Un problema difficile: racconto breve di un viaggio mentale.

Aperto da Enrico73, 18 Settembre 2025, 19:03:26 PM

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Enrico73

Citazione di: daniele22 il 26 Settembre 2025, 07:19:27 AM
Bene, però c'è qualcosa che proprio mi sfugge di questo tuo pensiero:
"La Funzione del Filtro: Il problema non è l'esistenza di queste categorie, ma la loro simultanea elaborazione a livello di coscienza."
Secondo me invece il filtro (i filtri) è responsabile del fatto che avvengano in successione delle discriminazioni sulle informazioni provenienti dal mondo e che producono finalmente una elaborazione mentale finita (coscienza di).
Hai detto in precedenza e giustamente che questa censura del filtro non è repressiva, bensì protettiva.
Sarebbe quindi protettiva a fronte della pressione che l'ambiente esercita su tutti i nostri sensi. Il senso dell'udito, tanto per dire, assorbe rumori e non le categorie di cose che fanno rumore. Stesso valga pure per gli altri sensi. A fronte di tale pressione il nostro essere in qualche misura agisce difendendosi dagli eccessi che lui valuta insopportabili (o non supportabili) dai sensi. Ma questo agire accadrebbe sempre istante dopo istante nel divenire. Sarebbe in fondo tutto questo processo a giustificare infine la varietà delle specie viventi e la varietà delle culture umane. Una visione in un certo senso lamarckiana della storia (alla faccia del "caso").
Pertanto, quello che mi sfugge è la necessità della presenza di simultaneità delle categorie in un istante. Perché ti intenda, dovresti quindi ampliarmi quel pensiero
Un saluto

Ciao daniele22, i punti principali sono il filtro come meccanismo di sopravvivenza e il pre-conscio come spazio di scelta e sperimentazione.
Riguardo al tuo primo punto, le discriminazioni sono intrinseche al funzionamento del filtro stesso. La 'Biblioteca di Babele della Mente' è una mole vastissima di informazioni ; l'informazione in sé può generare contraddizioni a cascata e imprigionare la mente in un circolo degli opposti. Il filtro agisce come un limitatore di banda cognitiva per evitare questo sovraccarico emotivo e informativo. La coscienza è quindi l'elaborazione finita e tollerabile che emerge in seguito alla scelta di filtrare solo una parte di quel sapere. Quanto alla natura del filtro: hai assolutamente ragione, la sua funzione primaria non è reprimere, ma proteggere. Lo scopo evolutivo è ridurre il dolore insopportabile che l'individuo proverrebbe dalla piena consapevolezza di tutte le informazioni, soprattutto quelle contraddittorie. È un atto di volontà (nel pre-conscio) che, seppur libero, è condizionato dalla consapevolezza che l'informazione non filtrata genererebbe un dolore insopportabile. L'individuo, pur rinunciando con dolore all'informazione, ottiene un vantaggio enorme in termini di riduzione del dolore. In sintesi: il filtro è il meccanismo che ci permette di esistere nonostante la complessità e il dolore, trasformando la totalità in una porzione gestibile. È un meccanismo fallace, ma è proprio questo squilibrio a garantire l'evoluzione anche col filtro attivo.

Enrico73

Citazione di: green demetr il 26 Settembre 2025, 09:46:29 AMTu dici che non esiste l'inconscio, ma io ti dico che non esiste il pre-conscio.
Noi emergentisti vi abbiamo già mostrato come questo concetto non possa esistere senza un conscio, ma il conscio è indeterminabile, e perciò sappiamo molto poco di che cosa siamo.
Anzi la domanda stessa "che cosa siamo" è capziosa e inutile.
La filosofia dovrebbe tornare ad ordinare e non a creare confusione.
Putroppo siamo nell'evo sbagliato.
E ciò nonostante, nel piccolo di un forum, dove la gente cerca di confrontarsi, la domanda che il tuo scritto (poco chiaro) mi pone è perchè provi dolore?
Il problema della psicologia oggi è diventato immenso e basilare a qualsiasi considerazione sociologica, che sarebbe il preambolo al recupero corretto dei concetti filosofici.
Lo chiamano inconscio ma è semplicemente tutto ciò che è dentro il tabù.
Forse noi non distinguiamo più la traslazione del dolore dai reami del tabù, dove appunto è avvenuta la fissazione(o rimozione).
E' a questa incapacità di distinzione che si riferisce la schizofrenia del nostro tempo, il tentativo di legare i sintomi con le sindromi a me fa solo ridere e dimostra solo la pochezza del nostro tempo. Invece di curare la malattia, ossia la malattia sociale, si cura il cervello, ossia si offusca la coscienza, qualsiasi cosa sia, perchè la gravità è proprio nelle premesse del domandare stesse di qualsiasi "che cosa".
Cosa che abbiamo già affrontato nella mia discussione sulla fenomenologia di Hegel.
Coltellino svizzero per aprire almeno la discussione.
La domanda dopo questa rapida carrellata dovrebbe essere dunque per chi ha sindromi: perchè soffro? e non: cosa sono io? Anche perchè non ha senso porsela come domanda, uno perchè si è dentro una sindrome, e la risposta sarà sbagliata, come la domanda stessa d'altronde. La vedo terribilmente male la questione del moderno, la pazzia ormai sta dilagando, non solo quella morale, ma proprio quella fisica.
Al male non c'è proprio fine.
E allora ognuno dal proprio piccolo anzitutto si ricostruisca il soggetto che noi sappiamo differire dall'io. Ma senza soggetto non ci sarebbe nemmeno io, che potrebbe essere proprio quella proprietà della coscienza che ha circuiti di ritorno a sè, come una telecamera che guarda una telecamera. O il riflesso di uno specchio in uno specchio.
Come costruire il soggetto? Leggendo, conoscendo, studiando insomma.
Esattamente quello che non faccio da ormai un ventennio.
Ma appunto quella è un altra storia.
Qua la vera storia è: perchè stai soffrendo?
Ciao green demetr, bella gatta da pelare che mi hai lanciato! Apprezzo la franchezza, il dibattito serve proprio a mettere alla prova le idee. Il punto su cui credo ci si possa chiarire non è tanto l'esistenza di queste 'cose' (Conscio, Pre-Conscio, Inconscio) come sostanze, ma come funzioni. Sul Pre-Conscio e l'Indeterminabilità. Tu dici che il Pre-Conscio (PC) non può esistere senza un Conscio che è indeterminabile. Ti do ragione che il Conscio (o Coscienza) sia indeterminabile! Ma per me è così proprio perché è solo l'output filtrato. Io non vedo il PC come un ente metafisico. Lo vedo come il "laboratorio di prova" della mente. È lo spazio sicuro  in cui posso sperimentare combinazioni di informazioni contraddittorie, esplorare scenari alternativi. Se non avessi questo spazio cuscinetto, dove metto gli opposti? La coscienza (il conscio) è solo la manifestazione della scelta che hai operato nel PC. In pratica, il PC è la fucina che produce ciò che tu poi vedi, e lo produce in una forma finita e tollerabile. Inconscio, Tabù e Psicosi. Sull'Inconscio (IC) siamo d'accordo: tu dici che è il tabù. Io dico che è il "dogma di fede" , lo "stanzino concettuale" dove mettiamo tutte quelle risposte che ci frantumerebbero con un dolore insopportabile.
E qui si lega la tua domanda fondamentale: "perché soffro?". La mia teoria si basa sul fatto che il dolore è Informazione. Il dolore psichico è la lacerazione che sentiamo quando cerchiamo di sottrarci all'elaborazione delle informazioni che l'hanno causata. Il Filtro-Censura esiste per un motivo primario ed evolutivo: ridurre il dolore che la quantità di informazioni, spesso enormemente contrastanti, provocherebbe. Quindi, quando parli di psicosi e di disagio, non è che la teoria è "troppo pulita," anzi, descrive il suo fallimento: La psicosi è la manifestazione caotica e cruda di troppe informazioni che inondano una mente che non ha un filtro efficiente. Il blocco di sistema (o lo svenimento che cito io) è la risposta estrema: la mente si "spegne" per evitare l'autodistruzione di fronte a un dolore travolgente. Non è che si cura il cervello per "offuscare la coscienza," è che il sistema cognitivo di base ha un difetto di fabbrica (il filtro è fallace per natura) e cerca di proteggersi dal sovraccarico. La sofferenza è il prezzo. Il punto non è "cosa sono io?" (troppo vago), ma "quale prezzo di dolore sono disposto a pagare per accedere a una porzione di conoscenza in più?". La pazzia (o la psicosi, se preferisci) è la risposta alla tua domanda: è quando il prezzo è troppo alto e il sistema non riesce più a mediare tra conoscenza e sopravvivenza, per esempio per un errore di valutazione del filtro stesso. La filosofia deve ordinare, certo, ma per farlo deve partire dal meccanismo con cui la mente si difende dal caos delle informazioni. E per me quel meccanismo è il Filtro che opera nel Pre-Conscio.

green demetr

Citazione di: Enrico73 il 26 Settembre 2025, 11:40:20 AMè la risposta alla tua domanda: è quando il prezzo è troppo alto e il sistema non riesce più a mediare tra conoscenza e sopravvivenza, per esempio per un errore di valutazione del filtro stesso.
Per questo la filosofia cerca di non errare.
Il fatto che il dogma finora l'ha fatta diventare altra cosa da sè, non le toglie niente in termini di approccio "vero" alla vita.
Semplicemente quel "vero" è il prezzo da pagare per uscire dal dogma.
Io cambierei i tuoi termini, da pre-conscio a inconscio, e da conscio a dogma, senza passare nella sua esplicitazione di scatola nera.
Putroppo la parola "prezzo da pagare" diventa all'improvviso centrale, putroppo il prezzo da pagare è esattamente come "parla" quello che pronuncia il dogma, che è appunto il super-io.
Dalla letteratura scientifica in molti cadono. Spero che ognuno riesca a rialzarsi. Come dice mastro Nietzche oggi quello che conta è semplicemente resistere.

E nella resistenza scopri che una volta guarito entri in un altro dogma.
Il dogma ho scoperto essere a 50 anni come una matrioska.
E' talmente infame il suo meccanismo, che lo sottovaluti, sta nei dettagli che viviamo.
Bisogna tornare a leggere la filosofia, quegli autori che hanno fatto un grande lavoro su questo sfacelo che noi chiamiamo ridicolmente vita, a me sembra una non-vita. Ma probabilmente perchè pensavo la vita fosse altro.
Ciao!

Melancholia

Enrico73

Citazione di: green demetr il 26 Settembre 2025, 12:18:10 PMPer questo la filosofia cerca di non errare.
Il fatto che il dogma finora l'ha fatta diventare altra cosa da sè, non le toglie niente in termini di approccio "vero" alla vita.
Semplicemente quel "vero" è il prezzo da pagare per uscire dal dogma.
Io cambierei i tuoi termini, da pre-conscio a inconscio, e da conscio a dogma, senza passare nella sua esplicitazione di scatola nera.
Putroppo la parola "prezzo da pagare" diventa all'improvviso centrale, putroppo il prezzo da pagare è esattamente come "parla" quello che pronuncia il dogma, che è appunto il super-io.
Dalla letteratura scientifica in molti cadono. Spero che ognuno riesca a rialzarsi. Come dice mastro Nietzche oggi quello che conta è semplicemente resistere.

E nella resistenza scopri che una volta guarito entri in un altro dogma.
Il dogma ho scoperto essere a 50 anni come una matrioska.
E' talmente infame il suo meccanismo, che lo sottovaluti, sta nei dettagli che viviamo.
Bisogna tornare a leggere la filosofia, quegli autori che hanno fatto un grande lavoro su questo sfacelo che noi chiamiamo ridicolmente vita, a me sembra una non-vita. Ma probabilmente perchè pensavo la vita fosse altro.
Ciao!


Apprezzo il tempo dedicato alla mia riflessione, ma noto che il tuo commento, pur stimolante, fraintende la natura e lo scopo del mio modello. Il mio testo non è una "teoria scientifica" né un dogma filosofico. È un modello interpretativo di un viaggio mentale basato sull'osservazione: Io non impongo il "prezzo del dolore" come un imperativo, ma descrivo il fatto che l'individuo (nel pre-conscio) è costretto a scegliere il dolore da pagare in termini di conoscenza. Il dolore psichico è un debito per la conoscenza, non un voto di fede. Il Filtro-Censura ha uno scopo primario protettivo ed evolutivo: ridurre il dolore insopportabile che l'enorme quantità di informazioni, spesso contrastanti (la "Biblioteca di Babele della Mente"), provocherebbe. Il sacrificio è modesto se paragonato ai vantaggi in termini di riduzione del dolore. Il vero "dogma di fede", come sostengo, è il concetto stesso di inconscio, inteso come un luogo inaccessibile che giustifica ogni nostra incompletezza. Quando percepisci una "rigidità" nella mia riflessione, credo che tu stia proiettando una reazione a concetti che sfidano le categorie consolidate. Il mio approccio è, per sua natura, anti-dogmatico. La premessa è esplorativa e non cerca certezze: "Non servono dogmi ma solo viaggi interiori". I miei sono "Pensieri critici che, invece di adattarsi, abbracciano una visione grandangolare dell'esistenza, dove il fallimento è strumento di comprensione". Il grande limite umano è proprio "l'ossessiva ricerca di risposte". Il viaggio continua "affamato di domande e mai di risposte". La resistenza che percepisci nel mio sistema, dunque, non è dogma, ma la conseguenza di una scelta consapevole: accettare che la conoscenza ha un costo in termini di sofferenza. Ed è interessante notare come la tua reazione (il percepire una rigidità dove io esprimo apertura) sia la manifestazione stessa del filtro-censura in azione, che si attiva per respingere informazioni che mettono in crisi le tue categorie di pensiero. La teoria si auto-dimostra.
La bellezza di questo scambio è che ci offre un laboratorio in tempo reale: due filtri-censura diversi che si confrontano, ciascuno operando secondo i propri parametri. Forse la questione non è chi ha ragione, ma come ciascuno di noi gestisce l'incontro con idee che sfidano le proprie categorie consolidate.
Il fatto che tu percepisca rigidità dove io vedo apertura, e che io percepisca resistenza dove tu vedi analisi critica, è esattamente ciò che il modello prevede. Entrambi stiamo 'scegliendo' quali informazioni elaborare e come elaborarle.
Grazie per aver reso possibile questa dimostrazione pratica della teoria.

daniele22

Citazione di: Enrico73 il 26 Settembre 2025, 11:23:52 AMCiao daniele22, i punti principali sono il filtro come meccanismo di sopravvivenza e il pre-conscio come spazio di scelta e sperimentazione.
Riguardo al tuo primo punto, le discriminazioni sono intrinseche al funzionamento del filtro stesso. La 'Biblioteca di Babele della Mente' è una mole vastissima di informazioni ; l'informazione in sé può generare contraddizioni a cascata e imprigionare la mente in un circolo degli opposti. Il filtro agisce come un limitatore di banda cognitiva per evitare questo sovraccarico emotivo e informativo. La coscienza è quindi l'elaborazione finita e tollerabile che emerge in seguito alla scelta di filtrare solo una parte di quel sapere. Quanto alla natura del filtro: hai assolutamente ragione, la sua funzione primaria non è reprimere, ma proteggere. Lo scopo evolutivo è ridurre il dolore insopportabile che l'individuo proverrebbe dalla piena consapevolezza di tutte le informazioni, soprattutto quelle contraddittorie. È un atto di volontà (nel pre-conscio) che, seppur libero, è condizionato dalla consapevolezza che l'informazione non filtrata genererebbe un dolore insopportabile. L'individuo, pur rinunciando con dolore all'informazione, ottiene un vantaggio enorme in termini di riduzione del dolore. In sintesi: il filtro è il meccanismo che ci permette di esistere nonostante la complessità e il dolore, trasformando la totalità in una porzione gestibile. È un meccanismo fallace, ma è proprio questo squilibrio a garantire l'evoluzione anche col filtro attivo.
Ciao Enrico, mi sembra che l'idea del filtro sia cruciale e mi fa piacere che tu te ne renda conto.
Noi viviamo in un mondo pesantemente linguistico.
La categorizzazione esprime un concetto; un sostantivo qualsiasi della nostra lingua rappresenta senz'altro un concetto. Possiamo anche aggiungere che un concetto corrisponda a una generalizzazione di ciò che sta dentro la nostra testa innanzitutto e che si riferisce a un mondo là fuori.
Forse hai letto che ho ripetutamente offeso i colleghi di forum di essere degli idioti (In senso eracliteo). In sostanza li accuso di non rendersi conto del fatto che nei loro dialoghi accade spesso che siano convinti di riferirsi al mondo là fuori, mentre si stanno riferendo al mondo che sta dentro la loro propria testa. Mi sembra che il tuo pensiero rappresenti l'estremizzazione di tale postura a mio giudizio fuorviata, squilibrata.
Secondo me Il filtro non filtra concetti, categorie (tutta roba che sta dentro la tua testa umana), filtra il suono, il rumore, la luce, la materia, l'odore e il gusto della materia. Quello è il mondo là fuori e ogni specie a suo modo lo comprende.
Questo tipo di postura mentale fa sì che tu veda i concetti e i loro opposti presenti contemporaneamente nella scena. Praticamente vi sarebbe perdita di dimensione temporale. Quella infine che dice (nel topic "immaturità") che l'immaturità nega la maturità quando invece sarebbe che è la maturità ad affermare l'esistenza dell'immaturità. C'è un prima e c'è un dopo. Il filtro quindi, sarebbe quello che in prima istanza originerebbe gli opposti
Un saluto

Enrico73

Citazione di: daniele22 il 27 Settembre 2025, 08:54:34 AM
Ciao Enrico, mi sembra che l'idea del filtro sia cruciale e mi fa piacere che tu te ne renda conto.
Noi viviamo in un mondo pesantemente linguistico.
La categorizzazione esprime un concetto; un sostantivo qualsiasi della nostra lingua rappresenta senz'altro un concetto. Possiamo anche aggiungere che un concetto corrisponda a una generalizzazione di ciò che sta dentro la nostra testa innanzitutto e che si riferisce a un mondo là fuori.
Forse hai letto che ho ripetutamente offeso i colleghi di forum di essere degli idioti (In senso eracliteo). In sostanza li accuso di non rendersi conto del fatto che nei loro dialoghi accade spesso che siano convinti di riferirsi al mondo là fuori, mentre si stanno riferendo al mondo che sta dentro la loro propria testa. Mi sembra che il tuo pensiero rappresenti l'estremizzazione di tale postura a mio giudizio fuorviata, squilibrata.
Secondo me Il filtro non filtra concetti, categorie (tutta roba che sta dentro la tua testa umana), filtra il suono, il rumore, la luce, la materia, l'odore e il gusto della materia. Quello è il mondo là fuori e ogni specie a suo modo lo comprende.
Questo tipo di postura mentale fa sì che tu veda i concetti e i loro opposti presenti contemporaneamente nella scena. Praticamente vi sarebbe perdita di dimensione temporale. Quella infine che dice (nel topic "immaturità") che l'immaturità nega la maturità quando invece sarebbe che è la maturità ad affermare l'esistenza dell'immaturità. C'è un prima e c'è un dopo. Il filtro quindi, sarebbe quello che in prima istanza originerebbe gli opposti
Un saluto

Caro daniele22, apprezzo la tua riflessione, ma noto che stiamo scivolando in territori molto astratti che rischiano di allontanarci dal nucleo concreto della discussione. Il mio modello del filtro-censura nasce dall'osservazione di meccanismi specifici e misurabili. Forse sarebbe più produttivo concentrarci su aspetti pratici: hai mai notato, nella tua esperienza, situazioni in cui eviti consapevolmente di approfondire certi pensieri perché genererebbero disagio?

daniele22

Citazione di: Enrico73 il 27 Settembre 2025, 10:47:01 AMCaro daniele22, apprezzo la tua riflessione, ma noto che stiamo scivolando in territori molto astratti che rischiano di allontanarci dal nucleo concreto della discussione. Il mio modello del filtro-censura nasce dall'osservazione di meccanismi specifici e misurabili. Forse sarebbe più produttivo concentrarci su aspetti pratici: hai mai notato, nella tua esperienza, situazioni in cui eviti consapevolmente di approfondire certi pensieri perché genererebbero disagio?
Ciao.. va bene.
Mi sembra comunque di avere fatto una critica abbastanza circostanziata alla tua posizione di pensiero.
È vero pure che nel tuo porre il tema parli di grande sofferenza. Non penso quindi che a generare questa c'entri più di tanto la mia visione filosofica piuttosto che la tua, però la visione potrebbe rafforzarla o indebolirla (pure qui due opposti).
Il disagio, come molti sostantivi della lingua, poggia su terreni assai sdrucciolevoli, così come amicizia, coraggio, sofferenza etc.
Premetto che nutro parecchi dubbi sul fatto di essere padrone dei pensieri che affiorano alla mia coscienza; non sono certo tra quelli che dicono "devi pensare positivo". Per rispondere alla tua domanda dico che può anche accadere, ma siccome non ho certezze sulla legittimità (sul corrispondere al vero) di tali pensieri li abbandono facilmente e in fretta a se stessi
Un saluto

Enrico73

Citazione di: daniele22 il 27 Settembre 2025, 18:20:10 PM
Ciao.. va bene.
Mi sembra comunque di avere fatto una critica abbastanza circostanziata alla tua posizione di pensiero.
È vero pure che nel tuo porre il tema parli di grande sofferenza. Non penso quindi che a generare questa c'entri più di tanto la mia visione filosofica piuttosto che la tua, però la visione potrebbe rafforzarla o indebolirla (pure qui due opposti).
Il disagio, come molti sostantivi della lingua, poggia su terreni assai sdrucciolevoli, così come amicizia, coraggio, sofferenza etc.
Premetto che nutro parecchi dubbi sul fatto di essere padrone dei pensieri che affiorano alla mia coscienza; non sono certo tra quelli che dicono "devi pensare positivo". Per rispondere alla tua domanda dico che può anche accadere, ma siccome non ho certezze sulla legittimità (sul corrispondere al vero) di tali pensieri li abbandono facilmente e in fretta a se stessi
Un saluto

Caro daniele22, apprezzo che tu abbia fatto una critica, ma continuo a notare che stiamo scivolando in un terreno di astrazione che svuota di significato i concetti fondamentali del mio modello. Il Dolore non è un Astratto, è un Meccanismo. Tu affermi che la sofferenza, il coraggio, ecc., sono sostantivi "sdrucciolevoli". Questo è vero nel linguaggio comune, ma non nella mia proposta. Nel mio modello: Il dolore psichico non è un astratto filosofico, ma una lacerazione che attraversa i sistemi neurologici facendo collassare la mente. Questa lacerazione è il tentativo di sottrarsi all'elaborazione delle informazioni che la causano. Il dolore è, quindi, un segnale informativo con una funzione specifica: spingere il Filtro-Censura ad agire come un limitatore di banda cognitiva. Non è un'opinione, ma un meccanismo di sopravvivenza. Se non fosse un segnale "forte," in presenza di dolore molto forte si perderebbe la coscienza ("blocco di sistema"). La Prova del Filtro nella Tua Replica. Mi dici che hai dubbi sul dominare i tuoi pensieri e che li "abbandoni facilmente e in fretta" quando non ne hai certezza o ti generano disagio. Questa descrizione è, di fatto, la manifestazione perfetta e auto-dimostrazione del Filtro-Censura in azione. Il tuo "abbandonare" i pensieri scomodi è esattamente l'atto di censura volontaria e in tempo reale delle informazioni che potrebbero provocare dolore. Il luogo in cui operi questa scelta, anche se la percepisci come un "non dominare" o un semplice "lasciar andare," è il pre-conscio. È lì che la mente, per evitare il sovraccarico emotivo, opera la scelta più tollerabile: filtrare. Il tuo atteggiamento non è una semplice "visione filosofica," ma una strategia evolutiva per mantenere la sostenibilità emotiva. Ti chiedo quindi di non confondere i concetti del mio modello con i sostantivi astratti del linguaggio comune, ma di considerarli come meccanismi evolutivi concreti. Chiudiamo il Loop. Quello che stiamo facendo qui è toccare un punto sensibile, ed è un bene. Tuttavia, se questo dibattito ti provoca disagio al punto da spingerti a "complicare un pensiero al solo scopo di renderlo confuso," è probabile che tu stia attivando una censura ancora più forte e protettiva. Questo atteggiamento non ti avvicina alla comprensione dei tuoi meccanismi. Tutti noi funzioniamo così. Accetta quello che puoi accettare e rimanda l'analisi di ciò che ti provoca dolore o fastidio. Se vuoi affrontare in modo non conflittuale l'attivazione del tuo filtro, ti sconsiglio la confusione e ti suggerisco l'osservazione. La meditazione, soprattutto profonda, è uno dei pochi strumenti che può attenuare il filtro in modo significativo, AIUTANDOCI a capire cosa SIAMO in grado di sostenere e cosa è meglio, per ora, evitare. Un abbraccio

daniele22

Citazione di: Enrico73 il 27 Settembre 2025, 19:00:13 PMCaro daniele22, apprezzo che tu abbia fatto una critica, ma continuo a notare che stiamo scivolando in un terreno di astrazione che svuota di significato i concetti fondamentali del mio modello. Il Dolore non è un Astratto, è un Meccanismo. Tu affermi che la sofferenza, il coraggio, ecc., sono sostantivi "sdrucciolevoli". Questo è vero nel linguaggio comune, ma non nella mia proposta. Nel mio modello: Il dolore psichico non è un astratto filosofico, ma una lacerazione che attraversa i sistemi neurologici facendo collassare la mente. Questa lacerazione è il tentativo di sottrarsi all'elaborazione delle informazioni che la causano. Il dolore è, quindi, un segnale informativo con una funzione specifica: spingere il Filtro-Censura ad agire come un limitatore di banda cognitiva. Non è un'opinione, ma un meccanismo di sopravvivenza. Se non fosse un segnale "forte," in presenza di dolore molto forte si perderebbe la coscienza ("blocco di sistema"). La Prova del Filtro nella Tua Replica. Mi dici che hai dubbi sul dominare i tuoi pensieri e che li "abbandoni facilmente e in fretta" quando non ne hai certezza o ti generano disagio. Questa descrizione è, di fatto, la manifestazione perfetta e auto-dimostrazione del Filtro-Censura in azione. Il tuo "abbandonare" i pensieri scomodi è esattamente l'atto di censura volontaria e in tempo reale delle informazioni che potrebbero provocare dolore. Il luogo in cui operi questa scelta, anche se la percepisci come un "non dominare" o un semplice "lasciar andare," è il pre-conscio. È lì che la mente, per evitare il sovraccarico emotivo, opera la scelta più tollerabile: filtrare. Il tuo atteggiamento non è una semplice "visione filosofica," ma una strategia evolutiva per mantenere la sostenibilità emotiva. Ti chiedo quindi di non confondere i concetti del mio modello con i sostantivi astratti del linguaggio comune, ma di considerarli come meccanismi evolutivi concreti. Chiudiamo il Loop. Quello che stiamo facendo qui è toccare un punto sensibile, ed è un bene. Tuttavia, se questo dibattito ti provoca disagio al punto da spingerti a "complicare un pensiero al solo scopo di renderlo confuso," è probabile che tu stia attivando una censura ancora più forte e protettiva. Questo atteggiamento non ti avvicina alla comprensione dei tuoi meccanismi. Tutti noi funzioniamo così. Accetta quello che puoi accettare e rimanda l'analisi di ciò che ti provoca dolore o fastidio. Se vuoi affrontare in modo non conflittuale l'attivazione del tuo filtro, ti sconsiglio la confusione e ti suggerisco l'osservazione. La meditazione, soprattutto profonda, è uno dei pochi strumenti che può attenuare il filtro in modo significativo, AIUTANDOCI a capire cosa SIAMO in grado di sostenere e cosa è meglio, per ora, evitare. Un abbraccio
"Tuttavia, se questo dibattito ti provoca disagio al punto da spingerti a "complicare un pensiero al solo scopo di renderlo confuso," è probabile che tu stia attivando una censura ancora più forte e protettiva."
Questo pensiero è arrogante, quindi ben lontano da un buon dialogo.
Tutta la mia tesi filosofica parte dall'unica cosa certa che mi sia data di conoscere: l'esistenza del dolore e piacere fisico. Tutto il resto è solo metafisica, interpretazione, anche in ambito scientifico, quindi anche quando è misurabile.
La tesi può essere sbagliata, inadatta, ma non genero certo confusione all'interno di essa e inoltre il dibattito non mi genera alcun disagio.
Probabilmente sei caduto in una trappola mentale. Lo si intuisce da questo tuo pensiero:
"Questa descrizione è, di fatto, la manifestazione perfetta e auto-dimostrazione del Filtro-Censura in azione".
L'azione del filtro censura, che è quella che io ti contesto a fronte della mia visione, costituisce l'assioma del tuo pensiero, e come ogni assioma la sua verità è indimostrabile. Da un assioma indimostrabile, ¿cosa ti aspetti di poter dimostrare? Evidentemente solo ciò che cade all'interno del tuo assioma, che è quello da me dettagliatamente criticato
Un saluto

Enrico73

Citazione di: daniele22 il 28 Settembre 2025, 08:37:57 AM
"Tuttavia, se questo dibattito ti provoca disagio al punto da spingerti a "complicare un pensiero al solo scopo di renderlo confuso," è probabile che tu stia attivando una censura ancora più forte e protettiva."
Questo pensiero è arrogante, quindi ben lontano da un buon dialogo.
Tutta la mia tesi filosofica parte dall'unica cosa certa che mi sia data di conoscere: l'esistenza del dolore e piacere fisico. Tutto il resto è solo metafisica, interpretazione, anche in ambito scientifico, quindi anche quando è misurabile.
La tesi può essere sbagliata, inadatta, ma non genero certo confusione all'interno di essa e inoltre il dibattito non mi genera alcun disagio.
Probabilmente sei caduto in una trappola mentale. Lo si intuisce da questo tuo pensiero:
"Questa descrizione è, di fatto, la manifestazione perfetta e auto-dimostrazione del Filtro-Censura in azione".
L'azione del filtro censura, che è quella che io ti contesto a fronte della mia visione, costituisce l'assioma del tuo pensiero, e come ogni assioma la sua verità è indimostrabile. Da un assioma indimostrabile, ¿cosa ti aspetti di poter dimostrare? Evidentemente solo ciò che cade all'interno del tuo assioma, che è quello da me dettagliatamente criticato
Un saluto

Risposta competa e dettagliata:
Caro daniele22, apprezzo la tua persistenza, ma noto che siamo arrivati al punto cruciale, dove il dibattito rischia di diventare una mera contesa di premesse. Assiomi, Arroganza e Protezione. Hai centrato il problema: tu definisci il Filtro-Censura come un "assioma indimostrabile," e la mia tesi come "presupposto e arrogante." Accetto la provocazione. L'Assioma: Se il Filtro-Censura è il mio assioma, l'esistenza della "coincidenza tra l'esistenza del dolore e piacere fisico" che non genera alcun disagio e la tua convinzione che tutto il resto sia solo metafisica è il tuo assioma speculare, altrettanto indimostrabile e non misurabile. Non è un errore, ma la necessaria premessa protettiva (o dogma) che ti consente di mantenere la tua visione emotivamente sostenibile, come tutti noi facciamo. L'Arroganza: Riguardo l'accusa di arroganza, la mia stessa teoria la disinnesca: l'arroganza non trova spazio nel mio modello, perché le proprie qualità intellettive vengono riconosciute come dono fortuito o come miglioramento a partire da una condizione di svantaggio intellettuale.  La mia postura è esplorativa, non di merito. La tua critica è perfetta per la mia teoria: definisci la mia visione come "indimostrabile" (censura cognitiva) e neghi l'esistenza di un Filtro (assioma protettivo) perché esso intaccherebbe la coerenza del tuo sistema basato sull'assioma della "coincidenza tra dolore e piacere". La Vera Questione: Accettare o Confondere. Tutto il mio intento era proprio evitare che tu complicassi il pensiero
"al solo scopo di renderlo confuso" per non affrontare ciò che ti turba. Tu neghi questa accusa, dicendo di volere solo il dibattito. Ma quando affermi che il tuo metodo "consiste nell'assumere l'assioma del tuo pensiero, e come ogni assioma la sua verità è indimostrabile," stai di fatto confermando che il tuo obiettivo è non mettere in crisi la premessa (l'assioma) che ti protegge. Non hai dimostrato che la mia teoria è sbagliata, ma solo che non è compatibile con il tuo assioma di coerenza. Ed è qui che la discussione finisce. Ti ringrazio per il tempo dedicato. Ti auguro di trovare la giusta serenità nella ricerca della tua "coincidenza tra dolore e piacere.

Enrico73

Citazione di: daniele22 il 28 Settembre 2025, 08:37:57 AM
"Tuttavia, se questo dibattito ti provoca disagio al punto da spingerti a "complicare un pensiero al solo scopo di renderlo confuso," è probabile che tu stia attivando una censura ancora più forte e protettiva."
Questo pensiero è arrogante, quindi ben lontano da un buon dialogo.
Tutta la mia tesi filosofica parte dall'unica cosa certa che mi sia data di conoscere: l'esistenza del dolore e piacere fisico. Tutto il resto è solo metafisica, interpretazione, anche in ambito scientifico, quindi anche quando è misurabile.
La tesi può essere sbagliata, inadatta, ma non genero certo confusione all'interno di essa e inoltre il dibattito non mi genera alcun disagio.
Probabilmente sei caduto in una trappola mentale. Lo si intuisce da questo tuo pensiero:
"Questa descrizione è, di fatto, la manifestazione perfetta e auto-dimostrazione del Filtro-Censura in azione".
L'azione del filtro censura, che è quella che io ti contesto a fronte della mia visione, costituisce l'assioma del tuo pensiero, e come ogni assioma la sua verità è indimostrabile. Da un assioma indimostrabile, ¿cosa ti aspetti di poter dimostrare? Evidentemente solo ciò che cade all'interno del tuo assioma, che è quello da me dettagliatamente criticato
Un saluto

Risposta diretta e semplice:
Caro daniele22, ti ringrazio nuovamente per il dibattito. Il mio modello suggerisce che la sofferenza nasce dall'elaborazione di informazioni che non riusciamo a filtrare, e che a volte, di fronte a un dolore potenziale, il sistema cognitivo preferisce "complicare" il pensiero o arrendersi e abbandonare il tema. Hai ribadito che il tuo obiettivo è la ricerca della coincidenza tra dolore e piacere. Se questo dibattito sta ora generando in te disagio, e non chiarezza, è il segnale che il tuo Filtro-Censura sta operando per proteggerti. Il mio invito è quello di dare ascolto a questo segnale. Riconoscere il proprio limite di tolleranza al dolore cognitivo è, secondo il mio modello, l'atto più onesto e non arrogante che si possa compiere. Per questo, considero esaurita la mia parte in questa discussione. Ti auguro sinceramente il meglio nella tua ricerca.

daniele22

Citazione di: Enrico73 il 28 Settembre 2025, 11:39:23 AMRisposta competa e dettagliata:
Caro daniele22, apprezzo la tua persistenza, ma noto che siamo arrivati al punto cruciale, dove il dibattito rischia di diventare una mera contesa di premesse. Assiomi, Arroganza e Protezione. Hai centrato il problema: tu definisci il Filtro-Censura come un "assioma indimostrabile," e la mia tesi come "presupposto e arrogante." Accetto la provocazione. L'Assioma: Se il Filtro-Censura è il mio assioma, l'esistenza della "coincidenza tra l'esistenza del dolore e piacere fisico" che non genera alcun disagio e la tua convinzione che tutto il resto sia solo metafisica è il tuo assioma speculare, altrettanto indimostrabile e non misurabile. Non è un errore, ma la necessaria premessa protettiva (o dogma) che ti consente di mantenere la tua visione emotivamente sostenibile, come tutti noi facciamo. L'Arroganza: Riguardo l'accusa di arroganza, la mia stessa teoria la disinnesca: l'arroganza non trova spazio nel mio modello, perché le proprie qualità intellettive vengono riconosciute come dono fortuito o come miglioramento a partire da una condizione di svantaggio intellettuale.  La mia postura è esplorativa, non di merito. La tua critica è perfetta per la mia teoria: definisci la mia visione come "indimostrabile" (censura cognitiva) e neghi l'esistenza di un Filtro (assioma protettivo) perché esso intaccherebbe la coerenza del tuo sistema basato sull'assioma della "coincidenza tra dolore e piacere". La Vera Questione: Accettare o Confondere. Tutto il mio intento era proprio evitare che tu complicassi il pensiero
"al solo scopo di renderlo confuso" per non affrontare ciò che ti turba. Tu neghi questa accusa, dicendo di volere solo il dibattito. Ma quando affermi che il tuo metodo "consiste nell'assumere l'assioma del tuo pensiero, e come ogni assioma la sua verità è indimostrabile," stai di fatto confermando che il tuo obiettivo è non mettere in crisi la premessa (l'assioma) che ti protegge. Non hai dimostrato che la mia teoria è sbagliata, ma solo che non è compatibile con il tuo assioma di coerenza. Ed è qui che la discussione finisce. Ti ringrazio per il tempo dedicato. Ti auguro di trovare la giusta serenità nella ricerca della tua "coincidenza tra dolore e piacere.

Il mio assioma non può essere dimostrato ovviamente, ma almeno poggia su conoscenza certa. Il pensiero arrogante non è la tua teoria, bensì quel pensiero evidenziato. Non cambiare le carte in tavola poiché sono ancora lì e ti rendi ridicolo. E invece continui a farlo perché non ho mai detto che voglio unificare piacere e dolore, ci mancherebbe solo questa, e nemmeno posso dire che il mio pensiero direzioni verso l'uno, tra l'altro. Inoltre non provo disagio. Tutte menzogne quindi, quelle che ti ho elencato.
Comunque un'esperienza intellettuale qual è un dialogo con altra persona di sicuro porta qualcosa. Ti auguro di continuare come dici "il viaggio leggero affamato di domande e mai di risposte, perché il grande limite umano sta proprio in questo, l'ossessiva ricerca di risposte, che non arriveranno mai".
Strana formula, grazie comunque 
Un saluto

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