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LOGOS - Argomenti => Tematiche Filosofiche => Discussione aperta da: iano il 11 Agosto 2021, 02:44:12 AM

Titolo: La verità
Inserito da: iano il 11 Agosto 2021, 02:44:12 AM
Come tutti voi ho la mia idea di cosa sia, ma più ci ragiono sulla verità e meno ci "credo".
Non perciò ho meriti o demeriti essendo tale mio atteggiamento semplicemente l'effetto della cultura nichilista  dentro cui, volente o nolente, sono immerso.Alcuni di voi potranno delineare la storia della verità dentro alla più grande storia dell'uomo, e altri invertendo tale gerarchia.
Ma nessuno di noi può immaginare quale sarà la sua funzione nella storia a venire, ne' se avrà ancora un ruolo determinante, anche se per molti tale questione non sembra nemmeno potersi proporre.
Seppure il concetto di verità abbia svolto un ruolo centrale nella nostra storia, nel bene e nel male, difficile è immaginare il suo ruolo nel futuro ,e io , per quanto mi sforzi, riesco a vederlo solo in negativo.
Mi chiedo quindi se non si possa sostituire con un concetto nuovo?
Davvero non riusciamo a farne a meno?
Esso ha avuto un suo ruolo finora e credo che alcuni di voi sapranno ben ripercorrerne la storia tessendone magari le lodi.
Eppure occorre ammettere che a tuttoggi di essa verità non possediamo un solo esempio, se non la verità ammessa per fede, che però ne è solo un surrogato.
Neanche la matematica, che per alcuni è l'ultimo rifugio certo per la sempre più discussa verità, è in effetti tale.
Quando la matematica afferma che se è vero questo allora è vero quello, non sta affermando in effetti alcuna verità.
Sta semplicemente affermando che esistono diversi modi, fra loro equivalenti, di affermare la stessa cosa, e affermare una qualunque cosa, o affermarla in modo diverso ma equivalente, non significa affermare alcuna verità.
Con tutto ciò io non sono qui per fare una campagna contro la verità , fine a se stessa.
Sono qui per dire che il mio intuito mi dice che nella società del futuro il concetto di verità è destinato ad estinguersi, ma non prima di aver fatto tanti danni.
È una profezia se volete, o un superamento della preoccupazione generata dal nichilismo con una preoccupazione di segno opposto , che quella fa' impallidire nella mia percezione.
L'imperante populismo, non nuovo in se', ma sorprendente nella spudoratezza dei nuovi modi che ne aumentano gli effetti, piuttosto che comprometterli, sono una avvisaglia di quanto temo.
Il populismo non è cambiato ma i suoi effetti sono amplificati dalla società digitale interconnessa.
Ogni populismo ha la sua verità discutibile, ma sempre meno discussa.
Ciò sembra paradossale perché la nuova società sembra allargare la platea della discussione.
Nella realtà invece essa sembra produrre l'effetto opposto, favorendo come mai prima quella che è una tendenza umana, di chiudersi ognuno dentro alla roccaforte sempre più inespugnabile della propria verità.

Titolo: La verità
Inserito da: bobmax il 11 Agosto 2021, 06:56:56 AM
Non si può avere alcuna idea di cosa sia la Verità.

Per la semplice ragione che non è "cosa".
Mentre solo cose noi possiamo pensare.
E pensare vuol dire possedere, circoscrivere, distinguere.

Ma per possedere, distinguere, occorre negare.

A = A
Cioè A non è B, C, D...

Laddove invece non è possibile negare, non è neppure possibile pensare.

Negare la Verità è perciò un non pensiero. Nel senso che nega se stesso nello stesso momento in cui è formulato.

Come può nascere questo non pensiero?

Dall'io che non vuole morire.
E anziché accettare la propria nullità vaga ramingo nel vuoto nichilistico.

Arrivando al punto di negare la Verità!
Proprio perché non può possederLa.
Essendone posseduto, totalmente.

Ma anche il nichilismo, come tutto il resto, è nella Verità.

Negazione della negazione.

Titolo: La verità
Inserito da: paul11 il 11 Agosto 2021, 15:46:14 PM
 C' è una prima verità che è assoluta e incontrovertible, che qualcosa, qualcuno abbia generato l'universo, il resto, essendo dipendente da questa originale e fondamentale verità , potrebbe essere definito come tentativo interpretativo di coniugare i diversi aspetti, concetti di cosa e come il mondo ci appare.
E' inutile fuggire umanamente da questa primigenita e fondamentale domanda che coniuga altre fondamentali domande: da dove veniamo? Perchè il mondo funziona così come lo viviamo? Che senso ha l'universo e la nostra esistenza? Dove andremo a finire?
Chi finge, o fa "spallucce" a queste domande, finge a se stesso e non fa più filosofia, parla di altro.
Perchè se non si tenta di rispondere filosoficamente a queste domande allora ci si occupa "dell'estetica della cacca dell'artista", dell"etica del formicaio", dei "neuroni dei politicanti"......è fare altro.
Questa verità è ineludibile così  come quanto e come  si mostra  la vita e la morte: e da umani è impossible non porsi le domande, si può tentare di stordire la mente cercando di non porsi le domande, ma vita e morte si ripropongono ovunque nel mondo, e quindi tornano....


L'attuale conformismo culturale nega la verità e propone quindi l'opinione, poiché siamo nella cultura relativista. La considerazione, ovvia, nasce dalla distruzione e quindi nichilista, della cultura della verità poiché il soggettivismo moderno prima divide il soggetto e l'oggetto, chiudendo con l'intellezione o riproponendo nuove definizioni di esso,  apre più alla ragione e contestualizza che la ragione umana essendo limitata non può giungere a verità.
La prima aporia della modernità è negare la domanda che porta alla verità assoluta e incontrovertibile, l'unica ad esserlo, che ho descritto precedentemente. Senza di essa perde consistenza sia il senso della vita ceh della morte.....diventano fatti biologici, scientifici, la seconda aporia è pensare di trovare "verità" solo nel dominio del sensible, di ciò che ci appare come fenomeno naturale, ridurre ogni cosa del mondo ad epifenomeno conoscitivo, ne risulta che il limite del cervello dichiarato dalla scienza moderna problematizza anche la realtà , ciò che è mondo, universo, per cui cadono principi universalistici diventando un sistema caotico di negoziazione fra opinioni diverse, per cui il risultato finale è sempre un'opinione "politica", in termini di mediazione delle innumerevoli opinioni. Noi siamo in questo caos, privo di verità.


Quello che i più valenti epistemologi indicano, è che nessuna legge scientifica è superata , ma proprio perché la falsificazione della verità è implicita nel concetto stesso storpiato di "episteme".
Per questo si studia ancora la geometria Euclidea o il teorema di Pitagora, per questo convivono ancora spetti della scienza di Galileo, di Newton, di Einstein e di Planck: lo scienziato, o la comune persona, non fa altro che utilizzare dall'immenso scenario delle leggi scientifiche ciò che più ritiene conveniente . Quindi se una legge scientifica non cancella quella precedente, allo stesso modo se una legge italiana non dichiara apertamente di abrogare le precedenti leggi, la sentenza scientifica come il giudice che sentenzia, fa giurisprudenza, utilizza le leggi che ritiene più opportune( anche quelle dell'epoca  fascista...): compie un arbitrio per certi versi, non essendovi verità scientifiche o giuridiche. Per questo ci sono "sentenze originali" come diceva nel "Gorilla" De Andrè. Potremmo dire che la profusione di leggi scientifiche, di leggi e setenze giuridiche , offrono un compendio enorme dove il maintsream scientifico e  giuridico ,può sguazzare e fare teorie anche "pazze".
Una verità divide, mentre le opinioni si addensano in maniera abnorme. Aumentando lo stuolo di ricercatori scientifici, di giudici e avvocati.....dei mondi a se stanti....e c'è chi ancora non l'ha capito o peggio finge di non capire. La gerarcofunzionaltecnoburocrazia.


La ricaduta più ovvia: il processo di delega ad altri e la deresponsabilizzazione...è sempre colpa non di un amministratore delegato  o di uno scienziato.......ma del portinaio e della donna delle pulizie.


Un 'altro esempio che forse pochi sanno. Ma intanto tutti ne discutono di green card, vaccini. ecc.
Trovatemi una dichiarazione scientifica chiara di "pandemia". Non mi risulta che esista un dato quantitativo , anche Fauci ha dichiarato che non c'è......e allora chi decide e in base a cosa?

Anche le influenze stagionali sono pandemiche........quindi è come al solito un fatto "politico".
Se il mainstream scientifico ,pagato dai politici e aziende private, decide, SENZA VERITA' nemmeno scientifica ,che c'è una pandemia si applicano protocolli sanitari e restrizioni delle libertà personali e sociali.


Rimango quindi sulla posizione che la verità essendo chiarezza divide e quindi deve necessariamente chiamare in causa responsabilità morali ed etiche.
Nel caos attuale di moltitudini di opinioni in tutti i campi scientifici e politico sociale che confondono è ovvio che il populismo ,per vari motivi, si mostri come deriva . Perchè ognuno può dire qualunque falsità, non potendo esser negato da alcuna verità.
Titolo: La verità
Inserito da: Phil il 11 Agosto 2021, 17:12:11 PM
Citazione di: iano il 11 Agosto 2021, 02:44:12 AM
Seppure il concetto di verità abbia svolto un ruolo centrale nella nostra storia, nel bene e nel male, difficile è immaginare il suo ruolo nel futuro ,e io , per quanto mi sforzi, riesco a vederlo solo in negativo.
Mi chiedo quindi se non si possa sostituire con un concetto nuovo?
Davvero non riusciamo a farne a meno?
Rispondo con due cartucce (a salve) recuperate da discussioni precedenti sul tema:
Citazione di: Phil il 30 Marzo 2020, 13:00:11 PM
Considera le varie teorie sulla verità1 (tema che scorrazza selvaggio anche qui sul forum): corrispondentista, coerentista, pragmatista, deflazionista, scetticista, misticista, etc. il sofista di turno potrebbe porre la meta-domanda: quali di queste teorie della verità è vera? Così chiedendo dimostrerebbe di non aver compreso che per alcune di esse il concetto di verità non è applicabile a una teoria; per cui da tale domandare trapela già che il domandante non appartiene ad alcuni di quegli approcci (oppure non li ha capiti, o vuole faziosamente escluderli dal discorso).
Ogni interpretare e domandare filosofico non è mai totalmente neutro e super partes (circolo ermeneutico docet); tuttavia tentare di comprendere, meno viziosamente possibile, le differenti proposte in gioco, è secondo me un'attività filosofica che può essere decisamente formativa (la eventuale conseguente attuazione in prassi presenterà poi altre problematiche).

1Può essere curioso notare come la voce «verità» sia trattata differentemente nella wikipedia italiana e in quella in inglese (qui tradotta in italiano, con qualche "sgrammaticatura" da sorvolare).
Citazione di: Phil il 20 Febbraio 2020, 17:41:09 PM
Può essere significativo anche rintracciare una differenza fra aletheia-greca e veritas-latina:
«Il termine veritas rimanda a qualcosa da accettare in quanto conforme ad una realtà oggettiva non da svelare attraverso la conoscenza. Un significato opposto quindi al termine alètheia: nel caso della veritas si tratta di dimostrare la conformità di un'asserzione alla realtà mentre per quanto riguarda l'alètheia la comprensione della realtà è insita nello stesso svelamento» (tratto da qui) oppure «I romani fanno di veritas un concetto legato alla giustizia e al diritto mentre in Grecia alétheia è espressione della Tradizione e di ciò che non deve essere dimenticato. In un caso verità è strumento dei giudici nell'altro è espressione dei poeti» (tratto da qui).
Titolo: La verità
Inserito da: viator il 11 Agosto 2021, 17:36:32 PM
Salve Paul11. Citandoti : "C' è una prima verità che è assoluta e incontrovertible, che qualcosa, qualcuno abbia generato l'universo".


Ritornello da te invariabilmente intonato. Se qualcosa ha generato l'universo (l'insieme di tutto ciò che è) significa che è esistita una "cosa" impersonale la quale conteneva ed ha generato tutto il resto, inclusi i contenuti personali, umani, spirituali, metafisici (vorrai bene che anche tali contenuti facciano parte della tua visione dell'universo, no?).


Se invece si tratta di qualcuno......... (pronome personale umanissimo).......spiegaci in qual modo un ente personalistico abbia potuto esistere prima dello stabilirsi di un universo intorno a lui.


Come vedi, circa certe "verità assolute" non è affatto necessario farla tanto sonora e tanto lunga. Saluti.
Titolo: La verità
Inserito da: Ipazia il 11 Agosto 2021, 21:55:01 PM
La verità metafisica è una bufala passata in giudicato. La verità vera è quella contestuale ad ambiti determinati in cui sia possibile individuare la causa (ultima, non prima) e l'effetto (primo, non necessariamente ultimo). Tizio ha ucciso Caio è una verità dimostrabile razionalmente e giuridicamente.
Titolo: La verità
Inserito da: paul11 il 12 Agosto 2021, 12:11:18 PM
 @viator
A volte sei s-confortante...... significa o non leggere bene o non capire.


Che si riduca all'infinito un qualcosa che è generato da qualcosa, che a sua volta  ha generato.......non cambia proprio un fico secco. Qualcuno , o qualcosa ha iniziato, PER PRIMO, a generare.
Se non fosse cosi trovami una giustificazione logica della generazione dell'universo .


Avevo scritto che la verità assoluta e incontrovertibile, l'unica in quanto tale,  è appunto il qualcosa o qualcuno che ha generato "tutto"......il resto è interpretazione deduttiva  che si incontra con quella induttiva e aggiungerei intellezione intuitiva.
Quindi che tu adduca o produca tue considerazioni a discendere, è appunto un tuo punto di vista, persino su come o cosa io stesso interpreterei.
Titolo: La verità
Inserito da: Kobayashi il 12 Agosto 2021, 15:19:49 PM

Intorno alla verità si consideri anche il prospettivismo di Nietzsche.

A un organismo vivente appaiono delle specifiche cose in funzione della forza interna dominante (una pulsione, un interesse dominanti).
Questa forza dominante interna determina la prospettiva che assume.
E dalla sua prospettiva si apre un microcosmo di parvenze, di cose che appaiono.
La verità è parvenza, cioè la verità è quella realtà che appare e che il vivente tiene ferma per conservare se stesso.
La logica aiuta ad unire, raccogliere, semplificare. Dalla magmatica realtà di cose che appaiono in funzione della prospettiva assunta ne esce fuori una struttura permanente (l'essere nel senso del platonismo).
La verità quindi è errore (dal punto di vista di una filosofia che considera la verità solo ciò che è eterno).
Ma è un errore vitale perché per conservare la vita è necessario fissare una struttura permanente.
Ma nello stesso tempo ciò che si conserva immutato troppo a lungo può essere un ostacolo allo sviluppo del vivente.
Del resto l'avvicendamento delle prospettive apre a nuovi ambienti e quindi nuove cose, le quali sono certamente parvenze ma non illusioni (che sono giudicate tali solo dal punto di vista sclerotizzato dell'essere stabilito in precedenza).
Per non perire sotto il peso della verità abbiamo l'arte. Certo non come consolazione, ma come attività del creare forme capaci di facilitare quel processo vitale dell'andare al di là di se'.
Titolo: La verità
Inserito da: iano il 12 Agosto 2021, 15:25:45 PM
Citazione di: paul11 il 12 Agosto 2021, 12:11:18 PM
@viator
A volte sei s-confortante...... significa o non leggere bene o non capire.


Che si riduca all'infinito un qualcosa che è generato da qualcosa, che a sua volta  ha generato.......non cambia proprio un fico secco. Qualcuno , o qualcosa ha iniziato, PER PRIMO, a generare.
Se non fosse cosi trovami una giustificazione logica della generazione dell'universo .


Avevo scritto che la verità assoluta e incontrovertibile, l'unica in quanto tale,  è appunto il qualcosa o qualcuno che ha generato "tutto"......il resto è interpretazione deduttiva  che si incontra con quella induttiva e aggiungerei intellezione intuitiva.
Quindi che tu adduca o produca tue considerazioni a discendere, è appunto un tuo punto di vista, persino su come o cosa io stesso interpreterei.
Io non vedo ciò come una necessità, una verità certa, seppur da definire nei dettagli..
Altro e' invece assumere ciò come vero perché spiega bene le osservazioni astronomiche.
Ciò non toglie che rimane una ipotesi di cui domani potremmo fare a meno a seguito di nuove osservazioni.
Il paradigma che applico è quello matematico, dove si assumono le ipotesi più varie per i più vari motivi delle quali alcuna ha evidenza di verità in se'.
Ciò può essere visto come un limite, però è l'unico paradigma per il quale mi sbilancerei a dire che " è vero" che funziona.
In generale però l'idea che il mondo debba essersi generato da qualcuno o da qualcosa mi dice poco del mondo e molto di te, e comunque quindi non è poco, essendo tu stesso comunque parte di questo mondo.
Titolo: La verità
Inserito da: iano il 12 Agosto 2021, 15:55:37 PM
Citazione di: Kobayashi il 12 Agosto 2021, 15:19:49 PM

Intorno alla verità si consideri anche il prospettivismo di Nietzsche.

A un organismo vivente appaiono delle specifiche cose in funzione della forza interna dominante (una pulsione, un interesse dominanti).
Questa forza dominante interna determina la prospettiva che assume.
E dalla sua prospettiva si apre un microcosmo di parvenze, di cose che appaiono.
La verità è parvenza, cioè la verità è quella realtà che appare e che il vivente tiene ferma per conservare se stesso.
La logica aiuta ad unire, raccogliere, semplificare. Dalla magmatica realtà di cose che appaiono in funzione della prospettiva assunta ne esce fuori una struttura permanente (l'essere nel senso del platonismo).
La verità quindi è errore (dal punto di vista di una filosofia che considera la verità solo ciò che è eterno).
Ma è un errore vitale perché per conservare la vita è necessario fissare una struttura permanente.
Ma nello stesso tempo ciò che si conserva immutato troppo a lungo può essere un ostacolo allo sviluppo del vivente.
Del resto l'avvicendamento delle prospettive apre a nuovi ambienti e quindi nuove cose, le quali sono certamente parvenze ma non illusioni (che sono giudicate tali solo dal punto di vista sclerotizzato dell'essere stabilito in precedenza).
Per non perire sotto il peso della verità abbiamo l'arte. Certo non come consolazione, ma come attività del creare forme capaci di facilitare quel processo vitale dell'andare al di là di se'.
Però, questo Federico N. 😊 più cose postate di lui e più lo apprezzo.
In effetti esso ci dice da dove nasce la necessità o bisogno di una verità.
Da un lato ciò con cui abbiamo a che fare è solo parvenza ( i detrattori come ben scrivi , direbbero illusioni).
È una parvenza funzionale, senza la quale non potremmo vivere, perché verrebbe a mancarci il rapporto con la realtà.
Dall'altro non si può vivere nel dubbio continuo della realtà di ciò che ci appare.
Non ci basta quindi assumere le parvenze come verità, ma dobbiamo crederle tali.
Il nostro sistema percettivo è comprensivo di tale atto di fede.
Esso ci porta naturalmente a credere a ciò che vediamo.
Il sistema scientifico ai suoi inizi si avvicinava bene a ciò entrando perfino in concorrenza col sistema percettivo nel determinare cio' che è vero., tanto che all'inizio del novecento ci eravamo convinti di conoscere tutte le verità fisiche che occorreva conoscere, dovendosi al massimo aggiustare qualche dettaglio.
Le cose però sono andate diversamente .
Sappiamo molte più cose, con maggiore certezza, nessuna delle quali però ci appare certamente vera.
Ciò intendiamo quando affermiamo che la nuova scienza non è intuitiva.
Vivere nel mondo della nuova scienza significa vivere dentro a un dubbio continuo.
Questo è uno scoglio che la filosofia dovrebbe aiutare a superare.
Ma forse come dice Federico, ci vorrebbe un altro uomo per riuscirci.
Un altro uomo però, dico io, lo si crea passo dopo passo, e la filosofia a questo serve.
Titolo: La verità
Inserito da: viator il 12 Agosto 2021, 17:13:33 PM
Salve paul11. Citandoti : "Se non fosse cosi trovami una giustificazione logica della generazione dell'universo".


Senza offesa, ma se tu fossi il mio unico interlocutore.........già da tempo avrei smesso di replicare alle prevedibili obiezioni di chi - coltivando l'irrazionale metafisico - mi si rivolge facendo appello a ciò che avversa, cioè alla logica razionale.


Se l'universo è il tutto, esso contiene pure la logica la quale - evidentemente - non poteva preesistere prima della "generazione" di ciò che la contenesse.



Ovviamente per la tua mentalità è inconcepibile che l'universo non abbia avuto alcun inizio (te l'avevo già fatto notare in passato ma certamente - in futuro - mi farai nuovamente le stesse obiezioni) mentre - secondo te e moltissimi - è perfettamente "naturale" che l'universo contenga qualcosa (lo spirito) generato dal nulla ma tuttavia eterno, rigorosamente non annichilabile (anime e spirito nascono ma non muoiono !! - quale sorprendente stranezza !).



Tutto ciò che ha un inizio ha anche una fine, e l'unico modo per evitare tale interpretazione consiste nel trovare mancante sia l'inizio (creazione, generazione) che la fine (la morte, l'annichilimento).



Vedi poi che sia "creare" che "generare" non consistono nel trarre qualcosa dal nulla, bensì "modificare l'esistente rendendolo riconoscibile come qualcosa di nuovo e di diverso".


Pertanto la mia purtroppo banale ma certamente non contradditoria tesi......risulta nella concezione di una completa ed eterna circolarità dell'esistente. Saluti.







Titolo: La verità
Inserito da: iano il 13 Agosto 2021, 06:19:26 AM
Se la realtà fosse completamente caotica questa sarebbe una verità cui nessuno potrebbe accedere.
Sarebbe una verità che nessuno potrebbe testimoniare perché non vi sarebbero testimoni, a meno che non si possano astrarre completamente questi dalla realtà
Il solo poter testimoniare qualcosa ci conduce quindi ad una certezza, che la realtà non sia completamente caotica.
Questa sembrerebbe essere propriamente una verità provata, contrariamente alla premessa da me fatta,  che non esiste alcuna verità.
Devo però, contraddicendomi ancora, confermare la mia premessa, se per verità si intende qualcosa che sia eternamente tale.
Di questo non potremo mai avere prova.
Una tale verità non è dimostrabile, ma solo assumibile per convenienza o per fede.
È una verità metafisica perché non ammette prova.
Una verità che va' oltre il nostro campo visivo, perché sta al di là' di esso, o in alternativa perché coincide con il nostro sguardo, e che non può quindi derivarsi dal nostro rapporto con la realtà nella misura in cui da essa ci astraiamo.
Se non ci è dato cercare una eterna verità fuori di noi , non resta che rivolgere il nostro sguardo su noi stessi, e in particolare su una nostra specifica capacità, forse la più significativa, ma al contempo quella su cui meno si pone l'accento.
Infatti l'eterna diatriba fra chi crede in qualcosa e chi non crede in nulla, distoglie il nostro sguardo dall'essenza della questione : "noi siamo capaci di credere".
Questa è un altra verità, ma ancora non eterna, al minimo perché noi non lo siamo.
Questa capacità è fondamentale se ci pensiamo bene.
Infatti, anche quando parliamo di verità provate, esse sono tali solo a condizione che noi crediamo nelle prove.
Sia che ci si atteggi a materialisti piuttosto che no, al centro di ognuno di noi vi è una fede.


La verità comunque non è legata in modo indissolubile all'eternità, la quale richiede una fede che va' oltre la fede nella prova.
Il mondo domani potrebbe sparire, come non fosse mai stato, ma finché noi siamo esiste la fede nell'eternità.
Quella fede siamo noi.
Quell'aspettativa vitale che ciò che avviene si ripeterà.
Titolo: La verità
Inserito da: tiziano gorini il 13 Agosto 2021, 16:56:39 PM
Io me la cavo coi giochini di parole: c'è la Verità con la V maiuscola, su cui non ho nulla da dire. perché se dico che non esiste mi frego affermando di fatto la Verità che la Verità non esiste, se dico che esiste è una inutile tautologia; invece esiste  la verità con la v minuscola, che mi sa che è una proposizione analitica, ad esempio: la somma degli angoli interni di un triangolo è 180° , poiché altrimenti non sarebbe un triangolo proprio della geometria euclidea, quindi all'interno della geometria euclidea questa è una verità; infine c'è la verità che è vera se e solo se qualcuno trovo degli indicatori di verità validi - direi meglio: validati - nella realtà, cioè prove, credo che questa sia una proposizione sintetica; ad esempio è vero che un asino vola se e solo se trovo un testimone attendibile che mi fornisce prove di aver visto un asino volare.
Ovviamente semplifico, nascondendo sotto il tappeto tutti i dubbi e le aporie che la nostra misera razionalità non ce la fa ad affrontare. Perciò io consiglio in proposito uno scetticismo gentile: non quello assertivo di Pirrone, ma quello argomentativo di Carneade, o in epoca moderna, di Russell.
Tuttavia alla fin fine, come qualcuno ha già scritto, in pratica quel che conta è l'epistemologia incorporata nella nostra mente di animale che si è evoluto (?) in un certo modo, con un certo apparato cognitivo, per cui il mondo è così come noi lo percepiamo ed esperiamo.
Titolo: La verità
Inserito da: viator il 13 Agosto 2021, 17:24:41 PM
Salve Tiziano Gorini. Citandoti : "ad esempio è vero che un asino vola se e solo se trovo un testimone attendibile che mi fornisce prove di aver visto un asino volare".


Così......benevolmente...........tanto per tirar di scherma : il tuo "testimone attendibile" potrà fornirti eventualmente solo le prove di avere visto.........certamente non quelle di aver dimostrato l'esistenza di asini volanti. Saluti.
Titolo: La verità
Inserito da: iano il 13 Agosto 2021, 18:18:23 PM
Citazione di: tiziano gorini il 13 Agosto 2021, 16:56:39 PM
Io me la cavo coi giochini di parole: c'è la Verità con la V maiuscola, su cui non ho nulla da dire. perché se dico che non esiste mi frego affermando di fatto la Verità che la Verità non esiste, se dico che esiste è una inutile tautologia; invece esiste  la verità con la v minuscola, che mi sa che è una proposizione analitica, ad esempio: la somma degli angoli interni di un triangolo è 180° , poiché altrimenti non sarebbe un triangolo proprio della geometria euclidea, quindi all'interno della geometria euclidea questa è una verità; infine c'è la verità che è vera se e solo se qualcuno trovo degli indicatori di verità validi - direi meglio: validati - nella realtà, cioè prove, credo che questa sia una proposizione sintetica; ad esempio è vero che un asino vola se e solo se trovo un testimone attendibile che mi fornisce prove di aver visto un asino volare.
Ovviamente semplifico, nascondendo sotto il tappeto tutti i dubbi e le aporie che la nostra misera razionalità non ce la fa ad affrontare. Perciò io consiglio in proposito uno scetticismo gentile: non quello assertivo di Pirrone, ma quello argomentativo di Carneade, o in epoca moderna, di Russell.
Tuttavia alla fin fine, come qualcuno ha già scritto, in pratica quel che conta è l'epistemologia incorporata nella nostra mente di animale che si è evoluto (?) in un certo modo, con un certo apparato cognitivo, per cui il mondo è così come noi lo percepiamo ed esperiamo.
Ciao Tiziano.
Si è vero, se diciamo essere vero che la verità non esiste ci freghiamo da soli.
Se ne parliamo ci sarà quantomeno un motivo, e quello che ho provato a spiegare credo coincida con l'epistemologia incorporata di cui dici, nel senso che la verità è un problema della realtà solo nella misura in cui noi ne siamo parte.
Per quanto riguarda la verità matematica che un triangolo ha somma degli angoli interni di 180 gradi, vale come modi diversi di dire la stessa cosa. Cioè è vero che dire triangolo equivale a dire che etc...cioè è vero che dire questa cosa equivale a dire quest'altra perche' lo si può dimostrare.
Ma se a questa banalità  si riduce la matematica si ci potrebbe chiedere da dove derivi tutta la sua potenza.
Verrebbe da dubitare perfino su quanto affermava Galilei, che la natura è un libro scritto con caratteri i quali sono cerchi e triangoli, e che non può comprenderla chi quelli non intende.
Credo che le cose stiano diversamente, e bisognerebbe riflettere sul fatto che la matematica ci istruisce sul fatto che cose equivalenti non appaiono a prima vista per niente simili, e spesso continuiamo a percepirli come distanti, anche quando ne abbiamo la prova.
Essa ci invita quindi a cambiare punto di vista perché essi sono quantomeno diversi ai fini della descrizione del nostro rapporto con la natura mediante la matematica.
La matematica quindi non ci dice nulla della natura in se', ma solo dei prodotti della nostra interazione con essa, aiutandoci a capire quali si equivalgono al di là' della diversa apparenza.
Ad esempio dire che la somma degli  angoli interni di un un triangolo è 180 gradi equivale a dire che la somma delle aree dei quadrati costruite sui cateti del triangolo rettangolo  è pari all'area del quadrato sull'ipotenusa.
Si dimostra essere vero, eppure sembrano due cose molto distanti fra loro nella nostra percezione.
È significativo notare che la geometria euclidea coincide con la nostra percezione , e per duemila anni la " verità " dell'una ha rafforzato la "verità " dell'altra, finché le loro verità sono crollate insieme.
Così oggi la nostra "percezione scientifica" può servirsi di qualunque branca della matematica si voglia e i nostri punti di vista si sono moltiplicati fino all'inverosimile.
Però non è vero che la matematica descriva la realtà, ma i prodotti dei nostri rapporti con essa, secondo un preciso punto di vista, o se si vuole secondo una precisa matematica, e tutto ciò dimostra che la percezione sensibile e' nella sostanza uguale alla percezione scientifica , ed entrambe si basano sulle banali , ma non tanto, verità matematiche.
Titolo: La verità
Inserito da: iano il 13 Agosto 2021, 18:56:54 PM
La differenza sta nel fatto che Einstein ha scelto la matematica dello spazio tempo, mentre la matematica euclidea dello spazio sensibile nessuno ricorda di averla scelta.
Una differenza di dettaglio, che si chiama coscienza.
Viene quindi da sospettare per analogia, che le "verità " che funzionalmente affiancano la nostra coscienza debbano avere un equivalente inconscio.
Titolo: La verità
Inserito da: tiziano gorini il 14 Agosto 2021, 15:21:44 PM
Citazione di: viator il 13 Agosto 2021, 17:24:41 PM
Salve Tiziano Gorini. Citandoti : "ad esempio è vero che un asino vola se e solo se trovo un testimone attendibile che mi fornisce prove di aver visto un asino volare".


Così......benevolmente...........tanto per tirar di scherma : il tuo "testimone attendibile" potrà fornirti eventualmente solo le prove di avere visto.........certamente non quelle di aver dimostrato l'esistenza di asini volanti. Saluti.


Infatti ho specificato: non prove valide, ma validate. Ovviamente è sempre un cane che si rincorre la coda: com'è che si valida un indicatore di verità? Io sono uno che s'accontenta: l'esperienza, l'osservazione empirica, la probabilità, l'intersoggettività, il metodo,  ecc., preferisco dibattermi nell'incertezza di una razionalità debole che nei deliri metafisici.
Titolo: La verità
Inserito da: tiziano gorini il 14 Agosto 2021, 15:57:14 PM
@ Iano:
la matematica mi affascina e mi inquieta.
Purtroppo il fascino della matematica l'ho scoperto tardi, quando ormai la mia mente faceva fatica ad entrarci dentro, avendo perso tempo a rincorrere la chiacchiere di molti filosofi; comunque incolpo di ciò l'insegnamento scolastico: a me hanno insegnato a contare, a classificare, ad applicare formule mnemoniche: una noia... ma mi è bastato leggere un libro per bambini di Enzensberger, Il mago dei numeri, per scoprire un nuovo mondo matematico che invitava all'esplorazione. Ma ormai ho perso il treno, rimarrò un ignorante matematico.
Quindi continuerò ad essere inquietato dalla misteriosa corrispondenza tra matematica e mondo. Perché il mondo è descrivibile con formule matematiche? Perché un'invenzione della mente trova poi corrispondenza nella realtà? Sono agnostico, reputo gli argomenti realistici che vogliono provare l'esistenza di dio risibili, quelli teologici invalidi (il migliore è ancora l'argomento ontologico di Anselmo d'Aosta, ma Kant l'ha definitivamente confutato), allora ho pensato che proprio la corrispondenza tra realtà e matematica possa esser prova ipotetica dell'esistenza di dio, di un dio che si diletta del pi greco, della sezione aurea, della serie di Fibonacci e altre interessanti quisquilie.
Poi però accantono questa credenza mitica e, ritornando in questo mondo, opto per cosiddetta matematica embodied, che sostiene che la matematica non è il riflesso della trascendenza né una struttura dell'universo fisico bensì una creazione della mente (di alcune menti...) che si fonda su certi requisiti, alcuni dei quali innati, biologici e culturali. Alla fin fine non faccio altro che confermare l'isomorfismo tra linguaggio e mondo spiegato (meglio: non spiegato) da Wittgenstein nel Tractatus; però l'isomorfismo tra linguaggio matematico d mondo è e rimane un bel rompicapo.
Titolo: La verità
Inserito da: iano il 14 Agosto 2021, 21:28:57 PM
@Tiziano.
Io credo in un semplice paradigma che semplifica la comprensione delle cose.
Le cose sono ciò  che deriva dal nostro rapporto con la realtà, e fanno parte della realtà solo in questo senso.
In questo quadro le cose si semplificano ulteriormente se si crede che la matematica faccia parte di noi e che non sia intrinseca alla realtà. Siamo un risultato della natura comprensivo di matematica, quindi comunque, almeno in tal senso, la matematica ha a che fare con la realtà.
A me sembra meraviglioso che possiamo vedere il mondo come se fosse euclideo, ma in effetti non è euclideo ne altra cosa.
Possiamo vederlo quindi come ci pare a seconda  della matematica che adottiamo.
La matematica è un linguaggio.
Un linguaggio rigoroso nel senso che riesce a dimostrare l'uguaglianza che sta sotto alle diverse frasi del linguaggio, quindi meglio si presta rispetto al linguaggio corrente nel descrivere i prodotti del nostro rapporto con la realtà, perché potenzialmente non è un linguaggio ridondante.
Nella misura in cui confondiamo le cose, prodotto delle suddette nostre interazioni con la realtà , con la realtà stessa, diventano allora inquietanti le realtà alternative che la scienza ci descrive matematicamente., messe a confronto con la realtà che ci propone il nostro incosciente sistema percettivo.
È questa contrapposizione ad essere inquietante.
Ma se non vi è contrapposizione, ma solo complementarietà ,l'inquietudine ... forse...sparisce, o muta solo forma.
In pratica siamo capaci di vivere in mondi paralleli, che però sono sempre lo stesso mondo risultante in diverse forme.
Di fatto ogni parte della matematica è potenzialmente ciò che struttura un possibile mondo.
Questi mondi diversi però hanno un senso solo se riusciamo a viverci dentro, proprio come se fossero la vera realtà, e per poterlo fare abbiamo bisogno di crederlo.
Impossibile infatti vivere nel continuo dubbio se ciò che vedo o teorizzo corrisponda a ciò che è .
L'essere è un atto di fede che risolve questo problema.
Se noi crediamo nelle particelle subatomiche allora ce le immaginiamo, cioè le "vediamo".
Non è propriamente l'avere occhi naso e simili cose a renderci speciali.
Meraviglioso sembra che tale processo di "vedere" si sia prodotto in noi senza coscienza, e che lo stesso possiamo riprodurre in scienza e coscienza.
Abbiamo anche imparato a condizionare il nostro sistema percettivo per rimediare ai suoi malfunzionamenti, malfunzionamenti che ci hanno aiutato a rivelarne la natura.
In questo quadro a me tutto sembra molto naturalmente semplice ed esaltante , più che inquietante.


In breve la verità è una necessità vitale legata ad una nostra fondamentale capacità, che è quella di porre fede nelle cose, le quali si presentano in diverso grado di esistenza , a seconda della fede che ci poniamo.
Titolo: La verità
Inserito da: iano il 14 Agosto 2021, 22:05:35 PM
Vi lascio con un dubbio.
Ma questo ferragosto esiste davvero?
Nel caso...buon ferragosto a tutti.
Che possiate viverlo in serenità, per quello che ognuno può.
Titolo: La verità
Inserito da: Ipazia il 14 Agosto 2021, 22:28:22 PM
In natura si danno delle regolarità dovute all'interazione di stati di aggregazione della materia e delle forme di energia che ne costituiscono il legante e l'interagente.

Tali interazioni regolari sono esprimibili in funzioni matematiche la cui verifica sperimentale, denominata riproducibilità, permette la predittività dei fenomeni e le relative applicazioni tecniche.

In tutto ciò non vi è nulla di metefisico che possa rispondere alla domanda di senso: perché è così ?

L'unica risposta di cui la metafisica deve tener conto è: perché  è così ! Ed essendo così non ci resta che usare le funzioni matematiche al meglio delle loro possibilità per capire come funziona la natura, che è così da molto prima che noi potessimo calcolarla in tutta la sua immanenza.
Titolo: La verità
Inserito da: iano il 14 Agosto 2021, 23:25:19 PM
@Ipazia.
Giustissimo porre l'accento sulle regolarità,che riguardano la realtà, comunque la riguardiamo.
Quello di regolarità mi sembra inoltre un concetto, nella sua generalita', meno problematico di quello di determinismo.
Mi spingerei a dire perfino essere una verità , finché non si scende nel dettaglio delle regolarità specificando a quali cose ci si riferisce, con relative cause,,effetti è relativo "mondo" di interesse.
Il prodotto delle regolarità per la coscienza da come risultato la prevedibilità.
Che te ne pare?😄
Mi spingerei anche a dire che le regolarità, con l'aggiunta di certificante coscienza  sono all'origine della vita.
(Quantomeno mi sembra più elegante esposizione di una vita che sorga dalla materia)
Una considerazione che sorge in me nel momento in cui mi si toglie di fronte quell'ostacolo al pensiero costituito dalla monopolizzazione che facciamo della coscienza.
Anche qui tutto appare più semplice se associamo la coscienza alla vita , piuttosto che all'uomo.
Non ho mai riflettuto a fondo su ciò, ma credo sarebbe il caso farlo.
Non è che se ci togliamo qualche pregiudizio di troppo, arriviamo così alla verità, ma a volte così si riesce a stemperare qualche mistero.
Titolo: La verità
Inserito da: Ipazia il 15 Agosto 2021, 08:59:05 AM
Citazione di: iano il 14 Agosto 2021, 23:25:19 PM
@Ipazia.
Giustissimo porre l'accento sulle regolarità,che riguardano la realtà, comunque la riguardiamo.
Quello di regolarità mi sembra inoltre un concetto, nella sua generalita', meno problematico di quello di determinismo.
Mi spingerei a dire perfino essere una verità , finché non si scende nel dettaglio delle regolarità specificando a quali cose ci si riferisce, con relative cause,,effetti è relativo "mondo" di interesse.
Il prodotto delle regolarità per la coscienza da come risultato la prevedibilità.
Che te ne pare?😄
Si chiama induzione ed è il pilastro portante del metodo scientifico, cosa di cui si rese conto e  marciò sopra il britannico Francesco Pancetta alcuni secoli fa. Attraverso l'induzione ci si inoltra nel cammino della verità possibile, sempre sub iudice da parte della realtà.
CitazioneMi spingerei anche a dire che le regolarità, con l'aggiunta di certificante coscienza  sono all'origine della vita.
(Quantomeno mi sembra più elegante esposizione di una vita che sorga dalla materia)
Una considerazione che sorge in me nel momento in cui mi si toglie di fronte quell'ostacolo al pensiero costituito dalla monopolizzazione che facciamo della coscienza.
Di ciò sono fortemente persuasa. Tra le tante incombenze che la vita ha posto alla materia bruta c'è pure quella dell'autocoscienza, che nella sua essenza fisica e metafisica è: avere chiara la differenza tra l'ambito della propria vita corporea ed il resto del mondo. Questione di sopravvivenza prima che filosofica.
CitazioneAnche qui tutto appare più semplice se associamo la coscienza alla vita , piuttosto che all'uomo.
Non ho mai riflettuto a fondo su ciò, ma credo sarebbe il caso farlo.
Non è che se ci togliamo qualche pregiudizio di troppo, arriviamo così alla verità, ma a volte così si riesce a stemperare qualche mistero.
La coscienza antropomorfica è il primo pre-giudizio della veterometafisica teologica da estirpare. Già Spinoza se ne rese conto. Sullo "stemperamento dei misteri", prezioso come la lampada di Diogene il Cinico, è il postulato che risale al venerabile Guglielmo da Occam: non fare con molto quello che si può fare con poco.
Titolo: La verità
Inserito da: iano il 15 Agosto 2021, 10:26:17 AM
Citazione di: Ipazia il 15 Agosto 2021, 08:59:05 AM
è il postulato che risale al venerabile Guglielmo da Occam: non fare con molto quello che si può fare con poco.
Per un verso o per l'altro questo postulato non ha mai perso di attualità.
Oggi lo chiamano sostenibilità, ed accomuna materia e vita.
La ricerca della verità in se', per come là si intende, è agli antipodi di questo postulato.
Ma la funzione che questa ricerca svolge, al di là' degli intenti dichiarati, e ben altra storia.
Quella che vorrei provassimo a scrivere qui , iniziando dal notare che molto di ciò che da questo postulato è derivato spesso lo si è detto verità, nonostante esso non ne esprima alcuna.
Grazie Ipazia per le puntuali e istruttive risposte.
Titolo: La verità
Inserito da: Ipazia il 15 Agosto 2021, 22:13:53 PM
Citazione di: iano il 15 Agosto 2021, 10:26:17 AM
Citazione di: Ipazia il 15 Agosto 2021, 08:59:05 AM
è il postulato che risale al venerabile Guglielmo da Occam: non fare con molto quello che si può fare con poco.
Per un verso o per l'altro questo postulato non ha mai perso di attualità.
Oggi lo chiamano sostenibilità, ed accomuna materia e vita.
La ricerca della verità in se', per come là si intende, è agli antipodi di questo postulato.
Ma la funzione che questa ricerca svolge, al di là' degli intenti dichiarati, e ben altra storia.
Quella che vorrei provassimo a scrivere qui , iniziando dal notare che molto di ciò che da questo postulato è derivato spesso lo si è detto verità, nonostante esso non ne esprima alcuna.
Grazie Ipazia per le puntuali e istruttive risposte.
Scrive L.Wittgenstein nel Tractatus:
"Le risoluzioni dei problemi logici devono essere semplici, poiché sono esse a porre il cànone della semplicità. Gli uomini hanno sempre intuìto che vi debba essere un campo di questioni le cui risposte - a priori - siano simmetriche e unite in una conformazione conclusa, regolare. Un campo ove valga la proposizione: Simplex sigillum veri." .
Il motto risale ai latini ed anticipa il rasoio di Occam.  Tra verità e semplicità non vedo nessun antipode, ma correlazione, definibile col concetto di evidenza.
Titolo: La verità
Inserito da: Kobayashi il 16 Agosto 2021, 10:51:28 AM
Vorrei tornare sul post di Phil sulla doppia accezione di verità:
- verità come "veritas", ovvero come conformità dell'intelletto alla realtà, come adeguamento del pensiero a come stanno le cose nella realtà;
- verità come "aletheia", ovvero come disvelamento, come ciò che appare non più oscurato da uno stato precedente di "nascondimento", come il manifestarsi, il mostrarsi.

In entrambe le accezioni si presuppone un'attività ma nella prima accezione l'equilibrio è spostato sul soggetto della conoscenza, nella seconda sulle cose che appaiono.
Quando l'iniziativa è posta nelle mani dell'uomo ecco il suo intelletto al lavoro nel districarsi dall'errore, dalle illusioni, dalle false immagini etc.
Quando l'iniziativa è invece considerata come qualcosa che appartiene all'essere ecco porsi il problema dell'accoglimento di una verità che si fa chiara, che si manifesta; il problema della condizione di se' che permette questo accoglimento senza forzature soggettive.

Più si va avanti nell'approfondimento delle due accezioni e più sembra che si stia guardando la stessa cosa con la sola differenza dell'enfasi posta o sul soggetto o sul mondo.
A me risulta abbastanza innaturale sia l'affidarsi alle prodezze dell'intelletto come nel soggettivismo moderno (vedi come esempio di radicale innaturalezza, per non usare la parola aberrazione, il porre in discussione l'esistenza della realtà), sia l'affidarsi ad un Essere che come un nuovo dio si manifesta con esagerata ritrosia.

Sappiamo che per Nietzsche il vero è ciò che si tiene fermo per esigenze più o meno vitali connesse alla prospettiva assunta.
Nello stesso tempo la dottrina che si abbraccia, ciò che si ritiene essere la verità in un senso più ampio della semplice asserzione o di una singola formazione di cose, ha un effetto determinante sul soggetto, una specie di trasfigurazione. Non si possono capire tante cose del nostro passato se non ci si ricorda che in certi periodi demoni, diavoli e streghe erano considerati tanto reali quanto oggi vengono considerati reali certi oggetti scientifici che magari non si percepiscono direttamente ma la cui esistenza non è mai messa in discussione.
E allora?
Allora il problema filosofico non sarà forse quello di costruire una nuova dottrina (o religione) il cui effetto è quello di trasformare l'uomo in modo che riesca a vedere e ad attingere a possibilità meravigliose ancora sconosciute?
Ma bisognerebbe partire dall'intuizione di queste possibilità per poi, andando a ritroso, creare la visione capace di sprigionarli...
Che la teoria dell'eterno ritorno dell'identico vada letta così? Gli effetti cercati sarebbero la fedeltà alla terra e l'importanza decisiva di ogni istante, il radicare di nuovo l'uomo all'eternità, all'essere, e per ottenere tali effetti ecco la messa in scena di una visione nella forma dell'enigma e del religioso.
Titolo: La verità
Inserito da: Ipazia il 16 Agosto 2021, 14:32:02 PM
Come hai correttamente osservato "veritas" e "aletheia" sono le due facce, soggettiva e oggettiva, della stessa medaglia. La razionalità disvela l'enigma di un fenomeno reale.

Mi pare ci sia già tutto. Non vedo alcuna necessità di metafisicizzare la questione: nuda veritas.
Titolo: La verità
Inserito da: iano il 16 Agosto 2021, 18:44:18 PM
Citazione di: Ipazia il 16 Agosto 2021, 14:32:02 PM
Come hai correttamente osservato "veritas" e "aletheia" sono le due facce, soggettiva e oggettiva, della stessa medaglia. La razionalità disvela l'enigma di un fenomeno reale.

Mi pare ci sia già tutto. Non vedo alcuna necessità di metafisicizzare la questione: nuda veritas.
concordo con te che a quello che scrive Kobayashi c'è sempre poco da aggiungere.
Particolarmente significativa la citazione di FN, che contiene credo la risposta al tuo quesito sul bisogno di metaficizzare :
"Il vero è ciò che si tiene fermo per esigenze più o meno vitali connesse alla prospettiva assunta."
Da un lato occorre non avere coscienza della prospettiva che assumiamo, e ciò è possibile nella misura in cui non abbiamo voluto assumere una particolare prospettiva, ma ci troviamo in una prospettiva senza saperlo.
Chi tiene fermo il vero non sa' di tenerlo fermo.
Perché lo si tenga fermo occorre che lo si localizzi e lo si può localizzare solo a partire dalla nostra posizione/prospettiva , avendone coscienza.
Questo sarebbe appunto il paradigma della relativa scienza, che procede per ipotesi e dimostrazioni al fine di inquadrare i fatti.
La scienza è predittiva. Nasce dai fatti e conduce ai fatti.
È un paradigma quasi perfetto per interagire con la realtà se non fosse per una fondamentale mancanza che influisce psicologicamente.
Essa predica il dubbio continuo , e di ciò l'agire risente.
Da qui l'esigenza di una rassicurante pezza metafisica., per cui noi non siamo un punto di vista variabile e il nostro agire non è una scommessa ogni volta da vincere.
La verità è una necessità vitale.
Il problema si presenta solo quando la nostra prospettiva, nostro malgrado, muta , perché nuovi fatti , alla lunga, la fanno trasparire.
E sottolineo "alla lunga".
Non si può negare infatti che i nuovi fatti non sempre sono propriamente nuovi, ma è la nostra considerazione su essi ad essere nuova.
Molte grandi scoperte scientifiche , prima ancora di essere ufficializzate, erano già sotto gli occhi di tutti.
Le ferme verità sono una necessità ineludibile, ma sono anche , come si dimostra, un formidabile paraocchi.
Ti chiedo dunque,da perfetto ignorante, se il superuomo di FN, non sia quello che riuscirà a fare meno dei paraocchi senza alcuna conseguenza psicologica.
Di cosa significhi comunque tenere ferma la verità abbiamo un mirabile esempio naturale che è il nostro sistema percettivo.
Qualunque sia la nostra opinione in merito, non vi è alcuno di noi che , ai fini del suo agire , non manchi di credere in quel che vede, e tu stessa sei solita far l'esempio del paracarro, cui facciamo ben a credere nel nostro andare.
Ma se usciamo fuori dalla nostra prospettiva allora entriamo in un altra realtà dove i paracarri potrebbero non esistere.
Nella nostra fase nichilista in effetti non teniamo fermo più alcun paracarro, e la sua considerazione non può che essere negativa, non avendo noi ancora  acquisito l'abilità di vivere contemporaneamente in mondi diversi, dove esistono o non esistono i paracarri, e dove non abbiamo più bisogno di ingoiare la pillola metafisica che ci distende i nervi.
Dove noi continueremo ad avere necessariamente un punto di vista, ma dove noi non saremo più quel punto di vista.
In questa coincidenza sta la metafisica, la quale in fondo quindi è cosa necessaria, finché lo sarà, ma pure cosa alquanto banale.
Verità, metafisica e simili hanno un loro motivo e una loro origine , ma da cercare dentro e non fuori di noi.
Quei motivi spariranno quando noi non saremo più noi.
Titolo: La verità
Inserito da: Ipazia il 16 Agosto 2021, 22:06:59 PM
Nel delirio dell'accumulazione capitalistica e nel proliferare dei suoi feticci nessuna verità è possibile. Volendo ancora una volta ricorrere a FN, siamo nel pieno della civiltà mistificante dell'ultimo uomo, triviale adoratore del vitello d'oro dopo la morte di Dio.

Semmai, a differenza di FN, mi pare che, anche se i due secoli vaticinati per l'oltreuomo non sono ancora trascorsi, il trend sia il più cupo possibile e dopo l'ultimo uomo non riesco a vedere nulla. Solo truffa, truffa e falsità. (cit.)
Titolo: La verità
Inserito da: Kobayashi il 17 Agosto 2021, 09:40:24 AM
Citazione di: Ipazia il 16 Agosto 2021, 14:32:02 PM
Come hai correttamente osservato "veritas" e "aletheia" sono le due facce, soggettiva e oggettiva, della stessa medaglia. La razionalità disvela l'enigma di un fenomeno reale.

Mi pare ci sia già tutto. Non vedo alcuna necessità di metafisicizzare la questione: nuda veritas.

Se come fa Nietzsche la questione della verità viene affrontata insieme al problema del nichilismo, bisogna accettare il "rischio" di sconfinare nella metafisica, intesa però, come sottolineato da iano, come una contro-visione stabile che vuole agire su quella visione (il nichilismo) dal quale ci si vuole allontanare.

Trattare di verità, come nel discorso su veritas-aletheia, da un punto di vista prettamente conoscitivo, fingendo di dimenticarsi del problema fondamentale del nostro tempo (appunto il nichilismo e i suoi derivati tossici) è riduttivo, limitante, secondo me.
Titolo: Re:La verità
Inserito da: Ipazia il 17 Agosto 2021, 10:10:46 AM
Gli edifici, anche intellettuali, si costruiscono a partire dalle fondamenta. Che non sono metafisiche. Su quelle solide fondamenta fisiche (la "terra" di FN) ci si può sbizzarrire nell'edificazione metafisica. Ma la migliore, anche come antidoto al nichilismo, è quella che, niccianamente,  rimane fedele alle sue radici.
Titolo: La verità
Inserito da: Kobayashi il 19 Agosto 2021, 11:21:21 AM
[Anche i metafisici vanno in vacanza... Ne approfitto per aggiungere alcune riflessioni filo-nicciane]

Possiamo dire che sia nel senso comune che nella tradizione filosofica occidentale la verità è intesa essenzialmente come conformità tra ciò che si pensa e la realtà.
Heidegger fa notare che, per essere precisi, la conformità è doppia, riguarda due aspetti:
- tra ciò che asserisco o penso e le cose reali (tra la proposizione e la realtà – e qui sorge la domanda: cosa c'è in comune tra la dimensione del linguaggio e quella del mondo in modo che uno rimandi all'altro, pur essendo le due dimensioni materialmente di natura tanto diversa da sembrare inconfrontabili?);
- tra la cosa che ho davanti rispetto a come dovrebbe essere, per cui si può dire che questa cosa è effettivamente un tavolo, un vero tavolo; in questo caso il confronto si pone tutto sul piano della realtà.

Questa seconda conformità introduce la questione dell'apparenza.
In generale possiamo chiederci che cosa rende un ente un vero ente, che cosa ci permette di parlare di un vero ente e non piuttosto di un qualcosa di illusorio, di inconsistente.
È la presenza, la permanenza, la stabilità, della parvenza di un ente a fare di questa parvenza appunto un vero ente, un ente reale.
Ora, secondo Nietzsche, questa predilezione per la stabilità si può comprendere ricordando le necessità vitali dell'uomo, ma non ci dice nulla riguarda la verità. Dipende cioè da un giudizio di valore. Si assegna valore a ciò che è permanente. Ma la stabilità è solo uno degli aspetti dell'ente.
Ciò che è permanente diventa poi, nel pensiero occidentale, il mondo vero, l'essere, che si contrappone al divenire.
Inutile dire che ciò che permane è in realtà sempre soggetto al cambiamento, all'usura, alla distruzione. Solo gli oggetti astratti del pensiero possono vantare un'eterna stabilità. Le idee di Platone, appunto.
Così siamo arrivati a ipotizzare l'esistenza di un mondo vero, quello delle idee, tramite una ricerca della verità che, in realtà, pur celandolo, ha il proprio nucleo in un giudizio di valore per ciò che permane, e solo in esso.
Ma siamo arrivati, seguendo Nietzsche, anche al ribaltamento di mondo vero e mondo apparente. La realtà è soprattutto soggetta al cambiamento. La stabilità è invece prodotta dal lavoro della ragione per le esigenze legate alla conservazione della vita.
Ma la vita non è solo conservazione ma anche sviluppo. Per questo motivo l'arte, con la sua produzione di immagini che ci spingono a trascendere la nostra condizione presente, è superiore alla verità.
Titolo: La verità
Inserito da: iano il 19 Agosto 2021, 12:00:27 PM
Citazione di: Kobayashi il 19 Agosto 2021, 11:21:21 AM
[Anche i metafisici vanno in vacanza... Ne approfitto per aggiungere alcune riflessioni filo-nicciane]

Possiamo dire che sia nel senso comune che nella tradizione filosofica occidentale la verità è intesa essenzialmente come conformità tra ciò che si pensa e la realtà.
Heidegger fa notare che, per essere precisi, la conformità è doppia, riguarda due aspetti:
- tra ciò che asserisco o penso e le cose reali (tra la proposizione e la realtà – e qui sorge la domanda: cosa c'è in comune tra la dimensione del linguaggio e quella del mondo in modo che uno rimandi all'altro, pur essendo le due dimensioni materialmente di natura tanto diversa da sembrare inconfrontabili?);
- tra la cosa che ho davanti rispetto a come dovrebbe essere, per cui si può dire che questa cosa è effettivamente un tavolo, un vero tavolo; in questo caso il confronto si pone tutto sul piano della realtà.


Il rimando è puramente funzionale, relativo a chi asserisce , soggetto mutevole, che però può mettere nero su bianco ciò che asserisce, tramandandolo potenzialmente in eterno.
Ciò che non si conserva però è il significato dell'asserzione al mutare del soggetto con il ricambio generazionale.
La difficoltà di interpretazione di uno scritto sancisce propriamente lo stretto relativo legame funzionale.
Chi asserisce al contempo significa, ma non chi legge, a meno che non condivida le stesse esperienze che hanno generato l'asserzione.
Comprendere in modo stretto non significa condividere una asserzione, ma le esperienze che l'hanno prodotta.
Per quelli che hanno fatto esperienze simili si fa' presto a capirsi. Basta una parola, un richiamo o anche un solo sguardo.
Paradossalmente la realtà ,invece, nel suo continuo divenire permane.
Essa mediamente è sempre uguale a se stessa.
La vita invece muta. Nella vita è il vero divenire, ed è questo il divenire che davvero ci allarma psicologicamente.
La materia e l'energia divengono e si trasformano, ma senza avere una vera storia, anche se noi cerchiamo di attribuirgliene una, con un inizio e una fine.
Quella della materia è sempre la stessa storia, ma la vita si differenzia perché registra il suo divenire e ciò la rende diversa.
La materia non conserva in se' traccia della sua storia.
In tal senso la materia non diviene, al contrario della vita.
Il linguaggio , di qualunque tipo, che registra , è da associare quindi strettamente alla vita.
Anche qui se ci riferiamo alla vita , e non all'uomo, parlando di linguaggio tutto si semplifica.
Il linguaggio è ciò che lascia il segno, e la vita è segnata dalla sua storia.


La seconda conformità, quella in cui là conformità assume la sembianza di una evidenza, tale appare, perché manca la registrazione del processo. Così un tavolo appare immediatamente un tavolo per il motivo che si ignora, come se non vi fosse mai stato, il processo che ha generato là conformità.
In effetti quel processo è scritto dentro di noi, ma non accessibile facilmente alla coscienza. Per questo il tavolo sembra VERAMENTE un tavolo.
La scienza , regno delle asserzioni coscienti, ci da' un esempio di quel processo, a causa della cui coscienza salta via l'evidenza con la relativa immediata verità.
Titolo: La verità
Inserito da: iano il 19 Agosto 2021, 12:58:20 PM
Citazione di: Kobayashi il 19 Agosto 2021, 11:21:21 AM
[Anche i metafisici vanno in vacanza... Ne approfitto per aggiungere alcune riflessioni filo-nicciane]

Solo gli oggetti astratti del pensiero possono vantare un'eterna stabilità. Le idee di Platone, appunto.
Così siamo arrivati a ipotizzare l'esistenza di un mondo vero, quello delle idee, tramite una ricerca della verità che, in realtà, pur celandolo, ha il proprio nucleo in un giudizio di valore per ciò che permane, e solo in esso.
Ma siamo arrivati, seguendo Nietzsche, anche al ribaltamento di mondo vero e mondo apparente. La realtà è soprattutto soggetta al cambiamento. La stabilità è invece prodotta dal lavoro della ragione per le esigenze legate alla conservazione della vita.
Ma la vita non è solo conservazione ma anche sviluppo. Per questo motivo l'arte, con la sua produzione di immagini che ci spingono a trascendere la nostra condizione presente, è superiore alla verità.
In tal senso il mondo di Platone è potenzialmente stabile in effetti , non perché le astrazioni siano scolpite sulla deperibile pietra. ma perché trascrivibili e tramandabili in eterno .
In tal modo esse entrano in concorrenza con le leggi fisiche della natura.
La fisica non ci porta alla verità, ma ci invita a condividere le stesse esperienze, e la condivisione è tale perché il prodotto delle stesse esperienze, a sostanziale equivalenza di soggetto, è identico.
La comprensione non è comprensione della realtà, ma condivisione di azione.
La potenza della scienza non è nella verità, ma nella forza di un'azione condivisa.
Noi impariamo per imitazione.


Essenziale alla vita però non sembra essere solo il registrare, ma anche il perdere casualmente le informazioni.
Il tornare d essere un foglio bianco su cui riscrivere.
La materia non registe e non dimentica.
Il mondo di Platone sembra davvero, in tal senso, un mondo a parte, come una biblioteca labirintica, potenzialmente eterna.
Quali pro e quali contro possiede questa biblioteca?
Per chi cerca la verità essa è un posto eletto, ma vista la su tendenza a crescere potenzialmente senza fine anche un posto in cui perdersi.