Oltre che della propria intelligenza, ognuno dovrebbe essere responsabile del proprio cuore, ma indifferentemente, a destra, a sinistra e al centro, quella voce viene derisa: è femmina, è debole, è ipocrita, è buonista.
Da Cartesio in poi il cogito ha espropriato le emozioni, perché con le emozioni non si costruiscono campi di sterminio e gulag. Difficile trasportare schiavi nel Nuovo Mondo se si lascia spazio alle emozioni.
Al posto del cuore e dei suoi tanti falsari farisei, abbiamo eretto cattedrali all'agire tecnico orientato allo sfruttamento, dove "solo uno può vivere". La libertè e l'egalitè si fanno ancora guerra, ma hanno ucciso nella culla il loro terzo gemello, la "fraternitè". E così, come al tempo di Cicerone, una porta della storia si è fragorosamente chiusa, lasciandoci alla ricerca di un senso che cerchiamo nei "mechanoi" o all'estremo opposto, nello "ethos". Fra Antigone e Creonte, solo brevi sprazzi di fenomenologia dello spirito, subito repressi dall'elettrificazione, dal passo d'oca e dai free riders in groppa al toro di Wall Street.
Salve jacopus. Digressione, del tutto estemporanea, che non ti riguarda : sai che, nel mio candore (rozzamente) educativo, credo di aver finalmente capito la ragione per la quale nelle chat e nei forum (questo incluso)....a parte gli estremi del linguaggio sincopato, degli acronimi, dei xchè, del cmq, etc......non si usa salutare gli interlocutori nè aprendo nè chiudendo un intervento...... (qui in passato ci fu chi benevolmente me lo fece notare, ma allora non capii).......ma, soprattutto i nomi propri ed i "nick" sono tutti privi di maiuscola.....? Solo ora mi rendo conto che sempre più prende piede la tastiera dello smartphone, anche perchè la gente non ha tempo da perdere per scrivere a casa da seduta. Tutto ciò che è d'impaccio alla velocità di scrittura va quindi rimosso, poichè anche le riflessioni è meglio vengano comunicate "agilmente" senza perdere tempo con la grammatica o l'educazione. Perdona la mia divagazione.
Per quanto riguarda il tuo intervento-argomento invece......devo scusarmi ancora ! "Che s's'ha dda fà per ffà campà stò forum!". Perciò voglio tener fede alla mia vocazione cinico-materialistica nel replicarti attraverso
i miei sottostanti commenti grassettati :
Citazione di: Jacopus il 23 Dicembre 2020, 22:01:57 PM
Oltre che della propria intelligenza, ognuno dovrebbe essere responsabile del proprio cuore (non sarei d'accordo, visto che al cuor non si comanda : cervello e cuore : a ciascun organo il proprio distinto ruolo, visto che di organi sdoppiati abbiamo solo reni e polmoni), ma indifferentemente, a destra, a sinistra e al centro, quella voce viene derisa: è femmina, è debole, è ipocrita, è buonista (non è detto : esistono anche i duri di cuore ed i sentimentalmente pervertiti).
Da Cartesio in poi il cogito ha espropriato le emozioni, perché con le emozioni non si costruiscono campi di sterminio e gulag. Difficile trasportare schiavi nel Nuovo Mondo se si lascia spazio alle emozioni (Hai ragione. Il fatto però è che le emozioni fan parte dell'irrazionale, cioè di una sfera delll'esistente di per sè è imprevedibile, ingestibile. Alcuni preferiscono l'imprevisto, altri no).
Al posto del cuore e dei suoi tanti falsari farisei, abbiamo eretto cattedrali all'agire tecnico orientato allo sfruttamento, dove "solo uno può vivere". La libertè e l'egalitè si fanno ancora guerra, ma hanno ucciso nella culla il loro terzo gemello, la "fraternitè". E così, come al tempo di Cicerone, una porta della storia si è fragorosamente chiusa, lasciandoci alla ricerca di un senso che cerchiamo nei "mechanoi" o all'estremo opposto, nello "ethos" (il senso lo cercheremo sempre e non troveremo mai quello che ci soddisfi (solo l'immortalità soddisferebbe). Quindi il cercarlo da una parte piuttosto che dall'altra non farà alcuna differenza). Fra Antigone e Creonte, solo brevi sprazzi di fenomenologia dello spirito, subito repressi dall'elettrificazione, dal passo d'oca e dai free riders in groppa al toro di Wall Street (secondo me anche l'Italia dovrebbe adeguarsi agli attuali tempi di rapine finanziarie. Proporrei una (proporzionalemente più modesta) statua in latta di una grande vacca, da posizionarsi nel cuore della finanza nostra (che qualcuno, sbagliando, colloca in Vaticano, ignorando che lì si è all'estero), cioè a Milano in Piazza degli Affari, la quale Piazza per l'occasione andrebbe ribattezzata "Piazza degli Arraffi").
Scusami ancora e cordiali saluti.
Ciao Jacopus, a quanto pare tu riproponi la dicotomia emozione-ragione, tacciando quest'ultima, oltre che di aver annichilito l'emozione, di aver prodotto i campi di sterminio.
Ora, se ben ricordo, questi campi sono nati da parte di due nazioni, la Germania e l'Italia, nelle quali ha avuto luogo una degenerazione dello spirito patriottico, che poi è diventata nazionalismo e infine fascismo/nazismo.
E cos'è lo spirito patriottico se non un sentimento un'emozione, a me qualche conto non torna nel tuo ragionamento.
Un saluto e Buon Natale
Anche a me risulta improponibile tale antinomia. L'emozione non comporta solo empatia, ma pure antipatia nei confronti dell'ignoto e del diverso. Non mi risulta che il secolo romantico sia stato meno sanguinario del secolo razionalista e tutti i grandi manipolatori del consenso, dai dittatori ai pubblicitari agli "umanitari", conoscono bene il metodo di bypassare lo sbarramento razionale per attivare le "ragioni del cuore". Che diventano "ragioni della pancia" quando non fanno comodo ai suddetti manipolatori.
Citazione di: anthonyi il 24 Dicembre 2020, 07:47:48 AM
Ciao Jacopus, a quanto pare tu riproponi la dicotomia emozione-ragione, tacciando quest'ultima, oltre che di aver annichilito l'emozione, di aver prodotto i campi di sterminio.
Ora, se ben ricordo, questi campi sono nati da parte di due nazioni, la Germania e l'Italia, nelle quali ha avuto luogo una degenerazione dello spirito patriottico, che poi è diventata nazionalismo e infine fascismo/nazismo.
E cos'è lo spirito patriottico se non un sentimento un'emozione, a me qualche conto non torna nel tuo ragionamento.
Un saluto e Buon Natale
Infatti è ciò che affermo anch'io nella mia prima replica. Comunque, per favore, lasciamo perdere i campi di sterminio italiani (campi di smistamento-internamento vennero istituiti solo dopo l'8 settembre per assecondare la sacrosanta incazzatura dell'alleato tedesco nei confronti di quelle fazioni d'Italia che avevano tradito). In Italia in quegli anni si mise in atto una farsa nella quale, senza la regia della Germania nazista, non si sarebbe in pratica fatto male quasi nessuno.
Adatto che lo hai posto in filosofia l'argomento adducendo la modernità come imputato e sottolineo giustamente, il focus sarebbe nel periodo dei primi decenni del Novecento, quando ci fu la crisi della Bella Epoque e della scienza, nelle analisi di Husserl e del suo discepolo con cui ci furono contrasti, Heidegger.
Husserl in una sua opera sulla crisi delle scienze, pensa che la crisi dell'uomo, in quanto produttore delle scienze e delle tecniche, sia da porre nella "dimenticanza" degli insegnamenti della tradizione greca. Heidegger, al contrario ,pensa che la colpa sia nella preistoria della filosofia metafisica, in quanto dominio e impossessamento di tecniche. Heidegger ritiene che questa uomo disumanizzato sia dato dalla contrapposizione fra Physis e Techne, fra natura e tecnica, in cui quest'ultima ha vinto disumanizzando. La sua intuizione nasce da Arisitotele che suddivide la Physis come capacità di potere apparire e riprodurre da sé, mentre la Tecnhe è l'artefatto umano che appare per volontà umana ,ma incapace di riprodursi da sé.
Filosoficamente quindi l'indagine andrebbe posta nelle analisi di Husserl prima ed Heidegger dopo, quanto meno come indizio. Per questo Heidegger fa "rinascere" filosoficamente il termine Essere come capacità di potenza fra i tanti enti di potersi pro-gettare. Adatto che la disamina è veramente "enorme" preferirei qui glissare.
Ciò che emerge è che le analitiche di quell'IO sono da una parte una soggettivazione, in quanto io che predica una conoscenza, e dall'altra una oggettivazione, in quanto quell'io viene sezionato come su un tavolo anatomico come "parti" perdendo la relazione fra uomo-vita-esistenza- significati-autenticità.
Noi siamo nel pieno del tempo della tecnica, come produzione, come artefatto, tanto che i ritmi non sono la physis, la natura, ma sono economici, finanziari, relazioni attraverso social, media, tecnologie. Tutto ciò ha assoggettato l'uomo ormai inconsapevolmente.
Quello che oggi chiamiamo "complessità" disarmante è il prodotto di volontà di possedere le conoscenze per creare altri artefatti, un "uso" della natura, passando per la tecnica per fine di potenza umana. Non ci siamo accorti, diciamo così, che questa frenesia ha alla fin fine posto lo stesso uomo che lo ha prodotta, schiavo e assoggettato, tanto da estraniarsi, alienarsi, diventare "altro da sé", così oggi ci è praticamente impossible uscirne.
L'uomo disumanizzato è il risultato dell'enfasi salvifica sulla tecnica e di una filosofia che voleva essere da supporto alle nascenti scienze di alcuni secoli fa.
Siamo nel tempo della tecnica fin dall'invenzione della ruota, della metallurgia e ceramica, dell'agricoltura. Basta con questa mitologia di una physis salvifica. Physis è omnium contra omnes. E' cannibalismo. Solo grazie a techne ci siamo salvati dall'estinzione. Che sia una lama affilata da entrambe le parti è scoprire l'acqua calda, ma visto che senza techne non possiamo vivere, l'unica cosa ragionevole è cavalcarla, lasciando alle loro infinite contraddizioni chi si limita a demonizzarla.
Citazione di: Ipazia il 24 Dicembre 2020, 16:21:35 PM
Siamo nel tempo della tecnica fin dall'invenzione della ruota, della metallurgia e ceramica, dell'agricoltura. Basta con questa mitologia di una physis salvifica. Physis è omnium contra omnes. E' cannibalismo. Solo grazie a techne ci siamo salvati dall'estinzione. Che sia una lama affilata da entrambe le parti è scoprire l'acqua calda, ma visto che senza techne non possiamo vivere, l'unica cosa ragionevole è cavalcarla, lasciando alle loro infinite contraddizioni chi si limita a demonizzarla.
solita superficialità........e come mai dalla strutturazione filosofica, le altre civiltà pur avendo ruote, metallurgie e quant'altro hanno una relazione fra phisys, natura, e tecnica diversa, prima di essere globalizzati e conglomerati occidentali?
Citazione di: Ipazia il 24 Dicembre 2020, 16:21:35 PM
Siamo nel tempo della tecnica fin dall'invenzione della ruota, della metallurgia e ceramica, dell'agricoltura. Basta con questa mitologia di una physis salvifica. Physis è omnium contra omnes. E' cannibalismo. Solo grazie a techne ci siamo salvati dall'estinzione. Che sia una lama affilata da entrambe le parti è scoprire l'acqua calda, ma visto che senza techne non possiamo vivere, l'unica cosa ragionevole è cavalcarla, lasciando alle loro infinite contraddizioni chi si limita a demonizzarla.
Ancora prima.
La tecnica è da sempre manifestazione della nostra razionalità.
Demonizzarla equivale a rigettare lo stesso pensiero determinato.
Pensiero razionale che deve invece essere utilizzato al meglio, anche attraverso i risultati tecnici che può raggiungere.
Cercando però di capire di cosa si tratta.
Ovvero che è uno strumento, indispensabile, ma solo uno strumento. Che ha dei limiti.
E allora scrutare il limite, per percepirne il mistero.
Citazione di: paul11 il 24 Dicembre 2020, 17:12:18 PM
Citazione di: Ipazia il 24 Dicembre 2020, 16:21:35 PM
Siamo nel tempo della tecnica fin dall'invenzione della ruota, della metallurgia e ceramica, dell'agricoltura. Basta con questa mitologia di una physis salvifica. Physis è omnium contra omnes. E' cannibalismo. Solo grazie a techne ci siamo salvati dall'estinzione. Che sia una lama affilata da entrambe le parti è scoprire l'acqua calda, ma visto che senza techne non possiamo vivere, l'unica cosa ragionevole è cavalcarla, lasciando alle loro infinite contraddizioni chi si limita a demonizzarla.
solita superficialità........e come mai dalla strutturazione filosofica, le altre civiltà pur avendo ruote, metallurgie e quant'altro hanno una relazione fra phisys, natura, e tecnica diversa, prima di essere globalizzati e conglomerati occidentali?
Perchè techne è plurale e si offre a chiunque. Ha già risposto bobmax. Superficiale è pensare techne come un demoniaco monolite occidentale glissando sulla responsabilità di chi permette che ciò sia avvenuto e avvenga. Il problema e la soluzione stanno ad un livello diverso dalla tecnica. Ad un livello sociopolitico, et(olog)ico.
Salve. Non capisco la relazione tra compassione e tecnologia.O meglio, credendo di capirla, trovo che non sia necessario spiegarla.
Si può benissimo rinunciare alla scienza ed alla tecnica in nome della compassionem se lo vogliamo e se ci riusciamo. La mancanza di tecnologie attuali riguarda ovviamente il passato.
In passato non esistevano tutte le perverse e snaturanti conseguenze attuali (e prevedibilmente future) del progresso. C'era più compassione? Più bontà? Più giustizia e condivisione? A me non sembra.
Esisteva una spiritualità (la cui pratica, in qualsiasi epoca, è sempre stata consentita dalla disponibilità di un minimo vitale di cibo) più diffusa della attuale? In apparenza (cioè a posteriori) sembra di sì. Bella forza ! un tempo sulla terra cìera un miliardo o due di persone il cui tempo di vita era assorbito SOLO dalla sopravvivenza (tanto) o dalla spiritualità (il poco rimanente).
Poi i miliardi diventarono 3,4,.......7,8 (forse si pensava più alla riproduzione che alla compassione spirituale per la tanta fame di chi veniva al mondo).............ed ora qui qualcuno si lamenta che scienza e tecnologia abbiano fatto in modo da rimediare (ancora per poco) ai problemi demografici creati da ere, culture, filosofie, religioni che hanno prodotto solo spiritualismi dalla pancia piena (avrei dovuto dire : dal grembo pieno, dato che i maschi sono stati sempre assai più "spirituali" delle femmine, le quali si limitavano a ruoli assai più carnali e prosaici).
A questo punto, per veder crescere nuovamente il tasso di compassionevolezza e spiritualità dell'umanità, basterebbe ingranare la marcia indietro (oppure lasciar fare al Covid?). Saluti.
Citazione di: viator il 24 Dicembre 2020, 13:25:05 PM
Citazione di: anthonyi il 24 Dicembre 2020, 07:47:48 AM
Ciao Jacopus, a quanto pare tu riproponi la dicotomia emozione-ragione, tacciando quest'ultima, oltre che di aver annichilito l'emozione, di aver prodotto i campi di sterminio.
Ora, se ben ricordo, questi campi sono nati da parte di due nazioni, la Germania e l'Italia, nelle quali ha avuto luogo una degenerazione dello spirito patriottico, che poi è diventata nazionalismo e infine fascismo/nazismo.
E cos'è lo spirito patriottico se non un sentimento un'emozione, a me qualche conto non torna nel tuo ragionamento.
Un saluto e Buon Natale
Infatti è ciò che affermo anch'io nella mia prima replica. Comunque, per favore, lasciamo perdere i campi di sterminio italiani (campi di smistamento-internamento vennero istituiti solo dopo l'8 settembre per assecondare la sacrosanta incazzatura dell'alleato tedesco nei confronti di quelle fazioni d'Italia che avevano tradito). In Italia in quegli anni si mise in atto una farsa nella quale, senza la regia della Germania nazista, non si sarebbe in pratica fatto male quasi nessuno.
Nel mettere anche l'Italia con la Germania io mi riferivo ai campi di concentramento fatti dal regime fascista nelle guerre coloniali in Africa, che vengono prima degli assai più conosciuti campi nazisti, d'altronde è risaputo che Hitler imparò da Mussolini ...
Salve Anthonyi. Ah, certo !! Per te "campo di concentramento" (anche uno stadio di calcio è un campo circondato da un concentramento di tifosi) e "campo di sterminio" sono sinonimi.
Io interesserei la Magistratura circa la supponibile esistenza - in tempi passati od attuali, in una infinità di collocazioni nazionali - di non identificati "campi" ugualmente sinonimi (di patate, di pomodori, di concentramento per comunitari caporalati etc. etc.). Saluti.
citaz. Bobmax
Ancora prima.La tecnica è da sempre manifestazione della nostra razionalità.Demonizzarla equivale a rigettare lo stesso pensiero determinato.Pensiero razionale che deve invece essere utilizzato al meglio, anche attraverso i risultati tecnici che può raggiungere.Cercando però di capire di cosa si tratta.Ovvero che è uno strumento, indispensabile, ma solo uno strumento. Che ha dei limiti.E allora scrutare il limite, per percepirne il mistero.
Il problema è il fine di una razionalità, lo scopo. La ragione razionale per cosa viene usata? Essere razionali non significa in sè che sia moralmente un bene.
Daccapo, cosa significa una "correttezza razionale"? Significa solo che linguisticamente le proposizioni sono corrette.
Cosa intendiamo per strumento? Un utensile, un comfort? La tecnica è quel pensiero fideistico secondo cui la salvezza è determinata dal progresso tecnico scientifico , con i suoi tempi, ritmi che scandiscono l'adattamento culturale a cui l'uomo DEVE sottomettersi .Sono i tempi economico finanziari, sono i tempi produttivi della fabbrica, sono i tempi politici, ecc.
Le relazioni affettive, le relazioni famigliari, le relazioni naturali, rischiano di essere un'anomalia al sistema tecnico.
E' impossible limitare il tempo e ritmo dell'innovazione e trasformazione, è l'uomo che deve orami adattarsi al sistema.
La tecnica è diventato destino.
Ipazia
La responsabilità di un sistema culturale tecnico che non è più a misura d'uomo, perchè è sfuggito il senso e l'uomo è smarrito, non permette che l'uomo lo limiti o gli ponga responsabilità. La tecnica è quella che si potrebbe definire "estrema complessità" che non permette nè al presidente USA o cinese o chicchessia di poterlo cambiare. La politica ragiona in termini "tecnici", sono indicatori, parametri, protocolli, processi, razionali che non permettono intralci umani perchè non c'è niente di umano; siamo numeri.
Viator
Non c' è troppo tempo per avere compassione, è rubato dallo scandire dei ritmi tecnici che stressano ciò che è ancora umana. Semmai bisogna dire che la tecnica ha sicuramente dispensato e profuso ,per la parte di mondo, occidentale, potenza, così da permettere anche un progresso in termini di ricchezza, anche se a scapito di altre parti di mondo.
Ha profuso l'idilliaca speranza di ricchi premi e cotillon che tutt'ora convince africani a perdere la propria vita pur di arrivarci all'eden tecnico. E' così potente nella pratica che l'uomo mondano non è ancora emancipato da poterlo quanto meno comprendere, perchè è impalpabile come cappa culturale, ma fragoroso nelle pratiche.
La natura umana non ritengo che sia mutata negli ultimi millenni. Il rapporto sociale, diciamo antico, era diretto e più chiaro anche nella crudeltà. Non sono le quantità numeriche che fanno la qualità della vita. La tecnica si nutre di numeri umani . Non sono possibili marce indietro e sarebbe comunque anacronistico
Citazione di: viator il 25 Dicembre 2020, 21:35:07 PM
Salve Anthonyi. Ah, certo !! Per te "campo di concentramento" (anche uno stadio di calcio è un campo circondato da un concentramento di tifosi) e "campo di sterminio" sono sinonimi.
Io interesserei la Magistratura circa la supponibile esistenza - in tempi passati od attuali, in una infinità di collocazioni nazionali - di non identificati "campi" ugualmente sinonimi (di patate, di pomodori, di concentramento per comunitari caporalati etc. etc.). Saluti.
Infatti io parlo di campi di concentramento, nei quali una parte importante degli ospiti è destinata a morire per la durezza delle condizioni. Anche i Nazisti, d'altronde, non hanno mai parlato di sterminio, ma di campi di lavoro. Poi siamo d'accordo sul fatto che i Nazisti sono stati più efficienti dei Fascisti, ma la differenza è quantitativa, non qualitativa.
Citazione di: paul11 il 25 Dicembre 2020, 23:16:37 PM
citaz. Bobmax
Ancora prima.La tecnica è da sempre manifestazione della nostra razionalità.Demonizzarla equivale a rigettare lo stesso pensiero determinato.Pensiero razionale che deve invece essere utilizzato al meglio, anche attraverso i risultati tecnici che può raggiungere.Cercando però di capire di cosa si tratta.Ovvero che è uno strumento, indispensabile, ma solo uno strumento. Che ha dei limiti.E allora scrutare il limite, per percepirne il mistero.
Il problema è il fine di una razionalità, lo scopo. La ragione razionale per cosa viene usata? Essere razionali non significa in sè che sia moralmente un bene.
Daccapo, cosa significa una "correttezza razionale"? Significa solo che linguisticamente le proposizioni sono corrette.
Cosa intendiamo per strumento? Un utensile, un comfort? La tecnica è quel pensiero fideistico secondo cui la salvezza è determinata dal progresso tecnico scientifico , con i suoi tempi, ritmi che scandiscono l'adattamento culturale a cui l'uomo DEVE sottomettersi .Sono i tempi economico finanziari, sono i tempi produttivi della fabbrica, sono i tempi politici, ecc.
Le relazioni affettive, le relazioni famigliari, le relazioni naturali, rischiano di essere un'anomalia al sistema tecnico.
E' impossible limitare il tempo e ritmo dell'innovazione e trasformazione, è l'uomo che deve orami adattarsi al sistema.
La tecnica è diventato destino.
Caro Paul, avverto in te la passione spirituale. Che è indispensabile per intraprendere la ricerca.
Tuttavia, non è sufficiente.
Occorre infatti che questa passione sia... guidata dalla fede nella Verità.
Se questa fede non è abbastanza forte, la passione prende il sopravvento, finendo per voler piegare la verità al suo desiderio.
Succede cioè che la verità diventa quello che a noi piace.
E a noi... non piace la sofferenza.
Mentre la fede nella Verità implica di affrontare il dolore.
La razionalità non è che il tessuto che rende coerente il mondo. Fa sì che ciò che c'è non sia contraddittorio.
E infatti la matematica è ciò che meglio esprime la razionalità.
Che è in noi, come dovunque.
Il teatro che è la vita non avrebbe alcun senso senza la razionalità. E noi saremmo perduti nel Caos.
Tuttavia di per sé il pensiero razionale non ha in realtà alcun valore, se non come strumento, come tessuto del Cosmo.
Che valore potrebbe mai avere la splendida dimostrazione di un teorema matematico, se la compariamo ad uno sguardo d'amore?
Tuttavia, se disprezziamo lo strumento della razionalità, se rinunciamo a guardare dove ci conduce e perché vi ci conduce... questo stesso amore non rimane vago, ipotetico, forse inconsistente?
Non vi è mai stata la possibilità per l'Occidente di imboccare il sentiero del giorno. Il pensiero razionale non poteva che farci inoltrare lungo il sentiero della notte. Perché la razionalità porta con sé il suo compagno inseparabile: il nichilismo.
Ma il nichilismo è una sfida. Una sfida lanciata all'uomo razionale,
che per diventare "veramente" spirituale deve necessariamente affrontare. Contando solo sulla propria fede nella Verità.
Ciao Bobmax,
la razionalità è importantissima, ma in sé e per sé è un piatto freddo ,logico, necessita di pratiche, di applicazione e l'Occidente ha scelto la Tecnica.
La spiritualità è necessaria nel momento in cui si voglia porla nella pratica della vita, nell'uomo.
L'umanesimo voleva porre l'uomo al centro dell'universo, ma vi ha posto la tecnica.
Non sempre l'intento porta al congruo risultato. Il gigantismo del pensiero tecnico viene proprio
dall'originaria razionalità umana così bene analizzata e sintetizzata che diede frutti nelle pratiche, senza capire che la controindicazione sarebbe stato nell'abuso . Non c'è stata una corretta posologia. La passione è ciò che scalda il piatto freddo della razionalità e per questo ci vorrebbe equilibrio, la giusta temperatura della passione.
Una ricetta è la "desistenza": lasciare accelerare la tecnica affinché collassi su se stessa....ma non so che fine farà l'uomo. Non so quindi se sia una ricetta "giusta", perché porta con sé una disfatta umana, vite umane. Mi sembra più che una "cura" ,la mancanza di una consapevolezza nell'uomo di come la tecnica abbia ridotto l'uomo da una parte, e dall'altra la mancanza tutt'ora di una teoresi alternativa che sappia arrivare ai fondamenti della cultura occidentale.
La verità è una constatazione: la tecnica ha macinato e sorpassato qualunque ideologia, facendo decadere persino la democrazia, la libertà, le comunità. Niente ha resistito, poiché culturalemnte interno alla tecnica e quindi contraddittorio .Tutte le correnti filosfiche, politiche in fondo recitavano le preghiere a favore della tecnica, perché dà potenza. Capivano gli effetti devastanti dell'uomo "ingranaggio", si è persino abusato sulle analisi effetti: la società liquida, di plastica, ma nessun pensiero, o veramente pochissimi e solo filosofi, sono stati capaci di capire che il problema è proprio nei fondamenti millenari storici della civiltà occidentale.
Il primo problema quindi è capire SE la tecnica è davvero la tematica essenziale ed esiziale.
Il secondo è rianalizzare l'intera storia del pensiero occidentale. E a mio parere ad es, Nietzsche da una parte ed Heidegger dall'altra compiono errori di analisi gravi sulla tradizione filosofica greca.
Perchè c'è stata una frattura all'origine della modernità, e forse vi erano accenni anche prima, nel Medio Evo. C'è stato il nichilismo della tradizione, in cui i filosofi moderni hanno dimenticato, cancellato l'intera filosofia originaria, ma non lo hanno affatto superata, perché per superare bisogna capire, comprenderla e vederne i limiti e chi lo ha fatto ha sbagliato già dalle analisi.
Stamattina ciaspolando nei boschi del mio altopiano, seguendo orme di capriolo, da sotto la neve davanti alla mia racchetta è spuntato un animaletto nero pelosetto, una talpa e un topolino microscopico che si è infilato subito sotto la neve sparendo nel nulla. Loro possono fare a meno della tecnica, ma noi ?
Salve Paul11. Citandoti : "L'umanesimo voleva porre l'uomo al centro dell'universo, ma vi ha posto la tecnica".
Andiamo bene, allora ! Siamo di fronte alla squallida conferma del fatto che l'Uomo è un bieco e stupido egoista il quale non ha mai fatto altro che sognare di PORRE SE' STESSO AL CENTRO DELL'UNIVERSO, cio' di sostituire con SE' STESSO ciò che ha generato egli stesso. Siamo ai complessi edipici ?.
Sia l'umanesimo che il credere in un Dio inesistente altro non sono che manifestazioni infantilmente antropocentriche. Di gente che vuole mettersi al centro di qualcosa, meglio fare a meno.
A questo punto meglio la brutale, arida, meccanica tecnologia la quale promette forse poco ma certamente lo mantiene e, soprattutto.........E' IMPERSONALMENTE al di sopra degli infantilismi. Saluti
Ciao Paul11,
la tecnica non è una questione di scelta. È l'espressione concreta della stessa razionalità.
Perciò è ovunque.
Anche nell'animaletto nero di Ipazia. Il quale sopravvive solo per merito della propria tecnica.
In noi la razionalità ha avuto uno sviluppo maggiore. Probabilmente a causa delle nostre corde vocali e mani prensili con il pollice opponibile.
E adesso sta avvenendo un fenomeno entusiasmante!
Perché una volta liberatosi dall'opprimente giogo di "verità" assolute, l'uomo si è finalmente lanciato nel cercare di comprendere ogni aspetto del mondo.
Libero da condizionamenti si dedica ora a progettare e realizzare tutto il possibile.
Questo era il suo destino. Già scritto nel momento stesso in cui Adamo mangiò il frutto proibito. Il frutto della razionalità.
Se l'umanità non scomparirà, magari a causa della sua stessa tecnica, alimentata dalla volontà di potenza, potrà ancora evolvere.
Perché la tecnica non è un fine in sé, ma è anch'essa un mezzo, per portarci al limite.
La tecnica ci sta conducendo rapidamente al limite.
Miliardi di esseri interconnessi finiranno per chiedersi seriamente
quale scopo ha la loro vita, di fronte alla morte.
La morte, che nessuna tecnica potrà mai sconfiggere, ma solo malamente procrastinare.
E allora che meraviglia!
E allora che meraviglia, davvero. Forse scopriremo finalmente la dimensione estetica dell'etica
e Mozart-Don Giovanni la spunterà sul Nulla del maestro danese di Bobmax e sui feticci delle antiche e
nuove verità ri-velate.
Ricondurre le forme di violenze e di oppressione ad un eccesso di razionalismo che avrebbe sovrastato l'importanza delle emozioni mi pare una tesi implicante l'idea che le emozioni siano necessariamente positive, improntate alla solidarietà e al reciproco rispetto, cosa che non è, considerando che ci sono emozioni orientanti l'agire verso la distruttività, penso alla paura, al disgusto, alla rabbia. Se un'etica non può fondarsi primariamente sulla ragione, è anche vero che non è la ragione a far discendere i contenuti, positivi o negativi che siano, che caratterizzano i nostri comportamenti. La ragione struttura l'agire dando ad esso un ordine mirante all'efficacia, a valutare i mezzi più adeguati al fine che si vuole realizzare, fine che invece è suggerito da qualcosa di arazionale, sentimenti ed emozioni. Dunque, i fini, anche quelli distruttivi sono indicati emotivamente, non razionalmente. Una maggiore o minore razionalità incide sull'efficacia dei mezzi, ma resta neutra nei confronti della positività o negatività degli orientamenti morali. Che poi l'emotività sia il motore anche di orientamenti negativi trova una conferma empirica e attuale nell'indicare come bersaglio privilegiato delle forme di propaganda populista, xenofoba, razzista, cioè la pancia, l'emotività, non certo la logica dell'opinione pubblica. La Bestia salviniana-morisiana non ha di mira il convincimento di fini ragionatori e accademici cartesiani ed hegeliani, ma i "laureati all'università della vita" che compongono la massa social, le cui pulsioni all'odio non vengono alimentate con trattati scientifici sul nazionalismo, ma accendendole di cieca rabbia di fronte a notizie, più o meno verificate o manipolate, di immigrati che orinano per le strade e stuprano ragazze di pura razza bianca e italica. Detto questo, direi che un'etica della fratellanza più che di "emozioni" possa maggiormente giocarsi di una valorizzazione dei sentimenti: se le emozioni sono impulsi in parte influenzati dalla potenza evocativa di stimoli esteriori che possono portare l'agire a deviare dalla coerenza con i valori profondi del "Sè", i sentimenti sono ciò che resta stabile, la percezione di tali valori profondi intorno a cui si forma la personalità. Maturare una forte disposizione a stare a contatto con i propri sentimenti, più che con le emozioni, è ciò che contribuisce a rafforzare il senso della propria personalità, del sistema di valori che ai sentimenti sono correlati, e, di conseguenza anche, empaticamente a riconoscere le altre persone come propri simili, "fratelli" in un certo senso, condividenti con me questa stessa struttura antropologica, in quanto per riconoscerli come simili necessito di partire dal percepire la mia soggettiva personalità, come riferimento a partire da cui valutare le affinità (fermo restando che il riconoscimento empatico di una somiglianza DI FATTO tra la mia personalità e quella altrui non è sufficiente a determinare una certa disposizione etica, occorre un giudizio di valore sulla positività morale di tale somiglianza, passare dall'empatia, mero "mettersi nei panni di" cognitivo, alla simpatia, autentica condivisione valoriale). E proprio in questo spostamento di attenzione dalle emozioni ai sentimenti si restituisce alla ragione un ruolo, non nel fondare la legittimità dei sentimenti, ma nell'analisi delle emozioni, nel discernere quanto in esse vi sia di riconducibile all'influenze di circostanze esteriori e accidentali in cui ci troviamo a vivere, rispetto a quanto invece vi sia di espressivo dei sentimenti, del nostro carattere e identità originaria, supportando l'Io nella formazione di una adeguata autopercezione dell'identità.
Ciao Davintro,
Adatto che ,se non ricordo male, hai compiuto studi filosofici, dovresti sapere che cosa è l'Organon di Aristotele e penso che lo avrai studiato. Ci sono le basi del ragionamento razionale: categorie, analisi con sillogismo, logica predicativa, ecc.
Quando la filosofia greca razionalizza il linguaggio , il ragionare, il pensiero, impara a costruire la forma ,le regole. Aristotele insieme a Godel ,sono ritenuti i più grandi logici della storia.
Le regole impongono l'anestetizzazione dei sentimenti .Lo stesso Frege il moderno prosecutore della logica proposizionale, la scuola viennese neo-positivista di Cantor, tolgono la psiche, perché inficia il ragionamento.
Galileo non fa altro che collegare lo schema logico razionale applicato ai fenomeni della natura.
Da qui diventa eclatante la potenza della tecnica , con l'invenzione e la scoperta, in quanto la tecnica espande la conoscenza del pensiero dentro il linguaggio formale sull'energia e la materia, e come il pensiero plasma e trasforma la materia. Il rapporto, la relazione segnica, gli enunciati, i postulati, sono le fondamenta logiche irriducibili di una disciplina e questo lo compì già Euclide nella geometria.
E' questo che caratterizza la tradizione occidentale e fa compiere il salto del progresso tecnico , l'applicazione compiuta della forma logica nella procedura sperimentale , per cui i fenomeni fisici vengono traslati in simboli, segni dentro una forma logica-matematica e di nuovo , a loro volta, i pensieri , il linguaggio tecnico, vengono trasformati in applicazioni pratiche: questo era l'intento di Cartesio. Ma stiamo parlando di un pensiero calcolante quantitativo e non delle altre qualità. Infatti già da Cartesio sparisce la morale, inizierà a chiamarsi etica che è la pratica comportamentale, e non essendo fondativa per via logico matematica, se ne studiano gli effetti ,di "come un individuo, o un popolo, agisce o reagisce in base a determinati fattori, cioè è analizzato come una cavia sperimentale ,un fenomeno naturale di cui non potranno sapere la "cosa in sé".
Le altre qualità sono perse, attutite. Dalla modernità la definizione di un uomo è l'esaltazione della qualità razionale a scapito delle altre. La razionalità è logica e la logica, ribadisco, è il piatto freddo, infatti l'evoluzione dell'uomo razionale porta il computer ,il robot,....calcoli, algoritmi, privi di ridondanze definite il contrari odi razionale: irrazionale. Chi lo ha attaccato a suo modo il sistema tecnico furono Nietzsche, Sprengler, Heidegger e poi altri.
Furono antimodernisti, irrazionalisti, così si dice, tendenti al periodo presocratico, quando ancora la natura non era stata ancora "posseduta" dall'uomo. Non stò qui a perdermi su questi autori, ci vorrebbe un libro, non un post su un forum . Ma capirono il tramonto dell'occidente e la decadenza umana. Nietzsche, brevemente ,in verità non attacca, come invece lo ha svolto Heidegger, la tecnica, ma attacca il pensiero razionale, per questo esalta l'uomo naturale.
La tecnica è manipolazione della natura, parecchi filosofi anche positivisti e neo-positivisti soprattutto erano coscienti che la grande battaglia era l'uomo che non vuole sottostare alla legge di natura, la morte , il destino. Non si è mai sentito che per una logica superiore è bene sacrificare vite umane?
E quale è questa logica superiore alla vita? La tecnica, questo è il punto, è dispensatrice di immanenti doni materiali , di floridità, fertilità ,ricchezza, e non ultimo potenza "infinita", perché non si sa fin dove potrà spingere l'umanità . Lo strumento tecnico, la razionalità, divenuto un formale, processo, protocollo, iter, procedura, è asettico dove la presenza umana è semmai il possibile errore, si è impadronito dell'uomo. L'esaltazione quindi egoistica non può che esserne una conseguenza, perché ribadisco, non c'è nulla di più pratico dell'applicazione del pensiero e linguaggio umano sulla modellazione della realtà naturale per fruttificare matericità , trasformando materia ed energia in "doni" per l'umanità. Il sentimento, la psiche, quindi ne sono completamente attutiti, succubi. La morale è completamente mancante, in quanto infondata secondo la razionalità tecnica. Siamo numeri, direi un anonimia, una statistica, codici. Dentro questa cultura è impossible modificarla. Nietzsche è della tesi che va bene accettare la natura per quel che è, priva di razionalismi che rendono l'uomo mediocre e priva di morale. Personalmente l'errore suo ritengo lo abbia compiuta sulla morale. L'uomo avrebbe avuto bisogno della morale affinché questa tecnica razionale fosse limitata proprio dalla centralità umana, affinché rimanesse strumento e non esaltazione asettica razionale che tende all'esaltazione materica del qui e adesso, fino a diventare fideistica, una sorta di salvezza umana ,di destino delegato alla tecnica.
L'economia che si serve delle scienze naturali per innovare e trasformare è "impersonale" come la tecnica, la politica è "anonimia" è la decostruzione della politica piegata a i bilanci economici e ben poco sa ormai di diritto, per nulla di morale, non è nemmeno in grado di riformare, figuriamoci di fare pensieri alti; è il palcoscenico della sceneggiata. I politici se sono in grado, gestiscono effetti, mai cause, perché la catena causale metterebbe in gioco la cultura stessa della politica, la filosofia morale e del diritto. Essendo ormai scaduta in "scienze politiche" si insegna il metodo scientifico naturale applicato alle scienze umanistiche, ovvero calcolo, numeri, niente qualità umana.