Salve. Faccio finta di non conoscere l'esistenza di "topics" affini a questo.
Secondo la logica UMANA il dilemma del senso UMANO della VITA UMANA........si presenta sotto due uniche semplici possibilità :
A) Dio esiste. In tal caso esiste un senso divin-umano della vita umana ma purtroppo nessuno lo conoscerà, poichè nessuno conosce veramente la volontà di Dio (non importa che moltissimi affermino di sapere ciò che Dio vorrebbe da noi : non esiste alcuna prova di ciò, ed il credere in Dio o lo sventolare deleghe o proclami non autorizza certo nessun umano a considerare provabile ciò che TUTTI IGNORIAMO).
B) Dio non esiste. In tal caso il senso UMANO della VITA UMANA non può collocarsi all'interno della sfera UMANA, ma dovrà collocarsi fuori di essa. Di conseguenza, sarà impossibile per qualsiasi UMANO trovare in sè il senso della propria od altrui vita. Tale senso infatti, anche se vagasse da qualche parte dell'Universo e noi lo incontrassimo.........dal momento che risulterebbe collocato fuori del nostro cranio, ci sarebbe del tutto INCOMPRENSIBILE. Salutoni ed auguri a chi è convinto di poter trovare il senso umano della vita umana.
CitazioneDio non esiste. In tal caso il senso UMANO della VITA UMANA non può collocarsi all'interno della sfera UMANA, ma dovrà collocarsi fuori di essa.
Su che base fai questa affermazione?
Ciao Viator.
Dio come senso funziona finché il senso non viene trovato, perché non appena si trovasse qualcuno lo muterebbe criticandolo.
Immagino però che dalla ricerca di un senso ci si aspetti che una volta che a noi mai si palesasse non si potrebbe che condividerlo, non lasciandoci scelta.
Quindi credo che al nocciolo della questione vi sia il considerare la possibilità che vi sia almeno una possibilità che l'effetto delle scelte individuali non abbia luogo.
Citazione di: Jacopus il 22 Novembre 2021, 18:59:56 PM
CitazioneDio non esiste. In tal caso il senso UMANO della VITA UMANA non può collocarsi all'interno della sfera UMANA, ma dovrà collocarsi fuori di essa.[/font][/color]
Su che base fai questa affermazione?
Salve jacopus. Il senso dell'Uomo non può stare dentro l'uomo poichè TUTTI gli umani - se ne avvertono il bisogno - sono capaci di attribuirsi un senso dopo essersi guardati allo specchio.Ma in questo modo diventa un pò troppo facile barare (ma quanto siamo pieni di senso, cioè di noi stessi !). Il senso corretto di noi stessi (umani) non dobbiamo/possiamo essere noi a darcelo. Ci deve essere dato da chi ciò che non sia umano (quindi estraneo e superiore alla condizione umana). Saluti.
Viator. Mi sembra una visione molto teologica del senso della vita, secondo la quale deve esserci comunque un qualsiasi "ente" superiore a definire il senso della vita, poichè l'uomo o è meschino (A) o è superbo (B). Francamente sono molto lontano da questa "Visione del mondo" (te lo dico in italiano, anche se in tedesco è molto più figo: Weltanschaung). Non mi sento nè meschino, nè superbo. In me sento scorrere la storia culturale dell'uomo ed anche quella biologica. Non so perchè è nato questo flusso vitale e non so quando e come terminerà, nè il mio, nè quello della mia specie, nè quello di tutte le specie viventi. Ma questo non mi impedisce di cercare un senso, in ogni giorno e in ogni fase della mia vita. Il senso è semplicemente quello di scoprire qualcosa che non si conosceva, di rivivere una emozione, di restare ammirati di fronte ad una musica o di un film, di scoprire verità nascoste fra le parole e gli sguardi delle persone, nell'indagare la nostra storia e i nostri segreti più innominabili. Ed anche quando mi dico "ma tutto questo non ha senso", anche allora cerco un senso in quello che sto dicendo. Ma lo faccio sempre memore e riconoscente della lezione di Kant in "Was ist Aufklarung".
Dopo il "tirocinio" nell'altro topic, credo che se si vuole parlare "secondo la logica" di «senso», bisogna prima chiarirne almeno la definizione generale; la definizione stessa ci fornirà importanti indizi per proseguire nella connotazione peculiare del senso in questione (se è attinente alla vita o ad altro), evitando di sfocare troppo il discorso con ambiguità e confusione fra il "senso" delle guerre puniche, il "senso" dell'evoluzione dell'homo sapiens, il "senso" delle categorie freudiane, il senso di una formula matematica, il "senso" di un gesto estetico, il "senso" della morte, etc.
P.s.
Nell'altro topic ho già accennato a come, secondo me, «senso» non sia applicabile né a «vita» né a «storia», se non adottando quella vaghe espressioni metaforiche ereditate dalla nostra tradizione teoretica, quindi non sono in grado di collaborare a delineare definizioni del «senso umano della vita, secondo la logica» (soprattutto se per «logica» s'intende l'omonina disciplina che, se non erro, non si occupa del senso della vita...).
Nell'altra discussione avevo cercato di limitare la debordante semantica di "senso" alla ricezione di uno stimolo prodotto da un segno che signi-fica. Ciò anche per rispondere alla prima parte del post di Phil. Quindi il senso non ha un carattere originario, ma è la reazione ad uno stimolo originario, così come enumerato da Jacopus in relazione al "senso umano della vita". Il senso è correlato alla sensibilità, ovvero alla capacità di recepire uno stimolo. Che questo ci azzecchi poco con la nobile disciplina affine alla matematica denominata logica, concordo con Phil.
Citazione di: viator il 22 Novembre 2021, 21:03:44 PM
Citazione di: Jacopus il 22 Novembre 2021, 18:59:56 PM
CitazioneDio non esiste. In tal caso il senso UMANO della VITA UMANA non può collocarsi all'interno della sfera UMANA, ma dovrà collocarsi fuori di essa.
Su che base fai questa affermazione?
Salve jacopus. Il senso dell'Uomo non può stare dentro l'uomo poichè TUTTI gli umani - se ne avvertono il bisogno - sono capaci di attribuirsi un senso dopo essersi guardati allo specchio.Ma in questo modo diventa un pò troppo facile barare (ma quanto siamo pieni di senso, cioè di noi stessi !). Il senso corretto di noi stessi (umani) non dobbiamo/possiamo essere noi a darcelo. Ci deve essere dato da chi ciò che non sia umano (quindi estraneo e superiore alla condizione umana). Saluti.
L'unico senso che possiamo conoscere è quello che ci diamo, ma se esso non può stare dentro l'uomo, allora forse l'uomo non sta dentro l'uomo, e lo dico senza ironia, ma per stimolare una riflessione, perché possiamo dire che qualcosa sta dentro un altra se queste sono ben definite, e io non credo che lo siano.
La tua intuizione è secondo me da prendere sul serio.
Ma ti invito a considerare il fatto che qualcosa che stia dentro di noi, ma di cui non siamo consapevoli, equivale come cosa fuori di noi. La cerchiamo però, perché ne intuiamo la presenza.
Per qualcosa che sta fuori di noi tu certamente intendi qualcosa che sia indipendente da noi, noi intesi come esseri indipendenti nelle nostre scelte, almeno nella misura in cui siamo consapevoli di noi.
Esiste però una parte di noi "indipendente" da noi, intesi come esseri consapevoli, e in tal senso indipendente da noi, come fosse fuori di noi.
È un senso dentro di noi che si evolve con noi, mutando la nostra consapevolezza.
Un senso che invece fosse fuori di noi, del tutto indipendente da noi, per essere tale, una volta individuato, dato che lo stiamo ancora cercando, non baserebbe che venisse condiviso, perché anche quando lo fosse al momento, dovrebbe restare tale nel tempo per sua natura, sul che non potremmo giurare.
Come potremmo allora mai dimostrare di averlo trovato, se pure lo trovassimo?
Da cosa c'è ne accorgeremmo?
Non basta allora trovare il senso, ma anche capire in che modo dovrebbe manifestarsi la sua evidenza, evidenza che è cosa che si presenta come ovvia, non bisognevole di giustificazione. Fuori dunque da ogni possibile produzione logica, ma come punto di origine di una produzione logica. E siccome una logica viene prodotta, allora ci sarà un punto di partenza, una evidenza che non si produce, ma da cui si sviluppa la produzione logica.
Il senso che noi cerchiamo è invece, come tu suggerisci, il prodotto di una logica, un suo punto di arrivo.
Se un tale senso esistesse lo sarebbe di fatto, indipendentemente dal nostro giudizio, ma l'unico modo perché lo sia, è che non si renda noto. Dio non è colui che garantisce un senso, ma è l'esemplificazione di questo ipotetico senso, immune alle nostre opinioni, perché è e resta un mistero.
Ma non è necessario dire che sia esterno a noi, come se tutto ciò che è in noi ci fosse noto.
Alla luce di tutto ciò non vi è una chiara definizione di uomo che renda paradossale il fatto che un uomo stia dentro a un uomo, dei quali uno in posizione defilata nella funzione di senso, a partire dal quale l'altro in bella evidenza disquisisce dottamente di logica,producendo le meraviglie del pensiero e della scienza che "conosciamo", quelle falsificabili, e falsificabili perché note. Un uomo che si prende tutti i meriti, fin troppo pieno di se', ma che da solo non si esaurisce, come se avesse un senso nascosto, che non smette di cercare, perché ci che gli appare di se', per quanto si vanti, non gli basta.
Riflettendo bene la mia impressione è che espressioni che ci appaiono ovvie , ovvie non sono mai.
Dire che. una cosa sta dentro o sta fuori temo valga come il credere che esista il sopra e il sotto.
Infatti se si disegnano due circonferenze concentriche si può ugualmente dire che una stia dentro l'altra come il viceversa.
Dipende quale scegliamo come confine, e noi ci percepiamo come cosa confinata, come cosa che sta dentro un altra.
Fino a ieri percepivamo lo spazio come Euclideo, e non altro, e non abbiamo ancora tratto le conclusioni sulla percezione di noi stessi , come se per essa valesse ancora quello spazio come unico possibile.
Ci percepiamo come dentro un confine, ma da quale parte del confine veramente stiamo?
Nella misura in cui incerto è il confine, direi un po' di qua e po' di la'.Meglio tenersi larghi. 😊
Sembra esserci in effetti un preciso senso in cui ci percepiamo, è vero, ma ciò non corrisponde mai alla realtà, ma solo a quel preciso senso senza del quale non vi sarebbe percezione. È un senso a tenere insieme una storia, a partire dalla definizione dei suoi soggetti.
Concordo sul fatto che con la razionalità se si arriva a Dio, si arriva a un Dio completamente inutile dal punto di vista del senso della vita.
Sul punto B le cose mi sembrano più complesse.
Bisogna innanzitutto dire che l'ateismo ai tempi di Feuerbach e Strauss pensava che la negazione scientifica di Dio avrebbe condotto l'uomo a riappropriarsi del senso, della pienezza umana, che si riteneva avesse proiettato nell'idea stessa di Dio.
Un progetto nobile ma fallimentare (nel senso che all'ateismo non è seguito un nuovo umanesimo, ma anzi la dissoluzione di ciò che rimaneva di esso).
Per questo motivo, l'asserzione di Viator che il senso umano deve essere ricercato al di fuori dell'umanità è interessante soprattutto come sintomo della malattia della nostra civiltà che, essendosi imposta il divieto alla trascendenza, non sa da dove ripartire non dico nel trovare il senso della vita ma anche solo su come stabilire la dignità della persona.
(La prova che la dignità umana attualmente, al di là della retorica umanistica di facciata, è determinata dalla potenza del soggetto, dalla sua capacità di produrre etc., la si è avuta la primavera scorsa in pieno lockdown quando iniziava a emergere esplicitamente la domanda se fosse lecito sacrificare l'economia per salvare un po' di anziani. Poi i contagi sono diminuiti e ci si è affrettati a dimenticare la cosa).
Se il fantomatico "senso umano della vita" deve stare fuori di noi, intesi come individui e come specie, la natura dimostra di esserlo ogniqualvolta alza la voce punendo l'impudicizia umana. E pure la pudicizia, con le sue leggi irrevocabili. Nate prima degli uomini e degli dei, dice Antigone.
Citazione di: Kobayashi il 23 Novembre 2021, 08:51:45 AM
Concordo sul fatto che con la razionalità se si arriva a Dio, si arriva a un Dio completamente inutile dal punto di vista del senso della vita.
Sul punto B le cose mi sembrano più complesse.
Bisogna innanzitutto dire che l'ateismo ai tempi di Feuerbach e Strauss pensava che la negazione scientifica di Dio avrebbe condotto l'uomo a riappropriarsi del senso, della pienezza umana, che si riteneva avesse proiettato nell'idea stessa di Dio.
Un progetto nobile ma fallimentare (nel senso che all'ateismo non è seguito un nuovo umanesimo, ma anzi la dissoluzione di ciò che rimaneva di esso).
Per questo motivo, l'asserzione di Viator che il senso umano deve essere ricercato al di fuori dell'umanità è interessante soprattutto come sintomo della malattia della nostra civiltà che, essendosi imposta il divieto alla trascendenza, non sa da dove ripartire non dico nel trovare il senso della vita ma anche solo su come stabilire la dignità della persona.
(La prova che la dignità umana attualmente, al di là della retorica umanistica di facciata, è determinata dalla potenza del soggetto, dalla sua capacità di produrre etc., la si è avuta la primavera scorsa in pieno lockdown quando iniziava a emergere esplicitamente la domanda se fosse lecito sacrificare l'economia per salvare un po' di anziani. Poi i contagi sono diminuiti e ci si è affrettati a dimenticare la cosa).
Credo che entrare nell'umanesimo abbia significato iniziare a vedere quello che da sempre era sotto i nostri occhi, quindi quello che dobbiamo trattenere è la sua lezione.
Se è successo una volta può risuccedere. Il fatto che ancora non sia risuccesso è testimoniato dal fatto che ne lamentiamo ancora la perdita in cambio apparentemente di nulla.
È lo schema che ha portato all'umanesimo che deve ripetersi nuovamente, non l'umanesimo.
La ricerca di senso deriva dall'intuizione che un senso ci sia, ma è " dentro di noi" e lavora in incognito, e per questo lo cerchiamo., ma una volta trovato altro non possiamo fare che sostituirlo con uno nuovo, perché esso funziona solo finché resta incognito, non potendo diversamente essere condiviso.
Noi vediamo quel che vediamo, e non vediamo quel che, pur essendo sotto i nostri occhi, non vediamo, attraverso quel senso.
La percezione propria dell'individuo, può riferirsi ad una collettività quando condivisa, ma per essere condivisa deve essere ignoto il senso che la genera.
Il senso che ci fa' vedere è allo stesso tempo un paraocchi che ci protegge dalla complessità del reale, limitandola al sostenibile attuale.
Una lente comprensiva di filtro. Quando la cambiamo ci sembra di vedere per la prima volta, mentre prima credevamo solo di vedere.
In effetti continuiamo sempre a credere di vedere, perché in un certo senso vediamo quel che crediamo, e questo è propriamente il senso di cui qui parliamo, a mio parere.
Ci sarà sempre qualcosa sotto i nostri occhi che non vediamo.
Se oggi si fa'pressante la necessità di rinnovare la nostra visione, non essendo più sostenibile la vecchia, il compito della filosofia è quello di svelare cosa sta dietro alle evidenze, per sostituirle con nuove evidenze.
Se attraversiamo una fase di pessimismo, nichilistica, è perché in questo processo di sostituzione ci appare meglio evidente la parte necessariamente distruttiva, che viene letta giocoforza , come perdita di valori. Concordo con te che ancora non si intravede ciò che li andrà a sostituire., ma credo che faccia parte di questo continuo gioco del vedere e non vedere per tornare poi a rivedere.
Non si è ancora completata la fase alla cui fine diremo: " Come abbiamo potuto essere così ciechi finora?", anche se qualcosa si inizia a muovere palesandosi come crescente insofferenza al solito bla bla.
In un certo senso si verifica col vedere ciò che succede col sentire, che ascoltando le stesse cose a ripetizione si smette di udire e tutto acquista la consistenza di un bla bla.
Citazione di: Phil il 22 Novembre 2021, 22:04:40 PM
Dopo il "tirocinio" nell'altro topic, credo che se si vuole parlare "secondo la logica" di «senso», bisogna prima chiarirne almeno la definizione generale; la definizione stessa ci fornirà importanti indizi per proseguire nella connotazione peculiare del senso in questione (se è attinente alla vita o ad altro), evitando di sfocare troppo il discorso con ambiguità e confusione fra il "senso" delle guerre puniche, il "senso" dell'evoluzione dell'homo sapiens, il "senso" delle categorie freudiane, il senso di una formula matematica, il "senso" di un gesto estetico, il "senso" della morte, etc.
P.s.
Nell'altro topic ho già accennato a come, secondo me, «senso» non sia applicabile né a «vita» né a «storia», se non adottando quella vaghe espressioni metaforiche ereditate dalla nostra tradizione teoretica, quindi non sono in grado di collaborare a delineare definizioni del «senso umano della vita, secondo la logica» (soprattutto se per «logica» s'intende l'omonina disciplina che, se non erro, non si occupa del senso della vita...).
Salve phil. il SENSO del quale io parlo, secondo me e molto umilmente, altro non è che LO SCOPO, inteso come EFFETTO ULTIMO di ciò cui si sta cercando di dare un senso.
La LOGICA poi, lasciando perdere l'interpretazione di tale termine fornita dalla tradizione culturalscolastica (non sto parlando della Pubblica Istruzione) è - ancor più semplicemente ed umilmente - l'insieme dei processi intellettual-dialettici che permettano di connettere una qualsiasi causa ad un un qualsiasi effetto, non importa attravero
La domanda di senso equivale alla domanda del perché.
E il perché, quando è autentico, è domanda metafisica, in quanto investe la realtà tutta:
Perché questa realtà?
Anche se pensiamo di poterlo limitare a qualcosa di parziale, come la vita umana, in realtà ci inganniamo, il perché è infatti domanda totalizzante, che non può lasciar fuori nulla.
Il perché vuole la Verità!
E questa domanda non ha nulla a che fare con la logica.
In quanto la logica non si occupa del perché.
La logica, e perciò la scienza tutta, si occupano infatti del "come".
Cioè del come le cose stanno, di come funzionano.
Anche se potrebbe sembrare che la scienza si chieda il "perché" dei fenomeni, in realtà tutta la sua attenzione è rivolta al loro "come".
E il "come" o è logico o non è.
Essendo logico, si fonda sulla separazione. Perché non può esservi alcuna logica che non riguardi la divisione.
Sono infatti gli elementi distinti a permettere la logica.
E quindi la logica è possibile solo attraverso la negazione.
Ossia quel A = A.
A non è B, C, D, ...
Il perché, viceversa, non può essere soddisfatto dalla negazione, richiede infatti un'affermazione. Una affermazione tuttavia che renda impossibile ogni negazione.
Il perché chiede la Negazione della negazione!
Salve ragazzi. Vedo che a qualcuno forse piacerebbe proseguire con una discussione parallela (bbbooooufffff!!!) a quella già in corso sullo stesso argomento. Prego, si accomodi. Non intendendo cavar sangue dalle rape, non lo seguirò poichè - secondo me - il senso del mondo sta in A) oppure in B - vedasi il post di esordio), senza altri diversi significati. Saluti.
Anche Bobmax ha spezzato una lancia contro la gestione logica della discussione e l'ha fatto con una argomentazione epistemologicamente assai persuasiva. Poi ha rilanciato ed accolgo il rilancio con piacere. Il perchè ha due connotazioni semantiche disgiunte tra causa e fine*. Il perchè causale direi che ha a che fare con la ricerca scientifica, quello finale, no. Attraverso il "come" la scienza legittima il perchè causale. Il come appartiene pertanto alla metodologia dimostrativa il cui fine, non teleologico, è il perchè causale.
*Per evitare l'inghippo suggerirei di lasciare alla causa il perchè e per il fine usare affinchè.
Il perchè finale ha un carattere trascendentale che a mio parere si trova su un piano diverso dalla negazione della negazione, che ci riporta alla logica che avevamo cacciato dalla porta, in assenza di una esplicitazione del suo operare reale.
Citazione di: Ipazia il 24 Novembre 2021, 10:48:39 AM
Anche Bobmax ha spezzato una lancia contro la gestione logica della discussione e l'ha fatto con una argomentazione epistemologicamente assai persuasiva. Poi ha rilanciato ed accolgo il rilancio con piacere. Il perchè ha due connotazioni semantiche disgiunte tra causa e fine*. Il perchè causale direi che ha a che fare con la ricerca scientifica, quello finale, no. Attraverso il "come" la scienza legittima il perchè causale. Il come appartiene pertanto alla metodologia dimostrativa il cui fine, non teleologico, è il perchè causale.
*Per evitare l'inghippo suggerirei di lasciare alla causa il perchè e per il fine usare affinchè.
Il perchè finale ha un carattere trascendentale che a mio parere si trova su un piano diverso dalla negazione della negazione, che ci riporta alla logica che avevamo cacciato dalla porta, in assenza di una esplicitazione del suo operare reale.
Sì, data una situazione, di norma con "perché" ci rivolgiamo alla sua causa o al suo eventuale fine.
Perché avviene ciò che avviene? Qual è la causa? Qual è il fine?
Tuttavia questo perché è comunque rivolto a "come" funzionano le cose.
Sia guardando alle cause, sia cercando di capirne gli eventuali fini.
L'autentico perché prescinde dalle cause e non immagina alcun fine.
Il perché nasce dallo stupore del puro esserci nell'istante.
Perché questa situazione?
Questo perché viene prima di qualsiasi logica.
E la logica... quando poi interviene ne svuota il pathos.
Sto ora scrivendo... perché?
Prima che il mio pensiero razionale risponda, rassicurandomi che scrivo per rispondere a Ipazia, che ne è stata perciò causa. E che motivi questo mio agire per le mie finalità.
Prima di tutto questo, è il senso di questo istante di vita a emergere in tutta la sua imperscrutabilitá.
Sorge il sospetto che non nelle cause e neppure nei fini vada ricercato il senso.
Solo da me stesso può venire il senso.
Ma questo senso non può forse che essere quello di un bimbo che gioca?
Questo spiega cos'è il senso umano della vita, ma non i suoi perchè. Subito dopo viene: perchè i bambini giocano ? Che appartiene altrettanto al senso umano della vita.
La relazione tra causa e fine implica una coscienza. In sua asseza vi è soltanto la relazione tra causa ed effetto.
Citazione di: Ipazia il 24 Novembre 2021, 14:48:41 PM
La relazione tra causa e fine implica una coscienza. In sua asseza vi è soltanto la relazione tra causa ed effetto.
Si possono scrivere le storie della materia, che sono le leggi fisiche, nella misura in cui si possono isolare e separare le cause, e dalle pieghe di questa possibilità mi pare di intuire che emergano il tempo e lo spazio come separatori. Ma il modo in cui si possono separare le cause non è scontato.
Nella misura in cui ogni separazione di cause è stata coscientemente operata, può essere modificata, e in ciò forse trova origine la falsificabilita'. Nella misura in cui tale separazione non è cosciente percepiamo gli effetti come ciò che sono, non criticabili, non falsificabili, da cui deriva il concetto di essere in quanto tale.
Raccontare le storie della vita è più complicato perché la memoria su cui le coscienze insistono, al contrario , riunisce diverse cause nel tempo che diventano di fatto concause, come fossero cause che agiscono allo stesso tempo grazie alla coscienza. Perché si possa ancora parlare del loro effetto occorre ricondurre le diverse cause ad una, dandogli un senso unificante.
Quindi esistono tante piccole storie con un senso predeterminato.
La difficoltà di trovare il senso della storia umana, sta nel fatto che pretendiamo di raccontarne una.
Quindi dovremmo iniziare a capire da dove deriva questa esigenza.
Quale causa agisce dietro alla ricerca di un unico senso?
Il codice della strada (mi si passi la battuta). Il senso unico fluidifica il traffico delle emozioni e permette alla processione evolutiva di non ingrumarsi in defatiganti uomini contro, l'un contro l'altro di chimere armati.
La ricerca di senso in filosofia potrebbe vedersi come effetto e causa della coscienza.
Dal punto di vista razionale, se escludiamo dal possibile senso le cause e i fini, abbiamo solo gli effetti.
Ossia resta la situazione così com'è, senza un perché.
La rosa fiorisce.
E il mistico aggiungerebbe: senza un perché.
Se escludiamo le cause e i fini dal possibile senso, allora neghiamo che la necessità c'entri qualcosa.
Ma se la necessità è esclusa, non resta che il caso.
A questo punto ho perduto ogni possibile riferimento.
Non vi è più alcuna ipotesi razionale a cui mi possa aggrappare per dare un senso alla mia vita.
Ma non è forse proprio adesso, che compare la mia autentica libertà?
Essere o non essere.
Mi abbandono al non senso, e quindi non sono.
Oppure, mi chiedo cosa conti per davvero in questa vita. E contro ogni evidenza contraria lo affermo.
Quello è il senso! E quello sono.
Citazione di: bobmax il 24 Novembre 2021, 17:04:31 PM
Ma se la necessità è esclusa, non resta che il caso.
A questo punto ho perduto ogni possibile riferimento.
Non vi è più alcuna ipotesi razionale a cui mi possa aggrappare per dare un senso alla mia vita.
Ma non è forse proprio adesso, che compare la mia autentica libertà?
Dico la verità. A me il caso sembra non meno sostenibile della necessità .
Forse esistono davvero e forse no.
Quello che è certo è che riusciamo a simularli, isolando le cause negli esperimenti scientifici, o moltiplicandole quando quando vogliamo ottenere gli effetti del caso.
Ma che il caso abbia precisi effetti dovrebbe già insospettirci, anche se vanno considerati globalmente.
Nell'esperimento scientifico invece della globalità, funziona la località', perché ha senso solo se si riesce ad isolare il laboratorio dal resto del mondo.
Così, quando invece vogliamo mimare il caso, proviamo al contrario a far rientrare il mondo dentro una stanza.
Fra queste due estreme tendenze forse potremmo inserire il senso, come ho provato a dire, e ne esistono due tipi.
Un senso ignoto, e quindi condivisibile perché incontestabile, che somiglia un po' a Dio, come noi gli somigliamo.
Nella misura in cui siamo uguali Dio ci rappresenta nel suo essere un mistero.
Dentro a questa rappresentazione ognuno di noi vale l'altro, come sono uguali fra loro gli elettroni in un esperimento di elettricità, come se rispondessimo ad una necessità.
Nella misura in cui invece "pecchiamo", rendendoci eccentrici a questa rappresentazione , in quanto consapevoli e liberi di scelta autonoma, diventiamo una perfetta imitazione del caso.
Se guardiamo gli effetti delle scelte individuali, per quanto queste possano riempire di senso la cita dell'individuo, viste da fuori si mostrano vane, come una cita vissuta a caso. Perché facciamo certe scelte e non altre?
Se però guardiamo i risultati globali delle singole scelte, assimilabili a scelte casuali, il risultato è una curva monotona, che si può interpretare ad esempio come una continua sopraffazione reciproca, una competizione che somiglia a una selezione naturale.
In qualche modo lo stesso caso, vero o assimilabile, agisce sull'inanimato quanto sull'animato.
C'è però uno scarto temporale, che rende le azioni animate più credibili.
Le necessità materiali infatti hanno effetto, sia che lo consideri immediato, sia che richieda il tempo della luce, prefissato.
Mentre la vita si prende il suo tempo, sia nel chiamare a raccolta le cause in memoria, sia nel dargli effetto.
Ciò può avvenire solo con la mediazione di un senso che si sostituisce alla necessità cronometrica.
Senza quel senso la coscienza non potrebbe essere causa.
Che vi debba essere un senso è dunque legato al fatto che vi sia una coscienza.
Il senso però in effetti non è necessario, perché la coscienza non è necessaria.
Senza di essa nessuno se lo chiederebbe.
Noi, per la parte che ci fa' uguali, seguiamo un senso senza saperlo.
Agiamo per istinto, come per necessità.
Diversamente seguiamo un senso consapevole, che però altro non fa' di noi che un onesto lancio di dado, quando tutto funziona, quando cioè curiamo la nostra libertà.
Io non credo che noi vediamo il mondo per quello che è, ma per quello che lo crediamo, cioè per il senso che gli diamo.
Pur nell'ottica del doversi accontentare, di prendere le cose per quello che sono, a me pare questo già un appagante miracolo.
Nel dover scegliere, come Einstein ci ha invitato a fare, fra "ogni cosa è un miracolo" e " nessuna cosa è un miracolo" , io scelgo la prima , e mi sforzo di vedere un mondo sempre migliore, perché so' di poterlo fare.
Che il caso sia vero o assimilabilmente tale, con esso di fatto abbiamo a che fare, e non si può rispondere al caso con un megasenso predeterminato, anche se , nella misura in cui siamo uguali, come nati tutti da uno stesso stampo, impronte successive dei passi di un misterioso Dio, lo facciamo.
Siamo dunque somma di due parti della quale ci preoccupa solo quella che meglio vediamo, quella che ci fa' disuguali, e già per ciò come privi di senso, perché il senso per essere tale lo immaginiamo come unico e predeterminato, e che, come tale non puo' farci che uguali, se non fosse che avere tante repliche uguali non sembra avere un senso.
Se vi è un solo senso basta un solo portatore di senso, magari Dio, e noi siamo un di più di troppo.
Ma se noi ci siamo, il senso deve essere, almeno in parte, un altro.
Dio può essere portatore di senso, ma non lo esaurisce.
Così nelle pause della ricerca di un senso in lui ci rifugiamo.
Credenti o non credenti, chi ciò nega mente a se stesso.
Comunque ci atteggiamo, la nostra capacità principe è quella di saper credere, e la fede è a nostro fondamento , però la storia non finisce lì. È solo il suo inizio e il resto è da scrivere.
Se ciò che conta per davvero è l'amore, e secondo me giungere a questa constatazione è inevitabile, allora il senso è seguire l'amore.
Se lo seguo sono, se non lo seguo non sono, magari esisto ma non sono.
Più seguo l'amore e più le mie idee divengono adeguate (Spinoza).
Ma più divengono adeguate e meno io ci sono.
Ci sono sempre meno, perché seguendo il senso divengo ciò che sono.
E non posso che volere ciò che devo perché questo sono.
"Tuttavia difficile è seguire l'amore. Bisogna essere l'amore stesso"
Sì, la vita stessa è l'unico autentico miracolo.
Restando sull'antropologico Machiavelli aveva già correttamente impostato la questione: virtù e fortuna. In ciò sta racchiuso il gioco, e il senso, della vita e della storia umana. Salvo sfighe colossali, sono i signori del caso, preveggenti del futuro per virtù, ad avere più fortuna.
Chiedo scusa per aver trascurato di leggere tutti i precedenti interventi, ma l'interrogativo sul senso della vita (indipendentemente dalla logica o dal sentimento interiore) è ed è stato oggetto di innumerevoli risposte ( non ultime quelle date da personaggi di cultura su sollecitazione di Ivo Nardi) e ritengo che sia impossibile giungere ad una risposta assoluta.
Io ritengo che ciascuno di noi possa darsi tranquillamente una risposta in relazione al proprio essere, senza pretendere che qualcuno dal di fuori gli fornisca una risposta unica; io ad esempio riesco ad evitare questo tarlo esistenziale nella convinzione che il senso della mia vita sia di fare quello che la mia coscienza ritiene utile in funzione delle sollecitazioni esterne.
Concordo con Mariano. Trovo sia un sofisma inutile pretendere che la soluzione possa provenire solo da un osservatore esterno. Il senso della vita umana va risolto da dentro e non vi è alcuna altra possibilità di soluzione, e di verità. Da dentro si possono fare tante belle cose, incluso il concordare su fondamenti, scopi, bisogni, sensi e significati. L'umanità funziona così da sempre e in un modo o nell'altro se l'è sempre sfangata.
Mi incuriosisce nel caso B, per quale motivo il senso della vita, non sia semplicemente quello dell'appagamento personale.
Infatti l'argomentazione di Viator è che così sarebbe troppo semplice.
A parte che la conclusione è sconclusionata, e mi pare di capire che sia, se il senso della vita c'è è fuori di noi, e non intendibile.
Ok ma allora cosa è il senso della vita secondo viator stesso, se non è intendibile in quanto esterno a noi?
Ovviamente il senso della vita essendo una semplice domanda è la domanda degli uomini, che si pongono a vicenda, e in privato.
Allo stato delle cose è sempre più ovvio che noi cerchiamo il piacere e la felicità, con la consapevolezza che il piacere è accessibile e la felicità è provvisoria, a che il piacere sia stato perseguito.
Diversa cosa sul senso della domanda.
La filosofia non si interroga sul senso della vita, perchè ognuno di noi vive, come dice mariano, rispondendo ai fattori esterni.
Ma si interroga sul senso della domanda stessa, ossia perchè ci poniamo la domanda di porsi il senso della vita.
E la filosofia risponde che l'uomo è quell'essere povero che sempre anela a qualcosa d'altro rispetto a quello che ha, e la sua è una costante anelazione di qualcosa d'altro.
Ahinoi fosse così facile, la noia, la malattia e la morte ci rompono le scatole a tutt'andare.
Salve Green. Mi sono riletto ed ho trovato l'inghippo. Il testo di origine per il caso B) era :
B) Dio non esiste. In tal caso il senso UMANO della VITA UMANA non può collocarsi all'interno della sfera UMANA, ma dovrà collocarsi fuori di essa. Di conseguenza, sarà impossibile per qualsiasi UMANO trovare in sè il senso della propria od altrui vita. Tale senso infatti, anche se vagasse da qualche parte dell'Universo e noi lo incontrassimo.........dal momento che risulterebbe collocato fuori del nostro cranio, ci sarebbe del tutto INCOMPRENSIBILE. Salutoni ed auguri a chi è convinto di poter trovare il senso umano della vita umana.
La corretta stesura avrebbe dovuto risultare :
B) Dio non esiste. In tal caso il senso OGGETTIVO della VITA UMANA non può collocarsi all'interno della sfera UMANA, ma dovrà collocarsi fuori di essa. Di conseguenza, sarà impossibile per qualsiasi UMANO trovare in sè il senso OGGETTIVO DELLA ESISTENZA DELLA PROPRIA SPECIE. Tale senso infatti, anche se vagasse da qualche parte dell'Universo e noi lo incontrassimo.........dal momento che risulterebbe collocato fuori del nostro cranio, ci sarebbe del tutto INCOMPRENSIBILE. Salutoni ed auguri a chi è convinto di poter trovare il senso OGGETTIVO della vita umana.
Le tue osservazioni (e quelle analoghe di chi ti ha preceduto nella critica di tale paragrafo) risultano perciò pertinenti e chiedo pertanto venia per la troppo scarsa attenzione prestata nello scrivere. Saluti.
Citazione di: viator il 07 Dicembre 2021, 16:39:15 PM
Salve Green. Anche tu, pur essendo una "testa d'uovo !!.
Non capisci che una cosa è il senso PERSONALE, INDIVIDUALE, della VITA DI CIASCUNO DI NOI.......il quale non solo può esistere, ma risulta molteplice a seconda di chi voglia darselo, 'sto senso, ma può pure risultare mutevolissimo (guarda quante persone volubili e superficiali ci sono al mondo!).
Il senso della vita che secondo me è assente E' QUELLO COLLETTIVO giustificante l'esistenza della intera specie umana.
Forse sono io che tratto concetti così vertiginosamente oscuri e complessi quali la distinzione tra la INDIVIDUALITA' e la GENERALITA'. Saluti.
Ma io mi attenevo a quello che capivo.
Certo trovare un senso collettivo mi pare più difficile.
Direi impossibile.
In quanto vita mea, mors tua.
Non credo pertanto esista un senso generale, e fai dunque bene a salvarti in angolo dicendo che anche se vi fosse non sarebbe conoscibile.
Ma in che senso qualcosa è esterno a noi, posto che qualcosa ci sarà di esterno a noi se siamo parte.
Si intende fuori dal nostro perimetro, e che quindi abbiamo un perimetro? Posto che abbiamo un perimetro, come infatti ci sembra di percepire, anche il senso ne viene delimitato, da poter stare tutto dentro o tutto fuori?
Un senso ha un perimetro, cioè lo percepiamo allo stesso modo in cui ci percepiamo?
Troppo semplice per essere vero direbbe Viator allora.
Se ci percepiamo con un perimetro allora ci percepiamo come un qualunque oggetto?
Chi ci dice che non ci percepiamo per difetto?
Citazione di: iano il 07 Dicembre 2021, 17:29:03 PM
Chi ci dice che non ci percepiamo per difetto?
Nessuno. Ma fuori dal perimetro non ci vanno neppure gli astronauti, per cui è cosa buona e giusta trovarlo all'interno del perimetro il senso della vita nell'universo antropologico.
@viator
"il senso
OGGETTIVO DELLA ESISTENZA DELLA PROPRIA SPECIE" è il processo evolutivo che l'ha prodotta.
Citazione di: green demetr il 07 Dicembre 2021, 16:53:15 PM
Citazione di: viator il 07 Dicembre 2021, 16:39:15 PM
Salve Green. Anche tu, pur essendo una "testa d'uovo !!.
Non capisci che una cosa è il senso PERSONALE, INDIVIDUALE, della VITA DI CIASCUNO DI NOI.......il quale non solo può esistere, ma risulta molteplice a seconda di chi voglia darselo, 'sto senso, ma può pure risultare mutevolissimo (guarda quante persone volubili e superficiali ci sono al mondo!).
Il senso della vita che secondo me è assente E' QUELLO COLLETTIVO giustificante l'esistenza della intera specie umana.
Forse sono io che tratto concetti così vertiginosamente oscuri e complessi quali la distinzione tra la INDIVIDUALITA' e la GENERALITA'. Saluti.
Ma io mi attenevo a quello che capivo.
Certo trovare un senso collettivo mi pare più difficile.
Direi impossibile.
In quanto vita mea, mors tua.
Non credo pertanto esista un senso generale, e fai dunque bene a salvarti in angolo dicendo che anche se vi fosse non sarebbe conoscibile.
Salve green. C'è stato del "casino" - oltre che mio - anche a livello di editazione dei miei interventi.
In pratica, il post nr.31 (e qui sopra riportato) è stato da me lanciato PRIMA del nr. 30 e ne disconosco i contenuti od almeno trovo giustificato il trovarli contradditori.
Il mio punto di vista riguarda quanto poi RISCRITTO E MODIFICATO all'interno del mio intervento nr. 30.Mi RIscuso quindi con te e con tutti gli altri che hanno obiettato circa l'ipotesi B) presentata nel mio post di apertura del presente "topic". Saluti.
Ma più che obbiettare sulle ipotesi A o B c'è prima da chiarire in che modo la logica sarebbe in grado di affrontare domande come il senso della nostra esistenza. Cosa può dirci infatti la logica riguardo alla speranza? cosa può dirci la logica riguardo l'etica? Per la logica può essere molto conveniente eliminare un rivale scomodo. E infine anche su cosa posso sapere la logica non arriva ad essere esaustiva . la realtà in cui viviamo non è fatta di logica , non tutto è logico e razionale, almeno per i nostri metri di giudizio riguardo a ciò che è logico e cosa non lo è.
Salve Alberto, e benvenuto. La logica è un processo mentale che serve a confrontare tra loro dei dati, delle informazioni, delle percezioni......per capire se essi dati potrebbero risultare in relazione di causa ed effetto, ed in caso positivo poter procedere a nuovi accostamenti per trovare nuovi rapporti causa-effetto, per poi infine giungere sperabilmente ad una sintesi - circa una certa sequenza logica di cause-effetti da noi trovata - che ci permetta di prendere una decisione o di fare delle "previsioni".
La logica quindi fa parte delle facoltà mentali razionali, mentre la speranza, la fede etc. fanno parte delle facoltà psichiche, quindi irrazionali (se qualcuno lo preferisce, le chiamerà spirituali oppure trascendenti).
Ovvio che la nostra vita sia dominata assai più dall'irrazionale (istinto, psiche, fede, speranza, sentimento etc.) e che la logica non possa assolutamente fornirci il senso personale di tutto ciò. Infatti il senso di CIASCUNA SINGOLA VITA se lo deve dare ciascuno di noi, se lo trova in sè.
Esiste però qualcosa che accomuna alcuni aspetti fondamentali del vivere umano e questi - usando appunto e semplicemente la logica - mostrano di risultare rigorosamente presenti e collegati tra di loro per ciascuno (e quindi poi per tutti) gli esseri viventi.
Secondo me la logica dimostra che il senso (lo scopo impersonale dell'esistenza) della vita è quello di garantire la propria continuità, la propria persistenza in quanto fenomeno biologico.
Cioè fare in modo che tutti coloro che nascono.........sopravvivano il più a lungo possibile, si riproducano il più possibile, infine muoiano per fare spazio al nuovo.
ma il senso della vita deve contenere in essa la qualità che la vita stessa produce e il valore che l'uomo ripone su di essa. La sola logica può indicare il percorso più breve fra due punti, ma non è capace di cogliere la qualità del percorso. Hai parlato che il senso della vita secondo la logica è la sopravvivenza della specie , la continuità . Bene, quante cose si distruggono uccidendo una persona? uccidiamo solo la sopravvivenza di cui aveva diritto? o uccidiamo , sogni, progetti, speranze , esperienze personali, gioia, dolore. Io ci ho pensato a quante cose si distruggono uccidendo una persona. Per la logica , può essere solo un fatto necessario . Allora dovresti individuare che posto occupa la logica riguardo il senso della vita. E poi hai detto che il senso della vita dobbiamo darcelo noi stessi. è una posizione che non condivido , non lo ritengo. Il senso della mia vita mi è dato da qualcosa di più grande e più importante di me, che questo si chiami Dio, Bene, natura umana, coscienza cosmica poco importa. Noi tutti lo sappiamo benissimo di essere immersi nel mistero che ne la ragione ne la logica riescono a cogliere pienamente. Anche nell altro forum. e comunque , mi fa piacere averti ritrovato anche qui. E vedo che hai preso spunto dal quel mio argomento per aprire questa discussione. bene
Salve Alberto. Tu sei un umanista, io un naturalista-fisicista, non ci intenderemo mai.
Se la logica funziona indagando e cercando di conoscere le sequenza di cause ed effetti (ovviamente funzionerà solo nel proprio campo di applicazione, cioè il reale ed il razionale).............la logica suprema ed onnicomprensiva quale pensi possa essere ? La natura, il mondo, contengono e "conoscono" tutte le cause e tutti gli effetti poichè sono appunto ciò che li genera e li contiene.
Quindi il funzionamento del mondo naturale, fisico, biologico (incluso quello umano in quanto rappresentante uno dei sottordini della natura) esprime in modo completo LA LOGICA NATURALE.
Che poi la complessità delle nostre psiche e menti o "anime" ci porti a credere che noi si sia superiori od estranei o privilegiati o IMMORTALI (!), riuscendo a sovvertire la logica naturale............beh, è comprensibile !!. L'istinto di sopravvivenza è talmente radicato in noi........dall'aver persino escogitato una costruzione complessa quale la religione e la fede psichica (pardon! spirituale) allo scopo di placare nostra atavica paura di morire.
Anche qui è un problema di relazione logica (di percorso ovviamente lungo qualche milione di anni) tra un istinto primordiale originario (quello di sopravvivenza) ed uno dei suoi effetti relativamente recenti (la capacità di astrazione insita nelle aspirazioni spiritualistiche all'immortalità, la quale manco si accorge della buffa contraddizione insita nel credere in una "vita oltre la vita". Saluti.
Perchè farsi una domanda di senso se il senso della vita è stabilito dalla logica della natura? se esso è individuabile non resta altro che esprimerlo e vedere se è condiviso.
Le vere domande di senso che per te sono solo ingenui tentativi spirituali, superstizioni e paura di morire , io dico invece che sono ciò che specifica la specie homo sapiens sapiens.
Concordo pienamente con l'ultimo post di Alberto e viator lo sa. Il senso dell'universo è l'universo. La conoscenza del quale riempie di senso la nostra vita quanto più la conoscenza è accurata ed esente da feticistiche semplificazioni. Epicuro lo ha insegnato tanto tempo fa e da allora nessuno ha detto qualcosa di meglio.
Citazione di: Alberto Knox il 12 Marzo 2022, 20:09:25 PMPerchè farsi una domanda di senso se il senso della vita è stabilito dalla logica della natura? se esso è individuabile non resta altro che esprimerlo e vedere se è condiviso.
Le vere domande di senso che per te sono solo ingenui tentativi spirituali, superstizioni e paura di morire , io dico invece che sono ciò che specifica la specie homo sapiens sapiens.
Certamente quello che tu citi rappresenta la essenziale connotazione dell'appartenere alla specie umana. Ma ciò non ha alcun valore di merito o di demerito per noi umani. Non ci fa migliori o peggiori dei lombrichi. Il possedere sei zampe o quattro o solamente due da un lato ci permette di fare ed essere certe cose, dall'altro di nega di farne ed essere certe altre.
In quanto alla sapienza, chi ti dice che la sensibilità (quella sensoriale è assai più sviluppata della nostra per un sacco di specie cosiddette "inferiori") non rappresenti invece un attributo molto molto superiore alla conoscenza ?.
Vedo comunque che ancora non hai capito la differenza tra ciò che non ti interessa (il contenitore,cioè il senso generale della esistenza della fisica e della biologia) e ciò che che invece ti sta a cuore (il contenuto, cioè il senso individuale della vita psicospirituale della singola vita umana).
Certo, se ti rifiuti di guardare nel contenitore.........sarà molto difficile che tu possa capire il genere di contenuto che vi è ospitato. Saluti.
Citazione di: viator il 12 Marzo 2022, 23:11:32 PMCerto, se ti rifiuti di guardare nel contenitore.........sarà molto difficile che tu possa capire il genere di contenuto che vi è ospitato. Saluti.
devo guardare il contenitore o nel contenitore?
Salve Alberto. Se rileggi la mia non prolissa affermazione, troverai in essa scritto se "il...." o "nel...". Poi, certo, dipenderà anche (o soprattutto ?) dalla tua vista. Il contenitore lo vedi opaco o trasparente ?. Saluti.
Citazione di: viator il 13 Marzo 2022, 12:06:14 PMSalve Alberto. Se rileggi la mia non prolissa affermazione, troverai in essa scritto se "il...." o "nel...". Poi, certo, dipenderà anche (o soprattutto ?) dalla tua vista. Il contenitore lo vedi opaco o trasparente ?. Saluti.
Noto che sei curioso di sapere quello che vedo. bene, soddisferò la tua curiosità. Dove indichi un contenitore io vedo un velo invisibile che tesse la realtà , questo velo è ciò che mette in relazione (o interazione se si preferisce) un oggetto fisico con ciò che lo circonda. Causa / effetto sono possibile solo grazie al fatto che vi è interazione fra un oggetto e un altro oggetto , nel caso dell entropia è la degradazione dello stato di equilibrio termodinamico , degradazione che è possibile solo se tempo e oggetto interagiscono , la direzione del tempo causa un effetto di degrado della materia. Tutto è correlato, ogni cosa trasmette informazione sotto forma di calore , di entropia , di meccanica, di magnetismo, elettromagnetismo, particelle mediatrice delle forze fondamentali della fisica, ogni cosa esiste perchè è in relazione . Se un oggetto non interagisce con nulla è come se non esiste, anzi io credo che non esista propio, anche il neutrino solare interagisce, se pur minimamente. E questo diciamo , per usare il tuo linguaggio, il contenitore. Il contenuto del contenitore riflette esattamente le modalità del contenitore. l'essere vivente è un insieme di sistemi cooperanti e cooperano in armonia . relazione armoniosa . è qando ci sfugge questa verità cosmica che le cose si complicano. Se ci fosse una superlegge universale questa la chiamerei "relazione o comunicazione dell informazione" .
Salve Alberto. Ho già detto - ed ora ripeto - che non ci intenderemo mai.
Tu poni alla base dell'esistenza e "funzionamento" del cosmo un concetto astratto, immateriale, quale è quello di "informazione" (in-formare significa attribuire una FORMA (e non certo una SOSTANZA), e la forma di qualcosa è concetto appunto astratto in quanto consiste nell'insieme dei rapporti di causa-effetto che la FORMA assunta da ciò che mettiamo in relazione, genera).
La FORMU(LA) di un composto descrive ed ordina la relazione tra gli elementi fisici materiali (gli atomi, i quali sono MATERIALI E SOSTANZIALI) che fanno parte della SOSTANZA-COMPOSTO chimico.
Lo stesso numero e la stessa tipologia di atomi, disposti in in FORMU(LA) diversa, possono generare un diverso COMPOSTO.
Perciò chiaramente la materialità degli atomi (la loro fisica sostanzialità) resta, mentre la FORMA del loro insieme può cambiare, dando magari luogo a ciò che ci sembra materialmente, sensorialmente diverso (un nuovo composto) il quale però di veramente nuovo e diverso ha solo la forma, cioè un attributo formale NON MATERIALE e concettualmente solo astratto.
In realtà, cambiando composto attraverso i nuovi e diversi rapporti tra gli atomi (cambia il rapporto formale e non gli atomi), la nuova forma di esso consiste in NUOVI RAPPORTI ENERGETICI tra gli stessi atomi (energia di legame, valenza etc. ti dicono qualcosa ?).
Tu affermi che il fondamento del mondo fisico consista nell'informazione.
Ma l'informazione (off-on, passa-non passa, 0-1, byte) in altro non consiste che in una variazione dello stato energetico di un certo ambito (che può estendersi dal livello subatomico a quello cosmico).
Perciò l'informazione è basata su di una dimensione immateriale (non vorrai dirmi che l'energia, sinergica e complementare alla materia.........sia una dimensione materiale o sostanziale, vero ?) che è secondo me corretto chiamare FORMA (in ambito filosofico)=ENERGIA (in ambito fisico).
La quale FORMA (di ciascuna cosa e dell'intero cosmo) si manifesta attraverso l'incessante diffusione dell'energia la quale genera il divenire (la direzione dell'ENTROPIA) che, nei tempi attuali, a molti piace chiamare INFORMAZIONE (la quale, propriamente, sarebbe solo una certa quale codificazione di tipo alfanumerico del divenire stesso). Saluti.
Scusami Viator, ma hai almeno un caso in cui la Sostanza si manifesti direttamente, a prescindere dalla Forma?
O non abbiamo invece sempre a che fare con la Forma?
Dietro la quale riteniamo implicita una Sostanza... ma sempre deducendola dalla Forma.
Forma che rimanda ad altra Forma, sotto le quali ci deve pur essere la Sostanza! Lo siano per scontato.
Ma dove sta questa benedetta Sostanza?
Quanto è profonda la tana del bianconiglio?
Che non ci sia mai fine?
Citazione di: bobmax il 13 Marzo 2022, 17:07:48 PMMa dove sta questa benedetta Sostanza?
Quanto è profonda la tana del bianconiglio?
Che non ci sia mai fine?
Non c'è bobmax, la sostanza di cui parla viator è vuota. Non ha senso chiedersi se esiste una sostanza prima perchè non esiste alcuna sostanza. Nulla ha esistenza in sè, quindi nemmeno la sostanza. Tutto esiste solo in dipendenza da qualcosa d'altro. Le cose sono "vuote" nel senso che non hanno realtà autonoma , esistono grazie a, in funzione di, rispetto a, dalla prospettiva di qualcosa d'altro. Pensiamo al mondo in termini di oggetti , cose , entità . Un fotone, un cane, un sasso, un orologio . Questi oggetti non stanno in solitudine, non sono isolati, al contrario, non fanno che interagire. é a queste interazioni che dobbiamo guardare, non agli oggetti. Il mondo che osserviamo è un continuo interagire, è una fitta rete di interazioni. il materialismo di Viator è obsoleto, superato, confutato dalla meccanica quantistica . Lui pensa che prima c'è la sostanza e dopo c'è l'interazione. La grande scoperta della m.q. è che guardavamo le cose all incontrario.
Citazione di: bobmax il 13 Marzo 2022, 17:07:48 PMScusami Viator, ma hai almeno un caso in cui la Sostanza si manifesti direttamente, a prescindere dalla Forma?
O non abbiamo invece sempre a che fare con la Forma?
Dietro la quale riteniamo implicita una Sostanza... ma sempre deducendola dalla Forma.
Forma che rimanda ad altra Forma, sotto le quali ci deve pur essere la Sostanza! Lo siano per scontato.
Ma dove sta questa benedetta Sostanza?
Quanto è profonda la tana del bianconiglio?
Che non ci sia mai fine?
Salve bobmax. La tana del bianconiglio (tipico esempio espressivo della tua autoreferenziale cripticità) ovviamente è tubolare e compone un banale cerchio, percorrendo il quale si incontrerà costantemente la forma (il rivestimento esteriore della tana) alla quale internamente corrisponderà la sostanza (la imbottitura interna della tana). L'importante - come affermi tu - è l'esserci (al calduccio). Saluti
Non vi è bisogno della meccanica quantistica, Alberto.
Che la cosa in sé non possa esistere, è la conclusione a cui arriva il pensiero che osserva la realtà.
Come mostravano i paradossi di Zenone, per esempio. Non esiste alcuna cosa distinta da tutto il resto.
Il movimento è possibile solo perché la cosa in sé non esiste.
Ma noi siamo andati invece nella direzione opposta.
Cullandoci nell'illusione di poter maneggiare l'infinito!
Follia della volontà di potenza.
Lo so Viator, che vuoi esserci.
Beh, anch'io, non lo nego certo.
Ma ormai mi va stretto.
E pure a te, mi sa...
Citazione di: bobmax il 13 Marzo 2022, 17:44:37 PMNon vi è bisogno della meccanica quantistica, Alberto.
Che la cosa in sé non possa esistere, è la conclusione a cui arriva il pensiero che osserva la realtà.
Come mostravano i paradossi di Zenone, per esempio. Non esiste alcuna cosa distinta da tutto il resto.
Il movimento è possibile solo perché la cosa in sé non esiste.
la cosa in sè non esiste, e tu che stai leggendo?
Citazione di: Alberto Knox il 13 Marzo 2022, 17:49:01 PMla cosa in sè non esiste, e tu che stai leggendo?
Non esistendo la cosa in sé... occorre prendere atto che la "sostanza" di tutto quello che c'è, non è che il Nulla.
E allora ciò che sto leggendo, cosi come qualsiasi altra cosa che c'è, non è che un dono. Un dono d'amore.
Citazione di: bobmax il 13 Marzo 2022, 18:02:57 PMCitazione di: Alberto Knox il 13 Marzo 2022, 17:49:01 PMla cosa in sè non esiste, e tu che stai leggendo?
Non esistendo la cosa in sé... occorre prendere atto che la "sostanza" di tutto quello che c'è, non è che il Nulla.
E allora ciò che sto leggendo, cosi come qualsiasi altra cosa che c'è, non è che un dono. Un dono d'amore.
o una grazia. Ad ogni modo non è il nulla . è una specie di vuoto. Ma è importante sottolineare che questo non nega la realtà del mondo , essa esiste certo ma non ha un fondamento ultimo. La lunga ricerca della sostanza ultima , della fisica , passata per la materia , molecole , atomi , campi, particelle elementari è naufragata nella complessità relazionale che tesse la realtà come una ragnatela. Non è nichilismo ne scetticismo nei confronti della realtà ,la realtà qui non è negata affatto.
Comunque, Viator, questo refrain sulla mia cripticitá, addirittura autoreferenziale... mi sa tanto di una scusa.
La domanda è semplice e chiara: Hai contezza della Sostanza che non sia dedotta dalla Forma?
Vi vedi della cripticitá?
Alberto, è il Nulla.
Ma attenzione! È pure l'Essere.
Infatti, Essere = Nulla.
Nulla, significa non esserci.
Significa questo e nient'altro che questo: non esserci.
Ma pure l'Essere non c'è.
Non può proprio esserci.
In quanto l'Essere è il Fondamento.
Non essendoci, si può ben dire che:
Essere = Nulla
Ma allora?
Allora è la beatitudine!
L'esserci, tutto l'esserci, è un dono d'amore.
Citazione di: bobmax il 13 Marzo 2022, 18:34:03 PMComunque, Viator, questo refrain sulla mia cripticitá, addirittura autoreferenziale... mi sa tanto di una scusa.
La domanda è semplice e chiara: Hai contezza della Sostanza che non sia dedotta dalla Forma?
Vi vedi della cripticitá?
Salve bobmax. Pensavo avessi già capito, dalla mia precedente risposta relativa alla tana del bianconiglio, che trovo banalmente ovvia l'impossibilità di disgiungere la superficie esterna di un tubo dalla sua superficie interna. Forse stavolta sono stato io il criptico. Perdona e saluti.
(Scrivo da tastiera virtuale con mouse per cui sarò lapidaria)
"un mondo sempre migliore, perché so' di poterlo fare" Iano
Beato te :-D ..[ anche se non si capisce se "il mondo migliore" lo fai o lo vedi (=interpreti come tale) oppure lo fai perché lo vedi (interpreti come tale).]
"Che vi debba essere un senso è dunque legato al fatto che vi sia una coscienza"
Definisci "coscienza".
C'è differenza fra inderogabile interazione e il sapere di stare interagendo?
Oppure il "sapere" (di sapere) stesso altro non è che inter-azione?
Il come è il cosa (poiché definisce il cosa); in tale ovvietà il senso è (il come-cosa).
Il significato/senso sorge come domanda quando il come-cosa ci spinge verso una dissociazione,
che sia la fine del nostro io, una sofferenza o una qualunque dissociazione che lacera il tessuto di una atemporalità (che funge da significante).
Certo.. detto così sembra che l'idiozia sia il meme di perfezione..
che la coscienza perfetta (=non dissociata) altro non sia che pura affermazione (=essere).
Viator: Dio esiste e Dio non esiste: è la medesima realtà (non in senso etico), il Senso è al contempo "entro" e "fuori" dalla sfera umana poiché non vi è alcun "fuori" ed alcun "entro", quell' interazione (nell'atemporalità) apparente è. Nel fiato della scissione cogliamo l'identità, nel medesimo fiato spezziamo l'atemporalità.Io sono ciò attraverso cui l'occhio vede, l'orecchio ode.. scrive l'upanishad..
La logica gioca "entro" quella scissione.
Citazione di: bobmax il 13 Marzo 2022, 18:42:26 PMAlberto, è il Nulla.
Ma attenzione! È pure l'Essere.
Infatti, Essere = Nulla.
Nulla, significa non esserci.
Significa questo e nient'altro che questo: non esserci.
Ma pure l'Essere non c'è.
Non può proprio esserci.
In quanto l'Essere è il Fondamento.
Non essendoci, si può ben dire che:
Essere = Nulla
Ma allora?
Allora è la beatitudine!
L'esserci, tutto l'esserci, è un dono d'amore.
posso condiividere non è un problema, mi sento in sintonia con le tue parole. Anche se il mio prossimo argomento sarà sulla vacuità che col nulla, c'entra ben poco.
e comunque sto benedetto senso della vita secondo la logica ancora non lo vedo, se c'è deve essere condiviso anche da altri pensatori.
Citazione di: viator il 13 Marzo 2022, 18:52:13 PMCitazione di: bobmax il 13 Marzo 2022, 18:34:03 PMComunque, Viator, questo refrain sulla mia cripticitá, addirittura autoreferenziale... mi sa tanto di una scusa.
La domanda è semplice e chiara: Hai contezza della Sostanza che non sia dedotta dalla Forma?
Vi vedi della cripticitá?
Salve bobmax. Pensavo avessi già capito, dalla mia precedente risposta relativa alla tana del bianconiglio, che trovo banalmente ovvia l'impossibilità di disgiungere la superficie esterna di un tubo dalla sua superficie interna. Forse stavolta sono stato io il criptico. Perdona e saluti.
Di modo che, Viator, quando ragioniamo su Forma e Sostanza, dando, come tu fai, concretezza alla Sostanza a scapito della Forma, questa è solo una nostra idea.
Paradossalmente, la Sostanza, la concretezza, è una nostra astrazione.
Citazione di: Alberto Knox il 13 Marzo 2022, 21:30:27 PMe comunque sto benedetto senso della vita secondo la logica ancora non lo vedo, se c'è deve essere condiviso anche da altri pensatori.
Il senso della vita non ha "sostanza" propria, essendo un accessorio della psiche individuale. Il quale può essere messo in comune teoricamente ed empaticamente, ma non praticamente. La logica non può andare oltre questa presa d'atto.
Citazione di: Ipazia il 14 Marzo 2022, 09:48:31 AMCitazione di: Alberto Knox il 13 Marzo 2022, 21:30:27 PMe comunque sto benedetto senso della vita secondo la logica ancora non lo vedo, se c'è deve essere condiviso anche da altri pensatori.
Il senso della vita non ha "sostanza" propria, essendo un accessorio della psiche individuale. Il quale può essere messo in comune teoricamente ed empaticamente, ma non praticamente. La logica non può andare oltre questa presa d'atto.
Pensate al tractatus logicus matematicus scritto da Ludwig wittgenstein dove a un certo punto scrive "la soluzione dell'enigma della vita nello spazio e nel tempo è al di là dello spazio e del tempo" e che cos'è questo al di là dello spazio e del tempo se non uno scardinamento della ragione? Questo non per cadere nell irrazionalità, nel rifugio della mente, no, serve semplicemente per predere consapevolezza che il nostro rapporto col tutto non è formalizzabile, racchiudibile , catturabile dal pensiero umano. Gli elementi che la ragione fornisce all elaborazione della costruzione intellettuale , non possono essere sintetizzati in una visione complessiva in un sistema. Non si può..
A me pare che la questione venga posta da LW più in termini etici, esistenziali, che metafisici o trascendenti. Più che uno "scardinamento della ragione" è uno scardinamento del dogmatismo scientista o religioso; la necessità di una ragione "altra".
Un approfondimento con la citazione completa che chiarisce l'intenzione di LW.Peraltro mi pare una risposta totalmente negativa al "senso umano della vita
secondo la logica", che riporta alla formulazione scientista.
Citazione di: Ipazia il 14 Marzo 2022, 21:14:58 PMA me pare che la questione venga posta da LW più in termini etici, esistenziali, che metafisici o trascendenti. Più che uno "scardinamento della ragione" è uno scardinamento del dogmatismo scientista o religioso; la necessità di una ragione "altra".
Un approfondimento con la citazione completa che chiarisce l'intenzione di LW.
Peraltro mi pare una risposta totalmente negativa al "senso umano della vita secondo la logica", che riporta alla formulazione scientista.
prendo un estratto dall articolo : "Wittgenstein introduce un tema che riguarda l'etica e ci dice che l'enigma della vita nello spazio e nel tempo non può essere risolto né dalla scienza né dalla metafisica" ecco però quando scrive "l enigma della vita nello spazio è nel tempo è al di là dello spazio e del tempo" ci dice sostanzialmente due cose, non una . la prima è che l'enigma della vita ha una soluzione , e in questo si trova un pensiero mistico religioso in wittgenstein che è appunto il credere che l enigma della vita abbia una soluzione. e la seconda è che la si trova al di là dello spazio e del tempo. A me pare che si concetri sulle cose che ci piacciono di più ma qui Wittgenstein è chiaro, dice chiaramente quello che pensa dell enigmadella vita . Ed ha una soluzione per lui. Perchè questo non lo dice l articolo?
L'enigma della vita si trova al di là dello spazio e del tempo perche non è determinabile secondo una storia nè naturale immanente, nè religiosa trascendente.
La soluzione dell'enigma è etica, senza scomodare l'aldilà. Il "mistico" è una scala, alquanto primitiva, che si può abbandonare (come consiglia lo stesso LW), dopo esserci saliti sopra. Oppure conservare con affetto non feticistico. Secondo il gusto etico che si ha per le cose che sono: ta panta. Molteplici pure nelle psicologie umane.
Citazione di: Ipazia il 14 Marzo 2022, 22:45:14 PML'enigma della vita si trova al di là dello spazio e del tempo perche non è determinabile secondo una storia nè naturale immanente, nè religiosa trascendente.
"la soluzione dell enigma..." Ipazia, Wittgenstein ha parlato chiaramente questa volta. Solo che tu deduci dalla sua frase che , visto che si trova al di la del tempo e dello spazio , allora è sottinteso che questa soluzione sia indeterminabile, inconoscibile . Ma lui non ha detto questo per far intendere che la soluzione non è conoscibile, ha detto la soluzione c'è, ma non la possiamo conoscere fin tanto che siamo nello spazio e nel tempo. Bhè allora che cosa c'è al di la del tempo e dello spazio? non lo sappiamo, non lo sapeva neanche lui. E come è arrivato allora a questa conclusione? intuizione ? quale è l'intuizione? sarà mica quella che ci fa sentire che siamo esclusi dalla conoscenza ultima e dalla spiegazione ultima del senso della vita per opera di quelle stesse regole del ragionamento che ci predispongono a cercare una simile spiegazione? Capì, secondo me, questo è un mio pensiero, che se vogliamo andare più in là dobbiamo adottare un concetto di "comprensione" diverso da quello della spiegazione razionale , e forse, la via mistica, porta a una spiegazione di questo genere. Personalmente , riguardo al valore di queste esperienze ho un atteggiamento aperto. Forse ci aprono l'unica via che vada oltre i limiti ai quali ci possono portare la scienza e la filosofia.
Ciao Alberto.
LW è stato profetico perché direi che oltre il tempo e lo spazio ci stiamo già andando con la nuova fisica, ma solo per approdare ad altro che come spazio e tempo però non ci aiuterà a capire il senso della vita.
Hai ragione, bisogna meglio specificare il senso di ''comprensione'', ma non per giungere a comprendere il senso della vita, ma per giungere alla conclusione che se lo cerchiamo è per una non perfetta comprensione di ciò che significa comprendere, e io, come tu ami fare, mi atterrei propriamente all'etimologia del termine.
Citazione di: iano il 15 Marzo 2022, 18:48:54 PMCiao Alberto.
LW è stato profetico perché direi che oltre il tempo e lo spazio ci stiamo già andando con la nuova fisica, ma solo per approdare ad altro che come spazio e tempo però non ci aiuterà a capire il senso della vita.
Hai ragione, bisogna meglio specificare il senso di ''comprensione'', ma non per giungere a comprendere il senso della vita, ma per giungere alla conclusione che se lo cerchiamo è per una non perfetta comprensione di ciò che significa comprendere, e io, come tu ami fare, mi atterrei propriamente all'etimologia del termine.
com-prendere, prendere con , afferrare , contenere . Capire, dal verbo capio , capis,captur da cui carpire, che vuol dire catturare . Captivus che si traduce cattivo vuol dire "prigioniero" animali in cattività vuol dire la prigionia degli animali. E chi può dire di essere completamente libero? forse anche noi viviamo nelle nostre prigioni interiori. dietro dei paletti. c'era un poeta che non aveva paura di mostrarsi per quello che era , agli occhi di alcuni appariva arrogante, scandaloso, cattivo, ma poi , quando era da solo , la sera, si rivolgeva a un uccellino azzurro come fosse l'essere nascosto nel cuore e gli diceva "non essere triste , lo so che ci sei".
Citazione di: Alberto Knox il 15 Marzo 2022, 17:48:05 PM...ha detto la soluzione c'è, ma non la possiamo conoscere fin tanto che siamo nello spazio e nel tempo. Bhè allora che cosa c'è al di la del tempo e dello spazio? non lo sappiamo, non lo sapeva neanche lui. E come è arrivato allora a questa conclusione? intuizione ? quale è l'intuizione? sarà mica quella che ci fa sentire che siamo esclusi dalla conoscenza ultima e dalla spiegazione ultima del senso della vita per opera di quelle stesse regole del ragionamento che ci predispongono a cercare una simile spiegazione? Capì, secondo me, questo è un mio pensiero, che se vogliamo andare più in là dobbiamo adottare un concetto di "comprensione" diverso da quello della spiegazione razionale , e forse, la via mistica, porta a una spiegazione di questo genere. Personalmente , riguardo al valore di queste esperienze ho un atteggiamento aperto. Forse ci aprono l'unica via che vada oltre i limiti ai quali ci possono portare la scienza e la filosofia.
La soluzione dell'enigma della vita è viverla. Le categorie dell'intelletto immanente e trascendente, coi loro differenti spazi e tempi, coi loro determinismi causali, sono incapaci di rispondere all'enigma, pure se fossimo immortali. Il senso della vita e viverla al meglio ( altra citazione di LW, nell'articolo). Ovvero la soluzione sta nell'ethos. Il migliore possibile.
la soluzione è che non occorre nessuna soluzione . la vita non è un enigma, la vita è un mistero e i misteri non si risolvono, dai misteri ci si lascia risolvere.
Concordo sul fatto che la vita vada vissuta, ciò su cui Ipazia saggiamente insiste, e credo che la conoscenza sia funzionale a ciò, e non ad altro.
La discussione perciò si può ridurre a cercare l'origine del nostro ricercare il senso della vita, perché che vi sia questa tensione non si può negare.
Se la conoscenza è uno strumento credo che l'origine del nostro cercare stia nella non completa conoscenza del mezzo che usiamo.
Cioè in una sua imperfetta definizione, o meglio in una sua definizione in divenire.
Non abbiamo una perfetta comprensione del mezzo che usiamo, ma ciò non ci impedisce di usarlo, perché anzi la comprensione del mezzo aumenta proprio con l'uso.
Se ci volessimo avventurare in una definizione della vita è propriamente la conoscenza che dovremmo tirare in ballo per distinguerla dalla materia.
Ma , per quanto sembra che la conoscenza non possa non tirarsi in ballo quando volgiamo definire la vita, ogni possibile definizione rimane pur sempre arbitraria.
Non posiamo quindi conoscere il senso della vita, perché, se va bene, è per l'uso della conoscenza che possiamo provare a definirla e quindi a distinguerla, a meno che ingenuamente non vogliamo affermare trattarsi di una ovvia evidenza.
Il dispiego indiscriminato di scontate evidenze, anche quando tali appaiono, non ci aiuta infatti certo a capire.
Al di là della questione se il libero arbitrio esista o meno, quello che di cui siamo certi è che esista una materia in qualche modo organizzata, che presumibilmente in virtù di questa organizzazione , non si limita a sottostare a cause esclusivamente impersonali, ma ad informazioni che in quella organizzazione vengono implementate, fatte persona, capaci di agire come cause con tempistiche non definibili da una legge fisica che si possa anche solo immaginare.
Non c'è un limite teorico alla complessità delle leggi fisiche, ma stranamente quelle che abbiamo trovato e che funzionano sono brevi e concise, e sotto sotto, anche se non lo diciamo, una tale concisione ci aspettiamo in una eventuale spiegazione del senso della vita. Come potremmo comprenderla diversamente, se ci atteniamo alla etimologia del verbo, se i più di noi non comprendono neanche quelle brevi?
Davvero è una bella pretesa la nostra.
Il passaggio dall'inorganico all'organico non vivente lo capisco,capisco meno quello che tra l'organico non vivente e il VIVENTE.
Infatti,essendo un tantino competente come chimico,mi rendo conto di quanto le trasformazioni profonde della materia abbiano un che di strano e instabile anche se apparentemente consistenti.
Mi spiego:la stragrande maggioranza della materia è inorganica con aspetti di organica non vivente.
Titano,satellite di Saturno ne è un buon esempio!
Nel contempo,mi spiace dirlo,la materia ha una "memoria informatica" che qualcuno chiama "informazione" che agisce propulsivamente ma anche regressivamente.Perquesto l'uomo nasce,cresce e muore,come tutto e tutti sulla terra e altrove!
Questa doppia tendenza che io chiamo,scherzosamente,"schizomateriale" determina una strana vittoria della regressione e della morte nei sistemi viventi.
Infatti,perchè mai i sistemi viventi dovrebbero morire nei tempi e con i ritmi "canonici" usuali quando,a ben vedere,avrebbero molte chances per vivere molto di più?
La risposta sta in una "logica" e spiacevole deduzione:l'inorganico è il Signore dell'Universo,l'organico non vivente segue mentre l'organico vivente è totalmente minoritario!
Che senso ha tutto questo allora?
Il senso sta nella casualità che vuole una bassissima probabilità di trasformazione dell'organico non vivente in organico vivente.
La ragione di tutto questo sta nella legge termodinamica e nel funzionamento dei sistemi viventi:i sistemi viventi sono sistemi aperti che CONSUMANO PIÙ ENERGIA DI QUANTA NE PRODUCANO PER L'AMBIENTE.
Quindi,essi sono un INCIDENTE DI PERCORSO CASUALE RARISSIMO NEL COSMO la cui memorizzazione in termini di informazione quantistica DIMOSTRA IL LORO ESSERE TALE E QUINDI NE DETERMINA IL FALLIMENTO TENDENZIALE E LA LIMITAZIONE CONTINGENTE.
La Terra è un buon esempio di questo fallimento in corso testimoniato da due FATTI incontrovertibili:
1)Il 95% delle specie viventi terrestri è già stato distrutto una o più volte nel corso del miliardo di anni di "vitalità"
2)lo status attuale del pianeta dimostra la tendenza palese dell'involuzione dei viventi più evoluti,in modo particolare la specie umana,con il parallelo attacco contro di essa di agenti infettivi,il suo sistema immunitario e molto altro ancora.In altre parola,la natura,dentro fuori la specie,sembra stia assumendo un ruolo niente affatto piacevole e di supporto,anzi...
Allora,detto questo,detto tutto quanto l'evidenza,i dati gli studi e le leggi dell'universo ci dicono chiaramente.
Per questo,attualmente,vista l'evidenza,gli astronomi cercano disperatamente pianeti vivibili anche solo da viventi minimi unicellulari:NON È LA RICERCA PERFETTAMENTE INUTILE DI UNA NUOVA TERRA O DI ALIENI EVOLUTI,MA(!) LA RICERCA DI UNA SEPPUR MINIMA CONFERMA DELLA POSSIBILE PRESENZA DI VITA ORGANICA NELLO SPAZIO!!!!
Questo non ve lo dicono per ovvie ragioni ma è così:se ne trovassero uno abbastanza vicino,potrebbero inviarvi un oggetto portante spermia terrestre,phyla di base e materia organica tale da POTER,FORSE,FECONDARE LE ACQUE DI QUEL PIANETA!!!
Non è forse quello che è
successo,probabilmente,sulla Terra,un miliardo di anni fa?
Dico forse,perchè la probabilità che AVREBBE POTUTO PERMETTERE lo sviluppo dell'organico vivente autoctono e AUTONOMO su questo pianeta,essendo questo dovuto essere CASUALE,è STRA-MINIMA PER NON DIRE RIDICOLA....
CONCLUSIONE
Come studioso non vedo senso nella vita organica vivente,essendo essa un controsenso energetico e un evento casuale estremamente raro nel cosmo.Come credente il discorso cambia ma lo propongo come tale e non dandogli una veste scientifica:se Dio ha creato il cosmo l'ha fatto per motivi e scopi che io non posso sapere.
Questo potrebbe spiegare la vita organica e il suo significato in un progetto globale MA(!)quello che non capisco èil fatto che solo l'Anima sarebbe immortale e in relazione diretta con Dio.Inoltre,che cosa dovrebbe o potrebbe mai imparare l'Anima,nata da Dio in contatto con Dio e sapienza di Dio in questo MONDO MATERIALENERGETICO lontano anni luce da Dio e da un essere Regno di Dio??
Qualcuno mi ha risposto:forse il cosmo l'ha creato Dio per sistemarvi gli angeli decaduti oppure...se lo sono creato loro...
A questo io ho risposto:A MAGGIOR RAGIONE,PERCHÈ MAI RISCHIARE ANIME IN UN MONDO DEL GENERE??
Tutto ciò riporta al discorso fatto finora prima della parentesi religiosa e come studioso ne sono felice anche se la VITA che io rispetto amo e godo NON NE ESCE CERTO MOLTO BENE,ma questa è l'evidenza e io AMO verità ed evidenza.
Il senso umano della vita è meta-fisico. La scienza, e la sua ancella logica, da sole, non ci azzeccano una mazza.
(come scritto poco sopra, la risposta al tema della discussione è: negativo)
io rispetto la tua opinione ma,visti i risultati ottenuti sulla Terra,quale meta-fisica ha funzionato?
Io credo in Dio ma quello che vedo è una vittoria quasi totale della negatività,una "metafisica del diavolo"?
Sto scherzando un po' su questo ma ti posso dire che,al di fuori del discorso scientifico,ci si rischia di perdersi del tutto.
Perchè mai Dio avrebbe dovuto e voluto creare un "regno secondario" materialenergetico,vitale nel senso usuale del termine mentre il suo Regno,visto anche quello che scrivono i Padri della Chiesa,era pienamente creato e reale in senso spirituale?
D'accordo,uno può dire....il tradimento del futuro Satana e quello di altri angeli ribelli...
Ma io dico:perchè mai creare l'arcangelo più bello,potente e splendente senza dargli un minimo di Grazia di Dio per non ubriacarsene?
Inoltre,vista la modestia e l'umiltà che caratterizza i santi e i beati,l'assoluta mancanza di esibizione o ricerca dell'aspetto estetico e altro ancora...PERCHÈ NON CREARE IL MEGLIO DEGLI ARCANGELI CON UN ASPETTO UMILE,MODESTO,MAGARI ANCHE BRUTTO MA PIENO DI SAPIENZA, GRAZIA DI DIO,SPIRITO DI SERVIZIO?
Io non sono Dio,credo in Lui ,sono religioso alla mia maniera,quindi sono LIBERO DAL NON CASCARE NELLE TRAPPOLE DEGLI "DEI DELL'ILLUMINAZIONE" E DEI LORO COMPARI OSCURI.
In realtà ,la Terra appare come una stia per polli,un pollaio,una illusione,una simulazione,un teatro e così via.TUTTO SALVO UNA METAFISICA CELESTE MA, SEMMAI,UNA SUBFISICA DI DANNAZIONE.
Cristo diceva:"se non odiate la vita che fate su questo mondo non avrete mai la vita eterna"
E HA RAGIONE:L'UNICA VITA TRASCENDENTALE CELESTE È QUELLA CHE LIBERA DALLA VITA TERRENA!!!!
Infatti Cristo risponde a Nicodemo:"chi nasce dall'uomo è carne dell'uomo,SOLO CHI RINASCE DALLO SPIRITO È SPIRITO E VITA!"
Allora,questa è la mia opinione pur conservando il discorso scientifico che ho fatto.
LA VITA SULLA TERRA RESTA TERRENA LIMITATA AL PIANETA E COME TALE TENDE ALL'ENTROPIA E ALLA MORTE.
Le Anime sono in dono di Dio fatto per rallentare tale processo e permettere la scelta libera di una RINASCITA DIRETTA DALLO SPIRITO.L'ANIMA ACCOGLIE LO SPIRITO DI DIO TRASFORMANDO, NEL CONTEMPO, IL CORPO, IN UN TEMPIO DELLO SPIRITO SANTO.
Questa è la via della VITA ETERNA, la trasformazione CRISTICA SENZA ALCUNA CROCIFISSIONE O SACRIFICIO UMANO E NON.
Chi lo capisce lo può fare,la scelta è libera e supportata comunque da Dio,quindi relativamente sicura e molto migliore della caricatura di vita proposta sulla Terra.
Salve hystoricum. Grazie alla concisa, quasi lapidaria laconicità dei tuoi interventi sto pian piano - forse - comprendendo un pezzetto della tua "visione del mondo".......in particolare il fatto che tu ti definisca uno "studioso".
La mia visione del mondo non te la descrivo per non annoiarti (oltretutto io mi sento uno squallido ignorante)........anche perchè - al limite - l'avrei già descritta attraverso i miei troppi interventi qui dentro.
Comunque sono interessato ai tuoi punti di vista, che mi piacerebbe tu provassi a sviluppare in forma più estesa poichè - si sa - più gli studiosi parlano e più aumenta la probabilità che qualcuno capisca a fondo ciò che dicono. Saluti ed a ben rileggerti.
historicum, solitamente la necessità di URLARE è sintomo di scarsa convinzione nelle proprie argomentazioni, le quali chiedono un conforto, di scarsa efficacia peraltro, all'ortografia. Tra noi "filosofi" si preferisce un linguaggio più sobrio. Senza arrivare al loden soporifero e venefico di Mario Monti.
Salve Ipazia. Forse hai ragione ma - in fondo - che ne sappiamo noi dell'animo che spinge alla parola il nostro amico hystoricum (nickname assai curioso per uno studioso, da non confondersi con historicum, historicus, histericus etc. etc.).
E' possibile che costui sia spinto alla declamazione clamorosa da parte di una qualche profonda istanza veritativa che preme sulla sua sensibilità. Egli certo vive del suo sentire assai più che del suo capire..........almeno così a me sembra di intuire. Saluti.
Abbiamo inteso di considerare la questione del "senso della vita umana" in termini logici.
Già questo potrebbe essere discutibile... In quanto la Logica disciplina una parte e non il Tutto del "dare senso" alle cose (cose come Sachen in tedesco, invece che Dingen).
Fingiamo di accettare questo passaggio.
Altro punto essenziale. Eccolo: la Logica Umana è Assoluta oppure no?
Proprio stasera mi confrontavo con un caro amico riguardo ai concetti di "funzione" e di "equazione" matematica.
L'equazione è statica, la funzione evolve. La determinazione temporale dispone una interrogazione logica che, controintuitivamente, riguarda il dominio della Logica, dei suoi limiti e delle sue possibilità.
La Logica Umana risente del profilo evolutivo che la nostra specie ha conseguito adattandosi al mondo in cui si è collocata?
E, se ne risente, riflette e si specchia nella struttura di Mondo in cui si è rivelata nella specie nuova di una Coscienza?
Il senso della Vita ci abbaglia assai più di quanto non ci interroghi.
Citazione di: leibnicht1 il 16 Settembre 2022, 02:28:57 AMLa Logica Umana risente del profilo evolutivo che la nostra specie ha conseguito adattandosi al mondo in cui si è collocata?
E, se ne risente, riflette e si specchia nella struttura di Mondo in cui si è rivelata nella specie nuova di una Coscienza?
Non bisogna dimenticare che il contesto di mondo (società) in cui si è collocato l'uomo è ad opera delle sue attività mentali e se non gli piace , la colpa è da imputare a se stessi. Non di certo alla natura.
Citazione di: viator il 22 Novembre 2021, 18:25:22 PMSalve. Faccio finta di non conoscere l'esistenza di "topics" affini a questo.
Secondo la logica UMANA il dilemma del senso UMANO della VITA UMANA........si presenta sotto due uniche semplici possibilità :
A) Dio esiste. In tal caso esiste un senso divin-umano della vita umana ma purtroppo nessuno lo conoscerà, poichè nessuno conosce veramente la volontà di Dio (non importa che moltissimi affermino di sapere ciò che Dio vorrebbe da noi : non esiste alcuna prova di ciò, ed il credere in Dio o lo sventolare deleghe o proclami non autorizza certo nessun umano a considerare provabile ciò che TUTTI IGNORIAMO).
B) Dio non esiste. In tal caso il senso UMANO della VITA UMANA non può collocarsi all'interno della sfera UMANA, ma dovrà collocarsi fuori di essa. Di conseguenza, sarà impossibile per qualsiasi UMANO trovare in sè il senso della propria od altrui vita. Tale senso infatti, anche se vagasse da qualche parte dell'Universo e noi lo incontrassimo.........dal momento che risulterebbe collocato fuori del nostro cranio, ci sarebbe del tutto INCOMPRENSIBILE. Salutoni ed auguri a chi è convinto di poter trovare il senso umano della vita umana.
Ciao viator,
Da neofita in questo forum e non avendo mai intrapreso studi filosofici (se non per aver letto qualche pagina qua e la ogni tanto) voglio comunque cercare di capire il problema e provare a dare una risposta al quesito sul senso della vita.
È vero, possiamo vedere (secondo la logica di base) 2 vie.
Io però le vedo in questo modo:
1) c'è una causa della nostra esistenza
2) non c'è una causa della nostra esistenza.
Il problema è che se ammetto che c'è una causa, mi devo poi chiedere: "che cosa ha generato la causa?" E qui l'unica risposta che posso dare è:"un'altra causa" e si può andare avanti all'infinito.
Se, invece, ammetto che non c'è una causa allora noi e l'intero universo emergiamo da...nulla. E non posso pormi ulteriormente la domanda:"che cosa ha generato la non-causa?" Perché la non-causa (il nulla) non c'è.
Ma se, tutto viene da nulla, come fa tutto ad esistere?
Dal nulla si genera nulla.Forse, l'unica soluzione del problema è la prima opzione, la quale ammette una serie infinita di cause che producono effetti (come fa il processo causa-effetto). Ma non c'è una causa "prima" chiamiamola così. Ovvero non c'è una causa incausata (senza causa). Però la differenza è che nella prima ipotesi c'è sempre una causa che genera qualcosa. Non ci troveremo mai di fronte a qualcosa che viene generato da nulla.
Se andassimo all'inizio di questa "catena infinita" di causa-effetto troveremmo il nulla. Vero. Ma essendo infinita la catena non avrebbe inizio quindi...aspetta un momento! Essendo infinita troveremmo..
.nulla all'inizio! Quindi anche ammettendo una serie infinita di cause ed effetti ci troveremmo davanti il nulla!
Ora...abbiamo il nulla come principio ad entrambe le opzioni.
Cosa significa?
Che il quesito non ha soluzioni se non entrando nella contraddizione.Ci sarebbe in realtà anche una terza opzione, ovvero, una via di mezzo tra causa e non-causa. Ma cosa sarebbe?
Hm...una causa non-causa. Ma mi starei contraddicendo quindi si...credo proprio che la mia risposta definitiva sia questa:
Quesito senza soluzioni.
Dal nulla non si genera nulla, ma dall'ignoranza si genera quasi tutto. La causa prima (causale, non finale, che è la stupidaggine causata dall'ignoranza) è avvolta nell'ignoranza. E con ciò la contraddizione è superata.
Citazione di: Ipazia il 03 Aprile 2024, 16:39:05 PMDal nulla non si genera nulla, ma dall'ignoranza si genera quasi tutto. La causa prima (causale, non finale, che è la stupidaggine causata dall'ignoranza) è avvolta nell'ignoranza. E con ciò la contraddizione è superata.
Cosa vuol dire "causale" e "finale"?
Citazione di: Damiano Bergamaschi il 03 Aprile 2024, 17:25:40 PMCosa vuol dire "causale" e "finale"?
Per "causale" intendo la
causa efficiente, secondo la
logica aristotelica che rimane a tutt'oggi uno strumento logico essenziale per rispondere ai molteplici, sommamente ingannatori nella loro ambiguità, "perchè". Essa insegna a non confondere "causalità" (per antonomasia nella modernità: efficiente) con finalità. Confusione che le retoriche di bassa gnoseologia praticano indecentemente a dosi industriali.
Citazione di: Damiano Bergamaschi il 03 Aprile 2024, 15:22:20 PMCiao viator,
Da neofita in questo forum e non avendo mai intrapreso studi filosofici (se non per aver letto qualche pagina qua e la ogni tanto) voglio comunque cercare di capire il problema e provare a dare una risposta al quesito sul senso della vita.
È vero, possiamo vedere (secondo la logica di base) 2 vie.
Io però le vedo in questo modo:
1) c'è una causa della nostra esistenza
2) non c'è una causa della nostra esistenza.
Il problema è che se ammetto che c'è una causa, mi devo poi chiedere: "che cosa ha generato la causa?" E qui l'unica risposta che posso dare è:"un'altra causa" e si può andare avanti all'infinito.
Se, invece, ammetto che non c'è una causa allora noi e l'intero universo emergiamo da...nulla. E non posso pormi ulteriormente la domanda:"che cosa ha generato la non-causa?" Perché la non-causa (il nulla) non c'è.
Ma se, tutto viene da nulla, come fa tutto ad esistere? Dal nulla si genera nulla.
Forse, l'unica soluzione del problema è la prima opzione, la quale ammette una serie infinita di cause che producono effetti (come fa il processo causa-effetto). Ma non c'è una causa "prima" chiamiamola così. Ovvero non c'è una causa incausata (senza causa). Però la differenza è che nella prima ipotesi c'è sempre una causa che genera qualcosa. Non ci troveremo mai di fronte a qualcosa che viene generato da nulla.
Se andassimo all'inizio di questa "catena infinita" di causa-effetto troveremmo il nulla. Vero. Ma essendo infinita la catena non avrebbe inizio quindi...aspetta un momento! Essendo infinita troveremmo...nulla all'inizio! Quindi anche ammettendo una serie infinita di cause ed effetti ci troveremmo davanti il nulla!
Ora...abbiamo il nulla come principio ad entrambe le opzioni.
Cosa significa?
Che il quesito non ha soluzioni se non entrando nella contraddizione.
Ci sarebbe in realtà anche una terza opzione, ovvero, una via di mezzo tra causa e non-causa. Ma cosa sarebbe?
Hm...una causa non-causa. Ma mi starei contraddicendo quindi si...credo proprio che la mia risposta definitiva sia questa:
Quesito senza soluzioni.
Invece
il quesito ha soluzione.
Soltanto che non sta fuori di te, da qualche parte. La puoi trovare solo in te stesso.
Solo tu, in perfetta solitudine, puoi dire qual è il motivo della esistenza.
Sì, dal nulla si genera nulla.
Quindi...?
Cosa vale davvero per te?
Ora che percepisci la origine di ogni cosa, il Nulla.
E sai che dal nulla si genera nulla...
Cosa allora vale?
Se a questo punto scaturisce in te la compassione, per la sofferenza di questo mondo.
Questo mondo che non è che puro nulla.
Allora, forse, nascerà in te la soluzione.
D'altronde, Essere è esser Vero.
Essere = Verità
E tu sei Essere, che altro mai saresti?
Tu sei la Verità.
In realta', il quesito delle cause che regrediscono all'infinito se non se ne pone una iniziale privilegiata incausata, ha soluzione, nel senso che il tempo e' ciclico, e prima o poi, una causa prodotta, (ovvero: concettualmente futura) produce come sua propria conseguenza la misteriosa e tanto ricercata causa iniziale, (ovvero una causa che noi consideravamo, impropriamente, "passata") e il cerchio si chiude.
La causa iniziale, non e' incausata (il che sarebbe patentemente assurdo, se poniamo come premessa che tutto abbia una causa e non ci beviamo le fole religiose e irrazionaliste sulla realta' dell'incausato), e non e' extracausata, cioe' causata dall'esterno (il che sarebbe anche logicamente possibile ma contraddittorio rispetto alla definizione che noi vogliamo dargli e che gli abbiamo appena dato: quella, appunto, di causa iniziale); e' causata dall'interno, nel riproporsi identico di un numero finito di cause/possibilita', in cui dopo la fine, c'e' sempre e solo l'inizio.
E cosi', il cerchio si chiude con la considerazione che la nostra distinzione tra cause iniziali, finali e intermedienon ha senso, e quindi, forse, la vita stessa non ha senso.
Ogni causa, e' sia iniziale, che intermedia che finale, perche' ogni causa e' sia il punto a cui conduce il cerchio, che il punto da cui inizia il cerchio, e, insieme, anche il punto che il cerchio attraversa.
L' universo, puo' iniziare tanto dall'attimo di una nebbia mistica carica di divina attesa, quanto dall'attimo di me che porto il cane a pisciare. Puo' finire, con una tremenda esplosione di fuoco e di gelo, a cui segue l'oscurita', oppure, indifferentemente, con me che porto il cane a pisciare. Non ci sono attimi privilegiati: ogni "attimo", cioe' ogni causa, strumentalizza tutte le altre per autocausarsi. Ogni cosa, causa l'altra, finche' non viene, dall'altra ri-causata. La storia, dell'universo, inizia e finisce in ogni suo attimo, in ogni suo punto.
Lo trovo elegante, senza regressi all'infinito (semmai solo con regressi all'inesauribile, alla riproposizione infinita del possibile e del reale) e senza cause cosi' particolari e speciali da essete incausate.
Citazione di: Ipazia il 03 Aprile 2024, 17:43:15 PMPer "causale" intendo la causa efficiente, secondo la logica aristotelica che rimane a tutt'oggi uno strumento logico essenziale per rispondere ai molteplici, sommamente ingannatori nella loro ambiguità, "perchè". Essa insegna a non confondere "causalità" (per antonomasia nella modernità: efficiente) con finalità. Confusione che le retoriche di bassa gnoseologia praticano indecentemente a dosi industriali.
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Traggo dal tuo link: - Aristotele scrisse che "non abbiamo conoscenza di una cosa finché non abbiamo colto il suo perché, cioè la sua causa"-
Io intendo ciò come che, la causa di una cosa è necessaria alla nostra conoscenza di essa, ma non alla sua esistenza, e per la nostra conoscenza la prima causa immediata è sufficiente.
Di fatto fatto tentiamo una regressione di cause per giustificare la conoscenza di ciò che conosciamo fin dalla prima causa.
La regressione infinita serve solo a chi non vuole prendere atto della causalità più prossima, che nella stragrande maggioranza dei casi basta e avanza per fare vita quotidiana e scienza.
Ha senso regredire nella causalità fin dove si riesce a gestire un fenomeno con la tecnologia disponibile.
La causa finale riguarda solo la metafisica, non la fisica e neppure l'evoluzione naturale.
Citazione di: bobmax il 03 Aprile 2024, 18:25:51 PMInvece il quesito ha soluzione.
Soltanto che non sta fuori di te, da qualche parte. La puoi trovare solo in te stesso.
Solo tu, in perfetta solitudine, puoi dire qual è il motivo della esistenza.
Sì, dal nulla si genera nulla.
Quindi...?
Cosa vale davvero per te?
Ora che percepisci la origine di ogni cosa, il Nulla.
E sai che dal nulla si genera nulla...
Cosa allora vale?
Se a questo punto scaturisce in te la compassione, per la sofferenza di questo mondo.
Questo mondo che non è che puro nulla.
Allora, forse, nascerà in te la soluzione.
D'altronde, Essere è esser Vero.
Essere = Verità
E tu sei Essere, che altro mai saresti?
Tu sei la Verità.
È vero...ma io sono nel mondo. "Io" e "mondo" non sono 2 cose distinte quindi io sono nulla.
Citazione di: Damiano Bergamaschi il 10 Aprile 2024, 11:44:07 AMÈ vero...ma io sono nel mondo. "Io" e "mondo" non sono 2 cose distinte quindi io sono nulla.
Eppure esisto.
Citazione di: Damiano Bergamaschi il 10 Aprile 2024, 11:44:07 AMÈ vero...ma io sono nel mondo. "Io" e "mondo" non sono 2 cose distinte quindi io sono nulla.
Sì, in quanto "io" tu esisti.
Occorre però considerare che "essere" non coincide con "esistere".
Esiste il qualcosa.
Ciò che non è qualcosa non esiste.
E ciò che non esiste... è nulla.
Viceversa, l'essere permette l'esistere ma, non essendo qualcosa, a sua volta non esiste.
L'essere non esiste, l'essere è.
E poiché l'essere non esiste... l'essere è nulla.
Essere = Nulla
Attenzione, "nulla" significa soltanto non esistenza.
Ciò che non esiste, perché non è qualcosa, è nulla.
Non vi è niente di arcano o minaccioso nel nulla. Perché non esiste.
Abbiamo così il paradosso, solo apparente però, che Essere = Nulla.
Questo dal punto di vista della esistenza.
Perché, come ben osservi, è in realtà il tuo esistere a non avere consistenza.
Come esistenza sei un non essere.
Chi sei allora?
Se ti coglie la Compassione per questo mondo dolente, se infine provi compassione pure per te stesso, allora il figlio, che tu sei, potrà iniziare a tornare ad essere il Padre.
Citazione di: viator il 22 Novembre 2021, 18:25:22 PMSalve. Faccio finta di non conoscere l'esistenza di "topics" affini a questo.
Secondo la logica UMANA il dilemma del senso UMANO della VITA UMANA........si presenta sotto due uniche semplici possibilità :
A) Dio esiste. In tal caso esiste un senso divin-umano della vita umana ma purtroppo nessuno lo conoscerà, poichè nessuno conosce veramente la volontà di Dio (non importa che moltissimi affermino di sapere ciò che Dio vorrebbe da noi : non esiste alcuna prova di ciò, ed il credere in Dio o lo sventolare deleghe o proclami non autorizza certo nessun umano a considerare provabile ciò che TUTTI IGNORIAMO).
B) Dio non esiste. In tal caso il senso UMANO della VITA UMANA non può collocarsi all'interno della sfera UMANA, ma dovrà collocarsi fuori di essa. Di conseguenza, sarà impossibile per qualsiasi UMANO trovare in sè il senso della propria od altrui vita. Tale senso infatti, anche se vagasse da qualche parte dell'Universo e noi lo incontrassimo.........dal momento che risulterebbe collocato fuori del nostro cranio, ci sarebbe del tutto INCOMPRENSIBILE. Salutoni ed auguri a chi è convinto di poter trovare il senso umano della vita umana.
La rigidità di questa dicotomia è veramente eccessiva, come molti hanno poi evidenziato. Però sono sorpreso che in qualche modo è conciliabile con una riflessione che ho fatto sul senso della vita. In super sintesi: un senso è un concetto artificiale e serve un essere cosciente e intenzionale per stabilire il senso di qualcosa. Gli umani non hanno creato gli umani (si possono riprodurre, ma più per istinto e comunque non hanno composto il genoma umano... per ora...). Quindi gli umani sono oggetti naturali e se c'è un senso per questi oggetti naturali serve un creatore che li abbia creati appunto per uno scopo. Parafrasando sopra:
A) Se il creatore esiste non possiamo avere una conferma della sua identità, ammesso che risulti umanamente comprensibile, e quindi non possiamo ricevere una risposta da esso.
B) Se il creatore non esiste, semplicemente non c'è alcun senso intenzionale per alcun oggetto naturale, umani compresi.
Quindi il senso della vita o non esiste o è inconoscibile. Se desiderate la versione lunga:
Qual è il senso della vita?P.S. Nel titolo c'è anche scritto "secondo la logica", però per quanto usiamo quasi sempre la logica per strutturare un discorso, non è un'argomentazione puramente logica, il concetto di senso che ha una base sperimentale e neurologica è un ingrediente essenziale, essendo esso artificiale ci rendiamo conto che serve almeno un creatore umano, altro ingrediente non puramente logico. È più un'argomentazione che parte dal linguaggio naturale e cerca di capire se si stanno applicando termini nati in contesti quotidiani a contesti impropri o dove possono sorgere molte difficoltà senza soluzione.
Proprio perché non può esistere un senso della vita "dato", esso non può essere che "posto" e il luogo più razionale (logico) di porlo e più soddisfacente di viverlo è la vita stessa.
Così come l'evoluzione l'ha (de)terminata, con qualche correttivo etico ed estetico che è nella nostra natura senziente e intelligente apportare.
Senza illusioni oltremondane, ma nella pienezza di ciò che la vita può offrire.
Come nell'insuperato insegnamento di Epicuro e dei suoi, più o meno riconoscenti e consapevoli, pensatori postumi.
La logica (impersonificazione? dio?) non ha una sua volontà.
E' l'uomo che DECIDE quale senso dare alla propria vita, la direzione, la logica semplicemente, quando razionale e naturale, ci aiuta a mantenerci nel SENTIERO, facendoci notare i bias, i pericoli. etc...
La domanda si potrebbe dividere in due parti.
La prima chiede il senso della vita secondo la logica, la seconda il senso della vita secondo una persona umana.
Secondo la logica (mia personale) la vita ha solo un fine, cioè vivere. E' come chiedersi a cosa serve un frullatore (il suo scopo). Un frullatore ha lo scopo di frullare. Quindi il senso della vita è vivere.
Perciò lo scopo di una persona umana è vivere da essere umano.
Poi ci si può chiedere come dovrebbe vivere un essere umano per vivere da essere umano.
Se facciamo partire il ragionamento da quest'ultimo punto potremo accorgerci che abbiamo bisogno di scavare a fondo per trovare quegli aspetti particolari che fanno di un essere umano un essere umano.
Per cui la domanda che mi porrei io è quali siano gli aspetti fondamentali che fanno di un essere umano davvero una persona umana.
Se quel essere umano fosse privo di quegli aspetti fondamentali allora il suo fine sarebbe raggiungerli, per vivere appieno e secondo la logica, il senso umano della vita.