Ho passato molti anni alla ricerca di una teoria "convincente" sulla natura dell'universo e sul senso della vita tentando di conciliare le speranze religiose, con le certezze scientifiche perché non potevo contare sulla Fede ne accettare le limitazioni imposte dalla Fisica: non potevo prescindere dalla logica, ma non riuscivo nemmeno a credere che che la mia vita terminasse nell'oblio.
Ergo, ho continuato a meditare sull'argomento e ad interessarmi a qualunque nuovo spunto di pensiero fino a quando, ho accumulato abbastanza informazioni da riuscire ad unire i puntini e vedere il disegno complessivo: Noi tutti stiamo vivendo in un'ambiente di realtà virtuale!
Nel mio breve saggio, scritto dal punto di vista di un individuo che in qualche modo è riuscito ad entrare in contatto con il suo alter ego reale recuperando la conoscenza, racconto come l'umanità sia giunta a vivere in questo universo virtuale. Nel testo, cerco di proporre argomentazioni che ovviamente non costituiscono una prova incontrovertibile, ma che messe tutte insieme, spero possano almeno insinuare il dubbio.
Sarò lieto di ricevere obbiezioni e confutazioni perché, al momento, io non riesco a trovare una visione più realistica di quella che ho esposto: in effetti, anche se mi dimostrerete che sto sbagliando, in quanto esperto informatico, sono convinto che l'umanità andrà in quella direzione!
Nota:
Inizialmente, dopo la presentazione di
Jean, mi ero inserito in un'altra topic:
Quante sono le probabilità che esistano altre forme di vita intelligenti?Per evitare di portare quella topic fuori tema, ho deciso di aprire questa.
Di seguito riporterò le risposte che avevo dato agli interventi di
paul11 e di
acquario69.
Buona lettura!
(https://a.wattpad.com/cover/74000705-208-k201641.jpg)
Potete leggerlo liberamente su Wattpad a questo indirizzo:
https://www.wattpad.com/story/74000705-mente-irrealeSpero che accetterete il piccolo fastidio della registrazione, ma potete usare quella di facebook se ne avete una.
Per me il vantaggio è che posso sapere quante volte è stato letto il saggio, e i lettori possono commentare e votare.
La storia è il corso d'opera e la modifico in base a nuove idee e ai commenti dei lettori.
Se, siete assolutamente refrattari alle nuove registrazioni potete leggere il pdf qui:
http://www.easytarg.com/Documents/Tutorials/MenteIrreale.pdfCiao a Tutti!
Andrea
CitazioneCitazione da paul11 - 30 Giugno 2016, 10:55:29 am
ho letto fino a pag. 14, un paio di considerazioni:
1) se la tua tesi è che l'uomo problematizza per su anatura, la ritengo vera.
C'è gente a cui vengono incontro i problemi e deve gestirseli.
C'è gente che ha problemi e cerca di farseli gestire
C'è gente che non ha problemi e li crea agli altri
2) la virtualità
si scontra con la realtà, con la struttura giuridica ad esempio nel telelavoro, con i furti telematici di identità, ecc.
Non solo la struttura legislativa e giuridica non è al passo con i tempi, ma temo che difficilmente possa esistere una sicurezza telematica, persino con l'home banking, ecc. La virtualità non potrà sussistere da sola.E' ad esempio quando manca l'elettricità, ma assolutamente un'operazione chiurugica deve proseguire con gruppi autogeni d ienergia, ovvero deve sempre esserci un'alternativa reale alla virtualità.
poi proseguirò a leggere............
1) La mia tesi è che nel tentativo di eliminare ogni difficoltà, l'umanità andrà verso un esistenza virtualizzata, poi si renderà conto di aver bisogno delle difficoltà e farà in modo di ricrearle nel mondo virtuale.
2) Io ritengo che noi tutti stiamo già vivendo in un universo virtuale e che globalmente stiamo ripercorrendo la stessa evoluzione verificatasi in un'epoca precedente.
Comunque proseguendo nella lettura dovresti avere maggiori chiarimenti.
CitazioneCitazione da aquario69 - 1 Luglio 2016, 07:04:39
ho letto tutto il tuo libro.
ci avrei trovato delle cose davvero molto interessanti.
personalmente non credo ad una "realtà virtuale" (tecnologico-digitale ecc..) come forse la intendi tu,quello che pero condivido e che forse coincide con il tuo stesso punto di vista e' l'illusione che possiamo avere del reale (che io pero lo intendo come nel mito della caverna di Platone)
leggendo non ho potuto fare a meno di ricordarmi tre film,che a me sono piaciuti moltissimo e che infatti non ho dimenticato;
innanzitutto Matrix,ma ancora di più Nirvana e Strange days..
se non li hai visti te li consiglio perché sicuramente ci puoi ritrovare (ma anche trovare altre nuove considerazioni) molto di quello che hai già scritto
http://www.mymovies.it/film/1997/nirvana/
http://www.mymovies.it/dizionario/recensione.asp?id=24185
..ma anche un bellissimo racconto di Dino Buzzati,dal titolo strani amici
non voglio aggiungere altro su questo racconto ma credo che se lo leggerai,avrai modo di collegare molte cose...
il racconto (purtroppo solo in parte) qui sotto:
Il racconto di Buzzati si apre con il protagonista, Stefano Martella, direttore di una società di assicurazioni, che si ritrova, dopo la morte in una bellissima città. È tutto così ordinato, pulito, bello, che pensa subito di essere arrivato direttamente in Paradiso.
.....guardava la gente per le vie, uomini e donne di ogni età e di varia condizione sociale, tutti però ben vestiti e di aspetto florido. Avevano tutti una espressione favorevole; c'era tuttavia sui volti una specie di fissità, quasi di segreta noia.
"Per forza.......non possono mica continuare a sorridere di felicità per tutto il santo giorno"
Mentre passeggia si affianca una persona che si offre di accompagnarlo in giro per la città. Ad un angolo si ferma una macchina bella, bellissima, con dentro un autista in livrea che aspetta. "È la sua" le dice il suo accompagnatore, Francesco, che gli stava vicino. Giunsero ad un palazzo bellissimo e presto Stefano Martella scopre che era la sua nuova abitazione. "C'era tutto: saloni, studio, biblioteca, sala da biliardo, giardino, naturalmente, con campi da tennis, piscina, laghetto con pesci. E dappertutto servitori che aspettavano ordini." Dopo aver visitato non tutta, sarebbe stato impossibile, ma una parte della casa, Francesco, il suo accompagnatore, gli propone di andare al circolo. Il Martella vi avrebbe trovato un gruppo di amici cari. Intanto, mentre uscivano, l'ex direttore di assicurazioni volle cavarsi una curiosità, con accento furbesco sussurrò alla sua guida: "E donne? Ce ne sono di graziose donnette?" "Che domande - fece l'altro - vuole che manchino proprio qui?"
Il circolo era fantastico, sembrava una residenza degna di un monarca, amici simpatici e tanto divertimento. Allora il Martella fece un'altra domanda, fondamentale: "e malattie? Neanche un raffreddore?" "Tranquillizzati - gli risposte un amico - inutile aspettarsi malattie, tanto non verranno. Non c'è dolore e quindi niente ospedali, manicomi, sanatori. E poi qui nessuno ha paura, di cosa dovremmo aver paura?"
"Neanche quando si fanno dei brutti sogni, degli incubi?! Disse il Martella. "E perché dovresti avere degli incubi? Gli rispose un altro. Non credo neppure che si sogni, qui da noi.".
Ad un certo punto il Martella, non sapendo più cosa chiedere dice: "ma desideri, desideri ne avrete, dico."
"Desideri di che, se abbiamo tutto. Che cosa resta da desiderare. Che cosa ci manca?
Né desideri, né amore, né rimpianti, , né odi, né guerre, tutto assolutamente tranquillo."
A questo punto un altro amico si alza e dice: "Cavatelo dalla mente. Qui siamo tutti felici, intesi? Niente ti costerà fatica, non sarai mai stanco, non avrai sete, mai ti farà male il cuore alla vista di una donna, mai dovrai aspettare la luce dell'alba rivoltandoti sul letto, come una liberazione."
"Ha un bel passare il tempo, oggi è uguale a ieri, domani uguale a oggi, niente di male ci potrà mai succedere."
Nel luogo dove si trova il Martella, non manca nulla, il problema è proprio questo, non c'è nulla da desiderare. E allora uno degli amici del circolo perdendo il controllo gli dice:
"sei venuto qui a marcire, non hai ancora capito? A migliaia ne arrivano come te, ogni giorno lo sai? E trovano la loro automobile, il castello, i teatri, le donnine, gli spassi... e non hanno malattie, né amore, né ansie, né paure, né rimorsi, né desideri, né niente... Ma non l'hai ancora capito che noi siamo all'inferno?
tratte dal racconto di Dino Buzzati "Nuovi strani amici". Presente nel libro Paura alla scala. Oscar Mondadori, 1984.
nota personale a margine
secondo me l'autore del racconto ha voluto - anche - lanciare un monito per dire di stare attenti nel voler creare o ricreare una realtà ARTIFICIALE/VIRTUALE...perché da tali intenzioni (pseudo-paradisiache) si finisce direttamente all'inferno....oggi dovremmo rendercene più conto di quanto lui a mio avviso aveva già compreso
Grazie per aver dedicato un po' del tuo tempo alla lettura del mio saggio.
Ho visto I film che hai citato e ovviamente ne sono stato influenzato (ho anche citato Matrix nel capitolo "Cronologia").
Non conoscevo il racconto di Buzzati, ma ne condivido il tema, e credo sia stato affrontato in varie forme anche da altri autori.
La mia teoria è scaturita dal tentativo di dare un senso alla mia esistenza perché le risposte fornite dai "
professionisti dello spirito e della scienza" non mi convincevano.
Nella cultura di tutte le popolazioni si trovano delle schegge di conoscenza dalle origini incerte e unendo queste informazioni con la mia osservazione del mondo in cui vivo, sono giunto alla conclusione che esiste una spiegazione per ogni cosa che non ha ancora trovato una spiegazione o appare "
fuori posto":
"Stiamo vivendo una di innumerevoli vite virtuali".
Nel mio saggio ho cercato di portare abbastanza elementi per consentire al lettore di considerare la teoria almeno come "possibile" e di provare a guardarsi intorno cercando di individuarne gli indizi.
Ultima considerazione: se provate a guardare la direzione in cui sta andando la tecnologia informatica, anche se non volete ammetter di essere già "esseri virtuali", dovrete ammettere che stiamo andando verso una vita sempre più virtualizzata...
Citazione di: Andrea Molino il 01 Luglio 2016, 09:52:28 AMHo passato molti anni alla ricerca di una teoria "convincente" sulla natura dell'universo e sul senso della vita tentando di conciliare le speranze religiose, con le certezze scientifiche perché non potevo contare sulla Fede ne accettare le limitazioni imposte dalla Fisica: non potevo prescindere dalla logica, ma non riuscivo nemmeno a credere che che la mia vita terminasse nell'oblio.
A mio avviso sei partito con il piede sbagliato, perchè voler conciliare le speranze religiose con le certezze scientifiche è già affermare una teoria e quindi tutto il discorso è viziato dal pregiudizio di dover dimostrare tale teoria; inoltre le religioni non offrono solo "speranze" ma innanzitutto una dottrina sulla natura dell'universo che bisognerebbe conoscere, comprendere e magari confutare, se del caso, e la scienza non può avere alcuna certezza ma solo formulare ipotesi. Chi vuole veramente effettuare una ricerca seria sulla natura dell'universo dovrebbe liberarsi (come tentò ad esempio di fare Cartesio partendo dal "cogito ergo sum") di ogni pregiudizio di ordine conoscitivo e partire letteralmente da "zero", altrimenti qualsiasi discorso sarà sempre viziato dai suoi schemi culturali e non potrà avere alcuna validità "erga omnes".
Citazione di: Andrea Molino il 01 Luglio 2016, 09:52:28 AM
Ergo, ho continuato a meditare sull'argomento e ad interessarmi a qualunque nuovo spunto di pensiero fino a quando, ho accumulato abbastanza informazioni da riuscire ad unire i puntini e vedere il disegno complessivo: Noi tutti stiamo vivendo in un'ambiente di realtà virtuale! Nel mio breve saggio, scritto dal punto di vista di un individuo che in qualche modo è riuscito ad entrare in contatto con il suo alter ego reale recuperando la conoscenza, racconto come l'umanità sia giunta a vivere in questo universo virtuale.
Ad un certo punto della storia dell'occidente i pensatori che ambivano a cogliere la natura dell'universo hanno ribaltato le carte in tavola e sono passati dall'utilizzo del metodo deduttivo a quello induttivo, che come spiegava Aristotele non potrà mai portare ad alcuna verità certa: non so quanti "puntini" abbia messo insieme tu, ma il tuo esempio mi fa pensare ad un puzzle di qualche miliardo di pezzi e ad un giocatore che da una decina di quelli o poco più pretenda di ricostruire il disegno complessivo. Prova a pensare di quanti "puntini" (informazioni) è composto l'universo, e poi valuta se quelli in tuo possesso ti consentono una ricostruzione credibile o verosimile. Inoltre non bisogna dimenticare che l'universo "diviene" sempre, si trasforma continuamente senza posa, per cui il "puntino" che oggi valuti in un modo domani potrebbe già avere un aspetto diverso.
Bisogna poi tenere presente che l'universo non si riduce alla specie umana terrestre, e meno che mai alla sua versione civilizzata, occidentalizzata e tecnologizzata. Bisognerebbe prima avere un'idea della natura dell'universo nel suo complesso e poi eventualmente collocare la specie umana, e quella moderna in particolare, all'interno di quella e in particolare all'interno della visione complessiva del nostro pianeta.
Citazione di: Andrea Molino il 01 Luglio 2016, 10:44:24 AM
Ultima considerazione: se provate a guardare la direzione in cui sta andando la tecnologia informatica, anche se non volete ammetter di essere già "esseri virtuali", dovrete ammettere che stiamo andando verso una vita sempre più virtualizzata...
questo dovrebbe essere infatti assodato e per quanto mi riguarda lo già affermato già da un pezzo...in uno dei miei ultimi post troverai anche dei link che in qualche modo approfondiscono questa tua stessa considerazione,magari non in maniera specifica ma la sostanza arriva anche a questo punto.non so quanti anni hai,presumo qualcuno in meno dei miei e può darsi percio che tu nel virtuale ci sei già nato e penso che per te sia pure più difficile poter fare dei paragoni,di cosa significa aver vissuto (e magari non solo per sentito dire ) prima dell'avvento del virtuale...certo questo richiederebbe forse più spiegazioni,ma al momento sorvolopuò questa sembrare del resto una considerazione fuori luogo e un po superficiale ma secondo me non lo e' ed e' importante tenerlo presente..infatti bisogna appunto ammetterlo o sarebbe meglio riconoscerlo (come tu riesci a fare - ed e' già tanto,visto che per molti e' ormai considerato "normale"..compresi quelli più adulti che si sono lasciati assorbire totalmente,come in uno strano oblio..un po quando Buzzati nel racconto descrive gli sguardi atoni degli "abitanti dell'inferno")quindi non solo la nostra vita e' evidentemente virtualizzata..ma noi stessi stiano diventando virtuali perché la nostra visione si e' rimpicciolita,sta diventando puntiforme,con chiare tendenze solipsistiche.quindi a me sembra che non stiamo vivendo una delle tante vite in un universo virtuale ma esattamente al contrario stiamo "vivendo" una vita virtuale,chiusa in se stessa al suo interno,in un universo (naturale - "aperto") e che ovviamente non siamo più in grado di "avvertire"
Citazione di: donquixote il 01 Luglio 2016, 12:45:15 PM1)
A mio avviso sei partito con il piede sbagliato, perchè voler conciliare le speranze religiose con le certezze scientifiche è già affermare una teoria e quindi tutto il discorso è viziato dal pregiudizio di dover dimostrare tale teoria; inoltre le religioni non offrono solo "speranze" ma innanzitutto una dottrina sulla natura dell'universo che bisognerebbe conoscere, comprendere e magari confutare, se del caso, e la scienza non può avere alcuna certezza ma solo formulare ipotesi. Chi vuole veramente effettuare una ricerca seria sulla natura dell'universo dovrebbe liberarsi (come tentò ad esempio di fare Cartesio partendo dal "cogito ergo sum") di ogni pregiudizio di ordine conoscitivo e partire letteralmente da "zero", altrimenti qualsiasi discorso sarà sempre viziato dai suoi schemi culturali e non potrà avere alcuna validità "erga omnes".
2)
Ad un certo punto della storia dell'occidente i pensatori che ambivano a cogliere la natura dell'universo hanno ribaltato le carte in tavola e sono passati dall'utilizzo del metodo deduttivo a quello induttivo, che come spiegava Aristotele non potrà mai portare ad alcuna verità certa: non so quanti "puntini" abbia messo insieme tu, ma il tuo esempio mi fa pensare ad un puzzle di qualche miliardo di pezzi e ad un giocatore che da una decina di quelli o poco più pretenda di ricostruire il disegno complessivo. Prova a pensare di quanti "puntini" (informazioni) è composto l'universo, e poi valuta se quelli in tuo possesso ti consentono una ricostruzione credibile o verosimile. Inoltre non bisogna dimenticare che l'universo "diviene" sempre, si trasforma continuamente senza posa, per cui il "puntino" che oggi valuti in un modo domani potrebbe già avere un aspetto diverso.
Bisogna poi tenere presente che l'universo non si riduce alla specie umana terrestre, e meno che mai alla sua versione civilizzata, occidentalizzata e tecnologizzata. Bisognerebbe prima avere un'idea della natura dell'universo nel suo complesso e poi eventualmente collocare la specie umana, e quella moderna in particolare, all'interno di quella e in particolare all'interno della visione complessiva del nostro pianeta.
1)
Visto che la nostra vita è fortemente condizionata sia dalla religione che dalla scienza, mi sembra ovvio fare i conti con entrambe le cose e proponendo una visione che contrasta (o supera) entrambe, mi sembra necessario cercare di proporla in modo minimamente "credibile", altrimenti sarebbe solo fantascienza.
Ho avuto un'educazione religiosa completa e sono sempre stato appassionato di scienza, quindi nel mio piccolo, un po' le conosco.
Per concepire la mia teoria, ritengo di essermi liberato piuttosto a fondo dei pregiudizi (ricordo che sostengo di essere in un universo virtuale), ma non voglio prescindere da ciò che conosco e sperimento.
2)
Per concepire una teoria, non è necessario conoscere tutte le informazioni: Newton non ha fatto cadere tutte le mele del mondo per formulare la sua teoria sulla gravità, ma ha colto lo schema generale partendo da alcune osservazioni. Io ho individuato il mio schema mettendo insieme osservazioni provenienti dagli ambiti più disparati, dalle religioni, alle scienze, alla storia, all'informatica ecc.
In ogni caso, si tratta di una teoria tutta da dimostrare o confutare che ho cercato di giustificare e che desidero condividere per capire se risulta interessante ad altri oltre me
.Sono lieto di discutere qualunque elemento che venga portato a confutazione, ma le tue obiezioni, per ora, non sono volte a confutare la mia teoria, ma la mia capacità di proporre una teoria valida.
Citazione di: acquario69 il 01 Luglio 2016, 13:53:41 PM
Citazione di: Andrea Molino il 01 Luglio 2016, 10:44:24 AM
Ultima considerazione: se provate a guardare la direzione in cui sta andando la tecnologia informatica, anche se non volete ammetter di essere già "esseri virtuali", dovrete ammettere che stiamo andando verso una vita sempre più virtualizzata...
questo dovrebbe essere infatti assodato e per quanto mi riguarda lo già affermato già da un pezzo...in uno dei miei ultimi post troverai anche dei link che in qualche modo approfondiscono questa tua stessa considerazione,magari non in maniera specifica ma la sostanza arriva anche a questo punto.
non so quanti anni hai,presumo qualcuno in meno dei miei e può darsi percio che tu nel virtuale ci sei già nato e penso che per te sia pure più difficile poter fare dei paragoni,di cosa significa aver vissuto (e magari non solo per sentito dire ) prima dell'avvento del virtuale...certo questo richiederebbe forse più spiegazioni,ma al momento sorvolo
può questa sembrare del resto una considerazione fuori luogo e un po superficiale ma secondo me non lo e' ed e' importante tenerlo presente..infatti bisogna appunto ammetterlo o sarebbe meglio riconoscerlo (come tu riesci a fare - ed e' già tanto,visto che per molti e' ormai considerato "normale"..compresi quelli più adulti che si sono lasciati assorbire totalmente,come in uno strano oblio..un po quando Buzzati nel racconto descrive gli sguardi atoni degli "abitanti dell'inferno")
quindi non solo la nostra vita e' evidentemente virtualizzata..ma noi stessi stiano diventando virtuali perché la nostra visione si e' rimpicciolita,sta diventando puntiforme,con chiare tendenze solipsistiche.
quindi a me sembra che non stiamo vivendo una delle tante vite in un universo virtuale ma esattamente al contrario stiamo "vivendo" una vita virtuale,chiusa in se stessa al suo interno,in un universo (naturale - "aperto") e che ovviamente non siamo più in grado di "avvertire"
Se il 69 del tuo nickname indica l'anno di nascita, non siamo così distanti: il mio è il 71.
Sono cresciuto in campagna e mio padre era del 1919, quindi non solo so cosa significhi vivere in modo "analogico", ma ho avuto la fortuna di ascoltare i racconti di genitori, zii e nonni di un'epoca che nelle zone rurali piemontesi, non era molto dissimile al medioevo...
In generale mi sembra che siamo sulla stessa lunghezza d'onda...
Essendo un informatico, vedo un certo tipo di evoluzione come naturale e forse inevitabile, anche se abbastanza triste.
Forse se le azioni degli umani non fossero costantemente guidate dalla paura, ci si potrebbe evolvere in un'altra direzione...
Comunque mi rendo conto che l'argomento del mio saggio sia abbastanza estremo quindi, solo per evitare equivoci, ribadisco che la sintesi della teoria è la seguente:
L'Umanità, a un certo punto della sua evoluzione, ha iniziato a vivere in un ambiente di realtà virtuale per il 100% del suo tempo,
La possibilità di vivere in eterno e l'assenza totale di difficoltà, hanno eliminato "il senso della vita".
L'Umanità ha quindi sviluppato un sistema che consente agli individui di vivere qualcosa di simile alla vita "fisica" originale, seppure in un universo virtuale.
Al termine di una vita pseudo-fisica, è possibile iniziarne un'altra.
In questo periodo storico, noi nelle nostre vite pseudo-fisiche iniziano a percorrere la fase finale che porta alle virtualizzazione e il cerchio si chiude.
Citazione di: Andrea Molino il 01 Luglio 2016, 10:44:24 AM
CitazioneNel mio saggio ho cercato di portare abbastanza elementi per consentire al lettore di considerare la teoria almeno come "possibile" e di provare a guardarsi intorno cercando di individuarne gli indizi.(Andrea Molino)
CitazioneRispondo:
In una realtà virtuale "ben fatta" (forse in Matrix, che non ho mai visto; certamente nei casi, fra loro equivalenti, del "cervello nella vasca" di Putman e del "demone maligno" di Cartesio, malgrado quest' ultimo si illuda, a mio avviso falsamente, di poterlo fare) non é possibile rendersi conto del' inganno, non esiste alcun indizio che consenta di svelarlo (potrebbero farlo, se lo volessero, soltanto lo scienziato pazzo di Putnam o il demone maligno di Cartesio rispettivamente).
Ultima considerazione: se provate a guardare la direzione in cui sta andando la tecnologia informatica, anche se non volete ammetter di essere già "esseri virtuali", dovrete ammettere che stiamo andando verso una vita sempre più virtualizzata...(Andrea Molino)
CitazioneRispondo:
Non può esistere "realtà (cosiddetta) virtuale" senza un "supporto materiale" (per quanto "minimo").
Mangiando "pane" (e magari ottimo e abbondante salame) virtuale" non si campa!
E infatti sono in corso sanguinosissime (e "materialissime") guerre per terre coltivabili, per petrolio o per altri minerali non energetici, per acqua, ecc. (tutte cosa per niente virtuali; tutte risorse materiali tendenzialmente sempre più scarse[/glow]), mentre non ce ne saranno mai per "beni virtuali", che sono facilissimamente riproducibili "a costo quasi zero", "clonabili", "craccabili" o, come si diceva una volta, "piratabili" nel negozietto di computer sotto casa).
Citazione di: Andrea Molino il 01 Luglio 2016, 15:41:10 PM
Se il 69 del tuo nickname indica l'anno di nascita, non siamo così distanti: il mio è il 71.
Sono cresciuto in campagna e mio padre era del 1919, quindi non solo so cosa significhi vivere in modo "analogico", ma ho avuto la fortuna di ascoltare i racconti di genitori, zii e nonni di un'epoca che nelle zone rurali piemontesi, non era molto dissimile al medioevo...
In generale mi sembra che siamo sulla stessa lunghezza d'onda...
Essendo un informatico, vedo un certo tipo di evoluzione come naturale e forse inevitabile, anche se abbastanza triste.
Forse se le azioni degli umani non fossero costantemente guidate dalla paura, ci si potrebbe evolvere in un'altra direzione...
Comunque mi rendo conto che l'argomento del mio saggio sia abbastanza estremo quindi, solo per evitare equivoci, ribadisco che la sintesi della teoria è la seguente:
L'Umanità, a un certo punto della sua evoluzione, ha iniziato a vivere in un ambiente di realtà virtuale per il 100% del suo tempo,
La possibilità di vivere in eterno e l'assenza totale di difficoltà, hanno eliminato "il senso della vita".
L'Umanità ha quindi sviluppato un sistema che consente agli individui di vivere qualcosa di simile alla vita "fisica" originale, seppure in un universo virtuale.
Al termine di una vita pseudo-fisica, è possibile iniziarne un'altra.
In questo periodo storico, noi nelle nostre vite pseudo-fisiche iniziano a percorrere la fase finale che porta alle virtualizzazione e il cerchio si chiude.
non solo l'eta non e' affatto distante,persino le esperienze di tipo familiare che hai descritto sono molto simili alle mieora mi sembrano più chiare anche le tue intenzioni,non solo per provare a trovare delle risposte ma anche per cercare di inquadrare una possibile ipotesi di evoluzione umana,in chiave un po fantascientifica ma che parte pero da valutazioni concrete e realistiche di cio che vediamo si va trasformando in maniera appunto sempre più evidente...la virtualizzazione che arriva a coinvolgere non solo la vita al nostro esterno ma sopratutto dentro di noi...e se non sbaglio dovrebbe essere pressoché simile a quella che avrei fatto anch'io all'ultimo...solo che io mi fermo li mentre tu prosegui e in qualche modo arriveresti a chiudere il cerchio.per me il senso della vita viene perso nel momento in cui ci si separa dalla natura,intesa come conoscenza universale,e che secondo me equivale ad una chiusura...forse il virtuale in questo senso può essere stato ed e',sia il suo inevitabile sbocco,sia il voler ricreare come conseguenza successiva,quel "paradiso perduto" ma appunto per via artificiale,(confondendo così le cose,se non proprio invertendole) e rimango infatti dell'idea che un paradiso artificiale dev'essere il peggior inferno,come sottinteso dal racconto di Buzzaticosa intendi esattamente quando dici;Forse se le azioni degli umani non fossero costantemente guidate dalla paura, ci si potrebbe evolvere in un'altra direzione...
A me ha ricordato anche "Il mondo dei replicanti" (goffa traduzione di "Surrogates") in cui, vado a memoria, in un futuro distopico il virtuale si è ormai affermato come interfaccia fra l'uomo e la realtà, al punto che l'umanità dispone del replicante come periferica-definitiva/controfigura per vivere una vita spazialmente differita (sono a casa, mando in giro il mio replicante e, essendo in "simbiosi virtuale" con lui, vivo le "sue" percezioni che innescano anche "mie" emozioni, e la mia vita è quindi surrogata ed iperestesa oltre il sentire locale del mio corpo...).Citazione di: Andrea Molino il 01 Luglio 2016, 15:41:10 PMLa possibilità di vivere in eterno e l'assenza totale di difficoltà, hanno eliminato "il senso della vita"
Questa "ipotesi di partenza" mi pare una legittima utopia (concordo con Sgiombo che deve avermi letto nel pensiero!): anche nelle tecnologie più avanzate credo sia inevitabile qualche imprevisto, qualche bug o glitch o inceppo, qualcosa che richiami l'imperfezione e la poliedricità che da sempre caratterizza la dimensione umana. Non sempre esiste il farmaco perfetto: alcuni virus, da bravi esseri viventi, si adattano ed altri ne nascono; poi, socialmente, è molto fantasioso supporre un futuro in cui non ci siano guerre, rivolte o tensioni sociali... insomma, l'"assenza totale di difficoltà" (cit.) per quanto sia un ideale non spiacevole, richiederebbe un'umanità ed un contesto globale che possono essere probabilmente solo fantasticati (non a caso hai parlato correttamente di "teoria fantascientifica"...). Dunque non credo che, per ora, ci siano le basi per "chiudere il cerchio"...Inoltre, anche restando dentro la prospettiva proposta, non è facile intuire come penserebbe un uomo medio in una situazione così differente della nostra: la questione del senso della vita (ammettendo che abbia un senso porla...) potrebbe avere una dimensione tanto diversa da quella attuale, tanto quanto sarebbe differente il mondo in cui si vivrebbe...
P.s. Non ho letto tutto il saggio, ma tutta la realtà virtuale in cui saremmo calati, non ha affatto bisogno di "manutenzione" nel mondo reale? Se ne occupa quel 5% che vive nel "mondo vero" (il che solleverebbe alcune domande oltre che, appunto, la famigerata fallibilità umana anti-perfezione noiosa), oppure è gestita da forme di intelligenza artificiale (e qui Matrix è dietro l'angolo...)?
Citazione di: sgiombo il 01 Luglio 2016, 17:01:55 PM
Citazione di: Andrea Molino il 01 Luglio 2016, 10:44:24 AM
Citazione
CitazioneRispondo:
In una realtà virtuale "ben fatta" (forse in Matrix, che non ho mai visto; certamente nei casi, fra loro equivalenti, del "cervello nella vasca" di Putman e del "demone maligno" di Cartesio, malgrado quest' ultimo si illuda, a mio avviso falsamente, di poterlo fare) non é possibile rendersi conto del' inganno, non esiste alcun indizio che consenta di svelarlo (potrebbero farlo, se lo volessero, soltanto lo scienziato pazzo di Putnam o il demone maligno di Cartesio rispettivamente).
Citazione
Non può esistere "realtà (cosiddetta) virtuale" senza un "supporto materiale" (per quanto "minimo").
Mangiando "pane" (e magari ottimo e abbondante salame) virtuale" non si campa!
E infatti sono in corso sanguinosissime (e "materialissime") guerre per terre coltivabili, per petrolio o per altri minerali non energetici, per acqua, ecc. (tutte cosa per niente virtuali; tutte risorse materiali tendenzialmente sempre più scarse[/glow]), mentre non ce ne saranno mai per "beni virtuali", che sono facilissimamente riproducibili "a costo quasi zero", "clonabili", "craccabili" o, come si diceva una volta, "piratabili" nel negozietto di computer sotto casa).
Non so se hai già letto il testo del mio saggio, ma in caso contrario diventa difficile capirsi...
Supponendo che tu l'abbia fatto, puntualizzo che g
li indizi a cui mi riferisco, sono le tracce lasciate durante vite precedenti nel tessuto culturale dei vari popoli, nelle varie religioni, nella mitologia, ma anche nella fisica delle particelle o ai confini dello spazio/tempo conosciuto...Se hai letto il saggio, saprai che il supporto vitale viene fornito da macchine automatiche in un primo tempo, poi grazie all'ibridazione uomo-macchina diventa superfluo. In ogni caso tale supporto è necessario all'umanità fisica originale che vive in una realtà che per noi è "al di là" dell'aldilà...Nella nostra realtà virtuale combattiamo guerre per cose che noi crediamo reali e alcuni di noi combattono addirittura guerre per conquistare il Paradiso!
Citazione di: acquario69 il 01 Luglio 2016, 17:12:01 PM
Citazione di: Andrea Molino il 01 Luglio 2016, 15:41:10 PM
Se il 69 del tuo nickname indica l'anno di nascita, non siamo così distanti: il mio è il 71.
....
non solo l'eta non e' affatto distante,persino le esperienze di tipo familiare che hai descritto sono molto simili alle mie
....
....
cosa intendi esattamente quando dici;
Forse se le azioni degli umani non fossero costantemente guidate dalla paura, ci si potrebbe evolvere in un'altra direzione...
Almeno per quanto mi riguarda, ma penso di non essere il solo, una parte molto rilevante della mia vita è (o è stata) condizionata dalla paura di morire, dalla paura di andare all'inferno, dalla paura di perdere il lavoro, dalla paura di restare solo, dalla paura di essere emarginato, ecc. quindi ho accettato e accetto quotidianamente una serie di "ricatti" più o meno "limitanti".
Se potessi liberarmi da queste paure (ad esempio se fossi davvero convinto che posso vivere molte altre vite), forse potrei evitare di accettare certi compromessi e sarei libero di evolvermi nella direzione per me più naturale.
Citazione di: Phil il 01 Luglio 2016, 17:48:56 PM
A me ha ricordato anche "Il mondo dei replicanti" (goffa traduzione di "Surrogates") in cui, vado a memoria, in un futuro distopico il virtuale si è ormai affermato come interfaccia fra l'uomo e la realtà, al punto che l'umanità dispone del replicante come periferica-definitiva/controfigura per vivere una vita spazialmente differita (sono a casa, mando in giro il mio replicante e, essendo in "simbiosi virtuale" con lui, vivo le "sue" percezioni che innescano anche "mie" emozioni, e la mia vita è quindi surrogata ed iperestesa oltre il sentire locale del mio corpo...).
Citazione di: Andrea Molino il 01 Luglio 2016, 15:41:10 PMLa possibilità di vivere in eterno e l'assenza totale di difficoltà, hanno eliminato "il senso della vita"
Questa "ipotesi di partenza" mi pare una legittima utopia (concordo con Sgiombo che deve avermi letto nel pensiero!): anche nelle tecnologie più avanzate credo sia inevitabile qualche imprevisto, qualche bug o glitch o inceppo, qualcosa che richiami l'imperfezione e la poliedricità che da sempre caratterizza la dimensione umana. Non sempre esiste il farmaco perfetto: alcuni virus, da bravi esseri viventi, si adattano ed altri ne nascono; poi, socialmente, è molto fantasioso supporre un futuro in cui non ci siano guerre, rivolte o tensioni sociali... insomma, l'"assenza totale di difficoltà" (cit.) per quanto sia un ideale non spiacevole, richiederebbe un'umanità ed un contesto globale che possono essere probabilmente solo fantasticati (non a caso hai parlato correttamente di "teoria fantascientifica"...). Dunque non credo che, per ora, ci siano le basi per "chiudere il cerchio"...
Inoltre, anche restando dentro la prospettiva proposta, non è facile intuire come penserebbe un uomo medio in una situazione così differente della nostra: la questione del senso della vita (ammettendo che abbia un senso porla...) potrebbe avere una dimensione tanto diversa da quella attuale, tanto quanto sarebbe differente il mondo in cui si vivrebbe...
P.s. Non ho letto tutto il saggio, ma tutta la realtà virtuale in cui saremmo calati, non ha affatto bisogno di "manutenzione" nel mondo reale? Se ne occupa quel 5% che vive nel "mondo vero" (il che solleverebbe alcune domande oltre che, appunto, la famigerata fallibilità umana anti-perfezione noiosa), oppure è gestita da forme di intelligenza artificiale (e qui Matrix è dietro l'angolo...)?
Probabilmente leggendo tutto il testo, troverai già alcune spiegazioni...
Riporto qui solo una piccola sintesi di alcune considerazioni:
L'umanità che ha creato questo universo virtuale non è la nostra, il livello dell'umano medio di quell'umanità è diversi ordini di grandezza più evoluto del nostro uomo medio e l'evoluzione che ha avuto è una conseguenza della vita virtuale che ha vissuto per decine di anni.
Il problema del senso della vita risiede nel fatto che l'intelletto evolutosi così rapidamente, cozza contro la "natura umana"...
Citazione di: Andrea Molino il 01 Luglio 2016, 17:50:36 PMSupponendo che tu l'abbia fatto, puntualizzo che gli indizi a cui mi riferisco, sono le tracce lasciate durante vite precedenti nel tessuto culturale dei vari popoli, nelle varie religioni, nella mitologia, ma anche nella fisica delle particelle o ai confini dello spazio/tempo conosciuto...
Se hai letto il saggio, saprai che il supporto vitale viene fornito da macchine automatiche in un primo tempo, poi grazie all'ibridazione uomo-macchina diventa superfluo. In ogni caso tale supporto è necessario all'umanità fisica originale che vive in una realtà che per noi è "al di là" dell'aldilà...
Nella nostra realtà virtuale combattiamo guerre per cose che noi crediamo reali e alcuni di noi combattono addirittura guerre per conquistare il Paradiso!
Non ho letto tutto il tuo scritto perché francamente, trovando gratuite escursioni "a briglia sciolta" della fantasia le prime pagine, mi sembra un' inutile perdita di tempo (per me personalmente, dati i miei interessi culturali, ovviamente!) continuare la lettura.
Per me la tua ipotesi può avere un interesse, accanto a quella del "cervello nella vasca" di Putnam o a quella del "demone maligno" di Cartesio (tutte ipotesi indimostrabili logicamente né tantomeno mostrabili empiricamente essere vere né essere false), come considerazione circa l' infondabilità, l' insuperabile incertezza, l' inevitabile indimostrabiltà che caratterizza qualsiasi credenza che ecceda quella nella realtà delle sensazioni (materiali e mentali) immediatamente esperite (l' insuperabilità razionale, ma casomai solo fideistica e dunque irrazionale, del solipsismo).
Non posso che ripetere che in una realtà virtuale "ben fatta" non é possibile rendersi conto dell' inganno, non esiste alcun indizio che consenta di svelarlo (potrebbero farlo, se lo volessero, soltanto lo scienziato pazzo di Putnam o il demone maligno di Cartesio rispettivamente, autori della "virtualizzazione della nostre esperienze").Fra l' altro credo che del "tessuto culturale dei vari popoli, delle varie religioni, della mitologia" si possano trovare e si trovino spiegazioni ben più realistiche e convincenti, molto meno strampalate; e non vedo come nella fisica delle particelle o ai confini dello spazio/tempo conosciuto possano trovarsi tracce di una realtà "materiale" nell' ambito della quale ci sia stata applicata integralmente "una realtà virtuale" (vivere in una realtà integralmente "virtuale" nella quale esistessero "tracce" di realtà "non virtuale ma autentica" é un concetto atocontraddittorio, assurdo, senza senso): se vivessimo integralmente in una" realtà virtuale", allora di niente di "autenticamente reale" potremmo avere sentore, salvo che per una deliberata "rivelazione" di chi vi ci avesse relegato (noi attraverso un qualche marchingegno pre-programmato con un "timer" allorché esperivamo il "mondo reale", o altri che siano stati); se invece avessimo ancora qualche "aggancio empirico" con il "mondo reale", allora questo semplicemente dovrebbe essere "evidente davanti a noi", "immediatamente percepibile".Dunque non si può stabilire se tutto ciò che esperiamo, se tutta la nostra vita, sia reale o solo apparente ("virtuale").Perciò, anche ammesso e non concesso che sia virtuale, Nella nostra realtà virtuale combattiamo guerre per cose che noi crediamo -a torto o a ragione- reali e non per cose che noi crediamo -a torto o a ragione- "virtuali".E allora nella nostra vita, che sia reale o virtuale, ciò che conta, ciò per cui fra l' altro si combattono guerre sanguinosissime, sono le cose ("virtualmente" o meno) reali, e non affatto quelle ("virtualmente" o meno) "virtuali", le quali ultime si possono piratare a bassissimo prezzo nel negozietto del venditore di computer sotto casa: altro che sparare che:"se provate a guardare la direzione in cui sta andando la tecnologia informatica, anche se non volete ammetter di essere già "esseri virtuali", dovrete ammettere che stiamo andando verso una vita sempre più virtualizzata..."!!!E inoltre se non ci limitiamo (colpevolmente!) a considerare solo "la direzione in cui sta andando la tecnologia informatica" ma allarghiamo un poco i nostri orizzonti, ci accorgiamo che stiamo irrimediabilmente dissipando le limitate risorse (materialissime) che il nostro pianeta generosamente ci offre e che sono indispensabili alla nostra sopravvivenza reale (e non sostituibile da alcuna pretesa "realtà virtuale") come specie umana!
[Ho terminato la lettura del saggio]
"Tutta l'umanità si è evoluta spinta dal desiderio di eliminare i problemi, il dolore, la fatica e l'ignoranza, ma quando tutti questi obiettivi sono stati raggiunti, ci siamo resi conto che la nostra esistenza aveva perso senso e motivazione" (p.18)
Presupposto che lascia aperte le domande precedentemente poste:
è possibile debellare tutte le malattie esistenti senza che ne nascano altre?
è possibile che non ci siano tensioni socio-economiche e ci sia armonia universale fra miliardi di persone?
è possibile che non esista più alcun problema, considerata che la "specialità" della razza umana e crearne (e crearsene)?
Se ammettiamo tutte queste condizioni, il fatto che stiamo vivendo una vita virtuale è il minimo... ;D
"Avendo raggiunto uno stadio evolutivo in cui non esiste più alcun limite, in cui ogni difficoltà è priva di significato, in cui tutti possono sapere tutto di Tutti e di Tutto, la possibilità di essere felici è stata eliminata insieme alla possibilità di essere infelici" (p.15)
Forse c'è il rischio di confondere conoscenza e felicità: entrambe vengono cercate, ma essere onniscienti non significa essere felici; una società onnisciente e (ammesso e non concesso) immortale (ma dubito che "madre natura" lo consentirebbe...) non avrebbe affatto risolto il problema di cercare continuamente d'essere felice... qui banalizzo molto, ma per intenderci: la felicità che provo guardando i colori di un tramonto, sfiorato dalla brezza estiva dopo una giornata torrida, non ha nulla a che fare con il mio essere immortale o malato o onnisciente; eliminare la possibilità di tale felicità non richiede uno stadio di evoluzione estremo, e se lo richiedesse, allora tale stato di evoluzione non cercherebbe di tornare indietro a ciò che ormai non ritiene più felicità...
"Ergo quando ritorniamo alla vita reale, non vediamo l'ora di tornare a vivere un'altra vita virtuale" (p. 18)
Perché relegare nel virtuale ciò che è possibile realmente? Come dire: migliaia di persone vorrebbero giocare a tennis, ma piuttosto che costruire campi, racchette e palline da tennis, creano in videogioco sofisticatissimo che simuli una partita (e magari rimpiangono anche la possibilità di infortunarsi, per poter poi apprezzare la salute... anche perché con le loro avanzate tecnologie, qualunque infortunio guarirebbe in un'ora, per cui non si rischierebbe molto..).
Il modo in cui questi "iperevoluti" canalizzano la nostalgia, non mi pare affatto iperevoluto...
Il fatto stesso che l'umanità rimpianga il passato travagliato e imperfetto, al punto di ricrearlo virtualmente, dimostra come tale società "reale" non sia affatto insensibile alla felicità o alle emozioni, ma anzi, abbia fatto del rimpianto/nostalgia il coronamento delle sue estreme possibilità tecnologiche... e resta da chiedersi come mai non ci sia un gruppo di nostalgici che, volendo rompere l'idillio sopito del paradiso, si sia opposto con forza ai tecnocrati che custodiscono la perfezione del Sistema (questa rivolta sarebbe così tipicamente umana...).
"Mi sembra abbastanza ovvio che se nei primi anni di vita, magari a catechismo ci venisse spiegato come funziona questo fantastico ambiente di gioco virtuale, tutta la nostra vita sarebbe decisamente più esaltante" (p. 43)
Al contrario, è come se il mago ti svelasse i suoi trucchi: ucciderebbe l'incanto e il fascino dello spettacolo... oppure, è come se mentre guardi un film, in una scena di pathos o azione, uno dei protagonisti si fermasse, ti guardasse dritto dallo schermo e ti dicesse: "rilassati, in fondo è solo un film..." ...e questa possibilità di mortificante disincanto è uno dei motivi per cui i Conservatori probabilmente cercherebbero di pilotare la storia lontano dal virtuale, senza voler chiudere il cerchio (sapendo che non c'è affatto il lieto fine, ma solo un finale noioso....).
P.s. Chiaramente, si tratta di osservazioni che "stanno al gioco", che vogliono prendere sul serio il verosimile proposto dal saggio... altrimenti concludiamo che è mera fantascienza, per cui tutto è lecito ;)
Citazione di: Andrea Molino il 01 Luglio 2016, 15:17:05 PM1) Visto che la nostra vita è fortemente condizionata sia dalla religione che dalla scienza, mi sembra ovvio fare i conti con entrambe le cose e proponendo una visione che contrasta (o supera) entrambe, mi sembra necessario cercare di proporla in modo minimamente "credibile", altrimenti sarebbe solo fantascienza. Ho avuto un'educazione religiosa completa e sono sempre stato appassionato di scienza, quindi nel mio piccolo, un po' le conosco. Per concepire la mia teoria, ritengo di essermi liberato piuttosto a fondo dei pregiudizi (ricordo che sostengo di essere in un universo virtuale), ma non voglio prescindere da ciò che conosco e sperimento.
Per quanto riguarda il condizionamento della scienza concordo, molto meno per la religione, perchè in un periodo come l'attuale in cui anche il Pontefice sa poco o nulla della dottrina che dovrebbe custodire il suo condizionamento è pressochè nullo e il suo intervento determina di frequente un rigetto che causa un effetto opposto a quello auspicato. E in ogni caso non mi pare che la tua ipotesi superi le due discipline, ma è talmente intrisa di concetti scientifici e tecnologici da diventare addirittura fantascientifica, quindi condizionata dalla scienza in maniera totale.
Citazione di: Andrea Molino il 01 Luglio 2016, 15:17:05 PM
2) Per concepire una teoria, non è necessario conoscere tutte le informazioni: Newton non ha fatto cadere tutte le mele del mondo per formulare la sua teoria sulla gravità, ma ha colto lo schema generale partendo da alcune osservazioni. Io ho individuato il mio schema mettendo insieme osservazioni provenienti dagli ambiti più disparati, dalle religioni, alle scienze, alla storia, all'informatica ecc. In ogni caso, si tratta di una teoria tutta da dimostrare o confutare che ho cercato di giustificare e che desidero condividere per capire se risulta interessante ad altri oltre me. Sono lieto di discutere qualunque elemento che venga portato a confutazione, ma le tue obiezioni, per ora, non sono volte a confutare la mia teoria, ma la mia capacità di proporre una teoria valida.
A parte il fatto che Newton con la teoria sulla gravità non voleva cogliere la natura dell'universo e nemmeno il senso della vita, in ogni caso la mela non è stata una "informazione" (le mele cadono da sempre eppure ci voleva Newton per leggere in quel modo la loro caduta) ma la "scintilla" che gli ha dato modo di intuire e concepire la sua teoria. E comunque non contestavo affatto la tua capacità di proporre una teoria, ma solo il metodo utilizzato per tentare di cogliere "la natura dell'universo e il senso della vita".
In ogni caso leggendo il saggio io non ho trovato nessuna descrizione né della natura dell'universo e nemmeno del senso della vita (per senso della vita si intende della "vita" in generale o solo di quella umana?) ma solo una ipotesi di come secondo te l'uomo organizzerà la propria vita nel futuro. In tale ipotesi si utilizza spesso l'aggettivo virtuale, ma io non capisco (mi scuso per i miei limiti) che cosa tu voglia intendere con "mondo virtuale" e "mondo reale". Se, come di solito si fa, si utilizza l'attributo "virtuale" in luogo di "immaginario" allora da sempre l'uomo vive in un mondo virtuale: ogni organizzazione sociale umana è una "virtualizzazione" e una riproduzione più o meno fedele della natura oppure una applicazione di uno dei più velenosi frutti dell'immaginazione (virtualizzazione) umana che sono le ideologie, e inoltre anche all'interno di una società umana ognuno potrà comunque vivere la propria vita "immaginaria" o illusoria oltre a quella reale; l'utilizzo di tecnologie avanzate non determina una maggiore "virtualizzazione" del mondo, ma solo una diversa configurazione. Nelle descrizioni della cronologia si fa a mio avviso un po' di confusione fra il virtuale (second life e i "visori" per la realtà virtuale, anche se anche questi mezzi hanni molti limiti, perchè nulla di tecnologico potrà mai rendere più "virtuale" la vita di quanto possa fare l'immaginazione umana) con la connessione in rete e il telelavoro. Lo sviluppo dei mezzi di comunicazione non eliminerà il "luogo fisico" e quindi reale di lavoro rendendolo virtuale, ma lo renderà semplicemente fungibile: un giorno a casa, un altro in ufficio, un altro su di una spiaggia caraibica; sempre e comunque luoghi "reali". Inoltre tale mondo "virtuale" dovrà interagire in maniera sempre più intensa con quello "reale", altrimenti da dove verrebbe l'energia per far funzionare tutti gli apparecchi di cui parli? Inoltre sono molto perplesso dall'uso che fai del termine evoluzione: vorrei capire in quale senso intendi tale termine, in particolare quando parli di evoluzione dell'intelletto.
Poi, en passant, noto che tutto il mondo "di fuori", ovvero ciò che è al di là dell'ambito umano, non viene minimamente preso in considerazione: siccome è un dato di fatto che l'uomo dipenda da quello per la sua pura e semplice sopravvivenza non era forse il caso di considerarlo e di inserire la specie umana nel contesto che gli è proprio?
Citazione di: sgiombo il 01 Luglio 2016, 19:34:45 PM
Citazione di: Andrea Molino il 01 Luglio 2016, 17:50:36 PMSupponendo che tu l'abbia fatto, puntualizzo che gli indizi a cui mi riferisco, sono le tracce lasciate durante vite precedenti nel tessuto culturale dei vari popoli,..
Non ho letto tutto il tuo scritto perché francamente, trovando gratuite escursioni "a briglia sciolta" della fantasia le prime pagine, mi sembra un' inutile perdita di tempo (per me personalmente, dati i miei interessi culturali, ovviamente!) continuare la lettura.
.....
Non è mia intenzione farti perdere tempo, però mi risulta difficile discutere di un testo che non hai letto.
In ogni caso, rispetto il fatto che la mia teoria non ti sembri valida e mi piacerebbe sapere se ne hai una migliore o se concordi con la teoria di qualcun altro....
Citazione di: Phil il 01 Luglio 2016, 19:47:44 PMRispondo in Grassetto Corsivo
"Avendo raggiunto uno stadio evolutivo in cui non esiste più alcun limite, in cui ogni difficoltà è priva di significato, in cui tutti possono sapere tutto di Tutti e di Tutto, la possibilità di essere felici è stata eliminata insieme alla possibilità di essere infelici" (p.15)
Forse c'è il rischio di confondere conoscenza e felicità: entrambe vengono cercate, ma essere onniscienti non significa essere felici; una società onnisciente e (ammesso e non concesso) immortale (ma dubito che "madre natura" lo consentirebbe...) non avrebbe affatto risolto il problema di cercare continuamente d'essere felice... qui banalizzo molto, ma per intenderci: la felicità che provo guardando i colori di un tramonto, sfiorato dalla brezza estiva dopo una giornata torrida, non ha nulla a che fare con il mio essere immortale o malato o onnisciente; eliminare la possibilità di tale felicità non richiede uno stadio di evoluzione estremo, e se lo richiedesse, allora tale stato di evoluzione non cercherebbe di tornare indietro a ciò che ormai non ritiene più felicità...
OK, mi spiego: per me la felicità deriva dalla soddisfazione, la soddisfazione presuppone il desiderio o il bisogno e deriva dal superamento delle difficoltà. Quindi senza desideri, bisogni e difficoltà risulta difficile essere felici. Se poi vogliamo parlare della "meraviglia" che deriva dalla contemplazione delle cose belle, concordo con te, ma considera che noi ci meravigliamo sempre di cose che succedono raramente, mentre se puoi averle sempre diventano banali.
"Ergo quando ritorniamo alla vita reale, non vediamo l'ora di tornare a vivere un'altra vita virtuale" (p. 18)
Perché relegare nel virtuale ciò che è possibile realmente? Come dire: migliaia di persone vorrebbero giocare a tennis, ma piuttosto che costruire campi, racchette e palline da tennis, creano in videogioco sofisticatissimo che simuli una partita (e magari rimpiangono anche la possibilità di infortunarsi, per poter poi apprezzare la salute... anche perché con le loro avanzate tecnologie, qualunque infortunio guarirebbe in un'ora, per cui non si rischierebbe molto..).
Il modo in cui questi "iperevoluti" canalizzano la nostalgia, non mi pare affatto iperevoluto...
Il motivo principale è che non le risorse necessarie per fare tutto quello che vorremmo nel mondo fisico sarebbero eccessive: basta pensare a ciò che succederebbe al nostro pianeta, se i 6 miliardi di cinesi, indiani, africani volessero "divertirsi" quanto noi occidentali che siamo circa un miliardo.
Il fatto stesso che l'umanità rimpianga il passato travagliato e imperfetto, al punto di ricrearlo virtualmente, dimostra come tale società "reale" non sia affatto insensibile alla felicità o alle emozioni, ma anzi, abbia fatto del rimpianto/nostalgia il coronamento delle sue estreme possibilità tecnologiche... e resta da chiedersi come mai non ci sia un gruppo di nostalgici che, volendo rompere l'idillio sopito del paradiso, si sia opposto con forza ai tecnocrati che custodiscono la perfezione del Sistema (questa rivolta sarebbe così tipicamente umana...).
Se hai letto tutto il testo, avrai visto che ho considerato che un piccola percentuale di uomini abbiano fatto scelte differenti da quella "virtuale".
Comunque resta da chiedersi anche perché nella nostra realtà, il 99% degli uomini accetti di subire le conseguenze delle decisioni del rimanente 1% ...
"Mi sembra abbastanza ovvio che se nei primi anni di vita, magari a catechismo ci venisse spiegato come funziona questo fantastico ambiente di gioco virtuale, tutta la nostra vita sarebbe decisamente più esaltante" (p. 43)
Al contrario, è come se il mago ti svelasse i suoi trucchi: ucciderebbe l'incanto e il fascino dello spettacolo... oppure, è come se mentre guardi un film, in una scena di pathos o azione, uno dei protagonisti si fermasse, ti guardasse dritto dallo schermo e ti dicesse: "rilassati, in fondo è solo un film..." ...e questa possibilità di mortificante disincanto è uno dei motivi per cui i Conservatori probabilmente cercherebbero di pilotare la storia lontano dal virtuale, senza voler chiudere il cerchio (sapendo che non c'è affatto il lieto fine, ma solo un finale noioso....).
Quindi ci sono molti milioni di persone che credono nella reincarnazione e rinunciano al fascino e all'incanto ;)
Citazione di: donquixote il 01 Luglio 2016, 19:54:23 PMRispondo in Grassetto Corsivo
Citazione di: Andrea Molino il 01 Luglio 2016, 15:17:05 PM1) Visto che la nostra vita è fortemente condizionata sia dalla religione che dalla scienza, mi sembra ovvio fare i conti con entrambe le cose e proponendo una visione che contrasta (o supera) entrambe, mi sembra necessario cercare di proporla in modo minimamente "credibile", altrimenti sarebbe solo fantascienza. Ho avuto un'educazione religiosa completa e sono sempre stato appassionato di scienza, quindi nel mio piccolo, un po' le conosco. Per concepire la mia teoria, ritengo di essermi liberato piuttosto a fondo dei pregiudizi (ricordo che sostengo di essere in un universo virtuale), ma non voglio prescindere da ciò che conosco e sperimento.
Per quanto riguarda il condizionamento della scienza concordo, molto meno per la religione, perchè in un periodo come l'attuale in cui anche il Pontefice sa poco o nulla della dottrina che dovrebbe custodire il suo condizionamento è pressochè nullo e il suo intervento determina di frequente un rigetto che causa un effetto opposto a quello auspicato.
Considero l'influenza delle religioni nella storia di tutti i popoli non solo del Papa ai giorni nostri.
E in ogni caso non mi pare che la tua ipotesi superi le due discipline, ma è talmente intrisa di concetti scientifici e tecnologici da diventare addirittura fantascientifica, quindi condizionata dalla scienza in maniera totale.
La mia tesi è che tutte le religioni (presenti o passate) abbiano elementi che costituiscono altrettanti indizi della natura virtuale dell'universo. In altre termini le "rivelazioni" religiose sono frammenti di conoscenza della vera natura dell'universo provenienti da epoche remote. La scienza, tenta di spiegare tutto, ma sta evidenziando l'incapacità di superare certi limiti.
Citazione di: Andrea Molino il 01 Luglio 2016, 15:17:05 PM
2) Per concepire una teoria, non è necessario conoscere tutte le informazioni: Newton non ha fatto cadere tutte le mele del mondo per formulare la sua teoria sulla gravità, ma ha colto lo schema generale partendo da alcune osservazioni. Io ho individuato il mio schema mettendo insieme osservazioni provenienti dagli ambiti più disparati, dalle religioni, alle scienze, alla storia, all'informatica ecc. In ogni caso, si tratta di una teoria tutta da dimostrare o confutare che ho cercato di giustificare e che desidero condividere per capire se risulta interessante ad altri oltre me. Sono lieto di discutere qualunque elemento che venga portato a confutazione, ma le tue obiezioni, per ora, non sono volte a confutare la mia teoria, ma la mia capacità di proporre una teoria valida.
A parte il fatto che Newton con la teoria sulla gravità non voleva cogliere la natura dell'universo e nemmeno il senso della vita, in ogni caso la mela non è stata una "informazione" (le mele cadono da sempre eppure ci voleva Newton per leggere in quel modo la loro caduta) ma la "scintilla" che gli ha dato modo di intuire e concepire la sua teoria. E comunque non contestavo affatto la tua capacità di proporre una teoria, ma solo il metodo utilizzato per tentare di cogliere "la natura dell'universo e il senso della vita".
Se contesti il metodo, suppongo che tu lo ritenga errato, ma se usassi un metodo sbagliato, non sarei capace di proporre una teoria valida.
In ogni caso leggendo il saggio io non ho trovato nessuna descrizione né della natura dell'universo e nemmeno del senso della vita (per senso della vita si intende della "vita" in generale o solo di quella umana?) ma solo una ipotesi di come secondo te l'uomo organizzerà la propria vita nel futuro. In tale ipotesi si utilizza spesso l'aggettivo virtuale, ma io non capisco (mi scuso per i miei limiti) che cosa tu voglia intendere con "mondo virtuale" e "mondo reale".
Come ho scritto nella prefazione, sono ben conscio del fatto che l'argomento è estremamente ostico e le mie capacità espressive sono limitate, infatti chiedo al lettore di fare uno sforzo per cercare di "cogliere il senso del discorso" anche se uso termini impropri. Quello che posso fare è cercare di rispondere alle vostre domande...
In sintesi:
Qual'è la natura dell'universo? L'universo che conosciamo è un ambiente di realtà virtuale.
Qual'è il senso della vita? La vita acquista senso quando possiamo imparare e abbiamo limiti da superare.
Se, come di solito si fa, si utilizza l'attributo "virtuale" in luogo di "immaginario" allora da sempre l'uomo vive in un mondo virtuale: ogni organizzazione sociale umana è una "virtualizzazione" e una riproduzione più o meno fedele della natura oppure una applicazione di uno dei più velenosi frutti dell'immaginazione (virtualizzazione) umana che sono le ideologie, e inoltre anche all'interno di una società umana ognuno potrà comunque vivere la propria vita "immaginaria" o illusoria oltre a quella reale; l'utilizzo di tecnologie avanzate non determina una maggiore "virtualizzazione" del mondo, ma solo una diversa configurazione.
La tecnologia renderà possibile un'esperienza di realtà virtuale indistinguibile da quella reale.
O come sostengo nella mia teoria, lo ha già fatto, visto che si siamo vivendo.
Nelle descrizioni della cronologia si fa a mio avviso un po' di confusione fra il virtuale (second life e i "visori" per la realtà virtuale, anche se anche questi mezzi hanni molti limiti, perchè nulla di tecnologico potrà mai rendere più "virtuale" la vita di quanto possa fare l'immaginazione umana) con la connessione in rete e il telelavoro.
Potrà sembrare "confusione", ma l'intenzione era di citare alcune delle tappe rilevanti sulla via della virtualizzazione dagli ambienti 3D sul monitor del PC, ai visori, agli innesti neurali... Rispetto la tua opinione, ma da informatico, ti assicuro che si può rendere più virtuale la vita già ora, e non solo nella nostra mente, ma sopratutto nell'interazione con le altre persone.
Lo sviluppo dei mezzi di comunicazione non eliminerà il "luogo fisico" e quindi reale di lavoro rendendolo virtuale, ma lo renderà semplicemente fungibile: un giorno a casa, un altro in ufficio, un altro su di una spiaggia caraibica; sempre e comunque luoghi "reali".
E' la tua opinione, ma forse ti mancano un po' di informazioni sulle ultime tendenze...
Inoltre tale mondo "virtuale" dovrà interagire in maniera sempre più intensa con quello "reale", altrimenti da dove verrebbe l'energia per far funzionare tutti gli apparecchi di cui parli? Non sono sicuro di aver capito, comunque un mondo virtualizzato consumerà solo una frazione dell'energia necessaria in un mondo fisico.
Inoltre sono molto perplesso dall'uso che fai del termine evoluzione: vorrei capire in quale senso intendi tale termine, in particolare quando parli di evoluzione dell'intelletto.
Supponi che tra 100 anni un individuo potrà connettersi "al sistema" tramite un'interfaccia neurale ed avere accesso immediato a qualunque informazione dello scibile umano come se fosse già nella sua memoria: non pensi che il suo intelletto (la sua capacità di comprendere le cose) avrà modo di evolversi molto rapidamente?
Poi, en passant, noto che tutto il mondo "di fuori", ovvero ciò che è al di là dell'ambito umano, non viene minimamente preso in considerazione: siccome è un dato di fatto che l'uomo dipenda da quello per la sua pura e semplice sopravvivenza non era forse il caso di considerarlo e di inserire la specie umana nel contesto che gli è proprio?
Se ti riferisci alla Natura, l'ho considerato eccome: quando l'uomo smetterà di cementificare, coltivare in modo estensivo, allevare in modo intensivo e bruciare carburante, la Natura potrà ritornare allo stato in cui si trovava prima della rivoluzione industriale, con grande gioia dei pochi che decideranno di non farsi virtualizzare.
andrea molino scrive
Supponi che tra 100 anni un individuo potrà connettersi "al sistema" tramite un'interfaccia neurale ed avere accesso immediato a qualunque informazione dello scibile umano come se fosse già nella sua memoria: non pensi che il suo intelletto (la sua capacità di comprendere le cose) avrà modo di evolversi molto rapidamente?
la domanda non e' rivolta a me..ma rispondo per la domanda in se stessa ma anche perché vorrei sollevare un dubbio
perché mi chiedo se e' di informazioni che abbiamo veramente bisogno,
e se questo inserire o avere maggiori informazioni ci dia effettivamente la capacita di comprensione o se invece non accade proprio il contrario,ostacolando la comprensione stessa..e se non sia percio il caso di considerare che bisognerebbe togliere anziché aggiungere..o in altri termini se e' di informazioni "quantitative",e che riguardano solo il mentale,o se e' di informazioni "qualitative" più ampie che bisognerebbe tornare a recuperare (?)
donquixote scrive
l'utilizzo di tecnologie avanzate non determina una maggiore "virtualizzazione" del mondo, ma solo una diversa configurazione. Nelle descrizioni della cronologia si fa a mio avviso un po' di confusione fra il virtuale (second life e i "visori" per la realtà virtuale, anche se anche questi mezzi hanni molti limiti, perchè nulla di tecnologico potrà mai rendere più "virtuale" la vita di quanto possa fare l'immaginazione umana)
secondo te (vorrei solo chiederti una tua opinione) non pensi che il virtuale (l'uso digitale,informatico ecc) a lungo andare non finisca per alimentare un tipo di immaginazione che arriva a farci scambiare il reale dal virtuale,alienandoci?
e che più ci connettiamo al virtuale e più ci disconnettiamo dalla vita reale?
Citazione di: Andrea Molino il 01 Luglio 2016, 23:25:38 PM
Citazione di: sgiombo il 01 Luglio 2016, 19:34:45 PM
Citazione di: Andrea Molino il 01 Luglio 2016, 17:50:36 PMSupponendo che tu l'abbia fatto, puntualizzo che gli indizi a cui mi riferisco, sono le tracce lasciate durante vite precedenti nel tessuto culturale dei vari popoli,..
Non ho letto tutto il tuo scritto perché francamente, trovando gratuite escursioni "a briglia sciolta" della fantasia le prime pagine, mi sembra un' inutile perdita di tempo (per me personalmente, dati i miei interessi culturali, ovviamente!) continuare la lettura.
.....
Non è mia intenzione farti perdere tempo, però mi risulta difficile discutere di un testo che non hai letto.
In ogni caso, rispetto il fatto che la mia teoria non ti sembri valida e mi piacerebbe sapere se ne hai una migliore o se concordi con la teoria di qualcun altro....
CitazioneSe ti interessa puoi leggere i miei interventi nel forum.
In particolare mi permetterei di consigliarti quelli nelle recenti discussioni "La coscienza di sé da un punto di vista neurologico" (nell' ambito dell' argomento "Scienza e tecnologia") e "Cartesio aveva ragione?" e "Come dimostrare logicamente l' esistenza della coscienza" (entrambi nell' argomento "Tematiche filosofiche", attualmente alla pag. 1 e alla pag. 2 rispettivamente); o forse anche meglio la lettera-on-line in questo stesso sito "Riflessioni" intitolata "Il paradosso delle moderne neuroscienze (é la n° 175).
Citazione di: Andrea Molino il 02 Luglio 2016, 00:44:33 AM
Citazione di: donquixote il 01 Luglio 2016, 19:54:23 PMSe ti riferisci alla Natura, l'ho considerato eccome: quando l'uomo smetterà di cementificare, coltivare in modo estensivo, allevare in modo intensivo e bruciare carburante, la Natura potrà ritornare allo stato in cui si trovava prima della rivoluzione industriale, con grande gioia dei pochi che decideranno di non farsi virtualizzare.
Non prendo in considerazione l' infondato (e dissennato) ottimismo che caratterizza questa affermazione (alcuni rilevanti cambiamenti ambientali, per esempio climatici, sono già drammaticamente irreversibili, le scorie radioattive delle bombe nucleari e degli impianti nucleari "pacifici" continueranno a irradiare letalmente per decine di migliaia di anni e più, molte specie animali e vegetali sono già state fatte artificialmente estinguere ed é in corso una drammatica, pericolosissima riduzione della biodiversità, ecc.); nè in generale quello che per me é il totale irrealismo di tutta la teoria.
Mi colpiscono comunque le parole finali circa i "
pochi che decideranno di non farsi virtualizzare": sarò un "troglodita pre-virtuale" (fiero appartenente alla classe 1952), ma a me sembra che siano sempre stati e tuttora siano in pochi (e dalla "normalità comportamentale" per lo meno dubbia) a preferire -potendo scegliere- la masturbazione (anche se più o meno ben "assistita" dalla pornografia; anche se dalla pornografia delle videocassette piuttosto che cartacea; o da quella dei CD digitali piuttosto che quella delle videocassette; anche se quella dei "guanti che danno sensazioni tattili erotiche e occhiali che le danno visive" piuttosto che quella dei CD digitali; anche se quella degli "impianti neurali" -ammesso che sia realmente possibile- a quella dei "guanti che danno sensazioni tattili erotiche e occhiali che le danno visive") ai rapporti sessuali autentici (per non parlare dell' amore nelle sue reali, autentiche componenti mentali e fisiche) e in tanti a preferire di gran lunga il sesso autentico (per non parlare dell' amore nelle sue reali, autentiche componenti mentali e fisiche) alla masturbazione, per quanto "egregiamente e sofisticatamente assistita" dalla più strabiliante e fantascientifica "realtà virtuale"...
Perchè ho come la sensazione che l'intera discussione, più che "virtuale" sia...surreale??
Citazione di: sgiombo il 02 Luglio 2016, 09:56:30 AM
Citazione di: Andrea Molino il 02 Luglio 2016, 00:44:33 AM
Citazione di: donquixote il 01 Luglio 2016, 19:54:23 PMSe ti riferisci alla Natura, l'ho considerato eccome: quando l'uomo smetterà di cementificare, coltivare in modo estensivo, allevare in modo intensivo e bruciare carburante, la Natura potrà ritornare allo stato in cui si trovava prima della rivoluzione industriale, con grande gioia dei pochi che decideranno di non farsi virtualizzare.
Non prendo in considerazione l' infondato (e dissennato) ottimismo che caratterizza questa affermazione (alcuni rilevanti cambiamenti ambientali, per esempio climatici, sono già drammaticamente irreversibili, le scorie radioattive delle bombe nucleari e degli impianti nucleari "pacifici" continueranno a irradiare letalmente per decine di migliaia di anni e più, molte specie animali e vegetali sono già state fatte artificialmente estinguere ed é in corso una drammatica, pericolosissima riduzione della biodiversità, ecc.); nè in generale quello che per me é il totale irrealismo di tutta la teoria.
Mi colpiscono comunque le parole finali circa i "pochi che decideranno di non farsi virtualizzare": sarò un "troglodita pre-virtuale" (fiero appartenente alla classe 1952), ma a me sembra che siano sempre stati e tuttora siano in pochi (e dalla "normalità comportamentale" per lo meno dubbia) a preferire -potendo scegliere- la masturbazione (anche se più o meno ben "assistita" dalla pornografia; anche se dalla pornografia delle videocassette piuttosto che cartacea; o da quella dei CD digitali piuttosto che quella delle videocassette; anche se quella dei "guanti che danno sensazioni tattili erotiche e occhiali che le danno visive" piuttosto che quella dei CD digitali; anche se quella degli "impianti neurali" -ammesso che sia realmente possibile- a quella dei "guanti che danno sensazioni tattili erotiche e occhiali che le danno visive") ai rapporti sessuali autentici (per non parlare dell' amore nelle sue reali, autentiche componenti mentali e fisiche) e in tanti a preferire di gran lunga il sesso autentico (per non parlare dell' amore nelle sue reali, autentiche componenti mentali e fisiche) alla masturbazione, per quanto "egregiamente e sofisticatamente assistita" dalla più strabiliante e fantascientifica "realtà virtuale"...
Non vorrei essere stato frainteso: io non sono un promotore della virtualizzazione ma osservo che la direzione in cui stiamo andando è quella!
Tu sei libero di illuderti nel modo che preferisci, ma si vendono 1,3 miliardi di smartphone all'anno, le strade sono piene di zombie che camminano guardando il mondo attraverso un monitor, nei ristoranti ci sono coppie sedute di fronte che comunicano con altri su facebook, le persone si conoscono usando applicazioni...
Perfino tu, io e gli altri del forum stiamo a discutere da casa davanti a uno schermo, invece che al bar davanti a una birra.
I pochi che decideranno di non farsi virtualizzare, sono come i pochi che oggi decidono di non avere un computer, uno smartphone o un'automobile.
Comunque è bello che si possa ancora pensarla in modo diverso: per me la parte migliore della mia teoria è che molto più realistica delle altre che conosco...
Citazione di: Andrea Molino il 02 Luglio 2016, 13:39:27 PM
Citazione di: sgiombo il 02 Luglio 2016, 09:56:30 AM
Citazione di: Andrea Molino il 02 Luglio 2016, 00:44:33 AM
Citazione di: donquixote il 01 Luglio 2016, 19:54:23 PMSe ti riferisci alla Natura, l'ho considerato eccome: quando l'uomo smetterà di cementificare, coltivare in modo estensivo, allevare in modo intensivo e bruciare carburante, la Natura potrà ritornare allo stato in cui si trovava prima della rivoluzione industriale, con grande gioia dei pochi che decideranno di non farsi virtualizzare.
Non prendo in considerazione l' infondato (e dissennato) ottimismo che caratterizza questa affermazione (alcuni rilevanti cambiamenti ambientali, per esempio climatici, sono già drammaticamente irreversibili, le scorie radioattive delle bombe nucleari e degli impianti nucleari "pacifici" continueranno a irradiare letalmente per decine di migliaia di anni e più, molte specie animali e vegetali sono già state fatte artificialmente estinguere ed é in corso una drammatica, pericolosissima riduzione della biodiversità, ecc.); nè in generale quello che per me é il totale irrealismo di tutta la teoria.
Mi colpiscono comunque le parole finali circa i "pochi che decideranno di non farsi virtualizzare": sarò un "troglodita pre-virtuale" (fiero appartenente alla classe 1952), ma a me sembra che siano sempre stati e tuttora siano in pochi (e dalla "normalità comportamentale" per lo meno dubbia) a preferire -potendo scegliere- la masturbazione (anche se più o meno ben "assistita" dalla pornografia; anche se dalla pornografia delle videocassette piuttosto che cartacea; o da quella dei CD digitali piuttosto che quella delle videocassette; anche se quella dei "guanti che danno sensazioni tattili erotiche e occhiali che le danno visive" piuttosto che quella dei CD digitali; anche se quella degli "impianti neurali" -ammesso che sia realmente possibile- a quella dei "guanti che danno sensazioni tattili erotiche e occhiali che le danno visive") ai rapporti sessuali autentici (per non parlare dell' amore nelle sue reali, autentiche componenti mentali e fisiche) e in tanti a preferire di gran lunga il sesso autentico (per non parlare dell' amore nelle sue reali, autentiche componenti mentali e fisiche) alla masturbazione, per quanto "egregiamente e sofisticatamente assistita" dalla più strabiliante e fantascientifica "realtà virtuale"...
Non vorrei essere stato frainteso: io non sono un promotore della virtualizzazione ma osservo che la direzione in cui stiamo andando è quella!
Tu sei libero di illuderti nel modo che preferisci, ma si vendono 1,3 miliardi di smartphone all'anno, le strade sono piene di zombie che camminano guardando il mondo attraverso un monitor, nei ristoranti ci sono coppie sedute di fronte che comunicano con altri su facebook, le persone si conoscono usando applicazioni...
Perfino tu, io e gli altri del forum stiamo a discutere da casa davanti a uno schermo, invece che al bar davanti a una birra.
I pochi che decideranno di non farsi virtualizzare, sono come i pochi che oggi decidono di non avere un computer, uno smartphone o un'automobile.
Comunque è bello che si possa ancora pensarla in modo diverso: per me la parte migliore della mia teoria è che molto più realistica delle altre che conosco...
CitazioneConcordo ovviamente che è bello che si possa ancora pensarla in modo diverso; invece non concordo affatto circa il presunto realismo della tua -invece del tutto fantascientifica- teoria.
Per fortuna le discussioni che facciamo nel forum non sono affatto "virtuali" ma reali, fra persone reali e non "virtuali": essere sobriamente consapevoli di portata e limiti di ciò che é moderno anziché abbandonarsi a elucubrazioni del tutto irrealistiche non significa certo disprezzare quel che di (limitatamente) utile e/o dilettevole se ne può ricavare; in particolare nel mio caso la possibilità di conoscere (sia pure solo per iscritto e a distanza) persone che condividono taluni miei interessi e con le quali potere intavolare interessanti discussioni (persone reali e "non virtuali", con le quali discutere realmente e non "virtualmente", anche se a distanza), cosa che senza Internet, se dovessi limitarmi ai contatti più naturali e immediati (ma non più bensì altrettanto reali e non meno "virtuali" bensì altrettanto -e cioé "per niente- tali) con le persone che ho fisicamente vicino non potrei fare (dovrei imitarmi a discutere degli Europei di calcio o al limite dei per me ben più interessanti Tour de France o Campionato Mondiale moto-GP e poco altro).
Ti assicuro che, malgrado il fatto che si vendono 1,3 miliardi di smartphone all'anno, le strade sono piene di zombie che camminano guardando il mondo attraverso un monitor, nei ristoranti ci sono coppie sedute di fronte che comunicano con altri [altre persone reali e non "virtuali", N.d.R.] su facebook, le persone [reali e non "virtuali", N.d.R.] si conoscono [realmente e non "virtualmehnte", N.d.R.] usando applicazioni..., le persone che trombano di gusto sono molte, ma molte di più che quelle che si masturbano (per di più come "ripiego" in mancanza di meglio, anche se magari con una certa soddisfazione -comunque "un po' meno di gusto"- anche grazie alla "realtà virtuale"):
ti illudi tu, non io!
Citazione di: sgiombo il 02 Luglio 2016, 15:21:36 PM
Citazione di: Andrea Molino il 02 Luglio 2016, 13:39:27 PMCitazione di: sgiombo il 02 Luglio 2016, 09:56:30 AM
CitazioneConcordo ovviamente che è bello che si possa ancora pensarla in modo diverso; invece non concordo affatto circa il presunto realismo della tua -invece del tutto fantascientifica- teoria.
Per fortuna le discussioni che facciamo nel forum non sono affatto "virtuali" ma reali, fra persone reali e non "virtuali": essere sobriamente consapevoli di portata e limiti di ciò che é moderno anziché abbandonarsi a elucubrazioni del tutto irrealistiche non significa certo disprezzare quel che di (limitatamente) utile e/o dilettevole se ne può ricavare; in particolare nel mio caso la possibilità di conoscere (sia pure solo per iscritto e a distanza) persone che condividono taluni miei interessi e con le quali potere intavolare interessanti discussioni (persone reali e "non virtuali", con le quali discutere realmente e non "virtualmente", anche se a distanza), cosa che senza Internet, se dovessi limitarmi ai contatti più naturali e immediati (ma non più bensì altrettanto reali e non meno "virtuali" bensì altrettanto -e cioé "per niente- tali) con le persone che ho fisicamente vicino non potrei fare (dovrei imitarmi a discutere degli Europei di calcio o al limite dei per me ben più interessanti Tour de France o Campionato Mondiale moto-GP e poco altro).
Ti assicuro che, malgrado il fatto che si vendono 1,3 miliardi di smartphone all'anno, le strade sono piene di zombie che camminano guardando il mondo attraverso un monitor, nei ristoranti ci sono coppie sedute di fronte che comunicano con altri [altre persone reali e non "virtuali", N.d.R.] su facebook, le persone [reali e non "virtuali", N.d.R.] si conoscono [realmente e non "virtualmehnte", N.d.R.] usando applicazioni..., le persone che trombano di gusto sono molte, ma molte di più che quelle che si masturbano (per di più come "ripiego" in mancanza di meglio, anche se magari con una certa soddisfazione -comunque "un po' meno di gusto"- anche grazie alla "realtà virtuale"):
ti illudi tu, non io!
Scusa ma faccio fatica a seguirti...Hai appena detto che apprezzi un sistema di comunicazione basato sulla rete che consente a persone reali di conoscersi e comunicare eliminando i problemi legati alla distanza. Gli ambienti di realtà virtuale non sono altro che un evoluzione di quello che apprezzi, solo che invece di scrivere soltanto, si può interagire con altre forme di comunicazione.Poi non capisco cosa centri la tua propensione al coito, con il tema della discussione....
Citazione di: Andrea Molino il 02 Luglio 2016, 15:57:55 PM
Citazione di: sgiombo il 02 Luglio 2016, 15:21:36 PM
Citazione di: Andrea Molino il 02 Luglio 2016, 13:39:27 PM
Citazione di: sgiombo il 02 Luglio 2016, 09:56:30 AM
CitazioneConcordo ovviamente che è bello che si possa ancora pensarla in modo diverso; invece non concordo affatto circa il presunto realismo della tua -invece del tutto fantascientifica- teoria.
Per fortuna le discussioni che facciamo nel forum non sono affatto "virtuali" ma reali, fra persone reali e non "virtuali": essere sobriamente consapevoli di portata e limiti di ciò che é moderno anziché abbandonarsi a elucubrazioni del tutto irrealistiche non significa certo disprezzare quel che di (limitatamente) utile e/o dilettevole se ne può ricavare; in particolare nel mio caso la possibilità di conoscere (sia pure solo per iscritto e a distanza) persone che condividono taluni miei interessi e con le quali potere intavolare interessanti discussioni (persone reali e "non virtuali", con le quali discutere realmente e non "virtualmente", anche se a distanza), cosa che senza Internet, se dovessi limitarmi ai contatti più naturali e immediati (ma non più bensì altrettanto reali e non meno "virtuali" bensì altrettanto -e cioé "per niente- tali) con le persone che ho fisicamente vicino non potrei fare (dovrei imitarmi a discutere degli Europei di calcio o al limite dei per me ben più interessanti Tour de France o Campionato Mondiale moto-GP e poco altro).
Ti assicuro che, malgrado il fatto che si vendono 1,3 miliardi di smartphone all'anno, le strade sono piene di zombie che camminano guardando il mondo attraverso un monitor, nei ristoranti ci sono coppie sedute di fronte che comunicano con altri [altre persone reali e non "virtuali", N.d.R.] su facebook, le persone [reali e non "virtuali", N.d.R.] si conoscono [realmente e non "virtualmehnte", N.d.R.] usando applicazioni..., le persone che trombano di gusto sono molte, ma molte di più che quelle che si masturbano (per di più come "ripiego" in mancanza di meglio, anche se magari con una certa soddisfazione -comunque "un po' meno di gusto"- anche grazie alla "realtà virtuale"):
ti illudi tu, non io!
(Peraltro per un fautore del "virtuale uber alles" non dovrebbe essere un problema).
Scusa ma faccio fatica a seguirti...
Hai appena detto che apprezzi un sistema di comunicazione basato sulla rete che consente a persone reali di conoscersi e comunicare eliminando i problemi legati alla distanza.
Gli ambienti di realtà virtuale non sono altro che un evoluzione di quello che apprezzi, solo che invece di scrivere soltanto, si può interagire con altre forme di comunicazione.
Poi non capisco cosa centri la tua propensione al coito, con il tema della discussione....
CitazioneInfatti un sistema di comunicazione basato sulla rete che consente a persone reali [reali e non affatto "virtuali", N.d.R.] di conoscersi e comunicare [realmente e non affatto "virtualmete", N.d.R.] eliminando i problemi legati alla distanza é una cosa, la pretesa (da parte tua: "con grande gioia dei pochi che decideranno di non farsi virtualizzare") preferibilità del "virtuale" al reale é tutt' altra cosa: per parte mia non ho mai disprezzato il progresso tecnico per ciò e limitatamente ai casi in cui (limitatamente e non "a costo zero", non senza qualche sempre inevitabile effetto collaterale negativo) ha conseguenze complessivamante utili e/o dilettevoli.
Non é che per apprezzare ciò che di buono può darci il progresso tecnico lo si debba per forza necessariamente divinizzare, assolutizzare (confondendo fantascienza e realtà, dimenticando la limitatezza delle risorse materiali reali indispensabili ad applicarlo e i costi umani, personali, sociali, ambientali, ecc. che comporta), o che se ne debbano ignorare i pericolosissimi, drammatici rischi che (invero secondo me a causa degli assetti sociali vigenti) può far correre e di fatto fa correre al' umanità!
La (naturalissima e non patologicamente esagerata: non sono un maniaco sessuale!) propensione al coito, o meglio la preferenza del coito alla masturbazione, che ritengo non solo mia, mi sembra un' ottimo argomento per negare la tua affermazione circa la presunta "grande gioia dei pochi che decideranno di non farsi virtualizzare", ammesso e non concesso che "farsi virtualizzare più o meno integralmente" sia realisticamente possibile.
Citazione di: Andrea Molino il 02 Luglio 2016, 00:44:33 AMLa mia tesi è che tutte le religioni (presenti o passate) abbiano elementi che costituiscono altrettanti indizi della natura virtuale dell'universo. In altre termini le "rivelazioni" religiose sono frammenti di conoscenza della vera natura dell'universo provenienti da epoche remote. La scienza, tenta di spiegare tutto, ma sta evidenziando l'incapacità di superare certi limiti.
Le dottrine religiose non sono "frammenti" ma un corpus unico che spiega la natura dell'universo e il senso della vita, così come hanno tentato di fare anche alcune "filosofie". La scienza, al contrario, ha la pretesa di spiegare "tutto" ma a causa dei suoi metodi di indagine può cogliere solo dei "frammenti", che fra l'altro non è nemmeno detto che siano frammenti di verità visto che si è corretta migliaia di volte nel corso dei secoli e le sue teorie devono necessariamente essere tutte "potenzialmente false".
Citazione di: Andrea Molino il 02 Luglio 2016, 00:44:33 AMSe contesti il metodo, suppongo che tu lo ritenga errato, ma se usassi un metodo sbagliato, non sarei capace di proporre una teoria valida.
Come dicevo sopra la scienza ha la pretesa di raggiungere la verità del tutto attraverso i metodi sbagliati, ma non per questo tutti gli scienziati sono degli incapaci: partono da un pregiudizio sbagliato (quello del metodo) che siccome è ampiamente condiviso non si pongono il problema di metterlo in discussione. Del resto sono scienziati e non filosofi.
Citazione di: Andrea Molino il 02 Luglio 2016, 00:44:33 AMIn sintesi: Qual'è la natura dell'universo? L'universo che conosciamo è un ambiente di realtà virtuale. Qual'è il senso della vita? La vita acquista senso quando possiamo imparare e abbiamo limiti da superare.
Colgo una lieve contraddizione: come si fa ad affermare che la natura dell'universo è un ambiente di realtà virtuale senza poter conoscere quello "reale" per poterlo confrontare, visto che tu affermi che noi conosciamo solo quello virtuale?
Non commento la definizione di senso della vita perchè è talmente vaga da poterci mettere dentro tutto: quanto uno dovrebbe imparare? quali limiti dovrebbe superare?
Citazione di: Andrea Molino il 02 Luglio 2016, 00:44:33 AMLa tecnologia renderà possibile un'esperienza di realtà virtuale indistinguibile da quella reale. O come sostengo nella mia teoria, lo ha già fatto, visto che si siamo vivendo.
Rimango convinto che la mia concezione di realtà virtuale sia profondamente diversa dalla tua: sarebbe più interessante se chiarissi con qualche esempio. D'altronde se le due realtà saranno, come dici, indistinguibili, come può essere possibile definire l'una "virtuale" e l'altra "reale"?
Citazione di: Andrea Molino il 02 Luglio 2016, 00:44:33 AMNon sono sicuro di aver capito, comunque un mondo virtualizzato consumerà solo una frazione dell'energia necessaria in un mondo fisico.
a me risulta che per quanto la tecnologia possa fare passi da gigante non potrà certo eliminare le funzioni corporali umane, per cui bisognerà sempre coltivare i campi, allevare bestiame, costruire case in cui vivere e soddisfare tutti i bisogni di un essere umano moderno. E la produzione di oggetti tecnologici e il loro funzionamento richiederà certo molta più energia di quella impiegata per costruire una spada di legno che potrà far vivere ad un bambino la "vita virtuale" di Ettore che combatte contro Achille.
Citazione di: Andrea Molino il 02 Luglio 2016, 00:44:33 AMSupponi che tra 100 anni un individuo potrà connettersi "al sistema" tramite un'interfaccia neurale ed avere accesso immediato a qualunque informazione dello scibile umano come se fosse già nella sua memoria: non pensi che il suo intelletto (la sua capacità di comprendere le cose) avrà modo di evolversi molto rapidamente?
Posso immaginarmi un enorme hard disk contenente tutte le informazioni dello scibile umano allocato da qualche parte e a cui ogni uomo è connesso in maniera permanente, ma a parte il fatto che questa ipotesi va ben oltre la fantascienza poichè presuppone fra l'altro che tale hard disk aggiorni costantemente le proprie informazioni apprendendole direttamente dagli uomini ad esso collegati e queste sono nell'ordine dei miliardi al minuto, a questa supposizione manca la parte più importante: ognuno "leggerà" le medesime informazioni in maniera diversa perchè se l'hard disk è uguale per tutti il microprocessore e il software (per rimanere all'esempio informatico) è diverso per ogni uomo, per cui ogni elaborazione delle informazioni sarà diversa da qualsiasi altra. Inoltre la sovrabbondanza di informazioni anzichè far "evolvere" alcunchè potrà solo causare un cortocircuito mentale poichè mancheranno le necessarie sinapsi per connettere tutte queste informazioni in maniera sensata. Il risultato potrà essere solo la follia o il blocco permanente del sistema.
Citazione di: Andrea Molino il 02 Luglio 2016, 00:44:33 AMSe ti riferisci alla Natura, l'ho considerato eccome: quando l'uomo smetterà di cementificare, coltivare in modo estensivo, allevare in modo intensivo e bruciare carburante, la Natura potrà ritornare allo stato in cui si trovava prima della rivoluzione industriale, con grande gioia dei pochi che decideranno di non farsi virtualizzare.
Se l'uomo smettesse di "cementificare, coltivare in modo estensivo, allevare in modo intensivo e bruciare carburante" non sarebbe l'uomo moderno, ovvero quello che è. E il fatto che l'uomo che cementifica, coltiva estensivamente, accumula rifiuti tossici eccetera è il medesimo che ha inventato tutte le diavolerie tecnologiche per fare tutte queste belle cose non ti fa sorgere il sospetto che magari non sia così tanto "evoluto"?
Citazione di: acquario69 il 02 Luglio 2016, 07:54:05 AMsecondo te (vorrei solo chiederti una tua opinione) non pensi che il virtuale (l'uso digitale,informatico ecc) a lungo andare non finisca per alimentare un tipo di immaginazione che arriva a farci scambiare il reale dal virtuale,alienandoci? e che più ci connettiamo al virtuale e più ci disconnettiamo dalla vita reale?
L'epoca moderna è quella in cui l'uomo dice di godere di un "benessere" mai raggiunto prima ma è anche quella in cui sempre più persone sono insoddisfatte della propria vita e tentano di sfuggire alla propria condizione immedesimandosi in vite altrui che ritengono più soddisfacenti della propria. Il successo del "virtuale" non può che essere una spia di questa condizione, oltre ad essere una forma estrema di individualismo che ti consente di "costruire" la tua vita senza farla dipendere dagli altri. L'imminente crollo di questo castello di illusioni (le cui fondamenta sono state poste nell'illuminismo con l'enunciazione di "principi" del tutto "virtuali", quindi campati in aria e senza alcuna attinenza con la realtà) che l'uomo moderno ha faticosamente costruito non potrà che farlo soffocare sotto un cumulo di macerie morali, culturali e anche materiali.
Ho l'impressione di aver perso di vista il nocciolo della questione cercando di rispondere alle risposte delle risposte delle risposte...
Tento di riportare l'attenzione sull'argomento che mi piacerebbe discutere.
La mia teoria tenta di rispondere alle domande:
"Qual'è l'origine dell'universo?"
"Qual'è il senso della vita?"
"Cosa c'è dopo la morte?"
Elenco di seguito, in modo molto semplicistico e schematico le risposte fornite da Religioni e Scienza, al solo scopo di distinguere le varie proposte.
Vi esorto di evitare di farmi le pulci su ogni inesattezza, altrimenti non ne usciamo...
1) Le religioni più diffuse propongono le seguenti risposte:
a) Monoteiste: Dia ha creato l'universo / Conquistarsi il paradiso / Il paradiso o l'inferno
b) Induismo: Brahma ha creato l'universo / Migliorare il proprio karma / Reincarnazione o Purificazione
c) Taoismo: Tutto scaturisce dalla Radice / Cercare di eliminare le passioni individuali e le regole e convenzioni sociali / Ritorno alla Radice
c) Buddismo: Non pertinente / Trovare l'equilibrio assoluto / Reincarnazione o Nirvana
2) I fisici teorici hanno elaborato varie teorie sull'evoluzione dell'universo, ma lasciano aperta la questione della sua origine, cioè non spiegano da dove o da cosa o chi sarebbe venuta l'energia per crearlo. Inoltre, non si occupano del senso della vita e in generale vedono la morte come "definitiva"
3) I filosofi, credo che nei secoli, abbiano prodotto molte domande e molte risposte, ma non sono in grado di farne una sintesi decente, quindi evito. magari qualcuno di voi sarà in grado di farlo...
4) Le mie risposte alle domande iniziali sono in estrema sintesi le seguenti (nel mio saggio ci sono tutti i particolari):
"Qual'è l'origine dell'universo?"
L'universo in cui viviamo è un perfetto ambiente di realtà virtuale cioè un ambiente in cui un individuo può vivere ed interagire con gli altri individui in modo
indistinguibile dal mondo fisico. Per funzionare richiede il supporto di computer, software e interfacce che consentono agli umani di connettersi.
A seconda delle leggi fisiche programmate, è possibile ricreare un ambiente identico a quello fisico come nel caso di quello in cui viviamo noi, ma è anche possibile fornire super poteri, creare esseri fantastici, muoversi alla velocità della luce ecc.
"Qual'è il senso della vita?"
Imparare, Scoprire, Esplorare, Contemplare, Inventare, Costruire, Superare i propri limiti, Interagire con gli altri.
"Cosa c'è dopo la morte?"
Il ritorno alla realtà fisica dove risiedono i computer che creano l'ambiente virtuale in cui viviamo. Nella realtà fisica viviamo per la maggior parte grazie ad un supporto vitale simile a quello ipotizzato per i lunghi viaggi spaziali e connessi con altro ambiente di realtà virtuale che però segue leggi fisiche che eliminano tutti i limiti dell'umana natura.
Dalla realtà fisica possiamo ripartire verso questo universo, per altre vite che consentono di fare nuove esperienze partendo da potenzialità sempre diverse e vivendo in qualunque epoca.
La mia teoria può essere considerata un'ipotesi valida?
Quale delle teorie sopra citate o non citate per mia ignoranza ritenete sia più valida?
Se pensate che ciò che a me sembra sensato, sia ridicolo, potreste fornirmi la vostra risposta alle domande di cui sopra?
Grazie!
Citazione di: Andrea Molino il 01 Luglio 2016, 23:58:03 PMper me la felicità deriva dalla soddisfazione, la soddisfazione presuppone il desiderio o il bisogno e deriva dal superamento delle difficoltà. Quindi senza desideri, bisogni e difficoltà risulta difficile essere felici
Proprio perché l'uomo, correggimi se sbaglio, è storicamente bravo a crearsi sogni da realizzare e traguardi da raggiungere, spostando la felicità sempre un passo più avanti di dove lui sia (costringendosi così ad inseguirla), mi sembra difficile ipotizzare un futuro in cui questo gioco del rincorrere la felicità finisca semplicemente per motivi di conoscenza o di salute... che, ripeto, secondo me, non sono da considerare gli unici requisiti della felicità: posso essere sano e dotto, ma senza sentirmi affatto felice... giusto?
Citazione di: Andrea Molino il 01 Luglio 2016, 23:58:03 PMSe hai letto tutto il testo, avrai visto che ho considerato che un piccola percentuale di uomini abbiano fatto scelte differenti da quella "virtuale". Comunque resta da chiedersi anche perché nella nostra realtà, il 99% degli uomini accetti di subire le conseguenze delle decisioni del rimanente 1%
Secondo me, da profano, quella percentuale di nostalgici della dimensione biologica (vado a memoria: 5-10%) è un po' bassa, ma l'autore sei tu e non sarò certo io a correggerti!
P.s. Probabilmente perché quell'1% è composto da chi può uccidere/annichilire gli oppositori e/o da chi è stato eletto(voluto) da parte di quel 99% :)
Citazione di: Andrea Molino il 01 Luglio 2016, 23:58:03 PMQuindi ci sono molti milioni di persone che credono nella reincarnazione e rinunciano al fascino e all'incanto
Attenzione: parlavi di "gioco virtuale", mentre chi crede nella reincarnazione dubito consideri la vita un gioco virtuale, anche perché le modalità e i cicli della reincarnazione non sono "a scelta", come nei videogame o nella tua (fanta)proposta, ma connessi a meriti, colpe, karma, etc. che, se ci si crede, sono questioni per nulla ludiche...
Citazione di: Sariputra il 02 Luglio 2016, 11:34:07 AM
Perchè ho come la sensazione che l'intera discussione, più che "virtuale" sia...surreale??
Citazione di: Phil il 01 Luglio 2016, 19:47:44 PM
P.s. Chiaramente, si tratta di osservazioni che "stanno al gioco", che vogliono prendere sul serio il verosimile proposto dal saggio... altrimenti concludiamo che è mera fantascienza, per cui tutto è lecito ;)
Citazione di: Andrea Molino il 02 Luglio 2016, 23:31:40 PM
Ho l'impressione di aver perso di vista il nocciolo della questione cercando di rispondere alle risposte delle risposte delle risposte...
La mia teoria può essere considerata un'ipotesi valida?
Se pensate che ciò che a me sembra sensato, sia ridicolo, potreste fornirmi la vostra risposta alle domande di cui sopra?
al momento a me viene da chiedermi (e da chiederti) come fai a conciliare questo qui sotto..si vendono 1,3 miliardi di smartphone all'anno, le strade sono piene di zombie che camminano guardando il mondo attraverso un monitor, nei ristoranti ci sono coppie sedute di fronte che comunicano con altri su facebook, le persone si conoscono usando applicazioni...Perfino tu, io e gli altri del forum stiamo a discutere da casa davanti a uno schermo, invece che al bar davanti a una birra.(e questo lo condivido al 100%)con quest'altro:L'universo in cui viviamo è un perfetto ambiente di realtà virtuale cioè un ambiente in cui un individuo può vivere ed interagire con gli altri individui in modo indistinguibile dal mondo fisico. Per funzionare richiede il supporto di computer, software e interfacce che consentono agli umani di connettersi.A seconda delle leggi fisiche programmate, è possibile ricreare un ambiente identico a quello fisico come nel caso di quello in cui viviamo noi, ma è anche possibile fornire super poteri, creare esseri fantastici, muoversi alla velocità della luce ecc. Il ritorno alla realtà fisica dove risiedono i computer che creano l'ambiente virtuale in cui viviamo. Nella realtà fisica viviamo per la maggior parte grazie ad un supporto vitale simile a quello ipotizzato per i lunghi viaggi spaziali e connessi con altro ambiente di realtà virtuale che però segue leggi fisiche che eliminano tutti i limiti dell'umana natura.Dalla realtà fisica possiamo ripartire verso questo universo, per altre vite che consentono di fare nuove esperienze partendo da potenzialità sempre diverse e vivendo in qualunque epoca.secondo queste tue ultime considerazioni allora mi viene da pensare che sono proprio gli "zombi" sopra che si ritroverebbero perfettamente integrati in un mondo o universo del genere,così come lo hai appunto descritto...quindi se questi sono "zombi" allora anche tutto il "sistema" risulterebbe insensato,("zombificato" in partenza :) ) secondo me.====a donquixote:grazie per aver espresso la tua opinione che ti avevo chiesto
Andrea Molino,
è troppo schematico il tuo scritto, andrebbe sviluppato; anche per questo ci sono molte domande esistenziali non comtemplate.
Ad esempio, scrivi di difficoltà che è un ordine logico oggettivo di affrontare i problemi, ma non del disagio esistenziale che accenni
però giustamente alla fine del tuo scritto come motivazione condizionante di un annichilimento individuale.
Ma proprio perchè se l'immaginario che da sempre è nell'uomo mentalmente, tenti di virtualizzarlo con la tecnica, non è che di per sè "guarisci" la problematica mente-psiche-disagio- senso della vita.Non sono le configurazioni esterne all'uomo che possono in sè e per sè agire taumaturgicamente. Potrebbe essere anche il contrario, come sembra già oggi evidente, quando assuefazioni al virtuale, le costruzioni di paradisi artificiali, alcool e droghe mostrano da una parte il disagio e dall'altra che per quanto il virtuale possa essere potenze si scontra con la natura umana inesplicabile.
Penso anch'io che il virtuale possa risolvere molte difficoltà, ma come supporto pedagogico-emotivo non come vissuto.
Perchè manca anche il concetto di autocoscienza, come il luogo in cui le esperienze, l'imparare, il conoscere decantano in essenza,, per cui il senso della vita non è la quantità di visualizzazioni e informazioni che ci girano attorno, bensì il senso di tutto questo.
Di nuovo sono le relazioni le vere e fondamentali problematiche, ai mutare dei tempi virtuali o reali, e delle innumerevoli vite di persone come sommatoria di un immaginario collettivo che è la cultura umana da sempre presente.
Noi oggi vviamo la fase di mezzo fra reale e virtuale della tecnica, dove vorremmo che il reale diventasse il virtuale laddove
in qualche modo pensiamo di essere a proprio agio soprattutto i social comunicativi, ma di nuovo il reale ci chiama ai ruoli sociali, ai compiti individuali, agli esercizi di sopravvivenza e ricerca di signifcati per l nostra autocoscienza.
Il virtuale rompe barriere fisiche così che l'esistenza si libera da condizioni appunto fisiche aprendo a scenari e rappresentazioni di vita in cui le emozioni e il vissuto si confondono talmente in una nuova realtà che non è reale,siamo protagonisti di un videogioco senza confini,di innumerevli scenari, ma dove la vita è "sbattuta" emotivamente, ma rimane il dubbio esistenziale dell'autocoscienza,inalienabile, perchè la vita in qualunque tempo e universo è sempre narrazione e rappresentazioni di un io narrante che si relaziona nel reale, nell'immaginario, nel virtuale.
Non nascondo che le utopie mi attirano, come la città del sole di T.Campanella, perchè ci costringono a misurare la nostra attuale esistenza e un utopia, un'immagine di quello che potrebbe o a volte dovrebbe essere.
Ma tutte le utopie devono presentare nel loro modello un chi fa cosa e il suo governo:chi governa, chi controlla, come e chi filtra le conoscenze e altre innumerevoli domande, perchè temo che siano spesso gabbie dorate senza confine, dove l'uomo soffrirebbe ancora di più invece di liberarsi. Quando manca il chiaro momento di relazione fra i soggetti in qualunque modalità di mondo si trovi e tutto è confuso, il singolo individuo si chiude in se stesso mancando di verità di autenticità.
Citazione di: Andrea Molino il 02 Luglio 2016, 23:31:40 PM
Tento di riportare l'attenzione sull'argomento che mi piacerebbe discutere.
La mia teoria tenta di rispondere alle domande:
"Qual'è l'origine dell'universo?"
"Qual'è il senso della vita?"
"Cosa c'è dopo la morte?"
io ho come l'impressione che questo discorso,questo argomento metterebbe pure un certo disagio generale,quando a mio avviso penso proprio che bisognerebbe affrontarlo e approfondirlo perché riguarda il nostro tempo e la nostra stessa esistenza non solo fisica ma in primo luogo di coscienza e/o auto-coscienza.almeno per quello che mi riguarda,avendo vissuto sia prima che ci fosse internet e il suo virtuale,sia dopo,ho la netta sensazione che ci siamo scollati gravemente dalla realtà e vi sarebbe in corso un mutamento di tipo antropologico vero e proprio (già da prima con la televisione,che magari ha pure preparato il terreno fertile) che pero ora non siamo più in grado di sopportare.forse non e' un caso che tenti di riportare l'argomento con domande che riguardano da sempre e per sempre la nostra venuta al mondo..ma la differenza e' che oggi penso vi sia una gran confusione proprio per tutti i motivi di sopra ed allora può succedere (ma non sto dicendo che sia il tuo caso personale) che ci si aggrappa a tutto e il suo contrario (cioè al nulla nichilistico,anch'esso a mio avviso il suo estremo tentativo,dal lato rovesciato della stessa medaglia) pur di ri-trovare le rispostecomunque voglio provare a dare dei suggerimenti (naturalmente,dal mio punto di vista)- Qual'e l'origine dell'universo?risposta:e se invece l'universo non avesse ne un inizio (in questo caso intesa come origine) e ne' una fine? "Cosa c'è dopo la morte?"risposta:- e se invece più semplicemente,non esiste ne un prima e ne un dopo? ("mai nato,mai morto")..inizio,fine...prima,dopo (e se fossero solo congetture - limiti - del mentale?)..mi verrebbe da dire anch'esse "virtuali" in un certo senso"Qual'è il senso della vita?"risposta:- probabilmente nella consapevolezza stessa delle due domande/risposte qui sopra...
Citazione di: Andrea Molino il 02 Luglio 2016, 23:31:40 PMTento di riportare l'attenzione sull'argomento che mi piacerebbe discutere. La mia teoria tenta di rispondere alle domande: "Qual'è l'origine dell'universo?" "Qual'è il senso della vita?" "Cosa c'è dopo la morte?"
In parallelo con quanto scritto da acquario69, considererei un approccio "eterodosso", più decostruttivo (in senso filosofico): interroghiamoci innanzitutto sulle domande, prima di considerare la storia delle risposte..."
Qual'è l'origine dell'universo?"
"Origine" e "fine" sono due espressioni del "codice binario" (dicotomico) di quel "
software" che chiamiamo ragionamento; curiosamente, non ci si chiede quasi mai qual'è la fine spazio-temporale dell'universo, ma solo l'inizio... eppure, in fondo, quanto è davvero
pensabile un'origine assoluta? Concettualmente (poiché si parla di ipotesi relative a miliardi di anni fa) non è sempre possibile chiedersi "cosa c'era prima?"?
Forse questa "domanda perpetua", ci indica che siamo ai confini della pensabilità (almeno stando a come è "programmato" il "
software mentale" che usiamo oggi, metaforicamente parlando) per cui voler rispondere a tutti i costi comporta o atti di fede o un regresso all'infinito oppure
l'abbandono di una visione lineare per adottarne una circolare (tipo eterno ritorno) in cui non c'è un inizio..."
Qual'è il senso della vita?"
Si tratta di intendersi su quale significato abbia qui il termine "senso". Essere vivi è una
condizione (individuabile tramite parametri "fisiobiologici") e le condizioni, solitamente, non hanno un senso, se non inteso metaforicamente come "finalità" o "causa".
Se per senso intendiamo "finalità", sappiamo tutti (ma non per esperienza personale) come finisce la vita: ci "spegniamo";
se per senso intendiamo il "motivo/perchè", la risposta è un rapporto carnale-causale;
se per senso intendiamo "scopo/valore-aggiunto", chiaramente ogni vivente può scegliere quello a cui dedicarsi (come la lista che tu hai proposto), non ce n'è uno da scoprire (semmai da inventare) necessariamente valido per tutti...
"
Cosa c'è dopo la morte?"
La domanda implicita e prioritaria è "
se c'è qualcosa"; chiedere direttamente "cosa",
presuppone che ci sia qualcosa, e questa convinzione (tutta da valutare)
preorienta il rispondere (vedi religioni...).
Possiamo anche discutere all'infinito sul modo di porre le domande o sull'opportunità di farlo o sulla futilità delle risposte, ma a me piacerebbe proprio conoscere le Vostre risposte! Vorrei sapere se voi come persone avete una vostra visione che risponde a quelle domande oppure se siete già tutti sereni nella convinzione che siete nati dal caso e finirete nell'oblio, Vorrei sapere cosa raccontate ai vostri figli (se ne avete) e cosa vi siete raccontati quando avete perso una persona cara (se vi è successo).
Per me le discussioni filosofiche sono divertenti se hanno come scopo la ricerca di risposte sensate a un qualche dubbio esistenziale, se invece sono fine a se stesse non mi interessano più, perché non ho più abbastanza tempo da dedicarci come facevo da ragazzo con i miei amici.
Puntare dritti alla soluzione, talvolta, significa "partire al galoppo per cercare il cavallo che stiamo già cavalcando" (cit.)... credo che invece riflettere sulle domande aiuti a non porsi falsi problemi, a sopportare meglio il peso del "non lo so", ad evitare "vicoli ciechi" e, soprattutto, ad avere già qualche indizio sulla direzione in cui cercare l'eventuale risposta...
Ad esempio, fra le righe del post precedente, magari l'hai già notato, c'erano tutte le mie risposte (per quel poco che valgono, mere opinioni):
- l'origine dell'universo: un falso problema, almeno finché restiamo nel ragionamento dicotomico classico (magari in futuro avremo un'altra forma mentis); non credo si possa uscire dal regresso all'infinito...
- il senso della vita (se non si intende essere nati da un coito ed essere destinati alla morte) è un foglio in bianco: ognuno può scriverci, persino a matita (quindi cancellare e riscrivere), quello che vuole...
- il post-mortem: se proprio dovessi "puntare" (di natura sono paziente, so attendere...), scommetterei su quello che sembra succedere agli altri animali: il corpo (autocoscienza inclusa) si spegne e, salvo interventi esterni, si avvia la naturale decomposizione...
Magari ti suonano come risposte aride, ottuse e disimpegnate, ma sono quelle che posso darti (e comunque non ti consiglio di fidarti di me, non sono mai stato bravo ad indovinare ;D ).
Citazione di: Andrea Molino il 03 Luglio 2016, 20:05:49 PMPossiamo anche discutere all'infinito sul modo di porre le domande o sull'opportunità di farlo o sulla futilità delle risposte, ma a me piacerebbe proprio conoscere le Vostre risposte! Vorrei sapere se voi come persone avete una vostra visione che risponde a quelle domande oppure se siete già tutti sereni nella convinzione che siete nati dal caso e finirete nell'oblio, Vorrei sapere cosa raccontate ai vostri figli (se ne avete) e cosa vi siete raccontati quando avete perso una persona cara (se vi è successo). Per me le discussioni filosofiche sono divertenti se hanno come scopo la ricerca di risposte sensate a un qualche dubbio esistenziale, se invece sono fine a se stesse non mi interessano più, perché non ho più abbastanza tempo da dedicarci come facevo da ragazzo con i miei amici.
Credo che ognuno abbia le sue risposte e che non tutti siano convinti di essere nati dal caso e di finire nell'oblio, ma l'argomento di questa discussione è la teoria che tu hai esposto, non le risposte che ognuno di noi dà alle domande esistenziali. Se, come affermi,
Citazione di: Andrea MolinoHo passato molti anni alla ricerca di una teoria "convincente" sulla natura dell'universo e sul senso della vita tentando di conciliare le speranze religiose, con le certezze scientifiche perché non potevo contare sulla Fede ne accettare le limitazioni imposte dalla Fisica: non potevo prescindere dalla logica, ma non riuscivo nemmeno a credere che che la mia vita terminasse nell'oblio.
e la esponi per metterla alla prova di una critica intellettuale allora devi stare al gioco, e se non solo non sai ribattere in modo sensato alle obiezioni di qualunque genere ti vengono poste, ma addirittura cambi le carte in tavola chiedendo ad ognuno di esporre le proprie convinzioni (per poi magari criticarle a tua volta in una sorta di gioco ad esclusione) allora significa che la tua teoria è talmente insostenibile e indifendibile che nemmeno il suo autore se la sente di provarci; scagliare il sasso e poi ritrarre la mano non è mai un comportamento apprezzabile. Per quanto mi riguarda dovresti ritenere già soddisfacente il fatto che qualcuno prenda su serio quello che affermi e cerchi di rifletterci su per valutare, secondo il suo modo di vedere, cosa può andare e cosa no, perchè a grandi pensatori di ogni epoca (uno per tutti: Nietzsche) non capitò mai nemmeno l'occasione di poter "mettere alla prova" i suoi pensieri. E in ogni caso se ritieni "non divertenti" e "fine a se stesse" le obiezioni poste dai frequentatori del forum nessuno ti trattiene qui sopra, perchè noi tentiamo, compatibilmente con i nostri limiti, di mantenere la discussione ad un livello un tantino più elevato del mero gossip intellettuale.
** scritto da Andrea Molino:
CitazioneHo passato molti anni alla ricerca di una teoria "convincente" sulla natura dell'universo e sul senso della vita tentando di conciliare le speranze religiose, con le certezze scientifiche perché non potevo contare sulla Fede ne accettare le limitazioni imposte dalla Fisica: non potevo prescindere dalla logica, ma non riuscivo nemmeno a credere che che la mia vita terminasse nell'oblio.
Sarà banale la mia riflessione, anche se è risaputo che la verità risiede nella semplicità, ma perché ricercare una teoria convincente sulla natura dell'universo e sul senso della vita, quando già tutte le teorie confluiscono nelle uniche due possibilità: o c'è Dio, e quindi tutto è per volere dell'Onnipotente Scienziato/Sacerdote, che concilia la fisica e la religione divise per convenienza o ignoranza o follia dall'uomo, o c'è il Caso, quindi l'universo e la vita intelligente sono dovuti ad un avvenimento fatale datosi dopo una serie accidentale di combinazioni fortuite, che esclude la speranza religiosa e la certezza scientifica dai meriti ontologici.
Anche l'eventuale Universo Virtuale non può fare a meno di esistere o per un imprevisto sincronico, o perché Dio ha così deciso a suo piacimento.
La discussione, inevitabilmente, rientra di nuovo sulla fede: "Voi chi dite che io sia?", dice l'Universo o la Vita.
Citazione di: Andrea Molino il 03 Luglio 2016, 20:05:49 PM
Possiamo anche discutere all'infinito sul modo di porre le domande o sull'opportunità di farlo o sulla futilità delle risposte, ma a me piacerebbe proprio conoscere le Vostre risposte! Vorrei sapere se voi come persone avete una vostra visione che risponde a quelle domande oppure se siete già tutti sereni nella convinzione che siete nati dal caso e finirete nell'oblio, Vorrei sapere cosa raccontate ai vostri figli (se ne avete) e cosa vi siete raccontati quando avete perso una persona cara (se vi è successo).
Per me le discussioni filosofiche sono divertenti se hanno come scopo la ricerca di risposte sensate a un qualche dubbio esistenziale, se invece sono fine a se stesse non mi interessano più, perché non ho più abbastanza tempo da dedicarci come facevo da ragazzo con i miei amici.
trovo curioso,questo tuo ultimo commento.sei partito con una tua teoria,rendendoti aperto e disponibile a qualsiasi confronto (e a un certo punto ne fai proprio richiesta);"La mia teoria può essere considerata un'ipotesi valida?Quale delle teorie sopra citate o non citate per mia ignoranza ritenete sia più valida?Se pensate che ciò che a me sembra sensato, sia ridicolo, potreste fornirmi la vostra risposta alle domande di cui sopra?" ed ora mi sembra che lo stai chiudendo,inoltre ribaltando le cose,accusando implicitamente chi ha voluto intervenire,di non rispondere direttamente alla tue domande,aggiungendo pure che ci giriamo inutilmente intorno...ma non e' che stai proiettando all'esterno qualcosa che al contrario ti riguarda in prima persona?a me sembra che infatti neghi pure l'evidenza,perché le risposte ci sono state e siccome ora posso parlare delle mie,quelle che ti ho proposto lo sono a tutti gli effetti (naturalmente a prescindere se poi le ritrovi valide o meno,e quantomeno l'atteggiamento che si dovrebbe almeno avere in questi casi e' di dare la possibilità di accoglierle,di aprirsi e non di rifiutarle o chiuderle in partenza)te le ribadisco qui sotto,provando a spiegarlo meglio di prima:- Qual'e l'origine dell'universo?risposta:e se invece l'universo non avesse ne un inizio (in questo caso intesa come origine) e ne' una fine?in altri termini,per me questo vuol dire che l'universo non ha tempo e che quest'ultimo riguarda solo il concepire dell'uomo per come e' strutturato e che a sua volta l'uomo non può riportare tutto a se stesso solo secondo i suoi parametri (antropocentrici) e limitanti"Cosa c'è dopo la morte?"risposta:- e se invece più semplicemente,non esiste ne un prima e ne un dopo? ("mai nato,mai morto")per me la morte non può esistere, (anche questo ritengo che sia un nostro parametro,come descritto sopra) alla stessa maniera che noi consideriamo "essere in vita" come ad infinite e diverse modalità della stessa manifestazione...come l'acqua che a seconda della temperatura puo trasformarsi in ghiaccio,oppure che si scogli e diventa vapore...ma rimane fondamentalmente la stessa sostanza manifesta,di un unica essenza immanifesta,perenne ed immutabile(l'UNO contiene il TUTTO e il TUTTO contiene l'UNO)..inizio,fine...prima,dopo (e se fossero solo congetture - limiti - del mentale?)..mi verrebbe da dire anch'esse "virtuali" in un certo sensoappunto come sopra"Qual'è il senso della vita?"risposta:- probabilmente nella consapevolezza stessa delle due domande/risposte qui sopra...su questo non mi sembra necessario aggiungere altro
Mi scuso se sono risultato antipatico nel mio ultimo intervento, ma ho aggiunto la "provocazione" finale, per cercare di uscire da un impasse: non riuscivo più a seguire linee multiple di obiezioni, molte delle quali riguardavano altre obiezioni precedenti legate ad equivoci sul testo del mio saggio.
Mi assumo pienamente la colpa dei travisamenti e chiedo venia per la mia incapacità di spiegare bene un'ipotesi a dir poco complicata e poco intuitiva.
Probabilmente ho commesso i seguenti errori:
1) Ho avuto la presunzione di essere in grado di scrivere in modo "evocativo e suggestivo" quando era già abbastanza complesso farlo in modo "diretto"2) Ho preteso dal lettore di applicarsi in uno sforzo interpretativo improponibile
3) Ho dato per scontato che tutti avessero una buona conoscenza degli ultimi sviluppi tecnologici in campo informatico4) Ho dato per scontato che i lettori fossero, anche loro, alla ricerca di risposte alle domande che mi ero posto io
Non era mia intenzione rendere incomprensibile la mia ipotesi, ma mi sono reso conto di aver commesso questi errori cercando di rispondere alle vostre obiezioni, quindi la discussione, almeno per me, è stata molto utile.
Inizialmente, mi aspettavo di ricevere obiezioni o domande del tipo:
"Interessante, ma secondo me Dio esiste!"
"Cosa intendi per Realtà Virtuale?"
"Non posso credere di essere solo una rappresentazione tridimensionale all'interno di un computer"
"Ma la cronologia contiene fatti veri o inventati?"
"Potrebbe piacere agli scienziati induisti"
"Cosa intendi per Civiltà della Sfinge?"
"Non capisco la tua concezione del Tempo"
"In effetti potrebbe essere allettante per disabili ed anziani"
In pratica pensavo che di primo acchito, avreste potuto esprimere una semplice opinione come succede quando si esce dal cinema dopo aver visto film come "Matrix" o "Il sesto senso" e sono rimasto sconcertato che nessuno notasse la "bellezza" dell'idea ala base del mio "film".
Quando mi sono reso conto che probabilmente le vostre obiezione erano di tutt'altro tenore per colpa della mia incapacità espressiva, ho provato a sintetizzare la mia ipotesi paragonandola ad altre ipotesi di tipo teologico, sperando di portare la discussione sulla valutazione dell'idea di partenza, prima di iniziare la meta-critica.Purtroppo anche questo tentativo è stato fallimentare, probabilmente perché, a parte me, siete tutti serenamente agnostici ;-)
Io sono stato convintamente agnostico per 10 anni, poi ho dovuto ammettere che non ero affatto sereno e ho ricominciato a cercare.
A questo punto non so più che pesci pigliare, perché non so se abbia senso discutere "dell'opportunità di mangiare più pesce e meno carne" con un vegano ;-)
In ogni caso ho intenzione di revisionare il testo del mio saggio per renderlo più fruibile.
Inoltre sto scrivendo una nuova parte che descriva in modo più diretto e sintetico la mia ipotesi.
Appena pronta, la aggiungerò anche qui e spero che abbiate ancora voglia di leggerlo.... Magari questa volta riuscirò a spiegarmi, in caso contrario smetterò di tediarvi.Nel frattempo, per quelli che non hanno ancora un'idea chiara di cosa sia la realtà virtuale di cui parlo, metto alcuni link di ciò che è già disponibile oggi sul mercato. L'ultimo link è quello di un video che anch'io ho visto solo ora e l'ho trovato impressionante, specie pensando alle evoluzioni future.Non voglio promuovere un abbandono del mondo fisico, ma fare in modo che si possa discutere tutti della stessa cosa: https://it.wikipedia.org/wiki/Realt%C3%A0_virtualehttp://www.realtavirtuale.net/http://www.wired.it/gadget/videogiochi/2016/06/03/realta-virtuale-per-il-fotorealismo-servono-decenni/https://youtu.be/qYfNzhLXYGc
premesso che desidero fare un commento generale e che non ha nessun riferimento a chicchessia
a me quello che mi sembra davvero assurdo e' il motivo per cui la realtà virtuale debba finire per sostituirsi a quella "normale"...che non sarebbe nemmeno corretto dargli un attributo,perché la realtà e' la realtà,ce ne una sola,e credo dovrebbe essere la cosa più ovvia in assoluto
ma temo proprio che l'ovvietà non sappiamo più cosa significa o ancora meglio dire che non l'avvertiamo nemmeno più.
per me non ce nemmeno bisogno di scomodare satana,perché questo rovesciamento e questa parodia,questa sub-umanita alle porte non può essere che l'anticamera dell' "inferno"...
http://www.gianfrancobertagni.it/materiali/filosofiacritica/virtualereale.htm
http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=42089
** scritto da Andrea Molino:
CitazionePurtroppo anche questo tentativo è stato fallimentare, probabilmente perché, a parte me, siete tutti serenamente agnostici
Mi dispiace deluderti, ma io ho confutato dal punto di vista di un credente in Cristo, serenamente cattolico, anche perché, come avevo già scritto in alcune riflessioni del VF (vecchio-forum), non ho nessun problema ad immaginarmi Dio con il suo joestyck tra le mani che osserva il Tutto in uno schermo "virtuale" per Lui, realissimo per noi.
Ma siamo sempre allo stesso punto: è Lui che ha deciso di progettare, di realizzare e di dar vita a questo Universo Virtuale, quindi il problema non è se siamo in una dimensione tipo videogioco, ma che se così fosse per volontà divina, le regole per giungere all'ultimo livello, e non perire come Pac-Man mangiato dai fantasmi, sono quelle della fede, e non dell'ingegneria informatica o della meccanica quantistica.
Inoltre, può anche darsi che siamo in un Universo Virtuale datosi per caso (dimensione accettabile anch'essa solo per fede), ma allora è accidentale anche quello reale, e quindi, a questo punto, chi è che può decidere quale di questi ultimi due è virtuale?
Pace&Bene
Il gioco si chiama "Cave", grotta, e si ambienta in due stanze virtuali. I giocatori sono persone che -per incidente o malattie varie- hanno perso alcune funzioni del corpo e devono ritrovarle muovendosi. L'esperimento in corso presso lo IRCCS Auxologico Italiano di Milano è la novità del momento e si chiama "Telepresenza Immersiva Virtuale" o TIV. Si tratta di un nuovo metodo per la riabilitazione fisica che passa però per la realtà virtuale.Come funziona? Su tre schermi e sul pavimento vengono riprodotti ambienti diversi... casa, ufficio, palestra ecc. ... grazie al computer e alla visione 3D. Il paziente interagisce con un joystick e con occhiali tridimensionali, mentre viene monitorato da una serie di strumenti medici. Mimando il cammino può dirigersi nei vari ambienti, usando il joystick "allena" braccia e mani e grazie alle varie fasi del gioco allena anche l'orientamento, la memoria e l'attenzione. Nato principalmente per aiutare chi deve recuperare dopo un ictus, o dopo una diagnosi di demenza o di Alzheimer, il "gioco" TIV si sta espandendo anche per malati di Parkinson e per persone reduci dal coma.In certe situazioni si può usare anche per vincere problemi psicologici come le ansie, lo stress e la fobia. Pochi giorni di questa terapia virtuale hanno accorciato di moltissimo la convalescenza di anziani reduci da ictus, hanno aiutato a ritrovare il proprio agio certi pazienti affetti da Alzheimer e funziona anche per i disturbi post traumatici. Il sistema permette una corretta lettura degli spazi, dei volumi e delle distanze, abituando il paziente a ritrovare la capacità di movimento autonomo in ambienti diversi dalla stanza di ospedale, preparandolo quindi al ritorno a casa senza particolari traumi susseguenti. Tutto questo senza nemmeno accorgersi di essere in terapia, infatti "Cave" è un videogioco che può anche divertire e incoraggiare.http://benessere.guidone.it/2016/07/05/la-riabilitazione-fisica-diventa-virtuale/ buongiorno Andrea,come vedi ho esordito con una notizia d'oggi sulle applicazioni, non possibili, ma reali, della realtà virtuale.La tua ipotesi, perché no, potrebbe anche partire da qui... dai benefici (innegabili) che sta già producendo. Una volta che qualcosa s'afferma e trova una sua produttiva collocazione si prova e si proverà ad usarla anche in ambiti differenti.Lascio alla fantasia di chi legge il compito, se vorrà assumerselo, d'immaginare ulteriori passaggi per ipotizzarne ulteriori sviluppi, che potrebbero esser differenti da quelli proposti da Andrea. Mentre è del tutto attuale per l'uomo esser diventato almeno in parte bionico, grazie all'ausilio di protesi, innesti ecc., comprendo il disagio all'idea di un totale interfacciamento uomo-computer. Tuttavia dovreste chiedere a chi ne usufruisce, a chi senza tali ausili non avrebbe possibilità di relazione, per esempio a Stephen Hawking, se davvero rinuncerebbe alla possibilità, via avatar o in altro modo, di ritrovarsi a compiere le funzioni che per noi son normali...Il fulcro del discorso è che l'uomo ha una certa plasticità e capacità d'adattamento e difficilmente, una volta che abbia provato e usufruito di qualche beneficio, sia pur derivante da una macchina o un computer, saprà/potrà/vorrà rinunciarvi. Andrea ha colto questa prerogativa (ovviamente padroni tutti di connotarla positivamente o all'opposto), portandola alle estreme conseguenze, con un percorso logico (secondo la sua logica, valida al pari di quella di chiunque altro) certamente da affinare, integrare, revisionare, puntualizzare, contestualizzare ecc. ecc. come tutti i percorsi, pensieri e costrutti, in ogni ambito si trovino collocati. Anche Giona, pur nel campo della fede... parla di cantiere aperto... Chiedendo un giudizio sulla possibilità/validità/plausibilità/fattibilità ecc. della sua teoria forse non aveva ben realizzato dove si trovasse... e chi gli ha risposto l'ha un po' de-virtualizzato, per dirla con un sorriso... ma ha fatto bene, a mio avviso, a proporla (un po' mi son sentito responsabile...) e ha fatto bene il forum a riceverla, contestarla, sezionarla e quant'altro... non è stata una perdita di tempo, poiché non ci son attività, di pensiero o ludiche, migliori l'una dell'altra. Quindi grazie, Andrea, per come ti sei posto e per aver fatto ammenda della tua reazione a seguito di un momento di disorientamento, corroborandomi dell'opinione (a priori... ho rischiato) che avevo di te nel presentarti all'amico Eutidemo... Ho letto il tuo saggio (altrimenti non avrei risposto) e diversamente dall'opinione generale sin qui raccolta non ti imputo una sfrenata fantasia... ma il contrario, d'esserti fermato al punto che ti corrisponde, l'informatica e le sue applicazioni. Anche il nostro Duc è andato ben oltre... ... non ho nessun problema ad immaginarmi Dio con il suo joestyck tra le mani che osserva il Tutto in uno schermo "virtuale" per Lui, realissimo per noi...tuttavia ponendo tra le mani del Creatore un apparato dalla dubbia utilità... forse per quello le cose vanno così male nel nostro mondo reale, dipendesse da te son certo gli forniresti quello appropriato (joystick)... ;) La mia fantasia, fosse richiesto, mi evidenzierebbe l'improponibilità della gestione di un tale mondo virtuale attraverso server, hard disk e qualsivoglia supporto di memorizzazione... troppi limiti fisici e di velocità elaborativa... vai oltre, Andrea, tutte le informazioni passate e presenti (... che dire delle future..?) non son mai state e non saranno perse... è di questi tempi la ricezione di un segnale gravitazionale, se non addirittura associato alla materia oscura... questione di ricettori, no? E come, da dove arriva l'informazione (pensiero) in noi..? C'è mica bisogno di fili o degli spinotti di Matrix, eh... Comunque chi cerca trova... o almeno si è divertito (come me) a cercare...Buon viaggio. CordialmenteJean
GRAZIE 1000 JEAN!
Il tuo intervento è esattamente del tipo che mi aspettavo di vedere, indipendentemente dal fatto di essere d'accordo o contrario.
E' bello vedere cosa può produrre la curiosità!
Mi hai ridato la speranza: mi sentivo come l'ultimo dei moicani ;D
Comunque, mi riprometto a breve di inserire una versione più digeribile della mia ipotesi....
A presto!
** scritto da Jean:
CitazioneAnche il nostro Duc è andato ben oltre...
... non ho nessun problema ad immaginarmi Dio con il suo joestyck tra le mani che osserva il Tutto in uno schermo "virtuale" per Lui, realissimo per noi...
tuttavia ponendo tra le mani del Creatore un apparato dalla dubbia utilità... forse per quello le cose vanno così male nel nostro mondo reale, dipendesse da te son certo gli forniresti quello appropriato (joystick)... (http://www.riflessioni.it.cloud.seeweb.it/logos/Smileys/default/wink.gif)
Le cose nel nostro mondo reale vanno male sempre per 1/3 (questo è il massimo che gli è concesso ...per adesso), e solamente per merito della volontà umana, il
joystick (thank's) perfettamente appropriatoci dal Creatore. :)
Inoltre, siccome per un cattolico rientra nella normalità andare oltre, aggiungo che davvero ho immaginato, anzi, ogni tanto continuo ad immaginare, da comune terrestre, il videogame dell'Universo, del Tutto inserito dentro, dove il senso, lo scopo, dei personaggi del virtuale è riuscire ad entrare, attraversando lo schermo, nella dimensione reale, ossia, quella dove c'è lo Scienziato che ha generato quella assurda, ma vera, perfezione eterna. ;D
Citazione di: Jean il 05 Luglio 2016, 16:15:27 PM
Il gioco si chiama "Cave", grotta, e si ambienta in due stanze virtuali. I giocatori sono persone che -per incidente o malattie varie- hanno perso alcune funzioni del corpo e devono ritrovarle muovendosi. L'esperimento in corso presso lo IRCCS Auxologico Italiano di Milano è la novità del momento e si chiama "Telepresenza Immersiva Virtuale" o TIV. Si tratta di un nuovo metodo per la riabilitazione fisica che passa però per la realtà virtuale.
Come funziona? Su tre schermi e sul pavimento vengono riprodotti ambienti diversi... casa, ufficio, palestra ecc. ... grazie al computer e alla visione 3D. Il paziente interagisce con un joystick e con occhiali tridimensionali, mentre viene monitorato da una serie di strumenti medici. Mimando il cammino può dirigersi nei vari ambienti, usando il joystick "allena" braccia e mani e grazie alle varie fasi del gioco allena anche l'orientamento, la memoria e l'attenzione. Nato principalmente per aiutare chi deve recuperare dopo un ictus, o dopo una diagnosi di demenza o di Alzheimer, il "gioco" TIV si sta espandendo anche per malati di Parkinson e per persone reduci dal coma.
In certe situazioni si può usare anche per vincere problemi psicologici come le ansie, lo stress e la fobia. Pochi giorni di questa terapia virtuale hanno accorciato di moltissimo la convalescenza di anziani reduci da ictus, hanno aiutato a ritrovare il proprio agio certi pazienti affetti da Alzheimer e funziona anche per i disturbi post traumatici. Il sistema permette una corretta lettura degli spazi, dei volumi e delle distanze, abituando il paziente a ritrovare la capacità di movimento autonomo in ambienti diversi dalla stanza di ospedale, preparandolo quindi al ritorno a casa senza particolari traumi susseguenti. Tutto questo senza nemmeno accorgersi di essere in terapia, infatti "Cave" è un videogioco che può anche divertire e incoraggiare.
http://benessere.guidone.it/2016/07/05/la-riabilitazione-fisica-diventa-virtuale/
buongiorno Andrea,
come vedi ho esordito con una notizia d'oggi sulle applicazioni, non possibili, ma reali, della realtà virtuale.
La tua ipotesi, perché no, potrebbe anche partire da qui... dai benefici (innegabili) che sta già producendo.
Una volta che qualcosa s'afferma e trova una sua produttiva collocazione si prova e si proverà ad usarla anche in ambiti differenti.
Lascio alla fantasia di chi legge il compito, se vorrà assumerselo, d'immaginare ulteriori passaggi per ipotizzarne ulteriori sviluppi, che potrebbero esser differenti da quelli proposti da Andrea.
Mentre è del tutto attuale per l'uomo esser diventato almeno in parte bionico, grazie all'ausilio di protesi, innesti ecc., comprendo il disagio all'idea di un totale interfacciamento uomo-computer.
Tuttavia dovreste chiedere a chi ne usufruisce, a chi senza tali ausili non avrebbe possibilità di relazione, per esempio a Stephen Hawking, se davvero rinuncerebbe alla possibilità, via avatar o in altro modo, di ritrovarsi a compiere le funzioni che per noi son normali...
Il fulcro del discorso è che l'uomo ha una certa plasticità e capacità d'adattamento e difficilmente, una volta che abbia provato e usufruito di qualche beneficio, sia pur derivante da una macchina o un computer, saprà/potrà/vorrà rinunciarvi.
Andrea ha colto questa prerogativa (ovviamente padroni tutti di connotarla positivamente o all'opposto), portandola alle estreme conseguenze, con un percorso logico (secondo la sua logica, valida al pari di quella di chiunque altro) certamente da affinare, integrare, revisionare, puntualizzare, contestualizzare ecc. ecc. come tutti i percorsi, pensieri e costrutti, in ogni ambito si trovino collocati.
Anche Giona, pur nel campo della fede... parla di cantiere aperto...
Chiedendo un giudizio sulla possibilità/validità/plausibilità/fattibilità ecc. della sua teoria forse non aveva ben realizzato dove si trovasse... e chi gli ha risposto l'ha un po' de-virtualizzato, per dirla con un sorriso... ma ha fatto bene, a mio avviso, a proporla (un po' mi son sentito responsabile...) e ha fatto bene il forum a riceverla, contestarla, sezionarla e quant'altro... non è stata una perdita di tempo, poiché non ci son attività, di pensiero o ludiche, migliori l'una dell'altra.
Quindi grazie, Andrea, per come ti sei posto e per aver fatto ammenda della tua reazione a seguito di un momento di disorientamento, corroborandomi dell'opinione (a priori... ho rischiato) che avevo di te nel presentarti all'amico Eutidemo...
Ho letto il tuo saggio (altrimenti non avrei risposto) e diversamente dall'opinione generale sin qui raccolta non ti imputo una sfrenata fantasia... ma il contrario, d'esserti fermato al punto che ti corrisponde, l'informatica e le sue applicazioni.
Anche il nostro Duc è andato ben oltre...
... non ho nessun problema ad immaginarmi Dio con il suo joestyck tra le mani che osserva il Tutto in uno schermo "virtuale" per Lui, realissimo per noi...
tuttavia ponendo tra le mani del Creatore un apparato dalla dubbia utilità... forse per quello le cose vanno così male nel nostro mondo reale, dipendesse da te son certo gli forniresti quello appropriato (joystick)... ;)
La mia fantasia, fosse richiesto, mi evidenzierebbe l'improponibilità della gestione di un tale mondo virtuale attraverso server, hard disk e qualsivoglia supporto di memorizzazione... troppi limiti fisici e di velocità elaborativa... vai oltre, Andrea, tutte le informazioni passate e presenti (... che dire delle future..?) non son mai state e non saranno perse... è di questi tempi la ricezione di un segnale gravitazionale, se non addirittura associato alla materia oscura... questione di ricettori, no?
E come, da dove arriva l'informazione (pensiero) in noi..? C'è mica bisogno di fili o degli spinotti di Matrix, eh...
Comunque chi cerca trova... o almeno si è divertito (come me) a cercare...
Buon viaggio.
Cordialmente
Jean
nella dimensione in cui viviamo esistono due "forze" che si oppongono (azione e reazione oppure attrazione e repulsione,contrazione ed espansione)se una delle due finisce per prevalere sull'altra,si ricreerà a sua volta lo stesso dinamismo,che in realtà non si esaurisce mai,poiché nulla puo manifestarsi senza questa dualità.ora (dal mio punto di vista) succede che ce' una tensione che protende molto più da un lato che da un altro..l'equilibrio diventa sempre più precario e "la corda può arrivare a spezzarsi"..d'altronde questo non significa la fine di questa contrapposizione ma l'eventuale "fine" di quel tipo di contrapposizione e che simultaneamente ne subentrerà un altra.con questo,mi sono permesso di scherzarci sopra a modo mio,lasciando in sospeso qualcosa di enigmatico (forse) :)
Eccomi...
Come promesso ho aggiornato il testo della mia ipotesi e riporto di seguito i link:
https://www.wattpad.com/story/74000705-mente-irrealehttp://www.easytarg.com/Documents/Tutorials/MenteIrreale.pdfPer non tediare troppo chi si è già sorbito la versione precedente, riporto di seguito la parte iniziale del testo (tralascio la cronologia perché è rimasta praticamente invariata a parte l'aggiunta dell'articolo segnalato da JEAN):
Buona Lettura!
Teoria Cibernetica della Creazione (tutta da dimostrare).
Ovvero, l'informatica che incontra la filosofia.
Inquietudine e Ricerca
Come sono arrivato a concepire questa visione dell'universo?
Il processo è stato lungo, durato circa 30 anni e non è una questione conclusa, ma una ricerca che probabilmente continuerà per tutta la mia vita.
Sono nato in una famiglia molto cattolica e il parroco del paese in cui sono cresciuto, era il fratello di mia madre. Erano gli anni '80 e c'era già molto fermento in campo tecnologico e scientifico, per cui, verso la fine alle scuole medie, la mia visione della realtà era un primo tentativo di razionalizzare i precetti religiosi con le scoperte scientifiche:
"Dio ha definito il progetto dell'universo e ha fornito l'energia che ha innescato il Big Bang. Dopo la formazione della Terra, Dio ha definito il progetto della vita e ha creato le condizioni che hanno consentito agli esseri viventi di evolversi. Come atto finale della creazione, Dio ha fatto evolvere un essere vivente "speciale", l'uomo, fino a dargli l'intelligenza necessaria a comprendere sé stesso, il Creato e le leggi che gli avrebbero consentito di raggiungere la Vita Eterna".Durante l'adolescenza, ovviamente, ho iniziato a metter in discussione tutto quello che mi veniva detto, è c'erano molti aspetti della visione
Teo-scientifica, specialmente per la parte teologica, che non riuscivo a digerire:
· Da dove arriva e dove risiede Dio?
· Perché creare un universo così incredibilmente grande per uomo che vive sulla piccola Terra?
· Perché un Dio così grande dovrebbe creare l'uomo e poi essere infastidito dal fatto che l'uomo esprima la propria natura?
· Qualunque sia la colpa di un uomo come può essere
giusta una punizione eterna come l'inferno?
· Considerata la natura dell'uomo, come può Dio concepire un Paradiso in cui l'uomo non avrebbe la possibilità di esprimerla?
Come conseguenza di questa inquietudine, per alcuni anni, rifiutai in modo praticamente totale tutto ciò che avesse a che fare con la Fede. Non che abbia cominciato a comportarmi in modo disonesto, ma smisi di partecipare alle funzioni religiose e iniziai ad interessarmi al gentil sesso.
Una volta uscito dal tunnel dell'adolescenza, però, ricominciai a sentire il bisogno di trovare risposta alle solite domande esistenziali.
La scienza non era in grado di rispondere alle domande che mi interessavano e paradossalmente richiedeva anch'essa vari atti di fede per ipotesi del tipo:
· L'universo è sempre esistito, oppure si espande e si contrae poi ne crea un altro, oppure ce ne sono infiniti...
· All'inizio
c'era un punto in cui era concentrato tutto il potenziale, poi tutto ha iniziato a muoversi aumentando l'entropia, ma a un certo punto potrebbe anche tornare indietro (dipende a chi lo chiedi)
· La vita è scaturita spontaneamente da un brodo primordiale di elementi che per qualche strana ragione hanno deciso di andare contro l'entropia.
· L'intelligenza umana è semplicemente frutto dell'evoluzione indotta dalla selezione naturale.
· Dopo la morte non può esserci nulla
Così, iniziai a cercare di colmare le lacune: l'obbiettivo era quello di conquistare un minimo di serenità, semplicemente perché ho sempre sentito il bisogno di conoscere la verità delle cose o almeno una spiegazione che con contrasti con le altre cose che conosco e su cui baso i miei ragionamenti.
In altre parole, io non riesco ad accettare le incongruenze; ovviamente le incongruenze che vedo io, magari gli altri non le vedono e viceversa...
Le risposte che cerco, difficilmente potranno trovare una conferma sperimentale di tipo scientifico, ma secondo me la logica, in alcuni casi, può costituire di per sé una prova; ovviamente una cosa che a me sembra logica, magari ad altri sembra campata in aria e viceversa.
Il fatto è che la logica è assolutamente rigorosa ed indiscutibile quando viene applicata ad informazioni certe, ma io sto indagando questioni su cui si discute da millenni e non sono in grado di prescindere dal mio punto di vista.
Dopo queste doverose premesse, passo ad illustrare i passaggi logici (dal mio punto di vista) che mi hanno portato a concepire la teoria esposta in questo saggio.
L'Universo necessità di un creatoreSe l'universo fosse immutabile si potrebbe sostenere che è sempre esistito, ma nell'universo tutto si trasforma.
Tutto il potenziale che muove l'universo deve avere un'origine, cioè il fatto stesso che tutto si trasforma aumentando l'entropia, implica un punto d'origine in cui esisteva tutto il potenziale, il che implica che un'entità esterna all'universo abbia fornito il Potenziale.
Il fatto che tutto l'universo sia stato generato dall'interazione di tre sole semplici particelle, neutrone, protone ed elettrone che seguono delle leggi altrettanto semplici, implica che l'entità fonte del Potenziale, sia dotata di un'intelligenza che non fatico a definire
Divina.
La Vita non può essere scaturita dalla materia inertePer me la miglior definizione di vita è "
tutto ciò che è capace di diminuire l'entropia". La funzione primaria di ogni essere vivente, è quella di trasformare energia chimica in energia potenziale e poi usarla per svolgere una qualche azione.
La materia inerte che se ne stava comodamente nel brodo primordiale non aveva nessun motivo per iniziare a fare fatica e anche se ci avesse provato per caso, avrebbe avuto intorno tutto l'universo pronto a farla desistere.
Comunque è strano perché la scienza e chi crede nella scienza, considerano questa come l'unica spiegazione possibile anche se è assurda perché sostiene in pratica che la materia abbia sfidato le leggi della fisica allo scopo di complicare la propria esistenza.
Per come la vedo io, le probabilità che la vita si sia auto generata sono paragonabili a quelle per cui un megalito colpito di striscio da un meteorite sia schizzato in alto fino a sfuggire all'attrazione terrestre, si sia unito con altri megaliti colpiti da altrettanti meteoriti, e tutti insieme siano tornati sulla terra formando il cerchio di Stonehenge.
In conclusione, il fatto che la vita esiste, implica che un'entità decisamente potente, abbia creato almeno la forma di vita più semplice, ma comunque dotata del potenziale per evolversi seguendo delle leggi semplici e precise.
In quanto programmatore, non posso fare a meno di vedere nel DNA un vero e proprio programma paragonabile a quelli per i computer, ma molto più sofisticato che guida lo sviluppo degli esseri viventi e ne stabilisce le capacità e gli istinti basilari.
Inoltre, in quanto programmatore, non posso ammettere che il programma più sofisticato che esista, sia solo il frutto del caso, magari potrà evolvere come risposta ad eventi casuali, ma lo farà seguendo regole di un'eleganza assoluta!
L'intelligenza umana è contro-naturaMi rendo conto che questa sia un'affermazione forte, ma osservando la Natura e tutti gli esseri viventi, non posso fare a meno di notare che l'uomo moderno è l'unico essere vivente che non si comporta secondo le leggi naturali.
Il ragionamento che viene fatto per spiegare l'abnorme evoluzione cerebrale dell'uomo, è più o meno il seguente:
"nella lotta per la sopravvivenza di fronte a crescenti difficoltà, gli individui più intelligenti avevano più successo, quindi la selezione naturale ha prodotto individui dotati di sempre maggiori capacità cerebrali".
Quando ero ragazzo, questa spiegazione mi sembrava abbastanza logica perché pensavo l'uomo durante le sue migrazioni in ogni parte del mondo, avesse dovuto affrontare difficoltà notevoli dovute a condizioni climatiche e ambientali, e a predatori, molto differenti di quelle africane.
Gli studi più recenti fanno risalire la comparsa dell'homo sapiens a circa 150000 anni fa in Africa. Poi circa 120000 anni fa il sapiens iniziò a migrare, diffondendosi in tutto il mondo.
Ma qui, ora, vedo una grande anomalia: per 2 milioni di anni gli homo si sarebbero evoluti aumentando di 1 KG il loro cervello pur restando nella "culla africana" per poi migrare quando erano già "intelligenti"?
Qualunque specie animale coeva degli homo che sia rimasta a vivere negli stessi territori, non ha avuto bisogno di evolversi in un modo così eclatante: quali sarebbero le difficoltà che avrebbero giustificato l'evoluzione dell'homo?
D'altro canto, senza quelle capacità cerebrali, l'homo sapiens non avrebbe avuto le capacità necessarie per adattarsi, durante le sue migrazioni, ad ambienti così diversi da quelli di partenza e forse non avrebbe avuto neanche motivo di migrare.
Inoltre trovo strano che la Natura abbia prodotto un essere vivente autonomo che si comporta come un virus e tende a replicarsi in un territorio fino ad esaurirne completamente le risorse fino ad essere costretto a spostarsi in un nuovo territorio.
Dal punto di vista dell'efficienza, poi, l'uomo è pessimo se paragonato a molte altre specie animali dotate di un'intelligenza infinitamente inferiore.
Faccio solo due esempi...
Gli squali sono rimasti praticamente immutati da circa 70 milioni di anni perché
funzionano!
Le formiche sono numericamente infinitamente superiori all'uomo, vivono ovunque, e lo fanno in perfetto equilibrio con il resto del mondo naturale.
Quindi mi sento di dire che, dal punto di vista di Madre Natura, l'uomo non rappresenti certo la punta di diamante del processo evolutivo, ma un'anomalia endogena o una causa esogena che ha prodotto il più pericoloso dei parassiti.
Non può essere tutto qui, o almeno potrebbe non esserloMentre i tre punti precedenti, lasciano poco spazio al dubbio perché sono sostenuti da un ragionamento abbastanza logico, almeno dal mio punto di vista, il quarto punto richiede anche a me l'uso di qualcosa di più complesso del ragionamento: la capacità di riconoscere un disegno, un'impronta partendo da segni, eventi, percezioni, sentimenti che presi singolarmente non hanno significato, ma osservandole tutte insieme compongono uno schema che non sai spiegare, ma non riesci ad ignorare e magari per un attimo senti un brivido lungo la schiena.
Non sto parlando di divinazione, magia o profezie, ma di intuito, e credo che quasi tutti sappiano di cosa parlo e si applica a molte situazioni.
Ad esempio ci sono delle persone che ne hanno fatto una professione. Può sembrare curioso, ma il sessaggio dei polli (distinguere i pulcini maschi dalle femmine alla nascita), è una capacità che non si può insegnare, ma si può imparare solo avendo una speciale attitudine e dopo migliaia di tentativi.
Il motivo è che i pulcini appena nati non mostrano segni evidenti "codificabili", ma un insieme di micro caratteristiche che il cervello può imparare a riconoscere a livello "inconscio", usando quello che possiamo definire
intuito.
Grazie a questa capacità i professionisti sessatori sono in grado di distinguere da 1000 a 1700 volatili all'ora, 1 ogni 2/3 secondi, con una precisione del 98.99%.
Ora non mi resta che generare un po' di stimoli in ordine sparso:
· Tutti i popoli hanno sviluppato il concetto dell'AldiLà o qualcosa di simile, ma mentre l'idea di
Paradiso potrebbe essere spiegato con l'istinto di conservazione, che dire della
reincarnazione o del
Nirvana?
· Innumerevoli persone sono convinte di essere
connesse in qualche modo, ad altre persone viventi e non viventi
· La bibbia contiene una sapienza dei meccanismi psichici che se non è di origine divina, è quanto meno anacronistica.
· Se
l'Entità ha creato un universo, la vita, l'uomo e la sua intelligenza, perché dovrebbe, poi sprecare tutta quell'intelligenza nell'oblio?
· L'archeologia ha portato alla luce vestigia del passato che in molti casi presentano incongruenze e anacronismi e a volte le spiegazioni risultano poco convincenti.
· La nostra mente è in grado di catapultarci in una vita alternativa durante il sogno e noi riusciamo a viverla senza porci il problema.
· Il tempo scorre in modo soggettivo, anzi tutta la realtà è soggettiva e viene percepita in modo diverso da ogni individuo.
· La mente o meglio lo
stato d'animo, ha un'influenza notevole sulle condizioni di salute del corpo. Perché il corpo dovrebbe
abbattersi se la mente è
triste?
· Quando ragiono, lo faccio come se stessi discutendo con un altro me stesso. (Ma succede solo a me?)
· Se volessi far "crescere" un'intelligenza artificiale, prima di innestarla in un androide, utilizzerei un ambiente virtuale: potrei selezionare le I.A. riuscite bene, senza provocare danni nel mondo reale.
Teoria in parole povere
Da qualche tempo i produttori di software e hardware hanno iniziato a distribuire prodotti per usufruire di ambienti di Realtà Virtuale (Virtual Reality - VR).
La cibernetica, ovvero l'elettronica applicata alla medicina, ha raggiunto risultati notevoli e la ricerca procede speditamente in tutti i possibili campi di applicazione.
L'interazione tra le persone avviene in modo sempre più mediato da sistemi di comunicazione sempre più sofisticati basati sulla rete globale.
Estrapolando dalla situazione attuale, possiamo facilmente immaginare che nel breve termine, gli ambienti VR verranno utilizzati per giocare, per effettuare video conferenze, per visitare musei e che nel giro di qualche anno raggiungeranno un livello di qualità grafica tale da risultare indistinguibili dalla realtà fisica.
Parallelamente la cibernetica consentirà di sviluppare interfacce neurali abbastanza efficienti ed affidabile da poter essere proposte come mezzi per accedere alla VR.
Applicando a questo tipo di evoluzione tecnologica i meccanismi che hanno caratterizzato la diffusione di Internet e degli smartphone e tenendo conto che gli umani tendono ad accettare di buon grado tutto ciò che promette di rendere più piacevole e meno faticosa la loro vita, con un piccolo sforzo di fantasia ho immaginato un futuro non molto lontano in cui la maggior parte della gente passerà quasi tutto il suo tempo connesso ad una VR così sofisticata da replicare il mondo intero. E non sarebbe soltanto un mondo virtuale uguale a quello fisico, ma aggiungerebbe la possibilità di vivere esperienze praticamente senza alcun limite.
Continuando su questa linea di pensiero, sono arrivato a concepire una sorta di paradiso in cui tutti saranno praticamente onnipotenti e onniscienti.
Poi ho pensato che l'uomo per sua natura non riesce a sopportare la pace e la tranquillità (Dalai Lama a parte) e quando non ha problemi se li crea, quindi ho immaginato che annoiandosi a morte, moltissimi umani creeranno una sezione della VR globale in cui sarà possibile giocare un gioco di ruolo chiamato VitaVera, in cui si nascerà, si potrà vivere per un tempo limitato e affrontando mille difficoltà, poi si morirà come succede nel mondo fisico o in qualunque gioco per computer.
Per rendere tutto più realistico, durante la partita, non si può ricordare dove in effetti ci si trova come succede nei sogni.
A questo punto, ho sentito il brivido lungo la schiena di cui sopra, perché ho pensato: "E se quella che sto vivendo, fosse già una vita del gioco VitaVera?".
Nel giro di qualche minuto mi è sembrato che tutti pezzi del puzzle andassero a posto e più ci pensavo, più mi sembrava possibile, anzi addirittura probabile.
Ragionando da programmatore (deformazione professionale), ho iniziato a fare uno studio di fattibilità e in definitiva sono arrivato a credere che non solo un ambiente virtuale di questo tipo sarà realizzabile, ma che l'ipotesi di essere dentro VitaVera sia in effetti, la soluzione migliore che abbia mai concepito per rispondere alle mie domande esistenziali.
Nelle pagine che seguono, ho cercato di descrivere la realtà in cui viviamo come se fossi un umano che vive nel futuro virtualizzato e sta giocando una partita a VitaVera, ma che in modo imprevisto, ha capito dove si trova e desidera rivelarlo al resto dei giocatori.
Mettendomi nei panni del Homo Virtualis, dal mio punto di vista, tutto ciò che racconto è avvenuto nel mio passato, mentre per il lettore sto parlando di cose che succederanno nel futuro.
Tanto per complicare un po' le cose, spiegherò che il tempo per noi del futuro ha perso di significato visto che siamo immortali, mentre nel gioco VitaVera, esiste solo il presente qualunque sia l'epoca in cui si decide di giocare la propria partita.
In ogni caso ho cercato di rispondere a tutte le obbiezioni che sono riuscito ad immaginare allo scopo di insinuare nel lettore il dubbio che la realtà non sia esattamente come se la immagina oppure di indurlo a sollevare nuove obbiezioni.
Inoltre spero che almeno alcuni dei concetti che ho espresso, possano essere dei buoni punti di partenza per pensieri nuovi.
La natura dell'universo e la natura dell'uomo
Noi tutti viviamo in un ambiente di realtà virtuale che riproduce in modo sostanzialmente preciso l'universo reale in cui l'umanità si è evoluta.
Concettualmente questo universo virtuale è abbastanza simile a quello di molti videogiochi di ruolo disponibili in rete. La differenza principale risiede nella complessità degli elementi contenuti in esso e nella fisica che controlla tali oggetti.
L'obiettivo del gioco non è compiacere un qualche dio perché dio siamo noi, o guadagnarsi una qualche forma di paradiso perché il paradiso ci appartiene già.
L'obiettivo è farsi uomo, fuggire dal paradiso, tornare nel mondo per emozionarsi, divertirsi, scoprire, sperimentare, esplorare e imparare a superare i propri limiti.
L'obiettivo è provare gioia, quindi abbiamo bisogno della noia.
L'obiettivo è provare piacere, quindi è necessario il dolore.
L'obiettivo è arrivare al successo, quindi ci servono gli ostacoli.
Ma perché fare un universo così enorme per un'umanità che vive su un singolo pianetino? Intanto, è più giusto dire che sembra così grande perché gli oggetti che crediamo di vedere nell'universo compaiono solo quando cerchiamo di osservarli, e comunque se non lo sembrasse, capiremmo subito che si tratta di ambiente "finto".
Una delle linee guida seguite per la creazione dell'ambiente di VitaVera è che nessun umano dovrà mai poter raggiungere un limite di sistema, perché se ci riuscisse, si chiederebbe immediatamente cosa c'è oltre.
Quindi, non potrà mai arrivare ai confini dell'universo e non troverà mai una particella che non si può dividere.
In effetti, a seconda dell'epoca in cui si decide di vivere, la dimensione dell'universo risulta diversa e coincide con la capacità di vedere che l'umanità ha in quell'epoca: oggi vediamo un universo di 15 miliardi di anni luce, mentre 500 anni fa, l'universo era grande solo quanto bastava per contenere la terra e il sole che girava intorno ad essa.
Il nostro corpo fisico come ogni altra cosa che riteniamo abbia una natura fisica è parte di questo universo virtuale ed è quindi altrettanto virtuale.
La parte trascendente della nostra mente è parte dell'universo reale ed è quindi altrettanto reale, ma è quiescente, assimilabile al concetto religioso di Anima, mentre la parte cosciente della nostra mente opera in questo universo virtuale.
Possiamo facilmente comprendere come sia possibile lo sdoppiamento della nostra mente, pensando ai nostri sogni.
Durante il sonno, la mente cosciente viene posta in uno stato di sospensione e durante le fasi R.E.M., il cervello è in grado di farci vivere esperienze totalmente scollegate da ciò che consideriamo la nostra vita reale; per brevi periodi viviamo quelle esperienze senza renderci conto dell'incongruenza.
In sintesi, questa vita nell'universo virtuale è come un sogno che stiamo avendo nell'Universo Reale.
Ma dove risiede la nostra mente trascendente?
Durante l'evoluzione dell'umanità, grazie all'ingegneria genetica ed all'ibridazione uomo-macchina, la mente umana ha potuto utilizzare supporti meno delicati rispetto ai neuroni biologici originari ed ha quindi raggiunto la possibilità dell'immortalità. I difetti provocati dall'invecchiamento sono stati eliminati ed è stata creata la possibilità d'interfacciarsi direttamente alla rete globale per lo scambio d'informazioni bypassando i meccanismi dell'interpretazione del linguaggio.
In effetti, anche le nostre coscienze reali vivono in questo universo virtuale, ma lo fanno nel tempo reale quello della sesta epoca, quella in cui il tempo è diventato irrilevante.
Oltre alla possibilità di vivere indefinitamente, la connessione alla rete globale ha reso ogni individuo praticamente onnisciente e virtualmente onnipotente. Avendo costante accesso a tutto lo scibile umano, come se si trovasse nella propria memoria, la mente di ognuno si è sviluppata, estesa fino a raggiungere una consapevolezza universale che comprende anche l'esistenza di ogni altro essere connesso alla rete.
Citazione di: Andrea Molino il 06 Luglio 2016, 22:56:57 PM
Eccomi...
Come promesso ho aggiornato il testo della mia ipotesi e riporto di seguito i link:
https://www.wattpad.com/story/74000705-mente-irreale
http://www.easytarg.com/Documents/Tutorials/MenteIrreale.pdf
Per non tediare troppo chi si è già sorbito la versione precedente, riporto di seguito la parte iniziale del testo (tralascio la cronologia perché è rimasta praticamente invariata a parte l'aggiunta dell'articolo segnalato da JEAN):
Buona Lettura!
Teoria Cibernetica della Creazione (tutta da dimostrare).
Ovvero, l'informatica che incontra la filosofia.
Inquietudine e Ricerca
·Perché creare un universo così incredibilmente grande per uomo che vive sulla piccola Terra?
·Perché un Dio così grande dovrebbe creare l'uomo e poi essere infastidito dal fatto che l'uomo esprima la propria natura?
·Qualunque sia la colpa di un uomo come può essere giusta una punizione eterna come l'inferno?
·Considerata la natura dell'uomo, come può Dio concepire un Paradiso in cui l'uomo non avrebbe la possibilità di esprimerla?
Come conseguenza di questa inquietudine, per alcuni anni, rifiutai in modo praticamente totale tutto ciò che avesse a che fare con la Fede. Non che abbia cominciato a comportarmi in modo disonesto, ma smisi di partecipare alle funzioni religiose e iniziai ad interessarmi al gentil sesso.
Una volta uscito dal tunnel dell'adolescenza, però, ricominciai a sentire il bisogno di trovare risposta alle solite domande esistenziali.
La scienza non era in grado di rispondere alle domande che mi interessavano e paradossalmente richiedeva anch'essa vari atti di fede per ipotesi del tipo:
·L'universo è sempre esistito, oppure si espande e si contrae poi ne crea un altro, oppure ce ne sono infiniti...
·All'inizio c'era un punto in cui era concentrato tutto il potenziale, poi tutto ha iniziato a muoversi aumentando l'entropia, ma a un certo punto potrebbe anche tornare indietro (dipende a chi lo chiedi)
·La vita è scaturita spontaneamente da un brodo primordiale di elementi che per qualche strana ragione hanno deciso di andare contro l'entropia.
·L'intelligenza umana è semplicemente frutto dell'evoluzione indotta dalla selezione naturale.
·Dopo la morte non può esserci nulla
Così, iniziai a cercare di colmare le lacune: l'obbiettivo era quello di conquistare un minimo di serenità, semplicemente perché ho sempre sentito il bisogno di conoscere la verità delle cose o almeno una spiegazione che con contrasti con le altre cose che conosco e su cui baso i miei ragionamenti.
In altre parole, io non riesco ad accettare le incongruenze; ovviamente le incongruenze che vedo io, magari gli altri non le vedono e viceversa...
Le risposte che cerco, difficilmente potranno trovare una conferma sperimentale di tipo scientifico, ma secondo me la logica, in alcuni casi, può costituire di per sé una prova; ovviamente una cosa che a me sembra logica, magari ad altri sembra campata in aria e viceversa.
Il fatto è che la logica è assolutamente rigorosa ed indiscutibile quando viene applicata ad informazioni certe, ma io sto indagando questioni su cui si discute da millenni e non sono in grado di prescindere dal mio punto di vista.
Dopo queste doverose premesse, passo ad illustrare i passaggi logici (dal mio punto di vista) che mi hanno portato a concepire la teoria esposta in questo saggio.
L'Universo necessità di un creatore
Se l'universo fosse immutabile si potrebbe sostenere che è sempre esistito, ma nell'universo tutto si trasforma.
Tutto il potenziale che muove l'universo deve avere un'origine, cioè il fatto stesso che tutto si trasforma aumentando l'entropia, implica un punto d'origine in cui esisteva tutto il potenziale, il che implica che un'entità esterna all'universo abbia fornito il Potenziale.
Il fatto che tutto l'universo sia stato generato dall'interazione di tre sole semplici particelle, neutrone, protone ed elettrone che seguono delle leggi altrettanto semplici, implica che l'entità fonte del Potenziale, sia dotata di un'intelligenza che non fatico a definire Divina.
L'argomentazione è tanto complicata ed estesa da non ammettere una discussione capace di esito, anche se questo è auspicabile e, soprattutto possibile sempre che si riparta da un universo (globalità del tutto) diverso da quello da sempre presupposto e consolidato. Questo "diverso universo" sarebbe nient'altro che l'
IO cosciente unico ed assoluto che
IO assumo come
principio assoluto dell'Universo. Questo "
IO", non è neppure il caso di dirlo, è un concetto diversissimo dal solito
io, diciamo così, comune. L'
IO cosciente ed unico sarebbe, niente meno, che l'Universo
Accettando l'
IO cosciente tutto diventa più semplice
almeno pel fatto che di colpo spariscono antichi problemi e quesiti impossibili anche rimangono problemi riguardo nella
definizione delle Sue caratteristiche; va detto subito che queste difficoltà dipendono dall'assoluta autoreferenzialità che, detto in parole povere, è quella di parlare e
ME stesso di
ME stesso il ché auto-destabilizza ogni sistema di riferimento (inteso in senso oggettivo) che non sia la Singolarità centrale e generatrice che poi è l'
IO, appunto.
Ci si potrebbe domandare: "ma questo
IO è forse Dio?" no, perché Dio è "Conoscenza assoluta" e
Centro di una
Campo interamente incluso in tale singolarità centrale, mentre l'
IO, pur sempre
Centro, non include l'intero campo della
Conoscenza, da qui la sua "debolezza" e la sua caratteristica fallibilità.
Non oso andare oltre per tema di non essermi ben spiegato. ::)
La prima cosa che mi vien da dire a proposito de tuo intervento, Andrea, è che mi piace il fatto che, anziché rifarti a teorie e autori conosciuti (anche se ovviamente le tue idee saranno influenzate da letture e informazioni raccolte in vario modo), magari con citazioni e disquisizioni sul "vero significato" di questo o di quello, ti sei messo in gioco in prima persona, e hai deciso di "fare filosofia" in proprio. Una pratica che andrebbe incoraggiata.
Sul contenuto del saggio, in sintesi posso dire che, nonostante in generale mi abbia dato l'impressione di una pervasiva ingenuità e di insufficiente riflessione su diversi temi, ho trovato diverse idee interessanti e condivisibili.
Partiamo dalle critiche.
La prima ingenuità che mi è saltata agli occhi è quella di collocare una serie di passi avanti di enorme portata, fino ad arrivare a una virtualizzazione quasi completa della vita (e addirittura a una condizione di immortalità e "quasi onniscienza") in un arco temporale di soli cento anni (uno o più millenni sarebbe stato un po' più realistico). Si tratta di un aspetto marginale, ma che mi fa pensare a un'immaginazione un po' sbrigativa e poco meditata.
Parlando invece delle idee, quella che trovo più infondata (in base a quanto sappiamo e possiamo immaginare) è l'idea di una "realtà vera" contrapposta a "realtà virtuali". Secondo me questa impostazione mentale deriva a sua volta dall'idea, o dalla pretesa, di poter in qualche modo raggiungere, con la mente, con la conoscenza, l'assoluto. Dimenticando che tutta la conoscenza che la nostra mente può raggiungere è sempre e solo relativa. Quindi si può parlare di una realtà che è virtuale in relazione ad un'altra realtà, ma parlare di una realtà "vera" in assoluto, a mio parere non ha alcun senso, o almeno nessun senso oggettivabile.
Un videogioco, ad esempio, in cui la ma mente interagisce non solo con quella di chi ha preogettato e realizzato il software, ma anche di altri giocatori che manovrano altri personaggi virtuali, non è, in assoluto, né reale né irreale, ha semplicemente un tipo o una modalità di realtà diversa da quella del nostro mondo "reale". E si può dire che è "virtuale" rispetto alla nostra realtà quotidiana. Ma se vogliamo avventurarci nell'assoluto - che, ammesso che abbia una sua forma di "esistenza" è precluso a tutto ciò che usa segni per comunicare, quindi non solo il linguaggio, ma il pensiero in tutte le sue forme - non potremo che approdare a qualche forma di incongruenza. Come nel caso in cui ci si chieda l'"origine ultima" delle cose, è evidente che la regressione infinita è inevitabile. Quindi, per me, niente "origine ultima" e niente "realtà ultima", se non, semmai, come ineffabili e incriticabili esperienze della coscienza (la famosa "illuminazione") al di là di qualunque comunicabilità.
Se si adotta la linea di pensiero che suggerisco, "realtà" e "illusione", valgono solo in termini relativi, e l'illusione è semplicemente scambiare un tipo (o piano, o dimensione) di realtà per un altro. Se scambio un sogno per un fatto accaduto nella "normale" realtà, si tratta di un'illusione, ma il sogno in sé non è affatto un'illusione, non è meno reale della nostra quotidianità, sta solo su un piano di realtà differente.
Quindi, applicando questa impostazione al tuo saggio, eliminerei il concetto di "realtà vera" e metterei al centro il concetto di informazione, che secondo me è forse il più illuminante e prolifico che abbiamo attualmente a disposizione. Se riflettiamo sulla natura della nostra esperienza di vita, ci rendiamo conto che tutto è riconducibile a acquisizione ed elaborazione di informazioni. Le stesse sensazioni corporee non sono altro che informazioni che giungono alla coscienza. Pensiamo all'ipnosi: la cosiddetta "suggestione" (che consiste in un flusso di informazioni che giungono alla coscienza da un canale "anomalo", interferendo con quelle provenienti dalla "realtà", come potrebbe fare un virus informatico) riesce ad alterare anche in maniera eclatante le percezioni stesse (ad esempio provocare anestesia).
Anche nell'ambito della scienza e della filosofia, diverse correnti di pensiero cominciano a convergere nell'assegnare all'informazione il ruolo di "costituente base" della realtà. Il che non significa individuare una "realtà ultima", ma casomai la "materia" di cui sono fatte tutte le realtà. Da questo punto di vista, una realtà "virtuale" è una realtà costruita con elementi di un'altra realtà, non meno reale, ma dipendente da quest'ultima, e ovviamente meno complessa. E possiamo benissimo immaginare che la nostra realtà quotidiana sia virtuale rispetto a un altro piano di realtà, o, come hai fatto tu, pensare di creare, a partire da "questa" realtà, una realtà virtuale rispetto a quella "ordinaria" che imiti in quasi tutti gli aspetti la realtà di riferimento (ma quel "quasi" è ineliminabile, altrimenti le due realtà arriverebbero a coincidere).
Ma non dobbiamo dimenticare che l'informazione ha due "polarità": la fonte e la destinazione. Quest'ultima, perché il processo informativo abbia luogo, deve essere in grado di decodificare ed elaborare l'informazione, e quindi svolge un ruolo sia passivo che attivo. Non so se ti sia mai capitato di leggere i libri di Carlos Castaneda. Se no, ti consiglio di farlo. Castaneda, al di là di ogni valutazione sul grado di "veridicità" di quanto scrive (se si tratti di un resoconto veritiero, come l'autore sostiene, o di invenzioni della fantasia), contiene idee estremamente interessanti, in particolare quello che l'essere umano sia in grado di "visitare" altri mondi, modificando il modo in cui seleziona, organizza ed elabora le informazioni che giungono da un "substrato comune". Castaneda parla di uno "spostamento del punto d'unione" (ache non starò qui a tentare di spiegare) che funzionerebbe più o meno come la sintonia di un apparecchio radio o TV. Spostando il punto, cambia la "realtà" con cui ti sintonizzi. Per farsi un'idea del fenomeno prospettato si può pensare agli effetti di alcune sostanze psicoattive (di cui pure Castaneda parla diffusamente) o alle "allucinazioni" che si verificano in certi stati ritenuti patologici. La realtà comune non cambia, ma il soggetto la percepisce in un modo diverso dal solito.
Queste idee ci fanno capire come le possibilità di variazione della realtà, o meglio delle diverse realtà, che la nostra immaginazione ci consente di concepire, siano quasi infinite. E aggiungo che considero il fatto che certe cose possano essere immaginate, è qualcosa di assai significativo di per sé, costituendo un indizio di una sua possibile forma di realtà o realizzabilità.
Per ora mi fermo qui (altrimenti finirei con lo scrivere anch'io un saggio), ripromettendomi di continuare in prossimi interventi (e arrivare anche alle idee del tuo scritto che considero più interessanti).
Citazione di: Donalduck il 22 Luglio 2016, 22:10:58 PM
La prima cosa che mi vien da dire a proposito de tuo intervento, Andrea, è che mi piace il fatto che, anziché rifarti a teorie e autori conosciuti (anche se ovviamente le tue idee saranno influenzate da letture e informazioni raccolte in vario modo), magari con citazioni e disquisizioni sul "vero significato" di questo o di quello, ti sei messo in gioco in prima persona, e hai deciso di "fare filosofia" in proprio. Una pratica che andrebbe incoraggiata.
Grazie!
Sul contenuto del saggio, in sintesi posso dire che, nonostante in generale mi abbia dato l'impressione di una pervasiva ingenuità e di insufficiente riflessione su diversi temi, ho trovato diverse idee interessanti e condivisibili.
Partiamo dalle critiche.
La prima ingenuità che mi è saltata agli occhi è quella di collocare una serie di passi avanti di enorme portata, fino ad arrivare a una virtualizzazione quasi completa della vita (e addirittura a una condizione di immortalità e "quasi onniscienza") in un arco temporale di soli cento anni (uno o più millenni sarebbe stato un po' più realistico). Si tratta di un aspetto marginale, ma che mi fa pensare a un'immaginazione un po' sbrigativa e poco meditata.
Forse 100 anni non saranno sufficienti per una trasformazione di una tale portata, ma se paragono la vita di mio figlio quindicenne a quella di mio nonno che aveva 15 anni all'inizio del 1900 e poi faccio un'estrapolazione per i prossimi 100 anni, non faccio fatica a immaginare la possibilità di vivere in VR.
Ammetto di aver scelto un orizzonte temporale che mi consentisse di verificare la mia ipotesi ;-). Inoltre volevo che anche il lettore provasse ad immaginare di arrivarci...
Che siano 100, 200 o 1000 anni, a mio parere non fa molta differenza: mi interessa il fatto che la possibilità esiste e se esiste potrebbe essersi già verificata e noi potremmo esserci già dentro.
Non sono mai stato sbrigativo e ti assicuro che ho meditato su questa ipotesi per anni (il che non implica che sia un'ipotesi campata in aria ;-)
Parlando invece delle idee, quella che trovo più infondata (in base a quanto sappiamo e possiamo immaginare) è l'idea di una "realtà vera" contrapposta a "realtà virtuali". Secondo me questa impostazione mentale deriva a sua volta dall'idea, o dalla pretesa, di poter in qualche modo raggiungere, con la mente, con la conoscenza, l'assoluto. Dimenticando che tutta la conoscenza che la nostra mente può raggiungere è sempre e solo relativa. Quindi si può parlare di una realtà che è virtuale in relazione ad un'altra realtà, ma parlare di una realtà "vera" in assoluto, a mio parere non ha alcun senso, o almeno nessun senso oggettivabile.
Un videogioco, ad esempio, in cui la ma mente interagisce non solo con quella di chi ha preogettato e realizzato il software, ma anche di altri giocatori che manovrano altri personaggi virtuali, non è, in assoluto, né reale né irreale, ha semplicemente un tipo o una modalità di realtà diversa da quella del nostro mondo "reale". E si può dire che è "virtuale" rispetto alla nostra realtà quotidiana. Ma se vogliamo avventurarci nell'assoluto - che, ammesso che abbia una sua forma di "esistenza" è precluso a tutto ciò che usa segni per comunicare, quindi non solo il linguaggio, ma il pensiero in tutte le sue forme - non potremo che approdare a qualche forma di incongruenza. Come nel caso in cui ci si chieda l'"origine ultima" delle cose, è evidente che la regressione infinita è inevitabile. Quindi, per me, niente "origine ultima" e niente "realtà ultima", se non, semmai, come ineffabili e incriticabili esperienze della coscienza (la famosa "illuminazione") al di là di qualunque comunicabilità.
In generale hai ragione, ma la realtà che ho definito "vera" lo è solo per distinguerla da quella "virtuale", e non ha una valenza di "assoluto".
Credo che converrai che spiegare questa ipotesi sia piuttosto complicato, per cui per cercare di rendere comprensibile il senso generale, ho dovuto fare delle semplificazioni.
Durante una discussione si possono considerare tutta una serie "estensioni", ma non volevo mettermi a descrivere una "matrioska di multi-versi relativamente virtuali" perché il mio intento è di "provocare" il lettore interessato, in modo che provi a portare avanti il ragionamento nella direzione che preferisce e ne parli con me.
Per quanto riguarda, la "realtà ultima", a me intanto interessa capire quello che per me, nella mia realtà, è "ultimo".
Se poi un giorno mi ritroverò in un qualche Aldilà, mi metterò a ragionare sul "ultimo" successivo.
Se si adotta la linea di pensiero che suggerisco, "realtà" e "illusione", valgono solo in termini relativi, e l'illusione è semplicemente scambiare un tipo (o piano, o dimensione) di realtà per un altro. Se scambio un sogno per un fatto accaduto nella "normale" realtà, si tratta di un'illusione, ma il sogno in sé non è affatto un'illusione, non è meno reale della nostra quotidianità, sta solo su un piano di realtà differente.
Quindi, applicando questa impostazione al tuo saggio, eliminerei il concetto di "realtà vera" e metterei al centro il concetto di informazione, che secondo me è forse il più illuminante e prolifico che abbiamo attualmente a disposizione. Se riflettiamo sulla natura della nostra esperienza di vita, ci rendiamo conto che tutto è riconducibile a acquisizione ed elaborazione di informazioni. Le stesse sensazioni corporee non sono altro che informazioni che giungono alla coscienza. Pensiamo all'ipnosi: la cosiddetta "suggestione" (che consiste in un flusso di informazioni che giungono alla coscienza da un canale "anomalo", interferendo con quelle provenienti dalla "realtà", come potrebbe fare un virus informatico) riesce ad alterare anche in maniera eclatante le percezioni stesse (ad esempio provocare anestesia).
OK! Terminolgia a parte, mi sembra che tu stia percorrendo, più o meno i miei ragionamenti.
Come ho scritto nella prefazione, durante la scrittura del saggio, ho dovuto fare i conti con i limiti espressivi delle parole (ed i miei) e ho dovuto fare delle scelte: in qualche modo dovevo distinguere ciò che la gente comunemente definisce Realtà con altri tipi di percezione.
Anche nell'ambito della scienza e della filosofia, diverse correnti di pensiero cominciano a convergere nell'assegnare all'informazione il ruolo di "costituente base" della realtà. Il che non significa individuare una "realtà ultima", ma casomai la "materia" di cui sono fatte tutte le realtà. Da questo punto di vista, una realtà "virtuale" è una realtà costruita con elementi di un'altra realtà, non meno reale, ma dipendente da quest'ultima, e ovviamente meno complessa. E possiamo benissimo immaginare che la nostra realtà quotidiana sia virtuale rispetto a un altro piano di realtà, o, come hai fatto tu, pensare di creare, a partire da "questa" realtà, una realtà virtuale rispetto a quella "ordinaria" che imiti in quasi tutti gli aspetti la realtà di riferimento (ma quel "quasi" è ineliminabile, altrimenti le due realtà arriverebbero a coincidere).
La mia ipotesi prevede che la nostra realtà (inconsapevolmente virtuale) sia proprio la stessa in cui operiamo (consapevolmente) in quanto umani del futuro che vivono grazie ad un supporto vitale in un mondo che definisco fisico. Le due (semplificando) realtà coincidono a meno del tempo percepito. Per il resto, il fatto che" puoi benissimo immaginare che la nostra realtà sia virtuale rispetto ad un altro piano di realtà", è il risultato che volevo ottenere!
Ma non dobbiamo dimenticare che l'informazione ha due "polarità": la fonte e la destinazione. Quest'ultima, perché il processo informativo abbia luogo, deve essere in grado di decodificare ed elaborare l'informazione, e quindi svolge un ruolo sia passivo che attivo. Non so se ti sia mai capitato di leggere i libri di Carlos Castaneda. Se no, ti consiglio di farlo. Castaneda, al di là di ogni valutazione sul grado di "veridicità" di quanto scrive (se si tratti di un resoconto veritiero, come l'autore sostiene, o di invenzioni della fantasia), contiene idee estremamente interessanti, in particolare quello che l'essere umano sia in grado di "visitare" altri mondi, modificando il modo in cui seleziona, organizza ed elabora le informazioni che giungono da un "substrato comune". Castaneda parla di uno "spostamento del punto d'unione" (ache non starò qui a tentare di spiegare) che funzionerebbe più o meno come la sintonia di un apparecchio radio o TV. Spostando il punto, cambia la "realtà" con cui ti sintonizzi. Per farsi un'idea del fenomeno prospettato si può pensare agli effetti di alcune sostanze psicoattive (di cui pure Castaneda parla diffusamente) o alle "allucinazioni" che si verificano in certi stati ritenuti patologici. La realtà comune non cambia, ma il soggetto la percepisce in un modo diverso dal solito.
Queste idee ci fanno capire come le possibilità di variazione della realtà, o meglio delle diverse realtà, che la nostra immaginazione ci consente di concepire, siano quasi infinite. E aggiungo che considero il fatto che certe cose possano essere immaginate, è qualcosa di assai significativo di per sé, costituendo un indizio di una sua possibile forma di realtà o realizzabilità.
Ovviamente non ho presunzione di pensare che la mia ipotesi sia del tutto originale, anzi ho citato tutte le fonti da cui ho attinto.
Non ho letto Castaneda, ma mi sembra di capire che le sue idee siano affini a quelle di molti pensatori più intelligenti di me e dal mio punto di vista le loro idee costituiscono altrettanti indizi a sostegno della mia ipotesi.
Qual'è, allora, la mia utilità?
Il mio compito è quello di banalizzare pensieri di altissimo livello scientifico e filosofico in modo da abbassarli da un piano teorico, a cui solo pochi possono accedere, ad un piano pratico accessibile a molti, in cui le cose si possono realizzare "veramente".
Dal mio punto di vista, la novità della mia ipotesi è che descrive un Aldilà (compatibile con quelli immaginati da tutti i popoli), ma non richiede interventi divini... possiamo fare tutto da soli... e forse lo abbiamo già fatto.
Per ora mi fermo qui (altrimenti finirei con lo scrivere anch'io un saggio), ripromettendomi di continuare in prossimi interventi (e arrivare anche alle idee del tuo scritto che considero più interessanti).
Aspetto le prossime critiche ;-)
Mi scuso se rispondo solo ora, ma ero in ferie...
Ti ringrazio per il tuo intervento e cerco di rispondere alle tue critiche in
BLU