo statuto e l'accostamento con il meretricio non è così peregrino. L'arte la considero una sfida dell'uomo: in un mondo finito, pieno di male e di dolore, di insensatezza e domande a cui non si può rispondere, l'artista decide di costruire qualcosa che lenisca questa sofferenza. L'arte è allora una cura. Un sollievo, una indicazione fragile che esiste qualcosa che va oltre "la necessità" e che ci permette di riconoscerci nel valore universale della bellezza. L'arte è quindi un attestato di comunanza e di condivisione fra gli esseri umani, in grado di superare le diversità e gli odi delle fazioni. È l'anima vera e terrena dell'umanità e del suo dire: "No!" alla risposta che Sileno da a Re Mida. In questa grandiosità eroica, l'artista non è un lavoratore ma qualcosa di infinitamente superiore.
D'altro canto, l'artista ha uno stomaco e funzioni intestinali identiche ai lavoratori e spesso anche un brutto carattere. Il mondo attuale, inoltre, non si spreca in futili chiacchiere accademiche: l'arte, oltre a questi discorsi pomposi, è una merce, dotata di un valore di scambio e priva di quell'aura magica, antecedente alla sua "riproducibilità tecnica". Nell'artista convive quindi, in proporzioni diverse, una parte eroica e di sfida all'ineluttabilità di un mondo indifferente e distruttivo e una parte pragmatica, che deve fare i conti con le bollette da pagare. Entrambe le dimensioni sono vere, fatti salvi casi eclatanti (come Emily Dikinson, che non uscì mai dalla sua stanza) e ciò rende l'arte un lavoro ma con una missione che non è riducibile al lavoro, anche se intimamente connessa con esso, poiché in un mondo dove l'arte ha spazio, ha spazio anche il lavoro innovativo e la creatività, che si ciba proprio al desco dell'arte.
Il meretricio è la sublime arte femminile concessa alla donna nella società patriarcale in cui alla donna era preclusa ogni altra via di emancipazione dal ruolo coatto di serva e fattrice.
Nelle culture meno sessuofobiche delle civiltà abramitiche, esse erano rivestite di un'aura quasi sacra. Le etère, le geishe. Le cortigiane, che in ogni epoca hanno avuto accesso a cultura e potere più di ogni altra donna del loro tempo.
Che l'erotismo sia arte ce lo insegnano fin dell'antichità il kamasutra e la statuaria greca. Che nel capitalismo sia diventato pure esso una merce è scoprire l'acqua calda.
L'artista può fare parte di qualsiasia categoria imposta dall'alto venga adibita a considerare anche gli artisti, il punto semmai è se l'artista si sente un lavoratore, se il suo essere artista è legato a logiche di mercato e di produzione di beni, un proletario dell'anima. Penso che sia praticamente universale, le forme d'arte che sono o sono percepite come slegate da logiche di mercato ma aderenti ad una sorta di ideale di "espressione pura" vengono considerate su un altro livello, la ricerca di esse è spasmodica, chi vende quadri sa di vendere beni
economici ma se vuole venderli farà leva sulla loro espressività perchè lì è insito il loro valore, la stessa possibilità meramente economica che essi aumentino di valore col tempo è direttamente collegata all' espressività percepita, alla "qualità" del quadro. L'arte può essere un bene economico per chi la tocca di seconda mano, se anche la prima mano che l'ha prodotta la considera principalmente tale, io penso che siamo davanti inequivocabilmente ad arte di consumo, cianfrusaglie destinate a sparire nel giro di una stagione della moda.
Salve Ipazia. Una piccola osservazione, citandoti : "Nel capitalismo è lavoro tutto ciò che abbia un mercato disposto ad acquistarlo, quindi anche il lavoro dell'artista".................................................ma quindi anche il "lavoro" degli spacciatori e della delinquenza in genere ?. Saluti.
Buongiorno Viator
Direi di sì. "Il padrino disse: A chi affidiamo questo lavoro sporco?". Le prostitute fanno affari vendendo il loro corpo, ma vengono definite come "donne di mal-affare". I politici, oltre al lavoro parlamentare, si dedicano spesso al mal-affare per arrotondare i magri guadagni istituzionali. Spesso questo lavoro sporco serve per pagare proprio le signorine che si dedicano al lavoro in casa ( su appuntamento). C'è anche il lavoro casalingo, non retribuito e senza appuntamenti,, ma spesso faticoso, specie nelle famiglie numerose. In queste diversi giovani "smart" lavorano in smart-working o fanno gli hacker, che è un lavoro più redditizio. Lavorare è un termine omni-comprensivo:"Che lavoro stai facendo nell'orto" Semini le tegoline?".Ecc.
Citazione di: viator il 14 Ottobre 2021, 11:27:04 AM
Salve Ipazia. Una piccola osservazione, citandoti : "Nel capitalismo è lavoro tutto ciò che abbia un mercato disposto ad acquistarlo, quindi anche il lavoro dell'artista".................................................ma quindi anche il "lavoro" degli spacciatori e della delinquenza in genere ?. Saluti.
Certamente, tutto PIL che finisce nelle banche del Capitale. Soprattutto la criminalità organizzata così bene interallacciata con la criminalità degli stati. Ti sei mai chiesto perché le potenze nucleari non bloccano la droga alla fonte ? Merce e profitto sono sacri nel felice mondo del Capitale.
Citazione di: Ipazia il 14 Ottobre 2021, 15:57:09 PM
Citazione di: viator il 14 Ottobre 2021, 11:27:04 AM
Salve Ipazia. Una piccola osservazione, citandoti : "Nel capitalismo è lavoro tutto ciò che abbia un mercato disposto ad acquistarlo, quindi anche il lavoro dell'artista".................................................ma quindi anche il "lavoro" degli spacciatori e della delinquenza in genere ?. Saluti.
Certamente, tutto PIL che finisce nelle banche del Capitale. Soprattutto la criminalità organizzata così bene interallacciata con la criminalità degli stati. Ti sei mai chiesto perché le potenze nucleari non bloccano la droga alla fonte ? Merce e profitto sono sacri nel felice mondo del Capitale.
Non svicolare.
Il PIL è reddito complessivo finanziariamente interpretato, non lavoro. Potrà essere una conseguenza ANCHE del lavoro.
E' incredibile il fanatismo con il quale tu interpreti in un'unica e monotona visione del mondo tutto ciò che ti circonda. Secondo te - mi sembra - anche i chicchi di grandine sono una maledizione capitalistica. Saluti.
Citazione di: InVerno il 14 Ottobre 2021, 09:36:33 AM
L'artista può fare parte di qualsiasia categoria imposta dall'alto venga adibita a considerare anche gli artisti, il punto semmai è se l'artista si sente un lavoratore, se il suo essere artista è legato a logiche di mercato e di produzione di beni, un proletario dell'anima...
Non credo che Prassitele, Michelangelo, Mozart,...si siano mai sentiti
proletari dell'anima.
Secondo me la discussione si sta infognando in una visione dell'artista sub specie capitalis. Per giunta un capitalismo maturo ben oltre la soglia della riproducibilità tecnica dell'opera d'arte che ha determinato una rivoluzione nell'arte paragonabile alla rivoluzione tecnologica coeva.
Prima di tale epoca l'arte era un mestiere a tutti gli effetti e come tale veniva retribuito. La rivoluzione tecnologica ha sostituito in molti campi la "mano" della macchina a quella dell'artista. In particolare nelle arti figurative (fotografia) e nella drammaturgia (cinema). Anche nella musica l'elettronica ha preso il posto dell'acustica, rendendo antiquarie le esecuzioni strumentali classiche.
Al contempo si sono sviluppate professioni a latere nel campo artistico relative alla riproduzione di testi classici il cui sterminato repertorio musicale e teatrale viene riproposto da
lavoratori artistici, senza ombra di dubbio.
Che ogni società abbia retribuito, esaltato, adorato, i suoi artisti è la verifica che di quel genere di attività umana non si può fare a meno. L'estetica è valore aggiunto di qualsiasi opera umana. Vedi ad es. il
design.
Lasciando i maiali grufolare al loro destino, solo la bellezza ci salverà dalle maghe Circi di oggi e a venire. Difficile immaginare un
lavoro umanistico più nobile. Al netto di ogni mercimonio e catename. In stretta analogia col
lavoro maieutico.
Salve InVerno. Citandoti : "..............il punto semmai è se l'artista si sente un lavoratore,...........".
Pensa quanto sono stupidotto nel proporre certi quesiti : sarebbe bastato chiedere direttamente agli interessati se essi si si sentono o meno dei lavoratori ! Chiedo venia a tutti.........un minimo di pudore mi sta facendo meditare se sia bene che io continui a frequentare questo ambiente, visti i frutti della mia decandenza mentalintellettuale ormai galoppante ! Saluti.
Citazione di: viator il 14 Ottobre 2021, 22:39:08 PM
Salve InVerno. Citandoti : "..............il punto semmai è se l'artista si sente un lavoratore,...........".
Pensa quanto sono stupidotto nel proporre certi quesiti : sarebbe bastato chiedere direttamente agli interessati se essi si si sentono o meno dei lavoratori ! Chiedo venia a tutti.........un minimo di pudore mi sta facendo meditare se sia bene che io continui a frequentare questo ambiente, visti i frutti della mia decandenza mentalintellettuale ormai galoppante ! Saluti.
Ciao viator, a quel punto, però, bisognerebbe anche domandargli se si sente un artista, già che siamo in ambito di autoreferenzialità. Perfettamente in linea con il DDL Zan riguardo alla sessualità.
In effetti non si capisce se si parla di lavoro retribuito (Sub specie capitale) o di lavoro nobilitante.
Infatti si dice che il lavoro nobiliti.
E cosa c'è di più nobile dell'arte, che riesce addirittura a renderci migliori, con uno spazio e un orizzonte del pensiero più vasto di quella a cui eravamo prima consegnati?
Comunque sia ogni lavoro intellettuale è un lavoro.
E' una produzione, un portare avanti.
O forse la domanda è relativa alla merceologia? allora ho sbagliato topic
Citazione di: green demetr il 17 Ottobre 2021, 12:09:06 PM
In effetti non si capisce se si parla di lavoro retribuito (Sub specie capitale) o di lavoro nobilitante.
Infatti si dice che il lavoro nobiliti.
E cosa c'è di più nobile dell'arte, che riesce addirittura a renderci migliori, con uno spazio e un orizzonte del pensiero più vasto di quella a cui eravamo prima consegnati?
Comunque sia ogni lavoro intellettuale è un lavoro.
E' una produzione, un portare avanti.
O forse la domanda è relativa alla merceologia? allora ho sbagliato topic
Salve green. Esiste una sola definizione di LAVORO, che poi gli aggettivi più fantasioni potranno agghindare cultualmente, filosoficamente, spiritualmente.
LAVORO = attività avente lo scopo di soddisfare dei bisogni o delle necessità. Evidentemente tu vivi troppo nelle nuvole, al punto di essere intervenuto su questo argomento senza nepppure aver letto il mio post di apertura che introduceva appunto ciò.
Naturalmente tu ed altri potreste non essere d'accordo e chiamare LAVORO lo scrivere in rima (buttando poi via i fogli) l'assumere droga (per qualcuno si tratta di una personale "necessità" vitale, non di una facoltà!).
Il problema si sposta sui termini "bisogno" e "necessità", il cui significato e distinzione rispetto a "dovere", "piacere", "facoltà", "costrizione", "hobby", "diritto", "impegno", "fatica", "lucro", "etica", "morale", "sfruttamento", "nobilitazione", "virtù", "bene", "libertà"...................ed alcune altre decine..............................il cui significato e distinzione, dicevo, dovrebbe risultare chiaro (ed estraneo al concetto in sè di LAVORO) sin dall ottenuta licenza di scuola elementare...............mentre invece permane confuso anche alla maggioranza dei nostri lettori.
Capirai che non posso, non voglio e persino non riuscirei a farmi carico della spiegazione (mia soggettiva) di tutti i termini che possono venir ERRATAMENTE tirati in ballo quando si parli di LAVORO ! Salutoni.
P.S. : Il motto "Il lavoro nobilita l'uomo" è stato inventato dagli stessi che proclamavano che "la virtù conduce al Paradiso". Si trattava di personaggi che mai avevano lavorato e che per ciò stesso vivevano in Paradiso da vivi.
Citazione di: viator il 17 Ottobre 2021, 13:29:20 PM
Citazione di: green demetr il 17 Ottobre 2021, 12:09:06 PM
In effetti non si capisce se si parla di lavoro retribuito (Sub specie capitale) o di lavoro nobilitante.
Infatti si dice che il lavoro nobiliti.
E cosa c'è di più nobile dell'arte, che riesce addirittura a renderci migliori, con uno spazio e un orizzonte del pensiero più vasto di quella a cui eravamo prima consegnati?
Comunque sia ogni lavoro intellettuale è un lavoro.
E' una produzione, un portare avanti.
O forse la domanda è relativa alla merceologia? allora ho sbagliato topic
Salve green. Esiste una sola definizione di LAVORO, che poi gli aggettivi più fantasioni potranno agghindare cultualmente, filosoficamente, spiritualmente.
LAVORO = attività avente lo scopo di soddisfare dei bisogni o delle necessità. Evidentemente tu vivi troppo nelle nuvole, al punto di essere intervenuto su questo argomento senza nepppure aver letto il mio post di apertura che introduceva appunto ciò.
Naturalmente tu ed altri potreste non essere d'accordo e chiamare LAVORO lo scrivere in rima (buttando poi via i fogli) l'assumere droga (per qualcuno si tratta di una personale "necessità" vitale, non di una facoltà!).
Il problema si sposta sui termini "bisogno" e "necessità", il cui significato e distinzione rispetto a "dovere", "piacere", "facoltà", "costrizione", "hobby", "diritto", "impegno", "fatica", "lucro", "etica", "morale", "sfruttamento", "nobilitazione", "virtù", "bene", "libertà"...................ed alcune altre decine..............................il cui significato e distinzione, dicevo, dovrebbe risultare chiaro (ed estraneo al concetto in sè di LAVORO) sin dall ottenuta licenza di scuola elementare...............mentre invece permane confuso anche alla maggioranza dei nostri lettori.
Capirai che non posso, non voglio e persino non riuscirei a farmi carico della spiegazione (mia soggettiva) di tutti i termini che possono venir ERRATAMENTE tirati in ballo quando si parli di LAVORO ! Salutoni.
P.S. : Il motto "Il lavoro nobilita l'uomo" è stato inventato dagli stessi che proclamavano che "la virtù conduce al Paradiso". Si trattava di personaggi che mai avevano lavorato e che per ciò stesso vivevano in Paradiso da vivi.
:D definiscimi allora attività, bisogno e necessità, visto che verità della parola lavoro è una sola!!
Non buttarmi addosso il tuo odio perchè io un panino al giorno lo riesco a mangiare. E guarda caso riesco anche a pensare dopo aver mangiato il panino.
Dove penso io, il lavoro può voler dire mille cose, e appunto come dici tu, una sola, se nella testa altrui si è dentro a dei percorsi già tracciati.
Dunque secondo te il lavoro artistico non porta alla soddisfazione di un bisogno?
Mi fa ridere perchè solo in Italia si parla di bisogni. Nel mondo si parla di desideri.
Frutto particolare di un comunismo locale casereccio che non riesce nemmeno ad allacciarsi le stringhe da solo. Se uno esiste di fatto i suoi bisogni di sussistenza (bisogne e necessità) sono già garantiti.
Dunque che apre bocca a fare???? per dire che gli artisti devono lavorare in fabbrica come tutti???
Perchè il pensiero debosciato di fondo è questo.
No grazie amico in fabbrica io non ci lavoro, sopratutto per essere trattato come un verme schifoso.
Tieniti per te la tua morale da schiavo! Quando poi vorrai dialogare umanamente io sono qua.
Sinceramente questi sono tempi disgraziati per farci la lotta a vicenda. Grazie.
(e rileggiamoci tocqueville che diceva di come l'invidia delle classi subalterne avrebbe ingenerato una corsa alla classe immediatamente succesiva,ossia alla guerra tra disereredati in cerca del panino e gli stonzi che il panino ce l'hanno. Bravi continuaiamo così a ragionare come uomini dell'800!!!!
I lavoratori possono considerarsi artisti?
Impara l'arte e mettila da parte.
Saggiamente questo proverbio non sembra distinguere il lavoro dall'arte.
Seppure possa rendersi necessaria oggi questa distinzione , resta comunque una necessaria forzatura figlia della catena produttiva , ma forse non più attuale, dei giorni nostri.
L'arte e il lavoro, per come li si intende oggi sono figli di questa forzatura, applicata ormai fuori da necessità.
Si possono fare distinzioni di comodo nell'agire dell'uomo?
Si, ma rimane pur sempre l'agire dell'uomo.
Il problema sta nel fatto che le distinzioni di comodo, una volta in essere, si prestano a tendenziosità.
Così, per evidenziare ciò, ho riportato il quesito di Viator invertendo l'ordine dei presunti distinti soggetti.
Citazione di: iano il 17 Ottobre 2021, 17:55:27 PM
I lavoratori possono considerarsi artisti?
Impara l'arte e mettila da parte.
Saggiamente questo proverbio non distingue l'artista dal lavoratore.
Seppure si possa rendere necessaria una distinzione di comodo, resta comunque una forzatura.
L'arte e il lavoro, per come li si intende oggi sono figli di questa forzatura.
Ma infatti! pure questa forzatura fa parte del solito divide et impera. ;)
Salve green. Mi dispiace che tu ti senta addirittura odiato da me. Ma devo confermare che tu non dedichi molta attenzione a certi laconici scritti e definizioni, e soprattutto ti mostri scettico circa le scienze biologiche.
La definizione di BISOGNO (all'interno della lingua italiana e della biologia) è semplicemente (lo ripeto da nauseato perchè costretto alla infinita reiterazione del concetto) "ciò il cui mancato assolvimento genera la morte dell'individuo".........quindi i BISOGNI sono solamente quelli BIOLOGICI (mangiare, bere, respirare, traspirare, deiettare). Tanto non capirai, poichè sei troppo preso dalle dottrine trascendenti.
I DESIDERI, da te citati, rappresentano invece solo delle FACOLTA' e, diversamente dai bisogni, risultano in numero illimitato sia per quantità che per assortimento, mentre inoltre ovviamente non risultano indispensabili alla vita (a NESSUN GENERE DI VITA). Tanto non capirai perchè sei troppo preso dalle dottrine trascendenti.
Le NECESSITA' sono (per la lingua italiana, per la filosofia e per la psicologia)........."ciò che funge (=serve, occorre) al raggiungimento di uno scopo". Tanto non capirai perchè sei troppo preso dalle visioni trascendenti.
Che poi, in termini discorsivi, si finisca per dire "ho bisogno di lavorare"........oppure "ho necessità assoluta (i bisogni sono assoluti ma le necessità sempre relative !) di trovare un lavoro"................questa è altra cosa.
Leggendo tuoi ed altrui interventi - così ridondanti di espressioni dotte ed ampollose............pensavo che i signicati FONDAMENTALI, FILOSOFICI e CORRETTI di certi termini per nulla strani..............fossero noti e condivisi da tutti (o quasi) gli iscritti alla "combriccola" di questo Forum, e che i concetti "spannometrici" restassero invece confinati in qualche "Bar Sport". Evidentemente mi sbagliavo.
Ma tanto non capirai perchè sei troppo preso dalle dottrine trascendenti, cioè dall'invincibile regno del SENTIRE il quale avrà eternamente ragione sul CAPIRE.
Infatti solo chi CAPISCE O CREDE DI CAPIRE può sbagliarsi, mentre non si è mai sentito di qualcuno che abbia trovato sbagliato ciò che SENTE ed in cui CREDE.
Che il lavoro debba soddisfare necessità vitali se l'è inventato viator.
Se mi arriva una macchina con istruzioni in cinese ho bisogno di un traduttore, che è un lavoro a tutti gli effetti, ma non certo legato a necessità vitali. Ciò vale anche per una miriade di manifatture non legate alla sopravvivenza e pure per l'insegnamento, la cura personale, i trasporti,... che la singolare definizione di viator escluderebbe.
Per questa strada non possiamo che allontanarci dalla questione. Ci azzecca perfino di più il Mercato e il suo concetto di utilità.
Salve Ipazia. Prego rileggermi. Che io abbia usato l'espressione "necessità vitali" (dopo aver ben spiegato che le necessità vitali si chiamano BISOGNI)...........se l'è inventato Ipazia. Saluti.
Mi spiace viator ma il campo semantico del lavoro oltrepassa tanto le necessità vitali/bisogni che le non meglio identificate necessità: il disoccupato ha necessità di trovare un lavoro per poter soddisfare le sue altre necessità e bisogni.
Che l'arte abbia avuto un mercato anche quando il Mercato non esisteva ne afferma la natura di lavoro a soddisfazione di bisogni e necessità cosi diffusi da competere con quanti dispongono dell'attributo "vitali". Oggi tale mercato, e lavori connessi, si è amplificato a dismisura. Ma anche nel passato il mecenatismo si è dato assai da fare con gli artisti e le loro opere.