Non servono dogmi ma solo viaggi interiori che ci conducono in luoghi apparentemente paradossali, spesso evitati. Pensieri forse critici, ma che non si adattano, ma sposano una visione grandangolare dell'esistenza, che prevede in prima istanza il fallimento come strumento di comprensione ed il dolore come un debito dovuto alla conoscenza. Cosi l'emozione si fa commozione, come per un regalo tanto sperato ed inatteso. Partiamo! L'inconscio non esiste, mi ripetevo come un mantra, nel silenzio del mio pre-conscio. Cercavo disperatamente una chiave crittografica, unica via per decifrare l'impossibile. L'inconscio e' uno stanzino concettuale, uno scantinato buio ove riporre tutte le nostre domande ed il mio ne era ed e' stracolmo. Risposte che ci frantumerebbero con un dolore insopportabile! Presi coraggio o forse solo confusa follia ed iniziai a scrivere...La sommatoria del sapere acquisito, innato e collettivo di un individuo è come una biblioteca di Babele (Borges): una mole di informazioni vastissima, seppur finita, un insieme di elementi grezzi, istintuali e minimali. L'istinto come un alfabeto primitivo di istruzioni semplici, il connettoma la rete dei collegamenti, la corteccia orchestra la trasformazione di questo alfabeto in biblioteca – iniziavo a vedere confuse le prime immagini. L'istinto abita nelle profondità ancestrali del cervello, dove cervelletto, tronco encefalico, amigdala e ipotalamo danzano una coreografia primitiva. Nella corteccia dimora il pre-conscio, regno di elaborazione, possibilità e scelta. Cosa era dunque la coscienza se non la manifestazione delle scelte operate nel pre-conscio che si fondono con l'istinto, o parte di esso? Sono costretto a scegliere deliberatamente solo una parte di questo enorme sapere (biblioteca). Questa scelta non è un atto improvviso, ma avviene nel pre-conscio. È proprio in questo contesto che emerge la coscienza. Essa non è altro che il risultato di un potentissimo filtro che agisce come una censura volontaria e in tempo reale delle informazioni interiori, la biblioteca. La coscienza, quindi, non è il luogo della scelta, ma la sua manifestazione. A differenza della coscienza, il pre-conscio è uno spazio sicuro dove posso sperimentare, testare combinazioni di informazioni contraddittorie ed esplorare scenari alternativi senza il rischio di un sovraccarico emotivo. Qui, il concetto di opposto non solo è tollerato, ma favorito. Lo scopo primario ed evolutivo di questo filtro-censura è ridurre il dolore che tale quantità di informazioni, spesso enormemente contrastanti, potrebbe provocare. Questo meccanismo di censura non è repressivo, ma primariamente protettivo e di questo ne sono profondamente convinto. Mi resi conto che dovevo esplorare il concetto di dolore. Il dolore psichico è una lacerazione che attraversa i sistemi neurologici come un terremoto interiore, facendo collassare dall'interno le architetture della mente fino al loro totale esaurimento. Il dolore fisico è una lacerazione che viene dall'esterno, aliena e per questo ancor più temuta. In entrambi i casi, la lacerazione non è altro che il tentativo di sottrarsi all'elaborazione delle informazioni causa della lacerazione. L'informazione in sé può generare contraddizioni a cascata, che imprigionano la mente nel circolo degli opposti, incapace di elaborare gli scenari che tale mole di dati contrastanti e contraddittori produce. Il filtro agisce quindi come un limitatore di banda cognitiva. Tant'è vero che, in presenza di un dolore (sia fisico che psichico) molto forte, si possono perdere i sensi. Il filtro ha una funzione secondaria che assolve a due scopi esistenziali: il desiderio di riconoscimento del valore (vero o presunto) e il desiderio di sentirsi parte (conformandoci anche con la sola presenza). Questi bisogni sono primari e vitali, superiori persino a quelli fisiologici, come dimostrano fenomeni estremi come l'anoressia, il suicidio di massa, le religioni, la militanza politica etc. Più i rapporti si complicano, più complesso e potente diventa il filtro-censura. Non è il filtro ad essere debole o forte in sé, ma è l'individuo (nel pre-conscio) a decidere il prezzo del dolore da pagare; la forza del filtro-censura è solo una conseguenza di questa scelta. L'anticonformismo, per esempio, è un tentativo di conformarsi, cercando il riconoscimento attraverso il valore della rarità ovvero il coraggio. L'individuo ha contemporaneamente il desiderio di far parte, senza rinunciare al riconoscimento delle sue peculiarità. È consapevole della sua divergenza e questa informazione, che provoca dolore e separazione, viene integrata col coraggio. Solo "l'altro" può darci il riconoscimento di valore, rendendoci tutti interdipendenti. Il filtro agisce per favorire la nostra scelta di inclusione. Le capacità discriminatorie del neonato sono precoci, ma il filtro si attiva solo attraverso l'esperienza: anche la sola sensazione di caldo e freddo può favorire una prima bozza del filtro, poiché introduce la prima categorizzazione dell'esperienza (il concetto di opposto). Il neonato è assolutamente privo della distinzione tra opposti, almeno inizialmente; non esiste una distinzione tra bene e male, giusto o sbagliato, e perciò tutte le informazioni, anche opposte, possono coesistere. È proprio questo esercizio con la madre, il padre e, via via, con parenti e coetanei, a far attivare e/o complicare il filtro, che forse non è innato. Nel pre-conscio il processo di selezione, bilanciamento dinamico e continuo è un atto di volontà che, seppur libero, è profondamente condizionato dalla consapevolezza che l'informazione non filtrata genererebbe un dolore insopportabile per la coscienza. L'informazione genera una sofferenza che agisce come un deterrente potentissimo. È pur vero che l'individuo rinuncia con dolore all'informazione, ma il suo sacrificio è modesto se paragonato ai vantaggi, in termini di riduzione del dolore, che egli ottiene. La natura del filtro/censura è del tutto simile a qualsiasi processo naturale e quindi fallace. Queste piccole discrepanze generano squilibrio, una condizione necessaria e sufficiente per garantire l'evoluzione dell'individuo, anche con il filtro attivo. Possiamo in qualche modo accorgerci dell'esistenza di questo filtro/censura nella malattia, nella perdita, nell'abbandono, nel rifiuto. In questo caso l'individuo si sente tradito e può innescarsi un fenomeno di autoreferenzialità: si tende, soprattutto in prima istanza, a rispondere solo a se stessi e alle proprie esigenze. Questo è tipico dei malati oncologici, terminali, nella sofferenza d'amore, ma anche della malattia mentale grave dove il filtro si inceppa. Per esempio, la psicosi è la manifestazione caotica e cruda di troppe informazioni che inondano una mente priva di un filtro efficiente. Il blocco di sistema, invece, è una risposta estrema in cui la mente, di fronte a un dolore travolgente, preferisce "spegnersi" per evitare l'autodistruzione. Per contro, nella malattia terminale il filtro può diventare meno significativo per l'individuo poiché non ricerca più l'appartenenza e non ha più bisogno di riconoscimento. Mentre nella meditazione profonda il filtro si attenua in modo significativo. Perché, allora, non siamo tutti uniformemente consapevoli? Perché è sempre l'individuo a fare le scelte a livello pre-conscio. Per semplicità, per opportunismo o per un vantaggio vero o presunto, molti scelgono di non affrontare questo dolore, una scelta tanto lecita quanto comprensibile e forse l'unica davvero tollerabile. L'evoluzione del filtro non segue un processo lineare, ma procede per tentativi, pertanto avremo gruppi di individui che compiranno scelte più o meno conservative riguardo alla gestione del dolore. Ogni individuo sviluppa una propria strategia evolutiva e deve scegliere consapevolmente fin dove spingersi: ognuno dovrebbe conoscere il prezzo in termini di dolore che è disposto a pagare per vivere. Tuttavia, questo processo non è sempre lineare e coerente, poiché l'individuo è un essere fallace e soggetto all'errore di valutazione. Infatti, una vita fatta di certezze e piccole incertezze, di dogmi e qualche sporadica domanda, può essere piacevole e appagante. Il raggiungimento di un ruolo, il riconoscimento sociale impreziosito da un prefisso più o meno nobile, sembrano suggellare tutte le aspirazioni dell'individuo nel suo piccolo mondo; siamo l'ologramma di noi stessi? Si tratta di una esistenza in miniatura, ma forse l'unica davvero sostenibile. Permane in alcuni, e forse in tutti noi, quella sensazione di menzogna, quella sensazione di perenne incompletezza, anche in assenza di conflitti interiori o dubbi esistenziali. Si è come orfani della conoscenza; se ne sente la mancanza, come un eco silente, e ci si convince che sia impossibile altrimenti. Qui nasce il concetto di inconscio, un luogo a noi inaccessibile che giustifica tutto, un dogma di fede! Anche nel linguaggio corrente esistono indicatori del pre-conscio, come frasi quali 'in fondo lo sapevo già', 'me lo sentivo', 'è come se avessi sempre saputo' o 'non mi è nuovo'. Lo stesso discorso e valenza hanno i lapsus. Le prime espressioni risuonano come l'eco di qualcosa di conosciuto e intimo, qualcosa che è venuto a galla, è stato scoperto e non necessita più di censura, ma che spesso richiede il pagamento di una sofferenza. I lapsus, invece, provocano disagio e imbarazzo. In vecchiaia il filtro tende a deteriorarsi, la pressione sociale viene meno e le domande iniziano a moltiplicarsi ed acuirsi. Nella maggioranza dei casi il filtro è così potente da rallentare tutto il pensiero, come una locomotiva sui binari procede per inerzia ma senza più propulsione; in altri casi la follia prende il sopravvento. Altre volte sopraggiunge il silenzio triste, dagli occhi perennemente lucidi, per ascoltare il mondo interiore e sé stessi, soprattutto quando i rimpianti, la rassegnazione ci afferrano ed il dolore è troppo forte per sopportarlo. L'arte, in quanto mezzo socialmente accettato per definizione, permette di esprimere contenuti che altrimenti sarebbero censurati ed auto-censurati. Per esempio, la nudità, il grottesco, il ridicolo o l'irriverente sono tutti concetti che, se non fossero 'filtrati' attraverso l'arte, provocherebbero imbarazzo e rifiuto sociale. Solo durante i regimi autoritari o le restrizioni religiose l'arte "ritorna nel pre-conscio", dovendo operare attraverso simboli nascosti e significati velati. Per esempio l'individuo ha sviluppato l'allusione come strategia fondamentale per esprimere contenuti che altrimenti sarebbero censurati. L'allusione rappresenta una strategia sociale efficace: consente all'individuo di non scegliere apparentemente, ma costringe l'altro a scegliere al suo posto. È uno strumento evolutivo che permette di esprimere l'opposto senza assumere una posizione di conflitto, né interiore né con l'altro. Questo meccanismo risolve il problema evolutivo fondamentale di come esprimere idee potenzialmente pericolose mantenendo la sicurezza del gruppo. Chi usa l'allusione può sondare il consenso senza rischiare l'esclusione, mantenere la dualità comunicativa, trasferire la responsabilità dell'interpretazione all'altro e preservare le relazioni anche in caso di disaccordo. L'allusione inverte il meccanismo della scelta: invece di scegliere cosa rivelare, si costringe l'altro a scegliere cosa vedere. È il perfetto compromesso tra il bisogno di espressione che indebolisce il filtro e il bisogno di appartenenza sociale che lo rinforza. Per contro, 'la militanza' è un meccanismo evolutivo atto a consolidare e rafforzare il significato di appartenenza a un gruppo e/o a un'ideologia. Essa prevede, fondamentalmente, una sorta di amnesia selettiva nei confronti di ogni informazione contraria alla parte a cui apparteniamo. Questi meccanismi mettono in luce la centralità dell'interazione fra individui e la necessità di appartenenza, entrambi essenziali per l'esistenza di ciascuno. Il viaggio interiore è il luogo ideale per le speculazioni. La coscienza, il pre-conscio e la biblioteca sono forse presenti in forma rudimentale in ogni essere vivente. Essi seguono le leggi di natura, come rami di una stessa pianta. La loro evoluzione verso una forma più strutturata e complessa si è sviluppata principalmente negli ominidi, a causa di due fattori chiave: l'evoluzione dell'intelligenza e la crescente complessità della biblioteca, con conseguente conflittualità tra le esigenze dell'individuo (autoreferenzialità) e quelle di gruppo (appartenenza). Il viaggio è solo all'inizio, ma il prezzo pagato è stato già alto; percepisco solo pochissimi meccanismi di censura che si stanno attivando in me e che alludono alla follia delle mie teorie, all'inconcludente utilizzo del tempo in attività inutili e forse persino dannose o alla vanità di aver esplorato aspetti forse nuovi. Io vado avanti e lo faccio arrendendomi a tutto ciò, lascio che ogni opposto abbia parola, divento nuvola, vapore, una sostanza che non può essere rinchiusa e lo faccio con tutta la massima gentilezza che mi sia possibile immaginare. Il viaggio continua leggero, affamato di domande e mai di risposte, perché il grande limite umano sta proprio in questo, l'ossessiva ricerca di risposte, che non arriveranno mai perché nessuno potrebbe sopportare il dolore che ne deriva.
Ciao Enrico73,
È un testo lunghissimo, ammetto di avere saltato un po.
Mi sembra di capire che stai tentando un mix di tecniche che includono la meditazione, la scrittura, e la regressione (freud) per cercare ciò che l'inconscio nega alla tua coscienza?
Magari è una domanda troppo personale, ma lo fai perché pensi di avere un "sepolto" fuori dal comune (ie: traumi non comuni) o è un modo di migliorare la conoscenza di te stesso?
Da quanto tempo procede il tuo viaggio?
Grazie per aver letto la mia teoria, l'argomento è davvero complesso ed è difficilissimo esprimerlo a parole.
La mia idea è che l'
inconscio non esista. Lo considero una sorta di scatola in cui riponiamo deliberatamente tutto ciò che non vogliamo affrontare e questo e' l'alibi. La vera sede del libero arbitrio è il
pre-conscio, uno stato in cui il concetto di opposto non esiste. È qui che possiamo elaborare pensieri contraddittori senza il rischio di un sovraccarico emotivo.
La
coscienza è il risultato di un potente filtro, una "censura" che il pre-conscio mette in atto per evitare il dolore che le contraddizioni provocherebbero. Questo meccanismo di censura ha due scopi:
- Proteggerci dal dolore causato da informazioni e pensieri contrastanti.
- Soddisfare i bisogni primari di sentirsi parte di un gruppo e di ottenere riconoscimento.
Questo filtro semplifica il pensiero e ci permette di funzionare nella vita di tutti i giorni.
Ho iniziato a riflettere su questi concetti molti anni fa, anche a causa della mia esperienza con la Sindrome di Asperger. Pur potendo sembrare un paradosso, ho notato che la mia empatia è spesso molto più forte della norma. In alcune situazioni emotive, potrei persino perdere conoscenza, un'estrema manifestazione di quel filtro che si spegne di fronte a un dolore travolgente.
Citazione di: Enrico73 il 19 Settembre 2025, 11:00:43 AMGrazie per aver letto la mia teoria, l'argomento è davvero complesso ed è difficilissimo esprimerlo a parole.
La mia idea è che l'inconscio non esista. Lo considero una sorta di scatola in cui riponiamo deliberatamente tutto ciò che non vogliamo affrontare e questo e' l'alibi. La vera sede del libero arbitrio è il pre-conscio, uno stato in cui il concetto di opposto non esiste. È qui che possiamo elaborare pensieri contraddittori senza il rischio di un sovraccarico emotivo.
La coscienza è il risultato di un potente filtro, una "censura" che il pre-conscio mette in atto per evitare il dolore che le contraddizioni provocherebbero. Questo meccanismo di censura ha due scopi:
- Proteggerci dal dolore causato da informazioni e pensieri contrastanti.
- Soddisfare i bisogni primari di sentirsi parte di un gruppo e di ottenere riconoscimento.
Questo filtro semplifica il pensiero e ci permette di funzionare nella vita di tutti i giorni.
Ho iniziato a riflettere su questi concetti molti anni fa, anche a causa della mia esperienza con la Sindrome di Asperger. Pur potendo sembrare un paradosso, ho notato che la mia empatia è spesso molto più forte della norma. In alcune situazioni emotive, potrei persino perdere conoscenza, un'estrema manifestazione di quel filtro che si spegne di fronte a un dolore travolgente.
Ciao Enrico e benvenuto. Tempo fa mi diagnosticarono una sindrome bipolare (non accettai le cure, mi sono arrangiato) e dopo averti letto ho percepito delle affinità col tuo pensiero di cui riporto alcuni stralci presenti nel tuo post di esordio:
"L'inconscio non esiste, mi ripetevo come un mantra...
...La sommatoria del sapere acquisito, innato e collettivo di un individuo è come una biblioteca di Babele (Borges)...
...È proprio in questo contesto che emerge la coscienza. Essa non è altro che il risultato di un potentissimo filtro che agisce come una censura volontaria..." (che poi definisci protettiva).
Tempo fa, all'interno di un dialogo tra me e un anti-me, scrissi anche questo pensiero:
"Tal conoscenza (la coscienza umana) è quella che va dall'io al Dio, passa per tutte le cose note, individuale, dinamica ed elastica nel suo transitare per le vie dell'universo ... Costretta a farlo giunta al suo corpo, anzi, sarebbe il corpo a produrla. Si tratterebbe senza fallo di un gran calderone vagante ricolmo di falsità e verità delle quali spesso non ci si domanda nemmeno ... Ma visto infine che di cose si tratta, prova dunque a pensare a ciò che chiamo l'abitudine all'esistenza delle cose ... ammessane l'esistenza"
Penso che in fatto di sofferenza il mio bipolarismo sia in fondo una bazzeccola relativamente alla sofferenza che hai espresso nei pensieri in questo forum. Quello che più mi ha colpito comunque è la tua convinzione che l'inconscio non esista. Mi chiedo cioè: se il bipolarismo apre una porta d'accesso già abbastanza profonda, la tua sindrome potrebbe aprirne altra ancora più profonda.. immagino nella mia ignoranza quella che apre all'impronta genetica
Saluti
Citazione di: daniele22 il 20 Settembre 2025, 09:08:41 AMCiao Enrico e benvenuto. Tempo fa mi diagnosticarono una sindrome bipolare (non accettai le cure, mi sono arrangiato) e dopo averti letto ho percepito delle affinità col tuo pensiero di cui riporto alcuni stralci presenti nel tuo post di esordio:
"L'inconscio non esiste, mi ripetevo come un mantra...
...La sommatoria del sapere acquisito, innato e collettivo di un individuo è come una biblioteca di Babele (Borges)...
...È proprio in questo contesto che emerge la coscienza. Essa non è altro che il risultato di un potentissimo filtro che agisce come una censura volontaria..." (che poi definisci protettiva).
Tempo fa, all'interno di un dialogo tra me e un anti-me, scrissi anche questo pensiero:
"Tal conoscenza (la coscienza umana) è quella che va dall'io al Dio, passa per tutte le cose note, individuale, dinamica ed elastica nel suo transitare per le vie dell'universo ... Costretta a farlo giunta al suo corpo, anzi, sarebbe il corpo a produrla. Si tratterebbe senza fallo di un gran calderone vagante ricolmo di falsità e verità delle quali spesso non ci si domanda nemmeno ... Ma visto infine che di cose si tratta, prova dunque a pensare a ciò che chiamo l'abitudine all'esistenza delle cose ... ammessane l'esistenza"
Penso che in fatto di sofferenza il mio bipolarismo sia in fondo una bazzeccola relativamente alla sofferenza che hai espresso nei pensieri in questo forum. Quello che più mi ha colpito comunque è la tua convinzione che l'inconscio non esista. Mi chiedo cioè: se il bipolarismo apre una porta d'accesso già abbastanza profonda, la tua sindrome potrebbe aprirne altra ancora più profonda.. immagino nella mia ignoranza quella che apre all'impronta genetica
Saluti
Ti vedo e ti sento e le tue parole mi risuonano familiari ed intime. Sento e vedo ogni persona e cosa con intensità maggiore, perché sono stupido, stupido nel senso che il mio pensiero e' molto più lento e rigido del normale, ma questa lentezza ha una estrema profondità e questo ciò che mi caratterizza. Non sono speciale come non lo e' nessuno sono solo diverso e vorrei vivere in un mondo dove tutti siano accettati per la loro diversità senza far gare, senza vincitori ne vinti. Siamo nati cosi e non abbiamo meriti o demeriti, forse , al massimo per alcuni, maggiori responsabilità.
Citazione di: Enrico73 il 19 Settembre 2025, 11:00:43 AMGrazie per aver letto la mia teoria, l'argomento è davvero complesso ed è difficilissimo esprimerlo a parole.
La mia idea è che l'inconscio non esista. Lo considero una sorta di scatola in cui riponiamo deliberatamente tutto ciò che non vogliamo affrontare e questo e' l'alibi. La vera sede del libero arbitrio è il pre-conscio, uno stato in cui il concetto di opposto non esiste. È qui che possiamo elaborare pensieri contraddittori senza il rischio di un sovraccarico emotivo.
La coscienza è il risultato di un potente filtro, una "censura" che il pre-conscio mette in atto per evitare il dolore che le contraddizioni provocherebbero. Questo meccanismo di censura ha due scopi:
- Proteggerci dal dolore causato da informazioni e pensieri contrastanti.
- Soddisfare i bisogni primari di sentirsi parte di un gruppo e di ottenere riconoscimento.
Questo filtro semplifica il pensiero e ci permette di funzionare nella vita di tutti i giorni.
Ho iniziato a riflettere su questi concetti molti anni fa, anche a causa della mia esperienza con la Sindrome di Asperger. Pur potendo sembrare un paradosso, ho notato che la mia empatia è spesso molto più forte della norma. In alcune situazioni emotive, potrei persino perdere conoscenza, un'estrema manifestazione di quel filtro che si spegne di fronte a un dolore travolgente.
Capisco -e non capisco.
Ho una familiarità ipotizzo superiore alla media coi temi psicologici, ma mi pare chiaro che la tua sia superiore.
Quando dici che l'inconscio non esiste ed è una scatola nera (etc) , e io fatico a distinguere le due cose.
Poi parli di pre-conscio e ho una reminescenza della divisione conscio-subconscio-inconscio; ed Es, Io, Super-io.
Insomma: mi sa che non ho i mezzi per affrontare questa discussione in modo intelligente con te :)
Citazione di: fabriba il 20 Settembre 2025, 13:21:16 PMCapisco -e non capisco.
Ho una familiarità ipotizzo superiore alla media coi temi psicologici, ma mi pare chiaro che la tua sia superiore.
Quando dici che l'inconscio non esiste ed è una scatola nera (etc) , e io fatico a distinguere le due cose.
Poi parli di pre-conscio e ho una reminescenza della divisione conscio-subconscio-inconscio; ed Es, Io, Super-io.
Insomma: mi sa che non ho i mezzi per affrontare questa discussione in modo intelligente con te :)
Per sintesi per come la sto vedendo oggi e con oggi intendo un pensare in continuo divenire ed aperto , per me l'inconscio non esiste e' un alibi mentale, dove mettiamo volontariamente tutto ciò che non vogliamo affrontare, il vero io e' il pre-conscio che filtra e censura tutto ed il conscio e' solo la manifestazione di questa opera di filtro censura. Non temere di avere i mezzi o no nessuno li ha su argomenti come questi e difficile persino per neuroscienziati , filosofi e psicologi che hanno studiato per anni ed hanno prodotto tantissime teorie. Questa non vuole neppure essere una teoria ma un viaggio mentale, un punto di vista diverso tutto qua. ;)
Ciao Enrico73, benvenuto in logos. Ho letto con interesse il tuo scritto e l'ho trovato interessante per la mia esperienza di vita.
Anch'io ho problemi di natura psichica che autonomamente ho diagnosticato come sindrome da depressione non bipolare (l'unico terapista che mi ha seguito in tre sedute si rifiutava di esprimere una diagnosi).
D'altronde i miei problemi si sono rivelati essere soprattutto di natura spirituale, sono stato esorcizzato e ho seguito tanti itinerari di liberazione che mi hanno permesso di migliorare molto le mie condizioni di vita negli anni.
C'é una cosa che ho notato in questa mia esperienza che può forse perfezionare il discorso che facevi sul preconscio.
Man mano che andavo avanti nella mia liberazione spuntavano nella mia mente ricordi di eventi passati nei confronti dei quali prendevo sempre maggiore coscienza.
Si trattava di ricordi magari non belli, ma che nell'ottica nuova dalla quale li vedevo apparivano comunque tollerabili Ed incrementavano la mia esperienza e il mio stato di coscienza, in effetti era come se il preconscio, che prima li teneva nascosti perché portatori di una eccessiva sofferenza, dopo la mia liberazione poteva liberare anch'essi perché la sofferenza arrecata era minore.
Citazione di: anthonyi il 20 Settembre 2025, 14:17:24 PMautonomamente ho diagnosticato come sindrome da depressione non bipolare (l'unico terapista che mi ha seguito in tre sedute si rifiutava di esprimere una diagnosi).
Ciao anthonyi,
sono molto critico col mondo della psicologia, non prendermi per uno che "tutti dovremmo andare dallo psicologo", però:
- la necessità di mettere etichette è tipica del nostro tempo, se il terapista era attempato, concedigli di essere un po' disallineato
- 3 sedute sono poche, io ho lasciato un terapista per il motivo opposto, cosa che magari ti fa fare un sorriso sulla relatività della tua esperienza (sicuramente mi ha fatto fare un sorriso sulla relatività della mia)
Da ultimo, l'autoanalisi è un terreno scivolosissimo, la creazione di false memorie (auto)indotte è estremamente comune.
Le false memorie sono particolarmente perniciose perché una volta insediate, dimostrarne la falsità storica o l'impossibilità è quasi l'unico modo per liberarsene, e spesso non è possibile farlo.
Non voglio mettermi in cattedra, probabilmente lo sapevi già, nel caso ignorami pure!
Citazione di: Enrico73 il 20 Settembre 2025, 13:48:33 PMPer sintesi per come la sto vedendo oggi e con oggi intendo un pensare in continuo divenire ed aperto , per me l'inconscio non esiste e' un alibi mentale, dove mettiamo volontariamente tutto ciò che non vogliamo affrontare, il vero io e' il pre-conscio che filtra e censura tutto ed il conscio e' solo la manifestazione di questa opera di filtro censura. Non temere di avere i mezzi o no nessuno li ha su argomenti come questi e difficile persino per neuroscienziati , filosofi e psicologi che hanno studiato per anni ed hanno prodotto tantissime teorie. Questa non vuole neppure essere una teoria ma un viaggio mentale, un punto di vista diverso tutto qua. ;)
quello bene o male l'avevo capito, mi sfugge -andando per punti, partendo dal -e limitandomi al- primo) la differenza tra la tua versione di ciò che è l'inconscio e la versione "mainstream".
Da wikipedia:
Il termine inconscio indica genericamente tutte le attività mentali che non sono presenti alla coscienza di un individuo. In senso più specifico, rappresenta quella dimensione psichica contenente pensieri, emozioni, istinti, rappresentazioni, modelli comportamentali, spesso alla base dell'agire umano, ma di cui il soggetto non è consapevole.
Per te è una collezione di ex-ricordi, ora dimenticati (li chiamerò i
dimentichi per brevità, alle volte li ho sentiti chiamare "il sepolto", ma mi piace tenere un plurale).
Se è una collezione di "dati" o "oggetti" (i dimentichi) senza "azioni" (pensieri, emozioni, istinti, ecc dell'interpretazione standard) come interagiscono questi dimentichi con la psiche, da dentro questa scatola nera?
Trovo ci sia una eleganza nella interpretazione che racchiude sia i dimentichi che le azioni (sia i dati che le funzioni, sia le memorie che una dimensione psichica "attiva").
Alla fine l'inconscio è solo una rappresentazione sia nel caso mainstream che nel tuo caso (visto che siamo in un forum di filosofia, azzardo si possa dire che è un significato cui non corrisponde un significante, ma qui magari mi radiano!!).
Quindi quello che proponi deve dare un vantaggio, un valore aggiunto rispetto alla rappresentazione mainstream.
Morale:
perché preferisci una rappresentazione in cui l'inconscio è fatto dei soli dimentichi e non include la dimensione psichica attiva?
Brevi cenni. Come ha notato già Fabriba, è molto più adeguato chi non fa diagnosi dopo tre sedute e magari non le fa mai. Un giovane Van der Kolk chiese al suo professore come avrebbe definito Tizio Caio, perché secondo lui era uno psico-schizo-maniaco-nevro-ecc. Il professore rispose : io lo definirei Tizio Caio. Piccolo aneddoto per sottolineare che le diagnosi in campo psicologico possono servire ma senza dimenticare:
1) sono semplici ipotesi per orientare l'azione terapeutica;
2) ogni essere umano è, a livello corporeo e cerebrale, unico e non può essere ridotto ad una diagnosi;
3) gli esseri umani cambiano e così devono essere riformulate le diagnosi;
4) le diagnosi rischiano di essere iatrogene, cioè di concausare la sindrome che attribuiscono;
5) le diagnosi servono anche per vendere pillole. Molti si domandano che non sia per questo che il Dsm-5 ha centuplicato le diagnosi.
5bis) interessante (ovvero preoccupante) rilevare che le psicopatologie a livello mondiale sono definite in modo apicale in termini alla "ipse dixit" dall'APA (American psichiatric Association).
Citazione di: fabriba il 20 Settembre 2025, 14:50:19 PMquello bene o male l'avevo capito, mi sfugge -andando per punti, partendo dal -e limitandomi al- primo) la differenza tra la tua versione di ciò che è l'inconscio e la versione "mainstream".
Da wikipedia:
Il termine inconscio indica genericamente tutte le attività mentali che non sono presenti alla coscienza di un individuo. In senso più specifico, rappresenta quella dimensione psichica contenente pensieri, emozioni, istinti, rappresentazioni, modelli comportamentali, spesso alla base dell'agire umano, ma di cui il soggetto non è consapevole.
Per te è una collezione di ex-ricordi, ora dimenticati (li chiamerò i dimentichi per brevità, alle volte li ho sentiti chiamare "il sepolto", ma mi piace tenere un plurale).
Se è una collezione di "dati" o "oggetti" (i dimentichi) senza "azioni" (pensieri, emozioni, istinti, ecc dell'interpretazione standard) come interagiscono questi dimentichi con la psiche, da dentro questa scatola nera?
Trovo ci sia una eleganza nella interpretazione che racchiude sia i dimentichi che le azioni (sia i dati che le funzioni, sia le memorie che una dimensione psichica "attiva").
Alla fine l'inconscio è solo una rappresentazione sia nel caso mainstream che nel tuo caso (visto che siamo in un forum di filosofia, azzardo si possa dire che è un significato cui non corrisponde un significante, ma qui magari mi radiano!!).
Quindi quello che proponi deve dare un vantaggio, un valore aggiunto rispetto alla rappresentazione mainstream.
Morale:
perché preferisci una rappresentazione in cui l'inconscio è fatto dei soli dimentichi e non include la dimensione psichica attiva?
Forse ho espresso male le mie idee l'inconscio non esiste. Il vero io e' il preconscio. Quello che chiamiamo conscio e' la rappresentazione di ciò che possiamo tollerare in termini di dolore.
Citazione di: fabriba il 20 Settembre 2025, 14:34:58 PMCiao anthonyi,
sono molto critico col mondo della psicologia, non prendermi per uno che "tutti dovremmo andare dallo psicologo", però:
- la necessità di mettere etichette è tipica del nostro tempo, se il terapista era attempato, concedigli di essere un po' disallineato
- 3 sedute sono poche, io ho lasciato un terapista per il motivo opposto, cosa che magari ti fa fare un sorriso sulla relatività della tua esperienza (sicuramente mi ha fatto fare un sorriso sulla relatività della mia)
Da ultimo, l'autoanalisi è un terreno scivolosissimo, la creazione di false memorie (auto)indotte è estremamente comune.
Le false memorie sono particolarmente perniciose perché una volta insediate, dimostrarne la falsità storica o l'impossibilità è quasi l'unico modo per liberarsene, e spesso non è possibile farlo.
Non voglio mettermi in cattedra, probabilmente lo sapevi già, nel caso ignorami pure!
Non ho fatto autoanalisi, i ricordi mi sono rispuntati istintivamente nel tempo, a volte con interpretazioni più articolate che li rendevano piu chiari,
man mano che l'azione di quella forza malefica che agiva nella mia mente si indeboliva.
La sensazione che avevo, prima di aver riflettuto sul concetto di preconscio in questo topic, era che
Fosse la forza malefica stessa a tenerli bloccati.
Citazione di: anthonyi il 20 Settembre 2025, 14:17:24 PMCiao Enrico73, benvenuto in logos. Ho letto con interesse il tuo scritto e l'ho trovato interessante per la mia esperienza di vita.
Anch'io ho problemi di natura psichica che autonomamente ho diagnosticato come sindrome da depressione non bipolare (l'unico terapista che mi ha seguito in tre sedute si rifiutava di esprimere una diagnosi).
D'altronde i miei problemi si sono rivelati essere soprattutto di natura spirituale, sono stato esorcizzato e ho seguito tanti itinerari di liberazione che mi hanno permesso di migliorare molto le mie condizioni di vita negli anni.
C'é una cosa che ho notato in questa mia esperienza che può forse perfezionare il discorso che facevi sul preconscio.
Man mano che andavo avanti nella mia liberazione spuntavano nella mia mente ricordi di eventi passati nei confronti dei quali prendevo sempre maggiore coscienza.
Si trattava di ricordi magari non belli, ma che nell'ottica nuova dalla quale li vedevo apparivano comunque tollerabili Ed incrementavano la mia esperienza e il mio stato di coscienza, in effetti era come se il preconscio, che prima li teneva nascosti perché portatori di una eccessiva sofferenza, dopo la mia liberazione poteva liberare anch'essi perché la sofferenza arrecata era minore.
Ho una visione non finalista, ma evoluzionista darwiniana della vita, sono ateo. Posso dirti che il fitro-censura dovrebbe essere una struttura che segue tutte le leggi di natura quindi puo danneggiarsi, fallire etc..Quando sono da solo senza un pubblico e mi guardo dentro riesco ed essere piu sincero con me stesso ed ad accettare e vedere aspetti di me che forse non potrei vedere dinnanzi agli altri, forse cosi ti posso esprimere a parole cio che penso
Citazione di: Enrico73 il 20 Settembre 2025, 15:13:35 PMForse ho espresso male le mie idee l'inconscio non esiste. Il vero io e' il preconscio. Quello che chiamiamo conscio e' la rappresentazione di ciò che possiamo tollerare in termini di dolore.
Sono un puntiglioso della lingua, hai detto precedentemente:
<La mia idea è che
inconscio non esista.
Lo considero una sorta di scatola in cui riponiamo deliberatamente tutto ciò che non vogliamo affrontare e questo e' l'alibi. >
Quello che dicevo rispondeva al modo in cui "consideri" l'inconscio, più che al fatto che non esista (e su quello, il mio commento secondo me rimane valido).
Però delle due solo una può essere vera , o non esiste, o è una scatola nera, quale?
Citazione di: anthonyi il 20 Settembre 2025, 15:14:42 PMNon ho fatto autoanalisi, i ricordi mi sono rispuntati istintivamente nel tempo, a volte con interpretazioni più articolate che li rendevano piu chiari,
man mano che l'azione di quella forza malefica che agiva nella mia mente si indeboliva.
La sensazione che avevo, prima di aver riflettuto sul concetto di preconscio in questo topic, era che
Fosse la forza malefica stessa a tenerli bloccati.
Pardon per il malinteso, avevo sollevato il dubbio perché hai detto di aver fatto una autodiagnosi, e ho erroneamente dato per scontato che avessi fatto una qualche forma di autoanalisi.
Citazione di: fabriba il 20 Settembre 2025, 15:26:22 PMSono un puntiglioso della lingua, hai detto precedentemente:
<La mia idea è che inconscio non esista. Lo considero una sorta di scatola in cui riponiamo deliberatamente tutto ciò che non vogliamo affrontare e questo e' l'alibi. >
Quello che dicevo rispondeva al modo in cui "consideri" l'inconscio, più che al fatto che non esista (e su quello, il mio commento secondo me rimane valido).
Però delle due solo una può essere vera , o non esiste, o è una scatola nera, quale?
E' un alibi concettuale , immagine della scatola intendeva far capire un concetto, ma se vuoi puoi pensarla come la polvere sotto il tappeto, l'inconscio continua a non esistere e chi crede che esista ci nasconde la polvere sotto
Citazione di: Jacopus il 20 Settembre 2025, 15:07:59 PMBrevi cenni. Come ha notato già Fabriba, è molto più adeguato chi non fa diagnosi dopo tre sedute e magari non le fa mai. Un giovane Van der Kolk chiese al suo professore come avrebbe definito Tizio Caio, perché secondo lui era uno psico-schizo-maniaco-nevro-ecc. Il professore rispose : io lo definirei Tizio Caio. Piccolo aneddoto per sottolineare che le diagnosi in campo psicologico possono servire ma senza dimenticare:
1) sono semplici ipotesi per orientare l'azione terapeutica;
2) ogni essere umano è, a livello corporeo e cerebrale, unico e non può essere ridotto ad una diagnosi;
3) gli esseri umani cambiano e così devono essere riformulate le diagnosi;
4) le diagnosi rischiano di essere iatrogene, cioè di concausare la sindrome che attribuiscono;
5) le diagnosi servono anche per vendere pillole. Molti si domandano che non sia per questo che il Dsm-5 ha centuplicato le diagnosi.
5bis) interessante (ovvero preoccupante) rilevare che le psicopatologie a livello mondiale sono definite in modo apicale in termini alla "ipse dixit" dall'APA (American psichiatric Association).
In qualche modo, però, bisogna schematizzare il discorso. Quando vivi una condizione di sofferenza, hai bisogno di capirla per cercare di trovare una soluzione ad essa..
Personalmente ho un interesse istintivo per la psicologia, e credo che la cosa sia legata al fatto che ho delle fragilità rispetto alla mia psiche, cerco di valutare positivamente tutte le informazioni che acquisisco, ma col beneficio d'inventario, in realtà non mi fido molto degli specialisti, loro conosceranno la materia, ma non conoscono me.
Quanto alla APA é normale che abbiano autorevolezza, hanno a che fare con il più ampio numero di casi problematici al mondo, pensa che uno di questi lo hanno fatto addirittura Presidente.....
Citazione di: Enrico73 il 20 Settembre 2025, 10:39:22 AMTi vedo e ti sento e le tue parole mi risuonano familiari ed intime. Sento e vedo ogni persona e cosa con intensità maggiore, perché sono stupido, stupido nel senso che il mio pensiero e' molto più lento e rigido del normale, ma questa lentezza ha una estrema profondità e questo ciò che mi caratterizza. Non sono speciale come non lo e' nessuno sono solo diverso e vorrei vivere in un mondo dove tutti siano accettati per la loro diversità senza far gare, senza vincitori ne vinti. Siamo nati cosi e non abbiamo meriti o demeriti, forse , al massimo per alcuni, maggiori responsabilità.
Bene. Sono d'accordo che la competizione intraspecie non dovrebbe essere promossa e che un individuo è ciò che è senza infamia e senza lode. Un minimo di competizione comunque sembra esistere anche presso altre specie viventi.
Riprendo ora questo stralcio di un tuo pensiero:
"...Le capacità discriminatorie del neonato sono precoci, ma il filtro si attiva solo attraverso l'esperienza: anche la sola sensazione di caldo e freddo può favorire una prima bozza del filtro, poiché introduce la prima categorizzazione dell'esperienza (il concetto di opposto). Il neonato è assolutamente privo della distinzione tra opposti, almeno inizialmente; non esiste una distinzione tra bene e male, giusto o sbagliato..."
A me sembra che pure caldo e freddo non rientrino in una categorizzazione di opposti (si può percepire più o meno caldo, oppure più o meno freddo). A mio giudizio, la percezione di opposto nel neonato si manifesterebbe ai nostri occhi di adulti attraverso il loro ridere o piangere.. in tal senso, di fatto il neonato passa da 37 gradi alla temperatura ambiente in pochi secondi e solitamente a fronte di tale passaggio piange.. in concorrenza ci può essere pure anche la difficoltà a uscire.
Comunque mi sembra che nella medicina cinese il rapporto che l'individuo ha col caldo e col freddo faccia parte di un preliminare orientativo
Un saluto
Citazione di: daniele22 il 21 Settembre 2025, 07:58:16 AMBene. Sono d'accordo che la competizione intraspecie non dovrebbe essere promossa e che un individuo è ciò che è senza infamia e senza lode. Un minimo di competizione comunque sembra esistere anche presso altre specie viventi.
Riprendo ora questo stralcio di un tuo pensiero:
"...Le capacità discriminatorie del neonato sono precoci, ma il filtro si attiva solo attraverso l'esperienza: anche la sola sensazione di caldo e freddo può favorire una prima bozza del filtro, poiché introduce la prima categorizzazione dell'esperienza (il concetto di opposto). Il neonato è assolutamente privo della distinzione tra opposti, almeno inizialmente; non esiste una distinzione tra bene e male, giusto o sbagliato..."
A me sembra che pure caldo e freddo non rientrino in una categorizzazione di opposti (si può percepire più o meno caldo, oppure più o meno freddo). A mio giudizio, la percezione di opposto nel neonato si manifesterebbe ai nostri occhi di adulti attraverso il loro ridere o piangere.. in tal senso, di fatto il neonato passa da 37 gradi alla temperatura ambiente in pochi secondi e solitamente a fronte di tale passaggio piange.. in concorrenza ci può essere pure anche la difficoltà a uscire.
Comunque mi sembra che nella medicina cinese il rapporto che l'individuo ha col caldo e col freddo faccia parte di un preliminare orientativo
Un saluto
Grazie daniele22 concordo su tutto, il tuo esempio del ridere e piangere e' esattamente ciò che cercavo, e' più impattante. Per quel che riguarda la competizione intraspecie e' plausibile come meccanismo automatico primitivo che continuo a sostenere plausibile come istruzione di base o elementare, come la fame o la sete, si sceglie di usali come meccanismo di opportunismo fisiologico per garantire energia al corpo o per creare gerarchia nel gruppo. Questo no va contro ciò che intendo dire.
Citazione di: Enrico73 il 21 Settembre 2025, 09:24:17 AMGrazie daniele22 concordo su tutto, il tuo esempio del ridere e piangere e' esattamente ciò che cercavo, e' più impattante. Per quel che riguarda la competizione intraspecie e' plausibile come meccanismo automatico primitivo che continuo a sostenere plausibile come istruzione di base o elementare, come la fame o la sete, si sceglie di usali come meccanismo di opportunismo fisiologico per garantire energia al corpo o per creare gerarchia nel gruppo. Questo no va contro ciò che intendo dire.
Francamente non mi è chiara l'ultima parte del tuo pensiero che ho messo in neretto
Citazione di: daniele22 il 22 Settembre 2025, 10:49:02 AMFrancamente non mi è chiara l'ultima parte del tuo pensiero che ho messo in neretto
Ciao Daniele,
Hai colto un aspetto molto acuto del mio pensiero, e ti ringrazio per avermelo fatto notare. La mia idea è che la "scelta" di cui parlo si manifesta a diversi livelli. Quelli che tu citi "meccanismi di opportunismo fisiologico", come la ricerca di energia o l'appartenenza, non sono una scelta consapevole o razionale. Sono piuttosto parte dell'alfabeto primitivo istintuale che ho menzionato. Questo alfabeto è il nucleo di informazioni grezze e minimali, come la fame o il bisogno di contatto, che sono direttamente legate alle profondità ancestrali del nostro cervello. La "scelta" non è in questi istinti primari, ma in come il pre-conscio li elabora e li integra con la "biblioteca" di tutte le nostre esperienze, per poi manifestarsi nella coscienza. In questo senso, l'opportunismo non è una decisione, ma una strategia che si sviluppa a un livello più profondo, quasi un riflesso, che il filtro poi accoglie e gestisce per la sopravvivenza. Tieni conto che se ho pubblicato la teoria e' perché si tratta solo di una riflessione, oltre che speculativa, oggetto di continua modellazione e revisione.
Citazione di: Enrico73 il 22 Settembre 2025, 18:24:42 PMCiao Daniele,
Hai colto un aspetto molto acuto del mio pensiero, e ti ringrazio per avermelo fatto notare. La mia idea è che la "scelta" di cui parlo si manifesta a diversi livelli. Quelli che tu citi "meccanismi di opportunismo fisiologico", come la ricerca di energia o l'appartenenza, non sono una scelta consapevole o razionale. Sono piuttosto parte dell'alfabeto primitivo istintuale che ho menzionato. Questo alfabeto è il nucleo di informazioni grezze e minimali, come la fame o il bisogno di contatto, che sono direttamente legate alle profondità ancestrali del nostro cervello. La "scelta" non è in questi istinti primari, ma in come il pre-conscio li elabora e li integra con la "biblioteca" di tutte le nostre esperienze, per poi manifestarsi nella coscienza. In questo senso, l'opportunismo non è una decisione, ma una strategia che si sviluppa a un livello più profondo, quasi un riflesso, che il filtro poi accoglie e gestisce per la sopravvivenza. Tieni conto che se ho pubblicato la teoria e' perché si tratta solo di una riflessione, oltre che speculativa, oggetto di continua modellazione e revisione.
Penso sia utile un chiarimento. Io parto dal fatto che non ho chiara nozione di inconscio, pre-conscio, sé, super io. So poco o nulla di psicologia.
Per me esiste chiaramente solo la coscienza che ciascuno di noi ha della realtà. Cioè, esiste la coscienza dell'oggetto conosciuto, coscienza che va dalla mela alla rivoluzione francese tanto per dire, ma ai fini di questo dialogo la coscienza che si ha dell'individuo "altro da me" il quale si muove a fronte di una coscienza che è senza dubbio diversa dalla mia. Diversa minimalmente per quello che riguarda la mela, maggiormente per quello che riguarda la rivoluzione francese e massima per l'individuo "altro"... in parole povere non sappiamo mai con chi abbiamo a che fare.
A fronte di questa posizione sarei in grado di sostenere che nel nostro stato cosciente il libero arbitrio non esiste, ovvero esiste una scelta comunque condizionata dalla fede nei riguardi della nostra consapevolezza (coscienza). E siamo pure "peccatori", almeno io che fumo sapendo ben che mi faccio del male. Cosa si può dire invece della fede che si ha nella propria consapevolezza dell'individuo "altro da me"? Posso dire che se la fede per la consapevolezza che si ha della mela o della rivoluzione francese può essere anche "giudicata" da tutti e quindi stimata in certa misura vera o falsa, quella che invece si ha per l'individuo "altro da me" cade senz'altro nell'ombra del pregiudizio, e questo non aiuta.
A me sembra infine che la tua tesi sia simile se non uguale alla mia (sostengo la radice emotiva della razionalità) ma dimmi tu qualcosa che possa chiarire
Un saluto
No Daniele, ciò che sostengo e' complesso se non hai un minimo di conoscenza psicologica, anche se devo ammettere che anche chi l'ha brancola nel buio su tantissimi aspetti. Per cercare di semplificare, perché' semplificare aiuta la comprensione e l'intesa, non vi e' una correlazione con l'emozione, ma più banalmente una utilità sia sociale che individuale. Cio che ci e' concesso essere e provare e che noi traduciamo con coscienza non e' altro che una realtà possibile sopportabile. Immagina di provare contemporaneamente tutti i concetti ed i loro opposti diventeresti folle, il filtro regola l'informazione etc..
Citazione di: Enrico73 il 23 Settembre 2025, 11:20:56 AMNo Daniele, ciò che sostengo e' complesso se non hai un minimo di conoscenza psicologica, anche se devo ammettere che anche chi l'ha brancola nel buio su tantissimi aspetti. Per cercare di semplificare, perché' semplificare aiuta la comprensione e l'intesa, non vi e' una correlazione con l'emozione, ma più banalmente una utilità sia sociale che individuale. Cio che ci e' concesso essere e provare e che noi traduciamo con coscienza non e' altro che una realtà possibile sopportabile. Immagina di provare contemporaneamente tutti i concetti ed i loro opposti diventeresti folle, il filtro regola l'informazione etc..
Ciao Enrico. non penso sia fisicamente possibile contenere contemporaneamente tutti i concetti e i loro opposti. Provo a spiegarmi e poi tu rilevi se confligge o si armonizza con le tue categorie. Sappi che io nell'individuo tengo in piedi la personalità (carattere) e l'io linguistico.
Penso che il nostro pianeta consenta l'esistenza di tutte le forme che noi umani individuiamo del tipo pietre, piante, cani e gatti, e pure noi soprattutto che li abbiamo catalogati. Chissà come e chissà perché, fatto sta che piante, cani gatti e noi si abbia dei sensi. Allora noi diciamo sovente che i sensi ci servono a..etc.. Ma si può anche dire che il nostro pianeta abbia permesso che noi si abbia dei sensi...
Un saluto
Citazione di: daniele22 il 24 Settembre 2025, 14:10:27 PMCiao Enrico. non penso sia fisicamente possibile contenere contemporaneamente tutti i concetti e i loro opposti. Provo a spiegarmi e poi tu rilevi se confligge o si armonizza con le tue categorie. Sappi che io nell'individuo tengo in piedi la personalità (carattere) e l'io linguistico.
Penso che il nostro pianeta consenta l'esistenza di tutte le forme che noi umani individuiamo del tipo pietre, piante, cani e gatti, e pure noi soprattutto che li abbiamo catalogati. Chissà come e chissà perché, fatto sta che piante, cani gatti e noi si abbia dei sensi. Allora noi diciamo sovente che i sensi ci servono a..etc.. Ma si può anche dire che il nostro pianeta abbia permesso che noi si abbia dei sensi...
Un saluto
Ciao Daniele, lo vedo molto piu semplice, un alfabeto basilare direi istintuale e la loro combinazione crea la complessità seguendo le regole del calcolo combinatorio, per banalizzarlo ancora di più immagina il linguaggio htlm e quello che puoi farci con quel linguaggio. Il concetto di opposto e' nocivo per io cosciente amare ed odiare, ridere e piangere, oppure ridere per la gioia o amare per odio, odiare per amore in genere questi opposti vengono censurati o assumono sembianze piu plausibili per io cosciente
Citazione di: Enrico73 il 24 Settembre 2025, 18:00:13 PMCiao Daniele, lo vedo molto piu semplice, un alfabeto basilare direi istintuale e la loro combinazione crea la complessità seguendo le regole del calcolo combinatorio, per banalizzarlo ancora di più immagina il linguaggio htlm e quello che puoi farci con quel linguaggio. Il concetto di opposto e' nocivo per io cosciente amare ed odiare, ridere e piangere, oppure ridere per la gioia o amare per odio, odiare per amore in genere questi opposti vengono censurati o assumono sembianze piu plausibili per io cosciente
Ciao. Ho fatto un'affermazione e poi ho esposto un pensiero per chiedere se era in conflitto o no col tuo. Di fatto, non ho esposto una conclusione sulla mia affermazione iniziale lasciando i puntini al suo posto... Ai fini di conseguire un buon dialogo (monologo dialogico), ti faccio ora presente che più che altro non avresti risposto al mio pensiero che terminava appunto con i puntini. Avresti invece solo riproposto la tua tesi, mentre io ho rinunciato, per ora, alla via correlata all'emotività dove ho svolto tutta la mia ricerca filosofica.
Allora quel pensiero ("Ma si può anche dire che il nostro pianeta abbia permesso che noi si abbia dei sensi...") esprime ancora la ricerca di un principio di realtà comune
Un saluto
Citazione di: daniele22 il 24 Settembre 2025, 22:36:29 PMCiao. Ho fatto un'affermazione e poi ho esposto un pensiero per chiedere se era in conflitto o no col tuo. Di fatto, non ho esposto una conclusione sulla mia affermazione iniziale lasciando i puntini al suo posto... Ai fini di conseguire un buon dialogo (monologo dialogico), ti faccio ora presente che più che altro non avresti risposto al mio pensiero che terminava appunto con i puntini. Avresti invece solo riproposto la tua tesi, mentre io ho rinunciato, per ora, alla via correlata all'emotività dove ho svolto tutta la mia ricerca filosofica.
Allora quel pensiero ("Ma si può anche dire che il nostro pianeta abbia permesso che noi si abbia dei sensi...") esprime ancora la ricerca di un principio di realtà comune
Un saluto
Ciao Daniele,
Grazie per la tua riflessione. Il tuo pensiero sul fatto che il nostro pianeta consenta l'esistenza di tutte le categorie è fondamentale e non è affatto in conflitto con l'idea del Filtro Cognitivo; al contrario, ne illustra la necessità e la complessità!
Non siamo in conflitto: Il mio testo riconosce che l'insieme del sapere (la Biblioteca di Babele della Mente) è una mole di informazioni vastissima e spesso enormemente contrastante, una "sommatoria del sapere acquisito, innato e collettivo". Questo sapere include tutte le categorie che hai menzionato.
La Funzione del Filtro: Il problema non è l'esistenza di queste categorie, ma la loro simultanea elaborazione a livello di coscienza. Il filtro-censura emerge proprio come un meccanismo di sopravvivenza , il cui scopo primario è ridurre il dolore che tale quantità di informazioni, specialmente se contrastanti, provocherebbe.
La Scelta nel Pre-Conscio: Il mondo esterno ci offre tutto – amore e odio, gioia e dolore – ma l'individuo, nel pre-conscio , è costretto a scegliere deliberatamente solo una parte di questo sapere. La coscienza è solo la manifestazione delle scelte operate in quello spazio sicuro, non il luogo della scelta. È nel pre-conscio che si decide il prezzo del dolore da pagare in termini di conoscenza.
Il Ruolo degli Opposti: Tu accenni al fatto che la nostra esistenza le contenga tutte, e il mio testo evidenzia che il pre-conscio è proprio "uno spazio sicuro dove posso sperimentare, testare combinazioni di informazioni contraddittorie ed esplorare scenari alternativi". Qui, "il concetto di opposto non solo è tollerato, ma favorito". È la coscienza che non può sostenerne il peso simultaneo senza un blocco di sistema o una lacerazione psichica.
In sintesi, il tuo punto è corretto: il mondo è tutto ciò. La mia teoria si concentra sul motivo per cui non possiamo esserne uniformemente consapevoli e come il nostro Filtro-Censura sia lo strumento protettivo che limita, il "limitatore di banda cognitiva", per permetterci di funzionare. Come dici tu, a volte si cerca la via dell'esplorazione come antidoto al dolore (come suggerito dal tuo "possiamo anche dire che il nostro pianeta abbia permesso che noi si abbia dei sensi..."), ma questa via ha un costo, e non tutti sono disposti a pagarlo, o in grado di sopportarlo.
Grazie ancora per il tuo spunto critico. Spero di averti chiarito la coerenza tra il tuo pensiero e il nucleo della mia teoria.
Un saluto.
Citazione di: Enrico73 il 25 Settembre 2025, 10:36:18 AMCiao Daniele,
Grazie per la tua riflessione. Il tuo pensiero sul fatto che il nostro pianeta consenta l'esistenza di tutte le categorie è fondamentale e non è affatto in conflitto con l'idea del Filtro Cognitivo; al contrario, ne illustra la necessità e la complessità!
Non siamo in conflitto: Il mio testo riconosce che l'insieme del sapere (la Biblioteca di Babele della Mente) è una mole di informazioni vastissima e spesso enormemente contrastante, una "sommatoria del sapere acquisito, innato e collettivo". Questo sapere include tutte le categorie che hai menzionato.
La Funzione del Filtro: Il problema non è l'esistenza di queste categorie, ma la loro simultanea elaborazione a livello di coscienza. Il filtro-censura emerge proprio come un meccanismo di sopravvivenza , il cui scopo primario è ridurre il dolore che tale quantità di informazioni, specialmente se contrastanti, provocherebbe.
La Scelta nel Pre-Conscio: Il mondo esterno ci offre tutto – amore e odio, gioia e dolore – ma l'individuo, nel pre-conscio , è costretto a scegliere deliberatamente solo una parte di questo sapere. La coscienza è solo la manifestazione delle scelte operate in quello spazio sicuro, non il luogo della scelta. È nel pre-conscio che si decide il prezzo del dolore da pagare in termini di conoscenza.
Il Ruolo degli Opposti: Tu accenni al fatto che la nostra esistenza le contenga tutte, e il mio testo evidenzia che il pre-conscio è proprio "uno spazio sicuro dove posso sperimentare, testare combinazioni di informazioni contraddittorie ed esplorare scenari alternativi". Qui, "il concetto di opposto non solo è tollerato, ma favorito". È la coscienza che non può sostenerne il peso simultaneo senza un blocco di sistema o una lacerazione psichica.
In sintesi, il tuo punto è corretto: il mondo è tutto ciò. La mia teoria si concentra sul motivo per cui non possiamo esserne uniformemente consapevoli e come il nostro Filtro-Censura sia lo strumento protettivo che limita, il "limitatore di banda cognitiva", per permetterci di funzionare. Come dici tu, a volte si cerca la via dell'esplorazione come antidoto al dolore (come suggerito dal tuo "possiamo anche dire che il nostro pianeta abbia permesso che noi si abbia dei sensi..."), ma questa via ha un costo, e non tutti sono disposti a pagarlo, o in grado di sopportarlo.
Grazie ancora per il tuo spunto critico. Spero di averti chiarito la coerenza tra il tuo pensiero e il nucleo della mia teoria.
Un saluto.
Bene, però c'è qualcosa che proprio mi sfugge di questo tuo pensiero:
"La Funzione del Filtro: Il problema non è l'esistenza di queste categorie, ma la loro simultanea elaborazione a livello di coscienza."
Secondo me invece il filtro (i filtri) è responsabile del fatto che avvengano in successione delle discriminazioni sulle informazioni provenienti dal mondo e che producono finalmente una elaborazione mentale finita (coscienza di).
Hai detto in precedenza e giustamente che questa censura del filtro non è repressiva, bensì protettiva.
Sarebbe quindi protettiva a fronte della pressione che l'ambiente esercita su tutti i nostri sensi. Il senso dell'udito, tanto per dire, assorbe rumori e non le categorie di cose che fanno rumore. Stesso valga pure per gli altri sensi. A fronte di tale pressione il nostro essere in qualche misura agisce difendendosi dagli eccessi che lui valuta insopportabili (o non supportabili) dai sensi. Ma questo agire accadrebbe sempre istante dopo istante nel divenire. Sarebbe in fondo tutto questo processo a giustificare infine la varietà delle specie viventi e la varietà delle culture umane. Una visione in un certo senso lamarckiana della storia (alla faccia del "caso").
Pertanto, quello che mi sfugge è la necessità della presenza di simultaneità delle categorie in un istante. Perché ti intenda, dovresti quindi ampliarmi quel pensiero
Un saluto
Tu dici che non esiste l'inconscio, ma io ti dico che non esiste il pre-conscio.
Noi emergentisti vi abbiamo già mostrato come questo concetto non possa esistere senza un conscio, ma il conscio è indeterminabile, e perciò sappiamo molto poco di che cosa siamo.
Anzi la domanda stessa "che cosa siamo" è capziosa e inutile.
La filosofia dovrebbe tornare ad ordinare e non a creare confusione.
Putroppo siamo nell'evo sbagliato.
E ciò nonostante, nel piccolo di un forum, dove la gente cerca di confrontarsi, la domanda che il tuo scritto (poco chiaro) mi pone è perchè provi dolore?
Il problema della psicologia oggi è diventato immenso e basilare a qualsiasi considerazione sociologica, che sarebbe il preambolo al recupero corretto dei concetti filosofici.
Lo chiamano inconscio ma è semplicemente tutto ciò che è dentro il tabù.
Forse noi non distinguiamo più la traslazione del dolore dai reami del tabù, dove appunto è avvenuta la fissazione(o rimozione).
E' a questa incapacità di distinzione che si riferisce la schizofrenia del nostro tempo, il tentativo di legare i sintomi con le sindromi a me fa solo ridere e dimostra solo la pochezza del nostro tempo. Invece di curare la malattia, ossia la malattia sociale, si cura il cervello, ossia si offusca la coscienza, qualsiasi cosa sia, perchè la gravità è proprio nelle premesse del domandare stesse di qualsiasi "che cosa".
Cosa che abbiamo già affrontato nella mia discussione sulla fenomenologia di Hegel.
Coltellino svizzero per aprire almeno la discussione.
La domanda dopo questa rapida carrellata dovrebbe essere dunque per chi ha sindromi: perchè soffro? e non: cosa sono io? Anche perchè non ha senso porsela come domanda, uno perchè si è dentro una sindrome, e la risposta sarà sbagliata, come la domanda stessa d'altronde. La vedo terribilmente male la questione del moderno, la pazzia ormai sta dilagando, non solo quella morale, ma proprio quella fisica.
Al male non c'è proprio fine.
E allora ognuno dal proprio piccolo anzitutto si ricostruisca il soggetto che noi sappiamo differire dall'io. Ma senza soggetto non ci sarebbe nemmeno io, che potrebbe essere proprio quella proprietà della coscienza che ha circuiti di ritorno a sè, come una telecamera che guarda una telecamera. O il riflesso di uno specchio in uno specchio.
Come costruire il soggetto? Leggendo, conoscendo, studiando insomma.
Esattamente quello che non faccio da ormai un ventennio.
Ma appunto quella è un altra storia.
Qua la vera storia è: perchè stai soffrendo?
Citazione di: daniele22 il 26 Settembre 2025, 07:19:27 AMBene, però c'è qualcosa che proprio mi sfugge di questo tuo pensiero:
"La Funzione del Filtro: Il problema non è l'esistenza di queste categorie, ma la loro simultanea elaborazione a livello di coscienza."
Secondo me invece il filtro (i filtri) è responsabile del fatto che avvengano in successione delle discriminazioni sulle informazioni provenienti dal mondo e che producono finalmente una elaborazione mentale finita (coscienza di).
Hai detto in precedenza e giustamente che questa censura del filtro non è repressiva, bensì protettiva.
Sarebbe quindi protettiva a fronte della pressione che l'ambiente esercita su tutti i nostri sensi. Il senso dell'udito, tanto per dire, assorbe rumori e non le categorie di cose che fanno rumore. Stesso valga pure per gli altri sensi. A fronte di tale pressione il nostro essere in qualche misura agisce difendendosi dagli eccessi che lui valuta insopportabili (o non supportabili) dai sensi. Ma questo agire accadrebbe sempre istante dopo istante nel divenire. Sarebbe in fondo tutto questo processo a giustificare infine la varietà delle specie viventi e la varietà delle culture umane. Una visione in un certo senso lamarckiana della storia (alla faccia del "caso").
Pertanto, quello che mi sfugge è la necessità della presenza di simultaneità delle categorie in un istante. Perché ti intenda, dovresti quindi ampliarmi quel pensiero
Un saluto
Ciao daniele22, i punti principali sono il filtro come meccanismo di sopravvivenza e il pre-conscio come spazio di scelta e sperimentazione.
Riguardo al tuo primo punto, le discriminazioni sono intrinseche al funzionamento del filtro stesso. La 'Biblioteca di Babele della Mente' è una mole vastissima di informazioni ; l'informazione in sé può generare contraddizioni a cascata e imprigionare la mente in un circolo degli opposti. Il filtro agisce come un limitatore di banda cognitiva per evitare questo sovraccarico emotivo e informativo. La coscienza è quindi l'elaborazione finita e tollerabile che emerge in seguito alla scelta di filtrare solo una parte di quel sapere. Quanto alla natura del filtro: hai assolutamente ragione, la sua funzione primaria non è reprimere, ma proteggere. Lo scopo evolutivo è ridurre il dolore insopportabile che l'individuo proverrebbe dalla piena consapevolezza di tutte le informazioni, soprattutto quelle contraddittorie. È un atto di volontà (nel pre-conscio) che, seppur libero, è condizionato dalla consapevolezza che l'informazione non filtrata genererebbe un dolore insopportabile. L'individuo, pur rinunciando con dolore all'informazione, ottiene un vantaggio enorme in termini di riduzione del dolore. In sintesi: il filtro è il meccanismo che ci permette di esistere nonostante la complessità e il dolore, trasformando la totalità in una porzione gestibile. È un meccanismo fallace, ma è proprio questo squilibrio a garantire l'evoluzione anche col filtro attivo.
Citazione di: green demetr il 26 Settembre 2025, 09:46:29 AMTu dici che non esiste l'inconscio, ma io ti dico che non esiste il pre-conscio.
Noi emergentisti vi abbiamo già mostrato come questo concetto non possa esistere senza un conscio, ma il conscio è indeterminabile, e perciò sappiamo molto poco di che cosa siamo.
Anzi la domanda stessa "che cosa siamo" è capziosa e inutile.
La filosofia dovrebbe tornare ad ordinare e non a creare confusione.
Putroppo siamo nell'evo sbagliato.
E ciò nonostante, nel piccolo di un forum, dove la gente cerca di confrontarsi, la domanda che il tuo scritto (poco chiaro) mi pone è perchè provi dolore?
Il problema della psicologia oggi è diventato immenso e basilare a qualsiasi considerazione sociologica, che sarebbe il preambolo al recupero corretto dei concetti filosofici.
Lo chiamano inconscio ma è semplicemente tutto ciò che è dentro il tabù.
Forse noi non distinguiamo più la traslazione del dolore dai reami del tabù, dove appunto è avvenuta la fissazione(o rimozione).
E' a questa incapacità di distinzione che si riferisce la schizofrenia del nostro tempo, il tentativo di legare i sintomi con le sindromi a me fa solo ridere e dimostra solo la pochezza del nostro tempo. Invece di curare la malattia, ossia la malattia sociale, si cura il cervello, ossia si offusca la coscienza, qualsiasi cosa sia, perchè la gravità è proprio nelle premesse del domandare stesse di qualsiasi "che cosa".
Cosa che abbiamo già affrontato nella mia discussione sulla fenomenologia di Hegel.
Coltellino svizzero per aprire almeno la discussione.
La domanda dopo questa rapida carrellata dovrebbe essere dunque per chi ha sindromi: perchè soffro? e non: cosa sono io? Anche perchè non ha senso porsela come domanda, uno perchè si è dentro una sindrome, e la risposta sarà sbagliata, come la domanda stessa d'altronde. La vedo terribilmente male la questione del moderno, la pazzia ormai sta dilagando, non solo quella morale, ma proprio quella fisica.
Al male non c'è proprio fine.
E allora ognuno dal proprio piccolo anzitutto si ricostruisca il soggetto che noi sappiamo differire dall'io. Ma senza soggetto non ci sarebbe nemmeno io, che potrebbe essere proprio quella proprietà della coscienza che ha circuiti di ritorno a sè, come una telecamera che guarda una telecamera. O il riflesso di uno specchio in uno specchio.
Come costruire il soggetto? Leggendo, conoscendo, studiando insomma.
Esattamente quello che non faccio da ormai un ventennio.
Ma appunto quella è un altra storia.
Qua la vera storia è: perchè stai soffrendo?
Ciao green demetr, bella gatta da pelare che mi hai lanciato! Apprezzo la franchezza, il dibattito serve proprio a mettere alla prova le idee. Il punto su cui credo ci si possa chiarire non è tanto l'esistenza di queste 'cose' (Conscio, Pre-Conscio, Inconscio) come sostanze, ma come funzioni. Sul Pre-Conscio e l'Indeterminabilità. Tu dici che il Pre-Conscio (PC) non può esistere senza un Conscio che è indeterminabile. Ti do ragione che il Conscio (o Coscienza) sia indeterminabile! Ma per me è così proprio perché è solo l'output filtrato. Io non vedo il PC come un ente metafisico. Lo vedo come il "laboratorio di prova" della mente. È lo spazio sicuro in cui posso sperimentare combinazioni di informazioni contraddittorie, esplorare scenari alternativi. Se non avessi questo spazio cuscinetto, dove metto gli opposti? La coscienza (il conscio) è solo la manifestazione della scelta che hai operato nel PC. In pratica, il PC è la fucina che produce ciò che tu poi vedi, e lo produce in una forma finita e tollerabile. Inconscio, Tabù e Psicosi. Sull'Inconscio (IC) siamo d'accordo: tu dici che è il tabù. Io dico che è il "dogma di fede" , lo "stanzino concettuale" dove mettiamo tutte quelle risposte che ci frantumerebbero con un dolore insopportabile.
E qui si lega la tua domanda fondamentale: "perché soffro?". La mia teoria si basa sul fatto che il dolore è Informazione. Il dolore psichico è la lacerazione che sentiamo quando cerchiamo di sottrarci all'elaborazione delle informazioni che l'hanno causata. Il Filtro-Censura esiste per un motivo primario ed evolutivo: ridurre il dolore che la quantità di informazioni, spesso enormemente contrastanti, provocherebbe. Quindi, quando parli di psicosi e di disagio, non è che la teoria è "troppo pulita," anzi, descrive il suo fallimento: La psicosi è la manifestazione caotica e cruda di troppe informazioni che inondano una mente che non ha un filtro efficiente. Il blocco di sistema (o lo svenimento che cito io) è la risposta estrema: la mente si "spegne" per evitare l'autodistruzione di fronte a un dolore travolgente. Non è che si cura il cervello per "offuscare la coscienza," è che il sistema cognitivo di base ha un difetto di fabbrica (il filtro è fallace per natura) e cerca di proteggersi dal sovraccarico. La sofferenza è il prezzo. Il punto non è "cosa sono io?" (troppo vago), ma "quale prezzo di dolore sono disposto a pagare per accedere a una porzione di conoscenza in più?". La pazzia (o la psicosi, se preferisci) è la risposta alla tua domanda: è quando il prezzo è troppo alto e il sistema non riesce più a mediare tra conoscenza e sopravvivenza, per esempio per un errore di valutazione del filtro stesso. La filosofia deve ordinare, certo, ma per farlo deve partire dal meccanismo con cui la mente si difende dal caos delle informazioni. E per me quel meccanismo è il Filtro che opera nel Pre-Conscio.
Citazione di: Enrico73 il 26 Settembre 2025, 11:40:20 AMè la risposta alla tua domanda: è quando il prezzo è troppo alto e il sistema non riesce più a mediare tra conoscenza e sopravvivenza, per esempio per un errore di valutazione del filtro stesso.
Per questo la filosofia cerca di non errare.
Il fatto che il dogma finora l'ha fatta diventare altra cosa da sè, non le toglie niente in termini di approccio "vero" alla vita.
Semplicemente quel "vero" è il prezzo da pagare per uscire dal dogma.
Io cambierei i tuoi termini, da pre-conscio a inconscio, e da conscio a dogma, senza passare nella sua esplicitazione di scatola nera.
Putroppo la parola "prezzo da pagare" diventa all'improvviso centrale, putroppo il prezzo da pagare è esattamente come "parla" quello che pronuncia il dogma, che è appunto il super-io.
Dalla letteratura scientifica in molti cadono. Spero che ognuno riesca a rialzarsi. Come dice mastro Nietzche oggi quello che conta è semplicemente resistere.
E nella resistenza scopri che una volta guarito entri in un altro dogma.
Il dogma ho scoperto essere a 50 anni come una matrioska.
E' talmente infame il suo meccanismo, che lo sottovaluti, sta nei dettagli che viviamo.
Bisogna tornare a leggere la filosofia, quegli autori che hanno fatto un grande lavoro su questo sfacelo che noi chiamiamo ridicolmente vita, a me sembra una non-vita. Ma probabilmente perchè pensavo la vita fosse altro.
Ciao!
Citazione di: green demetr il 26 Settembre 2025, 12:18:10 PMPer questo la filosofia cerca di non errare.
Il fatto che il dogma finora l'ha fatta diventare altra cosa da sè, non le toglie niente in termini di approccio "vero" alla vita.
Semplicemente quel "vero" è il prezzo da pagare per uscire dal dogma.
Io cambierei i tuoi termini, da pre-conscio a inconscio, e da conscio a dogma, senza passare nella sua esplicitazione di scatola nera.
Putroppo la parola "prezzo da pagare" diventa all'improvviso centrale, putroppo il prezzo da pagare è esattamente come "parla" quello che pronuncia il dogma, che è appunto il super-io.
Dalla letteratura scientifica in molti cadono. Spero che ognuno riesca a rialzarsi. Come dice mastro Nietzche oggi quello che conta è semplicemente resistere.
E nella resistenza scopri che una volta guarito entri in un altro dogma.
Il dogma ho scoperto essere a 50 anni come una matrioska.
E' talmente infame il suo meccanismo, che lo sottovaluti, sta nei dettagli che viviamo.
Bisogna tornare a leggere la filosofia, quegli autori che hanno fatto un grande lavoro su questo sfacelo che noi chiamiamo ridicolmente vita, a me sembra una non-vita. Ma probabilmente perchè pensavo la vita fosse altro.
Ciao!
Apprezzo il tempo dedicato alla mia riflessione, ma noto che il tuo commento, pur stimolante, fraintende la natura e lo scopo del mio modello. Il mio testo non è una "teoria scientifica" né un dogma filosofico. È un modello interpretativo di un viaggio mentale basato sull'osservazione: Io non impongo il "prezzo del dolore" come un imperativo, ma descrivo il fatto che l'individuo (nel pre-conscio) è costretto a scegliere il dolore da pagare in termini di conoscenza. Il dolore psichico è un debito per la conoscenza, non un voto di fede. Il Filtro-Censura ha uno scopo primario protettivo ed evolutivo: ridurre il dolore insopportabile che l'enorme quantità di informazioni, spesso contrastanti (la "Biblioteca di Babele della Mente"), provocherebbe. Il sacrificio è modesto se paragonato ai vantaggi in termini di riduzione del dolore. Il vero "dogma di fede", come sostengo, è il concetto stesso di inconscio, inteso come un luogo inaccessibile che giustifica ogni nostra incompletezza. Quando percepisci una "rigidità" nella mia riflessione, credo che tu stia proiettando una reazione a concetti che sfidano le categorie consolidate. Il mio approccio è, per sua natura, anti-dogmatico. La premessa è esplorativa e non cerca certezze: "Non servono dogmi ma solo viaggi interiori". I miei sono "Pensieri critici che, invece di adattarsi, abbracciano una visione grandangolare dell'esistenza, dove il fallimento è strumento di comprensione". Il grande limite umano è proprio "l'ossessiva ricerca di risposte". Il viaggio continua "affamato di domande e mai di risposte". La resistenza che percepisci nel mio sistema, dunque, non è dogma, ma la conseguenza di una scelta consapevole: accettare che la conoscenza ha un costo in termini di sofferenza. Ed è interessante notare come la tua reazione (il percepire una rigidità dove io esprimo apertura) sia la manifestazione stessa del filtro-censura in azione, che si attiva per respingere informazioni che mettono in crisi le tue categorie di pensiero. La teoria si auto-dimostra.
La bellezza di questo scambio è che ci offre un laboratorio in tempo reale: due filtri-censura diversi che si confrontano, ciascuno operando secondo i propri parametri. Forse la questione non è chi ha ragione, ma come ciascuno di noi gestisce l'incontro con idee che sfidano le proprie categorie consolidate.
Il fatto che tu percepisca rigidità dove io vedo apertura, e che io percepisca resistenza dove tu vedi analisi critica, è esattamente ciò che il modello prevede. Entrambi stiamo 'scegliendo' quali informazioni elaborare e come elaborarle.
Grazie per aver reso possibile questa dimostrazione pratica della teoria.
Citazione di: Enrico73 il 26 Settembre 2025, 11:23:52 AMCiao daniele22, i punti principali sono il filtro come meccanismo di sopravvivenza e il pre-conscio come spazio di scelta e sperimentazione.
Riguardo al tuo primo punto, le discriminazioni sono intrinseche al funzionamento del filtro stesso. La 'Biblioteca di Babele della Mente' è una mole vastissima di informazioni ; l'informazione in sé può generare contraddizioni a cascata e imprigionare la mente in un circolo degli opposti. Il filtro agisce come un limitatore di banda cognitiva per evitare questo sovraccarico emotivo e informativo. La coscienza è quindi l'elaborazione finita e tollerabile che emerge in seguito alla scelta di filtrare solo una parte di quel sapere. Quanto alla natura del filtro: hai assolutamente ragione, la sua funzione primaria non è reprimere, ma proteggere. Lo scopo evolutivo è ridurre il dolore insopportabile che l'individuo proverrebbe dalla piena consapevolezza di tutte le informazioni, soprattutto quelle contraddittorie. È un atto di volontà (nel pre-conscio) che, seppur libero, è condizionato dalla consapevolezza che l'informazione non filtrata genererebbe un dolore insopportabile. L'individuo, pur rinunciando con dolore all'informazione, ottiene un vantaggio enorme in termini di riduzione del dolore. In sintesi: il filtro è il meccanismo che ci permette di esistere nonostante la complessità e il dolore, trasformando la totalità in una porzione gestibile. È un meccanismo fallace, ma è proprio questo squilibrio a garantire l'evoluzione anche col filtro attivo.
Ciao Enrico, mi sembra che l'idea del filtro sia cruciale e mi fa piacere che tu te ne renda conto.
Noi viviamo in un mondo pesantemente linguistico.
La categorizzazione esprime un concetto; un sostantivo qualsiasi della nostra lingua rappresenta senz'altro un concetto. Possiamo anche aggiungere che un concetto corrisponda a una generalizzazione di ciò che sta dentro la nostra testa innanzitutto e che si riferisce a un mondo là fuori.
Forse hai letto che ho ripetutamente offeso i colleghi di forum di essere degli idioti (In senso eracliteo). In sostanza li accuso di non rendersi conto del fatto che nei loro dialoghi accade spesso che siano convinti di riferirsi al mondo là fuori, mentre si stanno riferendo al mondo che sta dentro la loro propria testa. Mi sembra che il tuo pensiero rappresenti l'estremizzazione di tale postura a mio giudizio fuorviata, squilibrata.
Secondo me Il filtro non filtra concetti, categorie (tutta roba che sta dentro la tua testa umana), filtra il suono, il rumore, la luce, la materia, l'odore e il gusto della materia. Quello è il mondo là fuori e ogni specie a suo modo lo comprende.
Questo tipo di postura mentale fa sì che tu veda i concetti e i loro opposti presenti contemporaneamente nella scena. Praticamente vi sarebbe perdita di dimensione temporale. Quella infine che dice (nel topic "immaturità") che l'immaturità nega la maturità quando invece sarebbe che è la maturità ad affermare l'esistenza dell'immaturità. C'è un prima e c'è un dopo. Il filtro quindi, sarebbe quello che in prima istanza originerebbe gli opposti
Un saluto
Citazione di: daniele22 il 27 Settembre 2025, 08:54:34 AMCiao Enrico, mi sembra che l'idea del filtro sia cruciale e mi fa piacere che tu te ne renda conto.
Noi viviamo in un mondo pesantemente linguistico.
La categorizzazione esprime un concetto; un sostantivo qualsiasi della nostra lingua rappresenta senz'altro un concetto. Possiamo anche aggiungere che un concetto corrisponda a una generalizzazione di ciò che sta dentro la nostra testa innanzitutto e che si riferisce a un mondo là fuori.
Forse hai letto che ho ripetutamente offeso i colleghi di forum di essere degli idioti (In senso eracliteo). In sostanza li accuso di non rendersi conto del fatto che nei loro dialoghi accade spesso che siano convinti di riferirsi al mondo là fuori, mentre si stanno riferendo al mondo che sta dentro la loro propria testa. Mi sembra che il tuo pensiero rappresenti l'estremizzazione di tale postura a mio giudizio fuorviata, squilibrata.
Secondo me Il filtro non filtra concetti, categorie (tutta roba che sta dentro la tua testa umana), filtra il suono, il rumore, la luce, la materia, l'odore e il gusto della materia. Quello è il mondo là fuori e ogni specie a suo modo lo comprende.
Questo tipo di postura mentale fa sì che tu veda i concetti e i loro opposti presenti contemporaneamente nella scena. Praticamente vi sarebbe perdita di dimensione temporale. Quella infine che dice (nel topic "immaturità") che l'immaturità nega la maturità quando invece sarebbe che è la maturità ad affermare l'esistenza dell'immaturità. C'è un prima e c'è un dopo. Il filtro quindi, sarebbe quello che in prima istanza originerebbe gli opposti
Un saluto
Caro daniele22, apprezzo la tua riflessione, ma noto che stiamo scivolando in territori molto astratti che rischiano di allontanarci dal nucleo concreto della discussione. Il mio modello del filtro-censura nasce dall'osservazione di meccanismi specifici e misurabili. Forse sarebbe più produttivo concentrarci su aspetti pratici: hai mai notato, nella tua esperienza, situazioni in cui eviti consapevolmente di approfondire certi pensieri perché genererebbero disagio?
Citazione di: Enrico73 il 27 Settembre 2025, 10:47:01 AMCaro daniele22, apprezzo la tua riflessione, ma noto che stiamo scivolando in territori molto astratti che rischiano di allontanarci dal nucleo concreto della discussione. Il mio modello del filtro-censura nasce dall'osservazione di meccanismi specifici e misurabili. Forse sarebbe più produttivo concentrarci su aspetti pratici: hai mai notato, nella tua esperienza, situazioni in cui eviti consapevolmente di approfondire certi pensieri perché genererebbero disagio?
Ciao.. va bene.
Mi sembra comunque di avere fatto una critica abbastanza circostanziata alla tua posizione di pensiero.
È vero pure che nel tuo porre il tema parli di grande sofferenza. Non penso quindi che a generare questa c'entri più di tanto la mia visione filosofica piuttosto che la tua, però la visione potrebbe rafforzarla o indebolirla (pure qui due opposti).
Il disagio, come molti sostantivi della lingua, poggia su terreni assai sdrucciolevoli, così come amicizia, coraggio, sofferenza etc.
Premetto che nutro parecchi dubbi sul fatto di essere padrone dei pensieri che affiorano alla mia coscienza; non sono certo tra quelli che dicono "devi pensare positivo". Per rispondere alla tua domanda dico che può anche accadere, ma siccome non ho certezze sulla legittimità (sul corrispondere al vero) di tali pensieri li abbandono facilmente e in fretta a se stessi
Un saluto
Citazione di: daniele22 il 27 Settembre 2025, 18:20:10 PMCiao.. va bene.
Mi sembra comunque di avere fatto una critica abbastanza circostanziata alla tua posizione di pensiero.
È vero pure che nel tuo porre il tema parli di grande sofferenza. Non penso quindi che a generare questa c'entri più di tanto la mia visione filosofica piuttosto che la tua, però la visione potrebbe rafforzarla o indebolirla (pure qui due opposti).
Il disagio, come molti sostantivi della lingua, poggia su terreni assai sdrucciolevoli, così come amicizia, coraggio, sofferenza etc.
Premetto che nutro parecchi dubbi sul fatto di essere padrone dei pensieri che affiorano alla mia coscienza; non sono certo tra quelli che dicono "devi pensare positivo". Per rispondere alla tua domanda dico che può anche accadere, ma siccome non ho certezze sulla legittimità (sul corrispondere al vero) di tali pensieri li abbandono facilmente e in fretta a se stessi
Un saluto
Caro daniele22, apprezzo che tu abbia fatto una critica, ma continuo a notare che stiamo scivolando in un terreno di astrazione che svuota di significato i concetti fondamentali del mio modello. Il Dolore non è un Astratto, è un Meccanismo. Tu affermi che la sofferenza, il coraggio, ecc., sono sostantivi "sdrucciolevoli". Questo è vero nel linguaggio comune, ma non nella mia proposta. Nel mio modello: Il dolore psichico non è un astratto filosofico, ma una lacerazione che attraversa i sistemi neurologici facendo collassare la mente. Questa lacerazione è il tentativo di sottrarsi all'elaborazione delle informazioni che la causano. Il dolore è, quindi, un segnale informativo con una funzione specifica: spingere il Filtro-Censura ad agire come un limitatore di banda cognitiva. Non è un'opinione, ma un meccanismo di sopravvivenza. Se non fosse un segnale "forte," in presenza di dolore molto forte si perderebbe la coscienza ("blocco di sistema"). La Prova del Filtro nella Tua Replica. Mi dici che hai dubbi sul dominare i tuoi pensieri e che li "abbandoni facilmente e in fretta" quando non ne hai certezza o ti generano disagio. Questa descrizione è, di fatto, la manifestazione perfetta e auto-dimostrazione del Filtro-Censura in azione. Il tuo "abbandonare" i pensieri scomodi è esattamente l'atto di censura volontaria e in tempo reale delle informazioni che potrebbero provocare dolore. Il luogo in cui operi questa scelta, anche se la percepisci come un "non dominare" o un semplice "lasciar andare," è il pre-conscio. È lì che la mente, per evitare il sovraccarico emotivo, opera la scelta più tollerabile: filtrare. Il tuo atteggiamento non è una semplice "visione filosofica," ma una strategia evolutiva per mantenere la sostenibilità emotiva. Ti chiedo quindi di non confondere i concetti del mio modello con i sostantivi astratti del linguaggio comune, ma di considerarli come meccanismi evolutivi concreti. Chiudiamo il Loop. Quello che stiamo facendo qui è toccare un punto sensibile, ed è un bene. Tuttavia, se questo dibattito ti provoca disagio al punto da spingerti a "complicare un pensiero al solo scopo di renderlo confuso," è probabile che tu stia attivando una censura ancora più forte e protettiva. Questo atteggiamento non ti avvicina alla comprensione dei tuoi meccanismi. Tutti noi funzioniamo così. Accetta quello che puoi accettare e rimanda l'analisi di ciò che ti provoca dolore o fastidio. Se vuoi affrontare in modo non conflittuale l'attivazione del tuo filtro, ti sconsiglio la confusione e ti suggerisco l'osservazione. La meditazione, soprattutto profonda, è uno dei pochi strumenti che può attenuare il filtro in modo significativo, AIUTANDOCI a capire cosa SIAMO in grado di sostenere e cosa è meglio, per ora, evitare. Un abbraccio
Citazione di: Enrico73 il 27 Settembre 2025, 19:00:13 PMCaro daniele22, apprezzo che tu abbia fatto una critica, ma continuo a notare che stiamo scivolando in un terreno di astrazione che svuota di significato i concetti fondamentali del mio modello. Il Dolore non è un Astratto, è un Meccanismo. Tu affermi che la sofferenza, il coraggio, ecc., sono sostantivi "sdrucciolevoli". Questo è vero nel linguaggio comune, ma non nella mia proposta. Nel mio modello: Il dolore psichico non è un astratto filosofico, ma una lacerazione che attraversa i sistemi neurologici facendo collassare la mente. Questa lacerazione è il tentativo di sottrarsi all'elaborazione delle informazioni che la causano. Il dolore è, quindi, un segnale informativo con una funzione specifica: spingere il Filtro-Censura ad agire come un limitatore di banda cognitiva. Non è un'opinione, ma un meccanismo di sopravvivenza. Se non fosse un segnale "forte," in presenza di dolore molto forte si perderebbe la coscienza ("blocco di sistema"). La Prova del Filtro nella Tua Replica. Mi dici che hai dubbi sul dominare i tuoi pensieri e che li "abbandoni facilmente e in fretta" quando non ne hai certezza o ti generano disagio. Questa descrizione è, di fatto, la manifestazione perfetta e auto-dimostrazione del Filtro-Censura in azione. Il tuo "abbandonare" i pensieri scomodi è esattamente l'atto di censura volontaria e in tempo reale delle informazioni che potrebbero provocare dolore. Il luogo in cui operi questa scelta, anche se la percepisci come un "non dominare" o un semplice "lasciar andare," è il pre-conscio. È lì che la mente, per evitare il sovraccarico emotivo, opera la scelta più tollerabile: filtrare. Il tuo atteggiamento non è una semplice "visione filosofica," ma una strategia evolutiva per mantenere la sostenibilità emotiva. Ti chiedo quindi di non confondere i concetti del mio modello con i sostantivi astratti del linguaggio comune, ma di considerarli come meccanismi evolutivi concreti. Chiudiamo il Loop. Quello che stiamo facendo qui è toccare un punto sensibile, ed è un bene. Tuttavia, se questo dibattito ti provoca disagio al punto da spingerti a "complicare un pensiero al solo scopo di renderlo confuso," è probabile che tu stia attivando una censura ancora più forte e protettiva. Questo atteggiamento non ti avvicina alla comprensione dei tuoi meccanismi. Tutti noi funzioniamo così. Accetta quello che puoi accettare e rimanda l'analisi di ciò che ti provoca dolore o fastidio. Se vuoi affrontare in modo non conflittuale l'attivazione del tuo filtro, ti sconsiglio la confusione e ti suggerisco l'osservazione. La meditazione, soprattutto profonda, è uno dei pochi strumenti che può attenuare il filtro in modo significativo, AIUTANDOCI a capire cosa SIAMO in grado di sostenere e cosa è meglio, per ora, evitare. Un abbraccio
"Tuttavia, se questo dibattito ti provoca disagio al punto da spingerti a "complicare un pensiero al solo scopo di renderlo confuso," è probabile che tu stia attivando una censura ancora più forte e protettiva."
Questo pensiero è arrogante, quindi ben lontano da un buon dialogo.
Tutta la mia tesi filosofica parte dall'unica cosa certa che mi sia data di conoscere: l'esistenza del dolore e piacere fisico. Tutto il resto è solo metafisica, interpretazione, anche in ambito scientifico, quindi anche quando è misurabile.
La tesi può essere sbagliata, inadatta, ma non genero certo confusione all'interno di essa e inoltre il dibattito non mi genera alcun disagio.
Probabilmente sei caduto in una trappola mentale. Lo si intuisce da questo tuo pensiero:
"Questa descrizione è, di fatto, la manifestazione perfetta e auto-dimostrazione del Filtro-Censura in azione".
L'azione del filtro censura, che è quella che io ti contesto a fronte della mia visione, costituisce l'assioma del tuo pensiero, e come ogni assioma la sua verità è indimostrabile. Da un assioma indimostrabile, ¿cosa ti aspetti di poter dimostrare? Evidentemente solo ciò che cade all'interno del tuo assioma, che è quello da me dettagliatamente criticato
Un saluto
Citazione di: daniele22 il 28 Settembre 2025, 08:37:57 AM"Tuttavia, se questo dibattito ti provoca disagio al punto da spingerti a "complicare un pensiero al solo scopo di renderlo confuso," è probabile che tu stia attivando una censura ancora più forte e protettiva."
Questo pensiero è arrogante, quindi ben lontano da un buon dialogo.
Tutta la mia tesi filosofica parte dall'unica cosa certa che mi sia data di conoscere: l'esistenza del dolore e piacere fisico. Tutto il resto è solo metafisica, interpretazione, anche in ambito scientifico, quindi anche quando è misurabile.
La tesi può essere sbagliata, inadatta, ma non genero certo confusione all'interno di essa e inoltre il dibattito non mi genera alcun disagio.
Probabilmente sei caduto in una trappola mentale. Lo si intuisce da questo tuo pensiero:
"Questa descrizione è, di fatto, la manifestazione perfetta e auto-dimostrazione del Filtro-Censura in azione".
L'azione del filtro censura, che è quella che io ti contesto a fronte della mia visione, costituisce l'assioma del tuo pensiero, e come ogni assioma la sua verità è indimostrabile. Da un assioma indimostrabile, ¿cosa ti aspetti di poter dimostrare? Evidentemente solo ciò che cade all'interno del tuo assioma, che è quello da me dettagliatamente criticato
Un saluto
Risposta competa e dettagliata:
Caro daniele22, apprezzo la tua persistenza, ma noto che siamo arrivati al punto cruciale, dove il dibattito rischia di diventare una mera contesa di premesse. Assiomi, Arroganza e Protezione. Hai centrato il problema: tu definisci il Filtro-Censura come un "assioma indimostrabile," e la mia tesi come "presupposto e arrogante." Accetto la provocazione. L'Assioma: Se il Filtro-Censura è il mio assioma, l'esistenza della "coincidenza tra l'esistenza del dolore e piacere fisico" che non genera alcun disagio e la tua convinzione che tutto il resto sia solo metafisica è il tuo assioma speculare, altrettanto indimostrabile e non misurabile. Non è un errore, ma la necessaria premessa protettiva (o dogma) che ti consente di mantenere la tua visione emotivamente sostenibile, come tutti noi facciamo. L'Arroganza: Riguardo l'accusa di arroganza, la mia stessa teoria la disinnesca: l'arroganza non trova spazio nel mio modello, perché le proprie qualità intellettive vengono riconosciute come dono fortuito o come miglioramento a partire da una condizione di svantaggio intellettuale. La mia postura è esplorativa, non di merito. La tua critica è perfetta per la mia teoria: definisci la mia visione come "indimostrabile" (censura cognitiva) e neghi l'esistenza di un Filtro (assioma protettivo) perché esso intaccherebbe la coerenza del tuo sistema basato sull'assioma della "coincidenza tra dolore e piacere". La Vera Questione: Accettare o Confondere. Tutto il mio intento era proprio evitare che tu complicassi il pensiero
"al solo scopo di renderlo confuso" per non affrontare ciò che ti turba. Tu neghi questa accusa, dicendo di volere solo il dibattito. Ma quando affermi che il tuo metodo "consiste nell'assumere l'assioma del tuo pensiero, e come ogni assioma la sua verità è indimostrabile," stai di fatto confermando che il tuo obiettivo è non mettere in crisi la premessa (l'assioma) che ti protegge. Non hai dimostrato che la mia teoria è sbagliata, ma solo che non è compatibile con il tuo assioma di coerenza. Ed è qui che la discussione finisce. Ti ringrazio per il tempo dedicato. Ti auguro di trovare la giusta serenità nella ricerca della tua "coincidenza tra dolore e piacere.
Citazione di: daniele22 il 28 Settembre 2025, 08:37:57 AM"Tuttavia, se questo dibattito ti provoca disagio al punto da spingerti a "complicare un pensiero al solo scopo di renderlo confuso," è probabile che tu stia attivando una censura ancora più forte e protettiva."
Questo pensiero è arrogante, quindi ben lontano da un buon dialogo.
Tutta la mia tesi filosofica parte dall'unica cosa certa che mi sia data di conoscere: l'esistenza del dolore e piacere fisico. Tutto il resto è solo metafisica, interpretazione, anche in ambito scientifico, quindi anche quando è misurabile.
La tesi può essere sbagliata, inadatta, ma non genero certo confusione all'interno di essa e inoltre il dibattito non mi genera alcun disagio.
Probabilmente sei caduto in una trappola mentale. Lo si intuisce da questo tuo pensiero:
"Questa descrizione è, di fatto, la manifestazione perfetta e auto-dimostrazione del Filtro-Censura in azione".
L'azione del filtro censura, che è quella che io ti contesto a fronte della mia visione, costituisce l'assioma del tuo pensiero, e come ogni assioma la sua verità è indimostrabile. Da un assioma indimostrabile, ¿cosa ti aspetti di poter dimostrare? Evidentemente solo ciò che cade all'interno del tuo assioma, che è quello da me dettagliatamente criticato
Un saluto
Risposta diretta e semplice:
Caro daniele22, ti ringrazio nuovamente per il dibattito. Il mio modello suggerisce che la sofferenza nasce dall'elaborazione di informazioni che non riusciamo a filtrare, e che a volte, di fronte a un dolore potenziale, il sistema cognitivo preferisce "complicare" il pensiero o arrendersi e abbandonare il tema. Hai ribadito che il tuo obiettivo è la ricerca della coincidenza tra dolore e piacere. Se questo dibattito sta ora generando in te disagio, e non chiarezza, è il segnale che il tuo Filtro-Censura sta operando per proteggerti. Il mio invito è quello di dare ascolto a questo segnale. Riconoscere il proprio limite di tolleranza al dolore cognitivo è, secondo il mio modello, l'atto più onesto e non arrogante che si possa compiere. Per questo, considero esaurita la mia parte in questa discussione. Ti auguro sinceramente il meglio nella tua ricerca.
Citazione di: Enrico73 il 28 Settembre 2025, 11:39:23 AMRisposta competa e dettagliata:
Caro daniele22, apprezzo la tua persistenza, ma noto che siamo arrivati al punto cruciale, dove il dibattito rischia di diventare una mera contesa di premesse. Assiomi, Arroganza e Protezione. Hai centrato il problema: tu definisci il Filtro-Censura come un "assioma indimostrabile," e la mia tesi come "presupposto e arrogante." Accetto la provocazione. L'Assioma: Se il Filtro-Censura è il mio assioma, l'esistenza della "coincidenza tra l'esistenza del dolore e piacere fisico" che non genera alcun disagio e la tua convinzione che tutto il resto sia solo metafisica è il tuo assioma speculare, altrettanto indimostrabile e non misurabile. Non è un errore, ma la necessaria premessa protettiva (o dogma) che ti consente di mantenere la tua visione emotivamente sostenibile, come tutti noi facciamo. L'Arroganza: Riguardo l'accusa di arroganza, la mia stessa teoria la disinnesca: l'arroganza non trova spazio nel mio modello, perché le proprie qualità intellettive vengono riconosciute come dono fortuito o come miglioramento a partire da una condizione di svantaggio intellettuale. La mia postura è esplorativa, non di merito. La tua critica è perfetta per la mia teoria: definisci la mia visione come "indimostrabile" (censura cognitiva) e neghi l'esistenza di un Filtro (assioma protettivo) perché esso intaccherebbe la coerenza del tuo sistema basato sull'assioma della "coincidenza tra dolore e piacere". La Vera Questione: Accettare o Confondere. Tutto il mio intento era proprio evitare che tu complicassi il pensiero
"al solo scopo di renderlo confuso" per non affrontare ciò che ti turba. Tu neghi questa accusa, dicendo di volere solo il dibattito. Ma quando affermi che il tuo metodo "consiste nell'assumere l'assioma del tuo pensiero, e come ogni assioma la sua verità è indimostrabile," stai di fatto confermando che il tuo obiettivo è non mettere in crisi la premessa (l'assioma) che ti protegge. Non hai dimostrato che la mia teoria è sbagliata, ma solo che non è compatibile con il tuo assioma di coerenza. Ed è qui che la discussione finisce. Ti ringrazio per il tempo dedicato. Ti auguro di trovare la giusta serenità nella ricerca della tua "coincidenza tra dolore e piacere.
Il mio assioma non può essere dimostrato ovviamente, ma almeno poggia su conoscenza certa. Il pensiero arrogante non è la tua teoria, bensì quel pensiero evidenziato. Non cambiare le carte in tavola poiché sono ancora lì e ti rendi ridicolo. E invece continui a farlo perché non ho mai detto che voglio unificare piacere e dolore, ci mancherebbe solo questa, e nemmeno posso dire che il mio pensiero direzioni verso l'uno, tra l'altro. Inoltre non provo disagio. Tutte menzogne quindi, quelle che ti ho elencato.
Comunque un'esperienza intellettuale qual è un dialogo con altra persona di sicuro porta qualcosa. Ti auguro di continuare come dici "il viaggio leggero affamato di domande e mai di risposte, perché il grande limite umano sta proprio in questo, l'ossessiva ricerca di risposte, che non arriveranno mai".
Strana formula, grazie comunque
Un saluto
Citazione di: Enrico73 il 26 Settembre 2025, 23:50:23 PMGrazie per aver reso possibile questa dimostrazione pratica della teoria.
Non hai dimostrato niente mi pare.
Nella tua teoria come già detto da Daniele ci sono troppi assiomi (dogmi come tu li chiami), o forse meglio troppe affermazioni assolutamente gratuite e prive di qualsiasi contesto.
Credevo che il tuo problema fosse di natura psicologica, e me ne auguravo una formulazioni migliore.
D'altronde da un punto di vista ontologico (che è poi lo psicodramma del nostro secolo), non vi è modo di dialogo.
Hai semplicemente sommato una serie di affermazioni per lo più rapsodiche, a testimonianza che non c'è un vero lavoro di auto-analisi.
Difficile ammettere una biblioteca infinita e nel contempo che esista un evoluzionismo: l'evoluzionismo è stato già da tempo smontato, e persino ai tempi di Darwin era ritenuto incompleto e supponente.
D'altronde persino il concetto di concetti contradditori, che è poi ciò che mutui in maniera fantastica dalla psicologia (no! non è di concetti che si parla in psicanalisi, ma di vissuti, cosa che se tu noti, manca completamente dalla tua teoria) è passibile di rapsodismo.
La scienza non lavora cosi. Si vede inoltre chiaramente che ti manca l'intero corpo occidentale della filosofia, vedi il passaggio da un io narrante ad un soggetto fatto e finito, che è esattamente ciò che risponde in negativo alla tua premessa: ossia che tu sia un vapore (affermazione chiaramente contro il canone occidentale e chiaramente anche contro il senso comune, in fin dei conti bizzarra).
Naturalmente tu ribatterai che questo canone è il filtro.
Capisco benissimo la tua necessità di liberarti dalle catene, ma forse queste catene è meglio esplicitarle in altro modo.
Amici come prima. Apprezzo il tentativo di un pensiero pre-conscio.
Non ne capisco però le motivazioni profonde.
Ciao ciao!
Citazionel'evoluzionismo è stato già da tempo smontato, e persino ai tempi di Darwin era ritenuto incompleto e supponente.
Ai tempi di Darwin era inevitabilmente incompleto, rispetto a tutte le conferme odierne che ci sono state trasmesse dalla genetica. L'evoluzionismo del resto è sotto gli occhi di tutti. Gli esempi sono di tutti i tipi. Basti pensare alle pecore, che devono essere tosate, perché di selezione in selezione sono state trovate le specie che producono più lana. Si è trattato di un processo evolutivo guidato dai pastori nel corso di secoli. La natura in modo meno strategico (perché non deve produrre maglioni) fa lo stesso, con la regola fondamentale: "la vita deve adattarsi per vivere". Quindi la vita è in continuo mutamento e questo mutamento si chiama evoluzione ed oggi, più precisamente, teoria evolutiva sintetica. L'attuale suo riconoscimento come teoria solida e verificata è tra i più alti fra le teorie scientifiche e nessuno studioso serio si sogna di metterla in dubbio. Neppure la Chiesa lo fa più almeno dai tempi di Giovanni Paolo II.
Trattandosi comunque di teoria scientifica il suo valore è sempre relativo finché una eventuale successiva teoria non si dimostrasse migliore. Ad oggi è la spiegazione più chiara dei processi che trasmettono la vita. La domanda a cui non ha risposto è come stato possibile passare dalla materia inorganica a quella organica. Poi, dai virus a homo sapiens, tutti i passaggi sono piuttosto chiari e dimostrabili.
Citazione di: Jacopus il 24 Ottobre 2025, 22:22:29 PMtutti i passaggi sono piuttosto chiari e dimostrabili.
Non si possono dimostrare, perchè richiederebbe un laboratorio, dove puntualmente non avviene alcuna evoluzione, anzi visto i danni del 2020 tutt'ora sotto indagine preoccupata della comunità scientifica di controllo (fittizio naturalmente, visto che hanno allarmato di ulteriori esperimenti deliranti da parti di Pfizer, senza fare niente di sostanziale, tutti zitti nella scienza) andrei piano a dire che la genetica porta avanti la vita, anche semplicemente quella meramente biologica, qualsiasi cosa abbiate in mente con questa parola.
Tutte quelle in circolazione sono semplici teorie, talmente strampalate e abitate da uno psicologismo spiccio, da lasciare costernati.
Ti consiglio il libro Inizio di Sini, dove sta al gioco e mette alla berlina queste posizioni (ovviamente accettandole di sottofondo, è pur sempre uno dei baroni delle università).
Nessuno mette in dubbio? E certo guai a parlare! (e poi la scienza non pensa).
Non ho voglia di fare l'analisi della storia della scienza (che pensa, una piccola parte, ma bella agguerrita), e della sua controparte, le royalities, per me oggi anche dette.... Pfizer 8) . (una delle 150 aziende che decidono cosa si deve pensare e cosa no).
La filosofia ha delle urgenze ben maggiori che far da spalla al capitalismo.
Ti lascio nel tuo stagno.
Saluti.
Citazione di: Jacopus il 24 Ottobre 2025, 22:22:29 PMNeppure la Chiesa lo fa più almeno dai tempi di Giovanni Paolo II.
Si non ne parla spesso, ma l'evoluzione è una teoria anti-cristiana, non potrà mai essere accettata.
Citazione di: green demetr il 25 Ottobre 2025, 00:09:07 AMNon si possono dimostrare, perchè richiederebbe un laboratorio, dove puntualmente non avviene alcuna evoluzione, anzi visto i danni del 2020 tutt'ora sotto indagine preoccupata della comunità scientifica di controllo (fittizio naturalmente, visto che hanno allarmato di ulteriori esperimenti deliranti da parti di Pfizer, senza fare niente di sostanziale, tutti zitti nella scienza) andrei piano a dire che la genetica porta avanti la vita, anche semplicemente quella meramente biologica, qualsiasi cosa abbiate in mente con questa parola.
Tutte quelle in circolazione sono semplici teorie, talmente strampalate e abitate da uno psicologismo spiccio, da lasciare costernati.
Ti consiglio il libro Inizio di Sini, dove sta al gioco e mette alla berlina queste posizioni (ovviamente accettandole di sottofondo, è pur sempre uno dei baroni delle università).
Nessuno mette in dubbio? E certo guai a parlare! (e poi la scienza non pensa).
Non ho voglia di fare l'analisi della storia della scienza (che pensa, una piccola parte, ma bella agguerrita), e della sua controparte, le royalities, per me oggi anche dette.... Pfizer 8) . (una delle 150 aziende che decidono cosa si deve pensare e cosa no).
La filosofia ha delle urgenze ben maggiori che far da spalla al capitalismo.
Ti lascio nel tuo stagno.
Saluti.
Guarda Green. Non ho molto tempo da perdere. Le dimostrazioni della teoria evolutiva non hanno bisogno di un laboratorio così come non tutte le
Teorie ne hanno bisogno di uno.
Fatto sta che la teoria evolutiva è stata dimostrata anche in laboratorio, attraverso le colture di batteri che si modificano nel corso delle generazioni. Basta fare la decodifica del dna (che si fa in laboratorio) per osservare la familiarità fra le specie e la loro comune origine. L'arretratezza politica e sociale dell'Italia è data (in piccolo) proprio da queste posizioni anacronistiche.
Pfizer e il capitalismo con la teoria evoluzionistica c'entrano come i cavoli a merenda. Ti saluto.