Sono forse affamato di domande, e mai di risposte? Non è forse il grande limite umano proprio questa ricerca ossessiva e frettolosa di risposte, spesso mediocri e superficiali? Le risposte non sono forse l'antitesi del pensare, ciò che uccide il pensiero e cristallizza tutto in finte certezze? Le domande, al contrario, non ci elevano? Non ci consentono di pensare, di uscire dalla palude del sapere cristallizzato? Le domande devono produrre risposte, o non dovrebbero invece generare solo altre domande, in un ciclo infinito di scoperta? Solo così, forse, non possiamo accettare l'incertezza come motore della ricerca e comprendere che il vero progresso non sta nel trovare una meta, ma nell'esplorare il cammino? Non sono forse le domande l'origine del pensiero stesso? E il loro ripetersi in profondità non è forse ciò che le rende significative? Non sono le domande che sgretolano la nostra ignoranza, come un muro che ci blocca, come una base solida da cui partire per esplorare territori inesplorati?
La risposta giusta ad ogni domanda è che la domanda è sbagliata.
Le domande non hanno una risposta, perchè diversamente non ce le faremmo.
Sappiamo sempre le risposte finché non ci facciamo le domande.
Quando troviamo risposta ad una domanda, è perche abbiamo cambiato il significato dei suoi termini.
Per cambiare il significato di un termine basta definirlo.
Io so di non sapere e le domande sono solo la convenzione che abbiamo per cercare di sfuggire dall'ignoranza. Cosa ne pensi?
Citazione di: Enrico73 il 19 Settembre 2025, 20:33:22 PMIo so di non sapere e le domande sono solo la convenzione che abbiamo per cercare di sfuggire dall'ignoranza. Cosa ne pensi?
Benvenuto Enrico.
Sapere di non sapere è il punto di arrivo.
Il punto di partenza è non sapere di sapere.
Le domande trasformano il sapere in ignoranza.
Quello che credi di sapere, appena te lo chiedi, non lo sai più.
E non lo dico io, ma Sant'Agostino.
Quello che dico io è che l'unica possibilità di dare una risposta a una domanda è trasformarla in un affermazione.
Ad esempio, Sant'Agostino si chiede cos'è il tempo, e non sa rispondere. Cosi scopre di non sapere quello che credeva di sapere.
Gli scienziati hanno dato una risposta, dando una definizione di tempo, ma il significato che ha per noi il tempo non coincide con la loro definizione.
La critica e' la base della conoscenza senza critica ci si appiattisce al pensiero altrui e le domande sono la linfa vitale della critica , le citazioni l'appiattimento al pensiero altrui, si smette di pensare.
Citazione di: iano il 19 Settembre 2025, 20:42:23 PMBenvenuto Enrico.
Sapere di non sapere è il punto di arrivo.
Il punto di partenza è non sapere di sapere.
Le domande trasformano il sapere in ignoranza.
Quello che credi di sapere, appena te lo chiedi, non lo sai più.
E non lo dico io, ma Sant'Agostino.
Quello che dico io è che l'unica possibilità di dare una risposta a una domanda è trasformarla in un affermazione.
Ad esempio, Sant'Agostino si chiede cos'è il tempo, e non sa rispondere. Cosi scopre di non sapere quello che credeva di sapere.
Gli scienziati hanno dato una risposta, dando una definizione di tempo, ma il significato che ha per noi il tempo non coincide con la loro definizione.
Grazie per il benvenuto :)
Bellissima riflessione. Le domande sono il vero motore del pensiero. Le risposte chiudono, ma le domande aprono mondi sempre nuovi.
Citazione di: Enrico73 il 19 Settembre 2025, 15:39:26 PMLe domande devono produrre risposte, o non dovrebbero invece generare solo altre domande, in un ciclo infinito di scoperta? Solo così, forse, non possiamo accettare l'incertezza come motore della ricerca e comprendere che il vero progresso non sta nel trovare una meta, ma nell'esplorare il cammino? Non sono forse le domande l'origine del pensiero stesso? E il loro ripetersi in profondità non è forse ciò che le rende significative? Non sono le domande che sgretolano la nostra ignoranza, come un muro che ci blocca, come una base solida da cui partire per esplorare territori inesplorati?
A cosa serve l'incertezza, l'esplorazione del cammino?
Mi sta bene che "il vero progresso non sta nel trovare una meta", ma se non sta in quello (e ripeto: va bene che non stia in quello), perché dovrebbe avere più dignità l'esplorazione del cammino allora?
La domande hanno dignità, ma anche le risposte ne hanno una.
È normale in un circolo di umanisti pensare che chi cerca solo le risposte non abbia capito il vero senso della vita, eppure sono loro che hanno portato l'umanità da vivere sugli alberi a esplorare la luna :)
L'arte del domandare è estremamente delicata; così come si può parlare a vanvera, si possono anche fare domande a vanvera. Chiunque faccia una domanda con onestà, è probabilmente interessato anzitutto alla risposta; se invece si crogiola nell'incastrare domande e incertezze (non mi riferisco a nessuno in particolare), viene il dubbio che sotto sotto ci sia un certo masochismo, sotto il quale c'è a sua volta o la voglia di non sapere le risposte (magari perché già intuite come sgradevoli) o manchi semplicemente il sincero interesse per le risposte. La retorica che esalta il ruolo del domandare, si dimentica talvolta di mettere in guardia dalle domande "infelici" (mal poste, insensate, "vuote", impossibili, puramente retoriche, "pilotate", etc.) e di ricordare che ci sono risposte molto più scomode del vivere nell'incertezza della rispettiva domanda.
In fondo, fare domande è un po' come costruire vasi: se ne possono fare molti e di molti tipi, più o meno solidi e più o meno belli, ma se poi non ci si mette dentro qualcosa, anche solo per poco tempo, non servono a molto, se non a identificare un vuoto (non c'è forse una certa malinconia, un certo "nichilismo estetico", nell'usare un vaso vuoto come oggetto decorativo, quasi per esorcizzare l'horror vacui? Ecco, alla fine, m'è scappata una domanda...).
Citazione di: Phil il Oggi alle 17:31:35 PML'arte del domandare è estremamente delicata; così come si può parlare a vanvera, si possono anche fare domande a vanvera. Chiunque faccia una domanda con onestà, è probabilmente interessato anzitutto alla risposta; se invece si crogiola nell'incastrare domande e incertezze (non mi riferisco a nessuno in particolare), viene il dubbio che sotto sotto ci sia un certo masochismo, sotto il quale c'è a sua volta o la voglia di non sapere le risposte (magari perché già intuite come sgradevoli) o manchi semplicemente il sincero interesse per le risposte. La retorica che esalta il ruolo del domandare, si dimentica talvolta di mettere in guardia dalle domande "infelici" (mal poste, insensate, "vuote", impossibili, puramente retoriche, "pilotate", etc.) e di ricordare che ci sono risposte molto più scomode del vivere nell'incertezza della rispettiva domanda.
In fondo, fare domande è un po' come costruire vasi: se ne possono fare molti e di molti tipi, più o meno solidi e più o meno belli, ma se poi non ci si mette dentro qualcosa, anche solo per poco tempo, non servono a molto, se non a identificare un vuoto (non c'è forse una certa malinconia, un certo "nichilismo estetico", nell'usare un vaso vuoto come oggetto decorativo, quasi per esorcizzare l'horror vacui? Ecco, alla fine, m'è scappata una domanda...).
Proprio il fatto che tu abbia sentito la necessità di dire "non mi riferisco a nessuno in particolare" significa ovviamente che ti riferivi a qualcuno, a qualcuno in particolare: cioè a me, avendo io rigettato i tuoi contributi nel topic sulla gaia scienza...
Non rimanerci male per così poco.
Nel caso ti chiedo scusa, ma avrai capito che tra le mie tante personalità ce ne sono un paio un po' aggressive: non sempre riesco a tenerle a bada...
Fare domande denota curiosità, che è il primo passo per la ricerca (scientifica, religiosa, umana ecc.). Dare risposte denota volontà di definire, di riferire, di placare la sete della curiosità. La domanda e la risposta hanno senso insieme, una risposta non è tale senza una domanda e una domanda non ha senso (diverrebbe un'affermazione/negazione, smentendo anche il punto ?, che è un' attesa di risposta) senza una risposta. Secondo me, è più realistico a una domanda offrire una risposta, se c'è, sapendo che essa aprirà gli orizzonti ad altre domande. Una domanda alla quale non c'è risposta è un urlo nel vuoto cosmico, contiene un' unica risposta che è la domanda stessa e tutto si ferma lì. Oppure, è la ricerca di una fede. Questo per dire che io vedo sempre di buon occhio il fiorire delle domande, ma anche perchè mi aspetto delle risposte, che so già che apriranno un mondo di ulteriori domande. Non so se sono stato chiaro, ho qualche dubbio in merito ???
Citazione di: lisaaS il Oggi alle 12:13:57 PMBellissima riflessione. Le domande sono il vero motore del pensiero. Le risposte chiudono, ma le domande aprono mondi sempre nuovi.
Ciao lisaaS e benvenuta tra noi. La tua è senz'altro una buona osservazione. Spero di risentirti con altri interventi
Un saluto
Citazione di: Enrico73 il 19 Settembre 2025, 15:39:26 PMSono forse affamato di domande, e mai di risposte? Non è forse il grande limite umano proprio questa ricerca ossessiva e frettolosa di risposte, spesso mediocri e superficiali? Le risposte non sono forse l'antitesi del pensare, ciò che uccide il pensiero e cristallizza tutto in finte certezze? Le domande, al contrario, non ci elevano? Non ci consentono di pensare, di uscire dalla palude del sapere cristallizzato? Le domande devono produrre risposte, o non dovrebbero invece generare solo altre domande, in un ciclo infinito di scoperta? Solo così, forse, non possiamo accettare l'incertezza come motore della ricerca e comprendere che il vero progresso non sta nel trovare una meta, ma nell'esplorare il cammino? Non sono forse le domande l'origine del pensiero stesso? E il loro ripetersi in profondità non è forse ciò che le rende significative? Non sono le domande che sgretolano la nostra ignoranza, come un muro che ci blocca, come una base solida da cui partire per esplorare territori inesplorati?
;) Aggiungerei una domanda ma... non rischi di avvitarti in un loop interminabile?
Forse potrebbe risultare più costruttivo pensare le domande in termini di contraddizioni e non di semplici perchè,
Evidenziare le polarità contrapposte o le tre quattro forze in gioco attorno ad un problema forse aiutano un approccio modulare e mi auguro costruttivo.
Non sono forse le domande l'origine del pensiero stesso? Non sono convinto che questa tua domanda abbia una risposta scontata.
Le opposizioni forse sono il primo motore della conoscenza, non a caso la Genesi le riporta come documento storico (a mio avviso) prima che religioso.
Anche in tutte le diverse fasi della crescisa individuale Eric Erickson individua delle scelte fra due polarità sviluppando una avalutazione "psicosociale"lunga tutta la vita invece che quella pscisosessuale di Freud relegata solo ai primi anni
L'ho letta recentemente da qualche parte, mi sembra interessante e in particolar modo attinente al tema, anche se non ho elementi per fare da arbitro fra quei due psi..
Citazione di: Koba-san il Oggi alle 17:55:06 PMProprio il fatto che tu abbia sentito la necessità di dire "non mi riferisco a nessuno in particolare" significa ovviamente che ti riferivi a qualcuno, a qualcuno in particolare: cioè a me, avendo io rigettato i tuoi contributi nel topic sulla gaia scienza...
In realtà ho precisato di non riferirmi a nessuno perché temevo che
Enrico73, che ha aperto il topic per elogiare il domandare, con un primo post fatto solo di domande, si sentisse criticato o associato a domande "infelici"; oppure semplicemente si pensasse che mi riferivo a lui (che non mi sembra più attivo nel forum, ma volevo comunque precisare che non intendevo criticare né lui né lo "spirito" del suo topic, che ora è "ripartito").
Per quanto riguarda il tuo aver "bocciato" le mie risposte alle tue domande o aver risposto con poco entusiasmo alle mie domande, fa parte della dialettica domanda/risposta; se io ci "rimanessi male", significherebbe che non ho capito nulla di come funziona un dialogo (e quindi avrei molte domande da fare a me stesso...). Inoltre, a mio avviso, in quel topic né le mie né le tue erano domande "masochistiche", anzi, proprio il rigettare una risposta che non convince è indice di aver interesse per una buona risposta.
Sembrerà banale, ma con «non mi riferisco a nessuno in particolare» intendevo: non mi riferisco a nessuno in particolare. Comunque è bene aver chiarito sia che non era una frecciatina a te sia che se qualcuno respinge una mia risposta non ci "rimango male", al massimo passo in modalità "sola lettura" se non ho più nulla da aggiungere.