LOGOS

LOGOS - Argomenti => Tematiche Filosofiche => Discussione aperta da: Aspirante Filosofo58 il 18 Maggio 2023, 12:16:52 PM

Titolo: Sulla violenza
Inserito da: Aspirante Filosofo58 il 18 Maggio 2023, 12:16:52 PM
Buongiorno, ho trovato questo pensiero che vorrei condividere con voi:

« Per poter reagire in modo ragionevole bisogna prima di tutto essere commossi, e l'opposto dell'emozionale non è il razionale, bensì l'incapacità a lasciarsi commuovere. »

Hannah Arendt, "Sulla Violenza"

Cosa ne pensate? Grazie
Titolo: Re: Sulla violenza
Inserito da: Claudia K il 18 Maggio 2023, 12:45:35 PM
Lo trovo un pensiero luminoso, vero. 
Titolo: Re: Sulla violenza
Inserito da: Pio il 18 Maggio 2023, 14:01:10 PM
L'opposto dell'emozionale è quella freddezza del cuore che spessissimo sfocia in un sordo cinismo, spesso definito pragmatismo in modo giustificatorio . E la violenza ha quasi sempre bisogno del cinismo come spalla. Infatti il cinismo è sempre pronto ad assolvere la violenza quando non tocca personalmente.
Titolo: Re: Sulla violenza
Inserito da: atomista non pentito il 18 Maggio 2023, 14:39:57 PM
Quando ci tocca personalmente anziché assolverla si e' indotti ( costretti ?) spesso ad usarla. Questo per dire , in soldoni , che il pensiero esposto e' si' bello e luminoso , ma solo quando e' lontano dai marciapiedi.
Titolo: Re: Sulla violenza
Inserito da: Socrate78 il 18 Maggio 2023, 17:59:52 PM
La violenza nasce secondo me praticamente quasi sempre da un attaccamento del cuore a qualcosa, quindi la parte emozionale c'entra eccome, non c'è mai solo la parte razionale nella violenza. Quindi non è la sola ragione ad essere causa del male, la ragione è semmai il mezzo con cui il male si attua e si progetta, ma la fonte profonda è il cuore contaminato. Ad esempio può essere attaccamento al denaro, alla propria reputazione che non si vuole lesa, timore di essere ingannati, desiderio di potere, voglia di primeggiare in qualsiasi ambito della vita, desiderio di vendetta,  ma tutte queste cose nascono dalla parte emozionale dell'uomo, la ragione è solo un mezzo. 
Titolo: Re: Sulla violenza
Inserito da: Claudia K il 18 Maggio 2023, 23:38:38 PM
Citazione di: Socrate78 il 18 Maggio 2023, 17:59:52 PMnon è la sola ragione ad essere causa del male, la ragione è semmai il mezzo con cui il male si attua e si progetta, ma la fonte profonda è il cuore contaminato.
Secondo me non stai affermando un concetto troppo distante da quello dell'autrice.

Tu lo chiami "cuore contaminato". Io lo chiamerei "cuore incapace di <sentire> l'altro, nella sua umanità ( umanità intesa come <condizione umana> e non come particolare capacità spiccatamente filantropico-razionale, che quest'ultima, ma solo quest'ultima, sono d'accordissimo con Atomista, è quella che si elabora nello studiolo come ennesima prova narcistica inconsistente, e poi si infrange miseramente e risibilmente sui marciapiedi, ma anche e persino sui  social!  Ricordo il Dr. Cagnoni, illustre medico  in prima linea, anche in TV,  CONTRO la violenza sulle donne...che ha ucciso sua moglie da lurido  a bastonate, ed è pure scappato dalla finestra come un gatto dopo l'esplosione di un petardo, quando i Carabinieri lo cercavano perchè ormai l'avevano inquadrato e suonarono alla sua porta...).

Recentemente mi è capitato di veder piangere una persona che nessuno ha mai visto piangere.
Persona molto tracotante e del tutto insensibile alla sorte di  chiunque (se non a chiacchiere complete di citazioni colte). Persona letteralmente e ARGOMENTATAMENTE avvinta da sempre e soltanto dai propri piaceri e dal proprio connaturatissimo (anche se ingiustificatissimo) senso della propria superiorità sia intellettuale che culturale (poi vai a vedere ed è un fallito totale, ma proprio TOTALE, su qualunque fronte).
Avevo e ho un'idea molto consolidata di questa persona. E' una di quelle persone che mi hanno convinta del fatto che, come sostiene la Psichiatria, la malvagità esiste. Significa che per quanto ripercorra la sua storia in lungo e in largo...NULLA può motivare il suo vivere pensando solo ed unicamente a sè, alla faccia di chiunque, sempre.

Ho visto piangere questa persona mentre ricordava un qualche proprio gesto in cui si era evidentemente sentito particolarmente nobile d'animo, e mentre la nobiltà d'animo non sa proprio cosa sia.
Mi è venuto di getto interromperlo per chiedere "sbaglio o ti commuvi PENSANDO A TE (= pensando a come siano stati secondo te frustrati i tuoi sentimenti SECONDO TE?" .
E manzonianamente "la sventurata" persona rispose "Sììììììììììììììììì!!!" (con violenza, ovvio).

Ecco: per "commossi" non è da fraintedere lo "emotivamente turbati" dal perenne autorefenzialismo ed egocentrismo esistenziale.

Si intende commossi dall'altrui condizione umana.


Titolo: Re: Sulla violenza
Inserito da: Jacopus il 22 Dicembre 2023, 08:37:32 AM
Riprendo questa discussione partendo da una rilettura di Recalcati:
"Se nell'animale la violenza scaturisce dal programma dell'istinto....nell'uomo essa appare innanzitutto come una tentazione: quella di liberarsi dal peso della presenza dell'alterità dell'altro".

Questa definizione presuppone che uomo e il resto degli esseri viventi ubbidiscano a leggi radicalmente diverse e che quindi lo statuto biologico dell'uomo sia a sè stante. Solo nell'uomo la violenza nascerebbe dal desiderio narcisista di bastare a sè stesso così da non doversi confrontare con la mediazione necessaria con l'altro.
Si tratta di una possibile lettura sulla genesi della violenza umana, piuttosto tradizionale, secondo la quale la civiltà "educa" il genere umano, originariamente selvaggio. È il passaggio, ad esempio, indicato da Freud con la tripartizione Es-Io-SuperIo.
La violenza quindi in questa visione, parte dal basso, da una sorta di difetto di fabbrica o genetico dell'umanità.

Ma esiste una interpretazione speculare per la quale la violenza è il risultato della stessa civilizzazione, una interpretazione che si sviluppa da Rosseau in poi e mette in gioco la civiltà come fattore iatrogeno della violenza.
Volendo integrare le due visioni, risulta che la civiltà è contemporaneamente cura e veleno, ovvero un pharmakon. Ma non potendo più sacrificare giovanetti per placare gli dei (significato originale di pharmakon), dobbiamo trovare meccanismi che possano amplificare gli aspetti di "cura" della civiltà e ridurre gli aspetti "tossici" della civiltà.
Titolo: Re: Sulla violenza
Inserito da: daniele22 il 22 Dicembre 2023, 09:30:28 AM
Citazione di: Jacopus il 22 Dicembre 2023, 08:37:32 AMRiprendo questa discussione partendo da una rilettura di Recalcati:
"Se nell'animale la violenza scaturisce dal programma dell'istinto....nell'uomo essa appare innanzitutto come una tentazione: quella di liberarsi dal peso della presenza dell'alterità dell'altro".

Questa definizione presuppone che uomo e il resto degli esseri viventi ubbidiscano a leggi radicalmente diverse e che quindi lo statuto biologico dell'uomo sia a sè stante. Solo nell'uomo la violenza nascerebbe dal desiderio narcisista di bastare a sè stesso così da non doversi confrontare con la mediazione necessaria con l'altro.
Si tratta di una possibile lettura sulla genesi della violenza umana, piuttosto tradizionale, secondo la quale la civiltà "educa" il genere umano, originariamente selvaggio. È il passaggio, ad esempio, indicato da Freud con la tripartizione Es-Io-SuperIo.
La violenza quindi in questa visione, parte dal basso, da una sorta di difetto di fabbrica o genetico dell'umanità.

Ma esiste una interpretazione speculare per la quale la violenza è il risultato della stessa civilizzazione, una interpretazione che si sviluppa da Rosseau in poi e mette in gioco la civiltà come fattore iatrogeno della violenza.
Volendo integrare le due visioni, risulta che la civiltà è contemporaneamente cura e veleno, ovvero un pharmakon. Ma non potendo più sacrificare giovanetti per placare gli dei (significato originale di pharmakon), dobbiamo trovare meccanismi che possano amplificare gli aspetti di "cura" della civiltà e ridurre gli aspetti "tossici" della civiltà.

Premetto che il pensiero esposto dalla Arendt sarebbe per me errato in partenza, a meno che non si voglia sostenere che le persone anafettive siano violente. Jacopus ... sempre lì si torna. La civiltà contemporanea somministra un farmaco che è presunta cura per chi sta bene e presunto veleno per chi sta male. Secondo me li intossica tutti e due, ma mi sembra che gli idioti non se ne diano proprio conto. Grazie per l'esposizione del tuo pensiero
Titolo: Re: Sulla violenza
Inserito da: Alberto Knox il 22 Dicembre 2023, 18:53:33 PM
Citazione di: Jacopus il 22 Dicembre 2023, 08:37:32 AMLa violenza quindi in questa visione, parte dal basso, da una sorta di difetto di fabbrica o genetico dell'umanità.
L'essere umano non è il prodotto di una fabbrica,bensì della natura. Troppo spesso pensiamo che l'uomo viene dalla natura ma si è , in un certo senso, distaccata da essa, prendendo un suo percorso propio e che anzi abbia superato la natura modificando l ambiente, il clima, costruendo metropoli, la dominazione totale sul regno animale, la tecnologia ecc.
Niente di più falso , un essere umano che nasce oggi prende per bagaglio dalla natura stessa la pulsione sessuale e l' aggressività. Noi non siamo diversi dagli animali quando cerchiamo di conquistare una donna, ci mettiamo in primo piano, facciamo scanso dei potenziali contendenti e quando qualcuno di esterno mina ciò che si è faticosamente conquistato ecco che scatta l aggressività. E su questo piano schematico rispondiamo tutti alle medesime inclinazioni naturali. Cosa fa si che si abbia il controllo sulle pulsioni, in questo caso l aggressività , non può essere la sola ragione, perchè per la ragione può essere molto conveniente far fuori un avversario. Quindi c'è bisogno di quel qualcosa in più che regge e sorregge l'etica di ogni individuo. Quel qualcosa in più lo si indica filosoficamente nella coltivazione di quelle che sono le 4 virtù cardinali nelle quali però bisognerebbe aggiungerne una che i filosofi buddisti, in questo caso più accorti di noi  , hanno individuato chiamandola qualità ma il senso è il medesimo, questa quinta virtù si chiama "gioia" . Sì, la gioia è una virtù , la contentezza è uno stato d animo passeggero . E che non si confonda gioia con felicità.
Titolo: Re: Sulla violenza
Inserito da: Socrate78 il 22 Dicembre 2023, 21:05:26 PM
Secondo me vi state sbagliando, io credo che gli animali non siano solo istinto, ma anche se in modo primitivo pensino e che quindi traggano anche piacere dalla loro violenza e ricerchino tali gratificazioni attivamente. Anche nel cervello umano la parte razionale NON è SEPARATA  da quella emozionale (è un errore molto grave errore separare ragione ed emozione, un errore su cui quasi tutti cadono) ma il sistema limbico è connesso con la neocorteccia da infinite connessioni che vanno dal limbico e poi procedono in direzione opposta.  Ora, anche negli animali esistono tali connessioni tra le due parti e oltretutto, mentre si compie un'azione, nel cervello (anche in quello animale) si attivano sostanze chimiche che sono collegate a sensazioni, ad emozioni di piacere o dolore. Questo però è un male o un bene? Io dico che purtroppo non è un bene, perché viene fuori inevitabilmente da tutto ciò che qualsiasi azione viene compiuta per puro egoismo, cioè per evitare il dolore e ricercare il piacere, quindi se ritengo un individuo come una minaccia per il mio benessere, la mia incolumità, il mio senso di valore (si possono fare tanti esempi legati alla sfera emotiva) posso giungere alla violenza in vari gradi, sino alla soppressione fisica. Ora, passando agli animali, che cosa fanno i predatori in natura? Ricercano la preda, esercitano il loro istinto fin da piccoli ma spesso non aggrediscono per fame, ma anche per esercitare l'istinto predatorio (ci sono gatti che giocano sadicamente con il topo, si vede che provano piacere nel predare.....): nel loro cervello si innesca il meccanismo del piacere nel fare questo (neurotrasmettitori come dopamina ed altri), quindi provano gratificazione e non operano la violenza solo per sopravvivere (come razionalmente sarebbe pure giusto, visto che non possono sopravvivere altrimenti......), ma anche per eliminare i rivali capobranco (leoni contro leoni), per difendere il territorio da chi vuole appropriarsene (primitivo senso del possesso e del controllo territoriale, uguale all'uomo solo che nell'uomo è più raffinato!) e io credo che provino piacere in tutto questo.
Titolo: Re: Sulla violenza
Inserito da: Ipazia il 22 Dicembre 2023, 21:09:58 PM
Motivazioni e forme della violenza sono molteplici. Se Arendt ci ha scritto un libro significa che questa molteplicità non può essere racchiusa in formule striminzite.

Certamente l'empatia esime dalle forme più brutali di violenza anaffettiva, che arriva ad esercitarla senza rendersene conto. L'empatico se ne rende sempre conto quando è costretto ad esercitare violenza.
Titolo: Re: Sulla violenza
Inserito da: daniele22 il 22 Dicembre 2023, 21:25:17 PM
Citazione di: Alberto Knox il 22 Dicembre 2023, 18:53:33 PML'essere umano non è il prodotto di una fabbrica,bensì della natura. Troppo spesso pensiamo che l'uomo viene dalla natura ma si è , in un certo senso, distaccata da essa, prendendo un suo percorso propio e che anzi abbia superato la natura modificando l ambiente, il clima, costruendo metropoli, la dominazione totale sul regno animale, la tecnologia ecc.
Niente di più falso , un essere umano che nasce oggi prende per bagaglio dalla natura stessa la pulsione sessuale e l' aggressività. Noi non siamo diversi dagli animali quando cerchiamo di conquistare una donna, ci mettiamo in primo piano, facciamo scanso dei potenziali contendenti e quando qualcuno di esterno mina ciò che si è faticosamente conquistato ecco che scatta l aggressività. E su questo piano schematico rispondiamo tutti alle medesime inclinazioni naturali. Cosa fa si che si abbia il controllo sulle pulsioni, in questo caso l aggressività , non può essere la sola ragione, perchè per la ragione può essere molto conveniente far fuori un avversario. Quindi c'è bisogno di quel qualcosa in più che regge e sorregge l'etica di ogni individuo. Quel qualcosa in più lo si indica filosoficamente nella coltivazione di quelle che sono le 4 virtù cardinali nelle quali però bisognerebbe aggiungerne una che i filosofi buddisti, in questo caso più accorti di noi  , hanno individuato chiamandola qualità ma il senso è il medesimo, questa quinta virtù si chiama "gioia" . Sì, la gioia è una virtù , la contentezza è uno stato d animo passeggero . E che non si confonda gioia con felicità.
Sono d'accordo con la premessa, meno d'accordo sul resto. La ragione dovrebbe essere la sola che riesce a contenere le pulsioni, ma può essere senz'altro che a volte non ci riesca. Della violenza sarebbero responsabili la pulsione sessuale e, non so se sia categorizzato come pulsione, il gioco. Non capisco inoltre la differenza tra gioia e felicità
Titolo: Re: Sulla violenza
Inserito da: Alberto Knox il 22 Dicembre 2023, 23:25:23 PM
Citazione di: Socrate78 il 22 Dicembre 2023, 21:05:26 PMAnche nel cervello umano la parte razionale NON è SEPARATA  da quella emozionale (è un errore molto grave errore separare ragione ed emozione, un errore su cui quasi tutti cadono) ma il sistema limbico è connesso con la neocorteccia da infinite connessioni che vanno dal limbico e poi procedono in direzione opposta.
rispondo a te ma è rivolto a tutti. Voi tutti sapete che nell essere umano ci sono almeno sei emozioni che sono universali e che sono la paura , la rabbia, la tristezza, la felicità, il disgusto e la sorpresa. Ma scegliete forse se avere paura? o avere rabbia? o essere tristi? le emozioni sono il primo momento, o meglio,sono la prima manifestazione della nostra interiorità.
Quello che noi chiamiamo mente, io, sé , ego è soggetto agli stati emozionali. Non scelgo infatti di avere paura, succede qualcosa è ho paura, poi si tratta di governarla , di non cadere nel panico. E questo che vale per la paura vale per tutte le altre emozioni. Perciò quando dico "gioia" io non intendo la felicità che è appunto un emozione di primo livello ma non intendo nemmeno il secondo livello della vita psitica che è il sentimento. Il quale sentimento è un emozione stabilizzata; provo emozione di rabbia per una persona , continuo a provare rabbia fino a che si stabilizza nel tempo  e questa mia emotività diventa un sentimento che si chiama "odio". Ma non è neanche il terzo livello di manifestazione della nostra interiorità che si chiama "passione" , non è neanche il quarto livello che si chiama "ideali".
niente di tutto questo, la gioia è una virtù . La virtù è una forza interiore , forza interiore di volontà che scaturisce da te quando hai assimilato tutto il percorso di emozione, sentimento , passione e ideale quando lo hai assimilato , ovvero quando impari a padroneggiarle questa cosa diventa una virtù, capace di governarti. Siamo sempre capaci di governarci? parlo per me; no. Qualche volta siamo capaci di governarci? parlo per me; sì. Quando invece che essere diretto dai venti occasionali che molte volte dirigono la nostra vita faccio una scelta ponderata che cosa sto facendo? metto in pratica quella che è la prima delle virtù cardinali che nell antica grecia si chiamava "phronesis" che noi traduciamo male dicendo "prudenza" ma si tratta invece della saggezza ovvero il discernimento. Quando tu fai questo metti in pratica la prima virtù, domini le emozioni , i sentimenti, le passioni , non che li schiacci ma insomma li padroneggi e agisci in maniera virtuosa perchè hai una forza interiore. Fra queste virtù io inserisco anche la gioia che è diversa dalla felicità, la felicità arriva e va come il vento , la gioia è una cosa che si impara. Nella felicità non devi imparare niente, è un emozione che vivi, cosa c'è da imparare?  Dice Seneca nelle lettere a Lucilio ;senti bene Lucilio ,devi imparare a gioire, perchè la gioia è una virtù e ricordati Lucilio che "gaudium res severa est" la gioia è una cosa seria , cosa pensi che tutti quelli che ridono sono gioiosi ,che sono nella gioia? no dice Seneca , la vera gioia è qualcosa di interiore. Ecco la distinzione fra gioia e felicità.

"Non ti manchi mai la gioia, voglio però che ti nasca in casa, e ti nascerà, se sorge dentro di te"
Seneca a Lucilio.
Titolo: Re: Sulla violenza
Inserito da: Pensarbene il 23 Dicembre 2023, 06:29:38 AM
Su dice "a c.l non si comanda" a maggior ragione si dica "a cervel non si comandi":
il cervello umano va bene così com' è, come tutto il resto, funzioni come funzioni,gli animali insegnano e l'uomo è un animale.
I problemi mentali vengono dal fatto che i bambini nascono naturalmente, naturali , spontanei e innocenti. Non potendo crescere così in un mondo che è tutto il contrario prima o poi sviluppano reazioni e problemi.
Psichiatri & Co di qualsiasi tendenza o idea , invece di agire per cambiare il mondo e, intanto, operare preventivamente in favore dei nati, lavorano come stampelle e protesi mentali.
Una cosa vergognosa che fa della terra, insieme a consimili modi di essere e di fare,  incompetenza e impotenza  DOC e ad hoc.
 
Titolo: Re: Sulla violenza
Inserito da: Pensarbene il 23 Dicembre 2023, 08:02:45 AM
aggiungo: la psicologia, soprattutto quella clinica e dinamica, è stata costruita in base alla psicopatologia umana, quindi tutte le scuole psicologiche cliniche e non cliniche ne risentono fortemente. Le persone sane e creative sono state lasciate da parte per ovvi motivi.
Questo ha creato una imago e una visione dell'essere umano improduttiva e negativa e, nel contempo,idealizzata.
In realtà, se andiamo a vedere da vi ino la gente 



Titolo: Re: Sulla violenza
Inserito da: Socrate78 il 23 Dicembre 2023, 09:07:28 AM
Invece vi sbagliate tutti e di molto, tutte le emozioni sono reazioni VALUTATIVE, sono quindi scelte inconsapevoli ma di scelte si tratta. Ciò che proviamo non dipende mai da ciò che accade in sé, ma dal nostro giudizio su ciò che si accade. Si prova paura perché si è valutato (inconsapevolmente, ma si è valutato) che ciò che sta accadendo è una minaccia, un pericolo al nostro benessere e, nello stesso tempo, che non si è in grado di affrontare questo pericolo. In realtà si dice: "Vista tale situazione, ciò mi procurerà guai e io non sono in grado di gestirla, di affrontarla, quindi è GIUSTO, è bene fuggire". Come si vede è una scelta, ma non dipende da ciò che accade, ma dal nostro giudizio e dove vi è giudizio vi è scelta, sempre e la paura è una scelta in cui l'uomo sabota se stesso, dal momento che la paura ci blocca, ci irrigidisce, e qualsiasi situazione che bisogna affrontare anche se è difficile non diventa più facile se si ha paura, quindi essa (checchè ne dicano i sedicenti esperti) in realtà non serve affatto.
Titolo: Re: Sulla violenza
Inserito da: Alberto Knox il 23 Dicembre 2023, 09:34:59 AM
Citazione di: Socrate78 il 23 Dicembre 2023, 09:07:28 AMInvece vi sbagliate tutti e di molto, tutte le emozioni sono reazioni VALUTATIVE, sono quindi scelte inconsapevoli ma di scelte si tratta.
Ma il discorso non cambia, è sempre l'io che si ritrova soggetto alle emozioni e che deve imparare a governare , come il discorso della paura. La paura ci rende coscienti di un pericolo, pensi forse che il giudice Giovanni Falcone non avesse paura durante la sua lotta contro la mafia? certo che aveva paura eppure sentiva che c'era qualcosa di più grande e di più importante di sè per la quale non poteva tirarsi indietro e che si chiama "giustizia" , non aver paura significa essere incoscienti del pericolo e agire quindi da incoscienti.
Titolo: Re: Sulla violenza
Inserito da: daniele22 il 23 Dicembre 2023, 10:55:35 AM
Questo che segue è un pensiero postato da Alberto Knox quindici o venti giorni orsono.
"Si è scoperto che, attraverso degli esperimenti neuropsichiatrici, e potendo vedere su un monitor il flusso sanguigno che attiva aree del cervello deputati all azione e poi a quelle aree deputate invece alla decisione. Ebbene facendo questi esperimenti si è scoperto che la parte del cervello che si attiva per prima quando facciamo una scelta non è quella della decisione, ma quella dell azione".
Tal pensiero di natura scientifica sarà forse non ancora ufficializzato, ma corrisponde in pieno alla globalità del mio pensiero filosofico.
Divenire virtuosi nella nostra società, se non lo si è già per buona sorte educativa, sarebbe cosa anche ardua. E in questo senso mi trovo d'accordo con Pensarbene.  
Come già detto insisto quindi sul fatto che la sola ragione sarebbe quella che può essere deputata al contenimento di pulsioni e/o emozioni che non possono essere socialmente sostenibili in relazione alla violenza. Ma le aree motorie che sono deputate all'azione istintiva nel mondo della materia potrebbero esistere pure per quello che riguarda l'azione istintiva nel mondo della mente. Riporto così uno dei miei primi interventi in questo forum:
"Ciao Iano e grazie per il benvenuto. Per quale motivo faccio cosa?
Non trovo contradditorio riferirmi alla mente in relazione all'istinto poiché in ogni caso le risposte che noi diamo all'ambiente trovano sempre nella conoscenza la fonte di tali risposte. Nella nostra conoscenza noi sappiamo, anche se non sempre lo facciamo consapevolmente, che possiamo ricorrere al ragionamento per risolvere un problema. Pertanto, il ragionamento è una delle nostre conoscenze a cui possiamo attingere per muoverci. Infatti a volte ci si dice "ci penserò su un pochino". Ma anche muovendoci d'istinto attingiamo alle nostre conoscenze, quindi mi sembra lecito poter dire che d'istinto ci si affidi al pensiero (inteso come nostra conoscenza)". 
Resterebbe a questo punto stabilire cosa butta fuori, in parole, il nostro pensiero ... in altri termini, cosa butta fuori la decisione del nostro pensiero. Quello che vedo io sono solo ideologie rette dall'unica sostanziale differenza che scorgo tra noi e le altre specie e che sarebbe quella di essere consapevoli fin da giovani che un giorno dovremo morire. Vedo un continuo "orate pro me", un solipsismo inconsapevole allo stato puro e che altro non fa se non cercare alleanze impossibili; degno poi di nota sarebbe che tale solipsismo è lo stesso in cui sono coinvolte le altre specie con la differenza appunto che queste non sanno che un giorno dovranno morire. Immagino infine che noi umani saremmo in grave difetto etico rispetto alle altre specie viventi
Titolo: Re: Sulla violenza
Inserito da: Alberto Knox il 23 Dicembre 2023, 12:51:46 PM
Citazione di: daniele22 il 23 Dicembre 2023, 10:55:35 AMCome già detto insisto quindi sul fatto che la sola ragione sarebbe quella che può essere deputata al contenimento di pulsioni e/o emozioni che non possono essere socialmente sostenibili in relazione alla violenza. Ma le aree motorie che sono deputate all'azione istintiva nel mondo della materia potrebbero esistere pure per quello che riguarda l'azione istintiva nel mondo della mente.
Sì Daniele, ma è nella possibilità di rivedere le nostre azioni che ci da modo di riformularle, se tutto fosse solo istinto allora ad ogni particolare stimolo esterno ci sarebbe una sola particolare risposta. Evidentemente non è così. Possiamo riformularci, indirizzare le scelte future tramite l'esperienza. In questo senso il libero arbitrio non viene minato da ciò che la scienza dice riguardo l'esperimento in questione citato. Se è vero che una persona può cambiare allora significa che non è determinato dai suoi istinti.
Titolo: Re: Sulla violenza
Inserito da: daniele22 il 23 Dicembre 2023, 15:08:56 PM
Citazione di: Alberto Knox il 23 Dicembre 2023, 12:51:46 PMSì Daniele, ma è nella possibilità di rivedere le nostre azioni che ci da modo di riformularle, se tutto fosse solo istinto allora ad ogni particolare stimolo esterno ci sarebbe una sola particolare risposta. Evidentemente non è così. Possiamo riformularci, indirizzare le scelte future tramite l'esperienza. In questo senso il libero arbitrio non viene minato da ciò che la scienza dice riguardo l'esperimento in questione citato. Se è vero che una persona può cambiare allora significa che non è determinato dai suoi istinti.
Evidentemente è così, no non è così. Forse non hai letto con attenzione quello che ho scritto. Certo che puoi riformulare le tue azioni nel mondo, ma se dovessimo demandare la capacità di riformulazione all'esperienza che si compie nel mondo staremmo freschi. Dovremmo tutti aver vissuto le stesse tipologie di esperienza. Pertanto la riformulazione deve compiersi attraverso le esperienze mentali, ovvero quelle che la mente dovrebbe assemblare quando incappano nei discorsi che si oppongono ad essa. Ascoltare quindi, non ascoltare senza ascoltare. E in successione ribattere o condividere di conseguenza. Ho fatto pure un post sul libero arbitrio per quel che riguarda la capacità di scegliere il bene rigettando il male, ma tale capacità risiede nel saper contenersi, cioè nel classico contare fino a cento, ma non tutti ce la fanno. Però difficilmente picchiano l'arbitro che gli ha fatto perdere la partita negando un rigore. Per sfogare la loro rabbia aspettano magari di arrivare a casa, dove i più composti trovano un pretesto per litigare con la moglie che si conclude con lo sbattere la porta di casa, e i meno composti invece la picchiano quando non l'ammazzano.
Essendo quindi la ragione un istinto, ma che nel suo manifestarsi è comunque logos, quel che io rilevo tanto nei talkshaw quanto in questo forum è violenza verbale formulata da un logos che non è logos, ma manifestazione istintiva di natura ideologica, ovvero logos umano bestiale, istintivo, idiota infine
Titolo: Re: Sulla violenza
Inserito da: Alberto Knox il 23 Dicembre 2023, 17:27:30 PM
Citazione di: daniele22 il 23 Dicembre 2023, 15:08:56 PMma se dovessimo demandare la capacità di riformulazione all'esperienza che si compie nel mondo staremmo freschi.
perchè dici questo? son sicuro che anche tu hai fatto cose di cui rimpiangertene. Su che piano lo mettiamo il rimorso? non è un emozione è un sentimento. Chi sente questo sentimento capisce di aver agito male o detto cose che han ferito qualcuno. è possibile che ritrovandosi nella stessa situazione ricada nel medesimo errore per poi rimpiangersene nuovamente oppure, imparare qualcosa e magari agire diversamente. A mio modo di vedere non è vero che la riformulazione del propio modo di agire non è rimandabile all esperienza. è propio grazie all esperienza che noi possiamo rivederla, e rivederla esattamente anche . Puoi chiamarla introspezione o esame di coscienza ma è di questo che sto parlando.
Citazione di: daniele22 il 23 Dicembre 2023, 15:08:56 PMPertanto la riformulazione deve compiersi attraverso le esperienze mentali, ovvero quelle che la mente dovrebbe assemblare quando incappano nei discorsi che si oppongono ad essa
sempre di esperienze si tratta. Ma come fai a riformulare la mente ancora prima dell esperienza reale?
Citazione di: daniele22 il 23 Dicembre 2023, 15:08:56 PMEssendo quindi la ragione un istinto
Non siamo forse qui per imparare a governare l'istinto per mezzo della ragione? e non solo con la sola ragione io ho inserito le virtù che gli antichi avevano individuato, non possono essere cose banali, da letterati intellettuali e basta. Esse vanno messe in pratica. Ma mi rendo conto che parlare di virtù oggi suona ridicolo ai più.
Titolo: Re: Sulla violenza
Inserito da: daniele22 il 23 Dicembre 2023, 19:58:41 PM
Citazione di: Alberto Knox il 23 Dicembre 2023, 17:27:30 PMperchè dici questo? son sicuro che anche tu hai fatto cose di cui rimpiangertene. Su che piano lo mettiamo il rimorso? non è un emozione è un sentimento. Chi sente questo sentimento capisce di aver agito male o detto cose che han ferito qualcuno. è possibile che ritrovandosi nella stessa situazione ricada nel medesimo errore per poi rimpiangersene nuovamente oppure, imparare qualcosa e magari agire diversamente. A mio modo di vedere non è vero che la riformulazione del propio modo di agire non è rimandabile all esperienza. è propio grazie all esperienza che noi possiamo rivederla, e rivederla esattamente anche . Puoi chiamarla introspezione o esame di coscienza ma è di questo che sto parlando.sempre di esperienze si tratta. Ma come fai a riformulare la mente ancora prima dell esperienza reale?Non siamo forse qui per imparare a governare l'istinto per mezzo della ragione? e non solo con la sola ragione io ho inserito le virtù che gli antichi avevano individuato, non possono essere cose banali, da letterati intellettuali e basta. Esse vanno messe in pratica. Ma mi rendo conto che parlare di virtù oggi suona ridicolo ai più.

Non so cosa ti abbia spinto ad iniziare così il tuo discorso. L'inizio è importante perché è istintivo e anche se nel caso del forum viene prima meditato ne rimarrebbe ugualmente una traccia più o meno consapevole. Tu potrai non credermi, ma in realtà non ho mai fatto del male a nessuno, vuoi per indole, vuoi per educazione; cristiana, ma molto morbida rispetto al mondo della donna e dei figli. Di rimorsi non ne ho, forse qualche rimpianto, ma proprio qualche. Fortuna probabilmente, dato che nella vita la fortuna ha un ruolo molto più importante di quello che di solito le si concede.
Se hai letto bene io non dico che la riformulazione non si attua con l'esperienza, anzi, penso che sia stata proprio la mia esperienza nel mondo a formare il mio pensiero. Non a caso sostengo che il linguaggio è in certa misura (che è quella fornita nell'inizio di una potenziale abitudine) determinato dai comportamenti. Volevo dire che l'esperienza, per quel che attiene alla riformulazione, sarebbe in subordine al mondo della dialettica, del dialogo, in generale dei discorsi per quello che riguarda la soluzione di problemi. In parlamento si parla. Quello che voglio dire è che l'esperienza del corpo sarebbe analoga a quella della mente; l'azione del corpo è cioè analoga a quella delle parole; la parola può offendere senza arrecare dolore fisico, e non è poco. Tale azione della parola dovrebbe fornire in teoria delle risposte istintive, spontanee, ma che non possono essere sempre istintive necessitando a volte di una riflessione, la quale potrà essere originale, nuova, prodotto di una riformulazione, oppure un semplice automatismo che assume diverse forme. Tali varietà di forme identiche le trovi facilmente nel novanta e rotti per cento nei topic del forum. A parte che le parole possono far male, uno dice ... beh sono solo parole e non fanno del male a nessuno. Grosso errore. Questi discorsi che si fanno qui sono gli stessi che si fanno in tv, in parlamento e altrove e che mantengono questo continuo stato di guerra in cui ci si trova a causa di menti che guardano senza guardare, che leggono senza leggere, che ascoltano senza ascoltare. Si tratterebbe senz'altro di tifo calcistico spacciato per qualcosa d'altro. La virtù bisogna farla emergere
Titolo: Re: Sulla violenza
Inserito da: Alberto Knox il 23 Dicembre 2023, 20:38:45 PM
bhè nel tuo caso non hai nessun rimorso di coscienza e ok va bene. Non si tratta di aver fatto del male a qualcuno, anche una mancanza può essere motivo di profondo rimorso o rimpianto. Non essere intervenuti quando potevamo fare qualcosa per evitarlo , personalmente il rimorso che mi porto appresso è di questo tipo.
Citazione di: daniele22 il 23 Dicembre 2023, 19:58:41 PMQuesti discorsi che si fanno qui sono gli stessi che si fanno in tv, in parlamento e altrove e che mantengono questo continuo stato di guerra
sì questo lo capisco.
Citazione di: daniele22 il 23 Dicembre 2023, 19:58:41 PMLa virtù bisogna farla emergere
Bisogna prima conoscerle. Il fatto è che non le conosce quasi nessuno ormai. PEr questo dico che oggi parlare di virtù risulta ridicolo , perchè sa di vecchio, di superato .le persone ti rispondono "ma no , la vita è un altra cosa lascia perdere le virtù " no , non è un altra cosa secondo me .
per me è esattamente ciò che spiecifica homo sapiens sapiens
Titolo: Re: Sulla violenza
Inserito da: Alberto Knox il 23 Dicembre 2023, 20:49:44 PM
Quello che voglio dire è che non serve aver ammazzato qualcuno per esaminare la propia giornata , vedere come abbiamo reagito a un collega, o se abbiamo risposto in modo volgare, se abbiamo offeso qualcuno col nostro modo di scherzare oppure vedere che abbiamo agito bene. L esame di coscienza serve anche a capire se si è agiti bene non solo individuare le mancanze. Facendo questo (seriamente però) è già un buon modo di riformularsi continuamente perchè lo possiamo fare tutte le sere prima di dormire. Voi ogni tanto lo fate? rivedete il vostro propio film o troppo impegnati a vedere quelli degli altri?
Titolo: Re: Sulla violenza
Inserito da: daniele22 il 23 Dicembre 2023, 22:49:57 PM
Citazione di: Alberto Knox il 23 Dicembre 2023, 20:38:45 PMNon si tratta di aver fatto del male a qualcuno, anche una mancanza può essere motivo di profondo rimorso o rimpianto. Non essere intervenuti quando potevamo fare qualcosa per evitarlo , personalmente il rimorso che mi porto appresso è di questo tipo.
Non solo per questo Alberto, ma è in parte anche per questo che ho detto che la vita abbisogna di fortuna. Allora, se sei coerente colle tue azioni, riformuli il tuo pensiero, altrimenti resti fermo col pensiero e rimuovi la mancata azione.
La gente non crede più in Dio ¿come vorresti che si comportasse dato l'esempio che danno le istituzioni? In modo conseguente immagino. Non ricordavo le virtù cardinali, ma ricordo le virtù teologali e i vizi capitali. Consiglio sempre di fare i conti con la rilevanza che ciascun vizio possa avere in relazione con noi stessi.
Le virtù cardinali possono essere di sicura guida per un credente, ma non per un ateo come nel mio caso. Per me personalmente, ma sostenibile anche filosoficamente, la virtù sarebbe solo una: la coerenza tra pensiero e azione. Si ammette qualche eccezione, ma non che diventi regola. Essendo poi che nel mondo del dialogo la parola rappresenta l'azione, da qui deriverebbe il primato dell'esperienza che si può acquisire negli scambi dialogici, i quali riportano esperienze vuoi di vita quotidiana nel mondo, vuoi di vita da forum. Tale primato deriverebbe pertanto solamente dalla sproporzione in numero di esperienze importanti le quali sarebbero in numero assai superiore rispetto alle esperienze importanti che un individuo vive lungo la sua vita nel mondo là fuori; ed è per questo che deve essere la ragione a darci lo strumento per riformulare, ma se la ragione rimuove, ed è questo che sembra fare, siamo senz'altro perduti. La speranza è comunque l'ultima a morire 
Titolo: Re: Sulla violenza
Inserito da: Kob il 24 Dicembre 2023, 08:16:31 AM
La grande duplice illusione della filosofia: scoprire l'origine del fenomeno in questione per modificarlo. Indagine sull'origine e cambiamento, prassi.
Scriveva Niko in altro topic: la filosofia dopo Marx non può prescindere dalla prassi.
Invece tutto rimane a livello di mondo interiore, di parole scritte o immaginate. In realtà stiamo rotolando, esausti, chi più chi meno, rotoliamo alla giornata. E ci illudiamo di avere un po' di controllo sulla vita affezionandoci a qualche teoria.
Sto leggendo il primo volume de "Il principio speranza" di Ernst Bloch. Per adesso mi sento di dire che al "principio speranza" preferisco il pentobarbital...
Titolo: Re: Sulla violenza
Inserito da: bobmax il 25 Dicembre 2023, 10:25:42 AM
Citazione di: Koba II il 24 Dicembre 2023, 08:16:31 AMLa grande duplice illusione della filosofia: scoprire l'origine del fenomeno in questione per modificarlo. Indagine sull'origine e cambiamento, prassi.
Scriveva Niko in altro topic: la filosofia dopo Marx non può prescindere dalla prassi.
Invece tutto rimane a livello di mondo interiore, di parole scritte o immaginate. In realtà stiamo rotolando, esausti, chi più chi meno, rotoliamo alla giornata. E ci illudiamo di avere un po' di controllo sulla vita affezionandoci a qualche teoria.
Sto leggendo il primo volume de "Il principio speranza" di Ernst Bloch. Per adesso mi sento di dire che al "principio speranza" preferisco il pentobarbital...

Ma non sono proprio questi brandelli d'illusione del controllo, l'origine della disperazione?

E cosa succede se pure questi rimasugli di illusione svaniscono?

Finita ogni illusione, di poter influire sugli eventi, è davvero lasciata ogni speranza?

Oppure, invece, la speranza trova finalmente la sua pace?
Perché svanita è ogni disperazione.

E se nulla puoi, chi sei allora tu?

Un puro nulla.

Ma, se sei davvero nulla...
Allora sei pure Tutto.
Titolo: Re: Sulla violenza
Inserito da: Kob il 01 Gennaio 2024, 15:37:51 PM
Citazione di: Jacopus il 22 Dicembre 2023, 08:37:32 AMRiprendo questa discussione partendo da una rilettura di Recalcati:
"Se nell'animale la violenza scaturisce dal programma dell'istinto....nell'uomo essa appare innanzitutto come una tentazione: quella di liberarsi dal peso della presenza dell'alterità dell'altro".

Recalcati, secondo me, è in errore.
Si evita la fatica nel relazionarsi con l'altro semplicemente attraverso l'allontanamento. O meglio, in termini psicoanalitici, investendo pochissima libido nelle relazioni, che infatti vengono chiuse senza dover elaborare alcun lutto non appena si manifesta un conflitto. Diciamo che nel nostro tempo affetto da narcisismo la maggior parte della libido è rivolta a se stessi, quello che rimane poi viene distribuita su un certo numero di relazioni effimere.
Non c'è quindi alcun bisogno di far ricorso alla violenza.
Si può però dire che proprio per questa scarsa propensione alla frustrazione del confronto con l'altro, frustrazione che è inevitabile, che è sempre una lotta per passare da una forma di coercizione all'altra, che è sempre scontro di potere, con tutto ciò che ne consegue in fatto di negoziazioni, strategie, dialogo, retorica etc., dicevo che proprio per questa scarsa abitudine alla frustrazione si possono comprendere gli scoppi di violenza improvvisi futili e devastanti.
Titolo: Re: Sulla violenza
Inserito da: Kob il 02 Gennaio 2024, 11:20:17 AM
Byung-Chul Han offre un'interpretazione interessante sulla violenza. Secondo lui nel nostro tempo, in quella che lui chiama società della prestazione, la violenza si sposta all'interno del soggetto. Esteriormente si è pressoché liberi, non si è quasi mai soggetti a obblighi, discipline. Questo in coerenza con la forma assunta negli ultimi anni dal capitalismo, dal suo bisogno di attori estremamente flessibili. Si calcola la performance, ma si lascia poi che sia il lavoratore a controllare che il suo operato sia all'altezza della situazione. L'autorità insomma non si manifesta, ne per punizioni, ne per gratificazioni. E il lavoratore, privo di riferimenti, è spinto sempre più avanti nel perfezionamento della propria attività. Un superlavoro che conduce spesso all'esaurimento.
Esaurimento e depressione, non scontro, conflitto, come nel lavoro dei primi decenni del dopoguerra.
La violenza è cioè esercitata da ciascuno verso se stesso. Ciascuno si disciplina, si impone programmi di auto miglioramento. Si sfianca perché non sembra esserci un limite a quello che può fare. L'autorità, evitando ogni diretto coinvolgimento, lo lascia in un vuoto che lui cerca di riempire mettendoci tutto quello che ha, letteralmente tutta la propria vita.
Titolo: Re: Sulla violenza
Inserito da: daniele22 il 02 Gennaio 2024, 12:09:49 PM
Citazione di: Koba II il 02 Gennaio 2024, 11:20:17 AMByung-Chul Han offre un'interpretazione interessante sulla violenza. Secondo lui nel nostro tempo, in quella che lui chiama società della prestazione, la violenza si sposta all'interno del soggetto. Esteriormente si è pressoché liberi, non si è quasi mai soggetti a obblighi, discipline. Questo in coerenza con la forma assunta negli ultimi anni dal capitalismo, dal suo bisogno di attori estremamente flessibili. Si calcola la performance, ma si lascia poi che sia il lavoratore a controllare che il suo operato sia all'altezza della situazione. L'autorità insomma non si manifesta, ne per punizioni, ne per gratificazioni. E il lavoratore, privo di riferimenti, è spinto sempre più avanti nel perfezionamento della propria attività. Un superlavoro che conduce spesso all'esaurimento.
Esaurimento e depressione, non scontro, conflitto, come nel lavoro dei primi decenni del dopoguerra.
La violenza è cioè esercitata da ciascuno verso se stesso. Ciascuno si disciplina, si impone programmi di auto miglioramento. Si sfianca perché non sembra esserci un limite a quello che può fare. L'autorità, evitando ogni diretto coinvolgimento, lo lascia in un vuoto che lui cerca di riempire mettendoci tutto quello che ha, letteralmente tutta la propria vita.
Sono sostanzialmente d'accordo. Mi ricorda molto colui che tenta di svuotare il mare a secchi, ma senza rendersi ben conto che sta cercando di svuotare il mare ... cerca infatti di svuotare il mare della concorrenza finendo così che esaurisce se stesso e gli altri.
Nella leggenda sembra che questo concetto sia stato espresso da alcuni monaci giainisti rivolgendosi ad Alessandro Magno che casualmente avevano incontrato per via