IL PARADOSSO DEL SORITE
Il paradosso del "sorite" (dal greco antico σωρίτης aggettivo di σωρός, che significa "mucchio") è un paradosso attribuito al filosofo greco Eubulide di Mileto: il quale consiste nella difficoltà di stabilire in quale momento un insieme di sassi diventa un "mucchio".
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Ed infatti, un "sasso" non può essere definito un "mucchio di sassi".
Nemmeno "due sassi" costuiscono un "mucchio di sassi".
Però, aggiungendo di volta in volta "un sasso", ecco che, alla fine, abbiamo indubbiamente un "mucchio di sassi".
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Tuttavia è molto difficile stabilire, ovvero è quantomeno opinabile, stabilire qual'è il "sasso aggiunto" che lo fa diventare un "mucchio di sassi".
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IL PARADOSSO DELLA COLONIA DI CELLULE
Un discorso analogo, ma un po' diverso, si può fare per quegli esseri viventi primitivi definiti "colonie di cellule"; le quali scaturiscono da un raggruppamento di cellule, che, restando "indifferenziate", non costituiscono però un vero e proprio "organismo vivente" (nel cui interno, cioè, funzionino organi destinati a differenti compiti).
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Anche in questo caso, una sola "cellula" non costituisce certo "una colonia di cellule".
Neanche due cellule costituiscono "una colonia di cellule".
Però, aggiungendo di volta in volta una "cellula", ecco che, alla fine, abbiamo indubbiamente "una colonia di cellule".
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Tuttavia, anche in questo caso, è molto difficile stabilire, ovvero è quantomeno opinabile, stabilire qual'è la "cellula aggiunta" che dà luogo "una colonia di cellule".
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IL PARADOSSO DELLO ZIGOTE
C'è poi un terzo caso, ma molto diverso dai primi due.
Lo "spermatozoo", è anche lui una "singola cellula", come quelle che vanno a formarle le colonie di cellule primigenie; però è una "cellula specializzata", cioè fatta per accoppiarsi solo con un'altra specifica cellula, e solo con quella, cioè l"'ovulo femminile".
Se ci riesce, dà luogo allo "zigote", composto da 2 cellule: che poi diventano 4, 8, 16 e così via, dando luogo alla "morula".
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La "morula" è la fase che attraversa un organismo durante i primi stadi della gestazione; essa è composta da un aggregato di "cellule" sempre più numeroso, sebbene ancora "indifferenziate" che si formano nei primi stadi dello sviluppo embrionale, durante la segmentazione dello "zigote".
Però le cellule staminali, ancorchè tecnicamente "indifferenziate", sono dette "totipotenti" (anche se dopo un paio di divisioni diventano soltanto "pluripotenti"), cioè "potenzialmente" in grado di originare tutti i tessuti embrionali ed extra-embrionali; quindi non hanno niente a che vedere con le cellule "indifferenziate" di una arcaica "colonia di cellule".
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Tuttavia, anche in questo caso, è molto difficile stabilire, ovvero è quantomeno opinabile, stabilire qual'è la modificazione cellulare che dà luogo all'individuo di una particolare specie animale; anche considerando che, in base alla "legge biogenetica fondamentale" di Haeckel, l'"ontogenesi", cioè lo sviluppo individuale degli embrioni, è una ricapitolazione abbreviata della "filogenesi", cioè dello sviluppo evolutivo preistorico.
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Ed infatti, durante lo sviluppo dell'embrione, il feto umano sviluppa una "coda" e persino delle "branchie"; che ci ricordano di quando eravamo animali marini.
Anzi, sul "coccige" e sui lati della "gola" ce ne restanto, appena accennati, i "rudimenti" anche quando siamo diventati adulti.
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Ma chiudendo tale parentesi, e tralasciando le altre specie animali, in quale fase dello sviluppo fetale si può parlare non più di un aggregato di cellule (per quanto "totipotenti" o "pluripotenti"), bensì di un vero e proprio "essere umano" già "in atto", e non più solo "in potenza"?
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In effetti, salvo a voler "filosofeggiare" aristotelicamente sui concetti di "potenza" e di "atto", uno "zigote" o anche una "morula" non hanno ancora niente a che vedere con un "essere umano"; così come una "ghianda" non ha niente a che vedere con una "quercia" (anche se, in origine, "in potenza", lo era stata).
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LA LEGGE
Al riguardo, la legge 194/78:
- pone 90 giorni come limite di tempo massimo per richiedere l'aborto per "motivi di carattere non terapeutico";
- non pone nessun limite di tempo massimo per richiedere l'"aborto per motivi di carattere terapeutico".
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a)
Il primo caso
Il termine di 90 giorni è basato sul presupposto, non del tutto corretto, che al novantesimo giorno di gravidanza possa considerarsi concluso lo sviluppo della placenta; per cui, dal momento in cui la placenta è considerata formata nella sua interezza, la legge italiana considera il feto come un "organismo autonomo" rispetto al corpo che lo ospita.
Il concetto di "autonomia fetale", però, non trova riscontro in campo scientifico; e, secondo me, neanche in ambito filosofico.
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b)
Il secondo caso
Nel secondo caso, facendo l'ipotesi estrema che:
- o si salva la vita della madre;
- o si salva la vita del bambino (anche se sta per nascere)
la nostra legislazione sceglie senz'altro la prima opzione.
Vedi NOTA per dettagli più precisi.
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E' singolare ricordare che, invece, un tempo si faceva la scelta opposta, in quanto:
- la madre era già "battezzata", e, quindi, non essendo gravata dal peccato originale, se moriva dopo essersi confessata ed aver ricevuto l'estrema unzione andava dritta in paradiso;
- il bambino, invece, essendo ancora nel ventre della madre, non era battezzabile, per cui, essendo gravato dal peccato originale, in paradiso non ci poteva andare.
Per cui si procedeva con il "parto cesareo", che all'epoca era pressochè sempre mortale per la madre, al fine di poter salvare il bambino e di battezzarlo.
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IL CRITERIO DISTINTIVO DELLA "MATERIA BIOLOGICA", DELL'"INDIVIDUO" E DELLA "PERSONA"
Premesso quanto sopra, e a prescindere dal "criterio legislativo" di cui al punto a) del precedente paragrafo, ho rilevato che, in genere, i "criteri discretivi" prescelti da chi affronta il problema dell'"aborto" sono di tre diverse tipologie.
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a)
Il criterio della "materia biologica".
Secondo alcuni, poichè lo "zigote", a differenza di due sassi uno sopra l'altro, e la "morula", a differenza di un mucchio di sassi, sono "materia biologica", non possono essere eliminati come se si trattasse di semplice "materia inanimata".
Tale ragionamento è palesemente fallace, in quanto, ad esempio, anche i nostri capelli sono "materia biologica"; ma non abbiamo alcuna difficoltà a disfarcerne dal barbiere.
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b)
Il criterio dell'"individuo".
Secondo altri, invece, lo "zigote", la "morula", ovvero l'"embrione" costituiscono già un "individuo", e non semplice "materia biologica"; per cui non possono essere eliminati come se si trattasse di semplice "materia biologica" priva di "individualità", come, invece, i capelli.
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Al riguardo, secondo la Treccani, per "individuo" si intende ogni singolo essere vivente in quanto distinto dagli altri della sua stessa specie; mentre il complesso di tutti gli individui che hanno le stesse caratteristiche costituisce una singola "specie".
Personalmente ho appena ucciso un "individuo" della maledetta specie delle "zanzare", che era nel suo pieno stato adulto; e non provo certo alcun senso di colpa per averlo fatto, e meno ancora ne sentirei se l'avessi uccisa nel suo "stato larvale".
Per cui, secondo me, il criterio discretivo dell'aborto non è identificabile nel momento in cui l'embrione o la larva possono considerarsi "individui"; ed infatti, bisogna vedere di quale specie di "individui" si tratta.
Deve trattarsi di "individui umani"; cioè di "persone"!
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c)
Il criterio della "persona".
Secondo la definizione più comunemente accettata, la "persona" è un "individuo" umano non solo "cosciente", ma anche "autoscosciente" della sua condizione.
Questo è un "criterio discretivo" abbastanza valido in generale, ma molto pericoloso nel caso in esame, in quanto:
- potrebbe teoricamente giustificare anche l'infanticidio, in quanto il neonato è ancora sostanzialmente privo dei requisiti di cui sopra (checchè ne dicano Rostand e Monod del feto);
- potrebbe teoricamente giustificare anche la soppressione di chi è completamente impazzito, in quanto ha perso i requisiti di cui sopra.
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IL CRITERIO DISTINTIVO DELL'"AUTONOMIA".
Come già detto, la legge 194/78 pone 90 giorni come limite di tempo massimo per richiedere l'aborto per "motivi di carattere non terapeutico"; dopo questo termine, infatti, secondo il legislatore, può dirsi completato quell'organo piatto e spugnoso che è la placenta, ed è quindi solo da questo momento che può considerarsi realmente autonoma la vita del prodotto del concepimento.
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Però:
- l'argomentazione che l'autonomia del feto vada incrementandosi di pari passo allo sviluppo della placenta, non trova il benchè minimo fondamento in campo scientifico, (nè oggi, nè all'epoca);
- io sospetto, invece, che la scelta di far ricadere l'interruzione della gravidanza entro un limite di 90 giorni possa essere stata influenzata, più che da reali nozioni scientifiche, dalla teoria aristotelica secondo cui un feto può considerarsi "animato" ai 90 giorni di gestazione (teoria poi ripresa dal San Tommaso d'Aquino e dalla Chiesa Cattolica).
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Ed infatti, quella della legislazione Italiana, che è in "giorni", è una statuizione temporale che diverge dalle legislazioni straniere, che, di solito, invece, scandiscono il tempo in "settimane".
Ed infatti, sempre con riferimento alla presunta "autonomia" del feto:
- in Croazia l'aborto volontario è consentito entro la decima settimana di gravidanza;
- in Estonia l'aborto volontario è consentito entro l'undicesima settimana di gravidanza;
- in Belgio l'aborto volontario è consentito entro la dodicesima settimana di gravidanza;
- in Romania l'aborto volontario è consentito entro la quattordicesima settimana di gravidanza;
- in Svezia l'aborto volontario è consentito entro la diciottesima settimana di gravidanza;
- in Gran Bretagna l'aborto volontario è consentito entro la ventiquattresima settimana di gravidanza.
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Come si vede, non esiste un criterio univoco ed oggettivo per stabilire quando il feto possa considerarsi veramente "autonomo"; ogni Paese decide per conto suo, a spanne!
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Inoltre, secondo me, è anche molto discutibile il criterio dell'"autonomia biologica" dal corpo della madre, che trovo alquanto "meccanicistica".
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CONCLUSIONE
Premesso quanto sopra, confesso sinceramente di non avere la benchè minima idea, in linea di principio, su quale possa risultare l'"esatto" "momento giusto" oltre il quale l'aborto diviene legittimo solo per gravi motivi terapeutici.
Non lo so! (come non so quale singolo sasso possa dar luogo ad un "mucchio").
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Ed infatti, proprio non riesco a trovare un criterio veramente indiscutibile, sia sotto il profilo biologico, sia sotto il profilo etico, sia sotto il profilo logico e giuridico, per stabilire la "data ultima" che rende giustificabile un "aborto volontario"; sebbene si tratti solo di una "definizione di comodo", non sempre esattamente corrispondente a tale tipo di scelta (che, spesso, è pesantemente condizionata dalle circostanze).
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Tutto sommato posso soltanto dire che il mio "sistema limbico" non opporrebbe molta resistenza istintiva alla eliminazione dei primi raggruppamenti di cellule visibili nella seguente immagine; mentre, invece, il mio "sistema limbico" opporrebbe una insuperabile resistenza istintiva a sopprimere le immagini in cui il feto assume un aspetto sempre più umano (non riuscirei a tollerarlo psicologicamente).
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NOTA
Più in dettaglio, l'art.4 della legge citata, stabilisce che "La donna che accusi circostanze per le quali la prosecuzione della gravidanza, il parto o la maternità comporterebbero un serio pericolo per la sua salute fisica o psichica, in relazione o al suo stato di salute, o alle sue condizioni economiche, o sociali o familiari, o alle circostanze in cui è avvenuto il concepimento, o a previsioni di anomalie o malformazioni del concepito, si rivolge ad un consultorio pubblico istituito ai sensi dell'articolo 2, lettera a), della legge 29 luglio 1975 numero 405, o a una struttura sociosanitaria a ciò abilitata dalla regione, o a un medico di sua fiducia".
L'art.6 della legge citata, quindi, aggiunge che: "Dopo i primi novanta giorni l'interruzione volontaria di gravidanza può essere praticata soltanto:
a) quando la gravidanza o il parto comportino un grave pericolo per la vita della donna;
b) quando siano accertati processi patologici, tra cui quelli relativi a rilevanti anomalie o malformazioni del nascituro, che determinino un grave pericolo per la salute fisica o psichica della donna."
Ma dai eutidemo, certo che lo sai, la legittimità la decide la legge, e tu di legge ne sai.
Se poi vuoi trovare, nella filosofia o nella biologia, un momento di partenza della vita dell'individuo, credo sia difficile pensare a un momento differente da quello della fecondazione, prima del quale l'individuo certamente non esiste, e dopo del quale l'individuo é definito inequivocabilmente, nelle sue potenzialità, dal suo unico genoma che resterà lo stesso per tutta la vita.
Scusate ma vedo che si parla di .....esima settimana.
Ma chi stabilisce in quale precisa data è avvenuto l'atto fecondativo ? Da quella si dovrebbero contare le settimane, no?.
Le Leggi dovrebbero riguardare solamente i CITTADINI.
Materia organica, gameti, geni, spermatozoi, uova, morule, embrioni, feti.........devono restare sotto la sovrana potestà di chi li ha generati e li ha evocati per fecondazione e/o li contiene corporalmente, quindi padre (cittadino o comunque persona legale) e madre (idem, idem).
Sono essi i soli responsabili ETICI delle conseguenze ETICHE delle scelte da essi operate all'interno del periodo che va dal CONCEPIMENTO DI UN NUOVO INDIVIDUO alla NASCITA DI UN NUOVO CITTADINO (o comunque individuo e persona legale).
Mai nessuna Legge (espressione della volontà di una collettività estranea alla gravidanza in atto) dovrebbe occuparsi di scelte così intimamente personali. Saluti.
Il presupposto scientifico, il passaggio da embrione a feto con un snc formato, in questo caso asseconda i tempi tecnici per una ivg consapevole e ponderata. I tre mesi sono una approssimazione ragionevole di tale metamorfosi.
Fossero veramente interessati alla sostanza e non all'ideologia i prolife dovrebbero favorire ivg nei tempi più stretti possibili, così come la contraccezione emergenziale.
Invece, non fottendogli nulla degli aspetti umani della faccenda, fanno di tutto per ostacolare la soluzione più indolore per gestante e concepito.
Lo zigote non e' composto da due cellule, e' un'unica cellula diploide risultante dall'unione di due cellule apolidi.
Il diritto di aborto riguarda l'esperienza della maternita' come scelta e non come imposizione, e dovrebbe essere strenuamente difeso da tutti gli esseri umani, maschi e femmine, che abbiano a cuore l'esperienza della maternita' come scelta, e non come imposizione.
My body, My choice; il corpo e' mio e me lo gestisco io.
E non lo stato, la scienza, teconocrati preposti alla gestione dell'emergenza di turno, padroni e sapientoni vari.
La filogenesi di questo diritto affonda le sue radici direttamente nella filo-genesi (oltreche', dunque, nelle gloriose lotte degli anni settanta e ultimi anni sessanta), nella possibilita' esperienziale di amare la genesi, e dunque il sole sempre nuovo, l'attualita' continuamente rinnovantesi dell'esistenza.
La possibilita' materiale e discreta dell'attimo della nascita, come scelta e non come imposizione, dovrebbe dischiudere alla riflessione piu' spirituale e continua sulla possibilita' della vita stessa, di tutto il conseguente flusso di quell'attimo, come scelta e non come imposizione.
E quelli che vogliono far tornare indietro la storia andrebbero chiamati reazionari, non conservatori.
@Niko
Come avevo scritto, salvo a voler "filosofeggiare" aristotelicamente sui concetti di "potenza" e di "atto", uno "zigote" o anche una "morula" (genoma a parte) non hanno ancora niente a che vedere con un "essere umano" sviluppato; così come una "ghianda" (genoma a parte)non ha niente a che vedere con una "quercia" (anche se, in origine, "in potenza", lo era stata).
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Si tratta di due cose completamente diverse!
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Ed infatti, dare le ghiande in pasto ai maiali, non costuisce alcun reato, ma abbattere una quercia sì: ed infatti, ai sensi dell'art.635 c.p., chi abbatte alberi senza la debita autorizzazione è punito con la pena della reclusione da sei mesi a tre anni.
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A parte questo, così come l'ovulo fecondato "in potenza" è un "uomo", allo stesso modo io, "in potenza", sono certamente un "cadavere"; ma non per questo mi si deve seppellire prima del tempo!
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Per cui, al di là delle elucubrazioni filosofiche e/o religiose (Per Tommaso d'Aquino il feto non riceve da Dio l'anima intellettiva al momento della fecondazione, ma solo dopo un graduale processo di sviluppo), secondo me non c'è dubbio che un conto è sopprimere uno "zigote" o una "morula", mentre un altro conto è uccidere un bambino al nono mese; equiparare le due cose, secondo me, è un assurdo!
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Però, come ho scritto, non ho la benchè minima idea, in linea di principio, su quale possa risultare l'"esatto" "momento giusto" (non avevo scritto "legittimo") oltre il quale l'aborto diviene ammissibile solo per gravi motivi terapeutici.
Non lo so! (come non so quale singolo sasso possa dar luogo ad un "mucchio").
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Senza dubbio la "legittimità" la decide "la legge"; ma, in questo caso, "la legge" varia da Paese a Paese, proprio perchè non esiste un criterio univoco etico-logico-biologico su quale possa risultare l'"esatto" "momento giusto" oltre il quale l'aborto diviene "ammissibile"
***
Ci si regola "a spanne" (come nel caso del mucchio)!
***
I tempi della legge italiana sono corretti secondo scienza e coscienza. L'anello mancante è il rigore nella loro applicazione, limitando lo strapotere della camarilla obiettante in tutte le strutture pubbliche. Nessuno nasce ginecologo, o paramedico di ginecologia, obiettore. E se obietta, vada a fare un altro mestiere.
Ciao Viator :)
Tu ti chiedi chi stabilisca in quale precisa data sia avvenuto l'atto fecondativo, dalla quale si dovrebbero contare le settimane.
La risposta è semplice: lo stabilisce il ginecologo!
Ed infatti:
.
1)
All'inizio, si fa generico riferimento al criterio dell'amenorrea; anche se, a voler essere più precisi, per calcolare la data del concepimento non basta solo far riferimento all'amenorrea, ma bisogna sapere anche quanto dura in media il ciclo della donna.
Ed infatti, come spiega Anna Franca Cavaliere, ginecologa presso il Policlinico Gemelli di Roma:
"L'ovulazione avviene esattamente 14 giorni prima della successiva mestruazione.
Il che significa che:
- se la donna ha un ciclo regolare di 28 giorni, l'ovulazione – e quindi il concepimento – saranno avvenuti a metà ciclo;
- se invece il ciclo è di 21 giorni, il concepimento sarà avvenuto circa 7 giorni dopo l'ultima mestruazione;
- se i cicli sono lunghi, di 40-45 giorni, la data del concepimento sarà all'incirca un mese dopo l'ultima mestruazione".
.
2)
Però, la conferma della "data precisa" del concepimento si ha con la prima "ecografia", specie se viene eseguita tra le 10 e le 14 settimane, durante la quale si misura la lunghezza cranio-caudale del feto; e, in base a misure di riferimento standard a disposizione del ginecologo, si potrà dire con molta più accuratezza quando il bambino è stato concepito, a che epoca gestazionale si trova la futura mamma e quando è previsto il termine della gravidanza.
.
***
Quanto al fatto che le leggi dovrebbero riguardare solamente i cittadini di un determinato Paese, questo nessuno lo mette in dubbio!
Io avevo soltanto messo in evidenza come, in questo caso, "la legge" vari da Paese a Paese, proprio perchè non esiste un criterio univoco etico-logico-biologico su quale possa risultare l'"esatto" "momento giusto" oltre il quale l'aborto diviene "ammissibile".
Tutto qui!
.
***
Quanto al fatto che mai nessuna legge (espressione della volontà di una collettività estranea alla gravidanza in atto) dovrebbe mai occuparsi di scelte così intimamente "personali", sono d'accordo con te solo fino ad un certo punto.
Ed infatti la legge, in determinati casi, deve tutelare anche i diritti del "nascituro" in quanto:
.
a)
Sopprimere un bambino qualche ora prima del parto (quando fa ancora parte del corpo della madre), ovvero qualche ora dopo il parto (quando non ne fa più parte), non fa sostanzialmente differenza, in quanto è ormai un individuo già completamente e biologicamente formato; e questo la legge non lo può permettere.
.
b)
Ai sensi dell'art. 462 del Codice Civile sono "capaci di succedere" tutti coloro che sono stati già concepiti al tempo dell'apertura della successione; per cui la legge deve tutelare tale aspettativa giuridica, e, quindi, deve evitare che, quantomeno un feto già sviluppato, venga soppresso perchè i genitori non vogliono che, una volta nato, si appropri di una parte della loro eredità.
.
***
Un saluto :)
***
@Ipazia
Anche secondo me i tempi stabiliti dalla legge italiana sono abbastanza ragionevoli.
Tuttavia:
- non hanno niente a che vedere con quanto dice la "scienza";
- sono sono sostanzialmente ragionevoli per la tua e la mia "coscienza", ma non necessariamente per la "coscienza" altrui.
Non è detto, infatti, che i termini fissati in altri Paesi debbano considerarsi "errati"; in quanto la questione è molto opinabile!
***
Quanto ai "medici obiettori", si attengono al "giuramento di Ippocrate", laddove prescrive quanto segue:
Però, nel "giuramento professionale", che sono stati obbligati a prestare nel momento in cui l'"Ordine dei Medici" ha conferito loro l'abilitazione professionale, tale prescrizione non appare; per cui, secondo me, se praticano l'aborto ai sensi di legge, non violano affatto il giuramento che hanno prestato come medici.
https://www.omeca.it/giuramento-di-ippocrate/#:~:text=Non%20somministrer%C3%B2%20a%20nessuno%2C%20neppure,vita%20e%20la%20mia%20arte.
E' normale che dal giuramento di Ippocrate sia stata cancellata la parte riguardante l'aborto, i medici non possono apparire spergiuri. Il problema secondo me é come tale situazione si concili con la coerenza delle posizioni di ipazia, che ci ha fatto due marroni tanto ai tempi del covid con la storia dei "figli di Ippocrate". Adesso scopriamo che i veri figli di Ippocrate, cioè quei medici che, coerentemente con il tradizionale giuramento, rifiutano la pratica abortiva, sono da lei, e non solo da lei, ostracizzati e vilipesi.
Si vorrebbe addirittura che, per effetto di questa coerenza nel rispetto del giuramento tradizionale, venisse loro impedito di esercitare la loro professione assistendo quelle madri che vogliono veder nascere il proprio figlio. Un ricatto infame:"o tu mi dai una mano a sopprimere quelle vite che io ho deciso che vengano soppresse, o io non ti permetterò di salvare le altre vite"
Ma se una donna gravida sono in realtà due persone, incarcerare una donna gravida vuol dire mettere in prigione anche un innocente?
Citazione di: InVerno il 10 Luglio 2022, 09:37:10 AMMa se una donna gravida sono in realtà due persone, incarcerare una donna gravida vuol dire mettere in prigione anche un innocente?
Salve InVerno. E certo. Ma solo perchè il feto/embrione viene considerata una persona. Rileggi quanto ho scritto poco addietro a proposito di persone, individui, cittadini etc. etc.
Incredibile il numero di "teste dure" in circolazione. Saluti.
In forza del quarto comma dell'art.275 c.p.p., una donna incinta non può essere sottoposta a custodia cautelare "in carcere" (salvo che sussistano esigenze di eccezionale rilevanza); e la stessa cosa vale per me, non perchè io sia incinto, ma perchè ho superato i settanta anni! ;D
Un tempo non era così!
P.S.
Vi ricordate il film "Ieri, oggi, domani", diretto da Vittorio De Sica, vincitore dell'Oscar al miglior film straniero nel 1965?
A Napoli, nel quartiere Forcella, Adelina Sbaratti, una venditrice abusiva di sigarette, per non essere arrestata ricorreva ad una maternità dietro l'altra; fino a che il marito Carmine non fu più capace di continuare a ingravidarla!
https://www.youtube.com/watch?v=T0_RZZ6E8p0
:)) :)) :))
Citazione di: InVerno il 10 Luglio 2022, 09:37:10 AMMa se una donna gravida sono in realtà due persone, incarcerare una donna gravida vuol dire mettere in prigione anche un innocente?
Anche quando si arresta una madre con un bambino piccolo é anche l'innocente che va in galera, d'altronde questo é comunque il danno minore rispetto al sottrarre la madre al figlio.
In forza del quarto comma dell'art.275 c.p.p.. la madre di bambini di età non superiore a sei anni, con lei conviventi, non può essere sottoposta a custodia cautelare in carcere; salvo che sussistano esigenze cautelari di eccezionale rilevanza (come nel caso che abbia ucciso uno dei figli).
Citazione di: anthonyi il 10 Luglio 2022, 07:46:09 AME' normale che dal giuramento di Ippocrate sia stata cancellata la parte riguardante l'aborto, i medici non possono apparire spergiuri. Il problema secondo me é come tale situazione si concili con la coerenza delle posizioni di ipazia, che ci ha fatto due marroni tanto ai tempi del covid con la storia dei "figli di Ippocrate". Adesso scopriamo che i veri figli di Ippocrate, cioè quei medici che, coerentemente con il tradizionale giuramento, rifiutano la pratica abortiva, sono da lei, e non solo da lei, ostracizzati e vilipesi.
Si vorrebbe addirittura che, per effetto di questa coerenza nel rispetto del giuramento tradizionale, venisse loro impedito di esercitare la loro professione assistendo quelle madri che vogliono veder nascere il proprio figlio. Un ricatto infame:"o tu mi dai una mano a sopprimere quelle vite che io ho deciso che vengano soppresse, o io non ti permetterò di salvare le altre vite"
Io non ho mai pensato che i medici obiettori debbano cambiare mestiere:
Sempre pensato che costoro debbano andare tutti quanti a LAVORARE negli ospedali privati dei preti (e di altri ricchi mecenati finanziatori di strutture sanitarie che la pensino come loro) smettendo cosi' di infestate, come tanti topastri non graditi, gli ospedali PUBBLICI, dove la priorita' non solo etica, ma proprio pratico-organizzativa dovrebbe essere quella di applicare la LEGGE e non una IDEOLOGIA di qualsiasi tipo. Per altro nei confronti di una utenza spesso non ricca e che non puo' permettersi alternative nel privato.
Voglio proprio vedere quanti obbietterebbero con questa giusta ed equa condizione, di vedersi ridurre le possibilita' di impiego di oltre il 50% perche' neglI ospedali pubblici non sarebbero piu' ammessi.
Quelli che persisterebbero sarebbero forse i VERI obbiettori, nel signigicato alto di persone disposte a rischiare o perdere qualcosa per obbiettare in rispetto a un valore in cui davvero credono; e sarebbero smascherati tutti gli altri, quelli che "obbiettano" a gratis o per guadagnarci qualcosa (vedi meno lavoro e soprattutto facilitazioni "ciellinoformi" della cartiera), quelli che io chiamo gli obbiettori/lavativi/paraculo.
Citazione di: niko il 10 Luglio 2022, 12:58:56 PMIo non ho mai pensato che i medici obiettori debbano cambiare mestiere:
Sempre pensato che costoro debbano andare tutti quanti a LAVORARE negli ospedali privati dei preti (e di altri ricchi mecenati finanziatori di strutture sanitarie che la pensino come loro) smettendo cosi' di infestate, come tanti topastri non graditi, gli ospedali PUBBLICI, dove la priorita' non solo etica, ma proprio pratico-organizzativa dovrebbe essere quella di applicare la LEGGE e non una IDEOLOGIA di qualsiasi tipo. Per altro nei confronti di una utenza spesso non ricca e che non puo' permettersi alternative nel privato.
Voglio proprio vedere quanti obbietterebbero con questa giusta ed equa condizione, di vedersi ridurre le possibilita' di impiego di oltre il 50% perche' neglI ospedali pubblici non sarebbero piu' ammessi.
Quelli che persisterebbero sarebbero forse i VERI obbiettori, nel signigicato alto di persone disposte a rischiare o perdere qualcosa per obbiettare in rispetto a un valore in cui davvero credono; e sarebbero smascherati tutti gli altri, quelli che "obbiettano" a gratis o per guadagnarci qualcosa (vedi meno lavoro e soprattutto facilitazioni "ciellinoformi" della cartiera), quelli che io chiamo gli obbiettori/lavativi/paraculo.
Se io fossi una donna, in attesa di partorire un bambino, mi sentirei molto più sicura nell'essere assistita nel parto da un medico obiettore, che con la sua obiezione dimostra di credere nel valore della vita di ogni feto, e quindi anche del feto che ho in pancia.
E allora mi domando perché una donna non benestante deve rinunciare al l'opportunità di essere curata, nel servizio pubblico, da un medico che crede nel valore della vita del suo bambino, solo perché una ottusa cultura ideologica abortista vuole punire quel medico per i valori in cui crede.
Ma quindi se io per sopravvivere avessi bisogno del corpo di un altra persona, chessò avessi bisogno di una trasfusione, sarebbe lecito usare il corpo di quella persona senza il suo consenso, e se questa si rifiuta, arrestarla per omicidio? (si, sto suonando il violino di Thomson)
Citazione di: Eutidemo il 09 Luglio 2022, 12:32:44 PMTutto sommato posso soltanto dire che il mio "sistema limbico" non opporrebbe molta resistenza istintiva alla eliminazione dei primi raggruppamenti di cellule visibili nella seguente immagine; mentre, invece, il mio "sistema limbico" opporrebbe una insuperabile resistenza istintiva a sopprimere le immagini in cui il feto assume un aspetto sempre più umano (non riuscirei a tollerarlo psicologicamente).
Kant forse avrebbe spiegato il tuo cambiamento d'attitudine con l'innescarsi della «legge morale dentro di te» (cit.); meno suggestivamente, ma più scientificamente, tale resistenza
istintiva è plausibilmente dovuta all'impulso epimeletico verso alcune forme e proporzioni, magari amplificato dall'attivazione di fenomeni empatici, neuroni specchio o altri meccanismi biologici (più o meno potenziati dall'
imprinting culturale); gli stessi fattori che probabilmente entrano in crisi nel caso dell'"
uncanny valley".
L'avversione che si sente al pensiero di nuocere ad un vivente con determinate caratteristiche, è di fatto un
sentire neurologico (neuro-etico) più che astrattamente morale o, addirittura, trascendente/spirituale (per quanto resti ancora possibile, come talvolta accade, leggere il mondo come fossimo coevi del buon Kant, magari rovesciando il rapporto fra corpo e interpretazione dei meccanismi biologici, ossia leggendo il corpo a partire da narrazioni metafisiche piuttosto che leggere le narrazioni metafisiche alla luce di ciò che del corpo non era ancora stato decifrato).
Citazione di: Eutidemo il 10 Luglio 2022, 07:04:23 AM@Ipazia
Anche secondo me i tempi stabiliti dalla legge italiana sono abbastanza ragionevoli.
Tuttavia:
- non hanno niente a che vedere con quanto dice la "scienza";
- sono sono sostanzialmente ragionevoli per la tua e la mia "coscienza", ma non necessariamente per la "coscienza" altrui.
Non è detto, infatti, che i termini fissati in altri Paesi debbano considerarsi "errati"; in quanto la questione è molto opinabile!
***
Quanto ai "medici obiettori", si attengono al "giuramento di Ippocrate", laddove prescrive quanto segue:
Però, nel "giuramento professionale", che sono stati obbligati a prestare nel momento in cui l'"Ordine dei Medici" ha conferito loro l'abilitazione professionale, tale prescrizione non appare; per cui, secondo me, se praticano l'aborto ai sensi di legge, non violano affatto il giuramento che hanno prestato come medici.
https://www.omeca.it/giuramento-di-ippocrate/#:~:text=Non%20somministrer%C3%B2%20a%20nessuno%2C%20neppure,vita%20e%20la%20mia%20arte.
La questione è molto opinabile ma:
- i termini della legge italiana corrispondono all'incirca alle 11 settimane in cui "secondo scienza" si definisce embrione (sprovvisto di snc) e non feto il concepito;
- il "secondo coscienza" riguarda il "nocere" ad un organismo incapace di soffrire secondo scienza,
Riguardo al giuramento di Ippocrate è vero che viene soppresso il passo relativo all'aborto procurato, ma:
- le tecniche abortive del tempo erano devastanti pure per la gestante;
- non vi era sovrappopolazione e la mortalità infantile era imponente.
Il "primum non nocere" resta quindi valido, e la pagliuzza evolutivamente giustificabile non dovrebbe coprire la trave covidemica, relativamente alla violazione del principio ippocratico. Violazione su umani formati, non su grumi di cellule. Pertanto bene hanno fatto i medici obiettori alla sperimentazione covaccinale, truculentemente e cinicamente imposta a cavie inconsapevoli e coatte, a chiamare in causa Ippocrate. C'è voluto meno che niente perchè i nodi della porcata politico-economica-$cientifica venissero al pettine. Oggi anche il più imbecille non a libro paga sa che contro i coronavirus non c'è vaccino che tenga perchè sono troppo mutanti. Cosa arcinota nelle facoltà di medicina fin dai tempi del raffreddore. Quando la medicina era ancora scienza e non "vile affarismo" (cit.).
@Ipazia
Su vari siti ginecologici, io trovo diverse informazioni.
Ad esempio, che, al termine dell'ottava settimana dopo la fecondazione, l'embrione è già considerato feto; in quanto, in questo stadio, le strutture già formate crescono e si sviluppano.
Però, confesso la mia ignoranza in materia!
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Trovo invece molto interessante che, a tuo parere, il "secondo coscienza" riguarda il "nocere" ad un organismo incapace di soffrire (secondo scienza); al riguardo, credo che la capacità di soffrire dipenda dalla formazione del sistema nervoso centrale.
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E anche vero che:
- le tecniche abortive di un tempo erano devastanti pure per la gestante;
- la mortalità infantile era imponente (anche perchè non di rado si ricorreva all'infanticidio invece che all'aborto).
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Quanto scrivi sul vaccino, invece, è completamente O.T., perchè non ha niente a che vedere sul "momento più giusto" a partire dal quale l'aborto non è più ammissibile.
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In conclusione, anticipare i tempi dell'ivg è il modo migliore per limitare i danni all'adulta e al concepito, secondo scienza e coscienza. Invece i prolife, col loro boicottaggio, li allungano, contrastando pure il tempestivo intervento farmacologico nelle primissime fasi in cui la definizione "grumo di cellule" è incontrovertibilmente tale.
Tale è il motivo per cui chi boicotta dovrebbe essere escluso dal servizio pubblico, garante di tale diritto giuridicamente sancito, trovando il diritto all'esercizio delle professioni sanitarie infiniti altri campi in cui avere legittimo riconoscimento anche nel pubblico.
Per l'obiettore attratto irresistibilmente dalla ostetricia-ginecologia, la sanità privata, abbondantemente confessionalizzata in Italia (come la scuola privata), offrirà comunque occasione di lavoro e clientela fidelizzata in abbondanza.
@Ipazia
Sono perfettamente d'accordo con te che anticipare i tempi dell'ivg è il modo migliore per limitare i danni sia all'adulta che al concepito; per cui trovo "gravissimo" che alcune istituzioni mediche, col loro boicottaggio burocratico, allunghino senza motivo i tempi dell'intervento.
Il che, a volte, avviene addirittura contrastando il tempestivo intervento farmacologico nelle primissime fasi in cui la definizione "grumo di cellule" è incontrovertibilmente tale; come nel "paradosso del sorite" con solo due o tre sassi.
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D'altronde, se un medico non se la sente in coscienza di praticare aborti secondo le modalità di legge (benchè sia consentito anche dal suo "giuramento professionale"), non vedo perchè mai, tra le tante specializzazioni mediche, debba scegliere proprio "ginecologia"; ed infatti, se sceglie di specializzarsi in "odontoiatria", guadagnerà molto di più, e non correrrà il rischio che qualche sua cliente gli chieda di abortire.
Salvo il caso di qualche cliente molto sprovveduta! ;D
Citazione di: Eutidemo il 11 Luglio 2022, 10:36:35 AMD'altronde, se un medico non se la sente in coscienza di praticare aborti secondo le modalità di legge (benchè sia consentito anche dal suo "giuramento professionale"), non vedo perchè mai, tra le tante specializzazioni mediche, debba scegliere proprio "ginecologia";
Magari perché la sua vocazione é quella di farli nascere vivi, i bambini. Eutidemo siamo arrivati al ribaltamento totale della realtà. Il lavoro dei ginecologi, come anche per le altre specializzazioni mediche, é quello di salvare le vite, non di sopprimerle.
Ciao Eutidemo.
Se ogni insieme di sassi può essere contato , da dove nasce la percezione del mucchio?
Sembra che nasca proprio dalla nostra capacità di percepire una quantità senza contare, capacità che però non va oltre insiemi superiori a quattro-cinque elementi.
Quindi potremmo decidere di definire mucchio un insieme che contenga più di cinque elementi.
Il paradosso del mucchio si basa sul fatto che l'operazione di aggiungere un sasso ad un altro non presenti discontinua' al suo interno, ma possiamo sperare di trovare una discontinuità fuori dall'operazione matematica, "dentro" alle nostre accidentali, ma ben definibili, capacità umane, e se troviamo una ed una sola discontinuità la scelta della definizione di mucchio è servita: dicasi mucchio un insieme di elementi a partire da sei elementi.
Se invece le discontinuità fossero più di una ci ritroveremmo punto e a capo.
In quest'ultimo caso dove starebbe veramente il problema?
Nel fatto che non vi è una scelta scontata per tutti, e quindi in una inevitabile disuniformita' legislativa.
Non essendoci una "scelta che si proponga da se" siamo costretti ad usare il nostro libero arbitrio con tutte le problematiche etiche connesse, se non trattiamo di sassi.
Non essendoci un buon motivo per preferire una scelta ad un altra dovremmo porle tutte sullo stesso piano.
Potremmo dire così che ogni scelta equivalga ad un omicidio, ma allora per poter fare una qualunque scelta dovremmo ammettere che l'omicidio sia legale, o che sia permesso in alcuni casi, ammettendo quindi che l'omicidio in se', anche quando punibile, non sia mai amorale.
In effetti questa potrebbe essere una soluzione logica.
Ma basta una soluzione logica?
Questo forse è il vero problema.
Ciao Anthony :)
Non c'è dubbio alcuno che la vocazione del "ginecologo" (rectius dell'"ostetrico") é quella di far nascere vivi "i bambini"; ma, come da me argomentato, uno "zigote" -o anche una "morula"- non è ancora un "bambino".
***
In effetti, salvo a voler "filosofeggiare" aristotelicamente sui concetti di "potenza" e di "atto", uno "zigote" o anche una "morula" non hanno ancora niente a che vedere con un "bambino"; così come una "ghianda" non ha niente a che vedere con una "quercia" (anche se, in origine, "in potenza", lo era stata).
***
Il lavoro dei ginecologi, come anche per le altre specializzazioni mediche, é quello di salvare le "vite umane"; ma non di salvare qualsiasi cosa possa costituire "materia vivente" (cioè, la "vita" in generale), anche se non "umana" o "non ancora effettivamente umana".
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Un saluto! :)
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Ciao Iano. :)
Io e te potremmo anche decidere di definire "mucchio" un insieme che contenga più di 5 elementi; ma altri partecipanti al FORUM, potrebbero, altrettanto legittimamente, decidere di definire mucchio un insieme che contenga più di 6 o 7 o 8 elementi.
Secondo la TRECCANI, il "mucchio" è definito come: "Una quantità di materiale o di oggetti ammassati disordinatamente uno sull'altro in forma all'incirca conica; ovvero, in senso estensivo e/o figurativo, una notevole quantità di cose concrete o astratte."
Quindi, per definizione, un "mucchio" non corrisponde mai, per tutti, ad uno specifico "numero" di elementi!
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Come tu giustamente scrivi, quindi, non esiste una scelta "oggettiva", scontata per tutti, del "giorno preciso" o dell'"ora precisa" in cui il raggruppamento di cellule staminali dà luogo ad un "bambino" (sebbene in senso lato ed ancora e nel grembo materno) ; il che, quindi, comporta una inevitabile disuniformita' legislativa da Paese a Paese.
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D'altronde, anche in altri campi, ogni Paese si regola a modo suo.
Ad esempio:
- in Italia l'evasione fiscale cessa di essere un semplice "illecito amministrativo", e diventa un "reato penale" quando l'imposta supera i 30 mila Euro;
- in Germania, invece, l'evasione fiscale cessa di essere un semplice "illecito amministrativo", e diventa un "reato penale" quando l'imposta supera i 20 mila Euro (mi sembra).
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Anche in questo caso, torniamo al "paradosso del sorite", perchè non esiste un criterio logico universale per stabilire quale sia la "soglia di evasione" che configuri "reato" in qualsiasi parte del mondo!
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Per cui, come giustamente scrivi tu: "Non essendoci una "scelta che si proponga da se" siamo costretti ad usare il nostro libero arbitrio con tutte le problematiche etiche connesse, se non trattiamo di sassi."
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Un saluto! :)
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P.S.
Ovviamente, come ho già argomentato nel mio topic iniziale, il raggruppamento di cellule che poi daranno luogo ad un essere umano, non può in alcun modo essere "qualitativamente" paragonato ad un raggruppamento di sassi; ed infatti, a parte il fatto che questi ultimi sono inanimati, per quanti se ne possano "ammucchiare", essi non daranno mai luogo a qualcosa di "qualitativamente" diverso dai singoli sassi.
Citazione di: Eutidemo il 11 Luglio 2022, 12:41:56 PMIl lavoro dei ginecologi, come anche per le altre specializzazioni mediche, é quello di salvare le "vite umane"; ma non di salvare qualsiasi cosa possa costituire "materia vivente" (cioè, la "vita" in generale), anche se non "umana" o "non ancora effettivamente umana".
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Un saluto! :)
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Forse ti appariró pedante, eutidemo, ma sei tu che fai filosofeggiamenti e giri di parole.
Che vuol dire "non ancora effettivamente umana". C'é un momento nel quale il feto, embrione, morula non é effettivamente umano? L'umanità é un processo, e ha i suoi stadi, se ne blocchi uno, elimini tutte le potenzialità future.
Io non metto in discussione la legge sull'aborto, anche se non sono un abortista, ma mi da fastidio questa tendenza di voi abortisti a minimizzare e a falsificare la drammaticità dell'aborto, a cercare in ogni modo di evitare che le potenziali madri prendano coscienza di questa drammaticità.
Le potenziali madri ci pensano da sole a prendere coscienza della drammaticità di una procreazione indesiderata e prendono da sole le misure del caso. Senza sbirri e confessori, menagrami produttori di drammi ideologici, nelle società che hanno la fortuna di essersene liberate.
Come ho già detto, la drammaticità maggiore nell'ivg è il boicottaggio e colpevolizzazione sanfedista in un paese come l'Italia che ancora ne subisce pesantemente le conseguenze.
Ciao Anthony. :)
Non mi sembra affatto che tu sia "pedante", perchè, se tu sei "antiabortista", è ovvio che il mio topic non ti si confaceva minimamente.
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Ed infatti, l'oggetto del mio topic:
- non riguardava minimamente la liceità etica dell'aborto in quanto tale;
- riguardava, invece, una volta ritenutolo eticamente lecito, quale fosse il momento più "giusto" per praticarlo.
***
Il che non significa affatto minimizzare o falsificare la drammaticità dell'aborto, ma, al contrario, significa conferire a tale atto una estrema importanza e rilevanza; perchè, almeno dal mio punto di vista, un conto è eliminare due o tre cellule che si sono appena aggregate, ed un altro conto è sopprimere un bambino nel ventre della madre, poco prima della nascita (atto, questo, che trovo del tutto "ripugnante", e sostanzialmente equiparabile all'"omicidio" -vedi Pretura Arezzo, 11 luglio 1992, Giust. pen. 1992, II, 601-).
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Secondo me è assurdo "omologare" le due cose!
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Tanto è vero che quasi tutte le legislazioni del mondo distinguono giuridicamente le due condotte; per non essendo d'accordo sul "punctum distinctionis".
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Quando io dico che c'è un momento nel quale l'aggregazione cellulare conseguente alla copula "non è ancora effettivamente umana", non solo non "filosofeggio", ma, anzi, dico una cosa assolutamente "ovvia"; della quale non ci sarebbe neanche necessità di discutere seriamente.
Sarebbe come discutere della differenza che c'è tra una ghianda e una quercia; ed infatti mi pare ovvio che una "ghianda" non ha niente a che vedere con una "quercia" (anche se, in origine, "in potenza" lo era stata).
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Quando tu scrivi che: "l'umanità é un processo, e ha i suoi stadi, se ne blocchi uno, elimini tutte le potenzialità future" dici una cosa che è vera, ma solo in parte; ed infatti, esistono senz'altro sia la "quercia" che l'"uomo", ma la "quercità" e l'"umanità" di un determinato processo, sono solo della "astrazioni" metafisiche!
Ed infatti, se ci pensi bene:
- dire che "l'umanità é un processo, e ha i suoi stadi, per cui se ne blocchi uno, elimini tutte le potenzialità future";
- è come dire "la é quercità è un processo, ed ha i suoi stadi, per cui se ne blocchi uno, elimini tutte le potenzialità future".
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Ma l'etica, così come il diritto, almeno sotto certi aspetti, riguardano soltanto quello che è "attuale", e non quello che è "in potenza"!
Ed infatti, ai sensi dell'art.635 c.p., chi abbatte una quercia senza la debita autorizzazione è sanzionato penalmente; ma dare le ghiande in pasto ai maiali, anche se "in potenza" esse sarebbero potute diventare delle quercie, non costuisce alcun tipo di reato.
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Beninteso, questo senza voler minimamente equiparare qualitativamente una "ghianda" (che non è nemmeno "animale", ma solo "vegetale") ad uno "zigote"!
Ci mancherebbe altro!
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Dal punto di vista filosofico, si può benissimo avere una concezione diversa dell'etica; e considerare contraria a quest'ultima non solo qualsiasi "interruzione della gravidanza" (anche il giorno successivo al concepimento), ma anche qualsiasi "impedimento della gravidanza" grazie all'uso di contraccettivi.
Anche in questo modo, infatti, sia pure ancora più "anticipatamente", si impedisce che possa nascere un bambino.
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Però ripeto che l'oggetto del mio topic:
- non riguardava minimamente la liceità etica dell'aborto in quanto tale;
- riguardava, invece, una volta ritenutolo eticamente lecito, quale fosse il momento più "giusto" per praticarlo.
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Non vedo come questo, secondo te, dovrebbe portare a "minimizzare e a falsificare la drammaticità dell'aborto, a cercare in ogni modo di evitare che le potenziali madri prendano coscienza di questa drammaticità."
Non ho mai scritto niente in tal senso; anzi, esattamente il contrario!
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Un saluto! :)
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E invece, eutidemo, il topic mi riguarda nella mia contrapposizione al fondamento del tuo ragionamento.
Tu dici di non voler discutere di liceità etica, ma poi, incoerentemente, cerchi il momento più "giusto" per praticare l'aborto.
Non esiste un momento giusto per praticare qualcosa di ingiusto.
Certo la legge definisce la legalità della pratica abortiva, oltretutto prevedendo che sia lo stato ad offrire il servizio per cui io accetto di finanziare con le tasse che pago anche qualcosa che moralmente mi disturba, e lo faccio perché cosciente di tante problematicità sociali connesse.
L'aborto di stato é un male meno peggiore, mai e poi mai potrà essere considerato un bene.
Qualsiasi attributo(dimensione del feto, articolazione, capacità di soffrire, di essere cosciente, etc.), tu voglia utilizzare per separare tra vita e "non vita" umana potrà essere manipolato. Ad esempio se usi la capacità di soffrire io potrei sostenere la legittimità di uccidere anche un adulto purché non lo si faccia soffrire, magari tramite un overdose di barbiturici. Se tu affermi che sotto il peso di un grammo non é vita umana io potrei dirti, "ma perché un grammo" facciamo 10 kg, in fondo finché il bambino é piccolo ed é solo una rogna perché ha solo bisogni e nessuna capacità di lavorare, puoi valutare di sbarazzartene. Se definisci la vita umana come valore universale, è poi ti trovi a fare dei distinguo, neghi l'università della stessa.
Ciao Anthony. :)
Hai ragione nel dire che non esiste un momento "giusto" per praticare qualcosa di "non giusto"; però può esistere un momento "non giusto" per praticare qualcosa di "giusto".
Il mio topic si occupava di questo secondo aspetto, non del primo!
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Quanto al criterio per distinguere un essere umano "in potenza" o "in atto", tu, secondo me, fai soltanto dei discorsi di caratterere prettamente paralogistico; ed infatti non posso credere che tu possa equiparare eticamente la soppressione di uno "zigote" alla soppressione di un "bambino" che sta per nascere.
Ed infatti si tratta di due entità "ontologicamente" differenti; a nulla rilevando che la prima, sviluppandosi, potrebbe diventare la seconda.
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Si diceva che ogni soldato di Napoleone avesse nello zaino il "bastone di maresciallo"; ma, finchè non diventata un maresciallo, restava comunque un soldato semplice!
Per cui, se veniva ucciso, moriva un soldato semplice, e non un maresciallo dell'Impero!
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Non è mai stata mia intenzione distinguere tra "vita" e "non vita" umana, bensì tra "vita non ancora umana", e "vita ormai divenuta umana"; si tratta di una distinzione ben diversa.
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Quanto al requisito della "sofferenza" o del "peso", si tratta di argomenti "ultronei" del tutto estranei al tema; fatti solo per confondere le acque!
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Sono invece perfettamente d'accordo con te che l'aborto, in sè e per sè (anche se eseguito nella prima settimana), non può in nessun caso essere considerato un "bene"; ed infatti, per la donna, è comunque un evento traumatico, che sarebbe molto meglio evitarle per il tramite di un'oculata strategia contraccettiva.
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Un saluto :)
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Salve anthony. Visto che ti piace e trovi corretto evocare la condizione di "essere umano" e della "persona" che secondo te risultano sempre "in potenza" non appena realizzatasi una fecondazione umana, ti faccio notare (vanamente, visti i contenuti della tua testa) che esseri umani o persone si diventa solo in quanto si possiede (anche solo temporaneamente, vedere i casi del sonno e del coma) UNA COSCIENZA.
Cioè qualcosa che fino ad un certo punto non c'è e dopo un certo punto dovrebbe comparire. Questo è il punto che rende vana ogni disquisizione circa la distinzione tra la vita propriamente biologica e la vita biologica UMANA.
Nessuno sa quando la coscienza si instaura in un individuo umano (anche perchè nessuno sa cosa propriamente sia la coscienza e quali siano i suoi legami con la biologia organica.
Col kaiser che tutti gli embrioni sono destinati "in potenza" a diventare persone. Fingi di dimenticarti di embrioni malformati, acefali, e di tutta la penosa galleria di esseri "paraumani" che popolano le gallerie dei musei anatomici ?
Avvenuta la fecondazione, solo anthony e numerosissima compagnia sono certi (avendo la verità ispirata nelle loro tasche) che i nascituri umani saranno delle persone compiute. Saluti.
Guarda viator che io non sono affatto certo che l'embrione sopravviverà per un certo tempo. Però é quello che avverrà se non ci saranno accidenti, volontari o involontari, che impediranno questa pulsione che é scritta nel DNA della cellula uovo fecondata.
Per me questo significa qualcosa.
Il discorso che fai sulla coscienza é interessante, perché nessuno di noi può percepire la coscienza altrui, se non nel modo indiretto della comunicazione, che però secondo me non é una prova, perché a volte le persone parlano meccanicamente, anche senza rendersi conto. Non solo, ma chi non comunica come facciamo a sapere che non ha una coscienza? In realtà non lo sappiamo perché la coscienza, al di fuori della nostra che possiamo sempre percepire, é un mistero.
E allora come é possibile avere una definizione oggettiva dell'umanità sulla base della coscienza?
Salve anthonyi. Citandoti : " E allora come é possibile avere una definizione oggettiva dell'umanità sulla base della coscienza?".
Appunto. Quindi fai pure a meno di considerare "persona umana" ciò/chi non sappiamo se sia o se diventerà mai dotato di coscienza. Saluti.
Per cui, a parte me stesso e secondo la tua logica, non ci sono altri esseri umani, neanche tu! :D
Effettivamente è difficile dire cosa sia coscienza. Hanno provato a definirla come residente in parti specifiche del cervello ma senza prove risolutive. Altri hanno provato a definirla culturalmente ed altri ancora in molteplici mix cultura/cervello (che sono a mio parere le ipotesi più attraenti). Sicuramente ha moltissimo a che fare con la genesi del SNC che avviene fra la terza e la quarta settimana di gravidanza. Prima di allora non c'è sicuramente alcuna coscienza, se non futura e potenziale. Ma la coscienza è assente anche in altre situazione extra-embrionali, senza che questo autorizzi la soppressione di quei soggetti: la prima è il coma profondo, la seconda è la malattia mentale grave, nel qual caso possono sussistere più coscienze o una coscienza profondamente alterata. Tutto ciò però continua a non essere sufficiente per giustificare in via di principio l'IVG. Provate a mettervi nei panni di quell'embrione, magari anche ipotizzando che sappia cosa significa nascere da madre violenta e insensibile e padre tossicodipendente. Quell'embrione vorrà comunque nascere, perché le leggi biologiche funzionano così. Di fronte a questa constatazione sta la tragicità dell'IVG, per quanto, ribadisco necessaria e utile ad una società libera e non opprimente. Però la non oppressività di questa società sta anche nel riconoscere questo lato tragico e fare in modo che sia sempre meno usato. Per fare questo seriamente però, ancora una volta, bisognerebbe rivoluzionare la società ed allora tanto meglio schierarsi in uno dei due campi, che poco cambiano in termini culturali di lungo respiro.
Qualsiasi forma biologica punta coscientemente o incoscientemente all'eternità, ma non funziona così. Coscienza è avere la percezione del limite ed inserirlo nel contesto generale delle leggi naturali, coi loro conflitti tra interessi contrapposti, e le leggi positive che alfine li decidono secondo scienza e coscienza. Nemmeno loro sempre univoche. Il che coinvolge anche il concetto e senso del tragico. Personalmente trovo più tragica una bistecca che una ivg condotta nel rispetto della decisione di chi ne ha acquisito il diritto e nei tempi del "grumo di cellule" incoscienti (secondo scienza difficilmente falsificabile).
Salve jacopus. Citandoti : " Provate a mettervi nei panni di quell'embrione,......".
E come facciamo a metterci nei panni di chi è nudo e nascerà probabilmente nudo ?
O intendevi riferirti forse a chi - più avanti - fosse destinato a "nascere con la camicia" ?.
Se noi - individui più o meno compiuti quindi dotati della benedetta o maledetta "coscienza" dovessimo immedesimarci in un embrione (privo di coscienza).....come potremmo fare ad "in noi medesimi" assimilare ciò o colui che è privo di ciò che appunto permetterebbe a noi di fare ciò che ci inviti a praticare (l'immedesimazione) ?. Saluti.
Viator, citandoti:
"Se noi - individui più o meno compiuti quindi dotati della benedetta o maledetta "coscienza" dovessimo immedesimarci in un embrione (privo di coscienza).....come potremmo fare ad "in noi medesimi" assimilare ciò o colui che è privo di ciò che appunto permetterebbe a noi di fare ciò che ci inviti a praticare (l'immedesimazione) ?. Saluti."
Abbiamo delle funzioni neurologiche molto sofisticate, Viator, che ci permettono addirittura di identificarci in esseri soprannaturali, nei nostri genitori o in un cavallo, come accadde a Nietzsche. Non è difficile mettersi nei panni di un embrione della nostra specie.
Ma è molto difficile pensare o desiderare quello che può pensare o desiderare un embrione. Decisamente più elettiva l'affinità con un cavallo.
L'empatia prescinde dal pensare o desiderare quello che può pensare o desiderare qualcun altro. E' empatica anche la madre che quando ha il suo embrione che scorrazza nella sua pancia, lo sogna e lo desidera e crea con lui tanti castelli in aria. E tutto sommato forse si tratta del fatto che abbiamo sensibilità molto diverse, date da esperienze di vita molto diverse.
La procreazione desiderata e consapevole è uno dei momenti più alti della spiritualità umana, ma qui stiamo parlando d'altro: di incubi in terra, piuttosto che di castelli in aria.
Citazione di: Jacopus il 13 Luglio 2022, 23:15:39 PML'empatia prescinde dal pensare o desiderare quello che può pensare o desiderare qualcun altro.
Allora quella che puo' prescindere da questa definizione e' la personalissima concezione empatia secondo te, Jacopus; l'empatia come la intendono i comuni mortali invece, che parlano italiano corrente, e' proprio l'arte di mettersi nei panni dell'altro, corrisponde proprio alla definizione che tu vorresti escludere.
E non ha nessun senso etico-pratico se applicata ad esseri privi di coscienza, come gli embrioni, come ti hanno fatto giustamente notare ipazia e viator.
Come essere cosciente, non puoi essere "nei panni" dell'oblio, come non puoi essere nei panni della morte o della pura oggettualita'.
Se vogliamo proprio risalire al significato filosofico etimologico pre-senso comune della parola, empatia, l'empatia puo essere intesa come estetica e come arte di decifrare i simbolismi della natura: allora si puo' intendere che tu decifri un simbolismo naturale che vedi nell'embrione, o nella coppia madre/embrione, con un significato genericamente pro-vita, vita come compimento e senso della natura; e solo in questo senso, il senso filosofico e ottocentesco di empatia, puoi ben prescindere dalla coscienza; ma allora vale la considerazione piu' realistica che in molti hanno fatto, che il giudizio favorevole alla vita deve contestualizzarsi nelle specifiche situazioni che rendono la vita vivibile e piacevole, quindi nelle gravidanze desiderate in un contesto socio economico decente, non puo' valere come un assoluto.
Niko. Se leggi i miei interventi sono tutto tranne che assoluti. Anzi l'assolutezza cosi come la scissione manichea bene/male mi è particolarmente indigesta. Ho sempre sottolineato l'importanza della IGV e della sua regolamentazione, ma proprio nel nome di un antiassolutismo dovremmo anche metterci nei panni di quell'embrione. Empatia in senso etimologico significa condivisione della passione ed effettivamente prescindere da quello che pensano gli altri è stato un po' un volo pindarico. Però forse il senso che cercavo è quello di empatia nei confronti del tutto. Si può essere empatici anche nei confronti del pianeta o di una pianta, che non pensa ma che probabilmente è organizzata per continuare a vivere la sua vita di pianta. L'empatia probabilmente, in questo senso, è il bisogno di sentirci tutti collegati. Ciò non toglie che ogni tanto posso anche scrivere delle stupidaggini.
Purtroppo l'empatia universale confligge con l'evoluzione così com'è e tu Jacopus, che l'hai spiegata così bene al suo detrattore, non dovresti cadere nella buca guardando le stelle.
Citazione di: Ipazia il 18 Luglio 2022, 20:16:13 PMPurtroppo l'empatia universale confligge con l'evoluzione così com'è e tu Jacopus, che l'hai spiegata così bene al suo detrattore, non dovresti cadere nella buca guardando le stelle.
Non è detto che confligga. L'evoluzione procede per caso e necessità. Se una specie domina in un modo così eclatante come homo sapiens, caso e necessità possono condurre o all'estinzione della razza umana, perché il sistema terra non è più in grado di sostenere il bisogno di energia richiesta, oppure l'empatia universale o principio di responsabilità alla Jones diventano una opzione evolutiva.
Finora ci sono riuscite solo le piante a non confliggere, seppur tra loro non si facciano troppi complimenti sopra e sotto terra. Per noi onnivori la vedo dura l'empatia universale.