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LOGOS - Argomenti => Tematiche Culturali e Sociali => Discussione aperta da: Eutidemo il 09 Gennaio 2020, 14:30:53 PM

Titolo: La famiglia ed il lavoro
Inserito da: Eutidemo il 09 Gennaio 2020, 14:30:53 PM
In primo luogo, occorre tenere sempre  presente che tutti i cittadini, siano essi di genere femminile o maschile, (ed a prescindere dalle loro scelte sessuali), hanno lo stesso diritto di cercare di realizzare le proprie lecite aspirazioni in qualunque ambito; sia esso familiare, lavorativo o di altro genere.
Compito dello Stato, è quello di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che limitano di diritto o di fatto (o addirittura impediscono) la realizzazione di tali legittime aspirazioni; le quali, secondo le varie possibilita` e scelte individuali, devono tuttavia consistere in una attivita` o in una funzione che concorrano al progresso materiale o spirituale della societa`.
Al riguardo, si vedano anche gli artt.3 e 4 della Costituzione.

***
Ciò premesso, ed in ordine alla tematica "famiglia e il lavoro", occorre distinguere due aspetti:

A)
Rapporti "intra-genere".
Per quanto concerne i rapporti "intra-genere", e, cioè, tra donne e donne:
- fermo restando che quelle che scelgono di avere dei figli non possono essere lavorativamente emarginate rispetto alle altre, e che, quindi, lo Stato dovrebbe porre in essere tutti i provvedimenti idonei ad agevolarle (asili nido ecc.);
- tuttavia, quelle che scelgono di avere dei figli, non possono però neanche pretendere di ottenere le stesse realizzazioni lavorative di quelle che, invece, scelgono di dedicarsi esclusivamente al loro lavoro (sia esso dipendente, autonomo, professionale, artistico ecc.). 
Questo non sarebbe nè ragionevole, nè equo, nè giusto, perchè, se si cerca di realizzare contemporaneamente "due cose",  il risultato non può essere ovviamente lo stesso che se si cerca di realizzarne una sola! 

B)
Rapporti "inter-genere".
Per quanto concerne i rapporti "inter-genere", e, cioè, tra donne e uomini, nell'ambito della coppia eterosessuale (il che, però, vale anche per quella omosessuale), le cose sono invece un po' più complesse ed articolate.
Ed infatti, si possono avere diversi casi:

1)
Nel caso in cui i coniugi condividano "entrambi", spontaneamente e "consensualmente", una "concezione paolina" del rapporto di coppia ("le mogli siano sottomesse ai mariti, in quanto il marito è il capo della moglie" -Lettera agli Efesini 21/32-), il problema sostanzialmente non si pone, perchè è il marito a decidere la ripartizione dei compiti nell'ambito della famiglia.
Però, sebbene il 71,1% degli italiani si dichiari cattolico, questo, di fatto, risulta tecnicamente "falso", perchè nel 90% dei casi gli Italiani non condividono affatto l'assunto paolino di cui sopra; e, poichè quelle di San Paolo sono "lettere dogmatiche", chi non ne condivide il contenuto, al massimo può essere considerato un "cristiano", ma, sicuramente, non un "cattolico".
Ma questi sono tematiche religiose che esulano dal presente Topic.

2)
Nel caso, invece, in cui i coniugi non condividano "entrambi", spontaneamente e "consensualmente", una "concezione paolina" del rapporto di coppia (più o meno velata), secondo me, farebbero meglio a non sposarsi affatto, al fine di evitare un litigio ed un battibecco continuo.
Però tutti sono liberi di fare le scelte che preferiscono: l'"Heautontimorumenos", purtroppo, è un tipo umano molto diffuso (è il titolo di una commedia di Terenzio, che, in greco, "Ἑαυτὸν τιμωρούμενος", significa "Il punitore di se stesso").

3)
Nel caso, invece, in cui i coniugi condividano "entrambi", spontaneamente e "consensualmente", una "concezione paritaria" del rapporto di coppia, qualunque scelta, anche riguardo a quella di avere o meno dei figli (e su come ripartirne la gioia e l'onere), va effettuata in comune. 
Al riguardo, secondo me:
a)
In via di principio, una volta deciso di avere dei figli, la relativa gioia ed il relativo onere, dovrebbero essere ripartiti nella stessa identica misura tra entrambi i coniugi; ed infatti, sarebbe iniquo che tale, sia pur gradevole, gravame, incidesse in modo negativo, principalmente sull'attività lavorativa dell'uno, ed invece meno su quella dell'altro (fermo restando che, a seconda dell'età del minore, può risultare più o meno intenso l'impegno parentale dell'uno o dell'altro coniuge).
In tal modo, come detto sub A), la "sperequazione" rispetto ai colleghi senza figli, sarebbe:
- minore;
- equamente distribuita tra i coniugi.
b)
Però può verificarsi il caso in cui tale ripartizione paritaria nella "gestione" dei figli (per usare tale brutta espressione), possa risultare economicamente "svantaggiosa" per la coppia.
Ed infatti, per esemplificare al massimo, nel caso di una ripartizione strettamente paritaria dell'impegno parentale tra un coniuge che svolge una attività più remunerativa, e l'altro che svolge una attività meno remunerativa, potrebbe aversi:
- coniuge X, riduzione del guadagno da 40.000 a 20.000;
- coniuge Y, riduzione del guadagno da 20.000 a 10.000.
Nel qual caso il reddito complessivo della famiglia si ridurrebbe da 60.000 a 30.000.
Per cui, economicamente, sarebbe per loro molto più conveniente che, alla famiglia ed ai figli, si dedicasse precipuamente il coniuge Y, poichè, in tal modo, si avrebbe:
- coniuge X, riduzione del guadagno solo da 40.000 a 30.000;
- coniuge Y, riduzione del guadagno da 20.000 a 7.000.
Nel qual caso il reddito complessivo della famiglia si ridurrebbe da 60.000 a 37.000, invece che da 60.000 a 30.000.
Ovviamente, si tratta solo di un esempio paradigmatico (che al massimo potrebbe valere per due lavoratori autonomi), perchè le cose non sono certo così meccaniche; e, a seconda dei diversi ambiti lavorativi, possono entrare in ballo altri fattori, come l'avanzamento di stipendio, di carriera e simili.
La mia era solo una semplificazione esplicativa.
***
Cosa consegue da tale scelta?
Ne consegue che, in tal caso, il minor guadagno della moglie "in ambito lavorativo", dovrebbe essere compensato, in tutto o in parte, da un maggior "riconoscimento economico in ambito familiare"; perchè, se il coniuge più ricco riesce a guadagnare 10.000 euro in più, ciò è in buona parte dovuto anche al contributo al "ménage" familiare da parte del coniuge più povero, che riduce ulteriormente i suoi guadagni esterni per dedicarsi alla famiglia ( e non solo ai figli).
Il che, in effetti, quantomeno in parte ed in via presuntiva, costituisce la base di calcolo  dell'assegno di mantenimento in caso di divorzio.
https://www.studiocataldi.it/calcolo-assegno-mantenimento/
Ma dovrebbe contare anche a prescindere dai casi di divorzio.
Quindi sarebbe opportuno emanare un provvedimento di legge che tenga conto di quanto sopra!
Titolo: Re:La famiglia ed il lavoro
Inserito da: bobmax il 09 Gennaio 2020, 16:42:05 PM
Solo un chiarimento relativamente all'esempio.
 
La ripartizione paritaria dell'impegno parenterale è 50% ciascuno.
 
Nell'esempio, questo impegno è tale da richiedere in totale il 100% della disponibilità di un genitore. Infatti i due genitori hanno ciascuno una decurtazione del 50% del loro guadagno, ripartendo paritariamente l'impegno parenterale.
 
Se il genitore che guadagna di più contribuisce solo al 25% dell'impegno parenterale richiesto, potrà dedicare il 75% della sua capacità al lavoro retribuito, guadagnando in effetti 30.000 (40.000 x 75%)
 
Ma l'altro genitore, occupato per il 75% dall'impegno parenterale, potrà destinare al lavoro retribuito solo il 25%.
Di modo che il suo guadagno sarà di 5.000 (20.000 x 25%) e non di 7.000.
Titolo: Re:La famiglia ed il lavoro
Inserito da: viator il 09 Gennaio 2020, 22:44:20 PM
Salve Eutidemo. a proposito di : "Per quanto concerne i rapporti "inter-genere", e, cioè, tra donne e uomini, nell'ambito della coppia eterosessuale (il che, però, vale anche per quella omosessuale),...........".
Diciamo pure che le coppie omosessuali non dovrebbero venir riguardate dalla Costituzione o dalle Leggi. Ciò perchè (e lo dico su base puramente LOGICA e priva di implicazioni omofobe od omofile) proprio gli affari esclusivamente affettivi o sessuali delle PERSONE - una volta tolte di mezzo le responsabilità della procreazione - riguardano appunto le PERSONE e non le COPPIE e LE FAMIGLIE.

Per il medesimo criterio LOGICO non deve poter esistere un matrimonio omosessuale, dato anche (quasi nessuno se lo ricorda) che la corretta etimologia di "matrimonio" discende da "contratto per rendere madre" (estensivamente, se vogliamo, anche ".....per rendere padre").

I fatti propri affettivi, sessuali non riproduttivi, patrimoniali etc. etc............ripeto..........possono  e devono venir regolati solo da volontà e patti rigorosamente personali magari riconoscibili e registrabili dal Diritto ma mai sorgenti da questo ! Saluti.
Titolo: Re:La famiglia ed il lavoro
Inserito da: Jacopus il 10 Gennaio 2020, 01:54:27 AM
Per Viator. Perchè mai i rapporti omosessuali non dovrebbero essere regolati dalle leggi, oppure perchè mai non dovrebbero potersi sposare, con tutte le conseguenze, anche legali, del caso? Quale sarebbe la logica che ritieni debba esserci? Sposandosi ad esempio, il compagno che sopravvive ha diritto alla pensione di reversibilità, cosa che è impossibile anche facendo i più bei patti privati. E ciò vale sia per le coppie etero che per quelle omo.
La logica qui non c'entra niente. C'entrano invece i diritti delle persone e la mentalità retrograda di questo paese.
Immagina la stessa scena al tempo del regno di Israele. Un Eutidemo Levi, inizia a dire che la schiavitù andrebbe superata, magari attraverso un contratto di lavoro che regolarizzi la prestazione. Giunge nel corso della discussione un Viator Beniamino che dice "Eh no. Magari facciano i loro patti personali, ma la logica vuole che la schiavitù esiste e sia regolata per legge, anzi addirittura è regolata dalla Bibbia (ad esempio Esodo 21-2). Chi non accetta la schiavitù liberi i propri schiavi, ma l'istituto della schiavitù fa parte della logica. Infatti è lo stesso termine "schiavo,"" che, e spesso ce ne dimentichiamo, indica lo stato di servitù.
Titolo: Re:La famiglia ed il lavoro
Inserito da: niko il 10 Gennaio 2020, 02:30:38 AM
Citazione di: viator il 09 Gennaio 2020, 22:44:20 PM
Salve Eutidemo. a proposito di : "Per quanto concerne i rapporti "inter-genere", e, cioè, tra donne e uomini, nell'ambito della coppia eterosessuale (il che, però, vale anche per quella omosessuale),...........".
Diciamo pure che le coppie omosessuali non dovrebbero venir riguardate dalla Costituzione o dalle Leggi. Ciò perchè (e lo dico su base puramente LOGICA e priva di implicazioni omofobe od omofile) proprio gli affari esclusivamente affettivi o sessuali delle PERSONE - una volta tolte di mezzo le responsabilità della procreazione - riguardano appunto le PERSONE e non le COPPIE e LE FAMIGLIE.

Per il medesimo criterio LOGICO non deve poter esistere un matrimonio omosessuale, dato anche (quasi nessuno se lo ricorda) che la corretta etimologia di "matrimonio" discende da "contratto per rendere madre" (estensivamente, se vogliamo, anche ".....per rendere padre").

I fatti propri affettivi, sessuali non riproduttivi, patrimoniali etc. etc............ripeto..........possono  e devono venir regolati solo da volontà e patti rigorosamente personali magari riconoscibili e registrabili dal Diritto ma mai sorgenti da questo ! Saluti.


Viator, c'è qualcosa che non va nella tua logica, perché sebbene la maggior parte delle coppie etero sposate procreino "normalmente", c'è comunque una buona parte di coppie etero sposate che per scelta o per condizioni mediche non procreano mai nella vita o "procreano" in modi e in sensi diversi da quello tipico, con l'eterologa/l'utero in affitto/l'adozione, spesso per risolvere o aggirare un problema medico di sterilità, e godono comunque di tutti i diritti civili derivanti dal matrimonio pure se non hanno procreato mai, o hanno "procreato diversamente" con l'adozione, o sono ricorse a tecniche che prevedono l'intervento di terzi per procreare o addirittura per gestare; ora è vero che una coppia di due uomini o di due donne non potrà mai procreare normalmente, ma potrà vivere insieme non procreando (come molte coppie etero), o procurarsi figli con l'adozione, l'eterologa o l'utero in affitto (come molte coppie etero in cui uno dei due è sterile o molto vecchio), quindi non c'è alcun motivo logico per non estendere a loro il matrimonio, che gli darebbe gli stessi diritti delle coppie etero che non hanno mai procreato, ma sono comunque sposate, o che hanno superato un problema medico altrimenti insuperabile con tecniche di fecondazione o di gestazione eterologa, e sono comunque sposate.

Oppure si annulla il matrimonio per tutti, rimane come rito religioso per chi lo vuole fare, e gli effetti civili della "registrazione della convivenza", che sostituirebbe il matrimonio, varrebbero indistintamente per tutti i tipi di coppie. Ma che alcune coppie si possano sposare, e altre no, è discriminatorio, poiché la procreazione è banalmente solo un esito possibile e probabile del matrimonio, non un esito necessario e inevitabile, quindi chi non può o non vuole procreare non può essere escluso per principio dal matrimonio, a meno di non escludere tutti e non abolire un'istituzione vetusta e inutile, che per me sarebbe l'optimum, meglio ancora di legalizzare i matrimoni gay.

Io non vedo l'ora di non essere più classificabile tra i mammiferi, quando inventeranno una incubatrice abbastanza avanzata per una gravidanza interamente extrauterina, dall'inizio alla fine: in quel momento, in quel punto della storia, la razza umana (homo sapiens) uscirà dalla classificabilità tra i mammiferi da un punto di vista prettamente zoologico, e saremo sia mammiferi che ovipari, un po' come gli ornitorinchi, a proposito di postumano. Così non dovrò più sentire storie sulla famiglia "naturale", l'unione di uomo e donna santificata e ideologizzata come se fosse degna di una tutela particolare e stupidaggini varie. La natura è tecnologia, e la tecnologia, se gli diamo qualche secolo e non ci autodistruggiamo prima, ci farà superare la condizione di mammiferi, altroché famiglia naturale.

In alternativa, si dovrà inventare la macchina per fare il processo alle intenzioni o prevedere il futuro, se si vuol distinguere a priori tra chi si sposa con l'intenzione di procreare e chi si sposa senza l'intenzione di procreare.
Titolo: Re:La famiglia ed il lavoro
Inserito da: Eutidemo il 10 Gennaio 2020, 06:49:01 AM
Citazione di: bobmax il 09 Gennaio 2020, 16:42:05 PM
Solo un chiarimento relativamente all'esempio.

La ripartizione paritaria dell'impegno parenterale è 50% ciascuno.

Nell'esempio, questo impegno è tale da richiedere in totale il 100% della disponibilità di un genitore. Infatti i due genitori hanno ciascuno una decurtazione del 50% del loro guadagno, ripartendo paritariamente l'impegno parenterale.

Se il genitore che guadagna di più contribuisce solo al 25% dell'impegno parenterale richiesto, potrà dedicare il 75% della sua capacità al lavoro retribuito, guadagnando in effetti 30.000 (40.000 x 75%)

Ma l'altro genitore, occupato per il 75% dall'impegno parenterale, potrà destinare al lavoro retribuito solo il 25%.
Di modo che il suo guadagno sarà di 5.000 (20.000 x 25%) e non di 7.000.

Hai perfettamente ragione!
La mia era solo una esemplificazione, tanto per dare un'idea, ma non mi ero neanche messo a fare i calcoli; 7000 me li sono inventati a caso, solo per indicare una cifra minore.
E' ovvio che 5.000  è la cifra esatta! :)
Titolo: Re:La famiglia ed il lavoro
Inserito da: Eutidemo il 10 Gennaio 2020, 07:02:44 AM
Ciao Viator :)
Ribadisco il concetto che il mio discorso, per quanto concerne i rapporti "inter-genere", e, cioè, tra donne e uomini, nell'ambito della "coppia" eterosessuale,  vale anche per quella omosessuale; ed infatti, laddove "di fatto" esista una "coppia" omosessuale con figli (dell'uno o dell'altro ecc.), anche in tale ambito, ovviamente, si deve provvedere ad una ridistribuzione dei "carichi" familiari, anche in relazione alle attività lavorative di entrambi.
Io, infatti, ho parlato di rapporti economici all'interno "COPPIA", e non del "MATRIMONIO", della cui legittimità o meno tra omosessuali non mi sono minimamente occupato; ed al cui riguardo, semmai, sarebbe opportuno aprire un TOPIC a parte, perchè qui è decisamente O.T.
Un saluto :)
Titolo: Re:La famiglia ed il lavoro
Inserito da: Eutidemo il 10 Gennaio 2020, 07:10:53 AM
Ciao Jacopus e Niko. :)
Come ho già scritto in risposta a Viator, ribadisco il concetto che il mio discorso, per quanto concerne i rapporti "inter-genere", e, cioè, tra donne e uomini, nell'ambito della "coppia" eterosessuale,  deve indubbiamente valere anche per quella omosessuale; ed infatti, laddove esista una "coppia" omosessuale con figli (dell'uno o dell'altro ecc.), anche in tale ambito, ovviamente, si deve provvedere ad una ridistribuzione dei "carichi" familiari, anche in relazione alle attività lavorative di entrambi.
Io, infatti, ho parlato di rapporti economici all'interno "COPPIA", e non del "MATRIMONIO", della cui legittimità o meno tra omosessuali non mi sono minimamente occupato; ed al cui riguardo, semmai, sarebbe opportuno aprire un TOPIC a parte.
Per inciso, anche io ritengo che i rapporti tra omosessuali dovrebbero essere regolati dalle leggi; anche (ma non solo) perchè ormai è possibile "procreare" in modi e in sensi diversi da quello tipico.
Però si tratta di un tema, meritevole di un autonomo Topic, che, però, è diverso da quello da me aperto in questa sede!
Un saluto :)
Titolo: Re:La famiglia ed il lavoro
Inserito da: anthonyi il 10 Gennaio 2020, 08:12:24 AM
Citazione di: viator il 09 Gennaio 2020, 22:44:20 PM
Salve Eutidemo. a proposito di : "Per quanto concerne i rapporti "inter-genere", e, cioè, tra donne e uomini, nell'ambito della coppia eterosessuale (il che, però, vale anche per quella omosessuale),...........".
Diciamo pure che le coppie omosessuali non dovrebbero venir riguardate dalla Costituzione o dalle Leggi. Ciò perchè (e lo dico su base puramente LOGICA e priva di implicazioni omofobe od omofile) proprio gli affari esclusivamente affettivi o sessuali delle PERSONE - una volta tolte di mezzo le responsabilità della procreazione - riguardano appunto le PERSONE e non le COPPIE e LE FAMIGLIE.

Per il medesimo criterio LOGICO non deve poter esistere un matrimonio omosessuale, dato anche (quasi nessuno se lo ricorda) che la corretta etimologia di "matrimonio" discende da "contratto per rendere madre" (estensivamente, se vogliamo, anche ".....per rendere padre").

I fatti propri affettivi, sessuali non riproduttivi, patrimoniali etc. etc............ripeto..........possono  e devono venir regolati solo da volontà e patti rigorosamente personali magari riconoscibili e registrabili dal Diritto ma mai sorgenti da questo ! Saluti.

Ciao viator, direi che mi trovo con le tue affermazioni, la funzione del matrimonio nella nostra società ha poco a che fare con la sessualità degli individui, e molto con la funzione educativa nei confronti dei figli.
Oltretutto l'istituzione di un "matrimonio gay" presenta lo spiacevole effetto di produrre una registrazione di coloro che hanno una certa propensione sessuale, e questo non credo sia opportuno.
Il desiderio delle persone che si vogliono bene di convivere stabilmente credo vada comunque salvaguardato, favorendo una ufficializzazione delle convivenze tra 2 o più persone senzienti, indipendentamente dal fatto che alla base di tale scelta vi sia una ragione sessuale o meno.
Un saluto
Titolo: Re:La famiglia ed il lavoro
Inserito da: viator il 10 Gennaio 2020, 12:43:12 PM
Salve Eutidemo.  A dire il vero, se tu intendevi trattare e richiamare il presente argomento in una ottica esclusiva di COPPIA, avresti dovuto titolarlo diversamente da "La FAMIGLIA ed il lavoro". Naturalmente tu conoscerai benissimo il diverso significato di tali due concetti relazionali. Saluti.
Titolo: Re:La famiglia ed il lavoro
Inserito da: niko il 10 Gennaio 2020, 12:52:43 PM
Citazione di: anthonyi il 10 Gennaio 2020, 08:12:24 AM
Citazione di: viator il 09 Gennaio 2020, 22:44:20 PM
Salve Eutidemo. a proposito di : "Per quanto concerne i rapporti "inter-genere", e, cioè, tra donne e uomini, nell'ambito della coppia eterosessuale (il che, però, vale anche per quella omosessuale),...........".
Diciamo pure che le coppie omosessuali non dovrebbero venir riguardate dalla Costituzione o dalle Leggi. Ciò perchè (e lo dico su base puramente LOGICA e priva di implicazioni omofobe od omofile) proprio gli affari esclusivamente affettivi o sessuali delle PERSONE - una volta tolte di mezzo le responsabilità della procreazione - riguardano appunto le PERSONE e non le COPPIE e LE FAMIGLIE.

Per il medesimo criterio LOGICO non deve poter esistere un matrimonio omosessuale, dato anche (quasi nessuno se lo ricorda) che la corretta etimologia di "matrimonio" discende da "contratto per rendere madre" (estensivamente, se vogliamo, anche ".....per rendere padre").

I fatti propri affettivi, sessuali non riproduttivi, patrimoniali etc. etc............ripeto..........possono  e devono venir regolati solo da volontà e patti rigorosamente personali magari riconoscibili e registrabili dal Diritto ma mai sorgenti da questo ! Saluti.

Ciao viator, direi che mi trovo con le tue affermazioni, la funzione del matrimonio nella nostra società ha poco a che fare con la sessualità degli individui, e molto con la funzione educativa nei confronti dei figli.
Oltretutto l'istituzione di un "matrimonio gay" presenta lo spiacevole effetto di produrre una registrazione di coloro che hanno una certa propensione sessuale, e questo non credo sia opportuno.
Il desiderio delle persone che si vogliono bene di convivere stabilmente credo vada comunque salvaguardato, favorendo una ufficializzazione delle convivenze tra 2 o più persone senzienti, indipendentamente dal fatto che alla base di tale scelta vi sia una ragione sessuale o meno.
Un saluto



Il matrimonio è matrimonio, cioè un'unione tra due persone, non deve essere gay o non gay. Se uno vuole nascondere le proprie tendenze sessuali può anche non sposarsi (sposarsi non è obbligatorio).  

Per farti vedere la cosa a parti invertite, pure uno che è nato e cresciuto in uno di quei quartieri di alcune metropoli degli usa in cui la maggior parte (più del cinquanta per cento) degli abitanti è gay, può sviluppare uno strano complesso psicologico per cui lui è etero ma si vergogna di essere etero, in quanto diverso dalla gente del suo quartiere, con cui è nato e cresciuto...
e allora non sarà certo obbligato per legge a sposarsi, ma potrà portare avanti una relazione etero clandestinamente, se così ritiene; esattamente come tanti gay nel mondo che hanno complessi di colpa o una "normalità di facciata" (da mantenere in ambienti bigotti che vedono l'eterosessualità come normalità), per loro scelta (più o meno sofferta e obbligata) portano avanti relazioni gay clandestinamente, appunto per non uscire allo scoperto e non "registrarsi": il matrimonio non è e non deve essere mai obbligatorio, per nessuno!

Comunque, visto che ho detto che il matrimonio deve essere l'unione tra due persone a prescindere dalla tendenza sessuale, ci tengo a precisare che anche riguardo al fatto del due, spero che prima o poi evolveremo verso condizioni di disponibilità di opzioni più naturali e diversificate, tipo poligamia, poliandria, poliamoria, eccetera, e cadrà l'obbligo (vetusto e residuale) che il matrimonio debba essere per forza  tra due persone, come se il due nelle relazioni umane fosse un numero magico che significa qualcosa più degli altri, ma ancora non siamo pronti a questa evoluzione e siamo legati all'idea romantico-procreativa dell'amore di coppia.

Comunque a proposito di tutto il discorso in generale, sono interessanti anche i pregiudizi sociali che ci sono nei confronti di coppie antipaoline, in cui la donna lavora e l'uomo sta a casa coi figli; come occidentali ci pensiamo liberi ed emancipati dal punto di vista delle relazioni e dell'organizzazione della vita familiare, ma penso che molti, soprattutto italiani, se sapessero di una coppia così, in cui, per scelta di entrambi e non per problemi temporanei e contingenti, la donna lavora e l'uomo fa le faccende domestiche e sta a casa coi figli, nel loro profondo inorridirebbero, per non parlare della possibilità di coppie antipaoline nei confronti del potere e della decisionalità, in cui consensualmente comanda e prende le decisioni più importanti la donna.

Nelle tipologie degli esempi iniziali di coppie possibili nel post di apertura, è interessante notare che le coppie antipaoline, in cui la donna decide e il marito esegue, o in cui la donna lavora e il marito sta a casa, neanche figuravano, e questo ci definisce come tipo di società e di cultura che siamo, e ci fa capire come i morti pesino sui vivi, la tradizione sull'innovazione.
Titolo: Re:La famiglia ed il lavoro
Inserito da: Eutidemo il 10 Gennaio 2020, 16:13:45 PM
Citazione di: viator il 10 Gennaio 2020, 12:43:12 PM
Salve Eutidemo.  A dire il vero, se tu intendevi trattare e richiamare il presente argomento in una ottica esclusiva di COPPIA, avresti dovuto titolarlo diversamente da "La FAMIGLIA ed il lavoro". Naturalmente tu conoscerai benissimo il diverso significato di tali due concetti relazionali. Saluti.

Ciao Viator. :)
Ritengo che il mio titolo "La famiglia ed il lavoro", sia perfettamente corretto ed adeguato al tema.

***
Ed infatti, in lingua italiana, la "famiglia" consiste in un nucleo sociale rappresentato da due o più individui, non necessariamente di sesso diverso, che vivono nella stessa abitazione e "di norma" ma non "necessariamente", sono legati tra di loro da rapporti di matrimonio parentela o di affinità; tanto è vero che, giuridicamente, lo "Stato di famiglia" è quel certificato nel quale sono indicate tutte le persone che abitano nella stessa casa indipendentemente dal fatto che ci sia o meno tra di loro un rapporto di matrimonio parentela o di affinità.
Una famiglia, invero, può essere costituita anche da una sola persona, come da due, tre, quattro, cinque ecc.; per cui, a mio avviso, è perfettamente lecito occuparsi di quel particolare tipo di "famiglia" costituito da due persone, cioè, da una "coppia".

***
Sempre di una "famiglia" si tratta, a prescindere dalla circostanza che si tratti:
- di una coppia legata da rapporti sentimentali di carattere eterosessuale;
- di una coppia legata da rapporti sentimentali di carattere omosessuale;
- e persino di una coppia non legata da rapporti sentimentali nè di carattere eterosessuale nè di carattere omosessuale, ma solo di convivenza e di affetto.
Ad esempio, una coppia di fratelli, può benissimo convivere con il figlio di uno dei due (ovvero con un figlio adottato), ed anche in questo caso si pone il problema di come conciliare le esigenze familiari, con quelle lavorative di ciascuno dei due.

***
Per semplicità espositiva, io ho fatto riferimento al caso più comune, cioè quello del matrimonio eterosessuale; ma, non per questo ho inteso escludere nessuno degli altri tipi di coppia.
Sempre di famiglie si tratta!

***
E, a voler fare i pignoli, non ho inteso escludere nemmeno le famiglie composte da tre o quattro persone (per esempio due fratelli e due sorelle), che si trovino, per le circostanze più svariate, a doversi occupare congiuntamente di uno o più minori; anche in questo caso, infatti, si pone il problema di come conciliare le esigenze familiari, con quelle lavorative dei suoi appartenenti.

***
Un saluto! :)
Titolo: Re:La famiglia ed il lavoro
Inserito da: viator il 10 Gennaio 2020, 21:42:27 PM
Salve Jacopus. Circa le tue posizioni su questo argomento decido, rispettando il suggerimento di Eutidemo, di aprire il nuovo "topic" "Matrimonio e Famiglia" che troverai in questo stessa Sezione. Se interessato, potrai rivolgerti ivi. Saluti.
Titolo: Re:La famiglia ed il lavoro
Inserito da: viator il 10 Gennaio 2020, 22:36:06 PM
Salve Jacopus. Citando infine quanto di tuo non ho commentato nel nuovo mio topic di oggi :
"Immagina la stessa scena al tempo del regno di Israele. Un Eutidemo Levi, inizia a dire che la schiavitù andrebbe superata, magari attraverso un contratto di lavoro che regolarizzi la prestazione. Giunge nel corso della discussione un Viator Beniamino che dice "Eh no. Magari facciano i loro patti personali, ma la logica vuole che la schiavitù esiste e sia regolata per legge, anzi addirittura è regolata dalla Bibbia (ad esempio Esodo 21-2). Chi non accetta la schiavitù liberi i propri schiavi, ma l'istituto della schiavitù fa parte della logica. Infatti è lo stesso termine "schiavo,"" che, e spesso ce ne dimentichiamo, indica lo stato di servitù."
Non comprendo il senso. Quando io, intervenendo, parlavo di libere pattuizioni personali eventualmente contrapposte a pubblici contratti (matrimoniali) non intendevo certo affermare che le relazioni che possono o debbono esserci tra le persone si riducano unicamente a trali due categorie di rapporti giuridici. Ovvio che, al di là di tali due tipologie debbano comunque esistere le Leggi, tra le quali quelle che oggi si occupano di vietare la schiavitù.
E quindi che c'entrano i richiami biblici ?
Titolo: Re:La famiglia ed il lavoro
Inserito da: viator il 10 Gennaio 2020, 22:49:37 PM
Salve niko. Il problema è che il matrimonio è una istituzione socialmente necessaria ma umanamente ipocrita. E' un contratto con il quale non ci si impegna tra i contraenti (impossibile regolamentare per contratto amore, rispetto, solidarietà, sessualità, fecondità, cioè gli aspetti concreti di un progetto di vita). L'impegno è verso i testimoni del contratto e gli osservatori della sua applicazione esteriore (cioè la comunità).
L'unione migliore (ahimè  rarissima e preziosa ad incontrarsi) è quella tra persone libere che restino sempre tali e si confermino continuamente l'un l'altra.
Non quella tra persone inchiodate da delle firme. Saluti.
Titolo: Re:La famiglia ed il lavoro
Inserito da: viator il 10 Gennaio 2020, 23:05:12 PM
Salve Eutidemo. Purtroppo non sono assolutamente d'accordo circa la definizione di famiglia.
Per famiglia si intende un nucleo sociale composto da almeno due persone (da soli si è individui o tante altre belle cosine) almeno una delle quali risulta ascendente o discendente biologico dell'altra. Che poi la Legge (che non è la Lingua Italiana nè l'Antropologia, nè la Biologia, ma deve tener conto della Sociologia) includa in tale definizione anche gli adottati, possiamo accettarlo. In tal caso si stabilirà la distinzione tra famiglia biologica e famiglia socialmente costruita.
Nel concetto di famiglia deve risultare incluso il ruolo di cellula sociale plurigenerazionale (di qui la necessaria presenza di almeno un genitore ed almeno un figlio).
Se due persone si sposano davanti alla Legge, sinchè non generano o adottano figli, saranno pure una famiglia "in potenza" ma secondo una ragionevole logica andrebbero considerati UNA COPPIA. Saluti.
Titolo: Re:La famiglia ed il lavoro
Inserito da: Eutidemo il 12 Gennaio 2020, 08:30:29 AM
Ciao Viator. :)
Non c'è nessun problema, in quanto tu puoi scegliere la definizione di famiglia che preferisci! ;)
Però:
1) - Non puoi pretendere nè che sia l'unica legittima, nè che tutti debbano condividerla.
2)- Non puoi pretendere nemmeno che essa resti invariata nel tempo, perchè, originariamente la "famīlia" (che deriva dal termine "famulus" cio' servo)  si riferiva al patrimonio del capo della familia, che comprendeva moglie, figli e schiavi.
3)- Non puoi pretendere, infine, che essa debba restare identica da cultura a cultura, visto che esiste anche la poligamia.

***
Quanto al fatto che per, per "famiglia", si debba intendere esclusivamente un nucleo sociale composto da almeno due persone, almeno una delle quali risulta ascendente o discendente biologico (o adottato) dell'altra, a prescindere da quanto detto sub 1), 2) e 3), questa è soltanto una tua personale ed alquanto bizzarra concezione; ed infatti, a nessuno dotato di buon senso verrebbe mai in mente di sostenere (legge a parte, la quale lo prevede espressamente), che dei fratelli che convivono sotto lo stesso tetto non costituiscano anche loro una "famiglia". ;D
Penso che non lo sosterebbe neanche un soggetto che abbia una visione molto  "tradizionale" della società.

***
Giuridicamente e linguisticamente, poi, come già ti ho spiegato, la tua concezione di famiglia è del tutto erronea ed aberrante; senza considerare che la legge italiana è scritta in lingua italiana, e non certo in lingua cinese! :D
Quanto all'Antropologia, alla Biologia, ed alla Sociologia, in tutte e tre il concetto di famiglia è molto lontano dal tuo, in quanto:
a)
Antropologicamente:
- esistevano culture matrilineari (discendenza uterina), nelle quali un individuo era considerato appartenere allo stesso gruppo familiare di discendenza della propria madre, ed il padre era del tutto estraneo alla famiglia;
- tutt'oggi esistono culture in cui la famiglia è concepita in modo abissalmente diverso dal nostro (e, soprattutto, dal tuo);
b)
Biologicamente la maggior parte degli animali, con qualche eccezione (come nel caso degli uccelli) si riproduce senza formare nulla che rassomigli, sia pur vagamente, alla coppia monogamica ed alla famiglia quali te le immagini tu.
c)
Sociologicamente, infine, ti faccio presente che viviamo nel terzo millennio, mentre la tua concezione sociologica risale ad un passato che non esiste più; sebbene nulla vieti che uno voglia continuare a propugnarla.

***
Quanto al fatto, infine, che, secondo la tua  "ragionevole" logica  due coniugi sterili non costituiscono una famiglia "in atto", ma solo una mera coppia o una famiglia "in potenza", questa, a mio avviso, costituisce una delle affermazioni più "irragionevoli" che io abbia mai sentito pronunciare (almeno secondo la mia logica); non ho mai sentito neanche un parroco di campagna sostenere una cosa del genere. ;D

***
Come ho detto, ciascuno è libero di scegliere la definizione di "famiglia" che preferisce, ma non di presumere che essa debba essere l'unica "giusta" e che, quindi, essa debba necessariamente condivisa dagli altri (compresa la mia, ovviamente).
Per cui, per me, puoi benissimo tenerti la tua...ma non pretendere di venire ad imporla a me; tra l'altro, senza valide motivazioni, come sopra mi sembra ampiamente argomentato!

Un saluto :)

P.S.
Fermo restando che tu puoi legittimamente avere la concezione della famiglia che preferisci (senza pretendere di imporla agli altri), mi permetto di darti, però, un amichevole consiglio al fine di evitare SANZIONI.
Se devi autocertificare la cosa, ricordati che, per legge, nel tuo "stato di famiglia" devi indicare tutti coloro che convivono con te e che sono a te legate da un vincolo di:
- parentela,
- affinità,
- matrimonio,
- semplicemente "affettivo".
Per cui, se convivi con qualcuno che non sia tua moglie, parente o affine, ma con il quale sei comunque legato fa un vincolo affettivo (maschio o femmina che esso sia), lo devi comunque indicare. ;)
Circa il "vincolo affettivo", in taluni casi, ma non necessariamente, può anche essere formalizzato legalmente in base alla Legge 20 maggio 2016, n. 76
Titolo: Re:La famiglia ed il lavoro
Inserito da: viator il 12 Gennaio 2020, 14:15:19 PM
Salve Eutidemo. Ti ringrazio della tua precisa replica. Non è che io ignori o rifiuti, a livello di Lingua, Diritto e prassi, il corrente significato di famiglia. Mi diverto ad esplorare quelle che io considero delle piccole assurdità all'interno di un patrimonio culturale che non posso e non voglio certo cambiare. Tu certamente saprai quante stupidaggini stanno scritte all'interno delle Leggi dello Stato, anche per via della loro eccessiva mole quantitativa, creata per "selezionarne" l'applicabilità a seconda delle circostanze (ufficialmente perchè siamo una Grande Civiltà del Diritto).

Circa l'aspetto . ".................(legge a parte, la quale lo prevede espressamente), che dei fratelli che convivono sotto lo stesso tetto non costituiscano anche loro una "famiglia"", la Legge ed il dizionario prevedano pure ciò che vogliono il Popolo ed il Legislatore ma - sempre secondo me - i due fratelli, nel caso i loro genitori siano deceduti,  rappresentano le VESTIGIA di una ex-famiglia ora ridottasi ad una coppia di cittadini consanguinei conviventi.
Nel caso invece uno od entrambi i loro genitori sopravvivono, essi rappresentano una PORZIONE di famiglia la quale nella propria intierezza includerà anche la parte genitoriale (non importa quanto distanziata nello spazio o nell'armonia o negli interessi).

Il buon senso (è impossibile stabilire specificamente che ne possieda e chi no, poichè occorrerebbe poter collaudare tutte le tesi che esso è in grado di esprimere) lasciamolo pure stare. Esso rappresenta semplicemente il modo di ragionare che permette al mondo di funzionare con il minimo danno ed il massimo vantaggio per chi lo popola.

Infine, sorvolando su altri aspetti di troppo laboriosa elaborazione (oltre ad essere un ignorante sono pure pigro nel pensare e nello scrivere) all'interno del nostro contradditorio (antro-, bio- socio-) voglio solo notare : "Quanto al fatto, infine, che, secondo la tua  "ragionevole" logica  due coniugi sterili (io Viator ho detto : sinchè non generano o non adottano !) non costituiscono una famiglia "in atto", ma solo una mera coppia o una famiglia "in potenza", questa, a mio avviso, costituisce una delle affermazioni più "irragionevoli" che io abbia mai sentito pronunciare (almeno secondo la mia logica); non ho mai sentito neanche un parroco di campagna sostenere una cosa del genere. (https://www.riflessioni.it/logos/Smileys/default/grin.gif)"  l'involontaria ironia del tuo riferirti alla visione della Chiesa Cattolica circa un argomento così squisitamente sociologico. Loro sì che rappresentano la "punta di diamante" del buonsenso, dell'aggiornatezza socialculturale, della tolleranza !!.

Per ultimo, permettimi di rimproverarti una piccola "caduta di stile" a proposito di "........siamo nel terzo millennio !".
Ma per caso che quando si deve discettare circa il bene, il male, l'utile, il dannoso, l'appropriato, il giusto, l'iniquo...........................occorre prima consultare il calendario ? Saluti.
Titolo: Re:La famiglia ed il lavoro
Inserito da: Eutidemo il 12 Gennaio 2020, 15:12:19 PM
Ciao Viator.  :)
So benissimo che tu non sei affatto un ignorante, e che, quindi, a livello di lingua, diritto e prassi, ecc. non ignori affatto il corrente significato del termine "famiglia"; però, come ho detto, sei anche liberissimo di inventarti il personale  significato di "famiglia" che più ti aggrada.
Ed infatti, se a qualcuno piace chiamare lumache le tartarughe, non verrà certo incriminato per questo. ;D
Però, in base alle sue personali definizioni, non può certo venire a criticare le definizioni e i "titoli" degli altri! ;)

***
Sono invece perfettamente d'accordo con te,  sul fatto che, all'interno delle leggi dello Stato, ci sono scritte molte stupidaggini, anche per via della loro eccessiva mole quantitativa; creata, talvolta in modo infelice, per faticosamente adeguarsi:
- alla sempre maggiore complessità della società moderna;
- alla rapida evoluzione della stessa.
Però si tratta di una quantità di stupidaggini, molto minore di quella di coloro che criticano la legge:
- senza conoscerla;
- senza capirla.
Non mi riferisco a te, ma parlo in generale.

***
Quanto a due fratelli che convivono sotto lo stesso tetto, nel caso in cui i loro genitori siano deceduti,  sono d'accordo con te che si tratta di "una coppia di cittadini consanguinei conviventi"; cioè, appunto, più sinteticamente una "famiglia", sia secondo l'accezione comune che secondo quella legale.

***
Sono anche d'accordo con te che essi rappresentano le "VESTIGIA" di una famiglia originaria che ormai non c'è più, così come  rappresentano le "VESTIGIA" di una famiglia originaria che ormai non c'è più una vedova col proprio figlio; ma, in entrambi i casi, si tratta pur sempre di "famiglie" a pieno titolo, seppur decurtate dalla morte di parte dei loro membri (come, purtroppo, capita a molte famiglie).

***
Quanto al concetto di "PORZIONE", lo trovo alquanto bizzarro; sarebbe come dire che, se sventuratamente muore l'alunno di una "classe scolastica", da quel momento in poi non si può più definirla una "classe scolastica",  bensì solo una "porzione di classe scolastica". ;D
Vabbè, ma sempre una "classe" rimane; così come rimane una "famiglia" quella decurtata dalla morte di uno dei suoi "membri".

***
Sono d'accordo con te anche sul fatto che "il buon senso" sia opinabile; ma non va confuso col "senso comune", che non sempre è "buono"!  :(
Al riguardo ti rinvio al capitolo XXXII dei "Promessi Sposi", quando Manzoni scrive: "Il buon senso c'era ma se ne stava nascosto per paura del senso comune". :D

***
Quanto al mio richiamo al parroco di campagna, ti rassicuro sul fatto che la mia ironia non era affatto "involontaria", ma palesemente "voluta"; ed infatti, intendevo dire che anche il rappresentate archetipico delle concezioni sociologiche più retrive e tradizionalistiche, non arriverebbe mai ad affermare (come te), che una coppia sterile non costituisce una famiglia. ;)

Un saluto! :)
 
Titolo: Re:La famiglia ed il lavoro
Inserito da: viator il 12 Gennaio 2020, 17:11:29 PM
Salve Eutidemo : "così come  rappresentano le "VESTIGIA" di una famiglia originaria che ormai non c'è più una vedova col proprio figlio"............NOOO! Vedova con figlio rappresentano una famiglia restante in sè la medesima precedente ma che ha cambiato composizione (lo stesso dicasi di una famiglia in cui arriva un nuovo nato!) e non una "vestigia". Sono famiglia concettualmente intera poichè la discriminante (l'aspetto o gli aspetti che devono NECESSARIAMENTE esserci perchè una qualsiasi cosa sia quella e non un'altra) è la GENITORIALITA'.
Per i due fratelli non è così perchè manca la genitorialità, per cui la famiglia di cui facevano parte è svanita.

Quindi poi : "Quanto al concetto di "PORZIONE", lo trovo alquanto bizzarro; sarebbe come dire che, se sventuratamente muore l'alunno di una "classe scolastica", da quel momento in poi non si può più definirla una "classe scolastica",  bensì solo una "porzione di classe scolastica".
Una classe scolastica inaugurata con 30 allievi sul registro, nel caso in cui uno od alcuni di essi spariscano senza venir rimpiazzati........diventa una PORZIONE della classe scolastica originaria.

Mi scuso con tutti i lettori occasionali dei miei interventi su questo ed altri miei argomenti, poichè molti di essi si sentiranno "sconvolti" dal leggere simili sequenze di PEDANTERIE. In ciò preceduto o seguito anche da altri utento del Forum.

Si chiama dialettica, ed a me piace "suggerire" interpretazioni non convenzionali di concetti magari triti e ritriti.

Essendo tali interpretazioni spesso controcorrente, sarebbe impossibile dar loro un qualsiasi senso senza dover insistere pedantemente su molte delle parole che uso. Saluti a tutti.
Titolo: Re:La famiglia ed il lavoro
Inserito da: Eutidemo il 13 Gennaio 2020, 07:11:56 AM
Ciao Viator. :)
Non capisco, adesso, il tuo sottile "distinguo" tra chi perde un solo genitore e chi li perde tutti e due, quando scrivi, invece, che: "Vedova con figlio rappresentano una famiglia restante in sè la medesima precedente ma che ha cambiato composizione (lo stesso dicasi di una famiglia in cui arriva un nuovo nato!) e non una "VESTIGIA "."
Vale a dire che:
- se in un incidente stradale muoiono entrambi i genitori, ma i figli maggiorenni con loro conviventi sopravvivono, loro non costituiscono più una famiglia, ma solo una VESTIGIA di famiglia;
- se, invece,  in un incidente stradale muore un solo genitore, ma i figli maggiorenni con loro conviventi sopravvivono, loro costituiscono la stessa famiglia, restante in sè la medesima precedente ma che ha solo cambiato composizione.
Vabbè, come ho detto ciascuno è libero di vedere la stessa cosa con le angolazioni vuole, anche se preconcette! :)

***
Ed infatti giustifichi il tuo assunto, con una argomentazione che a me suona un tantino, per così dire,  "anapodittica", sostenendo "gratuitamente" che, nel secondo caso, la mamma e i due figli sopravvissuti: "...sono famiglia concettualmente intera poichè la discriminante (l'aspetto o gli aspetti che devono NECESSARIAMENTE esserci perchè una qualsiasi cosa sia quella e non un'altra) è la GENITORIALITA'. Per i due fratelli non è così perchè manca la genitorialità, per cui la famiglia di cui facevano parte è svanita".
Da che cosa desumi che, logicamente, la discriminante necessaria perchè possa parlarsi di una "famiglia" sia la GENITORIALITA'? ???
Dove sta scritto?

***
A me sembra che la tua "preconcetta" concezione della "famiglia", legata alla "procreazione" ed alla "genitorialità":
- oltre ad essere di per sè ormai arcaica e non più socialmente accettabile (sebbene ci sia ancora qualcuno che la condivide);
- viene però da te spinta maniacalmente oltre ogni ragionevole limite.
Tanto che dubito che essa potrebbe essere condivisa anche da coloro che ne condividono l'assunto tradizionalista di base.
Ed infatti, un conto è seguire ancora il vecchio (ora modificato) Codice Canonico "Matrimonii finis primarius est procreatio atque educatio prolis" (Can. 1013. §1), ed un altro conto è portarlo alle sue conseguenze estreme, ben oltre gli intendimenti di tale assunto.

***
Cioè, per tornare al "parroco di campagna", dubito che gli passerebbe mai per la testa, per consolarli, di dire ai due orfani: "Ormai voi due non costituite più una famiglia, anche se continuerete a convivere insieme nella stessa casa come prima, e, quindi, anche se continuerete a risultare come prima nello stesso stato di famiglia" :(

***
Quanto al concetto di "PORZIONE", vedo che tu sei un "epigono" degli antichi inventori del "sofisma della nave" (che, bada, non ha niente a che vedere con il paradosso della nave di Teseo); secondo il quale, se una nave perde  un chiodo, ed esso non viene sostituito, quella nave non esiste più, ma ne resta soltanto una "PORZIONE". :D
Così come "Viator" di ritorno dal barbiere, avendo perso in capelli buona parte di sè, non è più  il "Viator" originario, bensì solo una "PORZIONE" di "Viator"! ;D  ;D  ;D
Come sofisma è divertente, ma volerlo applicare "seriamente" a dei casi concreti e reali, mi sembra decisamente fuori luogo!

***
Ed infatti, dire che "una classe scolastica inaugurata con 30 allievi sul registro, nel caso in cui uno od alcuni di essi spariscano senza venir rimpiazzati........diventa una PORZIONE della classe scolastica originaria" :
- costituisce una "ovvietà" per quanto concerne la "consistenza numerica originaria" di quella classe;
- costituisce, invece, una "sciocchezza", se con ciò, si vuole sostenere che quella classe scolastica non è più la stessa classe scolastica.
Quando ero in TERZA B, ho perso due compagni, ma la TERZA B è rimasta.

***
Fuor di metafora, dire che "la famiglia Rossi, nel caso in cui uno od alcuni dei suoi membri spariscano senza venir rimpiazzati........diventa una PORZIONE della famiglia Rossi originaria" :
- costituisce una "ovvietà" per quanto concerne la "consistenza numerica originaria" di quella famiglia;
- costituisce, invece, una "sciocchezza", se con ciò, si vuole sostenere che quella famiglia, non è più la famiglia Rossi.

***
Comunque, mi associo a te nello scusarmi con tutti i lettori occasionali dei nostri interventi, poichè molti di essi si sentiranno "sconvolti" dal leggere simili sequenze di PEDANTERIE.

***
In effetti, come giustamente osservi, si chiama "dialettica", ed a me pare che, senza offesa, tu spesso faccia ricorso ad espedienti dialettici di tipo un po' troppo spinto e, talvolta, di carattere alquanto "sofistico"; però, avendo io seguito all'Università un corso di "eristica", è un po' difficile che con me tali "escamotage" possano attaccare. ;)

***
Quindi, se tu sei d'accordo, io direi di farla finita qui, per non tediare gli altri (e noi stessi): io mi tengo il mio titolo, e tu le tue opinioni al riguardo, verso le quali nutro il massimo rispetto!
Facciamola "patta"!

Un saluto :)
Titolo: Re:La famiglia ed il lavoro
Inserito da: Sariputra il 13 Gennaio 2020, 09:23:23 AM
Spesso le donne faticano non poco ad accettare che il compagno di vita non lavori, o abbia perso il lavoro, magari a cagione di malanni o vicissitudini aziendali varie, e si trovi in uno stato di prostrazione esistenziale, soprattutto se si trova in quell'età in cui molti pensano già alla pensione. L'uomo che non lavora e si dedica obtorto collo alle faccende domestiche è meno considerato socialmente della stessa casalinga. Spesso è costretto a subire anche i malcelati sorrisi dei parenti e degli amici. In realtà è quasi sempre il suo stesso senso di colpa per trovarsi in quella situazione che gli fa vedere sorrisi di scherno in ogni volto che gli capita d'incontrare. Un ciclista mattiniero che, ben foderato in una fiammante tutina, se ne va per la campagna, ma che sa che al pomeriggio si recherà in ufficio, è sereno, disinvolto. Fischia allegramente alle belle ragazze che aspettano il bus...Ma l'uomo disoccupato o inoccupato? Se va in bici (perché l'auto ovviamente serve alla compagna ..) esce in orari nei quali non si può sospettare che non stia lavorando o, in alternativa, si copre il volto con improponibili sciarponi o berrettoni. La sua manìa, che diventa vergogna nevrotica, lo spinge a comportamenti irrazionali, in quanto potrebbe andare tranquillamente in tutina, pure lui, ché nessuno lo conosce, ma lui sa...lui sa.
Le donne sono molto emancipate si dice, e si convincono esse stesse di esserlo, ma spesso diventano improvvisamente feroci "tradizionaliste", in siffatti frangenti. Naturalmente con le amiche parlano delle nuove capacità, che so...culinarie o di rammendo dei calzini, del poveraccio, vantandosi di avere un compagno che le solleva da simili incombenze, tradizionalmente (un tempo) a loro deputate , ma in cuor loro cominciano lentamente a maturare disistima per l'uomo, seppur spessissimo involontariamente. Combattono ferocemente, in molti casi, contro questo insorgere di malevolenza verso il compagno. Il senso di colpa che provano nell'indugiare in questo sentimento, soprattutto quando l'altro non si trova in quella situazione a bella posta, le fa sinceramente star male, ma l'onere di essere le sole a portare a casa uno stipendio (cosa che comporta un abbassamento del tenore di vita consumistica della famiglia, ma non solo consumistica...) comincia a pesare sempre più finché, spesso, il malcapitato, oltre al lavoro, perde pure la moglie o la compagna di vita. Tale è la radicata convinzione sociale che l'essere umano si realizzi attraverso il lavoro,  è così profondamente inscritta nel nostro stesso Dna (si fa per dire..) che, paradossalmente, arrischierei  dire che solo qualche nobile antico sapeva vedere la vita nella giusta prospettiva, scrivendoci sopra qualche mirabile, immortale pagina o poesia...naturalmente anche perché a loro era in spregio il lavoro (manuale),essendone sollevati per nascita e censo. Questo è uno dei grandi fardelli, dei ceppi a cui è legata la vita umana in quanto vita sociale, nella quale si deve necessariamente recitare un ruolo. Anche alle api operaie sembra, ad uno sguardo ingenuo, concesso di vagare liberamente tra i fiorellini profumati e variopinti, ma in realtà stanno solo cercando quello più carico di pollini...e colà si attardano al loro ripetitivo compito. E quando magari capita che l'alveare viene distrutto, la sopravvissuta sembra tramortita e, inebetita, entra nelle case sbattendo ossessivamente contro il soffitto...
Titolo: Re:La famiglia ed il lavoro
Inserito da: Ipazia il 13 Gennaio 2020, 10:26:34 AM
Il passaggio dal patriarcato (lascierei stare il DNA) ad una società paritetica prostra più chi - apparentemente, ovvero ideologicamente - scende che chi sale. Ma si tratta di un passaggio culturale che prima o poi si compirà e darà sane soddisfazioni anche al babbo chioccio e all'ape operaia, senza particolari patemi d'animo per nessuno. Finalmente si capirà fino in fondo che l'attività domestica e la cura della prole sono lavoro sociale a tutti gli effetti. Con il valore aggiunto di lavorare per chi si ama, non per un padrone. Ma è anche possibile che quando ci si arriverà non ci saranno più padroni. Sognarlo non costa nulla.
Titolo: Re:La famiglia ed il lavoro
Inserito da: InVerno il 13 Gennaio 2020, 11:10:13 AM
Un mio amico che dorme in macchina, di giorno fà il benzinaio e di notte il panettiere, per pagare l'assegno di mantenimento alla moglie che dal giorno alla notte ha lasciato un biglietto sul comodino (e ora gongola nella casa di famiglia con il nuovo uomo) se la riderebbe parecchio a sentir parlare equità economica.  Nel 2020 per un uomo sposarsi è diventato un rischio economico ed esistenziale gigantesco, purtroppo i vantaggi legali sono importanti, e prima o poi mi sa che ci cascherò.
Titolo: Re:La famiglia ed il lavoro
Inserito da: Ipazia il 13 Gennaio 2020, 16:29:48 PM
Basta cascarci con l'uomo, o la donna, giusti. L'equità di genere è sacrosanta a prescindere e contempla anche l'autosufficienza economica di tutti i soggetti coinvolti.  Il benzinaio/panettiere ha figli ? Con chi abitano ?
Titolo: Re:La famiglia ed il lavoro
Inserito da: InVerno il 13 Gennaio 2020, 17:02:50 PM
Citazione di: Ipazia il 13 Gennaio 2020, 16:29:48 PM
Basta cascarci con l'uomo, o la donna, giusti. L'equità di genere è sacrosanta a prescindere e contempla anche l'autosufficienza economica di tutti i soggetti coinvolti.  Il benzinaio/panettiere ha figli ? Con chi abitano ?
Eh, tutti pensano di cascarci con quella giusta, al punto che la considererei una fallacia logica. Il punto è che tra una donna e una madre c'è un cambio caratteriale abbastanza imprevedibile, e quasi sempre ci si sposa con la prima versione senza conoscere in cosa si trasformerà dopo. Il benzinaio ha tre figli e abitano (ovviamente) con la madre, perchè si sa, i padri sono meno genitori della madre.
Titolo: Re:La famiglia ed il lavoro
Inserito da: Ipazia il 13 Gennaio 2020, 17:32:13 PM
E si sa pure che la leggenda metropolitana dell'assegno di mantenimento al coniuge è quasi sempre un assegno per il mantenimento dei figli. Meno leggendario è il fatto che, dopo i primi tempi, non arrivi più e i figli restino in carico alla madre. La quale, per evitare altre sgradevolezze, rinuncia di rivolgersi alla magistratura per ottenere il dovuto.