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LOGOS - Argomenti => Tematiche Filosofiche => Discussione aperta da: Lou il 13 Settembre 2018, 18:37:45 PM

Titolo: Questione sulla critica.
Inserito da: Lou il 13 Settembre 2018, 18:37:45 PM
La questione appare banale eppure oggi ci ri-riflettevo: chi critica un sistema e gli strumenti che esso (pro)pone e mette a disposizione, pur stando al medesimo tempo dentro quel sistema e usufruendo di quegli stessi strumenti criticati, messi in discussione e denunciati come è da valutare?
Titolo: Re:Questione sulla critica.
Inserito da: donquixote il 13 Settembre 2018, 19:47:20 PM
La critica al sistema si può necessariamente compiere solo con quegli strumenti che il sistema mette a disposizione e che sono gli unici (o i più adatti) a veicolare tale critica nel modo più diffuso e incisivo possibile; altra cosa sarebbe il rifiuto del sistema e dei suoi strumenti che non prevede però alcuna critica. In ogni caso di qualunque sistema si stia parlando è ovvio che chi ci vive all'interno e vuole mantenere almeno un minimo di rapporti sociali (che sono ovviamente basilari e comuni a qualunque sistema) è costretto suo malgrado ad utilizzare ciò che il medesimo gli mette a disposizione.
Dunque è da valutare come colui che si ciba di scarti ma che rendendosi conto che lo sono e l'unico modo che ha per convincere gli altri che questi sono scarti è quello rimanere in vita e dunque di continuare a cibarsene, sacrifica la sua soddisfazione individuale (e magari anche la sua salute) per perseguire uno scopo superiore.
Titolo: Re:Questione sulla critica.
Inserito da: Lou il 14 Settembre 2018, 09:10:00 AM
Perchè "necessariamente e solo" con gli strumenti stessi del sistema criticato, non può venir "da fuori" la critica, "esterna" da un sistema altro, alternativo a quello messo in discussione, oppure da un moto che potrebbe essere tacciato di a-sistematicità? Ciò non equivarrebbe a un rifiuto del sistemone, ma a una coerenza proprio rispetto allo scopo e al fine che si persegue, non a convincere, ma a proporre una alternativa. In larga parte ho il sospetto che il tema del sacrificio mi appare una sorta di autolegittimazione e autogiustificazione per perpetrare in una certa misura le stesse storture che vendono denunciate e da cui, paradossalmente, si invita gli altri fruitori ( e criticati per questa ragione) a prendere le distanze.
Titolo: Re:Questione sulla critica.
Inserito da: DeepIce il 14 Settembre 2018, 17:15:20 PM
Il tema è interessante. La critica fatta all'interno del sistema, o sarebbe meglio dire come parte integrante del sistema, è una critica fasulla, depotenziata. Basti pensare agli intellettuali "alternativi" prodotti in Occidente negli ultimi 50 anni. Tutti contro qualcosa, contro il sistema, tuttavia ben alimentati dal sistema stesso. Facile criticare usufruendo di tutti i vantaggi che il sistema offre.
Ricordiamo poi che una delle caratteristiche del sistema è proprio quello di allevare al suo interno voci contrarie, voci critiche appunto. Tali voci non hanno un'incidenza marginale sulle persone, ma consentono al sistema di dire vedi? permettiamo anche la critica.
Titolo: Re:Questione sulla critica.
Inserito da: Lou il 14 Settembre 2018, 17:56:27 PM
E così, in questi termini, la critica diviene funzionale alla sopravvivenza del sistema stesso, se non ho capito male.
Titolo: Re:Questione sulla critica.
Inserito da: DeepIce il 14 Settembre 2018, 18:04:55 PM
Esatto. E qui sta la grande differenza tra dittatura e "sistemi democratici". I secondi sono esattamente una dittatura come i primi, tuttavia i primi non permettono voci di dissenso, mentre i secondi non solo le permettono, ma le incoraggiano e le finanziano (media, università, fondazioni etc.). Il fatto però che ci siano voci di dissenso non significa assolutamente che tale dissenso porti ad un cambiamento, anzi. Il tutto è un'illusione.
Titolo: Re:Questione sulla critica.
Inserito da: Lou il 14 Settembre 2018, 18:12:12 PM
Ci devo pensare a quel che hai scritto, perchè i " sistemi democratici" non "paiono" permettere in sè la voce a sè contraria, cioè la dittatura.
Titolo: Re:Questione sulla critica.
Inserito da: donquixote il 14 Settembre 2018, 20:08:39 PM
Citazione di: Lou il 14 Settembre 2018, 09:10:00 AMPerchè "necessariamente e solo" con gli strumenti stessi del sistema criticato, non può venir "da fuori" la critica, "esterna" da un sistema altro, alternativo a quello messo in discussione, oppure da un moto che potrebbe essere tacciato di a-sistematicità? Ciò non equivarrebbe a un rifiuto del sistemone, ma a una coerenza proprio rispetto allo scopo e al fine che si persegue, non a convincere, ma a proporre una alternativa. In larga parte ho il sospetto che il tema del sacrificio mi appare una sorta di autolegittimazione e autogiustificazione per perpetrare in una certa misura le stesse storture che vendono denunciate e da cui, paradossalmente, si invita gli altri fruitori ( e criticati per questa ragione) a prendere le distanze.

Se un sistema è un apparato tecnico complesso funzionale a qualche scopo che possiede un proprio equilibrio interno è necessario conoscere bene questo sistema per valutare eventuali disfunzionalità; dunque se il sistema è stato "progettato" può intervenire il progettista per fare le necessarie variazioni, mentre se il progettista non è più presente possono intervenire coloro che ne hanno preso il posto o che hanno imparato a conoscerlo meglio. Dall'esterno si può intervenire solamente per sostituire il sistema nel suo complesso perchè eventuali interventi di chi non è addentro la complessità del sistema minerebbe l'equilibrio del medesimo facendolo crollare, creando quindi danni enormi sia pur con l'intenzione di risolvere un problema (o che ad un osservatore esterno appare magari falsamente come tale). La critica al sistema può essere superficiale e intervenire solo su alcune parti di esso per correggerlo, oppure radicale per mettere in discussione i presupposti su cui si fonda e quindi porre le basi di un ribaltamento del medesimo.
Titolo: Re:Questione sulla critica.
Inserito da: 0xdeadbeef il 14 Settembre 2018, 20:31:54 PM
Citazione di: DeepIce il 14 Settembre 2018, 18:04:55 PM
Esatto. E qui sta la grande differenza tra dittatura e "sistemi democratici". I secondi sono esattamente una dittatura come i primi, tuttavia i primi non permettono voci di dissenso, mentre i secondi non solo le permettono, ma le incoraggiano e le finanziano (media, università, fondazioni etc.). Il fatto però che ci siano voci di dissenso non significa assolutamente che tale dissenso porti ad un cambiamento, anzi. Il tutto è un'illusione.


Beh, diciamo che la democrazia è necessariamente la scelta fra pappa e pan cotto (tanto per usare una efficace ed
immediata metafora)...
La democrazia (chiaramente parlo della democrazia costituzionale, visto che per la democrazia detta "giacobina"
valgono altre considerazioni) non può, per sua stessa essenza, permettere cambiamenti radicali.
E' per questo che la democrazia non teme la critica e il dissenso...
saluti
Titolo: Re:Questione sulla critica.
Inserito da: sgiombo il 14 Settembre 2018, 21:04:53 PM
Citazione di: 0xdeadbeef il 14 Settembre 2018, 20:31:54 PM
Citazione di: DeepIce il 14 Settembre 2018, 18:04:55 PM
Esatto. E qui sta la grande differenza tra dittatura e "sistemi democratici". I secondi sono esattamente una dittatura come i primi, tuttavia i primi non permettono voci di dissenso, mentre i secondi non solo le permettono, ma le incoraggiano e le finanziano (media, università, fondazioni etc.). Il fatto però che ci siano voci di dissenso non significa assolutamente che tale dissenso porti ad un cambiamento, anzi. Il tutto è un'illusione.


Beh, diciamo che la democrazia è necessariamente la scelta fra pappa e pan cotto (tanto per usare una efficace ed
immediata metafora)...
La democrazia (chiaramente parlo della democrazia costituzionale, visto che per la democrazia detta "giacobina"
valgono altre considerazioni) non può, per sua stessa essenza, permettere cambiamenti radicali.
E' per questo che la democrazia non teme la critica e il dissenso...
saluti

("Zuppa o pan bagnato". si dice dalle mie parti: che é sostanzialmente quello che ci é consentito scegliere in presenza di leggi elettorali truffaldine, forzanti le opzioni degli elettori verso i pochissimi voti "utili" ...al mantenimento del potere reale in poche mani).

Ma secondo me le affermazioni di DeepIce e di Oxdeadbeef valgono per la "democrazia reale", che é mio parere ben poco o punto ...democratica; é un "minimo" veramente assai esiguo di effettivo "potere del popolo".
Non sto ad argomentare i motivi per i quali lo credo (sui quali non ho intenzione di farmi coinvolgere in un' eventuale discussione defatigante e a mio parere quasi sicuramente improduttiva di fatto, oltre che "fuori tema": li lascio semplicemente alla riflessione personale degli amici del forum), che sostanzialmente si riducono al fatto della divisione della società attuale in classi antagonistiche, delle quali quella dei capitalisti dispone del potere reale, al di là delle istituzioni più o meno formalmente democratiche vigenti(ma di fatto oggi piuttosto meno che più: basti pensare alle leggi elettorali correnti, quasi tutte più o meno truffaldine perché non proporzionali -checcé si pretenda alquanto spudoratamente ma falsamente di talune, come quella tedesca, da parte di taluni- e dunque tali per cui i voti non "contano" affatto tutti allo stesso modo!); potere reale più o meno temperato "in senso comunque assai limitatamente democratico" a seconda della reale forza politica delle altre classi sociali escluse dal potere.
Credo peraltro, per parte mia, che le voci di dissenso non solo permesse, ma incoraggiate e (tanto più quelle) finanziate siano solo ben poche e ben selezionate voci di "dissenso di sua maestà".

Ma secondo me si tratta di una necessità "di fatto", non di una ineludibile necessità "logica", di principio).
Titolo: Re:Questione sulla critica.
Inserito da: viator il 14 Settembre 2018, 22:27:50 PM
Salve. Vedo che qui si parte e si avanza dando del termine "critica" una interpretazione esclusivamente demolitiva, di dissenso.
Questo è il significato colloquiale della parola. La critica imparziale consiste nell'esame ragionato ed augurabilmente logico di un argomento e può anche concludersi con l'entusiastica approvazione delle tesi in esso contenute, no ?

Secondo tale ultimo - e secondo me corretto significato - non ha alcuna importanza se la critica ad un sistema viene svolta standone al di dentro oppure al di fuori. Se la critica viene condotta in modo razionale e disinteressato i suoi risultati debbono godere dell'identico rispetto e - ovviamente - anche della medesima discutibilità.

Naturalmente i risultati (e perfino la procedura) della critica possono essere anche molto diversi appunto a seconda che essa sia stata fatta dall'interno piuttosto che dall'esterno (diversità dei rispettivi e soggettivi punti di osservazione) ma ciò, oltre ad essere inevitabile, sarà pure positivo poichè in tal caso ci sarebbe la possibilità di fare una "supercritica differenziale" che coinvolga le due diverse.
Titolo: Re:Questione sulla critica.
Inserito da: paul11 il 14 Settembre 2018, 23:06:01 PM
la democrazia moderna ,intesa come forma di uno stato è simile al concetto scientifico.
Una critica, in un sistema che accetta la falsificazione, , dove si riconosce che nulla è infallibile, permette l''esercizio di qualunque critica senza mutare:assorbe qualunque critica fino ad istituzionalizzarla,la sua forma sintattica, permette di assorbire i mutamenti semantici,cambiano partiti, visi, si fa scegliere nel voto.......per non cambiare mai.
E' un sistema elastico, basta cambiare gli attori.
Il sistema dittatoriale è anelastico perchè è o vero o è falso, non è mai "forse è vero", "forse è falso".
Esempio storico, i gruppi extraparlamentari nati dalla contestazione diventano poi partiti parlamentari per poi svanire, senza nulla mutare.

I veri mutamenti si fanno cambiando i dispositivi culturali che reggono le fondamenta ed è culturale prima che politico.
altro esempio che verrà d'attualità.
L'atttuale Governo italiano chiede all'Europa di poter uscire dal rapporto pil/debito pubblico e lo fa anche con argomentazioni "critiche" sul proprio sistema sovrano e sulla stessa politica europea.La risposta è ovviamente, almeno per me, no.
non ci sono argomentazioni serie per il no da parte dell'Europa che non è nemmeno giuridicamente al di sopra della sovranità dello Stato italiano.una dittatura italiana avrebbe risposto  o sì o no,La democrazia risponderà nì, perchè la falsificabilità interna al sistema permette la deresponsabilizzazione degli attori che come Pilato se ne laverà le mani lasciando al potere mediatico l'esercizio di rendere conforme la democrazia ,invocando i risparmi, la Borsa, il futuro.
Il dispositivo culturale è quindi un falso che finge di essere vero per il popolino.
ed è per questo che la democrazia è il sistema più confacente al capitalismo ,piuttosto che le dittature, essendo elastico sopporta e supporta i mutamenti strutturali economico-sociali.
Il mio quì non è un giudizio di valore morale o strettamente politico se sia giusto o meno la democrazia piuttosto che la dittatura, semplicemente una assorbe meglio la dialettica critica della storia, la dittatura ad esempio, no o molto meno.
Titolo: Re:Questione sulla critica.
Inserito da: epicurus il 18 Settembre 2018, 15:50:00 PM
Citazione di: Lou il 13 Settembre 2018, 18:37:45 PM
La questione appare banale eppure oggi ci ri-riflettevo: chi critica un sistema e gli strumenti che esso (pro)pone e mette a disposizione, pur stando al medesimo tempo dentro quel sistema e usufruendo di quegli stessi strumenti criticati, messi in discussione e denunciati come è da valutare?

Ciao Lou.

Prendiamo il caso che io sia contro ad una specifica legge italiana, la legge X. Io criticherei il sistema italiano, nello specifico la legge X, dal suo interno cioè utilizzando tutti gli strumenti messi a disposizione dal sistema italiano. Ecco, questo esempio rientrerebbe nell'ambito di pertinenza della domanda iniziale da te posta?


Ora, cambiando radicalmente esempio: supponiamo che io critichi un sistema filosofico dall'interno, cioè utilizzando gli strumenti del sistema stesso, di fatto argomentando per assurdo. Chiedo ancora: questo caso rientrerebbe nello scopo della tua domanda iniziale?
Titolo: Re:Questione sulla critica.
Inserito da: Lou il 19 Settembre 2018, 18:43:18 PM
Ciao epicurus.

Sull'esempio uno.
Anche.
Sull'esempio due.
Come sopra.

Ora però pongo io un esempio.
Mettiamo che io scriva un libro e ne dica di peste e di corna su, per esemplificare, una rete di vendita che si chiama, facciamo "Abbason" e quei pecoroni che ne fruiscono: sfrutta dipendenti, "espressione" del peggio regime economico globalista, multinazionalista mai visto in urbe et orbi, del peggio sistema economico capitalista che ci schiavizza e... zan zan... dove lo vendo il mio libro proprio? Toh  su quella rete di vendita. Tu come la vedi?
L'unico modo di diffusione (globale)? Per raggiungere i pecoroni che fruiscono di Abbason va bene, tutto a un tratto, quel sistema sfruttatore? Certo mi sacrifico e sacrifico i dipendenti sfruttati che per diffondere e propagandare la mia voce scritta ohibò - sono sfruttati. E io fruitrice, lato venditore, mi annovero io stessa a pecoronema (anche no?)
Un altro modo? Decidiamoci, la complessità va affrontata e pure il problema della coerenza tra quel che si dice e quel che si fa.
Titolo: Re:Questione sulla critica.
Inserito da: viator il 19 Settembre 2018, 22:18:03 PM
Salve. E' tutto basato sul principio della coerenza. La quale si distingue in coerenza individuale(o etica) e coerenza sociale (o logica).
Mio padre, a proposito dei preti, mi diceva che essi predicano implicitamente "fate quel che vi dico e non quello che faccio".
Profonda saggezza di una Chiesa !! La prima parte di tale esortazione riguarda la coerenza sociale del prete, la seconda la sua incoerenza personale, che devono restare rigorosamente separate.
Se qualcuno ti dicesse "non buttarti dalla finestra perché ti faresti male" e poi fosse lui a buttarsi.......tu che faresti ?
Ciò che egli ha detto è una verità incoerente con il suo comportamento, quindi tu faresti bene ad ascoltarlo senza imitarlo.

La tua scelta di pubblicare con Abbason non cambia una virgola circa la eventuale fondatezza della tua critica sui comportamenti di Abbason.
Titolo: Re:Questione sulla critica.
Inserito da: Lou il 19 Settembre 2018, 23:18:55 PM
Amen Viator, che sia tutto riassunto nel mirabolante detto "predicar bene e razzolare male" ?🤩
Il punto che pongo è che "pare" che per predicare bene occorra razzolar male.;)
Titolo: Re:Questione sulla critica.
Inserito da: Kobayashi il 20 Settembre 2018, 08:37:38 AM
Non mi convince per niente l'idea di predicare bene e razzolare male.
Sì forse ci saranno anche situazioni in cui convivere nel sistema significa poterne sfruttare il suo potenziale di diffusione per veicolare al meglio le idee critiche, ma la domanda che mi pongo è questa: chi è profondamente coinvolto in un'istituzione, coinvolto a livello di sostentamento, è realmente in grado di partorire pensieri veramente critici nei confronti di quella istituzione?
Dubito che Nietzsche se fosse rimasto all'università, o a Bayreuth, o avesse cercato di costruirsi un pubblico, sarebbe riuscito a elaborare un pensiero così radicalmente critico. Voglio dire, quelle idee non potevano che originarsi da una totale autonomia.
Finora in questi interventi si è discusso dell'efficacia della critica, se sia opportuno o meno rimanere all'interno del sistema etc., io mi chiedo invece quale sia la distanza necessaria a elaborare pensieri che siano veramente critici e non solo semplici sfumature (un po' più scure) già previste dai meccanismi di autosostentamento del sistema stesso.
Titolo: Re:Questione sulla critica.
Inserito da: epicurus il 20 Settembre 2018, 11:00:41 AM
Citazione di: Lou il 19 Settembre 2018, 18:43:18 PM
Ciao epicurus.

Sull'esempio uno.
Anche.
Sull'esempio due.
Come sopra.

Ora però pongo io un esempio.
Mettiamo che io scriva un libro e ne dica di peste e di corna su, per esemplificare, una rete di vendita che si chiama, facciamo "Abbason"  [...]

Dal tuo intervento posso allora dire che la domanda iniziale del topic è troppo generale, cioè comprende casi molto diversi e ogni di questi deve essere considerato nella sua specificità.

Riguardo il mio primo esempio, mi pare un comportamento normale e democratico. E riguardo al secondo esempio, anche qui non ci vedo nessun problema, la dimostrazione per assurdo è una tecnica di dimostrazione legittima.

Mentre, riguardo il tuo ultimo esempio, io direi che tale persona sarebbe un ipocrita. Non capisco però come, dal punto di vista filosofico, vuoi sviluppare la discussione.
Titolo: Re:Questione sulla critica.
Inserito da: Lou il 20 Settembre 2018, 18:09:16 PM
Da un punto di vista filosofico/etico, se non esiste una stretta coerenza tra quel che la critica afferma e l'azione pratica che ne consegue, cosa rimane del valore di quel che è affermato, senza un'azione che lo pratica?
Ci sono innumerevoli esempi di filosofi che ci han lasciato le penne o perseguirono un comportamento anche rischioso in linea alle posizioni che proponevano per non divenire incoerenti con le critiche che essi stessi mossero verso il sistema, disdegnando e non usufruendo di quegli strumenti che esso metteva a disposizione.
Titolo: Re:Questione sulla critica.
Inserito da: Lou il 20 Settembre 2018, 18:14:20 PM
Citazione di: Kobayashi il 20 Settembre 2018, 08:37:38 AM
Non mi convince per niente l'idea di predicare bene e razzolare male.
Sì forse ci saranno anche situazioni in cui convivere nel sistema significa poterne sfruttare il suo potenziale di diffusione per veicolare al meglio le idee critiche, ma la domanda che mi pongo è questa: chi è profondamente coinvolto in un'istituzione, coinvolto a livello di sostentamento, è realmente in grado di partorire pensieri veramente critici nei confronti di quella istituzione?
Dubito che Nietzsche se fosse rimasto all'università, o a Bayreuth, o avesse cercato di costruirsi un pubblico, sarebbe riuscito a elaborare un pensiero così radicalmente critico. Voglio dire, quelle idee non potevano che originarsi da una totale autonomia.
Finora in questi interventi si è discusso dell'efficacia della critica, se sia opportuno o meno rimanere all'interno del sistema etc., io mi chiedo invece quale sia la distanza necessaria a elaborare pensieri che siano veramente critici e non solo semplici sfumature (un po' più scure) già previste dai meccanismi di autosostentamento del sistema stesso.
No, appunto non convince, io mi chiedo, oltre ai pensieri, quali azioni devono seguire perchè una critica possa davvero dirsi tale.
Titolo: Re:Questione sulla critica.
Inserito da: viator il 20 Settembre 2018, 18:19:48 PM
Salve. Per Lou : Certo. Il razzolar male è necessario èer acquisire  l'abilità nel predicar meglio il suo opposto. Saluti.
Titolo: Re:Questione sulla critica.
Inserito da: green demetr il 20 Settembre 2018, 19:32:43 PM
Mi scuso per non aver letto i post intermedi. Avevo dimenticato di postare il mio.

cit Lou
"La questione appare banale eppure oggi ci ri-riflettevo: chi critica un sistema e gli strumenti che esso (pro)pone e mette a disposizione, pur stando al medesimo tempo dentro quel sistema e usufruendo di quegli stessi strumenti criticati, messi in discussione e denunciati come è da valutare?"

Brava Lou, le tue intuizioni sono sempre precise.

Probabilmente però non c'è il coraggio di tirarne le somme conseguenti, ossia che la valutazione di una critica sociale, deve controllare in maniera sistemica, e cioè dialettica, le proprie proposizioni, cioè proponimenti.

Se nemmeno Hegel, che questa dialettica l'ha perfezionata (a partire da quella Kantiana), è riuscito a sfuggire alla sua morsa (e cioè al contrapasso fantasmtatico di dominio), siamo messi male, anche se ho parecchi dubbi che fosse un sostenitore della stato assoluto, come molti autori dicono. (in quel caso, qualche meccanismo di difesa ha bloccato la dialettica, che di per sè è infinita?).

Bisogna riflettere sulle modalità in cui avviene! Di solito è tramite una MIMESI dei fini, che si risolve però nei diktat di non guardare oltre le mura costituite. Ma una rivoluzione infra-moenia non avverrà mai! perchè vi sono i guardiani.
Siano essi reali o totemici.

Per fini pratici, come anche Sgiombo spesso invita alla riflessione, possiamo fare l'esempio, tra necessita di scelta tra società mercantile e società ecologica (essendo l'uomo parte dell'ecologia). Scelta che mai nessuno fa.

All'interno dei modelli ideologici imperanti, però c'è prima da risolvere la questione del liberale, che usando lo stato come nemico, inficia qualsiasi possibilità di consenso reale. Vale a dire che non c'è nemmeno la possibilità reale di (non) fare le scelte.

Usare le argomentazioni liberali, costituisce la mimesi più visibile da parte dell'intellighenzia europea.

Usare le argomentazioni liberali significa però sancire la presupposta superiorità della dignità umana, del cristianesimo etc....

Ma tutto questo apparato che è anche leggibile nella carta dei diritti universali, serve in realtà a bloccare qualsiasi tentativo di vera rivoluzione, perchè si impedisce di guardare da altre parti.


Il sistema liberale, di presunte dignità, tutte puntualmente disattese, tutte sottomesse da un potere di sorveglianza asfissiante, è poi tanto diverso dal sistema antiliberale di uno stato religioso come quello iraniano?
Teheran ha 20 milioni di abitanti, che abitano civilmente, con una grande dedizione etica alla pulizia, alla cordialità, mi sembra quasi (quasi perchè per la mia sensibilità la questione della donna è inacettabile, e pure il potere degli imam, ma quale fa coppia cpon il potere dei sacerdoti nostri) un isola felice.  E Cioè per evitare inutili polemiche: uno stato ultragerarchico e chiuso, invivibile per un occidentale, è di fatto più futuribile di qualunque altro stato di matrice occidentale, che mi pare irrevocabilmente corrotto. (ripeto in quel "mi pare" c'è parte della mia fantasmatica: ad ognuno il compito di dissipare la propria).

Ma a parte dissidenti come Said, e altri che gravitano nelle orbite delle scritture della diaspora, quale intellettuale farebbe a meno del suo presunto saccente moralismo europeo??

Purtroppo solo in inglese, ma vedetevi i video dell'intellettuale Said, che vive tragicamente l'isolazionismo terrifico a cui l'intellighenzia europea lo ha costretto negli anni.

Certo non  capisco come uno come lui, si aspettasse di essere compreso, figuriamoci accettato! (umanamente penso che si illuse dei successi iniziali, che come sappiamo sono sempre frutto del marketing, non della sostanza).
I suoi piagnistei, per quanto insopportabili, valgono comunqe più di qualsiasi aberrazione alla Habermas, che vanno di modo, in questo tristi tempi.

E rendono "sensibile" la tua intuizione Lou, visibile, tangibile nelle parole e nella sua ricaduta accademica.
Titolo: Re:Questione sulla critica.
Inserito da: baylham il 21 Settembre 2018, 18:57:25 PM
La critica è una modalità di evoluzione del sistema di cui è parte.
La critica del mezzo di comunicazione del sistema è trasmessa inevitabilmente dallo stesso mezzo criticato.
Se la critica è esterna, allora il sistema è parte di un sistema superiore.
Titolo: Re:Questione sulla critica.
Inserito da: Lou il 21 Settembre 2018, 20:03:11 PM
In soldoni no sistema, no critica. Per dirla alla Clooney. Ma questa idea che la critica sia per forza di cose possibile se e solo se è inserita in un sistema o sistema sovrasistemico an so on da dove nasce? Perchè l'origine della critica deve soggiacere all'esistenza di un sistema e in forza di esso e non viceversa? O quantomeno una a-sistemacità ha cittadinanza tra gli spettri critici?
Titolo: Re:Questione sulla critica.
Inserito da: Kobayashi il 23 Settembre 2018, 08:40:16 AM
Secondo me una riflessione critica è efficace se:
Primo, è realmente critica, ovvero contiene effettivamente del pensiero anziché la riproduzione di contenuti culturali innocui veicolati dallo stesso sistema; ma qui si apre la questione di che cosa significa pensare; io seguo la tradizione secondo cui pensare è differente dal conoscere, quindi non riguarda la verità ma i significati, il senso; qui sta la distinzione tra una riflessione di tipo scientifica (interessata alla verità del fenomeno) e una riflessione filosofica.
Da questo punto di vista l'esercizio filosofico diventa la base imprescindibile da cui solo può prendere avvio il cambiamento (ma allora, all'interno della filosofia stessa diventa fondamentale la coscienza che ridurre l'approccio ad essa a semplice studio di tradizioni significa neutralizzarne il carattere sovversivo e fare il gioco del sistema).

Secondo, diventa efficace e quindi porta ad un reale cambiamento quando si fa azione politica.
È stato citato Carl Schmitt. Secondo Schmitt l'essenza della politica è determina dalla presenza della distinzione amico-nemico. Quindi il punto è: coloro che elaborano separatamente la critica sono capaci di riconoscersi in un raggruppamento e portare avanti la lotta fino alla realizzazione di mutamenti reali?
Osservando che fine fa la quasi totalità delle esperienze comunitarie (prendendo queste esperienze come un tentativo di critica potenzialmente efficace nei confronti del sistema politico-sociale-economico attuale) mi sembra di poter rispondere di no...
Titolo: Re:Questione sulla critica.
Inserito da: green demetr il 23 Settembre 2018, 14:21:29 PM
Citazione di: baylham il 21 Settembre 2018, 18:57:25 PM
La critica è una modalità di evoluzione del sistema di cui è parte.
La critica del mezzo di comunicazione del sistema è trasmessa inevitabilmente dallo stesso mezzo criticato.
Se la critica è esterna, allora il sistema è parte di un sistema superiore.

Non ho capito come desumi, che il sistema è superiore, superiore a cosa poi?

La critica come modalità di evoluzione, è vera solo se fa a meno delle modalità di trasmissione, o meglio di veicolazione del messaggio. Ossia ogni critica, fatta in maniera liberale, sotto l'etica liberale, è solo un ennesimo rafforzamento della liberalità, che frattanto riconoscendosi questo "merito" di camuffamento dei messaggi, ha reso l'intera sinistra europea del dopoguerra, un branco di arlecchini e pantaloni. Una pantomima, senza alcun pensiero, figuriamoci fondamento, e ormai sono alla deriva. Sono una esperienza finita.
Titolo: Re:Questione sulla critica.
Inserito da: green demetr il 23 Settembre 2018, 14:24:41 PM
Citazione di: Lou il 21 Settembre 2018, 20:03:11 PM
In soldoni no sistema, no critica. Per dirla alla Clooney. Ma questa idea che la critica sia per forza di cose possibile se e solo se è inserita in un sistema o sistema sovrasistemico an so on da dove nasce? Perchè l'origine della critica deve soggiacere all'esistenza di un sistema e in forza di esso e non viceversa? O quantomeno una a-sistemacità ha cittadinanza tra gli spettri critici?

Bravissima di nuovo Lou, le tue intuizioni sono sempre felici.

Il problema non è tanto essere dentro un sistema, quanto come dici tu, sapersi svincolare da esso, essere anti-sistemici: a mio parere dovrebbe voler dire, non essere anarchici, come molti confondono, ma esseri consapevoli delle veicolazioni del messaggio.
Solo allora si può fare una politica di testa e non di pancia.


Titolo: Re:Questione sulla critica.
Inserito da: green demetr il 23 Settembre 2018, 14:44:03 PM
Citazione di: Kobayashi il 23 Settembre 2018, 08:40:16 AM
Secondo me una riflessione critica è efficace se:
Primo, è realmente critica, ovvero contiene effettivamente del pensiero anziché la riproduzione di contenuti culturali innocui veicolati dallo stesso sistema; ma qui si apre la questione di che cosa significa pensare; io seguo la tradizione secondo cui pensare è differente dal conoscere, quindi non riguarda la verità ma i significati, il senso; qui sta la distinzione tra una riflessione di tipo scientifica (interessata alla verità del fenomeno) e una riflessione filosofica.
Da questo punto di vista l'esercizio filosofico diventa la base imprescindibile da cui solo può prendere avvio il cambiamento (ma allora, all'interno della filosofia stessa diventa fondamentale la coscienza che ridurre l'approccio ad essa a semplice studio di tradizioni significa neutralizzarne il carattere sovversivo e fare il gioco del sistema).

Secondo, diventa efficace e quindi porta ad un reale cambiamento quando si fa azione politica.
È stato citato Carl Schmitt. Secondo Schmitt l'essenza della politica è determina dalla presenza della distinzione amico-nemico. Quindi il punto è: coloro che elaborano separatamente la critica sono capaci di riconoscersi in un raggruppamento e portare avanti la lotta fino alla realizzazione di mutamenti reali?
Osservando che fine fa la quasi totalità delle esperienze comunitarie (prendendo queste esperienze come un tentativo di critica potenzialmente efficace nei confronti del sistema politico-sociale-economico attuale) mi sembra di poter rispondere di no...

Il punto del comunitarismo Kobayashi, è che non Pensa filosoficamente.

E' inutile proporre un sistema contro un altro, pensando che basti la mera proposta per differenziarsi, quando esiste una infoSfera, per dirla con Sloterdijk, che oggi domina il globo.
A me basta e avanza sapere che alcune usanze giapponesi sono state lasciate, per evitare che l'opinione pubblica, come al solito funtore disgregativo di se stesso, fosse troppo lontana portata dal bombardamento mediatico americano.

La contro-risposta russa, è debole, nessuno sa il russo. Forse bisogna attendere quella cinese, che invece è studiata da tutto il globo est. A partire dal Giappone fino alla Thailandia.

Lo stesso Schmitt, parlava di dominio dei mari, controllo delle rotte, e profetizzava l'avvento del controllo dell'etere. Profezia facile visto che fu proprio il nazismo a usarlo per primo.

La sua proposta però, ossia il regno della terra, non può che portare al populismo contemporaneo, figlio di una politica di destra. (giustamente di destra, al contrario delle sciocchezze della sinistra).

Ovviamente non funzionerà, poichè non si rendono conto delle veicolazioni, in primis quelle dell'assetto liberale, che come noto si basano sui reprimenda, e giammai sull'idea di progresso.

Una politica del futuro deve urgentemente (come per me, se mi rimanesse un pò di voglia di studio) rileggere Schmitt, che queste cose le aveva capite...e se a detta del filosofo politico Gallo/i, egli è il più grande e ultimo maestro della politica, io mi fido assolutamente.

Ora e qui sta il punto, quale politica fa meno del liberalismo? Liberalismo che è strettamente a contatto con il concetto di democrazia. Siamo in una galassia misconosciuta di Segni, che incide di fatto sulla testa della stragrande maggioranza delle persone, incluse filosofi e appassionati di filosofia come in questo forum.


Prima di arrivare a parlare di comunitarismo, si devono aprire gli spazi, di azione sociale.
Dunque come ne abbiamo già parlato tante volte, sì ogni comunitarismo è destinato al fallimento, ma non necessariamente! semplicemente prima c'è da abbattere il muro politico prima di vedere la collina leopardesca dell'infinito. (dove la vera discussione filosofica e teologica possa avvenire).